2) Saper immobilizzare un arto fratturato
oppure lussato in attesa del medico. |
Fratture La frattura è la rottura dell'osso in due o più parti,
causata da un trauma. Possiamo distinguere tre tipi di fratture:
1. I monconi dell'osso rimangono ben affrontati;
2. I monconi dell'osso si spostano l'uno rispetto all'altro;
3. I monconi dell'osso si spostano e fuoriescono dalla cute, questo tipo
di frattura si dice "esposta".
Alla presenza di un traumatizzato che è incapace di muovere un arto e che
manifesta un dolore in una zona ossea, si può supporre di essere dinanzi
ad una frattura, infatti non si può essere certi di questa fino a quando
non si fa la radiografia.
I sintomi che fanno supporre ad una frattura sono:
1. Dolore molto vivo (dovuto all'irritazione delle fibre nervose);
2. Rumore di crepitio (al più piccolo movimento dell'arto si ode lo
sfregare dei due monconi);
3. Mobilità abnorme dell'arto che si piega;
4. Gonfiore locale;
5. Colore bluastro della cute (ecchimosi, dovuta alla rottura dei vasi
sanguigni presenti nell'osso).
Come si interviene su una frattura: la frattura (certa o sospetta)
richiede l’immobilizzazione di fortuna dell'osso fratturato, in modo da
consentire il trasporto al più vicino ospedale. Intervenendo in questa
maniera il dolore si attenuerà. Per immobilizzare in maniera corretta
l'osso fratturato, bisogna tenere fermi i due monconi dell'osso e bisogna
immobilizzare le articolazioni cui l'osso fa capo. Se la frattura
interessa un arto inferiore del corpo, non si deve assolutamente fare
camminare il traumatizzato, ma si deve trasportare con l'utilizzo di una
barella di fortuna.
Invece, quando ci troviamo dinanzi ad una frattura esposta, prima di
immobilizzare l’arto, va medicata disinfettando la cute intorno alla
ferita, coprendola con una garza sterile.
Le fratture più pericolose sono quelle che riguardano la spina dorsale. La
spina dorsale o anche detta colonna vertebrale, è costituita da 33-34
vertebre (grossi anelli) disposte l'una sull'altra e collegate tra loro da
piccole articolazioni. La colonna vertebrale si espande dal capo all'osso
sacro, al suo interno si forma un canale detto "Canale Vertebrale". In
questo canale è racchiuso il "Midollo Spinale", che è il fascio di
collegamenti nervosi tra il cervello e le parti periferiche
dell'organismo. Se i frammenti di una vertebra fratturata vanno a finire
nel midollo spinale, si viene a verificare una paralisi più o meno estesa,
ma sempre definitiva.
La frattura alla colonna vertebrale è sospettabile se si presentano i
seguenti sintomi:
1. Dolore molto forte lungo la colonna vertebrale;
2. Atteggiamento rigido dell'infortunato.
Come si interviene in questo tipo di frattura: nel sospetto di una
frattura alla colonna vertebrale la cosa migliore da fare è quella di
attendere i soccorsi. Nel periodo in cui si aspettano i soccorsi
l'in-fortunato dovrà essere tenuto immobile, coperto e riscaldato. Se
costui lamenta formicolii agli arti o addirittura la paralisi, è probabile
che abbia il midollo spinale compresso o leso. Se per necessità si
dovrebbe trasportare l'infortunato, questo dovrà avvenire senza che la
colonna vertebrale si pieghi. Per fare questo tipo di soccorso occorrono
quattro soccorritori, che agiscano in sincronia tra loro. Uno dovrà tenere
la testa, un’altra le gambe tirandole rispetto alla testa, gli altri lo
dovranno sollevare quanto basta per passargli sotto un piano rigido.
