ANKARA - LE
CIVILTA' ANATOLICHE Lasciata la Cappadocia con le sue affascinanti grotte e le sue strane valli con i camini delle fate, i nostri pellegrini piegano verso Ankara, città moderna con vestigia che provengono dritte dritte dalla preistoria. Al museo delle civiltà anatoliche sono esposti dei reperti incredibili che ci mostrano come questa penisola sia stata una culla di importanti civiltà agli albori della storia. Le note che seguono sono state tratte dallo stupendo catalogo del museo che, giustamente a mio parere, venne insignito del 1997 del riconoscimento europeo di "Museo dell'anno". L'Anatolia nel VII secolo a.C. |
L'EPOCA NEOLITICA O DELLA PIETRA LEVIGATA Si chiama Neolitica l'epoca incui l'uomo inizia la vita sedentaria dedicandosi all'agricoltura ed alla pastorizia. Questo periodo è contraddistinto da edifici costruiti secondo un ordine stabilito, da utensili e armi in pietra e in osso e da oggetti decorativi che riflettono l'inizio della vita rurale sedentaria. Il centro neolitico più evoluto dell'Egeo e del tutto il Vicino Oriente antico è Catalhóyúk che si trova a 52 km. a sud-est di Konya. Le case scoperte nei dieci strati d'insediamento portati alla luce durante gli scavi e datati dal 6800 al 5700 a.C. sono costruite con pianta rettangolare perfettamente identica e sono disposte attorno a dei cortili. Le case hanno muri contigui e indipendenti e sono costruite in argilla con tetti piatti, senza fondamenta in pietra. Ogni casa è composta di una grande stanza, un magazzino e una cucina. Nella stanza principale si trova un divano fisso, lungo il muro, un focolare e dei forni. Le decorazioni murali raffigurano scene di caccia, tori, occhi, avvoltoi, leopardi, cervi, cinghiali, leoni, orsi. Si notano ancora, paesaggi e configurazioni architettoniche, di cui un particolare importante è la raffigurazione dell' eruzione d'un vulcano, nello sfondo, d'un paesaggio urbano e le scene dove uomini cacciano avvoltoi che attaccano i cadaveri senza testa. La figura della dea madre indica la presenza d'un culto della fecondità. Le dee madri in terracotta o in pietra sono rappresentate come giovinette, come partorienti o come donne anziane.Degna di nota la figura d'una donna partoriente che si appoggia ai leopardi disposti ai due lati del corpo. (Statuetta in terracotta, alta 20 cm, databile al 5750 a.C. e raffigurata qui accanto) Oltre alle statuette e agli altorilievi delle dee madri, si trovano ancora delle statuette votive in forma animale eseguite in terracotta. I numerosi gioielli trovati, le collane fatte in pietra, le conchiglie forate e gli specchi di ossidiana testimoniano dell'interesse per la cura del corpo. Dei reperti indicherebbero inoltre la presenza di un'attività di tessitura. ETA' DEL BRONZO L'Anatolia entra nella prima età del Bronzo verso la fine del IV millennio a.C.; gli abitanti riescono a legare il rame con lo stagno ottenendo il bronzo: con questo producono le loro armi, recipienti, gioielli ed oggetti ornamentali. Essi fanno uso, nello stesso tempo, di rame, oro, argento ed elettro (lega di oro e argento) per soddisfare i loro bisogni. Le località portate alla luce dagli scavi sono circondate da fortificazioni.Le case sono attigue l'una all'altra e sono del tipo tradizionale anatolico: fondamenta in pietra, mura in argilla a pianta rettangolare o trapezoidale, con focolari, forno e panche fisse. Le case a "megaron", nella valle dell'Alto Meandro (Yukari Menderes), comprendono una abitazione sistemata in una sola lunga stanza e dimostrano che questo tipo di costruzione è stato utilizzato per lunghi secoli offrendo importanti elementi per provare i legami tra l'Egeo e questa regione. La transizione dal Calcolitico superiore (età del rame) all'Età del Bronzo avviene senza interruzione. I centri piccoli e grandi hanno continuato il loro sviluppo nella loro tipologia architettonica, nei loro sigilli e nelle loro tradizioni locali. Come nel Calcolitico avviene per gli agricoltori e gli allevatori, cosi gli uomini dell'Età del Bronzo antico hanno scoperto due nuove occupazioni importanti che hanno sviluppato e migliorato: il commercio e la metallurgia. L'esistenza del commercio è comprovata dalla diffusione di varia produzione nelle diverse regioni. La metallurgia si perfeziona: oro, argento, bronzo. elettro e anche ferro. I metalli sono lavorati per colata. stampaggio o battitura. Per la prima volta appaiano in questa epoca punte di giavellotti in bronzo. Alcuni tipi di asce richiamano quelle della Mesopotamia e della Siria. Le tombe da Alacahoyúk e Horoztepe sono dei re Hatti e le opere d'arte scoperte in queste località appartengono agli Hatti, popolazione locale di quel tempo. Le statuette in bronzo semplice, bronzo decorato con l'elettro rappresentanti tori o cervi, simboli solari con il sole ed i suoi raggi, le statuette di toro e di cervo al centro dei simboli solari, hanno tutti un significato religioso e si ritroveranno poi anche nelle colonie assire e nell'epoca hittita. Sono stati rinvenuti in gran numero di esemplari dei contrappesi utilizzati nei telai (per tessere conocchie generalmente decorate); ciò sta ad indicare che la filatura e la tessitura erano particolarmente evolute in quell'epoca. LE COLONIE COMMERCIALI ASSIRE (1950 - 1750 a.C.) Il periodo delle colonie commerciali Assire segna in Anatolia, con l'utilizzazione della scrittura, l'inizio della storia vera e propria e introduce l'Età del Bronzo Medio. Nel 1960 a.C., lo Stato Assiro della Mesopotamia del nord aveva stabilito un sistema commerciale ben sviluppato con l'Anatolia: qui dominavano per lo più le città stato feudali abitate dagli Hatti. I Mesopotamici, che conoscevano le ricchezze dell' Anatolia fin dall'epoca degli Accadi, commerciavano con i loro vicini del nord, portando con sè la loro lingua, la loro scrittura cuneiforme ed i loro