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Le sintesi

GLI INCONTRI SPOSI GIOVANI ATTORNO AL CAMINETTO

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Anno 2014 - 2015

 

 

 

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Sintesi incontri "sposi Giovani" 2014-2015

 

8 novembre 2014

ONORA IL PADRE E LA MADRE

13 dicembre 2014

ONORA IL PADRE E LA MADRE

17 gennaio 2015

PROMETTO DI ESSERTI FEDELE SEMPRE

 

    8 Novembre 2014


L’incontro di Novembre del gruppo “Giovani Sposi” si è fuso con quello di “Famiglie Insieme”: il 15 sera, alle 18.45, infatti ci siamo ritrovati in tanti presso il salone parrocchiale per riflettere sul tema “ONORA IL PADRE E LA MADRE”. L’incontro è stato guidato e moderato dalla coppia De Cesare (Carlo e AnnaMaria), ma l’introduzione è stata affidata a Don Franco Bergamin che con affetto ha ricordato la profondità spirituale di Don Giovanni Sansone che lo ha preceduto.

In merito al tema dell’incontro ha letto i versi di Es. 20, 12 e di Deut. 5, 16 in cui si legge che bisogna onorare il padre e la madre affinché la propria vita sia lunga e serena, e si è soffermato sull’”onus” ossia sul PESO che i modi di agire, i consigli, i ricordi dei genitori hanno sui figli: questi  pesi talvolta possono essere negativi, ma  un figlio per raggiungere il suo equilibrio deve comprenderli (e non giustificarli) in modo da trasformare il dolore, il rancore, la rabbia in tenerezza. 
Su questa scia, infatti, si sono inserite le varie testimonianze come quella di Raffaella che, delusa da un padre giovane, inesperto, che ha commesso molti sbagli e che ha abbandonato la famiglia per un’altra donna, negli ultimi momenti di vita del padre è riuscita a perdonarlo e a ritrovare, con la consapevolezza dell’età matura, la sua pace interiore.

Altra testimonianza è stata quella di Diana Arcamone, autrice del libro “La felicità”:  lei è stata una bambina modello,  ma quando ha vissuto dei fallimenti personali ha incolpato la mamma che, con le sue imposizioni, l’ha costretta a mitigare sempre il suo essere.  Con il tempo è riuscita a perdonare la mamma perché l’ha capita, ha compreso l’origine del suo modo di essere e di conseguenza ha perdonato anche se stessa per la sua rabbia e le sue delusioni. Anche lei è madre, è consapevole del fatto che commetterà degli errori nei confronti delle figlie, ma dice loro che “i figli hanno radici, ma hanno anche le ali”.
Le ali sono per chi è credente gli strumenti della FEDE, intesa come FIDUCIA che poggia su pilastri quali la capacità di ascoltare, di pensare, di capire e di fare la scelta libera e “giusta”.
Anche Gesù, come ha argomentato Don Franco, ha fatto delle scelte giuste e finalizzate all’onorare il Padre: è rimasto nel Tempio per occuparsi delle “cose del Padre mio che è nei cieli”. Sua madre, la Madonna, non vedendolo lungo la strada del ritorno con Lei si è preoccupata, si è  arrabbiata, ma ritornata al Tempio ha capito. Suo Figlio aveva una VOCAZIONE e la stava perseguendo. Lei allora ha onorato la scelta di Fede di Gesù: ONORA IL PADRE E LA MADRE è sì un COMANDAMENTO, ma questo si realizza, nella Fede, solo quando il rispetto è reciproco.