Lussazioni
La lussazione è lo spostamento del capo di un osso dalla sua sede
normale, l’articolazione, che rappresenta la "giuntura" con le altre ossa
dello scheletro. L'osso spostato comporta un'evidente deformazione del
corpo, che si apprezza mettendo a nudo la parte interessata. Le parti che
sono soggette alla lussazione sono: il polso, il gomito, l'anca, il
ginocchio e la caviglia. I sintomi che ca-ratterizzano una lussazione
sono:
1. Dolore molto forte;
2. Incapacità di effettuare i normali movimenti dell'articolazione;
3. Gonfiore nella sede dell'articolazione (si ha un gonfiore duro);
4. Deformazione "dura" del profilo corporeo;
5. Colore bluastro della cute (dovuto al sangue travasato
dall'articolazione lacerata);
6. Possibilità di movimenti anormali dell'arto.
Come si interviene su una lussazione: la lussazione come la frattura,
richiede l’intervento di un medico, ma come primo soccorso possiamo
immobilizzare l'articolazione lussata, in moda da consentire il trasporto
dell'infortunato. Per immobilizzare l’articolazione interessata, bisogna
bloccare insieme le ossa che fanno capo ad essa.
Immobilizzazione dell'arto superiore
Immobilizzazione dell'arto inferiore
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3) Sapere come comportarsi in casi di
emergenza quali: affogamento, fughe di gas, scariche elettriche, morso di
cane, incidenti stradali. |
Affogamento Se la vittima è vicina
a riva, è preferibile aiutarla con un ramo, un palo, una corda, o
lanciandole un oggetto che galleggia, preferibilmente grande. Anche il
salvataggio con una barca deve essere fatto con metodo: fate aggrappare la
vittima alla poppa e mai da un lato perché la barca potrebbe rovesciarsi,
potete anche tendergli un remo, e quando egli si è aggrappato a questo,
guidarlo fino a poppa. Se non siete in grado di farlo salire sulla barca,
fatelo restare aggrappato mentre voi remate verso riva.
L'annegato è di solito anche un asfissiato avendo inspirato dell'acqua nei
polmoni. Se è una asfissia lieve l'infortunato si riprende da solo,
altrimenti può avvenire un arresto respiratorio o cardiaco. Come
intervenire:
1. Liberare immediatamente la bocca da tutto quello che la ostruisce, se
non è presente respiro, iniziare subito la respirazione artificiale;
2. Non bisogna perdere tempo a far uscire l'acqua dai polmoni.
3. Bisogna concentrarsi sul trattamento rianimatorio badando alla sua
efficacia, dandosi il cambio frequentemente, senza interrompere neppure
per pochi secondi, neppure durante il trasporto in ospedale che deve
essere veloce.
4. L'annegato è spesso che un assiderato, quindi bisogna tenere presente
nel primo soccorso anche questo aspetto spesso dimenticato.
Congelamento
Il congelamento è il prolungato raffreddamento di un'area corporea a
temperatura inferiore ai 2°-3°C; questo può determinare gravi e
irrimediabile lesione dei tessuti. Le parti maggiormente esposte al
congelamento sono: mani, piedi, naso ed orecchie, perché sono parti
periferiche dell'organismo, e scarsamente protette.
I tessuti congelati si presentano: freddi al tatto, pallidi, grigiastri,
duri alla pressione, tanto più quando il congelamento interessa anche gli
strati più profondi. Il paziente lamenta i sensi intorbiditi, sensazioni
di punture e bruciori, formicolii.
Come si interviene:
1. Togliere, anche tagliandoli, gli indumenti bagnati e che stringono.
2. Avvolgere l'infortunato in una coperta, dal momento che spesso coesiste
un certo grado di assideramento.
3. Date da bere liquidi caldi non alcolici.
4. Riscaldare rapidamente la parte congelata immergendola in acqua tiepida
a 42°C; agitare l’acqua e mantenere la temperatura per 20-30 minuti, o
fino a che la parte congelata ritorni rosea. Il calore causa dolore e
bruciore. È sconsigliato effettuare riscaldamenti violenti, come: frizioni
con acqua calda e ghiaccio, massaggi, o l'utilizzo del calore del fuoco
perché provocano danni ai tessuti. L'attività fisica è controindicata.
5. Una volta "scongelata" l’area corporea, deve essere accuratamente
coperta dal freddo e da traumi. Se l'infortunato è in un ambiente ben
riscaldato è consigliato lasciare la parte scoperta o avvolgerla
delicatamente con cotone oppure con indumenti pesanti.
