Perù, Cile, Bolivia e Buenos Aires (2)                        

 

         

Il viaggio è molto bello, come prevedevo,  la Ruta 11 è stata costruita ultimamente ed è un vaanto per il paese, si passa attraverso splendidi paesaggi, ci riavviciniamo di nuovo allazona del lago Chungara, con il cono innevato del Sajama alle spalle e poco dopo  alla frontiera con la Bolivia, ero molto curioso di metter piede in questo paese definito anche il Tibet d'America, vista l'altitudine del suo altopiano ,  credo che in riferimento al tempo della nostra visita  sia anche il paese sudamericano più povero. Passiamo i posti di controllo dove ci viene dato un foglio di avvertimento nel quale oltre al benvenuto c'è scritto di tenersi fuori  dal giro della cocaina; infatti la Bolivia occupa i primi tre posti al mondo per la produzione di polvere bianca, assieme al Peru e alla Colombia, comunque sembra che i governi del Peru e della Bolivia ultimamente si stanno impegnando per ridurre questo fenomeno , poi che ci riescono o no ... o quanto veramente vogliono impedire questo traffico non lo sà nessuno!

Cominciamo ad attraversare l'altopiano Boliviano, che mi si presenta un pò come lo immaginavo, arido, spoglio, ma con dei colori molto particolari che vanno a contrastare un cielo celeste unico al mondo, i paesaggi spesso sono suggestivi e spesso da manuale di geologia, con gole, letti di fiumi, piante xerofile e tanti animali andini, vigogne, lama, alpaca e guanachi,  con faccette così simpatiche ve vorresti baciarli tutti.   La popolazione è più india che mai, scura di pelle, quasi ustionata, bassa, un pò tozza e coloratissima nel vestiario.

Ci manteniamo sempre a quote elevate, passando da i 3000 ai 4000 metri, e seguiamo la strada che ci porterà a La Paz, la più alta capitale del mondo, intanto comincia a spuntare sulla nostra destra la splendida cima innevata dell'Illimani ( m 6452),  una delle vette andine più alte.

Finalmente arriviamo a La Paz,(m 3630) è una città incredibile, la prima parte si sviluppa in pianura, mentre la seconda più caratteristica si estende dentro la conca di un cratere, è spettacolare vedere tante casette di mattoni monocolori arrampicate dappertutto.  Il nostro pullman arriva alla stazione centrale, e lì c'è molto caos, i poliziotti ci avvertono più volte di fare attenzione ai bagagli poichè ci sono i ladrones, ma non abbiamo nessun  problema e grazie ai taxi raggiungiamo un hotel centrale, niente male anche se nei bagni  non c'è la carta igenica (caratteristica  della Bolivia).

La sera abbiamo solo il tempo di cenare in un tipico e antiquato ristorante pieno di ricordi e amuleti (non a caso siamo nella città delle streghe) e di constatare che la città è un'incrociarsi di salite e discese, dalle quali sbucano suonando,  visto che non ci sono i semafori, pulmini e vecchie auto, e dopo una passeggiata andiamo a dormire, ricordo che tutte le volte che abbiamo dormito ad alta quota sopra i tremila, la notte sentivo un pò di pressione sul petto, come un piccolo schiacciamento ,ma era sopportabile. Nicola è colpito da una forte dissenteria e il giorno dopo salterà l'escursione. 

Ande Peruviane

Al mattino partiamo quindi per la  vicina Valle della Luna, un posto dove la corrosione gli agenti atmosferici ha dato origine a paesaggi particolarmente modellati, sembra di essere veramente su un'altro pianeta ; poi torniamo nella capitale ed andiamo al Mirador dal quale si può osservare tutta La Paz con le sue casine arrampicate dovunque, ci vivono 1500000 abitanti, il centro storico rimane basso e spiccano alcune cattedrali spagnole, inoltre lo stadio ed un quartiere di grattaceli fondato dagli  SS tedeschi che qui si ritirarono dopo la II guerra mondiale.

Il pomeriggio lo dedichiamo al centro,  e dopo aver visitato la suggestiva cattedrale facciamo un pò di shopping nelle tantissime bancarelle e botteghe che conferiscono a questa città l'aspetto di un mercatone all'aperto. A volte ti senti un pò osservato dalla gente del posto ma non abbiamo mai avuto problemi, a volte siamo noi ad osservare alcuni comportamenti per noi strani, ad esempio le donne che ovunque si trovano, si abbassano, alzano la gonna e fanno il bisognino nelle strade del centro!

Comperiamo stoffe, amuleti, cappelli,  souvenir, Ligeia esagera con una maglia viola del comandante Che-Guevara che morì proprio in queste terre di Bolivia, nell'ottobre del 1967 nel tentativo di esportare la rivoluzione cubana. Guarda caso il paese è sotto campagna elettorale presidenziale e ci sono tantissimi cartelloni pubblicitari dei candidati i cui volti sono spesso disegnati a mano, sono arcaici ma più belli e caratteristici   dei nostri!   Il popolo partecipa, ho la sensazione che avevo già provato in Messico che nell'America Latina che la gente crede ancora in una ideologia politica ,cose che da noi stanno scomparendo,  si riconosce in qualche ideale  e lotta assieme con solidarietà  per qualche causa,  nonostante tutti i problemi che può avere un paese come questo travagliato politicamente da tiranni, approfittatori stranieri e continui colpi di stato militari.    