Su tale concetto, infatti, si è soffermata Cinzia: lei è cresciuta in una famiglia in cui il VALORE trasmesso è stato quello del RISPETTO RECIPROCO,  per cui lei segue il Comandamento con naturalezza, così come con altrettanta naturalezza le è stato “impartito”.  La sua osservazione, quindi, si è soffermata sul come un figlio che non rispettato dai genitori possa seguire il Comandamento.
Alla sua riflessione ha risposto Silvana, madre di due figli, credente e praticante, ma che ha vissuto il dolore della separazione: nonostante il divorzio ha insegnato a suo figlio e a sua figlia il RISPETTO verso il padre che ha scelto un’altra strada.  Seguendo il messaggio cristiano ha donato ai figli la strada della comprensione e del perdono (che è, poi, la strada della serenità e della Fede).
La strada del perdono l’hanno seguita anche Carlo ed Annamaria: lui ha vissuto i suoceri come genitori (perché i suoi li aveva persi in gioventù), ma non ha compreso -per bontà d’animo- la gelosia dei suoi cognati che si sono sentiti derubati del posto di figli.  Annamaria ha vissuto con dolore questa situazione venutasi a creare con i fratelli e il padre che l’ha anche potuta offendere, ma che lei ha perdonato e ora che è ultranovantenne lo accudisce con affetto perché ha compreso le  sue motivazioni (forse non le avrà giustificate) e ha maturato (anche grazie alla complicità del Sacramento del Matrimonio) la serena via del perdono.
La riflessione conclusiva sul tema della serata è stata affidata alle parole di Fulvio e Linda: ONORARE significa RISPETTARE e tale verbo deriva dal “re-spicio” latino ossia al  guardare indietro per trovare un equilibrio con il proprio progetto di vita che, in un’ottica cristiana, è il progetto di vita che Dio ha per i suoi figli.
Quindi, in tale ottica il credente si deve porre tre domande: Onoro il mio matrimonio e quindi rispetto mia moglie/mio marito? Quanto mi sento figlio e riesco ad onorare i genitori?  Da genitore quanto onoro i figli che, secondo il Quarto Comandamento, devono rispettare i genitori?
L’incontro si chiuso con l’augurio a Lucia e Giulio che  ci hanno presentato il loro angioletto Lorenzo, con il contributo per le adozioni a distanza, con la preghiera al Padre Nostro a cui si è chiesta l’intercessione per riflettere personalmente ed in coppia sul Suo Quarto Comandamento, con l’allestimento del tavolo per la vendita dei gustosi ed invitanti dolci il cui ricavato sarà devoluto per l’assistenza alle famiglie bisognose del territorio e alle adozioni a distanza.
Riguardo alle emergenze del territorio  Raffaella ha condiviso l’invito allo “Spettacolo di solidarietà 2014 - perché rifiorisca la speranza” presso l’Auditorium “Santa Luisa di Marillac” il 29.11.2014 alle ore 17.30, organizzato dai Volontari del gruppo “CARCERE VI.VO”

