4) Sapere cosa è la Dottrina Sociale della
Chiesa. |
La dottrina sociale indica il complesso di
principi, insegnamenti e direttive della Chiesa cattolica intesi a
risolvere, secondo lo spirito del Vangelo, la questione sociale.
Il grande nucleo della dottrina sociale è composto da famose encicliche
e dai discorsi sociali dei Pontefici, fra cui la Rerum Novarum
(1891) di Papa Leone XIII, Quadragesimo Anno (1931) di Papa Pio
XI, Mater et Magistra (1961) di Papa Giovanni XXIII.
Questi documenti pontifici sono il frutto non solo del Magistero della
Chiesa, ma anche del dibattito e degli studi di sacerdoti e laici
cattolici.
Il Magistero sociale della Chiesa non è cosa recente, ma è stata una
preoccupazione costante fin dall'epoca dei Padri della Chiesa e poi del
Medioevo (si pensi alla proibizione dell'usura ed alla creazione dei
Monti frumentari e di pietà).
I punti principali della dottrina sociale cristiana riguardano:
l'uomo, perché egli è creatura di Dio, dotata di dignità
spirituale e soprannaturale, centro dell'ordine economico, sociale,
politico, insieme alla sua famiglia. Perciò l'uomo ha diritto alla vita
religiosa, al lavoro, alla famiglia, all'uso dei beni materiali, alla
proprietà, al giusto salario, alla libertà, alla partecipazione alla
vita dello Stato, all'istruzione, alla collaborazione nella produzione
della ricchezza.
il lavoro, perché esso deve essere opera non di schiavi, ma di
uomini; esso è vera vocazione, mezzo per sviluppare la persona umana,
esecuzione della volontà di Dio, perciò deve essere tutelato dalle
leggi, giustamente retribuito, diritto di tutti. La disoccupazione è
dunque male morale, oltre che economico-sociale, della società.
lo Stato, perché esso deve essere una società organizzata per il
bene comune, dove il popolo elegge chi lo governa, e dove si rispettano
le libertà dei cittadini e si promuove il loro benessere con giuste
leggi.
Di queste esigenze sociali cristiani si sono fatti portatori in tutto il
mondo numerosi cattolici, fra i quali San Giovanni Bosco, San Giuseppe
Benedetto Cottolengo, Federico Ozanam, Leon Harmel ed altri.
Nella prima grande enciclica sociale, la Rerum Novarum, trattando
del salario si afferma che il principio ispiratore di tutta la questione
sociale è l'inalienabile dignità della persona umana. L'uomo deve essere
riconosciuto tale anche quando è retribuito. Deve avere, quindi, una
quantità di salario che gli permetta il giusto sostentamento per sé e
per la sua famiglia.
Dopo quarant'anni nell'enciclica Quadragesimo Anno, Papa Pio XI
precisò: «la libera concorrenza cioè si è da se stessa distrutta; alla
libertà del mercato è sottentrata la egemonia economica; alla bramosia
del lucro è seguita la sfrenata cupidigia del predominio; e tutta
l'economia è così divenuta orribilmente dura, inesorabile, crudele». Di
qui la necessità che lo Stato intervenga in misura maggiore che non ai
tempi di Papa Leone XIII, pur nel rispetto del principio della necessità
dell'iniziativa privata.
Papa Pio XII aggiunse a questi concetti alcuni elementi nuovi. Nello
sconvolgimento del secondo conflitto mondiale la difesa della persona
umana aveva mostrato parecchi lati deboli, dimostrandosi profondamente
incerta. Allora il Papa, parlando del salario, riflette su questo senso
di insicurezza nella quale si trova la persona e chiede che nel salario
sia compresa anche la sicurezza. Il salario, cioè, deve permettere
l'acquisto di determinati beni che concretizzano la sicurezza: deve,
cioè, essere un salario di proprietà. Secondo Pio XII la proprietà
privata in rapporto alla famiglia ne è come lo spazio vitale e garanzia
di libertà.
L'enciclica Mater et Magistra di Papa Giovanni XXIII ha esteso
l'insegnamento della Chiesa ai problemi nuovi del mondo moderno. |