L'altitudine si sente , ma ormai siamo abituati ,  qui più che in Perù  le foglie di coca ti aiutano ,  uomini e donne le masticano come se fossero chewingum senza zucchero  e anche noi seguiamo le usanze locali.

Faccio anche un giro da solo ma mi guardo bene intorno poiche sinceramente non mi sono sentito molto tranquillo, anzi alcune volte mi sentivo osservato, probabilmente perche straniero e bianco in una terra di indios,  comunque in generale non abbiamo avuto problemi  di sicurezza. 

Il giorno successivo si riparte di nuovo in direzione nord verso il sito archeologico di Tiwanaco (4000 m),  arriviamo e visitiamo subito il museo con la peggior guida che abbiamo incontrato, ci sono reperti interessantissimi, ma il bello è costituito dal tempio, dai monoliti e la famigerata Porta del Sole, costruzioni affascinanti e misteriose che sorgono su questo spoglio altopiano a 4000 metri, edificate da questa civiltà le cui origine e la cui fine rimane ancora un mezzo mistero, comunque i reperti archeologici dimostrano che questo popolo adorava il sole ed era molto ferrato in fatto di astronomia.

Ripartiamo verso il Perù, così dopo qualche ora con gli zaini in spalla passiamo un'altra frontiera, ormai ci siamo abituati, i soliti controlli e i timbri sul passaporto e poi via.  Si dice che in questo posto molte donne boliviane passano in Peru nascondendo cocaina sotto le loro larghe gonne e sottane, e li i controlli non sono facili da effettuare.

Ricambiamo gli ultimi boliviani in sol, Sole la nostra cassiera ha le tasche piene di tutte le monete del sudamerica, che confusione!  Prendiamo un piccolo pulmino dove stretti stretti ci permettiamo di dare un passaggio  anche a una signora india  tipicamente vestita, qui gli indio sono veramente molti, e comunque nell'ambito nazionale costituiscono il 50% dell'intera popolazione del Perù, anche in Bolivia sono tantissimi. Ci avviamo così sulla strada che costeggia tutta la sponda meridionale del Lago Titicaca, (che è anche la più bella).  Il lago è divenuto famoso poichè è il lago navigabile più elevato del mondo, ha  un colore blu intenso, è lungo e popolato da animali e pescatori che ogni tanto piazzano le reti per la raccolta del pesce.

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 Puno-Cuzco (Peru)

La Paz (Bolivia)

Tiwanaco (Bolivia)

Tiwanaco (Bolivia)

L. Chungara (Cile)

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      Lago Titicaca (Peru)

Tequile (Peru)

Cuzco (Peru)

Cuzco (Peru)

     Valle dell'Urubamba (Peru)

Strada facendo carichiamo sul pullmino una signora uros che cercava un passaggio, così dopo qualche ora raggiungiamo il nostro punto base per le escursioni, ossia la cittadina di Puno a 3860 metri: che non ha molte cose particolari, anche se lo stile coloniale si evidenzia anche qui, nonostante molti anni fà un forte terremoto lo distrusse e  gran parte del paese venne ricostruito, un'altra cosa che ricordo(non solo a Puno) sono il gran numero di taxi-pulmini con gridatore incorporato che carica gente a volontà, vista l'assenza di auto private .  Alloggiamo in un modesto albergo, dove abbiamo solo il tempo di posare le valigie e di fare uno spuntino, visto che il sole sta andando  giù e non possiamo perdere un' escursione anche se breve a Sillustani (3910 m). 

Si tratta, appunto, di una necropoli collocata su una penisoletta che si protende nel lago Umayo . Si ritiene che fosse questa la necropoli principale del regno Qolla, la cui capitale era a poca distanza e si chiamava Hatuncolla, regno fiorito fra il 1.200 e l’epoca Inca. Le tombe sono di diverso tipo: chulpas, tombe semisotterranee e sotterranee. Le più importanti sono quelle del primo tipo, le Chulpa, anche fra queste ci sono distinzioni: ve ne sono cilindriche, a cono rovesciato, lavorate, rustiche. Abbiamo poco tempo per goderci il posto, però è stato compensato da un bel tramonto che ci ha consentito di fare qualche bella foto.

La sera siamo stanchi morti, Andrea stà male. Così dopo una pizza in un freddo locale del posto riscaldato però da un gruppo di suonatori andini (che con noi fanno affaroni visto che gli comperiamo ben 3 cd musicali), torniamo in hotel ma  scopriamo che la doccia non è molto calda, anzi è fredda, ed alcuni di noi preferiscono non lavarsi, io fortunatamente ero in stanza con Nicola, che da buon pompiere scopre che  gli albergatori peruviani avevano manomesso delle resistenze per far consumare meno corrente, così grazie a una modifica fatta a mano li abbiamo fregati. La notte non riesco a dormire molto bene, risento dell'altitudine, sdraiato sul letto mi sembra di avere un peso appoggiato sul petto, poi la stanchezza mi fà addormentare.   

Il giorno seguente partiamo in barca con una escursione di due giorni attraverso il lago e le sue isole, visiteremo quelle galleggianti dove risiedono gli Uros e poi Amantani e Tequile che invece sono isole vere e proprie,  una esperienza davvero particolare che ricorderò per tutta la vita, in un mondo indigeno , arcaico ma davvero molto dignitoso!  