6. L'area o l'arto leso deve essere sollevato rispetto al corpo che deve
rimanere disteso.
È necessario, per evitare danni maggiori, che dopo questi interventi la
parte interessata non sia più esposta a temperature basse. Quindi è
necessario quando s’interviene che l'infortunato sia trasferito in un
luogo sicuro, anche facendo utilizzare l'arto leso.
Assideramento
L'assideramento è l'eccessiva esposizione dell'intero organismo a
temperature capaci di raffreddarlo sotto i 34°-35°C (temperatura corporea
36°-37°C). Provoca un grave stato di malessere generale, capace di indurre
alla morte. Le cause più frequenti di assideramento sono l'esposizione a
neve e ghiaccio oppure l'immersione in acqua a temperature prossime allo
zero. Il paziente assiderato è quasi inevitabilmente confuso, incosciente,
agitato e soporoso fino al coma grave. La cute è giallastra, le labbra e
le unghie di colore bluastro (cianosi). Per diagnosticare l'assideramento
si deve misurare la temperatura per via rettale, perché nelle altre parti
del corpo non è molto affidabile tale rilevamento. Più bassa è la
temperatura, più gravi sono le condizioni dell’infortunato e si può
verificare l'arresto cardiaco e respiratorio.
Come si interviene:
1. Togliere gli indumenti.
2. Se il paziente è appena collaborativo, fategli bere liquidi caldi in
abbondanza, non alcolici.
3. Avvolgerlo in coperte calde; la comparsa di brividi è un successo della
terapia, perché questi generano calore.
4. Se l'assideramento è grave (temp. corporea a 28°C) è necessario fare
riscaldare l'infortunato attivamente immergendolo in un bagno di acqua
tiepida (42°C) o utilizzando una termocoperta. È necessaria la presenza di
un medico.
5. Tenere sotto controllo la respirazione e il battito cardiaco, se questi
rallentano intervenire di conseguenza.
6. Trasportare l'infortunato quanto prima in un pronto soccorso.
Prevenzione delle Lesioni per il Freddo
Gli indumenti devono essere adeguati alle temperature che
s'incontreranno, devono essere caldi e non bagnati, in più strati.
L'indumento più esterno deve essere a prova di vento, dal momento che
quest'ultimo assume un ruolo importate nel raffreddare l'organismo. Gli
indumenti di ricambio conviene porli in un sacchetto di plastica in modo
da averli asciutti, perché il bagnato è un fattore di congelamento. Nelle
situazioni di pericolo è bene rimanere in movimento, asciutti e il più
possibile caldi. Non indossare indumenti stretti, perché non permettono
una perfetta circolazione. È sconsigliato l'utilizzo di tabacco e alcolici
perché non proteggono dal congelamento.
Folgorazione o Scarica Elettrica
Si parla di folgorazione quando la corrente elettrica, venendo
accidentalmente a contatto con una persona, procura dei danni ai suoi
tessuti e/o ai suoi organi. Il passaggio della corrente elettrica
nell'organismo può produrre effetti più o meno gravi a seconda della sua
intensità: può infatti provocare un semplice formicolio all'arto "toccato"
oppure indurre i muscoli a contrarsi. Nei casi più seri, può causare
ustioni o, peggio, l'arresto cardiaco e respiratorio. La causa più comune
di questo grave incidente è quasi sempre l'uso di elettrodomestici
difettosi o l'utilizzo imprudente delle varie apparecchiature elettriche
(compresi gli interruttori della luce). Per esempio, molti incidenti
domestici accadono perché gli apparecchi elettrici vengono usati con le
mani bagnate o stazionando a piedi nudi sul pavimento umido, situazione
frequentissima per quanto riguarda l'asciugacapelli. Innanzi tutto non si
deve mai accorrere verso l'infortunato toccandolo con le mani nude o con
un oggetto di metallo. La prima manovra da fare (più in fretta possibile)
è quella di staccare la corrente agendo sull'interruttore centrale. Prima
di averlo fatto non ci si deve avvicinare all'infortunato. Se è necessario
allontanare la persona da un filo elettrico, prima di avvicinarsi è bene
infilare un paio di zoccoli di legno o di stivali di gomma e camminare su
un asciugamano o su un tappetino bene asciutto. È comunque prudente
isolare i piedi anche se il pavimento è apparentemente asciutto. Per
spostare il filo elettrico è assolutamente indispensabile servirsi di un
bastone di legno, o di un manico di scopa (mai di un ombrello, perché è
costituito da alcune parti di metallo). Se l'alimentazione di elettricità
è stata interrotta, si può tranquillamente toccare, senza correre
pericoli, la persona colpita, in quanto, a quel punto, non è più collegata
alla corrente. Controllare velocemente la sua respirazione e il suo
battito cardiaco. Se una o entrambi le funzioni sono assenti bisogna
effettuare a seconda della necessità, la respirazione artificiale, il
massaggio cardiocircolatorio o tutti e due.