sigilli cilindrici. I mercanti assiri si spostavano e trasportavano i loro beni con carovane di asini seguendo un itinerario che li conduceva fino a Tarsus. Portavano con loro stagno, velli di capra, stoffe, oggetti ornamentali, profumi ed importavano oro e argento. Questi commercianti, che non si occupavano di politica e non avevano alcun interesse militare, pagavano affitti ed imposte, ed in cambio ottenevano dai signori dell'Anatolia la protezione per i loro magazzini e per i loro tragitti. I commercianti si stabilivano fuori dalle mura delle città anatoliche nei quartieri chiamati "karum": ne esistevano una ventina e fra questi, il più importante era quello di Kanis. Tutti i karum, dell'Anatolia dipendevano da quest'ultimo che a sua volta dipendeva direttamente dall'Assiria. tavolette con busta di origine assira (scrittura cuneiforme - XIX sec. a.C.) - Sigilli cilindrici Numerose tavolette cuneiformi ritrovate nelle case dei mercanti assiri sono esposte nel Museo. Quasi tutte queste tavolette sono rettangolari, redatte in lingua di Assur ed i caratteri della scrittura cuneiforme sono incisi direttamente con lo stilo sull'argilla. Una volta completata, sigillata (sempre con l'argilla) e imbustata la tavoletta veniva messa nel forno e cotta. Gran parte dei testi di queste tavolette trattano di questioni commerciali e riguardano l'amministrazione dei centri commerciali, mentre alcune sono lettere private dei vari commercianti. Durante il periodo delle colonie commerciali assire si diffonde l'uso del tornio per vasellame, appare in Anatolia la scrittura e entrano in scena gli Hittiti. LO STATO HITTITA ANTICO E L'IMPERO HITTITA (1750 - 1200 a.C.) I documenti scritti c'informano che il re Anitta, figlio di Pithana, verso la fine del periodo delle colonie commerciali assire cercò di unificare le città-stato hittite dell'Anatolia, ivi fondando il primo stato ad amministrazione centrale. Più tardi, in seguito alla partenza degli ultimi commercianti assiri, Hattusili I trasferisce la capitale a Hattusas (Bogazkóy). La produzione artistica dell'epoca, detta del Regno hittita antico, rimane in gran parte legata alla tradizione anatolica. La ceramica conserva per quanto riguarda le tecniche e le forme, la tradizione della messa a punto dell'epoca delle colonie commerciali assire. I vasi rituali (rhyta) dell'epoca sono di più ampie dimensioni, come si può vedere nei tori di Bogazkóy. Recipienti (sacri) a forma di toro. Terracotta altezza circa 90 cm, simboleggiano il dio delle tempeste. XVI secolo a.C. Periodo Hittita antico. Riguardo alla lavorazione dei metalli, si possono notare due collane d'oro a forma di dea seduta a Bogazkóy ed una statuetta di bronzo scoperta a Dóvlek. Nel periodo hittita antico le statuette di bronzo rappresentano tutti gli dei, dette statuette erano conservate nei templi e secondo i testi, servivano a proteggere i fedeli. Il Regno hittita antico, nella seconda metà del II millennio a.C. si trasforma in Impero costituendo con l'Egitto e il Regno di Babilonia, la terza potenza politica dei Vicino Oriente. In questo periodo l'arte hittita raggiunge il suo più alto livello. Dal 1400 al 1200 a.C., fino all'indebolimento dell'Impero l'arte hittita produce delle opere che si possono definire sicuramente originali. L'arte hittita, in effetti, è un'arte religiosa e regale, quando vengono rappresentate delle scene prese dalla vita quotidiana, esse si collocano nell'ambito di cerimonie religiose. I templi hittiti di Bogazkóy possiedono caratteristiche comuni in materia di progettazione e di tecnica: tutti hanno un cortile circondato da portici e stanze. La statua della divinità si trova nella cella o camera sacra. Il tempio poi, con il suo numeroso personale testimonia una grande organizzazione interna. La cinta di mura della città è interrotta da porte ornate con sfingi, dei e leoni. La "Porta dei Re" presenta una rappresentazione del dio della guerra in altorilievo. Tra le opere in pietra di fase hittita, si segnalano soprattuto gli altorilievi su pietra. Le statuette e le produzioni in oro, avorio, bronzo e pietra seguono il medesimo stile. Gli dei antropomorfi, hanno grandi occhi a mandorla, sopracciglia increspate, grandi nasi aquilini e labbra sorridenti. Una carateristica della lavorazione hittita del rilievo in pietra è la rappresentazione della testa e dei piedi di profilo, e dei corpi in soluzione frontale. I sigilli dell'antico impero ittita possono essere tuttora utilizzati e compaiono soprattutto in forma di anelli-sigilli e di bottoni-sigilli, con figure molto raffinate. La presenza contemporanea su alcuni sigilli, di caratteri geroglifici insieme a caratteri cuneiformi ha aiutato alla deficifrazione di ambedue le scritture. Nel campo del vasellame invece si osserva una regressione tecnica durante l'Impero, nonchè l'impoverimento dal punto di vista formale. Solo i recipienti con funzione cultuale sono degni di nota, come per esempio i due tori del Dio delle tempeste e un recipiente che rappresenta la cella del tempio. Uno dei documenti scritti ritrovati a Bogazkóy è il trattato di Kadesh (il primo trattato scritto conosciuto nella storia dell'Anatolia), concluso tra gli Hittiti e gli Egiziani dopo la battaglia di Kadesh. L'originale di questo trattato è stato scritto in caratteri cuneiformi su una tavoletta d'argento. TARDO PERIODO HITTITA (1200 - 700 a.C.) Le invasioni da occidente dei popoli dell'Egeo, nel 1200 a.C., hanno messo fine all'Impero hittita in un momento in cui questo era già a sua volta indebolito. Le città hittite, e per prima Bogazkóy, furono distrutte e incendiate. Gli Hittiti si rifugiarono nelle regioni montagnose del Tauro meridionale e sud-orientale dove fondarono gli ultimi principati hittiti della storia, senza poter ristabilire una unità politica. Scena di caccia al leone. Basalto IX secolo