Lorena sta male non ha digerito la pizza della sera prima, probabilmente una indigestione dovuta al freddo, ma decide di partire lo stesso, non vuole staccarsi da noi !   La barca che ci porterà non è male, è cabinata antischizzi possiede una tettoia dove si può prendere il sole e ha anche un bagno in stile andino nel senso che per posizionarsi bisogna scalare qualche gradino e assumere posizioni modello Uomo-ragno. Con noi ci sono giovani di tutto il mondo sembra una spedizione internazionale, sono emozionato!

Si parte, dopo un'oretta raggiungiamo le isole galleggianti:  davvero particolari formate da strati di "totora" (giunco che cresce in abbondanza nel lago) sono abitate dai discendenti di un'antica razza chiamata Uros. Ad essere respinti dagli Aymaras, non ebbero altra alternativa, che abitare isolati dalle altre comunitá. Vivono in estrema povertá, si dedicano alla pesca, alla coltivazione di pochi vegetali e la raccolta della totora che usano come alimento, costruzione delle barche ed abitazioni. Sopravvivono vendendo piccoli oggetti che essi stessi fabbricano.  Tra le varie cose ho visitato anche la "Scuola Flotante" piena di bambini, ai quali ho regalato le famose penne raccolte in Italia prima della partenza, appena le hanno viste mi hanno assalito e solo la maestra è riuscita a gestire la cosa, sapevo che sarebbero servite.

Continuiamo il nostro viaggio lacustre su un blu intenso e un panorama di coste ed isole, fino a che raggiungiamo a mezzodì l'isola di Amantani (m 3867) nell'estremo orientale del lago, a quattro ore di navigazione da Puno, é un luogo affascinante. Gli abitanti sono l'aspetto ch epiù mi ha colpito, molti parlano solamente il dialetto Aymara e non hanno mai visitato il "continente",  e sono proprio loro che ci ospitano, ogni famiglia prende in consegna 2 o 3 di noi e provvederà al vitto e all'alloggio, questa è l'unica possibilità, visto che non esistono alberghi.

Io e Antonio capitiamo con Pedro, un mitico signore che non dimenticherò mai, ci capiamo quasi a gesti ma è molto ospitale e disponibile:  la sua casa come tutte le altre è di pietra con recinti che dividono orti e bestiame, sua moglie si occupa della cucina, grazie a un fuoco e qualche alimento base (esempio patate). Non c'è corrente, e credo che non si usi neppure il denaro visto che noi per contraccambiare l'ospitalità abbiamo portato del cibo e dei vestiti.

La signora ci prepara il prenzo mentre noi parliamo con Pedro , riesco ad affacciarmi  nella piccola cucina fatta di pietre , un focolare  alcune vecchie padelle e vari animaletti che girano tra i fornelli, quali cavie e roditori vari coi musetti molto carini (non topi), ho subito pensato ad alcuni miei amici italiani cosa avrebbero mangiato se si trovassero in questo posto....  ma il piatto caldo servito a tavola è buono e anche la fame non manca , gli ingredienti sono sempre a base di riso,   barbabietole e patate.   A proposito di queste ultime sembra che quelle peruviane siano tra le più buone del mondo, ce lo conferma Lorena che a differenza di me tipico cittadino che non mette mai le mani nella terra , ha un bell'orto in Val d'Aosta e conosce tutte le varietà di patate del mondo!

Dopo aver mangiato, ci rincontriamo con gli altri per raggiungere la vetta dell'isola, nell'attesa alcuni peruviani ci sfidano in una partita di calcetto a quota 4000, nonostante l'aria rarefatta, io non mi tiro indietro anche se fatico molto, alla fine rimediamo un bel pareggio 1-1, per me è stata una gran soddisfazione.  

Così saliamo pian piano in cima alla vetta dalla quale si gode di un bellissimo panorama , la quiete è rotta solo dalle voci di noi turisti.  Dopo una piacevole e prolungata sosta, il sole comincia a scendere e con lui anche noi, visto che l'unica nostra fonte energetica è la luce solare, io con Andrea e Alfiero arriviamo giù proprio per il calare della notte, altre persone hanno trovato qualche difficoltà scendendo addirittura con il buio , ma per fortuna alcuni di loro avevano delle torce.

Questo è il Peru meno comodo di quello che avevo conosciuto fino ad ora, e chiunque ha intenzione di visitarlo deve avere un pò più di spirito di adattamento, ma sicuramente è una esperienza da fare.

La sera ceniamo a casa del capo del villaggio, il clima è meno freddo di Puno, ma di certo non fà caldo, così convinto di mangiare in una bella casetta calda mi vedo invece  un bel tavolo apparecchiato in terrazza all'aperto, come se fosse un ferragosto italiano!!  Ma pazienza, W il Peru anche per questo.

Ma il bello deve ancora venire, la sera veniamo invitati alla festa del paese, dove gli uomini anche se stranieri devono rigorosamente indossare il pesante poncho peruviano e le donne i tipici costumi con cinte strettissime e gonne larghe, così noi uomini ci prepariamo, ci guardiamo in faccia con le nostre compagne di viaggio che con grande ipocrisia ci dicono che stiamo  proprio bene, usciamo e ci prepariamo per le danze folkloristiche. 

Le nostre compagne invece sono molto carine e colorate, Ligeia, Viviana e Sole peccato per Lorena appassionata di balli che è costretta a rimanere a letto perche è ancora influenzata.  Dentro un casolare ci attendono gli altri turisti e la gente locale, un bel complessino suona musiche andine e le indigene del posto ti invitano continuamente a ballare, bevo una cerveza e mi sento un vero John Travolta, ma vengo smontato da Ligeia mi dice che dovrei muovermi di più,  anche Nicola è scatenatissimo.