Fausta, Giovani Sposi

 

 
   13 Dicembre 2014


L’incontro “Famiglie Insieme” e “Giovani Sposi” si è tenuto il 13 dicembre presso il salone parrocchiale ed è stato incentrato su una riflessione sul Quarto Comandamento “ONORA IL PADRE E LA MADRE”, avviata già nell’incontro precedente di novembre.
I punti che hanno dato l’avvio ai riferimenti biblici di Don Franco sono stati “ONORARE LE PROMESSE MATRIMONIALI, ONORARE I GENITORI, COME I GENITORI DEVONO ONORARE I FIGLI”.
Il Concilio Vaticano II parla di Chiesa Domestica dove il comandamento dell’ONORARE è reciproco perché è segno di DIALOGO, CONFRONTO e RISPETTO.
Il libro dei Proverbi( 6, 20-27) sottoline il “non disprezzare i consigli della madre e i comandamenti del padre” e il non dimenticare il dolore della madre che ha generato il figlio.
Il libro del Siracide sottolinea l’educazione rigida, che va letta, però, anche come forma di amore (e di rispetto).
Nella Lettera agli Efesini, invece, si sottolinea il concetto di allevare i figli nell’educazione e nella disciplina del Signore in quanto i figli sono prima di tutto figli di Dio. Rispettando loro come persone, si rispetta Dio che per ognuno dei suoi figli ha un progetto di vita.
Il RISPETTO, quindi, passa attraverso i comandamenti evangelici della TENEREZZA, del PERDONO, dell’AMORE, della FEDELTA’ e del BUON ESEMPIO.
Il BUON ESEMPIO, infatti, fa ammettere e correggere i propri errori, educa alla fede cristiana senza essere assillanti, provvede ai bisogni sia materiali che spirituali dei figli perché vede la GENITORIALITA’ come una VOCAZIONE . E in quest’ottica i genitori comprendono e capiscono la VOCAZIONE DEI PROPRI FIGLI e li educano a capire quale sia la strada per perseguire tale vocazione che, poi, è il progetto che Dio ha per i suoi figli.
A tal proposito, infatti, basta citare l’episodio del Tempio: Gesù è tra i Maestri della Legge per seguire “le cose del Padre mio che è nei Cieli”; la Madonna era preoccupata per la scomparsa del suo Gesù che, però, stava seguendo la sua Vocazione. Quella Vocazione che lo porterà alla Croce, ma alla quale Maria non lo può sottrarre. Maria soffre, ma comprende e sotto la Croce aiuta Suo figlio a sopportare il dolore.
Maria “onora” il Figlio perché lo ama a e lo rispetta così come fa il padre del “Figliol prodigo”: questo giovane scialacqua tutto il patrimonio del padre, a differenza del fratello che onora questo patrimonio e onora il padre con la sua costante presenza e quotidiana disponibilità. Quando, però, il figlio prodigo torna a casa sporco, povero e bisognoso, il padre lo accoglie con una grande festa: il padre ha, quindi, compreso il desiderio di libertà del figlio, l’ha perdonato e l’ha atteso; nel mentre il figlio ha avuto il grande coraggio di saper tornare indietro e il grande coraggio di aver saputo chiedere “scusa”.
La domanda che è scaturita, quindi, dalla riflessione sulle Sacre Scritture è stata: “I genitori danno un insegnamento ai figli, ma se questo insegnamento viene letto in maniera sbagliata dai figli o non è onesto, come il rapporto di onore ci può essere tra genitori e figli?”.
In campo religioso un esempio è dato da San Francesco che non ha sentito, nel suo cuore e spinto dalla sua Chiamata, l’istinto di seguire la via del padre commerciante: lui ha dato gli scampoli di stoffa ai poveri, si è denudato nella pubblica piazza di Assisi e si è fatto umile servo del Signore e grande uomo di Dio.
In San Francesco non c’era cattiveria, non c’era egoismo: c’era solo un modo “diverso” di costruire la sua vita. Come pure, di certo, non c’era cattiveria nei genitori di San Francesco che volevano per lui una vita agiata e ricca: anche in loro c’era un modo “diverso” di vedere il senso e il corso della vita.
Ciò che, però, legava e che creava contrasto tra San Francesco e la sua famiglia era l’AMORE: quell’AMORE che, in molti casi, vuol tenere intrappolati e non liberare i sentimenti e il cuore, quell’AMORE che il verbo “ONORARE” lo considera come un obbligo e non come una scelta di “RISPETTO PROFONDO DEL SIGNIFICATO DELLA VITA ALTRUI”.
A tal proposito, infatti, è da consigliare il testo di GIOVANNI ABIGNENTE “LE RADICI E LE ALI”: ogni genitore onora il figlio mettendolo al mondo e dandogli radici, ma ogni genitore deve onorare il figlio dandogli le ali.
Quelle ali, infatti, contengono la tenerezza, la capacità di perdonare il genitore quando la sintonia tra genitori e figli può venire meno, la capacità di amare prima di tutto se stessi per poi poter essere capaci di amare il prossimo, la capacità di sapersi mettere in discussione e saper pronunciare parole come “permesso, grazie, scusa”, la capacità di essere autorevoli (con l’esempio) e non autoritari (con l’imposizione e la forza).

Fausta, “Giovani Sposi”

 

 

