Beatles

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THE BEATLES

 

Dal Merseybeat alla leggenda

Partiti dalla “gavetta” amburghese, esplosi a Liverpool in piena epopea Merseybeat, i Beatles sono stati la prima band a dare dignità artistica al pop, aprendo le porte alla British Invasion e a un successo immenso, che si è protratto fino ad oggi. Le loro canzoni, costruite attorno a pochi ma memorabili accordi, rappresentano tuttora un modello per una moltitudine di band

 

 

I Beatles sono la più famosa rock band di tutti i tempi. La portata della loro vicenda travalica i confini strettamente musicali, condizionando mode, costumi e comportamenti non solo degli anni '60: la loro influenza si estende anche nei decenni a seguire, se si considera che a tutt'oggi la loro esperienza costituisce un modello imprescindibile e insuperato per intere generazioni di musicisti.

Nell'arco di una carriera discografica relativamente breve (7 anni, dal 1963 al 1970), i quattro Fab Four incidono moltissimo materiale, grazie alla creatività debordante della coppia di autori Lennon-McCartney, autori, tra l'altro, anche di uno dei primi singoli dei loro futuri rivali Rolling Stones (“I Wanna Be Your Man”). Partendo da una forma primordiale di rock’n’roll ispirato al blues e al rhythm&blues, The Beatles plasmano l'evoluzione stessa del rock, sviluppando uno stile eclettico e viscerale, e portandolo, per la prima volta, a livello di fenomeno di massa.

Nella Liverpool di metà anni '50 il chitarrista teenager John Winston Lennon (1940, Liverpool, Gran Bretagna - 1980, New York City, Stati Uniti) forma nel liceo locale i Quarry Men, il suo primo gruppetto di rock&roll. Intorno alla metà del 1957 si aggiunge un altro chitarrista, James "Paul" McCartney (1942, Liverpool, Gran Bretagna) e, poco dopo, arriva anche George Harrison (1943, Liverpool, Gran Bretagna), un terzo chitarrista amico di McCartney. Il gruppo arriva ad essere anche un quintetto, ma alla fine dei '60 la formazione si riduce nuovamente al trio Lennon, McCartney e Harrison (nel 1959 partecipano a una trasmissione televisiva con il nome Johnny & The Moondogs).

Con gli ingressi del bassista Stuart Sutcliffe (nome d'arte di Stuart Fergusson Victor Sutcliffe, 1940, Edimburgo, Scozia - 1962, Amburgo, Germania), compagno di college di Lennon, e del batterista Pete Best (1941, Madras, India) nell'estate 1960 il gruppo (ora ridenominato Silver Beatles) trova un ingaggio di alcuni mesi in Germania, nei club del quartiere a luci rosse di Amburgo. L'esperienza si rivela massacrante (concerti estenuanti e condizioni di vita misere), ma contribuisce ad affinare l'affiatamento del gruppo. Potendo contare sul supporto vocale di tutti e tre i chitarristi e su un repertorio composto da brani di Buddy Holly, Ray Charles, Fats Domino e vari standard ballabili dell'epoca, i Beatles (questo il nome definitivo) si fanno apprezzare in energiche performance amburghesi.

Tornati a Liverpool nel 1961, si costruiscono un consistente seguito locale grazie a una serie di esibizioni nel Merseyside (in quel periodo rigoglioso di gruppi beat), in particolare presso il Cavern Club.

Dopo l'abbandono di Sutcliffe per motivi di studio nel 1961 (l'anno dopo, il 10 aprile morirà improvvisamente per una emorragia cerebrale) McCartney passa al basso e il gruppo torna ad Amburgo, dove diventa la backing band fissa di Tony Sheridan, un cantante di punta della scena beat, con il quale incide “My Bonnie” (lato B: “The Saints”), un 45 giri a nome Tony Sheridan and the Beat Boys che riscuote un modesto successo solo nelle classifiche locali tedesche.

Verso la fine del 1961 la grande popolarità raggiunta dai Beatles nell'area di Liverpool spinge il gestore di un negozio di dischi Brian Epstein (1934, Liverpool, Gran Bretagna - 1967, Londra, Gran Bretagna) a diventarne il manager e procurare loro un infruttuoso provino per l'etichetta discografica Decca. La perseveranza di Epstein permette di ottenere un'ulteriore audizione alla Parlophone, dove il produttore e arrangiatore George Martin (1926, Londra, Gran Bretagna) decide di metterli sotto contratto, suggerendo un cambio di batterista.

