Partito dei Comunisti Italiani

Maddaloni

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Sintesi del discorso di Diliberto all'Assemblea Nazionale dei Giovani Comunisti Italiani

Perugia, 13 Ottobre 2001

Innanzitutto va detto: siamo il Partito con il più alto numero di tesserati giovani con circa il 20 %. Occorre, quindi, investire su tale capitale umano e politico economicamente e finanziariamente. Bisogna, però, dire subito una cosa: il partito mette i giovani in condizioni di crescere, ma sono poi i giovani stessi a dover crescere.

Oggi, il nostro compito è resistere. In Italia attualmente c'è il peggior governo della storia repubblicana. I governi della Dc almeno erano interclassisti: la Dc rappresentava ogni classe e ceto sociale. Questo governo, invece, è un governo di classe: interpreta la politica della Confindustria. Cambia, così, il ruolo e la politica dell'opposizione.

Con il "Libro Bianco" del ministro Maroni, l'Italia torna non all'era fascista, ma ancora più indietro all'età pre-fascista: via lo Statuto dei Lavoratori; no alla concertazione, uffici di collocamento privati; cancellazione dell'ipotesi di contratto a tempo indeterminato con l'inserimento del contratto di lavoro a leasing, un ritorno al caporalato del lavoro; abolizione del controllo statale sugli appalti pubblici, cosa che nel Mezzogiorno vuol dire affidare i lavori pubblici direttamente alla malavita. Ci troviamo di fronte ad un regime e bastano sei televisioni per testimoniarlo. Non basta semplicemente andare in piazza e gridarlo come fa Rifondazione Comunista; non è chi gridando forte che si aumentano i consensi. La nostra attività politica, quindi, non deve solo galvanizzare i nostri, ma deve convincere quella parte proletaria che oggi vota Forza Italia. Cosa dire? Ad esempio: l'idea di aumentare le pensioni minime è stata proposta da noi nella scorsa legislatura, ricevendo un secco no da Visco. Quella di Berlusconi non è altro che una scelta demagogica, perché l'aumento gli sarà possibile solo grazie a tagli netti nel sociale.

Riguardo, poi, al Genoa Social Forum, dobbiamo ammettere un piccolo ritardo nell'adesione. Il vostro compito e il compito della Fgci all'interno del Gsf non sarà solo quello di aderirvi, ma di crearvi proselitismo. In altre parole va bene entrarci, ma con le nostre idee del mondo. Noi non siamo contro la globalizzazione; mi hanno insegnato che furono proprio i comunisti a parlare di Internazionale. Come ha più volte detto Mandela: "Fermare la globalizzazione è come fermare le stagioni". Noi siamo contro i potenti del mondo che vogliono governare il mondo intero.

La situazione internazionale sta assumendo toni tragici. Non esiste più il diritto internazionale. L'Onu stessa è ormai di fatto sostituita dalla Nato, e la politica estera non esiste più. Gli indirizzi finanziari ormai vengono dati dalla Banca Mondiale e non più dagli elettori; dal 1991, poi, le guerre sono la forma principale ed unica di politica estera. In questa fase, essere contro la globalizzazione non vuole che essere una battaglia che tenda ad obiettivi raggiungibili. Quali sono? Uno è stato individuato proprio da Nelson Mandela: la battaglia contro i brevetti dei farmaci. Infatti, Sudafrica, Cina e Cuba hanno la possibilità di produrre il farmaco anti-Aids ad un prezzo irrisorio, ma viene impedito loro dalle grosse case farmaceutiche internazionali che ne posseggono i brevetti. Questa battaglia non va diretta a livello mondiale, ma ogni nazione la svolge all'interno. E' un dato di fatto: tutti i partiti Comunisti del mondo si trovano in difficoltà. La Cina, al cui governo c'è il Partito Comunista entra nella WTO, la più grossa organizzazione capitalistica del mondo. Ne ha fatta richiesta anche il Vietnam, governata anch'esso da comunisti. Ancora Cuba ha risolto la sua grandissima crisi economica grazie proprio alla mondializzazione della sua economia: nell'isola ormai il dollaro è diventata moneta corrente.