Quando poi ha ripreso a respirare regolarmente, curatelo come per un
comune "shock". Cioè:
1. Tenere la vittima sdraiata, avvolta in una o più coperte, in modo che
stia ben calda.
2. Alzare le gambe rispetto a tutto il resto del corpo per far affluire
più facilmente il sangue al cervello.
3. Se lo shock è dovuto a malattie di cuore eliminare il punto precedente
e posizionare l'infortunato in posizione semiseduta.
4. Dar da bere acqua con un po' di sale.
5. Mantenere controllata la respirazione perché le condizioni del paziente
possono rapidamente peggiorare.
Fuga di gas
Se avete il sospetto che vi possa essere una fuga di gas, non dovete
usare alcuno strumento che possa produrre una scintilla o che inneschi un
contatto elettrico. Per cui non dovete suonare campanelli elettrice,
accendere interruttori di luce, accendere fiammiferi, cerini, candele,
lumi, ecc.. Non dovete usare nemmeno la torcia elettrica.
La prima cosa da fare è quella di entrare nel locale all'interno del quale
è presente la fuga di gas, bisogna interrompere la fuoriuscita del gas ed
aprire tutte le porte e finestre in modo da far aerare il locale. Se è
presente qualche infortunato portarlo al più presto al pronto soccorso.
Se non si riesce ad arrestare la fuoriuscita di gas chiamare i vigili del
fuoco.
Salvataggi in casi di Incendio
«Se scoprite una casa in fiamme dovete:
1. Dare l'allarme a chi vi abita.
2. Avvertire il più vicino poliziotto o pompiere.
3. Sollecitare i vicini a portare scale, materassi e tappeti perché la
gente possa saltare giù dalle finestre.
All'arrivo dei pompieri, la cosa migliore che possono fare dei ragazzi
consiste nell'aiutare la polizia a tenere indietro la folla, perché non
intralci l'opera di spegnimento. Se è necessario entrare nella casa per
cercare persone inferme o svenute, occorre mettersi sul naso e sulla bocca
un fazzoletto, o qualsiasi altro pezzo di stoffa bagnato, e camminare
curvi o strisciare sulle mani e sulle ginocchia, per tenersi quanto più
possibile vicino a terra, perché in basso c'è sempre meno fumo o gas.
Invece, per passare attraverso le fiamme e le scintille, bisogna prendere
possibilmente una coperta, bagnarla, e poi farci un buco in mezzo per
passarci la testa: se ne fa così una specie di mantello a prova di fuoco,
riparati dal quale si potrà passare senza danno attraverso una cortina di
fiamme.
Quando avviene un incendio nelle vicinanze, gli Scout dovrebbero radunare
al più presto possibile le loro Pattuglie, e poi recarsi a passo scout sul
luogo dell'incendio, guidati dalle fiamme o dal fumo. Il Capo Pattuglia si
presenterà allora alla polizia, o ai pompieri, e offrirà l'aiuto della sua
Pattuglia, sia per formare un cordone per tenere lontana la folla, sia per
portare ordini o messaggi, o custodire i beni dei sinistrati, o prestare
qualunque aiuto che fosse utile.