Il giorno dopo ci rimbarchiamo, accompagnati al porto dai nostri amici, saluto Pedro con nostalgia, e tutta l'isola che sicuramente ha rappresentato (almeno per me) una delle esperienze più toccanti di tutta la vita, Amantani te quiero! Adios!

Così dopo qualche ora di navigazione raggiungiamo Tequile (m 3867), é l'isola piú grande della parte peruviana ed é al centro del lago. La sua bellezza e la fertilitá delle sue terre a terrazze, furono argomenti sufficienti perché il Re di Spagna, la proclamasse "Tenuta Coloniale". Si trova a due ore di navigazione da Puno ed é abitata da una piccola comunitá indigena che vive felice, protetta dal sole e dagli dei della montagna. Conservano tuttora le abitudini e usanze dei loro antenati, osservano regole tutte loro per il beneficio dell'intera comunità e non usano il denaro, è un posto davvero fuori dal mondo,  stanno però andando incontro ad un grosso problema per la riproduzione in quanto essendo pochi come numero spesso si accoppiano con partner che sono già mezzi parenti e quindi i nuovi nati rischiano delle malattie genetiche.

La nostra permanenza su questa isola è stata di qualche ora,   abbiamo mangiato anche del buon pesce, poi dopo una lunga discesa a picco sul mare risaliamo in barca e ripartiamo, intanto comincio a notare che le  salite e le discese di questi ultimi giorni mi intostano sempre più i muscoli delle gambe, come un vero climber.

Tutto il pomeriggio è servito per far rientro a Puno, ma non è stato un sacrificio, avendo come sfondo il bianco ghiaccio della Cordigliera Reale della Bolivia.

Il giorno successivo ci alziamo in fretta per prendere il mitico "Treno delle Ande" , uno dei più spettacolari del Sudamenrica che da Puno ci porterà fino a Cuzco nella famosa Valle Sagrata degli Incas, così ci rechiamo alla stazione e saliamo su un  vagone riservato ai turisti,  oggi infatti a differenza di ieri  i posti nel treno sono stati divisi in scompartimenti per turisti e per locali, rendendolo forse più confortevole ma un pò meno folkloristico per chi viaggia.

Il tragitto comunque è lungo ci vogliono circa 10 ore ma non è detto che vada così, a volte infatti si accumulano dei grossi ritardi, il nostro per fortuna è stato regolare.  Il treno è a combustione e i vagoni si toccano tra loro comunicando tramite una passerella all'aperto, che ricorda vecchi film western quando i cowboy si inseguivano sul treno passando anche sopra i tetti, è proprio caratteristico, ma bisogna fare un pò di attenzione visti gli standard di sicurezza .  La velocità media è piuttosto bassa ma consente di ammirare i paesaggi e gli altopiani andini, pieni di animali, villaggi e cime innevate,  si arriva a toccare i 4200 metri di altitudine , una vera emozione,  inoltre a volte ci si ferma in piccoli mercatini allestiti lungo i binari proprio per il passaggio del treno; non posso dimenticare inoltre i bambini dei villaggi che corrono dietro ai vagoni per farsi tirare qualcosa da mangiare.

Comunque le nostre 10 ore sono trascorse bene,  io ho continuamente ammirato i paesaggi , ma c'è stato anche il tempo per qualche gioco a carte spiegato da Sole al tavolo formato da lei, Nicola, Lorena e Ligeia, verso la fine della giornata sono riusciti a finire anche una partita a briscola! Io ho  passato anche del tempo sul balconcino esterno ed ho fatto amicizia con un gendarme dell'esercito peruviano che mi ha spiegato un pò di vita e problemi locali comuni nel paese!

Cosi al calar del sole arriviamo a Cuzco (m 3360), la città del sole: eravamo impazienti di vederla, anche perche è un mito narrato in molti libri e documentari, mitica capitale dell'Impero Incaico, conserva orgogliosa le sue pareti e i muri di pietra che evocano la grandezza dei figli del sole: ma è anche uno dei posti dove sono più visibili i danni arrecati dai spagnoli nel continente sudamericano, dove la croce e la spada avevano la stessa funzione sottomettere i popoli locali con la forza  e le barbarie, rapinandoli di ogni bene e arricchendo per decenni le casse dei paesi europei,   non tutti sanno quante tonnellate di oro e argento sono state estratte da queste miniere e quanti indios sono morti  per permettere questo. (Consiglio documentazione sulla storia di Potosi tanto per prendere un esempio eclatante che nella nostra cultura è tenuta accuratamente ben nascosta!  ... Impressioni personali come è scritto nell'introduzione del sito).

 Città piena di monumenti e reliquie storiche, di miti e leggende che sembrano rinascere ogni volta che si percorrono le sue centenarie vie. Comunque notiamo subito che quello di Cuzco è un Peru più turistico, più pulito e più benestante, basta vedere i negozi, anche il nostro albergo è forse il migliore di quelli incontrati durante il viaggio (per i nostri standard). A proposito di hotel decidiamo di cambiare le camere, non più uomini-uomini e donne-donne ma bensì miste (era ora !!); io vengo accolto gentilmente da Sole e Lorena in una tripla, e sono contento delle mie nuove compagne di stanza !! 

