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DIRETTORIO PROVINCIALE 

 

Indice della pagina

Parte Prima: La vita consacrata

       Introduzione

      Cap. 1    La vita consacrata

      Cap. 2   Vita pastorale

 

Parte Seconda: La formazione religiosa

     Cap. 1   La pastorale vocazionale

     Cap. 2  Il Seminario Minore

     Cap. 3  Il Postulantato

     Cap. 4  Il Noviziato

     Cap. 5  Il Professorio

Parte Terza: Norme organizzative

       Cap. 1    La famiglia canonicale

       Cap. 2  La Provincia

       Cap. 3  La Comunità

       Cap. 4  La Regione del Brasile

APPENDICE

       Il piano della formazione

       La formazione dei giovani

       La Vocazione

       La Vita Spirituale

       Il Carisma dell'Ordine Canonicale

       Le Esperienze apostoliche

Parte Prima: LA VITA CONSACRATA

Introduzione

Le norme del Direttorio Provinciale formulate in conformità allo spirito della vita canonicale, in quanto ideale di tutto l'Ordine e della Congregazione Lateranense (C.339) suppongono ed integrano, senza sostituirle, le disposizioni delle Costituzioni e del Direttorio Generale.

Esse in quanto contemplano situazioni ed esperienze spesso transitorie, sono suscettibili di aggiornamenti e di adattamenti da eseguirsi, qualora le necessità contingenti lo suggeriscano, secondo le indicazioni della Costituziono (C.338).

Parte Prima

LA VITA CONSACRATA

Cap. 1 - La vita consacrata

l. La vita comune esige la personale adesione di ogni membro all'ideale canonicale, lasciando a ciascuno la piena responsabilità di corrispondere agli impulsi della Grazia. Essa esige, come segno, anche una corta uniformità nell'adempimento di determinate pratiche comunitarie, nel rispetto di tradizioni locali e di iniziative di singole comunità,

2. La comunione di vita, espressione dell'indole canonicale, richiede una vera reciproca disponibilità dei singoli confratelli alla comunità (C-31) e di questa a ciascuno dei suoi membri (037). Segno concreto di tale reciprocità è l'uso in comune di ogni bene non strettamente necessario alla persona (p.e. automobile, televisore, enciclopedie) ed il rendiconto mensile delle entrate e delle spese personali.

3. Celebriamo la Liturgia delle Ore in comune, con facoltà di adottare tutte le possibilità previste dalla Chiesa (PNLO), E' preferibile la celebrazione in chiesa, ma - specie per l'Ora Media - possiamo scegliere anche un altro luogo. Quando fosse difficile la celebrazione dell'intera Liturgia celebriamo insieme almeno le Lodi ed i Vespri, fermo restando l'impegno individuale della celebrazione intera per tutti i nostri professi (C. 12).Nella celebrazione delle Lodi inseriamo quotidianamente la preghiera per le vocazioni; ai Vespri quella per la congregazione o per i benefattori vivi o defunti.

4. Leggiamo comunitariamente la Regola, le Costituzioni ed i Direttori una volta alla settimana, possibilmente il venerdì.

5. Secondo lo spirito della congregazione, quando è possibile, il sabato celebriamo la Messa della B. Vergine e la corrispondente Liturgia delle Ore terminando le Lodi con le Litanie lauretane (030).

6. In ogni nostra comunità applichiamo mensilmente una S. Messa per i benefattori della provincia (0104).

7. Ogni giorno pratichiamo l'esercizio della meditazione secondo il modo concordato dalla comunità (0107).

8. Viviamo l'ascolto comunitario della Parola di Dio, fonte di unità nella comunità e nel ministero pastorale, in particolare con la preparazione settimanale della Liturgia festiva (017).

9. Tutti ci accostiamo con frequenza regolare al Sacramento della Penitenza, secondo lo spirito della Chiesa e cercando di comprendere sempre meglio il valore del sacramento e l'esigenza dell'impegno di conversione (C.89).