Il terrorismo. Le azioni terroristiche sono chiaramente indirizzate al potere economico. E noi non possiamo essere equidistanti tra terrorismo e anti-terrorismo; il che non vuol dire essere filo-americani o no! In questo momento mi torna in mente Guido Rossa, operaio ucciso dalle Brigate Rosse perché aveva deciso di rivelare chi distribuiva i volantini nella sua fabbrica. In lui non trovò applicazione quel terribile assioma "Né con lo Stato, né con le B.R."; lui aveva scelto di stare con lo Stato. Nel corteo di domani non bruceremo bandiere americane, perché noi non siamo contro l'America, ma siamo contro la guerra, perché è inefficace; serve solo ad alimentare ulteriormente il terrorismo e non ad eliminarlo. Noi avevamo fatto richiesta dell'intervento della Polizia Militare, scongiurando così i bombardamenti. La nostra posizione alla Camera non danneggia l'Ulivo, ma è utile ad esso perché in questo modo arriva anche a chi è contro la guerra. Noi non siamo pacifisti, cari compagni, né gandhiani o non-violenti: la guerra di resistenza è stata combattuta con le armi! Siamo semplicemente antimilitaristi.

Nelle manifestazioni come quella di domani e quella avutasi a Genova, occorre sì isolare i violenti, ma non con la polizia. Ricordo che gli anni '70 sono stati caratterizzati da grandi manifestazioni di piazza. In queste capitava che c'erano anche i più turbolenti se non proprio violenti. Ebbene, questi venivano allontanati e messi da parte da un apposito servizio d'ordine disposto dall'organizzazione. E ciò lo chiede soprattutto alla Cgil, unica ad avere le forze necessarie per farlo.

Come siamo noi oggi? La politica, soprattutto dai vostri coetanei ma non solo, è vista come qualcosa che fa schifo. E' l'esito di un'onda lunga, un processo che ha inizio col craxismo. La gerarchia dei valori ha subito un ribaltamento: il denaro ora occupa il primo posto. Questo sistema viene ancor di più esaltato dai cronisti e mai è stato appieno contrastato sai comunisti (impegnati forse con i proprio problemi interni). E' in questo sfondo che va inserita l'educazione dei quadri. Il nostro dovrà essere, come ha scritto Togliatti, "Il partito educatore". Se posso darvi un consiglio, leggete molto, documentatevi, discutete, socializzate.

Sarà a tale scopo aperta, nel cuore dell'Italia, la scuola di partito con veri e propri cicli di formazione diretti, di volta in volta, da un dirigente del Partito. Tre saranno gli aspetti da toccare: 1) Storia dell'Italia, storia del '900, storia del Pci, la Costituzione; 2) Il mondo: le relazioni con gli altri stati e i partiti comunisti di questi; 3) Tornare a fare teoria. E se oggi vi posso già dare una indicazione, lasciatemi consigliare di Togliatti, "Politica Comunista. Per l'Unità Nazionale".

La nostra politica deve essere una politica di massa. E in questa fase politica occorre un sistema di alleanze per un partito di governo (che abbia la testa di governo) e non al governo, perché si può governare pur stando all'opposizione. Siamo, è vero, un partito minoritario, ma in tal senso, siamo un partito minoritario che aspira a diventare maggioritario; gli altri sono minoritari e tali resteranno sempre, sventolando la loro bandiera rossa. Occorre dire un'altra cosa: noi non siamo tra i Ds e Rifondazione. Mi rifiuto di essere considerato a destra di Bertinotti! Attualmente anche Rifondazione va al congresso con grossi problemi di individualità, problemi che la spostano inesorabilmente a destra. Chi grida più forte non sempre ha ragione, ma ha solo bisogno di sentirsi più forte. E', questa politica di Bertinotti, piccolo-borghese.

Diversità Comunista. Nelle crisi di Ds e Rifondazione, abbiamo la possibilità di rintagliarci un grande spazio, purché sappiamo essere diversi dagli altri. Occorre essere sempre chiari, anche quando la verità non è sempre felice; oggi non ci sono le basi per ricostruire un nuovo Partito Comunista Italiano. Il nostro compito, quindi, è duplice: resistere e consentirvi di costruire un domani voi il nuovo Partito Comunista d'Italia.