Il giorno dopo partiamo con un pulmino alla scoperta della Valle Sagrata, così è stata battezzata la valle dimora dell'antico impero Incas, un popolo che ha lasciato grosse testimonianze delle sue notevoli capacità e conoscenze, nonostante sembra che il loro regno sia durato solo poche centinaia di anni per decadere definitivamente con l'invasione degli spagnoli che approfittarono dei loro contrasti interni.

Cominciamo con la visita di Pisac (2700 m) forse il più famoso mercato del Peru, , vivace e colorato, poi la bella giornata di sole lo rende ancor più vivo e noi ne approfitto per comperare qualche souvenir, ma il problema è cosa comperare vista la varietà di prodotti artigianali, vi  si trovano  stoffe, tessuti, vestiti, argento, dipinti, legno lavorato, monili, statuette, cappelli, lana etc, oltre al reparto alimentare dove la frutta colorata  prevale su tutto.

Dopo un pò ci ritroviamo al pulmann e ripartiamo in salita verso la località di Ollatayambo, (2700 m) uno dei siti Incas più belli e spettacolari, ci appare dal basso incastonato dentro una valle e si innalza con straordinari terrazzamenti fino alla sommità della montagna, sembra quasi una diga,  invece fu uno dei punti forti dell'impero Incas,  tanto che qui gli spagnoli  a cavallo si dovettero ritirare colpiti dalle frecce scagliate dalla fortezza, ancora oggi si sente tutto l'orgoglio della civiltà precolombiana. 

La guida  che ci accompagna  dai capelli folti e scuri cosi come la sua pelle è un vero indio di razza, conservatore , molto preparato  e convincente  ,  orgoglioso della sua patria ci parla della Pachamama ovvero la stessa terra madre adorata come divinità dalle popolazioni locali per i frutti che essa fornisce  e di un certo Viracocha uno dei sovranii più famosi dell'impero Inca,   così con lui saliamo fino in cima laddove il Re Inca dominava e controllava tutta la sua gente, un punto di equilibrio e potere, anch'io stando in cima avevo una sensazione di essere più potente.

Anche questo posto  è stato edificato con grosse pietre perfettamente incastonate tra loro, addirittura con architetture antisismiche che hanno resistito a numerosi terremoti , inoltre in certi momenti dell'anno il sole sembra posarsi su determinate pietre, ciò conferma la cultura e le conoscenza astronomica degli Incas.

Lasciamo questa magica fortezza, e continuiamo il nostro tour verso la località di Chinchero (3700 m); per raggiungerla bisogna risalire di quota fino a toccare i 3700 metri e quando usciamo si sente subito, si tratta di un paesino indios nel quale si tiene un bel mercato, comperiamo qualcosa dopo aver visitato la bianca chiesa coloniale, che possiede un bellissimo interno decorato.          

Per oggi basta così rientriamo a Cuzco e la sera mangiamo un buon abbondante pollo contornato rigorosamente da patate, devo dire che il cibo in Peru  non è stato male: si comincia con la sopas una zuppa vegetale, poi la carne e il pollo sono buonissimi, anche l'alpaca che io ho solo assaggiato per curiosità  ma preferisco decisamente vederla viva  è saporita, come contorno aspettatevi sempre patate, mais, riso e qualche pomodoro, frutta varia ma soprattutto banane. Dopo di che non ancora stanchi andiamo a ballare in un locale sulla Plaza de Arma, accompagati da cocktail e cuzcuena.

Il giorno seguente, abbiamo la mattinata libera, ed io giro da solo per Cuzco, visito l'interno della stupenda cattedrale, piena i raffigurazioni e decorazioni, poi mi dirigo nel quartiere San Blas uno dei più caratteristici, arrampicato su un colle,  esperienze indelebili in un posto straordinario che ho avuto la gran fortuna di visitare. Anche gli altri sono andati in giro qua e la, la sera il nostro capogruppo Alfiero ci riferisce di aver avuto un tentativo di borseggio non riuscito per fortuna,, ma niente di  piu di quello che ti puo capitare a Roma presso la Stazione Termini....  a me è sembrato abbastanza sicuro!

Dopo aver incontrato casualmente Antonio, Ligeia e Viviana a zonzo per la città,  alle 2 p.m. si riparte alla volta  delle cosidette "Quattro Rovinas",  praticamente  una serie di fortezze e monumenti raggiungibili da Cuzco:  La più importante e famosa è indubbiamente Sachsayhuaman, il forte che si estende impetuoso sopra Cuzco, costituito da enormi massi tagliati, trasportati e incastonati alla perfezione, grande mistero del Peru, resisterono anche ai fortissimi terremoti che spianarono gran parte della nazione:  Sachsayhuaman,era il massimo centro del potere e della difesa, anche se poi cadde facilmente in mano agli spagnoli, oltre a muri e porte, da qui si può godere di uno splendido panorama sulla città di Cuzco, inoltre all'inizio dell'inverno si tiene l'Inti Ramy, cioè la festa del sole.

Le altre rovinas sono di minore importanza, si raggiungono con strade serrate e spesso si trovano un pò nascoste tra la selva, noi le abbiamo visitate tutte ma non ci hanno colpito particolarmente; di ritorno visitiamo un grosso negozio di tessuti dove ci insegnano a riconoscere le lane e i prodotti seri da quelli economici e commerciali.