10. Perché la vita spirituale di una comunità trovi sempre nuovo impulso tra i confratelli, ci proponiamo la festa della Presentazione del Signore (2 febbraio) come commemorazione comunitaria della consacrazione religiosa,

11. Nello spirito della Chiesa (091 ), che, oltre una mortificazione corporale (astínenza e digiuno), consiglia una celebrazione comunitaria di tipo penitenziale, viviamo nella provincia quattro giorni penitenziali:

- 1 febbraio, vigilia della Presentazione del Signore;

- 23 aprile, vigilia della memoria della Conversione di S.Agostíno;

- 7 novembre, vigilia di tutti i Santi Canonici;

- 7 dicembre, vigilia dell'Immacolata

Annotiamo queste date sul, calendario liturgico.

12. Ci proponiamo la pratica dei ritiro mensile, in forma comunitaria o personale o anche con il clero diocesano.

13. Ogni canonica abbia, possibilmente, la cappellina interna dove è custodita l'Eucarestia, fonte della comunione fraterna.

14. L'abito religioso per la provincia italiana è la veste nera descritta dalle nostro norme e viene indossato secondo le indicazioni emanate dagli Ordinari dei luoghi (093).

Cap. 2 - Vita pastorale

15. Con ogni cura cerchiamo che la vita pastorale, nel suo continuo evolversi, esprima l'indole particolare dell'ordine canonicale (C.56). Tale indole richiede che l'azione pastorale dei canonici sia svolta al servizio della chiesa particolare, in vera comunione con il vescovo, in cordiale ed accogliente fraternità con il clero diocesano.Noi canonici ci inseriamo nel presbiterio diocesano con una fedeltà alla vita comune che testimoni la nostra identità; ci uniformiamo alle direttive locali e partecipiamo ai vari incontri con il clero.

16. Consapevoli che la pastorale del nostro tempo deve essere globale, che l'evangelizzazione va condotta non da isolati individui, ma da comunità che rappresentano l'unico popolo di Dio nella diversità dei doni e dei ministeri, l'impegno di comunione e di corresponsabilità tra parroci confratelli e laici esprime la volontà di camminare insieme.

17. Lo stesso spirito e la nostra professione canonicale animeranno quei parroci e confratelli di parrocchie viciniori che sono membri della stessa comunità, sia che risiedano in essa, sia viventi da soli nelle loro parrocchie. Questi ultimi stabiliranno frequenti contatti con la comunità di appartenenza.

18. Nelle parrocchie affidate alle nostre comunità abbiamo come modello ispiratore la vita delle prime comunità apostoliche, fondate sull'annuncio della Parola di Dio, sulla Liturgia e sulla Carità. Diamo particolare attenzione alla celebrazione comunitaria delle Ore, a cui invitiamo costantemente i fedeli a partecipare (014). Nello spirito della Chiesa la pastorale abbia dovunque una dimensione vocazionale.

19. Tutti i confratelli della comunità religiosa si sentono parte attiva del Consiglio pastorale della parrocchia affidata; per la loro partecipazione al C.P.A.E., ci si attiene alle disposizioni della CEI.

20. Le decisioni di tipo amministrativo che riguardano le parrocchie a noi affidate, devono passare attraverso una partecipazione della comunità religiosa. I lavori straordinari sono effettuati previo consenso dell'Ordinario diocesano e del p. visitatore, il quale gode della facoltà di vigilare anche sull'amministrazione della parrocchia.

21. All'attività pastorale collaborano anche i canonici eventualmente residenti in una comunità parrocchiale, ma con uffici specifici per il bene della congregazione, oppure impegnati in attività extra-parrocchiali. Di comune accordo sì determina fin da principio quale possa essere il loro contributo concreto, compatibile con ì loro compiti specifici.

22. Gli eventuali incarichi a livello diocesano e le attività permanenti al di fuori delle parrocchie avranno l'assenso della comunità religiosa e del visitatore.

