L'INFANTICIDIO IN ABRUZZO
tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento
di Maria Paola CHIAVERINI

Interessante e pregevole lavoro della giovane ma preparatissima Maria Paola Chiaverini che prendendo spunto dall'argomento della sua tesi di laurea ha fatto oggetto di approfondito studio una piaga che da sempre ha colpito le generazioni passate. Protagoniste le madri che sovente in un quadro di desolante miseria e disperazione arrivavano all'uccisione degli infanti appena nati. L'escursus che Chiaverini offre nell'esplicitazione dell'argomento permette di capire il contesto storico e sociale in cui si formava. Le cause dei numerosi infanticidi consente di comprendere tanti aspetti della vita del secolo scorso, spesso dolorosa e disperante, delle generazioni passate.

Il libro, a cura dell'editore BASTOGI, presentato il 19 agosto, è regolarmente in vendita.

Dalle note di prefazione di Paolo Sorcinelli (Professore Univers. di Bologna):

Nella carriera di un docente capita di discutere delle tesi (molte) che passano come una normale pratica burocratica, altre (non molte) che rappresentano qualcosa di più. E si ricordano. La differenza fra una tesi che si ricorda e una tesi che non va oltre la normale routine dipende da molti fattori. Non è opportuno elencarli in questa sede, dove mi limiterò a dire che a volte una tesi può essere confezionata in maniera impeccabile e con il dovuto rigore metodologico, ma non lasciare ugualmente molte tracce.


Quando alcuni mesi fa Maria Paola Chiaverini mi telefonò per parlarmi della possibilità di trasformare la sua tesi di laurea in un libro, aveva paura che non mi ricordassi di lei. Invece ricordavo benissimo lei e il suo lavoro e ricordavo anche la determinazione e la naturalezza con cui si era tuffata in una ricerca d'archivio su un tema così particolare. Le piaceva definirsi "quella delle mamme killer", ma questa espressione non aveva nulla di irriverente nei confronti delle donne che studiava. Cercava soltanto di sdrammatizzare con ironica e giovanile intelligenza la convinta partecipazione con cui ricostruiva situazioni e vicende femminili particolarmente delicate, private e tragiche, legate a situazioni di profondo disagio economico, sociale e affettivo. Al telefono mi accennò con soddisfazione all'occasione che le si prospettava e mi chiese di partecipare alla eventuale presentazione. A Palena. ("Palena? Scusa, dov'è Palena? in Abruzzo? ... va bene, poi cercherò Palena su Google". E difatti trovai con facilità un sito molto articolato, con bellissime foto e con testi interessantissimi)..... (...si tratta di questo sito, Palena Viaggio nella Memoria. N.d.r.).

Dalle note di prefazione di Giovanni Battista Elia:

Marc Bloch scrisse nella sua Apologia della storia' di quanto fosse più facile parlare a favore o contro Lutero che scrutarne l'anima. L'asserzione era contenuta in quel paragrafo che, fin dal titolo, si poneva di fronte a due atteggiamenti dilemmatici dello storico: Giudicare o comprendere?
Ebbene lo studio di Maria Paola Chiaverini si conclude con cinque sobrie righe che ci portano a riconoscere l'autorevolezza della studiosa di storia, formatasi nell'accademia bolognese e, più in generale, attraverso le personalità presso le quali ha acquisito la sua competenza, nella scuola di quella nuova storia che, da meno di un secolo, ci va restituendo un patrimonio sorprendente di conoscenze, sottratte al passato con strumenti sensibili e specificamente umani. Citiamole righe in questione:
Erano l'ignoranza e la disperazione a spingere al delitto, non la follia e la crudeltà, e benché ai nostri occhi il loro gesto possa sembrare estremo ed evitabile, tuttavia è necessario comprendere le loro ragioni: quello che a noi interessa è conoscere la loro storia, visto che sono già state giudicate, e hanno pagato.
È uno dei pochi luoghi in cui l'autrice abbandona l'impersonalità e l'imparzialità, malo fa con lo stile adeguato, di chi conosce il mestiere. Una scienza positiva infatti, quale dev'essere la storia, non può servirsi di un quadro di valori sulla cui base assolvere o condannare, pena la perdita dei fondamenti della disciplina stessa. Lo può, e lo deve, indagare al solo fine di una comprensione storica, come avviene nel caso specifico in cui quel quadro si configura sociologicamente dall'esame delle sentenze che coinvolsero i giudici e soprattutto le giurie, composte da persone della piccola borghesia abruzzese dei primi anni del Novecento.
L'intelligenza delle anime dunque (continuo a muovermi lungo la rotta della lezione del maestro francese) è esperienza delle varietà umane che in questo caso ci giungono attraverso il filtro di quei singolari documenti che sono gli atti processuali.....

BASTOGI Editore