a.C. Bassorilievi con scene di guerra - attorno al 750 a.C.. Basalto e arenaria. Risulta evidente la somiglianza con i bassorilievi assiri dell'epoca di Assurbanipal conservati al Brish Museum. Per un raffronto vedere: Arte mesopotamica (in inglese) Questi piccoli principati hanno avuto vita, nel primo quarto del I millennio a.C., tra i Frigi a nord ed a ovest nell'Anatolia centrale, gli Urartei e gli Assiri della Mesopotamia del nord in Anatolia orientale. Le tradizioni hittite che questi principati conservarono, furono annientate verso il 700 a.C. in seguito alle costanti aggressioni assire. Le città dell'epoca hittita più tarda sono circondate da mura, all'interno di queste sono raggruppati gli edifici religiosi e amministrativi con, al culmine, una cittadella con doppia cinta fortificata. Le città sono concepite come un tutt'uno, coi loro palazzi, strade, scale monumentali e palazzi pubblici. I palazzi risultano formati da un gruppo di costruzioni che si completano tra di loro e si raggruppano attorno ad un cortile. Queste costruzioni con pianta (detta "hilani"), rettangolare e con entrata affiancata da colonne, risulta caratteristica dell'epoca. Il connubio fra architettura e scultura diviene una caratteristica dell'arte hittita del periodo tardo, in quanto le porte delle muraglie e le facciate dei palazzi sono coperte interamente di altorilievi. Sfinge con testa umana e di leone. Bassorilievo su basalto IX secolo a. C. L'arte dell'epoca nella regione che si trova sulle vie commerciali tra il Mediterraneo orientale e l'Egeo, passando attraverso l'Anatolia centrale, è chiaramente influenzata da elementi hittiti, da elementi Hurriti-Mitanni della fine del II millennio, dall' arte assira del periodo recente e dall'arte aramaica. La città più importante del tardo periodo hittita in Anatolia meridionale è Karkamis: questa deve la sua importanze alla posizione situata al crocevia di strade che collegano tra di loro la Mesopotamia, l'Anatolia e l'Egitto. Si notano i rilievi raffiguranti le cerimonie della dea Kubaba, la scena della investitura del figlio maggiore del re Araras, Kamanas, in qualità di principe ereditario, dei carri di guerra, delle scene di vittoria nelle guerra contro gli Assiri, di dei e dee e creature varie. Tutta questa produzione raggruppa caratteristiche hittite e assire. I rilievi di Sakçagózú, provenienti dall'interno del palazzo, sono della fine del VIII sec. a.C. e testimoniano una forte influenza assira e aramaica. Le raffigurazioni dei rilievi di Malatya, Sakçagózú e Karkamis rappresentano divinità sormontate da una luna alata e altri dei alati che portano una mezzaluna sul loro copricapo. Questi dei indicano che il culto del sole e la luna esiste ancora in quel periodo. Uno delle caratteristiche comuni della cultura del tardo periodo hittita è l'uso di geroglifici. La scrittura geroglifica prende il posto della scrittura cuneiforme, caduta in disuso, come possiamo constatare nei rilievi di Karkamis nonchè in quelli di Andaval e nelle stele di Sultanhan-Kayseri e Kóylútolu. Il tardo periodo hittita è importante per l'archeologia anatolica, per il fatto che ha visto sopravvivere l'arte Hittita fino al VII sec.a.C. GLI URARTEI Lo stato Urartu, che è menzionato per la prima volta nei testi cuneiformi del re assiro Salmanasar I nel XIII sec.a.C., è stato annientato dalle invasioni dei popolo dei Medi e degli Sciti provenienti dal nord, verso il 600 a.C. Gli Urartei non sono né indoeuropei né semiti. Gli studi condotti sulla lingua d'Urartu rivelano che essi parlavano un dialetto affine all'hurritico Gli Hurriti vivevano nella medesima regione circa mezzo secolo prima e avevano fondato contemporaneamente agli Hittiti uno stato che s'estendeva fino ad Antakya. Si deduce perciò che gli Urartei fossero della medesima origine degli Hurriti. Essi pure non sono rimasti al di fuori dall'influsso assiro e, all'inizio, fecero uso della lingua e della scrittura degli Assiri. E' stato possibile leggere l'urartu grazie a testi bilingui assiro-urartu. La corrispondenza, assai rara, ufficiale o commerciale, si faceva su tavolette di terracotta. In certi documenti cuneiformi urartu si parla delle vittorie riportate dai re d'Urartu, dei prigionieri e dei tributi di guerra, delle costruzioni di canali d'irrigazione, di fortezze e di templi. Nei testi gli Assiri parlano della fertilità delle terre d'Urartu e delle ricchezze dei suoi templi e dei magazzini di stato Questi testi confermano, d'altra parte, che gli Urartei conoscevano bene sia l'arte che la tecnica di costruzione di grandi canali, di laghi artificiali, nonché l'irrigazione ed il prosciugamento delle paludi L'Urartu era uno stato teocratico e feudale. Le zone di frontiera erano protette da signorie che a loro volta dipendevano dal re come avveniva presso lo stato hittita. I sovrani di queste zone di frontiera pagavano un'imposta al re, ma erano liberi nel loro dominio. I signori abitavano in solide fortezze e si univano coi loro uomini all'esercito dei re in caso di guerra. Gli Urartei conobbero il loro periodo d'oro nel IX e VIII sec.a.C., diedero grande prova di abilità nel settore architettonico, sia nel costruire palazzi che templi e altre grandi opere. Adattando le loro costruzioni alla configurazione geografica della regione, hanno fatto edifici monumentali con blocchi di pietra lavorati, maneggiando eccezionalmente anche blocchi da venti a venticinque tonnellate. L'architettura urartu ha conosciuto uno sviluppo differente da quello dell'architettura assira. Gli Urartei hanno realizzato su fondamenta in pietra, le costruzioni in legno, prevalentemente dominate da pali lunghi e sottili. Le fortezze comprendenti i templi, palazzi ed edifici amministrativi, sono circondate da muraglie con numerosi bastioni. La pianta, la posizione e la tecnica di costruzione di queste