Se trovate una persone con gli abiti in fiamme, gettatela distesa a terra,
perché le fiamme tendono verso l'alto e poi rotolatela dentro una coperta,
un tappeto o un cappotto. E fate attenzione a non prendere fuoco anche
voi. Il motivo per cui si agisce così è che il fuoco non può continuare ad
ardere se non è a contatto dell'aria.
Quando trovate una persone svenuta (nel suo spavento potrebbe anche
essersi nascosta sotto un letto o un tavolo), dovete caricarvela sulle
spalle, oppure - ciò che spesso è più pratico, specie nei casi di fumo
molto denso o di esalazioni di gas - legarvi a lei per mezzo di corda o di
lenzuola, e trascinarla così fuori dalla stanza, camminando carponi sul
pavimento.
In questo caso, dovrete fare due nodi bolina, uno per ciascuna estremità
della corda, per poterne passare il primo attorno al petto e sotto le
braccia della persona svenuta (che sarà coricata sul dorso), e infilarvi
l'altro al collo in modo che il resto della corda vi passi sul petto e fra
le gambe. Poi vi metterete a camminare carponi, volgendo il dorso
all’infortunato, e lo trascinerete fuori con la testa in avanti. Se il
cappio è di giusta larghezza, il nodo gliela terrà sollevata da terra». (S.p.R.)
Morso di Cane o Animale in genere
Un morso di animale, qualunque esso sia (cane, gatto, topo, criceto,
porcellino d'India, scoiattolo), non deve essere mai sottovalutato in
quanto può essere responsabile, oltre che della lesione alla pelle, anche
di severe infezioni, quali la rabbia o il tetano.
La rabbia è una malattia che interessa gli animali carnivori e
specialmente quelli selvatici (gatto, cane, volpe, lince, ecc.); si
manifesta nel giro di alcune settimane. Questa malattia può essere
trasmessa attraverso il morso. L'animale infetto morde pochi giorni prima
del decesso, quindi conviene tenere sotto controllo l'animale. Per l'uomo
non è mortale, può essere prevenuta da una cura adeguata (vaccino). Chi
presenta il primo soccorso deve anche, se è possibile, identificare
l'animale e controllare se è domestico oppure randagio, se il cane è
domestico annotare le generalità del proprietario e verificare se sono
stati fatti i dovuti vaccini. Se l'animale è randagio, catturarlo facendo
in modo di non farsi mordere.
Il trattamento immediato di un morso di un animale (ma anche del graffio
di un gatto) deve essere volto a pulire la ferita il meglio possibile. La
parte lesionata deve essere messa sotto acqua corrente, insaponata più
volte e quindi sciacquata abbondantemente e disinfettata con acqua
ossigenata. Deve essere poi protetta con una garza sterile: a questo punto
la persona va condotta al Pronto Soccorso, dove eventualmente verrà
effettuata la vaccinazione antitetanica. In caso di morso di vipera
potrebbero essere necessari la respirazione artificiale e il massaggio
cardiaco. Molto più spesso però la situazione non è così drammatica, anche
se in ogni caso la persona prova un dolore intenso nella zona colpita, si
sente debole e avverte una sensazione di nausea.
Se la respirazione e il battito cardiaco sono regolari non bisogna far
altro che sdraiare la persona e legare un laccio all'arto colpito, a
distanza di circa cinque centimetri dal morso. Come laccio si può
utilizzare una cintura morbida o una striscia di tessuto: l'importante è
non stringere troppo per non ostacolare la circolazione. La parte
morsicata deve essere posizionata al di sotto del livello del cuore,
quindi sia le gambe sia le braccia non devono essere sollevate o fatte
appoggiare a cuscini o ad abiti ripiegati. L'arto deve essere poi
immobilizzato con una steccatura, per evitare che con il movimento si
diffonda il veleno nell'organismo. Non si deve applicare ghiaccio sulla
ferita nè fare un'iniezione di siero antivipera, in quanto la persona
potrebbe essere allergica a questo preparato. L'infortunato deve essere
accompagnato il prima possibile al Pronto Soccorso: se si può è meglio
trasportarlo a braccia fino all'automobile, perché è importante che non si
affatichi in nessun modo. Per tranquillità è bene sapere che prima che il
morso di vipera produca effetti gravi devono passare almeno due ore.
