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Hanno spostato le Colonne d'Ercole?

(Seconda parte)

 

E' il Paradiso, per loro, Trapani. Perché lì, in Tunisia, 12 ore di fatica - e sei giorni a settimana - te le pagano 400 mila lire al mese, e di là dal Canale - se ce la fai ad arrivarci vivo, e non ci anneghi dentro - vali cinque volte tanto e, allora sì che puoi mandare i soldi a casa. E quando sei vecchio te la sei pure costruita tua, la casa...Lì, Kelibia e le altre fortezze, s'impennano possenti a guardia del mare. Ancora poggiano su massi ciclopici di chissà quando... Punteggiano Capo Bon, pronte, un tempo, ad avvertirsi l'un l'altra con il fuoco o il fumo, o sparandosi addosso il sole cartina2.jpg (30K) negli specchi. E ad avventarsi su chi non avrebbe dovuto passare di lì. Strabone un secolo e mezzo dopo la fine dell'Impero Punico (XVII.1.18) scrive: "I Cartaginesi solevano affondare le navi degli stranieri diretti verso la Sardegna o le Colonne d'Ercole".
I bastioni punici di Kelibia, con quei loro grandi antichi massi, oggi stanno a far da fondamenta ad altri bunker più recenti. Ricordano che è sempre stata zona dura, quella. Con quel mare loro, poi, pronto lì a intervenire, a far da alleato.Che quell'acqua infida del Canale fosse una vera arma da guerra, un segreto militare di Cartagine - e che per di più lo fosse da secoli, sorvegliato dai mostri più mostruosi, prima ancora che da fortezze o da Colonne scacciagreci - ormai, non ci sono dubbi.Lo era diventato, di sicuro, poi, dopo quella terribile vittoria-boomerang dei Focei nel Mare Corso. La battaglia di Alalia: importante come Maratona, come Waterloo, come... Fosse andata diversa, allora, il Nord-Africa sarebbe stato tutto greco già dal VI secolo, forse. Una Magna Grecia grande quanto l'intero Occidente...(Si tratta, infatti, proprio di quei Focei d'Asia Minore, fedeli di Artemide Efesia che, solo qualche generazione prima, e prima ancora di stanziarsi in Corsica, avevano conosciuto Argantonio, Re della Tartesso sarda). "Da allora i confini del mondo greco non oltrepassarono la Sicilia e la costa orientale della Spagna" giura John M. Cook, l'ex direttore della Scuola Britannica di Archeologia di Atene, nel suo I Greci dell'Asia minore. Mare vietato ai Greci, quindi! Anche per lui... E sta scrivendo proprio di quel 540 a.C.Anno 540 a.C.... E i Greci dal Canale di Sicilia già non passano più. Mare vietato anche ai Romani elefante.jpg (33K) dal 509, se è giusta quella datazione - che vien presa per buona - del trattato tra Roma e Cartagine....Una sconfitta di Cartagine, battuta dagli Agrigentini, infiamma l'intera zona. E' ormai il 480, la vigilia: quattro anni dopo, Pindaro - nelle sue tournée cortigiane lì in Sicilia - comincerà a puntellare le sue odi con quella selva di Colonne d'Ercole che, d'improvviso, fanno da Altolà ai marinai greci e ai loro sogni di grandi rotte. Suo, a quel che risulta - di Pindaro, cantore fidato di Delfi e della sua politica coloniale - il copyright di quel segnale per indicare Finis Terrae... E qui, comunque, al Canale c'era una Frontiera. La Frontiera! Anzi: una Cortina di Ferro! Tutti loro, i Sapienti - da Platone a Braudel, a Moscati, a Gras - lo sapevano già! Siamo solo noi che ci dicono "Gibilterra!" e ancora ci crediamo. Ci crediamo, ci fidiamo, ci crediamo e continuiamo a crederci e fidarci fino a prova contraria, almeno.