fortezze sono egregi esempi di'architettura monumentale. Le sale d'udienza e di ricevimento dei templi e dei palazzi, con le loro numerose colonne, sono una grossa innovazione architettonica. Il tempio di Altintepe offre l'esempio più significativo. Gli elmi e gli scudi che sono stati scoperti portano il nome del re al quale l'oggetto apparteneva, nonchè figure umane e di animali. I recipienti in bronzo d'Urartu, con le loro figure tipiche, sono stati esportati a suo tempo in Frigia, in Grecia e in Italia. Più avanti noteremo un calderone frigio di ispiraziore urartea. I FRIGI (1200 - 700 a.C.) I Frigi, penetrati all'inizio del XII sec.a.C. in Anatolia con le invasioni dell'Egeo da parte dei popoli d'Europa del sud-est, distrussero quasi tutte le grandi città d'Anatolia e, annientando l'impero hittita, iniziarono a dominare una buona parte dell'Anatolia. Essi si stabilirono nella regione di Sakarya, avendo come centro Gordion. Le rare iscrizioni frigie pervenuteci indicano che i Frigi parlavano una lingua indoeuropea. Le fonti greche e specialmente Erodoto parlano di Frigi come dei piccoli e grandi Byrigi e li citano come provenienti dalla Macedonia. Le fonti assire invece citano il nome di Mita come Mushki. E ormai accertato che Mita corrisponde al Midas e che Mushki significa Frigio. Il regno frigio diventa potente nella seconda metà dell' VIII sec.a.C. ma s'indebolisce verso l'inizio del VII sec., in seguito alle invasioni dei Cimmeri. Il regno cade sotto il giogo della Lidia, poi perde del tutto l'indipendenza con l'invasione persiana verso il 550 a.C. La storia e la produzione artistica frigia vengono generalmente così suddivise: periodo antico (prima del VII sec. a.C.) e periodo tardo (a partire dall'invasione dei Cimmeri nel 695 a.C. fino all'ultimo quarto del IV sec. a.C.). Abbiamo poca conoscenza degli inizi dell'arte frigia fino al 750 a.C. La capitale della Frigia è Gordion, città fortificata, circondata da possenti mura. Grifoni - Pietra andesite provenienti da Ankara. Inizio VII secolo a.C. La pianta generalmente utilizzata per gli edifici pubblici è la pianta "a megaron", rettangolare, utilizzata in Anatolia occidentale dopo il III millennio. Gli edifici sono fatti in pietra, argilla e legno. Le facciate sono ornate, secondo la tradizione dell'Anatolia occidentale, con piastrelle di terracotta decorate. Il pavimento è a volte rivestito di mosaici policromi con motivi geometrici. I membri della famiglia reale ed i nobili erano seppelliti nelle camere mortuarie costruite in legno di cedro o di ginepro e coperte di terra in modo da formare dei tumuli. Queste camere in legno testimoniano una rilevante maestria nella costruzione in legno. Talvolta, le camere mortuarie sono costruite, sempre in legno, entro fossati scavati nella terra e riempiti tutto attorno con blocchi di pietra. Il morto ed i doni votivi, una volta deposti nella camera, venivano coperti con un tetto. Il tutto veniva poi ricoperto con grossi mucchi di pietre e, alla fine, con terra mista ad argilla. La ricchezza e la varietà dei doni votivi deposti nei tumuli frigi (se ne contano un centinaio e di questi ne sono stati ispezionati venticinque) ci danno un'idea dell'importanza del defunto. Questi tumuli dell'VIII e del III sec. variano da 3 a 50 m. d'altezza. Calderone con quattro manici in forma di sirena. Bronzo, VIII secolo a.C. proveniente dal grande tumulo di Gordion Il più grande tumulo frigio è a Gordion e raggiunge 50 m d'altezza e 300 m di diametro. La sua camera risulta ampia 6.20 m per 5.15 m; possiede un frontone triangolare e non ha porta. In un angolo della camera è stato trovato uno scheletro d'uomo sui sessant'anni, di 1.59 m d'altezza, disteso su un tavolato ligneo. In questa tomba, che è attribuita a re Mida, sono stati trovati dei paraventi in legno ornati e intarsiati e, su tavole a treppiedi, dei grandi paioli di bronzo pieni di recipienti più piccoli, pietre onfaliche, coppe con anse, secchi, piccoli paioli, grossi cucchiai e una discreta quantità di fibule in bronzo. I Frigi avevano sviluppato uno stile particolare, in seguito all'importazione dalla zona Urartu di paioli di bronzo. Infatti, gli Urartei dell'Anatolia orientale erano maestri nel foggiare questi paioli e ne ornavano i bordi con teste di leone e di toro, mentre i Frigi li ornavano con teste umane di foggia assira. ISTAMBUL Cenni storici Le tracce dei primi insediamenti a Istanbul sono stati scoperti nella parte Asiatica e risalgono al periodo Neolitico. Il primo insediamento, nei dintorni del palazzo di Topkapi, risale all'etá del Bronzo. Nel 680 a.C., i Megaresi spinti dai Dori, fondarono Kalkhedon sulla sponda asiatica. Nel 660 a.C., altre colonie di Megara, guidate dal comandante Byzas, vennero a fondare il primo piú grande insediamento di fronte a quello asiatico (sulla sponda europea, alla punta della penisola storica, oggi chiamata "Sarayburnu"). Per la sua posizione geografica e per il suo porto naturale adatto al commercio, la cittá si sviluppó velocemente. Nel 513 a.C. passó sotto la dominazione dei Persiani, nel 405 a.C. sotto quella degli Spartani. Nel 227 a.C., i Galati arrivando dall'Europa si stabilirono nella parte asiatica. Nel 146 a.C., l'alleanza fatta con Roma, procurò la difesa militare della cittá. Nel 196 d.C. la cittá fu aggregata al territorio dell'Impero Romano, da parte dell'imperatore Settimio Severo. Alla fine di un periodo di ricostruzione e di rinnovamento, l'11 Maggio dell'anno 330 d.C. l'imperatore Costantino il Grande dichiaró la cittá "seconda capitale dell'Impero Romano", chiamandola 'Costantinopoli'. In questo periodo fu costruita una possente cinta di mura che rinchiudeva la cittá. Il Cristanesimo si diffuse in questa nuova cittá con lo sforzo di Costantino, che era influenzato dalla sua madre cristiana. (Nel 391 divenne la religione di stato) Nel 