Incidente Stradale
1. La prima cosa da fare è spegnere un eventuale incendio, o evitare
che ne divampi uno, con un estintore o con della sabbia; spegnere il
motore se è rimasto acceso e comunque spegnere il quadro comandi; fare
attenzione a eventuali fuoriuscite di benzina, acidi dalla batteria, vetri
rotti, ecc..
2. Segnalare ad altre eventuali macchine, che potrebbero sopraggiungere,
la presenza di un incidente.
3. Accertarsi delle condizioni dell'infortunato e valutare l'eventualità
di un primo soccorso ancor prima di estrarre il ferito.
4. Non spostare mai la vittima tranne in caso di pericolo imminente.
5. In caso di pericolo imminente, estrarre rapidamente l'infortunato dalla
macchina, allontanandosi dalla vettura per brevi tratti.
6. Trasportare l'infortunato al più vicino pronto soccorso o in un luogo
più sicuro con una barella di fortuna. |
4) Saper praticare un metodo di
respirazione artificiale. |
Respirazione Artificiale Osservate
il petto del paziente. Se egli non respira - per annegamento, shock,
folgorazione, vapori chimici o asfissia, o per qualsiasi causa - eseguite
la respirazione bocca a bocca.
Agite con prontezza. Chiamate o fate chiamare l'ambulanza al più presto
possibile. Attenzione: assicuratevi anzitutto della incolumità vostra e
del paziente. La respirazione bocca a bocca può essere pericolosa per il
soccorritore in caso di sostanze velenose (acido cloridrico, ammoniaca,
biossido di zolfo, acido nitrico). In questi casi è possibile da parte di
esperti praticare la respirazione con apparecchi speciali. In caso di
folgorazione, assicuratevi prima che il contatto della vittima con la
corrente elettrica sia interrotto. Se sono presenti gas o fumo, portate
l'infortunato all'aperto. Adagiatelo sulla schiena. Toglietegli dalla
bocca con le dita ogni eventuale corpo estraneo. Mettetegli una mano sotto
il collo e sollevatelo. Tirate il più possibile indietro la testa
tenendone con l'altra mano la sommità. Tirate il mento verso l'alto per
rovesciare indietro la testa al massimo. Aprite la bocca, spostando la
mandibola dall'alto in basso.
Dovete sospettare un trauma del collo, con la possibilità di una frattura,
in ogni caso in cui sia avvenuta una caduta a terra o un incidente. In
questi casi è fondamentale evitare i movimenti del collo, cercando il più
possibile di mantenere la testa e il collo in asse con il tronco della
vittima. La pervietà delle vie aeree può essere ottenuta sublussando la
mandibola. Ci si pone dietro la testa della vittima, in asse con il suo
corpo, si afferra la mandibola con le due mani e con le dita prossime al
mento come in figura, si apre la bocca ruotando la mandibola e mantenendo
il collo in asse.
Controllate di nuovo la presenza del respiro spontaneo sia osservando i
movimenti del torace sia accostando la vostra guancia alla bocca del
paziente. Se il paziente respira, mettetelo in posizione di sicurezza. Se
il paziente non respira appoggiate fortemente la bocca su quella
dell'infortunato, chiudetegli il naso, e soffiate con forza sufficiente a
fargli sollevare il petto. Se si tratta di un bambino, soffiategli
contemporaneamente nella bocca e nel naso.
Scostate la bocca e ascoltate per sentire il soffio dell'aria esalata.
Ripetete il procedimento. Se non c'è esalazione d'aria, ricontrollate la
posizione della testa e della mandibola. La lingua dell'infortunato
potrebbe impedire il passaggio dell'aria. Provate di nuovo.