Era qui, comunque, invece, però che cominciavano le Terre di Milqart, Padrone dell'Ovest. Milqart: il dio letto, detto, fatto Herakles dai Greci. L'Ercole che fu padrone dell'Occidente, giurava Aristotele.Nel suo libro Gras scrive: "Gibilterra fu considerato, probabilmente sin dal secolo VIII con le prime navigazioni dei Greci d'Eubea, un punto di riferimento essenziale. Di fatto la tradizione greca più antica dette allo Stretto il nome di Colonne di Briarèo, dal nome di un eroe euboico che era oggetto di culto nella città euboica di Calcide in seguito, e probabilmente attraverso l'assimilazione con il Melqart fenicio che aveva un tempio non lontano, fu ad Eracle che si fece riferimento e, durante tutta l'antichità, si parlò di "Colonne di Eracle" e, poi, di "Colonne di Ercole"".Potrebbe lo stesso identico ragionamento essere applicato a un altro Stretto? E, anche, a un altro Briarèo? Perché c'è Callimaco che, nella prima metà del III secolo a.C., in un suo Inno a Delo, scrive: "...Come quando dell'Etna sono scossi tutti i recessi tra le fiamme e il fumo, poiché si gira sopra l'altro lato il Briarèo che giace sotto...".Non sarà mica quest'altro il Briarèo giusto?Erano qui al Canale di Sicilia anche le prime Colonne d'Ercole? Quelle di Briarèo? Se non c'erano, un segnale di pericolo, comunque, avrebbero potuto pur mettercelo...Che fai, lo metti a Gibilterra il segnale "Pericolo!" - Non plus ultra! - e poi non lo metti qui? Qui dove tutto e tutti ti vogliono inghiottire? Dai mostri alle sabbie? E che spesso, poi, ci riescono anche. Che gente, però, questi infidi Fenici: Volpi Rosse dai cartelli sbagliati...Qui, a Malta, comunque, quando si scava non si trova, né mai si è trovata, roba greca. Forse qualcosina, ma - si sa - anche i vasi, però, viaggiano... Qui l'isola, se la vedi nelle mappe degli archeologhi, ed è tutta a pois per le tombe che son solo fenicie o puniche.Qui, proprio qui - e lo assicura Giorgio Casti, l'inventore del mensile Bolina, che è ormai uno strumento di bordo per chi va per mare - arrivando in barca dall'Oriente, vorresti una Capitaneria di Porto, o un tempio di Milqart/Herakles, a darti le dritte su una rotta, che da qui, in poi, si fa terribilmente rischiosa. Del resto è qui che le antiche carte di Tolomeo posizionano due isolotti davvero importanti. Uno sacro a Giunone, che prima era stata Hera, prima ancora Ishtar-Astarte, e forse prima ancora la Luna. L'altro sacro ad Ercole, che per i Greci era Herakles e per l'Internazionale dei Fenici, Milqart. Erano qui anche quei due isolotti di cui narra Euctemone, in Avieno? Quei due isolotti sono considerati la testimonianza più antica, insieme alle poesie di Pindaro, sulle Colonne di Ercole. E sono davvero frutto dell'ignoranza, come dicono? Uno era sacro alla Luna, e l'altro a Eracle. ma - attenzione lì! - i fondali son bassi e pericolosi: per arrivarci bisogna prima svuotare la nave... Lo ripete anche Aristotele: bassi fondali e niente vento.Gibilterra? Un fuori tema, un fuori luogo: serve sabbia e fango insieme alle Colonne d'Ercole. Quel fango e quella sabbia che a Gibilterra - neppure mettendocela tutta - non riusciresti mai a trovare...E' qui al Canale che ci sono quei banchi di sabbia che raccontano i testimoni migliori. Quel Pindaro della III Nemea proprio così dice di Eracle e delle sue Colonne, nel 476 prima di Cristo: "Questo eroe, questo dio le pose come illustri testimonianze del termine estremo della sua navigazione. Sul mare, egli aveva domato enormi belve per il