395, alla morte dell'imperatore Teodosio, l'Impero Romano si divise in due parti e Costantinopoli divenne la capitale dell'Impero Romano d'Oriente Dopo il crollo dell'impero romano d'Occidente nel 476 Costantinopoli rimase per un millennio ancora capitale dell'impero d'oriente ovvero impero romano, tout court. All'inizio del 5° secolo venne edificata una nuova cinta di mura (che vediamo attualmente). Sotto il regno di Giustiniano negli anni 527-565 venne costruita la celebre chiesa di Santa Sofia quasi a suggello degli anni del massimo splendore. Nei secoli successivi dal 666 fino all'870 la città fù assediata ben 8 volte dagli arabi La rinascita di una forza militare in occidente con le dinastie franche, favorendo le discordie religiose fra Roma e Bisanzio, contribuì alla separazione fra le due chiese e quella ortodossa, (chiesa di stato e prona alla politica dell'impero -vedi in propositoSoloviev: Islam,bizantinismo coerente-) stabilì il suo centro a Costantinopoli. Centro di commerci con l'oriente, attrasse nei secoli seguenti i mercanti genovesi e veneziani che si stanziarono a Galata proprio di fronte al corno d'oro (si ammira ancor oggi la "Torre dei Genovesi") Il Bosforo visto dallo spazio (Shuttle) e dall'obiettivo d'un povero mortale (battello) Costantinopoli venne saccheggiata nel 1204 dai latini della quarta crociata e visse poi per altri due secoli un lento declino; assediata dai turchi nel 1390,nel 1422 cadde definitivamente in mano al sultano Maometto II nel 1453. La cittá, chiamata istanbul, dopo Bursa e Edirne, divenne la terza capitale dell'impero. Quando nel 1517 gli Ottomani conquistarono l'Egitto, il califfato fu trasferito a Istanbul e la cittá divenne il centro del mondo Musulmano. Dal 16°sec. fino al 18°sec. (inizio della decadenza dell'impero Ottomano) Istanbul fu arricchita con delle bellissime moschee, complessi e palazzi. Purtroppo i terremoti e gli incendi causarono danni gravi. Nel 19°secolo si nota un passaggio dalla tipica architettura Ottomana allo stile Rococó e Barocco, dovuto allo sforzo d'occidentalizzazione degli Ottomani. Dopo la prima Guerra Mondiale, il 15 Marzo 1919 Istanbul fu occupata dalle forze alleate. A seguito della guerra d'indipendenza furono aboliti il Sultanato e il Califfato e Ankara divenne la capitale della Repubblica Turca. Istanbul, non piú capitale ma un centro di commercio e industrie, continuó a svilupparsi e ad attirare immigranti dalla campagna divenendo la megalopoli odierna. SANTA SOFIA Nel 360, l'imperatore Costantino il Grande fece costruire una chiesa (sul posto dove adesso sorge Santa Sofia = La Divina Sapienza) chiamata "Megalo Ekklesia". Questa chiesa completamente di legno, fu distrutta da un incendio il 20 Giugno 404. Sulle sue fondamenta l'Imperatore Teodosio ne fece costruire dall'architetto Ruffino una nuova a tre navate, consacrata il 10 Ottobre 416. Il 13-14 Gennaio 532 la Chiesa di Teodosio fu distrutta durante una rivolta. Domata la rivolta, l'imperatore Giustiniano diede l'incarico della costruzione della terza chiesa al matematico Antemio di Tralle e all'architetto Isidoro di Mileto. Questi due architetti prepararono in soli 4 mesi il progetto dell'edificio e, impiegando 10.000 operai resero possibile la sua inaugurazione il 26 Novembre 537 (in 5 anni e 10 mesi). Nella navata centrale si trovano 8 colonne di marmo verde (4 per ciascun lato) trasportate da Efeso (dal Ginnasio del Porto o secondo altri dal tempio di Artemide). Per ciascun angolo della navata centrale ci sono due colonne rosse di porfido, trasportate dal Tempio di Apollo di Baalbek in Libano. Per poter costruire la gigantesca cupola con materiale leggero, furono importati dei mattoni particolarmente leggeri dall'isola di Rodi. Nel periodo iconoclasta, iniziato nel 726, anche i mosaici di Santa Sofia furono distrutti ma dopo l' 843, con la fine dell'iconoclastia, fu nuovamente decorata riccamente. Durante l'invasione dei Latini, nel 1204, i tesori della chiesa furono saccheggiati e i mosaici in gran parte danneggiati. Dopo la conquista musulmana, Fatili Sultan Mehmet, ordirnò il restauro dell'edificio e la sua trasformazione in moschea con l'aggiunta di due minareti. Nel 16° sec. l'architetto Sinan aggiunse altri due minareti. Dal 1935 l'edificio è stato trasformato in museo. (A sinistra) La grande semicupola dell'abside di S.Sofia con uno stupendo mosaico, il primo ad esser eseguito dopo il periodo iconoclasta; datato a prima dell'867. (A destra) All'uscita del nartece interno (un tempo riservato all'uscita dell'imperatore) è collocato un portone bronzeo proveniente da un tempio ellenistico di Tarso del II sec. e collocato in S.Sofia negli anni 830-840. L'architettura Santa Sofia, architettonicamente viene definita come basilica a 3 navate. Il soffitto del nartece interno è completamente decorato con dei mosaici d'oro. Si passa dal nartece interno alla navata centrale attraverso 9 porte; al centro la maggiore era riservata all'imperatore e sopra si vede un mosaico che risale al 9° secolo. Gesú Cristo in trono, tra la Vergine Maria e l'arcangelo Gabriele con l'Imperatore Leone VI, inginocchiato davanti a Gesú.br> La cupola alta 55,50 m é una delle 5 piú alte del mondo. Dopo il terremoto del 553, fra gli anni 558-562, la cupola fu costruita di nuovo e rialzata di 6,5 m alleggerendola con il giro di finestre; è costruita in forma pseudocircolare con diametri di 31 m e di 33 m. Passando dal nartece interno alle navata centrale, la prima cosa che colpisce, é proprio la cupola che sembra essere sospesa nel vuoto. Le due urne di marmo di fattura ellenistica, poste ai lati dell'entrata, sono state trasportate dalla cittá antica di Pergamo, nel 16° sec. e hanno la capacitá di 1250 litri d'acqua. I grandi medaglioni, alti 7,5 m, che si trovano ai lati e sui muri, portano i nomi (in Arabo) delle personalitá