Il giorno successivo invece abbiamo visitato le rovine di Pisac (3300 m), che si trovano arrampicate sopra l'omonimo paese,  dove si tiene il mercato che avevamo visto due giorni prima, ma ben 600 metri più in alto; Questa esperienza è stata davvero bella e salutare, con una lunga passeggiata in montagna tra sentieri e strapiombi, e a volte con grossi gradini da salire, mi sorprende il fatto che sull'orlo di profondi precipizi non ci sia neppure una corda o una ringhiera di sicurezza, ma qui gli standard sono questi!  Le rovine incaiche sono anche tra le meglio conservate di tutta la Valle Sagrata, ed offrono uno spettacolare panorama verso il basso, ricordo che la giornata era splendidamente assolata e l'aria era fresca al punto giusto, ci siamo veramente ossigenati. 

Torniamo in hotel abbastanza presto, il cielo si annuvola ma  non piove molto, così dopo una meritata doccia, faccio un giro con Lorena,  (che ha sempre voglia di muoversi), e andiamo di nuovo a visitare il quartiere San Blas, purtroppo lasciamo Sole in camera a combattere con un fastidioso mal di dente.  Lorena mi mostra un bellissimo e romantico sito panoramico che io non avevo mai raggiunto.

La sera ceniamo e risparmiamo energie, visto che al mattino partiremo per l'attesissimo trekking che ci porterà alla scoperta di Macchu Picchu, siamo molto curiosi e agitati, anche perche dovrebbe rappresentare la ciliegina sulla torta.

Per visitare Macchu Picchu partendo da Cuzco bisogna prendere il trenino delle Ande, dopo di che  si hanno tre diverse possibilità: la prima (la meno faticosa) è di arrivare fino al capolinea presso Aguas Calientes e poi con un bus si raggiungere le rovine;  la seconda (intermedia) è di scendere con il teno al km 104 e da lì si affronta un trekking di due giorni con pernottamento in un rifugio; la terza (la più faticosa) è di scendere al km 88 e affrontare un trekking di 4 giorni con tenda e portatori.  Noi scegliamo la seconda che comunque ci viene a costare più di 100 $ tutto compreso, è stata una delle spese più rilevanti del viaggio ma ne è valsa la pena.

Ci alziamo prestino  e ci rechiamo subito presso la stazione di Cuzco, li vicino ci sono dei negozi dove comperiamo acqua, frutta e cioccolata in previsione del trekking, Alfiero riesce a farsi capire dagli indios  anche in romanaccio puro! Poi di corsa verso un altro mitico treno  il "Cuzco -  Macchu Picchu" per un accurato e scrupoloso controllo  dei biglietti, scopriamo che questa linea è completamente gestita da una compagnia straniera privata ed anche il prezzo del biglietto non è economico (16 $ andata e 16 $ il ritorno) considerando i km da percorrere che non sono tantissimi. La prima ora  è veramente singolare, poiche il treno  "Cuzco Macchu Picchu"  deve salire in quota ma non ci sono tornanti, così è stato progettato un sistema di binari pendolari attraverso i quali il vettore tira una volta avanti e una volta indietro salendo in ogni tratto di un pò di metri elevandosi dalla città, fino a raggiungere la sommità delle montagne e da lì si allontana normalmente.   

Comunque il paesaggio è molto bello, si passa attraverso le verdi montagne della Valle Sagrata costeggiando l'Urubamba, affluente del Rio delle Amazzoni si assapora un clima  più tropicale dopo un percorso che per ora è stato tipicamente andino, noi anziosi e curiosi di arrivare cogliamo dai finestrini paesaggi e campesinos , mentre la nostra guida ci spiega che generalmente il governo affida pezzi di terra ai contadini che la lavorano ma spesso per quanto lavorano e quante tasse pagano i guadagni sono sempre abbastanza scarsi e la terra non diventa mai di proprietà.

Sbarchiamo così al km 104, famoso ormai in tutto il mondo, muniti di zaini, borraccia, e scarpe da trekking dopo vari controlli e pagamenti vari cominciamo a salire lungo il sentiero montano, bastano dieci minuti e il caldo ci fà sudare come bestie, d'altra parte qui siamo scesi di quota, siamo intorno ai 2000, uno scherzo rispetto ai 4000 del Titicaca, il problema non è più l'altitudine ma bensì il caldo.

La guida rimane per ultimo, mentre la nostra Viviana nonostante non sia un gigante sale come una vera alpinista: per ultima rimane Ligeia che forse ha caricato un pò troppo il suo zaino e sembra quasi stramazzare al suolo, a turno gli e lo portiamo noi maschietti, anche Andrea ha un pò di difficoltà a causa di un ginocchio sgangherato che non lo aiuta di certo.   Il nostro Alfiero dapprima rimane dietro poi dopo la sosta nella capanna con spuntino si riprende e passa in testa come in giro ciclistico.  Lo scenario tra le verdi montagne lussureggianti di vegetazione è straordinario, l'aria pulitissima e le mie gambe si intostano sempre di più;  mentre salgo penso agli Incas che si insediarono in queste zone, e sicuramente avevano un gran forma fisica poichè dovevano continuamente salire e scendere i grossi gradini di pietra.

Nel primo pomeriggio incontriamo una bellissima cascata, poi ci appaiono quasi come un miraggio nel verde delle splendide rovine incaiche, molto suggestive e ben conservate, si tratta di un antico villaggio montano, qui ci fermiamo e faciamo qualche bella foto, poi proseguiamo ed arriviamo finalmente al rifugio di Huayna Huayna, che possiede una sessantina di posti letto, con ristorante, docce e musica.