proprio amore di avventura aveva esplorato le correnti dei bassi fondali...".Incontrovertibile: bassi fondali firmati Pindaro, firmati Aristotele, firmati Platone... Qui sì, mica a Gibilterra che è larga 13 chilometri dov'è più stretta, e che - dov'è più bassa - ci sono almeno 300 metri di correnti che ti fanno schizzar via la nave con il contamiglia impazzito...E' Malta, con il suo arcipelago, comunque, l'ingresso dell'imbuto: entri e ne esci - se ne esci - solo dopo la tenaglia Lilibeo-Capo Bon.Ma, se sei un Greco di quegli anni, che ne esci a fare?Per andare dove? Se sei Greco dovresti avere tutto a posto: carte, lasciapassare, sigilli... E poi, comunque, rischi uguale. Ne vale la pena? Se sei Greco, anzi, non entri proprio... Tanto, poi, a sinistra c'è Cartagine, per giorni e giorni, per sempre, fin giù a Lixus. Dritto, o a Nord-Ovest, c'è invece il Mar Grande della Sardegna e delle Baleari che, poi, non solo comunque è Cartagine anche lì, ma se ci vai, nelle acque alte, la costa non la vedi più. E la costa - se sei Greco e del VI, V, IV secolo - mica la molli... Te la tieni, lì, a vista, a farti da salvagente...E Malta sembra davvero messa lì apposta per segnalartelo che, con lei, cominciò il viaggio in un al dil là.

Nella biblioteca di Alessandria a caccia dei confini del mondo

Le "Colonne" spostate a Gibilterra
così Eratostene nascose Atlantide

Sotto processo il padre della nuova geografia. Fu lui a "deportare" il Simbolo dell'Ignoto?

Davvero, da sempre, a Gibilterra? O, prima, al Canale di Sicilia? Come molti testi antichi fanno sospettare? Dov'erano, davvero, le primissime Colonne d'Ercole? La posta in gioco, ormai, è davvero alta: c'è la credibilità di Platone e dei suoi racconti su Atlantide da verificare tra poco. Perché lui ci ha lasciato scritto che al di là di quella bocca che gli Ateniesi chiamavano Colonne d'Ercole c'era un'isola. E che da quell'isola si raggiungevano altre isole e il continente che tutto circonda... Uscendo ora dalla tenaglia Lilibeo-Capo Bon, quella "favola" platonica assume connotati di sorprendente realismo... Il problema è: come, quando e perché le prime Colonne d'Ercole dal Canale di Sicilia - lì dove Sapienti di ieri e di oggi raccontano esserci stati fondali maledetti e anche la Cortina di Ferro dell'Antichità che spartiva il Mar Greco da quello Fenicio - possono essere slittate a Gibilterra? E chi è stato? Tutti gli indizi - 300 pagine di indizi - obbligano a perquisire la Biblioteca di Alessandria. Indiziato Numero Uno è, infatti, il suo Magnifico Rettore: Eratostene di Cirene, Padre della Moderna Geografia. eratostene.jpg (29K) Il libro di Sergio Frau - "Le Colonne d'Ercole, un'inchiesta" - trascina quel Genio del Mondo Nuovo davanti a un ipotetico Tribunale della Geografia. Lì, ascoltati i migliori testimoni dell'Antichità - da Polibio a Strabone che gli rovesciano addosso cento accuse di superficialità - e i migliori esperti dell'Evo Moderno - da Prontera alla Aujac (il Verbale del processo è agli Atti, nel libro) - si chiede la condanna del Grande Geografo per aver spostato i Confini di un mondo diventato più grande, criptando così la Prima Storia mediterranea... Da quella sezione del libro oggi anticipiamo L'Arringa dell'Accusa. L'arringa la riportiamo tale e quale come era nelle fotocopie dell'Accusa. "Che tutto cambi - dopo Eratostene e la potenza comunicativa irradiata dalla sua Biblioteca di Alessandria - non v'è dubbio. Il problema che voi Giurati dovreste porvi qui , ora, è solo questo:

fu colposo o doloso l'operato di Eratostene? Un malinteso su quale fosse il Mare Esterno? O, invece, una scelta fatta a freddo per amor di simmetria? Perché fu proprio così che, da allora, l'Ordine Nuovo di Alessandria trionfò sulla Tradizione. E, da Alessandria, quell'Ordine contagerà il mondo. Un mondo che, di lì a poco, diventerà tutto Roma. E sì: con lui, l'Ordine regna ad Alessandria. Tutt'intorno, però, era ancora un gran casino... La battaglia di Zama è del 202: l'agonia di Cartagine iniziata 40 anni prima con le perdite di Malta e della rocca di Lilibeo, è proprio da allora che si fa irreversibile. Con il trattato del 201. Herakles/Milqart, dio e dominatore dell'Ovest, tira in secco quella decina di navi che Roma, ormai, gli permette: la sua poderosa flotta non dominerà mai più il Mar Grande d'Occidente. Ricordiamolo: la Sardegna l'aveva persa, insieme alla Corsica, nel 238. Malta e Sicilia erano già romane dal 241, insieme alle Egadi. Eratostene è proprio in quegli anni che ridisegna il mondo. La Cortina di Ferro che strozzava il Mediterraneo era ormai svanita. E le Colonne d'Ercole? Un buon titolo, certo, ma ormai senza senso: un toponimo scintillante, evocativo, magico da riutilizzare alla prima occasione. Ovvero: subito! Per tutt'altra storia, per la Nuova Geografia. Una geografia che ribattezzasse l'Occidente Fenicio con tutti quei suoi nomini impossibili, scritti da sgorbietti senza vocali e, per di più, all'incontrario. Come se a noi ci arrivasse addosso, d'improvviso, tutta l'Urss, vinta, da tradurre dal cirillico... Colonne d'Ercole in via di deportazione... Il conto alla rovescia è già iniziato! Decolleranno tra poco, proprio come l'Omphalos da Delfi, del resto... "L'Ombelico del Mondo, ancora bloccato a Delfi? E solo perché Zeus aveva fatto incontrare là, su quel picco sacro, due aquile d'oro liberate ai confini delle terre conosciute? Ma siamo pazzi?" deve essersi chiesto, spazientito, Eratostene. "Neanche per idea!" deve essersi risposto. "Mondo nuovo? Ombelico nuovo! Fatto!". Queste sono realtà già certe! Stradocumentate, Signori della Corte... Fu, infatti, proprio così che la sacra Delfi venne privata del suo titolo, e Rodi ebbe l'onore improvviso di diventare il Nuovo Omphalos, il Centro della Terra Grande ridisegnata - creata - da Eratostene. No! Rodi mica ce li aveva meriti particolari! Né sacralità da vantare! La sua vera, unica fortuna era di essere da sempre come Malta e Gibilterra su quello che noi oggi chiamiamo - anche grazie a Eratostene - il 36° parallelo: il Parallelo Fondamentale. Un po' come Greenwich... Toglile quel suo meridiano e... Era stato costretto a farlo, Eratostene, quello sfregio sacrilego a Delfi, ai suoi sacerdoti, ad Apollo figlio di Latona, a Zeus? Tutta colpa di Alessandro... E della Simmetria... Il Grande, infatti - con quella sua smania aristotelica di misurare, archiviare, possedere, anche mentalmente, spazi e tempi - il Mondo fino all'India, fino a Samarcanda dove arrivò nel 329 a.C. (giusto un secolo prima dei grandi lavori cartografici di Eratostene), fino al Gange, mica l'aveva solo conquistato... L'aveva anche misurato passo passo, bêma per bêma. Bematisti, infatti, si chiamavano gli uomini-contachilometri dell'Imperatore Macedone. Loro compito era di fare passi sempre uguali, contarli per bene, tenerli a mente e riferire ai cartografi. Nell'Alessandria di Eratostene - erede ed archivio di tutti quei dati raccolti da Alessandro & C. in Oriente - dovevano avere, ormai, le misure più o meno esatte del mondo fino al Gange, mentre prima di Alessandro si sapeva, sì e no, dell'Indo. Mille dati, notizie confuse, ma idee chiare, e tutto il mondo da rimontare: il più fantastico puzzle della storia! Da perderci la testa a rimetterlo insieme: il confine orientale del mondo conosciuto - quello di Zeus e della sua aquila d'oro liberata dai Paesi dell'Alba - era sempre stato ai monti del Caucaso, proprio dove Prometeo era stato incatenato a far da segnale. Al confine occidentale - luogo di partenza dell'altra aquila d'oro, quella del Tramonto - ci pensava invece suo cartina1.jpg (44K) fratello Atlante, bloccato anche lui ma, nel mare, a reggere il Cielo del Tramonto. Sempre lì, nel mezzo, tra il 38° e il 39° parallelo, il "parallelo di Delfi!", e probabilmente - almeno a misurare le equidistanze su una carta d'oggi - in Sardegna. Così sì, che Delfi - lì al centro, sotto il Sole del mezzogiorno, del mezzo cammino - aveva un senso... Ma provaci a rimettere tutto in bella copia, ora - con tutta quell'India nuova - su una mappa... Il Mondo conosciuto fa impressione. L'ecumène ora ti pende tutto a Oriente, ti si slarga verso il Gange: è tutto disordinato, disorientato, asimmetrico, inguardabile, non degno di Alessandria... Servirebbe... Serve un aggiustamento di tiro! "Fatto! L'abbiamo appena fatto a Zeus e a quelle sue due aquile, figurarsi se non lo possiamo fare anche a Herakles/Milqart, dio sconfitto, e a quei suoi due patetici pilastri obsoleti ed ormai inutili, monumento ai caduti commerci di Cartagine...". Ed eccole, finalmente, le Colonne d'Eratostene a Gibilterra. Eccole laggiù, d'improvviso! Solide, giuste, giustificate, autorevoli, incontrovertibili, definitive, teoriche, geometriche.