importanti dell'Islam e sono gli esemplari piú grandi di calligrafia di tutto il mondo musulmano. Sopra la porta interna dell'uscita dei nostri giorni (nel periodo Bizantino era la Porta dell'Imperatore) si trova il mosaico meglio conservato della chiesa risalente al 10° secolo. In questa scena si vede al centro Maria con il bambino Gesù sulle ginocchia, l'Imperatore Costantino il Grande sulla destra , l'Imperatore Giustiniano sulla sinistra. Costantino regge un modello della cittá e s Giustiniano il modello della chiesa. Tutti sono raffigurati con abbigliamento del X° secolo. Il portone in bronzo è ellenistico del II secolo e proviene da un tempio di Tarso. LA CISTERNA YEREBATAN La cisterna (riserva d'acqua per il Palazzo Imperiale) La cisterna è la più grande delle 60 cisterne costruite nel periodo bizantino con lo scopo di conservare, nei periodi di guerra e d'assedio, l'acqua proveniente, tramite l'acquedotto di Valente, dalle fonti della foresta di Beogrado distanti 25 km. Era destinata al rifornimento di acqua del palazzo imperiale e degli edifici circostanti. Venne fatta costruire dall'imperatore Giustiniano nel 532 e fu utilizzata fino al XVI secolo. La cisterna é una costruzione rettangolare di 70 m x140 m (9800 m2), ha una capienza d'acqua di 80.000 m3. Il soffitto alto 8 m é formato da volte a forma di croce, da archi semicircolari sorretti da colonne. Le 336 colonne (di stile corinzio e dorico) sono di granito e di marmo, alcune in un'unico pezzo, altre in due, sono di provenienza romana e danno all'insieme l'aspetto di un bosco proprio come nel film di 007. Interessanti le colonne con decorazioni che sembrano lacrime. Sotto due colonne della cisterna si trovano basamenti in forma di teste di Medusa. La ragione per cui queste teste fossero disposte una capovolta e l'altra storta, e la loro provenienza non é chiara. Questi piedistalli potrebbero esser stati posti per alzare le due colonne che erano più basse dalle altre oppure per proteggere la cisterna contro le maledizioni. Nella Mitologia Greca, la Medusa é una delle tre Gorgoni e aveva il potere di pietrificare chiunque la guardasse quindi le teste di Medusa venivano disposte nelle costruzioni con lo scopo di proteggerle dal malocchio. LA MOSCHEA BLU La Moschea di Sultan Ahmet fu fatta costruire dal 14° sultano ottomano Ahmet I. (1603-1617). E' é la piú grande e maestosa moschea di Istanbul ed é l'ultimo notevole edificio dell'architettura religiosa ottomana. Per la sua costruzione, fu scelto l'Ippodromo Bizantino che allora era il centro della cittá vicino al Palazzo di Topkapi. Grande cura fu posta anche per la scelta dei materiali e per la decorazione interna della moschea. Le 21.043 piastrelle di maiolica sono state fabbricate a Iznik e i candelabri di cristallo sono stati importati dall'estero. Il cortile interno di 72 m x 74 m ha 3 ingressi. Al nord, in basso, ci sono le fontanelle che servono per le abluzioni, al centro un Sadirvan (fontana). Sopra 26 colonne di granito sono state costruite 30 cupolette. I 6 minareti della Moschea di Sultan Ahmet la rendono unica fra le altre moschee Ottomane. 4 minareti hanno 3 balconcini, gli altri 2 minareti ne hanno 2 ciascuno. Secondo una leggenda il Sultano disse al suo architetto di costruire una moschea con dei minareti d'oro. Trattandosi di una spesa enorme, l'architetto al posto di costruire dei minareti d'oro, costruí 6 minareti, facendo finta di aver capito male la richiesta del sultano (in turco la pronuncia del "6" assomiglia alla pronuncia "d'oro". 6=alti e d'oro=altin). Le dimensioni della sala centrale, progettata a pianta centrale, sono 51 m x 53 m. E' stata chiamata "Moschea BLU" a motivo delle sue maioliche e dei suoi dipinti nei quali predominano i colori blu-verde. I disegni predominanti di questa moschea sono le foglie, i rami, i tulipani, le rose, i giacinti, i garofani e i grappoli d'uva. Osservando la Moschea Blú dall'esterno, si nota un'eleganza di forme che non ci si aspetterebbe dalle sue dimensioni. La cupola centrale, le semicupole che la sostengono e tutti gli altri elementi architettonici sono accostati l'uno all'altro in perfetta armonia. Angoli e spigoli sono stati arrotondati in modo da confondersi fra gli altri grandi elementi architettonici. Nella moschea ci sono 260 finestre; purtroppo i vetri di Venezia, utilizzati all'inizio, non sono riusciti a raggiungere i nostri giorni. La cupola è alta 43 m e il suo diametro raggiunge i 23,5 m. Il diametro dei grossi pilastri (che sostengono questa grande cupola, i pennacchi e le semicupole), è di 5 m. La pietra nera che si trova dentro la nicchia (mihrab) fu trasportata dalla Mecca. LA MOSCHEA DI SOLIMANO La Moschea venne fatta costruire dal Sultano Solimano il Magnifico negli anni 1550-1557. L'architetto è Sinan, il più famoso architetto ottomano. Durante il regno del Sultano Solimano, l'impero Ottomano visse il suo periodo di maggior splendore e raggiunse un'espansione quasi uguale a quella del periodo di Giustiniano. Il Sultano,il cui regno durò 46 anni, ebbe la possibilità di far costruire una moschea a nome suo, solo dopo 30 anni dell'ascesa al trono, ma riuscì a far realizzare una delle piú maestose moschee di Istambul. Sinan (1490-1588) viene ricordato come un'architetto che lavorava senza bisogno di una pianta. Fu "Architetto Capo" di 5 sultani e durante i 50 anni della sua attività, realizzò circa 400 opere. Nato a Kayseri (Cesarea), da genitori non musulmani fu reclutato e portato a palazzo. Dopo 19 anni passati nel corpo dei giannizzeri, fu scoperto il suo genio e divenne un'architetto. Sinan che ha diverse rassomiglianze con Michelangelo, ha delle opere anche all'estero (Medrese della Mecca, la Moschea di Budapest ecc.). La pianta della moschea assomiglia a quella di Santa Sofia. Le dimensioni e l'altezza della cupola di Süleymaniye non