23. Le comunità canonicali non parrocchìali troveranno spazi di vita pastorale in fraterna collaborazione con il parroco del luogo e i sacerdoti della vicaria.

24. Nelle comunità ove il parroco è distinto dal priore, si rispettano la distinzione e l'autonomia delle diverse responsabilità, badando allo stesso tempo a prestarsi fraternamente reciproca collaborazione.

25. Non riteniamo opportuno determinare il numero di anni per l'ufficio di parroco; teniamo conto, per questo, delle eventuali indicazioni della CEI (066).Si raccomanda al capitolo provinciale e al p. visitatore di evitare le sostituzioni troppo frequenti anche dei vice-parroci e dei canonici in genere.

26. L'eventuale permanenza stabile di uno o più sacerdoti diocesani nelle nostre comunità si intende non solo nel senso di un'ospitalità cordiale, ma anche di una collaborazione all'attività dei canonici, Si richieda, per questo, l'assenso del capitolo della comunità e l'approvazíone del p. visitatore.

Parte Seconda

LA FORMAZIONE RELIGIOSA

Cap. 1 - La pastorale vocazionale

27. Noi, canonici, sentiamo la responsabilità di contribuire alla crescita della Congregazione, assistendo ed incoraggiando quanti mostrino una vocazione canonicale, coltivando con speciale attenzione i segni delle vocazioni adulte (C. 125). Le nostre comunità, con l'assenso del rispettivo capitolo e dei p. visitatore, accolgano volentieri quelle persone ed in particolare i giovani disposti a fare esperienze di vita comune con i canonici.Nell'azione pastorale curiamo la formazione degli adolescenti e dei giovani,

28. In ogni comunità abbiamo un incaricato per le vocazioni, "che si renderà sensibile ed attento ai segni di vocazione presenti nei ragazzi e nei giovani" (CEI, Vocazioni nella Chiesa italiana. 1985 n° 37) e collaborerà strettamente con l'animatore vocazionale, (cfr. "Vita Consacrata" n. 65,66,67; proposizione n' 48 del sinodo dei vescovi sulla Vita consacrata)

29. L'animazione vocazionale nella provincia è svolta dal p. visitatore, dall'animatore delle vocazioni che risiede al Collegio S, Vittore e dai confratelli distribuiti nelle diverse canoniche. A loro chiediamo almeno due incontri annuali di promozione di cui riferiranno alle proprie comunità e il coordinamento di una giornata vocazionale locale.

Cap. 2 - Il Seminario Minore

30. Il seminano minore è casa di prima formazione alla vita religiosa e sacerdotale, L'accoglienza di un candidato in seminario sia accompagnata da un grande senso di responsabilità. Non esigiamo un'impossibile sicurezza sull'esistenza della vocazione, ma non ammettiamo, per il bene dello stesso ragazzo, che la scelta sia dettata da motivi diversi.

31. Elemento fondamentale per il buon andamento di un seminario è l'esempio dato con la carità fraterna e con una vita sacerdotale vissuta nella gioia. Per evitare interferenze e per la necessaria unità di indirizzo, il p. maestro - ufficio da conferirsì a persona qualificata per preparazione pedagogica e per esperienza - fin da principio precisa i compiti dei singoli canonici.Spesso (specialmente quando sorgono problemi particolari) sì consiglierà con i collaboratori in privato o con incontri comunitari e si mantenga in contatto con gli altri maestri delle case di formazione.

32. La vita del seminario è guidata dalla concreta necessità dello sviluppo armonico del giovane (sviluppo fisico, intellettuale e spirituale).

33. La formazione intellettuale si svolge secondo le disposizioni delle autorità statali per la scuola dell'obbligo. E' necessario integrare con corsi particolari l'apprendimento del latino.

34. Per la formazione spirituale è necessario che nel seminario vi sia un competente padre spirituale. Se non fosse possibile affidare tale incarico ad un confratello della comunità, curiamo l'incontro dei ragazzi con un sacerdote esterno.

