Dalla pubblicazione di Cosimo SAVASTANO:
".....
Che la fedeltà alla figurazione
sia un tratto connotante e tuttora vivo in Panfilo Napoleone,
appare evidente fin dal primo impatto con la sua produzione.Il
suo è stato e resta, in effetti, un percorso alieno da
diversioni e sperimentazioni di novità più o meno
effimere, dal momento che fin dall'inizio egli ha deciso di affidarsi
alle suggestioni generate da una verace e diretta assunzione del
reale, dapprima più obiettivamente indagato e quindi ricreato
e rimeditato nelle strutture formali e nella varietà dei
cromatismi, fino ad acquisire quella disinvolta libertà
di tratto e quella carica di intensa, erompente vitalità,
in cui consiste la conquista più meritevole della sua maturità
e l'approdo più ragguardevole della fase più tarda.
Benché
vi abbia guardato ed attinto con criteri progressivamente diversi
nel corso della sua evoluzione, la fonte principale per lui è
stata ed è rimasta la realtà, che si è rivelata
scaturigine sempre più feconda non solo e non tanto di
temi, quanto innanzitutto e soprattutto di stimoli e di invenzioni
poetiche.
Perché, in effetti,
dei suoi quadri si può parlare a volte come di piccoli
poemi figurativi per quella carica di tensione e persuasionelirica
che li trascorre e che non raramente assume la forza di una perentorietà
suadente nella molteplicità delle modulazioni e dei profili
che, specialmente nelle pagine migliori, non si allentano e non
cedono.
Una volta superata
la tentazione di un supino adagiarsi su schemi fin troppo collaudati
e sviliti da una molteplicità di cantori più proclivi
alla ripetitiva imitazione che sinceramente ispirati, non era
compito facile attingere risultati di tal fatta senza scadere
nelle ricercatezze intellettualistiche di schematizzazioni e stilismi,
verso cui avrebbe potuto sospingerlo l'esigenza
di affrancarsi da certi modi di interpretare il vero già
consacrati da una autorevole quanto diffusamente avvertita e seguita
tradizione e senza lasciarsi prendere la mano da compiacimenti
edonistici o dalle forme di interpretazioni sensuaslistiche, in
cui poteva forse sussistere il rischio maggiore e di per sé
insito in una scelta come la sua...... "
".....Protagonisti
della maggior parte dei suoi dipinti sono, difatti, proprio le
vedute generalmente ispirate ai caratteri di quei luoghi, per
lo più familiari, che gli appaiono particolarmente significativi
e degni di essere storicizzati nei più pensosi o gioiosi
momenti di quel loro divenire e trasformarsi nel tempo. Per cui
essi finiscono con il tradursi nell'unico filo conduttore di un
lungo, infinito ed unitario racconto dai frequenti risvolti autobiografici,
denso di una soggettività di visione e di lirica poeticità.
Sono tenti rappresentati in innumerevoli pagine, ripresi, riproposti,
ma mai ripetuti, riferimento nodale di una poetica pronta continuamente
a rinnovarsi nelle sue impaginazioni narrative oltreché
nelle sue scansioni creative e pittoriche. Non è mutata,
invece, l'intensità degli slanci che presiedono al recupero
in punta di pennello di un inesausto dipanarsi di immagini di
terra e di mare.
Nel suo repertorio
non mancano certo le marine, ora proposte sotto le specie di spiagge
larghe e distese come falci sul bordo delle acque dai colori intensi
contro cui si stagliano le barche capovolte, ora ravvivate dalla
festa di ombrelloni e bagnanti, invocate ora per sorprendere cale
appartate con figure di pescatori operosi intorno agli scafi ed
ora per recuperare amorevolmente i cuneiformi intrecci degli antichi
trabocchi d'Abruzzo, alti come fantasiose ed arcaiche palafitte
sullo slargare delle increspature di marosi che si rincorrono
in un frangersi largo di spume.
Sono narrazioni condotte
fra efficaci contrappunti tonali che si ripresentano ora in chiave
forse più pensosa nelle
evocazioni del lento dondolio delle barche alla fonda, che assumono
il più delle volte sembianze di remote e solitarie paranze
dall'unica vela di rustica tela ammainata sulla tolda e dallo
scafo di legno robusto sfiorato dall'onda leggera della risacca,
ora nella più drammatica condizione delle selvatiche radure
fra le irte pinete adriatiche oltre le quali si scorgono scogli
e marosi sotto le nubi arruffate dalla tempesta imminente che
sembrano liberamente ondeggiare, esse pure come gli alberi e le
acque, propagando all'atmosfera del dipinto il loro fremito.
Più frequenti sono, invece,
le vedute aperte delle campagne srotolate fra le alture o ai piedi
della Maiella, in certi casi animate dai guizzi di luci improvvise
sul primo piano o su particolari lontani, o che fanno emergere
con dolcezza dai fondi luminosi casali o fughe di paesi avvolti
dalla vegetazione, alberi fronzuti dai tronchi possenti, tratti
di fiume fra massi arrotondati come i sassi fra cui si spezza
il corso dell'acqua ed i ciottoli dei greti deserti, incassati
come quelli dell'Aventino o ampi come nel Sangro ma che potrebbero
essere quelli dell'Adda o del Piave; gli angoli appartati e recuperati
all'attenzione secondo criteri che fanno pensare alla meditabonda
costruzione degli idilli di antica memoria letteraria, le vie
più vivaci dei paesi o, più spesso, i vicoli relegati
in una quiete che li rende assorti e pensosi, evocati ora fra
l'irrompere della solarità più smemorata delle stagioni
più calde, ora impreziositi dall'oro o dal rosseggiare
del fogliame, ora avvolti nel silenzio invernale che sembra particolarmente
affascinare la fantasia di Napoleone...."
Edito da Botolini Srl.
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