3) Conoscere bene la Santa Messa. |
Regole di comportamento durante la
Santa MessaI ritardatari
Una delle mancanze che si condanna di più è la non puntualità agli
appuntamenti. Applichiamo la regola anche al nostro rapporto con il
Signore. Quando entriamo in chiesa in ritardo per la Messa, commettiamo
una serie di scorrettezze verso la comunità già presente e verso il
celebrante. Disturbiamo aprendo e chiudendo la porta, cercandoci un posto
tra i banchi, avendo un atteggiamento non ancora raccolto e perciò poco in
sintonia con quello degli altri, inseriti nella celebrazione del mistero
già avviato. Ma più di tutto la mancanza riguarda Dio e noi stessi: Dio,
perché ha diritto di trovarci puntuali a questo appuntamento, e noi
stessi, perché perdiamo le prime parti della Messa, che formano un tutt'uno
con il resto: il canto d'ingresso, che favorisce l'unione dei fedeli, il
saluto del celebrante, l'atto penitenziale con cui l'assemblea
riconoscendo la sua povertà e debolezza invoca il perdono di Dio, il
Gloria, esultante inno di lode alla Trinità, la Colletta, con cui il
sacerdote esprime il carattere della celebrazione e invoca il Padre, per
mezzo del Figlio, nello Spirito Santo. Qualcuno poi arriva anche al
Vangelo, perdendo anche buona parte della Liturgia della Parola: le due
Letture e il Salmo responsoriale. Perché stare lì a chiedersi se "la Messa
vale" con ritardi più o meno lunghi? Una festa con gli amici, un film al
cinema, una partita di calcio, non vedono tanti ritardi quanti ne vede la
Messa, che è il nostro incontro d'amicizia con Gesù...
L'omelia
Si ascolta seduti, ma con l'orecchio attento e con l'occhio rivolto al
celebrante che sta spiegando i testi proclamati. Non parliamo neppure di
coloro che si assentano dalla celebrazione in corso durante la "predica",
per uscire sul piazzale a conversare con gli amici. Parliamo solo di noi
che, pur essendo presenti fisicamente, siamo spesso assenti con lo
spirito, distratti da quel che accade attorno a noi (un bambino che
frigna, un adulto che commenta le parole del sacerdote o parlotta col
vicino). O più spesso siamo invasi da qualche pensiero estraneo che ci
frulla per il capo (una preoccupazione improvvisa, ricordi insistenti...).
Nell'omelia il sacerdote parla in nome di Dio al suo popolo: spiega parole
difficili, semplifica concetti e insegnamenti, rimprovera per smuovere le
coscienze, esorta alla conversione. Certo non sempre l'omelia corrisponde
ai nostri gusti, alla nostra mentalità, alla nostra preparazione culturale
e religiosa. Occorre pazienza nell'accogliere con semplicità ciò che ci
viene offerto in quel momento da Dio stesso. E occorre impegno anche da
parte dei nostri sacerdoti, che dovrebbero rendere comprensibile,
piacevole e utile il loro parlare...
Preghiera dei fedeli
Alle intenzioni suggerite dalla Chiesa, nella Preghiera dei fedeli è
consentito aggiungere anche intenzioni particolari dei fedeli.
Consacrazione
Il momento della consacrazione è l'atto culminante della Messa, con il
quale si compie il sacrificio che Gesù istituì nell'Ultima Cena. Occorre
viverlo con la massima partecipazione interiore (può bastare dire
interiormente: "Dio mio, ti amo"), insieme a un atteggiamento devoto e
raccolto: si sta in ginocchio, si china il capo, si evitano colpi di tosse
e rumori di sedie... Se per qualsiasi motivo si entra in chiesa al momento
della consacrazione, ci si inginocchia subito nel primo banco che si
incontra, o ci si genuflette sul pavimento.
Pace
Il segno della pace, che è stato introdotto nella Messa dopo il Concilio
Vaticano II, può essere dato in molti modi: con una stretta di mano, un
abbraccio, un cenno del capo o un semplice sorriso. È un semplice segno di
fratellanza. Non è il caso di moltiplicare all'infinito le strette di mano
a destra, a sinistra, in avanti, all'indietro. Basta rivolgersi a una o
due persone, le più vicine, in quanto il gesto è simbolico: non si dà la
pace a questo o a quello, ma a tutta la comunità presente, e anche agli
assenti, di cui ci si riconosce fratelli.