35. Con opportune istruzioni, provvediamo di anno in anno ad un'adeguata formazione catechetica dei ragazzi, e offriamo loro qualche accenno della storia dell'ordine e della congregazione. Sensibilizziamo, il ragazzo alla vita liturgica, soprattutto alla S. Messa, centro della pietà cristiana.

36. Questa fase dì formazione continua fino al diploma di maturità delle scuole superiori con i medesimi criteri, tenendo conto dell'età diversa e del conseguente impegno graduale.

Cap. 3 - Il Postulantato

37- Il periodo di postulantato, per quanti non provengono dal seminario minore, è fissato dal capitolo della comunità in cui è ospitato il postulante - non necessariamente quella del noviziato – d'accordo cm il p. visitatore. Tale periodo non sia superiore ad un anno. Nella determinazione si tiene conto alla disposizione del candidato e della sua decisione.

38. Il candidato acquisti una adeguata conoscenza della vita canonicale e i confratelli che lo presentano siano in grado di formarsi un giudizio positivo, scopo principale del postulantato.

39. Al termine del postulantato, la comunità che ha accolto l'aspirante, esprime il proprio giudizio sul candidato.

Cap. 4 - Il Noviziato

40. La comunità incaricata della formazione dei novizi, che non si improvvisa ma si prepara con un'attenta scelta dei suoi. membri, corrisponde alle norme della Chiesa (CIC 651,3, 652,4). E' essenziale che essa sia in grado di offrire un ambiente adatto per la formazione, non solo perché composta da religiosi esemplari, ma anche perché capace di dare al giovane un modello concreto della sua vita futura.

41. La formazione dei novizi è riservata unicamente al p. maestro (CIC 650,2). I confratelli della comunità del noviziato collaborano con lui oltre che con l'esempio della vita e della preghiera (CIC 652,4), con iniziative specifiche proposte dal p. maestro.

42. Al p. maestro, che richiederà anche il parere della comunità qualora l'iniziativa comportasse cambiamenti di orari o di abitudini, si lascia il compito di stabilire le pratiche di pietà dei novizi, insieme ad uno studio moderato e ad una certa partecipazione all'attività pastorale.

43. Si fissi un giorno per il ritiro mensile spirituale.

44. Il noviziato si compie, per quanto è possibile, prima di iniziare lo studio della filosofia, Esso è

preceduto da cinque giorni di esercizi spirituali (0180); ha inizio con una celebrazione all'interno della comunità canonicale, in cui si consegnano la Regola, le Costituzioni e il libro della Liturgia delle Ore. Il noviziato si conclude con gli esercizi spirituali (0 186) e con la celebrazione della professione e vestizione (C.202).

Cap. 5 - Il Professorio

45. Nel periodo del professorio, che comprende gli anni fra la professione temporanea e l'ordinazione sacerdotale, va intensificata la formazione del giovane alla vita religiosa, alla cui pratica è tenuto in forza della professione, e alla vita sacerdotale.

46. Riguardo alla formazione intellettuale, sia per il numero degli anni che per le materie indispensabili, si sta alle norme della S.Sede e delle Conferenze Episcopali (0121 e 0137).

47. La formazione strettamente intellettuale viene integrata con, opportuni incontri ben preparati e realmente formativi, sulla storia e sullo spirito dell'ordine e della congregazione, sull'apostolato, sulla realtà della Chiesa e dell'umanítà. (Cfr. "Vita Consecrata" n° 68). Almeno in parte, tale formazione integrativa sì può ottenere incoraggiando i giovani a frequentare incontri e conferenze, che ordinariamente si tengono nella città o nella diocesi.

48. Nei limiti del possibile, viene facilitata la specializzazione fino al conseguimento della licenza di quanti mostrano attitudini. e buona volontà per discipline teologiche-pastorali, umanistiche, pedagogiche. Curiamo con particolare attenzione la formazione dei formatori (cfr. "Vita Consecrata" n° 66).