Scaricato Pete Best e arruolato Ringo Starr (nome d'arte di Richard Starkey, 1940, Liverpool, Gran Bretagna), proveniente da un'altra popolare band del Merseybeat di nome Rory Storme And The Hurricanes, l'11 settembre 1962 The Beatles pubblicano il loro primo 45 giri “Love Me Do” (lato B: “P.S. I Love You”). Entrambi i brani sono a firma Lennon-McCartney e inaugurano quella partnership prolifica e ispirata che darà alla luce la maggior parte delle composizioni del gruppo.

Nonostante il successo locale del singolo, è solo con il successivo “Please Please Me” che i Beatles schizzano in testa alla hit parade inglese agli inizi del 1963: il brano li impone come i nuovi fenomeni della musica giovanile, grazie alla melodia orecchiabile, alle chitarre incisive e alle armonie vocali accattivanti.

Anche il successivo “From Me To You” ha le stesse caratteristiche, bissando il successo di classifica e spianando la strada al primo album Please Please Me (pubblicato il 22 marzo 1963), registrato l'11 febbraio 1963 in una sessione di appena 10 ore e destinato a rimanere al primo posto della chart inglese per ben 30 settimane.

Sia i successivi singoli “She Loves You” e “I Want To Hold Your Hand”, sia il secondo LP With The Beatles (pubblicato il 22 novembre 1963) contribuiscono, già in quell'anno, a imporre i Beatles come il più importante gruppo di rock&roll mai apparso nel Regno Unito e a gettare le prime basi della cosiddetta "Beatlemania", in virtù dei veri e propri fenomeni di isteria collettiva che divampano a ogni apparizione del quartetto e alla pubblicazione di ogni loro nuovo disco.

Alla base di tale successo c'è la capacità del gruppo di riappropriarsi in modo assolutamente originale dei migliori elementi del pop e del rock, sia attraverso la rivisitazione del genuino rock and roll di Elvis Presley, Buddy Holly, Chuck Berry, Little Richard, sia con la forza dirompente delle canzoni a firma Lennon-McCartney.

Inizialmente l'etichetta Capitol si rifiuta di distribuire i dischi dei Beatles negli Stati Uniti, ma il tentativo effettuato con la pubblicazione del singolo “I Want To Hold Your Hand” (subito schizzato in testa alle hit parade) e l'apparizione televisiva del quartetto all'Ed Sullivan Show avvenuta il 9 e 16 febbraio 1964 si rivelano un successo clamoroso, lanciando irresistibilmente la Beatlemania e il fenomeno della cosiddetta British Invasion anche negli Stati Uniti, con effetti perfino più esaltanti di quelli registrati in patria. Nella classifica di Billboard del 31 marzo 1964 sono presenti 4 brani dei Beatles nei primi 5 posti e ben altri 7 nella Top 100.

Tra il 1964 e il 1965 i Beatles sono impegnati in estenuanti tournée che raccolgono entusiastiche folle di spettatori (nella maggior parte dei concerti le urla del pubblico sono talmente assordanti da coprire totalmente il suono degli strumenti proveniente dagli amplificatori), registrano singoli di strepitoso successo e realizzano addirittura un paio di opere cinematografiche come protagonisti (“A Hard Day's Night” e “Help!”, entrambe dirette da Richard Lester).

La loro popolarità è ormai enorme e le pellicole fungono da straordinari veicoli promozionali per gli omonimi album A Hard Day's Night (10 luglio 1964) e Help! (6 agosto 1965), nonché dei nuovi hit “And I Love Her”, “A Hard Day's Night”, “Can't Buy Me Love”, “Things We Said Today”, “Help!”, “Ticket To Ride” e la stupenda “Yesterday”. Sono film che rappresentano una sorta di spaccato giovanile dell'epoca e le colonne sonore impongono definitivamente Lennon-McCartney come autori (in quel periodo raramente le composizioni sono elaborate a 4 mani: per contratto e per reciproca intesa, le canzoni composte singolarmente dai due artisti vengono in seguito firmate dal duo).

Tra un impegno e l'altro, il gruppo trova anche il tempo di assemblare Beatles For Sale (4 dicembre 1964), album ritenuto meno brillante dei precedenti, ma comunque un successo (e un ritorno alla formula dei primi 2 album: 8 brani originali e 6 cover).