raggiungono quelle di Santa Sofia ma l'eleganza della sua architettura generale e l'armonia di tutto il complesso la rende unica fra tutti gli edifici costruiti prima e dopo di essa. La cupola di Süleymaniye è alta 50 m. e il suo diarnetro é di 26,5 m. Poggia su 4 grandi pilastri (chiamati anche "zampe d'elefante") ed è sostenuta anche da due semicupole, sui lati est e ovest. Ci sono due archi grandi ai lati nord e sud, sostenuti ciascuno da due colonne di granito rosso. Le 24 colonne sono state trasportate dal Libano (dal tempio di Zeus a Baalbek), da Alessandria e da altri luoghi. Attorno alla cupola si trovano 32 finestre e nella moschea ve ne sono 136 in totale. Le semicupole hanno il diametro di 23 m e si trovano ad un'altezza di 40 m. L'importanza data all'aspetto esterno della moschea é stata data anche all'ornamento interno. Le vetrate sono opere di Sarhos Ibrahim (l'ubriaco) famoso vetraio dell'epoca. L'acustica di Süileymaniye é ottima. I candelabri sono bassi, per poterli accendere e per avere luce sufficiente: le palline nere che sono appese ai candelabri sono uova di struzzo. L'odore di queste uova, bollite dentro diverse spezie e verdure, non fa entrare i ragni dentro la moschea. TOPKAPI Il Palazzo di Topkapi fu il centro di governo di uno dei maggiori imperi del mondo ed è oggi uno dei musei più visitati in Europa. Dopo la conquista del 1453, il Sultano Fatili Sultan Mehmet, per qualche tempo, andò ad abitare nel palazzo situato nelle vicinanze del Gran Bazaar e negli anni 1475-1478 fece costruire i primi edifici del Palazzo di Topkapi, sulle rovine della cittá Romana. Nei secoli successivi, fino al 19°sec.quando il palazzo venne abbandonato, i sultani fecero aggiungere altre costruzioni. Il popolo lo chiamò "Topkapi" per i cannoni che erano posti di fronte alla porta del palazzo. (Top = cannone e Kapi = porta) Il palazzo è circondato da una cinta di mura lunga 5 km ,ha una superficie di 7 km2 circa, è fortificato con 28 torri. Le mura marittime sono di origine Bizantina (con tre porte) e quelle terrestri, Ottomana (Lunghe 1400 m. e con quattro porte). Quando nel 1856 fu terminata la costruzione del Palazzo di Dolmabahçe, il palazzo di Topkapi fu utilizzato dalle vedove dei sultani: nel 1924 fu trasformato in museo. Nel palazzo vivevano circa 5000 persone (i familiari del sultano, gli amministratori, i servitori e i soldati). Le costruzioni, seriamente danneggiate da incendi nei secoli XVI e XVII e poi ricostruite,riflettono diversi stili architettonici dal XVI sec. fino al XIX sec. L'architettura del palazzo di Topkapi non assomiglia a quello dei palazzi dei regnanti europei. Topkapi, é composto da due parti: "ENDERUN" dove vivevano il sultano e i suoi famigliari, e "BIRUN" che era sede del governo dell'Impero. Secondo la tradizione dei nomadi che lasciavano uno spazio verde al centro delle loro tende per divertirsi e per mangiare, gli Ottomani costruendo il palazzo di Topkapi, lasciarono dei grandi giardini al centro, circondati dagli edifici del palazzo. La porta che incontriamo dietro Santa Sofia, si chiama Bab-i Humayun (fatta costruire nel 1478 da Fatih Sultan Mehmet)e immette nel primo cortile del palazzo. Dopo aver attreversato il primo cortile possiamo attraversare la seconda porta (Bab-üs Selam) e cominciare a visitare il Musco di Topkapi. Questa porta, fatta costruire durante il regno di Fatih Sultan Mehmet, viene chiamata anche "La Porta Centrale". La sua torre sulla sinistra fu costruita nel 1524, in ferro battuto, fu utilizzata anche come prigione. Il cortile che incontriamo dopo Bab-üs Selarn, è un grande giardino pieno di platani secolari. In questo giardino la cui cura era affidata a centinaia di giardinieri, giravano delle gazzelle, dei pavoni ed altri animali esotici, in modo da creare un "Paradiso Terrestre". La parte destra del secondo cortile é completamente occupata dalle "Cucine del Palazzo". LE CUCINE E LA COLLEZIONE DELLE PORCELLANE Le cucine del palazzo furono costruite inizialmente nel periodo del Sultano Mehmet II. e furono restaurate da parte del famoso architetto Sinan, nel periodo del Sultano Selim (16°sec.). 1200 persone che erano circa un quarto degli abitanti del palazzo, lavoravano nelle cucine. Nel complesso si trovano 3 cucine: una per il sultano, una per il personale e una per fare i dolci. Di fronte alle cucine si trovano le abitazioni dei cuochi e del personale, una moschea, un hamarn (bagno turco) e un deposito di viveri. In ciascuna delle 10 sale che formano l'edificio della cucina, veniva preparato il pranzo per la Madre Sultana, per le concubine, per il principe ereditario e per gli eunuchi. Le cupole delle cucine risalgono al XV sec e sono uno dei simboli del palazzo. I camini che si trovano sopra le cupole, furono costruite da parte dell'architetto Sinan, dopo il grande incendio del 1574. Ogni giorno nelle cucine veniva preparato il pranzo per 20.000 persone. Oltre ai tre pasti delle 5.000 persone (15.000) si preparavano altri 5.000 pasti per le persone dei caravanserragli e per le mense dei poveri. Oggi, una grande parte delle cucine ospita la collezione di porcellane, la terza al mondo, dopo quella di Pechino (Cina) e di Meissen (Germania). Nelle sale delle cucine sono esposte circa 3.000 pezzi dei 12.000 pezzi della collezione totale. I pezzi piú importanti della collezione sono quelle bianche del 16.sec. e quelle giallo imperiale. Subito dopo le sale della collezione delle porcellane si trova "helvahane" (la cucina per fare i dolci) dove sono esposti i calderoni giganteschi del palazzo. L'HAREM La parola 'harem' deriva dall'arabo e significa 'segreto-proibito' ed é il luogo dove vivevano il sultano e la sua famiglia. Dopo la costruzione del Palazzo di Topkapi, il governo fu subito trasferito in questo nuovo palazzo mentre le famiglie dei sultani per 80 anni continuarono a