Se non ottenete alcun risultato, girate su un fianco l'infortunato e
percuotetelo energicamente alcune volte tra le scapole per smuovere dalla
gola un corpo estraneo. Se si tratta di un bambino, tenetelo per qualche
momento a testa in giù, poggiandovelo su un braccio o sulle ginocchia e
dategli qualche colpo tra le scapole. Pulitegli bene la bocca.
Riprendete la respirazione bocca a bocca. Soffiate per 1,5-2 secondi,
possibilmente osservando con la coda dell'occhio il movimento del torace.
Quindi, allontanate la vostra bocca da quella della vittima: l'aria uscirà
da sè. Un ciclo insufflazione-respirazione corretto dura più o meno 3
secondi. Se preferite mettete un fazzoletto sulla bocca della vittima e
soffiate attraverso il fazzoletto ma sappiate che questo sistema non
riduce il rischio di contrarre infezioni. Non smettete finché
l'infortunato non comincia a respirare spontaneamente!Ricordatevi sempre
di controllare la presenza del battito cardiaco: una leggera pressione
delle dita sul collo dell'infortunato permette di rilevare la presenza del
polso carotideo, ossia l'impulso trasmesso dal battito del cuore. In caso
di assenza del battito (polso), la respirazione artificiale va abbinata
col massaggio cardiaco. Se siete da soli dovete praticare 2 ventilazioni e
15 compressioni del torace. Se siete in due, 1 ventilazione va seguita da
5 compressioni.
Quando rinviene non lasciatelo alzare. Tutto il corpo, cuore compreso, è
impoverito di ossigeno e se la vittima si alza troppo presto, insorge il
rischio di un grave collasso. Ponete coperte e indumenti sotto e sopra
l'infortunato per riscaldarlo. Mettetelo in posizione di sicurezza.
Massaggio Cardiaco
Adagiate il paziente in terra, su di una superficie rigida. Cercate di
richiamare l'attenzione della vittima chiamandola a voce alta. Evitate di
percuoterla e di schiaffeggiarla.
L'esistenza di un arresto cardiorespiratorio può essere verificata
velocemente rilevando l'assenza dei movimenti del torace e dell'addome
superiore; ponendo il proprio orecchio sulla bocca e sul naso del paziente
per accertare l'assenza di ogni flusso d'aria; palpando i polsi arteriosi.
Iniziate la respirazione bocca a bocca. Dopo le prime insufflazioni d'aria
controllate subito, per non più di 10 secondi, la presenza del battito
cardiaco palpando il polso. Eseguite la palpazione del polso carotideo
appoggiando il secondo e terzo dito della mano sul collo, lateralmente al
pomo d'Adamo. Premete delicatamente e palpate con i polpastrelli, non con
la punta delle dita.
polso carotideo
Mettetevi lateralmente al paziente e appoggiate il palmo della mano sulla
parte centrale del torace, nella sua metà inferiore. Quindi poggiate il
palmo dell'altra mano sul dorso della prima e, con le braccia distese e le
spalle in posizione perpendicolare al torace del paziente, premete
decisamente verso il basso in direzione della colonna vertebrale in modo
da ottenere, in un individuo adulto, una escursione di 4-5 cm. Sospendete
bruscamente la compressione, permettendo al torace di riespandersi, ma non
staccate le mani per non perdere la posizione e per evitare rimbalzi. Per
effettuare un massaggio efficace è indispensabile evitare un comportamento
concitato: effettuate le manovre energicamente e senza incertezze,
praticando circa 100 compressioni del torace ogni minuto. Nelle fasi
iniziali potete mantenere il ritmo contando a voce alta. Ricordatevi di
mantenere correttamente la posizione in modo tale da utilizzare il vostro
peso, e non i vostri muscoli, altrimenti correrete il rischio di stancarvi
velocemente e di rendere inefficace il massaggio. Il massaggio cardiaco,
con la compressione del torace, determina sempre una certa ventilazione
polmonare ma con volumi di aria insufficienti ad ossigenare adeguatamente
il sangue. Dovete pertanto continuare ad eseguire anche la respirazione
bocca a bocca.
Posizione corretta per il massaggio cardiaco
circa 2 dita al di sopra della fine della cassa toracica.
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