Colonne Nuove di zecca a tener ben disteso il Mondo nuovo di zecca. Il Mondo Grande di Alessandro il Grande, finalmente tutto ben stirato sulle carte appena disegnate per regalare certezze a un pubblico vergine, ignorante di geografia, scienza nuova che ti spara contro paroloni come sfragide o dodecaedro o, che so, gnomone tanto che nessuno osa più mettere in discussione nulla. Chi avrebbe potuto farlo poi?E sì: son le Scienze Esatte, ormai, queste! Già roba per addetti ai lavori... E chi osa più metterci bocca... Se le Colonne, ora, stanno lì, avranno le loro buone ragioni... Se ce le hanno messe - quelli di Alessandria, poi, che la sapevano così lunga - perché toccarle? Così ora sono lì - simboli inquietanti di geometrica potenza - a chiudere l'Ovest di Gibilterra. Niente segnala più che quei fondali del Canale, se non li sai, ti possono anche ammazzare di acqua e fango.Sono simboli satellitari, ormai, le Colonne di Eratostene. Laggiù, lontano lontano, a criptare gli antichi testi. A non farti capire più niente del Mondo com'era stato fino allora. A render cretini gli svolazzi dei Miti. A spegnere la luce sugli Anni Bui.Ad accendere l'insegna Dark Age.Sono slittate a Occidente. Come niente fosse. Come un cartello stradale. Come frontiere sacre solo a pellerossa che, poi, un Custer qualsiasi e i suoi che arrivano lì, si permettono di ribattezzare sacrileghi, a cuor leggero - su quello stesso 36° parallelo che ora da Rodi, infilza prima Malta e il Canale dov'erano le antiche Colonne d'Ercole, e poi Gibilterra, nuova Regina dei Confini.Regina senz'anima e senza storia. Regina, ma senza mostri né fango. Regina, solo perché così almeno quadra tutto.Slittano. E, slittando fin laggiù, le Colonne si trascinano lontano lontano la Storia, e le storie, e la dignità del Mediterraneo d'Occidente. Succhiano via sangue e vita all'antico Mare di Herakles/Milqart, quello che con il vento buono ti portava da Tiro a Cartagine, da Cartagine a Tharros, da Tharros a Ibiza, da Ibiza fin su a Cadice, città santa, potendo continuare a parlare sempre la stessa lingua, a pregare sempre gli stessi dèi, in templi sempre tutti uguali.Il Mare di Herakles/Milqart, al di là delle sue Colonne, quel mare che tanta paura ha sempre fatto ai Greci, non c'è più: è alla deriva con tutti i suoi miti. Lui stesso annacquato, dissolto in questo Oceano nuovo di zecca. Un Oceano che, certo, non è più quello di Omero e che finirà ben presto per succhiargli via persino il suo antico nome: Atlantico. Mar di Atlante e di tutte quelle sue nuove Esperidi marocchine.L'Ordine regna ad Alessandria. E da Alessandria sul Mondo. Ci penserà poi Roma a farlo suo e torchiarlo a dovere.L'Impero di Herakles/Milqart non c'è più. Anzi: non c'è mai stato.Persino Atlantide è scomparsa. Si sono sciolti come sale nei nuovi mari di quelle mappe che riempiranno di stupore, riverenza e ammirazione gli occhi del mondo fino a oggi. Annegano lì dentro i Miti: non servono neanche più. Non ti aiutano più a capire i popoli fratelli. O a metterti in guardia da quelli nemici.Diventano solo strane, lontane, ridicole storie di un litigioso Pantheon mezzo pazzo, mezzo scemo, affogato nel Mar Nuovo e nel ridicolo.L'Occidente sono le Bahamas, ormai. Il Sole scende tra i Sargassi.Gli dèi del Tramonto galleggiano, boccheggiano, lontano da tutto. Sballottati. Come resti di un altare distrutto, di un crocefisso in cento pezzi. Ho torto io? Cacciateli fuori voi, di nuovo, tutti quegli dèi, ora che sono appena rientrati, tutti insieme.Assolverlo, Eratostene? Sarebbe annegarli tutti di nuovo.Nel 146 Roma sparge sale sulle macerie spianate di Cartagine. Migliaia di sigilli - saltati fuori dagli scavi - ricordano quei papiri cartaginesi bruciati allora. Dovevano scrivere tutt'altre storie.Tutt'altra Storia.Milqart si è sciolto in mare. Ogni sua parola è cenere. Quel mare in cui si specchiava il suo nome è in pezzi: Milqart è in frantumi, c'è solo Herakles, ormai... Assolvere Eratostene? Pensateci. Pensateci bene prima di farlo".
Il Giudice: "Finito?".
L'Accusa: "Finito".
Assolverlo Eratostene? Chi davvero lo assolve si fermi pure qui. Non la varchi neppure questa pagina: ora che le Colonne son tornate al loro posto, in quel Canale di Sicilia che strozzava il mondo piccolo degli Antichi più antichi, lasceremo il mare magnum di quest'inchiesta per azzardare le acque infide dell'ipotesi.Ipotesi, sia chiaro! Mica fantasticherie! Ché altrimenti si cominciava subito a lavorar di fantasia e a cuor leggero... E, allora, tutta questa roba, e quella che ora segue, poteva esser buttata giù pure in due mesi, senza farsi staccar via un pezzo grosso di vita... Del resto è ineluttabile, purtroppo: impossibile non andare oltre. Arrivati a questo punto, poi...E sì, perché appena più in là, al di là di queste Colonne di Ercole, c'è - sì, certo... - il rischio dello sputtanamento. Ma c'è anche Platone, però, messo lì a far da sirena... Quel Platone settantenne del Timeo e del Crizia che, nel IV secolo a. C. - cent'anni prima di Eratostene e della sua Rivoluzione cartografica - ci scriveva: "Davanti a quella bocca che gli Ateniesi chiamano Colonne d'Eracle c'era un'isola, e da quest'isola si raggiungevano le altre isole, e il continente che tutto circonda...".Come tapparsi le orecchie con la cera, ormai? Farsi legare? Da che? Da chi? E' Atlantide, quella di cui Platone sta parlando, l'Isola Fiaba, il Paradiso Rompicapo sacro a Poseidone, Trono di Re Atlante (che regge il cielo del Tramonto) e di quel suo gemello Gadeiro, che ha tutte le sue coste del Sud blindate dalle fortificazioni e da torri.C'è già naufragata gran bella gente, andandola a cercare... Nessuno di loro, finora, però, era mai uscito da queste qui, di Colonne d'Ercole, queste del Canale di Sicilia, appena tornate - senza licenza alcuna, per la prima volta, dopo 2200 anni - al loro antico posto... Proviamo? Proviamo. L'inchiesta, però, finisce qui. Ora, ormai, è davvero tutto un azzardo osare al di là di queste Colonne d'Eracle del Non plus ultra... Tutto vero: solo i pazzi lo fanno. Male che vada, però, ci ritroveremo, a boccheggiare, di nuovo in alto mare ma, almeno, non più soli, come finora che c'erano soltanto gli Antichi a tenerti a galla. Naufraghi sì, ma, anzi, d'ora in poi, in buona, straordinaria compagnia: con Bacone che negli anni Sessanta del Seicento, Atlantide, la giurava in America con Frost che, nel 1909, ci vedeva Creta con Frobenius che, nel 1910, la metteva in Nigeria con Bérard che, nel 1929, disse Cartagine con Luce & Marinatos che nel 1969 e 1971 scommisero su Santorini e tutti ci credettero o con il Cnr tedesco che ora sta frugando vicino Troia. Con... Chissà, se anche tanto tanto tempo fa, prima di varcare le Colonne d'Ercole - queste Colonne d'Ercole qui, qui al Canale di Sicilia - qualcuno, vedendoti preoccupato, teso, spaventato, ti si avvicinava per dirti: "Buon vento!".