Il 1965 è un anno cruciale: se da un lato il film “Help!” denota una leggerezza al limite della stupidità, dall'altro canzoni come “Yesterday”, la stessa “Help!”, “Ticket To Ride” e il singolo “I Feel Fine” (lato B: “She's A Woman”) denotano la volontà del gruppo di far evolvere il proprio sound verso territori musicalmente più complessi e con testi di maggior spessore.

Esaltanti concerti in tutto il mondo (Italia compresa, come dimostra, per esempio, l'esibizione del 27 giugno 1965 al Teatro Adriano di Roma) accompagnano il trionfo dei "Fab Four" (il 15 agosto 1965 suonano allo Shea Stadium di New York davanti a 55.600 fan scatenati: per l'epoca, una folla da record).

Nel giugno dello stesso anno vengono perfino ricevuti a Buckingham Palace e insigniti dalla regina Elisabetta dell'Mbe (Member of the Order of the British Empire), l'alta onorificenza britannica che vale loro il prestigioso titolo di baronetti. Come ogni vicenda legata ai Beatles, l'episodio, amplificato a dismisura dai media, suscita scalpore, scatenando polemiche e discussioni (alcuni anziani membri dell'Mbe restituiscono le loro medaglie in segno di protesta).

Una volta battuti tutti i record commerciali e di popolarità, i Beatles decidono di continuare la propria sfida sul piano prettamente artistico: le nuove direzioni musicali e poetiche sono evidenti già alla fine del 1965 quando escono in contemporanea l'album Rubber Soul (3 dicembre 1965), considerato uno dei dischi più importanti della musica rock, e il singolo “Day Tripper” (lato B: “We Can Work It Out”), due brani non inclusi nell'LP. L'album è il primo concepito come tale (e non come raccolta di singoli di successo), le canzoni si arricchiscono di testi più introspettivi (“Nowhere Man”) e talora più incisivi (“Drive My Car”), la musica si apre a nuove influenze (l'uso del sitar in “Norwegian Wood”) e il quartetto inizia a utilizzare le nuove tecnologie di incisione multitraccia, sperimentando sonorità inedite e intrecci chitarristici inusuali.

Il percorso evolutivo continua con il successivo 45 giri “Paperback Writer” (lato B: “Rain”) dell'aprile 1966, con cui i Beatles abbandonano i temi romantici a favore di parole e suoni tratti dall'immaginario psichedelico. Con la musica, cambia anche il loro aspetto: le divise e l'ordinata pettinatura "a caschetto" degli esordi spariscono lasciando spazio a barbe incolte e lunghe chiome, vestiti sgargianti e atteggiamenti eccentrici, che in breve attirano le critiche dei benpensanti. In questo periodo le sostanze psichedeliche alimentano la già fertile immaginazione del gruppo che ora può contare anche sull'apporto compositivo di George Harrison.

Revolver (5 agosto 1966) è un album vario e articolato che fa registrare i nuovi traguardi raggiunti in studio: “Tomorrow Never Knows” regala sonorità rivoluzionarie (ottenute ascoltando nastri riprodotti al contrario), “Eleanor Rigby” è eseguita con un quartetto d'archi, “Got To Get You Into My Life” gioca sapientemente con il rhythm’n’blues, “Love To You” rispecchia le passioni orientaleggianti di Harrison, “I'm Only Sleeping” le inquietudini di Lennon e “Here, There And Everywhere” la miglior vena melodica di McCartney. Anche Ringo Starr ha il suo momento di gloria alla voce solista (ma non è la prima volta) con la filastrocca per bambini “Yellow Submarine”, appositamente confezionata per lui da Lennon-McCartney.

Nell'estate del 1966, una frase pronunciata da John Lennon durante una conferenza stampa ("Siamo più famosi di Gesù Cristo") suscita un vespaio di polemiche specialmente negli Stati Uniti dove, in risposta all'avventata affermazione, si organizzano manifestazioni anti-Beatles (con tanto di rogo dei loro dischi) in concomitanza con la movimentata tournée della formazione. La frenetica attività live si chiude definitivamente al Candlestick Park di San Francisco (29 agosto 1966) dove i Beatles, ormai non più disposti a suonare in assordanti arene gremite di fan impazziti, si esibiscono per l'ultima volta davanti a un pubblico pagante. La scelta è quella di dedicarsi con maggior impegno e concentrazione al lavoro in studio, anche se per i restanti mesi del 1966 i quattro musicisti si prendono una pausa (la prima in quasi 7 anni), durante la quale ognuno si dedica a progetti personali e alla scrittura di nuovo materiale.