vivere nel vecchio palazzo di Beyazit. Per la prima volta, durante il regno del sultano Solimano il Magnifico, dopo l'incendio del vecchio palazzo e dietro insistenza di sua moglie Hurrem Sultan (Rosselana), la famiglia del sultano fu trasferita nelle abitazioni di legno dentro il Palazzo di Topkapi e dopo questa data le mogli dei sultani iniziarono ad influenzare il governo. Dopo l'incendio del 1666, le abitazioni in legno furono smantellate completamente e nei periodi successivi nell medesimo luogo furono costruiti nuovi edifici collegati fra di loro, che oggi costituiscono un complesso di 300 stanze e risalenti al XVII e al XVIII sec. Attualmente solo una piccola parte di questo grande complesso puo essere visitata. IL TESORO IMPERIALE Il Padiglione di Fatih (Il Conquistatore) con due cupole, attualmente ospita IL TESORO IMPERIALE che è una delle sezioni piú interessanti del palazzo. Questo gruppo di costruzioni, che un tempo custodiva nei suoi piani sotterranei i tesori del palazzo, dal 17°sec. è stato utilizzato come il TESORO IMPERIALE. Le opere del tesoro sono esposte sistematicamente e riflettono la ricchezza dell'Impero Ottomano. La maggior parte degli oggetti esposta nelle sale del Tesoro, sono opera dei gioiellieri che lavoravano nel palazzo. Nel XVI sec. 70 gioiellieri lavoravano nelle officine di Topkapi. Oltre a questi pezzi, nella collezione sono presenti dei bottini di guerra aggiunti al tesoro. Quattro sale adiacenti e una terrazza con un bellissimo panorama formano la sezione del tesoro. Ogni sala racchiude un trono. Il trono della I.sala risale al 17.sec. (Sultano Murat IV.) ed é di ebano, intarsiato d'avorio. In questa sala si trovano anche candelabri d'oro, narghile, servizi da tavola incrostati d'oro, una scatola di musica (opera indiana), armi con dei gioielli e un bastone congioielli (dono del Kaiser Guglielmo). Il trono esposto nella 2^ sala appartiene al Sultano Ahmet I. (17. sec.), ed é a forma di baldacchino. In questa sala si trova anche il famoso "Pugnale di Topkapi" (spedito come regalo a Nadir Sciá da parte del Sultano Mahmut I; mentre il regalo era sulla strada per l'Iran, arrivó la notizia della morte dello sciá, e il pugnale venne riportato al palazzo). Il pezzo più interessante della 3^sala é "il Diamante di Kasikçi" (il Diamante del fabbricante di cucchiai). Questo enorme diamante di 86 carati, é circondato da 49 brillanti. I due candelabri destinati al mausoleo di Maometto hanno ognuno 6.666 brillanti. Nella 4^ sala si ammira il trono decoratp con 25.000 perle regalato da Nadir Sciá (quello del pugnale) al sultano Mahnud I; fra i vari oggetti anche un reliquiario con le ossa di S.Giovanni Battista. SALA DELLE RELIQUIE SACRE. Nel 1517, con la conquista dell'Egitto da parte del Sultano Yavuz Selim, le reliquie che appartengono al Profeta Maometto, vennero trasportate a Istanbul e tutti i sultani che salirono successivamente al trono presero anche il titolo di "Califfo" (capo di tutto il mondo Islamico). Il Sultano Murat III., decise di dedicare queste due sale all'esposizione delle reliquie. Tutte e due sale attraggono l'attenzione con le loro pareti esterne e interne decorate le maioliche blú di Iznik. Nella prima sala si trovano le grondaie della Kaaba, le chiavi e le serrature, le spade dei primi 4 califfi che successero al Profeta Maometto. Nella seconda sala, da una parte si trovano il mantello, la spada, lo stendardo, l'arco e nella vetrina centrale l'impronta del piede, un dente, un pelo della barba e una lettera del Profeta Maometto. L'ultimo edificio da vedere nel 3. cortile é LA BIBLIOTECA DEL PALAZZO, fatta costruire nel 1719 dal Sultano Ahmet III. Circa 4000 dei manoscritti di questa biblioteca, costruita completamente in marmo, sono esposte in altri musei e attualmente si possono vedere solo le maioliche interne dell'edificio. Per raggiungere il 4° cortile del palazzo ci sono 2 passaggi. Facendo il primo a sinistra si arriva nel "GIARDINO dei TULIPANI". I sultani osservavano la bellezza di questo giardino dai balconi del padiglione solamente. Salendo in sù, dalle scale che si trovano al lato sinistro del giardino si raggiunge la "Terrazza del Corno d'Oro". Da questa terrazza dove si trovano una piccola piscina e un 'baldacchino di digiuno' con una cupoletta di bronzo, si puo godere il panorama del Corno d'Oro. Da un lato della terrazza che si affaccia sul mare si trova IL PADIGLIONE DI BAGDAD, fatto costruire nel 1638 dal Sultano Murat IV. per commemorare la vittoria di Bagdad. Il Padiglione di Bagdad, con le sue maioliche, con la sua cupola decorata d'oro e con i suoi armadi intarsiati di madreperla, é una delle opere piú eleganti dell'architettura Ottomana del 17° secolo. La terrazza davanti al Padiglione di Bagdad si chiama LA TERRAZZA DEL BOSFORO e tutta la costa Asiatica, Il Mar di Marmara e il Bosforo si stendono davanti agli occhi. LA SALA DI CIRCONCISIONE dove venivano circoncisi i principi Ottomani. Si trova di fronte al padiglione di Bagdad. IL BAZAAR Kapaliçarsi: il gran Bazaar coperto ovvero la mecca del turista. Distrutto da 12 terremoti e 9 incendi nel periodo ottomano. E' stato ricostruito come si trova attualmente dopo l'incendio del 1954. Su una superficie di 300.000 mq ci sono 3500 negozi e 80 stradine. Ha ingresso da 18 porte (sopra la porta di Beyazit oltre all'emblema del sultano c'è il motto "Dio ama i mercanti"). La gioia di mercanteggiare non viene negata a nessuno, ti offrono del thé caldo, dolce e profumato sia che tu acquisti qualcosa o nulla; gentilezza e serietà, anche dell'ottimo espresso italiano in qualche bel barettino: cosa vuoi di più dalla vita? STARE ATTENTI Come in ogni grande città anche ad Istambul si possono trovare tipi poco rassicuranti, per lo più stranieri e forse anche italiani, dei quali è bene diffidare vedere Arte mesopotamica (in inglese) |