E' un Platone serio e minuzioso quello che descrive l'Impero del Mare contro la potenza Egizia

Al di là delle Colonne ecco Atlantis, isola-mito

(Dal libro di Sergio Frau, "Le Colonne d'Ercole, un'inchiesta", anticipiamo alcuni brani dal Forum su Atlantide, Enigma degli Enigmi - Roma (XXI secolo d.C.).

CRIZIA: "Allora: davanti a quella bocca che voi chiamate Colonne di Eracle, c'era un'isola. Chi ci arrivava poteva passare da quest'isola, alle altre isole e raggiungere il continente che tutto circonda...".
COORDINATORE: bronzetto.jpg (37K) Un attimo! Serve un'introduzione... Cominciamo oggi con l'unico testimone esistente: Crizia. Del resto è lui che, questa storia di Atlantide, se l'è sentita raccontare da suo nonno - Crizia anche lui - figlio di Dròpide, parente e amico caro di Solone, il quale a sua volta se l'era sentita raccontare a Sais in Egitto, nel 560 a.C., da un sacerdote di lì. Fu proprio lui, Crizia che, riferendola a Socrate, permise a Platone di farcene avere quella trascrizione-rompicapo che, seppur incompleta...
Gran bella gente partecipa a questo Primo Forum Mondiale dedicato all'Isola del Re Atlante. Altro che videoconferenza: qui, ora, siamo collegati con il Tempo e con lo Spazio. E' anche la prima volta, in 2200 anni circa - da quando, cioè, secondo la nostra inchiesta (e l'ipotesi cartografica che ne è, poi, conseguita) Eratostene le spostò a Gibilterra - che le Colonne di Ercole da oltrepassare per sbarcare ad Atlantide, nel pieno del Far West degli antichi Greci, sono di nuovo al Canale di Sicilia, dove - presumibilmente - erano ancora nel 356 a.C. a indicare l'inizio del Mondo cartaginese.
COORDINATORE: La parola torna a Crizia. Proporrei, però, di saltare ogni altra premessa - di tagliare tutta la parte che voi Greci siete sempre fanciulli, senza memoria perché i cataclismi ve l'azzerano di tanto in tanto lasciando in vita solo gli analfabeti - e il problema della localizzazione di Atlantide.
CRIZIA (riportando le parole dette dal sant'uomo egizio a Solone):

"Davanti a quella bocca che viene chiamata, come voi dite, Colonne di Eracle, c'era un'isola. Quest'isola, poi, era più grande della Libya e dell'Asia messe insieme e coloro che ci arrivavano, allora, potevano passare da questa alle altre isole, e dalle isole al continente opposto che circonda quel vero mare".

COORDINATORE: In che senso"vero mare"?
CRIZIA: "Perché tutto questo mare che sta al di qua della bocca che ho detto, sembra un porto di angusto ingresso, ma l'altro potresti chiamarlo vero mare, e la terra che per intero l'abbraccia, un vero continente... Ora, in quest'isola di Atlante, vi era una grande e mirabile potenza regale che possedeva l'intera isola e molte altre isole e parti del continente. Inoltre dominavano, al di qua dello Stretto, le regioni della Libya fino all'Egitto, e dell'Europa fino alla Tirrenia (ovvero, letteralmente, inizialmente, Il Paese delle Torri o l'Isola delle Torri solo in seguito l'Etruria, (ndr)".
SPETTATORE: "Attenzione, però: qui Crizia con queste sue dieci paroline soltanto, ha appena smontato l'impianto della vostra ipotesi".
COORDINATORE: In che senso?
SPETTATORE: "Quando dice che "al di qua dello stretto dominavano l'Europa fino alla Tirrenia", sembrerebbe tener ferme le Colonne e la loro bocca a Gibilterra. O no?".
COORDINATORE: Ma quando prima, invece, ci ha parlato di un'isola e di un continente che tutto circonda, non stava certo parlando dell'Oceano Atlantico di oggi...
SPETTATORE: "L'unica sarebbe che - almeno in certi anni - sia stato usato il termine Tirrenia in un'accezione più vasta... Che so: comprendendovi insieme alla Sardegna e alla Corsica con le loro torri nuragiche anche le Puglie, la Sicilia, le sue isole... Ma non è attestato da nessuno, e neppure dall'archeologia... O sbaglio?".
DIONIGI DI ALICARNASSO: "In quel tempo il nome Tirrenia risuonava per la Grecia e tutta l'Italia occidentale, tolte via le denominazioni delle singole popolazioni, assunse quell'appellativo".
COORDINATORE: Questa sì che è una notizia! Prosegua pure, Crizia.
CRIZIA: "...E tutta questa potenza, unitasi insieme, tentò una volta, con una sola mossa, di sottomettere la vostra regione (la Grecia, ndr) e tutte quelle che stanno al di qua dello Stretto".
COORDINATORE: Disse proprio così, il sacerdote: al di qua dello stretto?
CRIZIA: "...tutte quelle che stanno "al di qua" dello Stretto! Allora, dunque, Solone, la potenza della vostra città (Atene. Ndr) apparve eroica per virtù e vigore a tutte le genti. Infatti, superando ogni altro per forza d'animo e in tutte quelle arti che servono in guerra, in parte guidando i Greci, in parte procedendo da sola per necessità quando gli altri defezionarono, dopo aver affrontato estremi pericoli, vinse gli invasori e innalzò il trofeo della vittoria. E così impedì che venissero sottomessi coloro che non erano stati ancora sottomessi, e liberò con generosità tutti gli altri che abitano al di qua delle Colonne di Eracle".
COORDINATORE: Il racconto - secondo Massimo Pallottino e altri grandi studiosi - sembrerebbe fotografare l'invasione dei Popoli del Mare contro l'Egitto: anche lì - agli inizi del XII secolo a. C., però - un'aggressione da Ovest anche lì una federazione di popoli - i Lebu libici, gli Shekelesh siculi, i Tursha (Tirreni?), gli Sherden sardi.
.. - poi sconfitti... Il tutto, però a ridosso del 1200. A che periodo lei datò l'intera vicenda, raccontandola a Socrate e agli altri convitati?
CRIZIA: "Nel complesso erano passati novemila anni...".
COORDINATORE: Leggendo il resoconto che proprio lei, Crizia, affidò alla penna di Platone si parla di scrittura, e bronzo, e armi, e carri, e triremi, e cocchi per gli arcieri... A noi moderni, però, non risultano testimonianze di questo tipo in epoca così alta. La data del 9399 a. C. lei la considera certa?
CRIZIA: "Solone tradusse in greco quel che diceva il sacerdote...".
SPETTATORE: "C'è stato chi ha ipotizzato che Solone abbia interpretato male il sacerdote proprio su questo punto: che il sant'uomo di Sais intendesse parlare di "mesi" e che invece Solone l'abbia interpretato, male, traducendo "anni"...".
COORDINATORE: Vedrà - se lei, però, ce ne darà modo - che anche noi, per vie del tutto più serie, arriveremo più o meno a quell'ipotesi di datazione. Massimo Pallottino, studioso rigoroso, e certo non sospetto di azzardi fantarcheologici, nel 1951 scrisse: "