49. 11 p. maestro cerca di responsabilizzare i giovani studenti, discutendo e decidendo con loro quanto riguarda il buon andamento della vita del professorio (C.297), senza però fare dipendere da una loro accettazione le osservanze fondamentali della vita religiosa e l'andamento dell'intera comunità.

50. La professione solenne, a meno che non vi si opponga il limite di età canonica, può essere emessa tre ami dopo la professione temporanea; ma è preferibile rinviarla a poco prima dei diaconato. Al capitolo della comunità si lascia la scelta, da convalidarsi dal visitatore, del luogo e del tempo (almeno un mese) in cui il giovane deve trascorrere il periodo di preparazione (0197).

51. Per gli intervalli di tempo per il conferimento degli ordini sacri si seguano le disposizioni della Chiesa e delle Conferenze Episcopali (C.201 e 0157). Dietro richiesta dell'interessato o per motivi giudicati dai superiori, tali intervalli possono essere prolungati. Il p. maestro, o altro superiore responsabile, farà presente ai giovani gli inconvenienti derivanti da un continuo procrastinare la scelta. Tuttavia in caso di rinvio si dà opportunità all'interessato di completare la propria formazione in un ambiente che gli offra una visione realistica della sua scelta vocazionale alla vita canonicale e pastorale,

52. In armonia con il p. maestro, principale responsabile, i confratelli della comunità devono concorrere con l'esempio e con la parola alla formazione dei professi. (Cfr. "Vita Consecrata" n- 67)

53. Per la nomina del p. maestro dei professi, si richieda il parere di tutti i professi solenni delle comunità italiane per l'Italia e delle comunità brasiliane per il Brasile (0128), durante la visita canonica (cfr. nn. 65 e 89 c).

54. "Tenendo presenti le necessità della Chiesa e le condizioni delle persone e dei tempi" (CIC 659,2), secondo l'indole della nostra congregazione, i nostri giovani seguono il cammino di formazione tracciato dalla "Ratio formationis". (cft. "Vita Consacrata" n° 68 e Appendice)

Parte Terza

NORME ORGANIZZATIVE

Cap. 1 - La famiglia canonicale

55. Cerchiamo di coltivare al massimo la comunione con la Chiesa universale e particolare, con la Confederazione e la Congregazione. Tale sentimento non è in contraddizione con il vincolo di carità tutto speciale che ci lega come canonici di una stessa provincia, uniti nel lavoro e nella tensione dì attuazione della vita comune.

56. Secondo un'antica e bella consuetudine fraterna, viviamo l'ospitalità reciproca, per la quale ci sentiamo in ogni canonica della provincia come in. casa propria.

57. Il visitatore promuove incontri periodici tra tutti i canonici della provincia e tra quelli che svolgono un'identica attività per un fruttuoso scambio di esperienze.

58. Anche tra le comunità più vicine promuoviamo uno o due incontri annuali per favorire la comunione fraterna. A questo scopo scelgono un confratello che si incarichi di detta promozione.

59. Per favorire la conoscenza di avvenimenti riguardanti le persone e le canoniche, per contribuire alla crescita dei senso di appartenenza ad un'unica famiglia, ed anche per approfondire comunitariamente aspetti storici o formativi della nostra vita studiati particolarmente da qualche confratello, curiamo la pubblicazione di NOTIZIE. Ci proponiamo questa pubblicazione con ritmo quadrimestrale, badando che un numero venga destinato annualmente agli amici e collaboratori

delle nostre case. La redazione di NOTIZIE è affidata alla comunità del Collegio San Vittore: ad esso partecipano i confratelli incaricati della promozione degli incontri zonali.

Cap. 2 - La Provincia

60. Supremo organo della provincia è il Capitolo Provinciale (C.272). Esso è composto da sedici membri, con possibilità di aumento nell'ipotesi di uno sviluppo della provincia (C.271). Eccettuati il visitatore ed il superiore maggiore del Brasile, sono tutti eletti secondo le norme fissate per le elezioni (0329).