L'apparizione del singolo “Penny Lane” (lato B: “Strawberry Fields Forever”) nel febbraio 1967 mostra l'ingresso in grande stile nei territori del rock psichedelico attraverso l'impiego di sofisticati arrangiamenti orchestrali e del mellotron: i testi si arricchiscono di riferimenti reali e citazioni nonsense, ma le melodie mantengono il loro innato appeal presso il grande pubblico, ben disposto ad accogliere con immutato entusiasmo la nuova svolta dei propri beniamini.

È comunque con l'uscita dell'epocale Sgt. Pepper's Lonely Heart's Club Band (1 giugno 1967) che i Beatles sigillano "l'estate dell'amore" con l'opera definitiva dell'era psichedelica. Il disco è destinato a diventare un simbolo: dalla coloratissima copertina alla musica, dai testi visionari agli ambigui riferimenti (più o meno volontari) alla nuova cultura giovanile (in molti leggono un invito all'Lsd nelle iniziali di “Lucy In The Sky With Diamonds” e le presunte allusioni alla droga vengono rinforzate dall'ambiguità di un'espressione come “Fixing A Hole”).

Sgt. Pepper's Lonely Heart's Club Band è un concept album che si snoda senza soluzione di continuità dalla bizzarra fiction della "Banda dei cuori solitari" (e di “Being For Benefit Of Mr. Kite”) all'incredibile crescendo orchestrale che chiude la magnifica “A Day In The Life”. Indimenticabile ogni episodio di questo LP, in cui convivono tentazioni indiane (“Within You Without You”), durezze chitarristiche (la title track che si stempera nella solare “With A Little Help From My Friends” cantata da Ringo Starr), melodie malinconiche (“She's Leaving Home”) e ardite architetture pop (“Lovely Rita”, “Good Morning”), condite con soluzioni elettroniche d'avanguardia.

Quello che la critica dell'epoca definisce un patchwork, la cui unitarietà viene restituita concettualmente solo da un impiego brillante delle sovraincisioni e dai testi fiabeschi, rimane tutt'oggi un magnifico, caleidoscopico manifesto di rock psichedelico, il più grande trionfo della musica pop e il passo definitivo di questa verso la conquista dello stato di arte a tutti gli effetti.

Forse anche per sfuggire al clamore suscitato dalla pubblicazione di tale disco, i Beatles si recano in India presso il guru Maharishi Mahesh Yogi (divenuto per una breve stagione il loro "padre spirituale"), con il quale praticano meditazione e si dedicano a una tranquilla vita in armonia.

A Londra, il 27 agosto 1967 muore (per overdose di tranquillanti) il manager Brian Epstein, figura fondamentale per l'equilibrio interno del gruppo, nonché amico intimo dei quattro e co-artefice delle scelte strategiche responsabili del successo mondiale della band.

Da questo momento in poi, la stabilità del gruppo diventa sempre più precaria: il film-Tv “Magical Mystery Tour” (una sorta di lungo videoclip prodotto e girato da loro stessi) viene aspramente affossato dalla critica quando appare (il 26 dicembre 1967) sugli schermi della Bbc. Sul mercato americano viene anche pubblicato, il 27 novembre 1967, l'omonimo album-colonna sonora contenente, tra gli altri, il singolo “Hello, Goodbye” (lato B: “I Am The Walrus”) e la struggente ballata “Fool On The Hill”. Quando appaiono in mondovisione (nel programma Our World) per eseguire in prima assoluta il loro inno hippie “All You Need Is Love” sono i verosimili portavoce di una generazione: con il 1968 alle porte, il gruppo sembra perdere la propria proverbiale granitica coesione.

Il monumentale doppio album The Beatles (22 novembre 1968, noto anche come The White Album) non fa che rafforzare ulteriormente questa sensazione: Lennon appare come il rocker più sarcastico, McCartney l'anima più romantica, Harrison il mistico menestrello e Starr la macchietta naïf. Il bianco dell'austera copertina del disco fa da contraltare non solo al multiforme cromatismo del suo predecessore, ma anche alla gran varietà di idee e all'eclettismo di stili che emergono dalle 30 canzoni dell'album. Il disco segna anche il ritorno verso un rock chitarristico, ora visceralmente elettrico (“Helter Skelter”, “Back In The U.S.S.R.”), ora più acustico e bucolico (“Piggies”, “Julia”, la splendida “Blackbird”), ma sono anche riconoscibili profonde venature di blues (“Yer Blues”) e di folk (“Rocky Raccoon”), piccoli adorabili quadretti fuori dal tempo (“Good Night”, “Mother Nature' Son”), innocue filastrocche nonsense (“Ob-La-Di, Ob-La-Da”) e, come sempre, la straordinaria capacità di partorire canzoni memorabili del calibro di “While My Guitar Gently Weeps” (il capolavoro di Harrison), “I'm So Tired”, “Happiness Is A Warm Gun” e “Dear Prudence” (reinterpretata poi in chiave dark da Siouxsie and The Banshees).