Sembra anzitutto da rilevare che il luminoso parallelo istituito nel 1913 dal Frost tra le tradizioni sulle guerre di arginamento del XIII e XII secolo contro la incombente minaccia del Popoli del mare ed alcuni aspetti del racconto, atlantideo di Platone sia, ormai, più che una semplice possibilità. Esistevano, invero, ed esistono tuttora, quei gegramména (ovvero "scritti",ndr) come Timeo , 24 libri (Papiro Harris) o iscrizioni (Stele di Karnak, di Athribis, di Israele Medinet Habu, ecc.), nei quali era narrata la disfatta sotto i Faraoni Merenptah e Ramses III di due potenti coalizioni straniere provenienti da terra e dalle " isole del mare " e prementi non solo sull'Egitto ma, almeno per ciò che concerne la seconda, anche su tutte le altre terre fatta eccezione per quella degli Ittiti ".

Sentito? Ed è Pallottino, mica Maga Magò... Eravamo ad Atene che vince gli invasori. Proseguiamo pure con il racconto, Crizia, prego.
CRIZIA: "In tempi successivi, però, essendosi verificati terribili terremoti e inondazioni, nel corso di un giorno e di una terribile notte, tutti i vostri guerrieri (di Atene. Ndr) sprofondarono insieme dentro la terra e allo stesso modo fu sommersa e scomparve l'Isola di Atlantide. Per questo ancora oggi (intorno al 560, quando si svolge il colloquio di Sais, ndr) quel mare è diventato impercorribile e inesplorabile, essendo d'impedimento i bassifondi fangosi che produsse l'Isola, sprofondando".
ARISTOTELE (dei Meteorologica ): "Il mare al di là delle Colonne è poco profondo a causa del fango, ma non è ventoso perché si trova come in un avvallamento...".
COORDINATORE: Crizia, può ripeterci la frase esatta del sacerdote. Da dove di preciso lui faceva arrivare quegli aggressori dell'Egitto?
CRIZIA: "...una grande potenza che con tracotanza aveva invaso contemporaneamente l'Europa e l'Asia, uscendo fuori dal Mar Atlantico. Infatti, a quel tempo, era possibile traversare quel mare".
COORDINATORE: Quindi usa Mar Atlantico! Cosa poteva intendere Solone in quegli anni - nel 560 a. C. - per Mar Atlantico? E cosa intendevate voi, più tardi, quando ne parlavate, nel 399?
APULEIO: (del De mundo, pubblicato a metà del II secolo d.C.): "I mari più grandi sono l'Oceano e l'Atlantico, che delimitano il confine del nostro globo".
GIUSTINO (che - copiando da chissà chi nel II d.C. - nelle sue Storie filippiche racconta dei Focei che fondarono Massalia-Marsiglia fra i Liguri): "E così, avendo osato spingersi fino agli estremi lidi dell'Oceano, giunsero infine nel Golfo Gallico, alla foce del Rodano e, presi dalla bellezza del luogo...".
COORDINATORE: Quindi, nonostante la solita burrasca sui nomi dell'Oceano/Mar Grande d'Occidente, ora seguendo l'ipotesi di questa ricerca non solo potremmo piazzare l'Isola Mito, davanti all'uscita del Canale di Sicilia, ma anche far arrivare quella masnada di invasori dall'Ovest e per di più proprio intorno al 1200 a. C. Chi erano?
SERGIO F. DONADONI: "Di due di questi Popoli del Mare le fonti egiziane più antiche fanno menzione. Dei Luka, anzitutto, che appaiono nelle tavolette di Tell el Amarna, con tratti pirateschi e ricompaiono poi fra i federati hittiti contro cui si batté, a Qadès, Ramses II. Degli Sherden, poi - e più ampiamente - che compaiono anch'essi a Tell el Amarna, in due lettere di Ribaddi di Biblo che li ha al suo servigio. Ma più notevole è una stele di Ramses II, nota come la Stele degli Sherden, dove è detto di loro: "Per quanto riguarda gli Sherden dal cuore ribelle, non si era capaci di combatterli dall'eternità. Essi venivano, possenti (di cuore - ?-...) su navi da guerra in mezzo al mare, e non si era capaci di tenere loro testa...". Oltre questa chiara descrizione dell'attività piratesca degli Sherden, è qui notevole la posizione che essi hanno nella composizione generale della stele: si parla dei popoli del Settentrione, di quelli del mezzogiorno, dell'Oriente, dell'Occidente, e si aggiungono infine, secondo la regola degli elenchi geografici egiziani, questi "del mezzo".
Se consideriamo ad esempio la Stele poetica di Tuthmose III, si hanno, meno ordinatamente, elencati in serie i quattro punti cardinali e si aggiunge a loro il Centro, rappresentato da "Quelli che sono nelle Isole in mezzo al Mare" e così anche nell'Inno ad Aton si parla di "Mezzogiorno e Settentrione, Occidente e Oriente, e le Isole che sono nel Centro del Mare". Nel testo di cui parliamo, gli Sherden assumono una funzione analoga: vorrà dire un'analoga situazione geografica? E' difficile dire di no".