Io approfitto per fare subito una doccia visto che abbiamo un bagno in comune con molta altra gente che deve ancora arrivare, peccato che è fredda e il sapone è contato. Poi anziche riposare faccio una passeggiata con Lorena che ha sempre voglia di camminare e torniamo alle vicine rovine incas dove ammiriamo seduti lo splendido e quieto panorama.

La sera ceniamo e balliamo un pò con gli altri turisti stranieri, poi tutti  nei letti a castello a tre piani, io capito al secondo livello, vicino ad Andrea che già dormiva e Lorena che non ne può più di vedermi.

Al mattino sveglia alla 4, colazione e subito si riparte,  è ancora buio quindi siamo costretti ad usare le torce per farci strada sul sentiero, ogni tanto sentivo qualcuno che scivolava sull'umido terreno, pian piano arriva l'alba e camminando arriviamo alla porta del sole (non quella più famosa che abbiamo visitato a Tiwanaco in Bolivia), che segna il punto di entrata  dall'alto nella spettacolare valle di Macchu Picchu, così come immaginavo il mitico posto era tutto coperto da bianche e dense nubi  che si estendevano sotto di noi, ma la guida ci dice di nono disperare perche tra poco tempo spariranno.

Infatti, pian piano la nebbia si dirada e fuoriesce il magico e tanto atteso Macchu Picchu, l'emozione è forte,  quello che finora avevo visto sui libri e sui racconti si tramuta in realtà, e non mi delude affatto nonostante lo avevo immaginato in tutti i modi possibili!

Lo scenario è unico nel suo genere, le vaste e chiare rovine spiccano dal verde forte della vegetazione, ed intorno si aprono immensi strapiombi che cadono giù fino al letto dell'Urubamba, oppure terrazzamenti in pietra , di una regolarità  e di una praticità  che per come sono stati fatti all'epoca potrebbero sfidare i migliori architetti e ingegneri dei giorni nostri .....  percepisco  un forte senso di mistero.    Nell'insieme la panoramica a 360 gradi  è di una bellezza straordinaria e disarmante... mentre di fronte a noi emerge il picco del Wayna Picchu, che sembra guardarci e  sfidarci  per una eventuale salita di trekking estremo.

Cominciamo così la visita delle rovine , scoperte solo nel 1911 dall'archeologo Bingham, questo posto non venne raggiunto neppure dai conquistatori  spagnoli, e mi rendo conto del perchè visto il mazzo che abbiamo fatto per raggiungerlo ; la guida ci spiega dapprima le gerarchie della civiltà incas, dal Re Inca al sacerdote, al guerriero al popolo al mendicante, comunque ben strutturata e organizzata dove ognuno  aveva un suo ruolo. Poi passiamo alla descrizione delle stanze e ovviamente dell'ingegneria usata per incastrare le pietre alla perfezione, un grande mistero è sapere come e quanto hanno speso gli Incas per portare gli enormi blocchi  in cima alla montagna, probabilmente per realizzarlo sono morte tantissime persone, comunque sembra che il Macchu Picchu non sia mai stata una vera fortezza, ma piuttosto un villaggio fortificato.

Mentre consumiamo svariati rullini di foto il gruppo discute se scalare il Wayna Picchu oppure rilassarsi un pò e poi scendere alle terme di Aguas Calientes. Alla fine ci dividiamo, io nonostante la stanchezza non rinuncio alla scalata, così mi incammino verso la vetta, assieme a Nicola, Viviana, Lorena e Ligeia che non molla,  mentre Alfiero, Sole e Andrea rinunciano e scendono a valle, Antonio rimane tra le rovine e aspetta la nostra discesa.

Prima dell'arrampicata ci fanno firmare l'orario di entrata, visto che a volte qualche turista non è tornato alla base, pero! incoraggiante come inizio!  Il cammino è ripido e accidentato, in qualche tratto la forte pendenza, ha richiesto l'uso di scalinate quasi verticali e chi soffre di vertigini potrebbe trovare qualche problema, al mezzo dì il caldo si sente e il sudore abbonda.  Man mano che saliamo il panorama si fà sempre più vasto e spettacolare e ci ricompensa di tanta fatica  fino a che arriviamo in vetta, è una gran soddisfazione.

Cominciamo poi la discesa, lunghissima, torniamo prima al Machu Picchu dove con una fame pazzesca mangio un inaspettato  panino all'avocado specialità del posto e poi giù fino ad Aguas Calientes   che sembra non arrivare mai, credo che siamo scesi in altitudine per più di 1000 metri; prima delle terme ci bagniamo i piedi nella fredda acqua dell'Urubamba, che soddisfazione!  Poi ancora in moto fino alle sospirate terme dove ritroviamo i nostri amici e finalmente ci godiamo un meritato bagno termale in acqua calda.  

Dopo qualche ora riprendiamo il trenino e torniamo stanchi ma soddisfatti nella nostra Cuzco e purtroppo cominciamo a preparare le valigie per l'ultimo trasferimento.  

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Cuzco (Peru)

Pisac (Peru)

Cuzco (Peru)

Macchu Picchu (Peru)

Macchu Picchu (Peru)

Al mattino ho ancora il tempo per fare una passeggiata nella splendida  Plaza de Arma, la giornata è splendida e assolata, e in più c'è una bella sorpresa finale, è giorno di festa, così trovo tanta gente che guarda la partenza di una lunga processione che esce dalla cattedrale con baldacchini che portano figure sante e del passato, poi numerosi costumi tipici e indigeni, una banda musicale e tantissimi colori, è stato veramente un bel saluto all'indimenticabile capitale storica del Peru.   