   17 Gennaio 2105


L’incontro di Giovani Sposi si è tenuto sabato 17 gennaio presso il salone caminetto della Basilica di Piedigrotta. L’incontro, incentrato sulla PRIMA PROMESSA del RITO MATRIMONIALE - «PROMETTO DI ESSERTI FEDELE SEMPRE», è stato introdotto dal Parroco Don Franco Bergamin che ha affidato il nuovo precorso (che ha visto l’arrivo di due nuove coppie: Ivana e Antonio; Denisse e Carlo) alla Madonna di Piedigrotta. L’Ave Maria recitata tutti insieme ha dato, così, il là al dibattito che è stato aperto da Carla e Alessandro (assente perché impegnato ad accudire i bimbi malati), coppia motrice della serata.
Il Verbo “PROMETTERE” significa, dal latino, “mettere davanti” ed esteso al discorso matrimoniale vuol significare mettere il coniuge davanti alla propria vita, con tutto se stesso, così come, reciprocamente, dovrebbe fare l’altro coniuge. Il promettere, dunque, si fonda sulla conoscenza piena dell’altro del quale si amano non solo i pregi, ma anche i difetti.
Il momento, infatti, che precede il matrimonio è quello della PROMESSA: questa è un giuramento che fonda il suo essere sulla FEDELTA’ (vocabolo che, non a caso, in lingua ebraica significa «VOCAZIONE AL PROGETTO DI DIO»). E la fedeltà affinché possa essere considerata un valore e un vincolo coniugale indissolubile deve, quindi, riconoscere che una coppia è un dialogo continuo tra pregi e difetti dei due coniugi. Se la fedeltà viene meno già prima della celebrazione del sacro rito nuziale, il matrimonio è nullo in partenza: la fedeltà, infatti, non è solamente quella fisica, ma è un progetto di coppia. E per la coppia cristiana la fedeltà è il progetto di Dio su marito e moglie e sui loro figli.
La fedeltà può essere tradita da uno dei due coniugi. L’altro coniuge, innamorato, può anche perdonare la “scappatella”, ma il PERDONO non deve essere un abuso o un alibi. La “scappatella”, infatti, può essere sintomo di un ALLONTANAMENTO DEI CUORI. La fedeltà è, dunque, venuta meno perché qualcosa non ha funzionato. Quel “qualcosa” è stato segnalato da una “spia rossa”, ma che può essere stata non ascoltata.
Perché?
La coppia non ha avuto il coraggio di affrontare la crisi quando ha percepito che stava arrivando.
La coppia non ha avuto il coraggio di chiedere aiuto al partner o a terzi (come ad esempio al sacerdote che ha celebrato le nozze; ai testimoni di nozze; ai aprenti o agli amici più prossimi).
La coppia non ha avuto la forza di analizzare il rapporto fisico che, se manca, può portare alla mancanza di fedeltà e al venir meno al progetto di Dio sulla coppia.
La fedeltà, quindi, è un rapporto interiore che va oltre la fisicità. La fedeltà è un valore che rimane nel tempo anche quando la coppia cambia e, talvolta, subentra la malattia che può creare ostacoli alla fisicità della coppia.
Il MATRIMONIO che celebra la fedeltà è per il bene dei coniugi che devono ricordare di essere COPPIA anche quando arriva il FIGLIO che … non deve essere messo al centro del letto per tutta la notte (ma magari solo al mattino per iniziare con lo spirito familiare la giornata).
La fedeltà deve trovare lo spazio per la coppia: questa se trova lo spazio per la sua fisicità, anche dopo l’arrivo dei figli, si ricarica, sta bene e il bene lo riversa pure sui figli. Questi, infatti, respirano lo stato d’animo dei genitori.
Se lo stato d’animo è abbattuto, irascibile, nervoso, stanco l’infedeltà può sopraggiungere e l’infedeltà non va letta solo come tradimento fisico, ma anche come DISATTENZIONE durante i momenti di tempo libero che la coppia potrebbe dedicarsi per ricaricarsi.
Infedeltà è anche DEDICARE TROPPO TEMPO AGLI ALTRI a scapito della coppia.
Infedeltà è anche OPPRIMERE l’altro con le proprie ansie o le proprie gelosie.
FEDELTA’, infatti, è FIDARSI DEL PROPRIOCONIUGE; è AFFIDARSI AL PROPRIO CONIUGE (proprio come Gesù, sulla croce, si è affidato a suo Padre).
La fedeltà passa, perciò, attraverso i piccoli gesti quotidiani: come ha scritto San Luca “chi è fedele nel molto è fedele nel poco”.
La fedeltà passa attraverso la prima formula del rito nuziale PROMETTO DI ESSERTI FEDELE SEMPRE”: il “sempre” è un avverbio che spaventa, ma se questo avverbio lo coppia lo vive invece di pensarlo, la coppia il “sempre” lo costruisce giorno dopo giorno vivendo per il proprio coniuge e per i propri figli, vivendo per vedere felice il coniuge e la famiglia tutta.
La fedeltà richiede esercizio perciò l’esercizio che si chiede alle coppie:

  • è quello di appuntare su un calendario o un post-it in cucina (o in un ambiente che la coppia vive insieme) ciò che il partner ha fatto (anche un semplice gesto, un “semplice” grazie per un’attenzione) per rendere felice il proprio coniuge;

  • è quello di interrogarsi sul fatto se la fedeltà è solo questione fisica;

  • è quello di interrogarsi sul fatto se la fedeltà è un valore;

  • è quello di interrogarsi sul perché la coppia spinge all’infedeltà;

  • è quello di saper leggere i sintomi dell’infedeltà (quando, caso mai, sta per giungere).

Le letture di approfondimento consigliate da Don Franco sono state:

  • La Lettera di Dio ai Fidanzati, tratta dal libro di Giordano Mauro “Prometto di esserti fedele sempre. Riflessione per fidanzati che si sposano in Chiesa”;

  • Il cap. 2 del libro di Osea, versetti 4-25, relativi al “Signore e la sposa infedele”

Fausta, “Giovani Sposi