COORDINATORE: Quindi lei, professore, gli Sherden, non li fa arrivare dall'Anatolia - come si è fatto per tutto il secolo scorso - ma dalle Isole nel Grande Verde?
DONADONI: "Degli Sherden non si parla nei testi hittiti: non si può perciò localizzarli in Asia Minore".
COORDINATORE: Due date segnano la presenza di questi pirati nelle terre di Ramses III: all'arrembaggio in una battaglia nilotica (nel 1178), e furono sconfitti con donne e figli, nel 1175 a.C. e, lì, fu una vera mattanza. Come finì, poi?
DONADONI: "I due gruppi furono annientati. La rappresentazione dello scontro porta un testo breve e per di più assai ridotto per lacune e guasti, e che non dà altro che frammenti di celebrazione del valore regale".
COORDINATORE: E allora come siete riusciti, voi egittologi, a interpretarli?
DONADONI: "C'è la parte figurativa: mostra le tipiche acconciature a penne sul capo degli invasori, gli elmi cornuti e ornati di un disco (o di una sfera) degli Sherden dell'esercito egiziano, e - nella confusione della mischia - i pesanti carri, trainati da quattro bovi l'uno, che si trovano implicati nella zona della battaglia, e dove donne e bambini sono insieme con i guerrieri barbari: in una situazione, cioè assai diversa dal vecchio tema "di genere" che accompagna le scene di guerra".
COORDINATORE: Cioè?
storico DONADONI: "Angosciosamente migratoria! Su questo punto i testi, malgrado le scorie retoriche, sono abbastanza espliciti".
GIOVANNI GARBINI: "Se i Popoli del Mare, che per tanto tempo avevano intrattenuto con gli Egiziani pacifici rapporti commerciali, cercarono a un certo momento di insediarsi in Egitto con la violenza, vuol dire che si era creata alle loro spalle una situazione tale da spingerli a quel gesto disperato".
COORDINATORE: "Gesto disperato" è un'espressione che di solito si usa per un suicidio?
GARBINI: "Gesto disperato!".
COORDINATORE: Il professor Donadoni ha parlato di "angosciosa migrazione" con carri, donne e bambini e usa questa locuzione per la seconda invasione ai tempi di Ramses III, nel 1175. Ora lei ora dice "gesto disperato". Potrebbero davvero esserci stati dei cataclismi all'origine di quegli spostamenti di popoli...
DIODORO: "Posso?".
COORDINATORE: Prego, Maestro!
DIODORO: "Le Amazzoni (quelle libiche, alleate degli Atlanti secondo quel che scrive Diodoro, subito prima di questa frase nella sua Biblioteca, ndr) sarebbero state completamente distrutte da Eracle, all'epoca in cui, percorrendo le regioni occidentali, piantò le colonne della Libya...".
COORDINATORE: Sa, veramente, sulle Colonne d'Ercole...
DIODORO: "...Eracle riteneva che sarebbe stato terribile se, essendosi egli proposto di beneficare tutto quanto il genere umano, avesse lasciato alcuni popoli dominati da donne. Si dice che anche il lago Tritonide (in Tunisia, dove le Amazzoni avevano la loro città, ndr) sia scomparso in seguito a terremoti, con il rompersi delle parti rivolte verso l'Oceano".
esterne COORDINATORE: Una testimonianza che ne vale tre! Anzi: quattro! I terremoti a Ovest dell'Egitto! In zona Tritonide, ovvero nell'entroterra delle Sirti... Con Eracle che sta, giustappunto, mettendo colonne da quelle parti. E, per di più, l'Oceano lì davanti...E se riaffiorasse ora? E d'improvviso. Se, da mezzo al mare, riapparisse d'incanto un'isola? E se succedesse proprio al di là delle Colonne di Eracle, quelle appena tornate al Canale di Sicilia? E se fosse al centro di tutte le rotte più antiche? E se quest'isola ci si ripresentasse ora, ma com'era 3200 anni fa? Viva, ricca, verde e strabiliante? Con 8000 gigantesche torri? E con quelle altre che ora non ci sono più? Con le necropoli "anatoliche" rosse e gialle del 3000 a.C.? E con quella ziggurat strampalata messa lì, vicino a Sassari, da 4300 anni? E con tutti i metalli del mondo? E con un clima che - si sa - è, quasi sempre, primavera? Con le palme, i cervi, l'oricalco? E fiumi d'argento, isole di piombo, e monti di ferro, e pietre di fuoco, e sorgenti di acqua calda? E con i vecchi più vecchi del Mediterraneo? Se riapparisse all'improvviso un'Isola, in mezzo al Mare d'Occidente? Già antica anche per gli Antichi. Se riaffiorasse ora, la Sardegna?

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Le "Colonne" spostate a Gibilterra
ecco Atlantis, isola-mito


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