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Quentin Tarantino

A cura di Alberto Baroni 

Tarantino comincia la sua avventura cinematografica scrivendo la sceneggiatura del film Una vita al massimo (True Romance), pensando poi di realizzarne un film a bassissimo costo. Purtroppo egli non può rifiutare l'offerta della Universal Pictures, e si vede costretto a vendere  alla major il suo script, che ne realizzerà un film diretto da Tony Scott (mediocre regista dell'orrido Top Gun e fratello del più dotato Ridley). Il giovane sceneggiatore non si da però per vinto. In soli tre mesi scrive e dirige il film Reservoir Dogs (Le Iene), prodotto con Lawrence Bender e Harvey Keitel (quest'ultimo anche attore protagonista). L'opera è degna di nota soprattutto per la sua complicata struttura a puzzle, dove i flashback e la teatralità fanno da padroni. Sembra quasi che il giovane regista si diverta a giocare con dialoghi irresistibili e con una stilizzazionemolto personale.

Il discreto successo commerciale di quest'opera prima, permette a Tarantino di lavorare con più calma al film Pulp Fiction, suo capolavoro insuperato. Facendosi aiutare alla scenaggiatura dal suo amico Roger Avary, Tarantino gira un film-simbolo raccontando quattro storie ad incastro a base di droga e violenza (Pulp Fiction, appunto), giocando sul mostrare l'immostrabile, sdrammatizzando e stilizzando situazioni truci e drammatiche con gusto e cinefilia (qui, più che mai, il cineasta gioca con le citazioni e gli ammiccamenti cinefili). L'umorismo e lo sberleffo (come ne Le Iene) sono esaltati e talvolta irresistibili: qualità queste che hanno fatto guadagnare all'opera la Palma d'oro a Cannes e l'Oscar per miglir sceneggiatura originale. Dopo il successo planetario, Tarantino scrive e recita il mediocre Dal tramonto all'alba , diretto dal suo pupillo Robert Rodriguez; e inoltre girerà un episodio della sketchs commedy Four Rooms.

Nel 1997 Tarantino torna al cinema con Jackie Brown, girando quello che forse è il film più controverso e malinconico della sua carriera. Ingiustamente sottovalutato, il filma ha i suoi pregi nella descrizione della per nulla superficiale dei personaggi, portata avanti con un romanticismo noir che ricorda il vecchio cinema anni '40. Il cinismo disincantato e la costruzione impeccabile hanno forse reso l'opera un pò fredda e meccanica, provocando in più di un critico alcune incomprensioni.