La Comunione
La preparazione alla Comunione è di importanza fondamentale: quando ci
comunichiamo, riceviamo il Pane eucaristico, che ha un valore infinito in
sé ma agisce in noi in proporzione alla nostra capacità di accoglierlo,
che si fa tanto più grande quanto più l'anima si purifica con sentimenti
di umiltà e di amore confidente. Diciamo, infatti: "Non sono degno che Tu
entri in me, ma di' una sola parola...". Si tratta di lasciar operare in
noi l'amore divino, per accedere degnamente all'Eucaristia, che poi a sua
volta alimenta nell'anima la vita divina portandola a pienezza, se noi la
custodiamo. Due parole sulla "coda" che ci conduce all'altare. Questo
corteo è una vera processione della comunità, che fraternamente procede
verso il banchetto eucaristico. Non deve essere precipitosa ma compassata
e ben consapevole che si sta andando al Grande Incontro.
La Comunione in mano
Il Pane eucaristico oggi può essere ricevuto sul palmo della mano
sinistra, a cui si sottopone la destra. Dopo essersi scostati un poco, ma
mantenendo il corpo rivolto all'altare, si prende l'Ostia con la destra e
la si porta alla bocca. Solo a questo punto ci si volge indietro per
tornare al proprio posto. È comunque sconsigliata questa pratica in quanto
le mani potrebbero non essere perfettamente pulite o perché delle piccole
particelle della particola potrebbero rimanere nelle mani, e quindi andare
perdute.
Il ringraziamento
È utile ricordare quanto sia importante fermarsi in intimità a
intrattenersi con Gesù appena ricevuto.
I canti
Disse Sant'Agostino: "chi canta prega due volte". Per questo i canti sono
una parte importante del rito liturgico, di cui seguono passo passo lo
svolgimento, esprimendo gioia, esultanza, riconoscenza, pentimento, amor
fraterno, ossequio filiale alla Madre di Dio. Richiedono, pertanto, una
corale sentita partecipazione di tutti i fedeli.
I colori della liturgia
La liturgia, per adeguare i riti nella loro veste esteriore alla sostanza
dei misteri evocati, assume colori diversi. Conoscere il significato dei
segni liturgici consente di cogliere il nesso che esiste appunto tra
simbolo liturgico e vita, tra le cose sensibili e la fede di cui sono
riverbero. La varietà dei colori genera un'impressione di armonia, di
servizio reso a Dio mediante l'osservanza di una proprietà,
nell'accostamento di cose sensibili e di cose spirituali:
- il bianco si addice ai riti festosi di Pasqua,
Natale, Pentecoste, Immacolata, Assunta, alle commemorazioni di Vergini e
di Confessori;
- il rosso caratterizza la Domenica delle Palme, il Venerdì Santo e le
celebrazioni collegate con la Passione e la croce: simboleggia l'amore
effuso fino all'immolazione della vita e solennizza con Gesù i martiri.
- il verde segna i riti del tempo ordinario;
- il viola significa penitenza e colora i paramenti dell'Avvento e della
Quaresima, le celebrazioni penitenziali e le esequie cristiane;
- il rosa può essere usato per le due domeniche poste a metà di Avvento e
Quaresima, dette "Gaudete" e "Laetare".
Le sette “regole” da osservare nell’entrare ed
uscire di Chiesa (San Pio da Pietrelcina):
1. Entra in chiesa in silenzio e con gran rispetto,
tenendoti e reputandoti indegno di comparire davanti alla maestà del
Signore.
2. Prendi poi l'acqua benedetta e fai bene e con lentezza il segno della
nostra redenzione.
3. Trovato il posto, inginocchiati e rendi a Gesù Sacramentato il tributo
della tua preghiera e della tua adorazione.
4. Assistendo alla santa Messa e alle sacre funzioni, compi ogni atto
religioso con la più grande devozione.
5. Se preghi in comune, pronunzia distintamente le parole della preghiera;
fai bene le pause e non affrettarti mai.
6. Nell’ uscire di chiesa abbi un contegno raccolto e calmo. Saluta per
primo Gesù Sacramentato, domandagli perdono delle mancanze commesse alla
sua presenza e non partire da lui se prima non gli hai chiesto e da lui
non hai ottenuto la paterna benedizione.
7. Uscito che sei di chiesa, mostrati quale ogni seguace del Nazareno
dovrebbe essere; soprattutto serba una gran modestia in ogni cosa, perché
la modestia e la virtù che meglio di ogni altra palesa le affezioni del
cuore. |