Poi ci trasferiamo all'aeroporto di Cuzco, che  prende il nome di un colonnello, il nostro aereo è puntuale ed è molto confortevole, la  compagnia Tans non è niente male, le hostess ridono sempre,  così lasciamo le Ande volandoci sopra, sfioriamo le cime innevate della cordigliera con un pò di nostalgia.  A Lima imbarchiamo i bagagli sul volo internazionale e per passare la giornata anzichè tornare nella grigia  città, ci facciamo portare nella località balneare di Miraflores.

Credo che Miraflores rappresenti il posto più mondano e benestante di tutto lo stato peruviano,  ci sono moderne strade e grattacieli, molte sedi commerciali delle principali industrie, banche e società praticamente può essere considerata la parte residenziale di Lima, inoltre visto che girano più soldi ci avevano avvertito di fare attenzione ai ladri, ma a noi la situazione è sembrata molto tranquilla, Sole la nostra cassiera è giunta intatta fino alla fine del viaggio .  La parte più caratteristica comunque è quella litoranea dove una costa altissima cala a picco sull'oceano pacifico, qui sono stati costruiti viali e giardinetti come il Parco dell'amore dove ci siamo fatti le ultime foto del viaggio e una piattaforma dalla quale si lanciano i ragazzi con il parapendio, sfruttando le forti correnti ventose.    

Poi dopo un drink, passeggiamo tra i negozi fino a sera e come gran finale  consumiamo  l'ultima cena peruviana, presso un bel ristorantino, ci serve una cameriera molto spiritosa e il cibo non delude ne gli amanti del cicciopollo come Lorena e Andrea e ne quelli del pescado alla plancia tra cui io, Antonio e ovviamente Alfiero.

Spendo gli ultimi soles in un mercatino notturno per un maglione di alpaca e poi a malincuore salgo sul pulmino che ci conduce all'aeroporto.  Il volo dell'Aerolineas Argentinas da Lima a Buenos Aires è pieno ma  in perfetto orario, ci accomodiamo in poltrona ed io capito di nuovo distante dai miei amici, ma faccio una piacevole conoscenza con Ines una bella ragazza peruviana, devo dire che questa linea mi ha riservato sempre delle gradite sorprese, dovrei prenderla più spesso!

Arriviamo a Buenos Aires nel primo mattino, ma dopo i controlli ci confermano una cosa che già avevamo sentito, cioè ci sono problemi per poter uscire dall'aeroporto!  Sembra che rispetto all'andata le leggi siano diventate più restrittive, infatti dapprima ci chiedono una tassa di 30 dollari a testa da pagare (e non è poco!), poi anche volendo ci dicono che non c'è più il personale per i controlli quindi non si può più uscire!   A questo punto crolla il nostro ultimo progetto cioè quello di andare a visitare il delta del Rio della Plata, un'escursione di sicuro interesse, peccato!   Mi riconsolo ricordando che comunque Buenos Aires sono riuscito a vederla all'inizio della nostra avventura.

Così ci rinchiudono un'intera giornata in aeroporto, e l'aria era un pò quella del sequestro di persona: la nostra stanchezza accumulata durante gli ultimi giorni ci ha aiutato a dormire un pò sulle panchine, poi abbiamo visto la deludente prova della nazionale Italiana contro la Croazia che ci ha abbattuto ancor di più, e infine una serie di spuntini e pranzetti alternandoci nei due punti di ristoro offerti dalla struttura.

 

La sera verso le 22 finalmente prendiamo il nostro aereo, un' ultimo sguardo sulle luci della grande  Buenos Aires  e dell'America latina in generale   ,  un continente al quale mi sento particolarmente legato , anche in questo viaggio cosi come quando sono stato in Messico ho avuto la sensazione di essere di casa e un senso di appartenenza a questo mondo ,  forse c'ho già vissuto in un altra vita  ... chissa!  

Il volo procede bene , anche se lungo ...  parliamo  con un signore argentino che lasciava la famiglia per andare a lavorare in Italia, grazie all'ospitalità di  suoi parenti di Ancona, rifletto su come sia possibile che un paese così grande, democratico, pieno di risorse e poco denso di popolazione sia potuto sprofondare in una crisi di notevoli dimensioni e gravità; comunque è un gran bel popolo e tornerà alla normalità!

             

Conclusioni

E' stato un viaggio veramente notevole che ha colto vari aspetti , con un percorso che ha toccato alcune delle mete più classiche  del continente sudamericano, tra il Peru la Bolivia e il nord del Cile,  la suggestiva costa del pacifico, le vette andine tra le quali si nascondono grandi siti precolombiani, sopravvissuti ai danneggiamenti dei spagnoli, che di buono qui hanno lasciato solo qualche bella cattedrale  ;  la numerosa popolazione india conferisce una cultura radicata e profonda a tipici paesini e villaggi i cui colori si fondono alla perfezione con quelli del paesaggio naturale.  Interessante è stata anche la visita di Buenos Aires, un sudamerica sicuramente diverso e più occidentale.

Per finire torno in Italia con ho un fiato pazzesco ed energia da vendere,  chissà se è stata l'altitudine o i matè di coca che ci siamo bevuti ?

 

Musica: riproduzione di musica andina Condor Pasa

Mail :  paolomag2005@gmail .com