Appare tuttavia evidente che l'album non si ciba degli umori di un gruppo unito, bensì di quelli dei suoi singoli componenti: la maggior parte delle canzoni sono messe a punto autonomamente dai quattro artisti e ognuno di essi impiega i compagni come session men. A distanza di anni, si verrà anche a sapere che Starr abbandonò addirittura il gruppo per un paio di settimane durante la lavorazione perché si sentiva "inutile".

Le forze centrifughe (tra cui vanno annoverate anche il matrimonio di McCartney con la fotografa Linda Eastman e l'unione di Lennon con l'artista d'avanguardia giapponese Yoko Ono) allontanano progressivamente i quattro musicisti e sono destinate ad aumentare sensibilmente con la costituzione della Apple Corps Ltd., una società creata nel gennaio 1968 per soddisfare utopisticamente le esigenze più disparate (dischi, abbigliamento, editoria) e naufragata in breve tempo in un disastro organizzativo e finanziario. Per una ramificazione importante della società, quella creata per agire in campo discografico e denominata Apple Records, incidono anche James Taylor, Mary Hopkins e Badfinger.

Nonostante ciò, la musica del quartetto viaggia ancora su livelli qualitativi eccellenti e riprova ne è lo strepitoso singolo (pubblicato nell'agosto 1968) contenente “Hey Jude”, a firma McCartney e, sul lato B, “Revolution”, potente “inno” di Lennon: il 45 giri vende 6 milioni di copie in poco più di 4 mesi e diventa il singolo più popolare della formazione.

Ma quando il gruppo si ritrova all'inizio del 1969 per incidere un nuovo album, le condizioni non paiono delle migliori: McCartney insiste affinché i Beatles suonino nuovamente dal vivo e convince gli altri della necessità di un "ritorno alle radici" attraverso la realizzazione di un album in studio "in presa diretta". Harrison porta con sé il tastierista Billy Preston per arricchire gli arrangiamenti e alleviare la tensione, ma le sedute non sono particolarmente fruttuose sia per le continue scaramucce tra i quattro, sia per la poco conciliante presenza delle macchine da presa ingaggiate per immortalare l'evento. Il 30 gennaio 1969 il gruppo piazza gli strumenti sul tetto della sede della Apple a Londra e tiene un concerto estemporaneo solo per le telecamere. L'esibizione viene interrotta dalla polizia perché il traffico sottostante va completamente in tilt. È l'ultima esibizione del gruppo.

Non soddisfatti dei risultati di queste incisioni (che l'anno seguente saranno affidate al produttore Phil Spector e dalle quali verranno tratti l'album Let It Be, pubblicato l'8 maggio 1970, e l'omonimo film diretto da Michael Lindsay-Hogg), nell'aprile 1969 i Beatles estraggono da quelle sedute anche il singolo “Get Back” (lato B: “Don't Let Me Down”).

Nel frattempo, il 13 gennaio 1969, esce anche la colonna sonora di “Yellow Submarine”, un variopinto film d'animazione (diretto da Dick Emery e George Dunning, su disegni dell'artista tedesco Heinz Edelmann), basato su alcune canzoni del gruppo (4 delle quali inedite) di stampo psichedelico.

Mentre si accende una furiosa disputa tra McCartney e gli altri tre musicisti per l'assunzione di Lee Eastman (suo suocero) in veste di manager (la spunta, invece, Allan Klein, voluto da Lennon), i quattro sono sempre più lontani: John Lennon è particolarmente attivo e allestisce la Plastic Ono Band, con la quale esprime radicali prese di posizioni pacifiste (celebri i suoi provocatori “bed-in” con Yoko) arrivando anche a pubblicare per primo del materiale discografico al di fuori del gruppo (tra cui il celebre singolo “Give Peace A Chance”, del maggio 1968).

Nell'estate 1969, un ultimo impulsivo desiderio di congedarsi con un'opera degna della loro fama è forse la molla che fa ritornare i quattro in studio con il produttore George Martin per approntare Abbey Road (26 settembre 1969), forse l'album più unitario e omogeneo della loro carriera (sicuramente quello di maggior successo commerciale), fortemente caratterizzato dalla ricercatezza di arrangiamenti strumentali e vocali. La piena maturità compositiva raggiunta da Harrison è testimoniata da “Something” e “Here Comes The Sun”, i due brani di maggior successo. Sono presenti anche l'immortale inno pacifista “Come Together”, l'abrasiva ripetitività di “I Want You (She's So Heavy)” e il lungo collage che si dipana sul secondo lato dell'album, cucendo diversi motivi le cui idee originarie erano state abbozzate già ai tempi del White Album (“Mean Mr. Mustard”, “Polythene Pam”). La chiusura non lascia adito a dubbi: è davvero “The End”.

Quando il 10 aprile 1970 McCartney annuncia di aver lasciato i Beatles, il gruppo in realtà non esiste più da diversi mesi. Tuttavia la notizia ha un effetto-shock sull'opinione pubblica, ancora largamente ignara delle frizioni interne che ormai da numerosi mesi minano la stabilità della band: quando esce il già citato Let It Be (8 maggio 1970), gli ex membri dei Beatles già si stanno combattendo a colpi di ingiunzioni legali. L'album è assemblato con i resti delle sedute del gennaio 1969 e viene fortemente "modellato" (in maniera maldestra, secondo McCartney, soprattutto a giudicare dalle massicce sovraincisioni apportate ai suoi capolavori “Let It Be” e “The Long And Winding Road”) da Phil Spector.

Le battaglie legali, le fortunate (anche se non sempre convincenti) rispettive carriere soliste e le mutate condizioni dei rapporti personali (specie tra Lennon e McCartney) fanno naufragare la tanto favoleggiata riunione dei "Fab Four" per tutto il decennio successivo, anche se il successo di vendita delle due doppie antologie "rossa" e "blu" (The Beatles 1963-'66 e The Beatles 1967-'70, pubblicate il 2 aprile 1973) dimostra che, insieme, potrebbero ancora monopolizzare le classifiche di vendite più di quanto riescano a fare da solisti.

Ogni speranza di rivedere riuniti i Beatles svanisce definitivamente l'8 dicembre 1980, quando John Lennon viene assassinato a New York da un fan psicopatico.

Il 7 marzo 1988 la Emi pubblica in due cd (Past Masters Volume One & Two) le numerose canzoni apparse solo su 45 giri, e fino alla metà degli anni '90 le tracce inedite più interessanti si trovano esclusivamente su dischi clandestini (detti bootleg) di scarsa qualità tecnica.

Occorre attendere oltre due decenni perché le questioni legali della Apple vengano appianate e McCartney, Harrison, Starr e la vedova di Lennon Yoko Ono trovino un accordo per sfruttare il cospicuo materiale inedito custodito negli archivi: nel 1994 viene pubblicato il doppio cd Live At The BBC con materiale tratto da trasmissioni radiofoniche del periodo 1963-1965, mentre tra il 1995 e il 1996 esce l'opera completa Anthology (tre doppi cd), mirabile operazione archivistica che finalmente offre gemme per troppi anni rimaste nascoste al pubblico. Rientra nell'operazione anche la registrazione di due nuovi brani (“Free As A Bird” e “Real Love”) rielaborati dai tre superstiti (con l'aiuto di Jeff Lynne) partendo da vecchi provini casalinghi di Lennon incisi alla fine degli anni '70.

Il progetto diventa anche uno splendido film-documentario della durata complessiva di circa 10 ore (pubblicato in 8 videocassette) la cui versione ridotta (trasmessa da tutte le televisioni del mondo) riaccende nuovamente la Beatlemania.

Risulta difficilmente calcolabile la quantità di dischi venduti dai "Fab Four" (il solo primo volume dell'Anthology realizza 12 milioni di copie a 25 anni dallo scioglimento del gruppo) e, soprattutto, è imponderabile l'intensità delle emozioni fornite dai loro pentagrammi. I Beatles hanno saputo rappresentare (e talora guidare) i sogni di un'epoca e, ancora oggi, la loro influenza sul mondo musicale è immensa.

 

 

(tratto da La Storia del Rock - http://digilander.iol.it/Buglione/)