61. Nell'elezione dei delegati al capitolo provinciale hanno diritto dì voto attivo e passivo tutti i professi solenni della provincia.

Modalità delle elezioni:

A- PER L'ITALIA: - 12 delegati, uno per Comunità, eletti da tutti i Professì Solenni.

Dette comunità sono:

S.Agnese - S.Andrea - S.Egidio - S,Giuseppe - S.Maria Forisportam - S.María di Piedigrotta - S.Matilde – S.Pio X - S.Salvatore - S.Secondo - S.Teodoro - S.Vittore.

I Canonici della Provincia Italiana appartenenti alla comunità della casa generalizia di S.Pietro in Vincoli vengono aggregati, per la circostanza alla comunità di S.Vittore.

B- PER IL BRASILE: - Due delegati eletti da tutti i Professi Solenni della Regione.

62. Se all'ultimo posto risultassero più confratelli con un eguale numero dì voti, verranno preferiti i più anziani in professione e, successivamente, per età.

63. Quando un delegato eletto dovesse risultare "legittimamente impedito", lo sostituirà il confratello che lo segue nella graduatoria della consultazione.

64. L'esito delle elezioni dei delegati ai capitoli generale e provinciale verrà pubblicato integralmente (0328).

65. Nelle votazioni consultive per l'elezione del visitatore e del superiore maggiore del Brasile, si pongono sull'apposita scheda di consultazione due nomi; il primo voto va considerato come "voto preferenziale". Per i quattro consiglieri dei visitatore e dei priori si pongono sulla scheda i relativi nomi. La consultazione per l'elezione dei maestri dei professi avviene nella visita canonica.

66. Il trasferimento di un canonico da una comunità all'altra viene effettuato per una reale necessità, tenendo conto del benessere spirituale e religioso delle comunità e dei confratelli stessi (C.285). Alla prudenza del p. visitatore si lascia la responsabilità di assumere le informazioni più ampie attraverso consultazioni delle due comunità interessate. A tali consultazioni, però, non va attribuito un valore deliberativo o vincolante.Il trasferimento dall'Italia in Brasile, e viceversa, è fatto dietro richiesta o, per lo meno. con il consenso degli interessati.

67. La nomina di un priore fuori del capitolo provinciale avviene seguendo semplicemente ciò che è scritto al n° 305 delle costituzioni.

68. L'economo provinciale, possibilmente scelto tra i consiglieri, agirà sempre in stretta dipendenza dal visitatore. Il suo compito non è solo quello di provvedere alla cassa provinciale (C.314), ma anche quello di una saggia amministrazione (0323) dei beni della provincia (loro mantenimento, azioni di compravendita, iniziative legali da compiersi sotto la guida di un esperto fidato, controllo sul versamento del contributo annuale alla provincia e sulle amministrazioni delle comunità, non dimenticando il fine sociale di taluni patrimoni).

69. Pur rimanendo il principio dell'autonomia delle singole case, i lavori straordinari che superino il tetto di spesa stabiliti in lire 30 milioni devono essere autorizzati dal visitatore con il suo consiglio. Con l'autorizzazione del p. visitatore, l'economo provinciale può intervenire qualora si verificassero inconvenienti amministrativi. Fra l'altro badi che non sì compiano irregolarità riguardo ai dipendenti (salari insufficienti, non osservanza degli obblighi sociali: versamento contributi, pagamento ferie...).

70. Sempre con l'approvazione del p. visitatore e d'accordo con le comunità interessate, l'economo provinciale cura pure uno scambio di beni e una reale collaborazione per iniziative comuni, oppure per venire incontro alle necessità di una comunità. In tale settore più che norme giuridiche, difficilmente precisabili, si tengono presenti la carità ed il senso di giustizia, derivanti dall'accettazione dei medesimi suggerimenti evangelici e della professione della medesima Regola.

71. Per il contributo economico annuale delle comunità alla provincia, ci si comporta secondo lo schema approvato dal capitolo provinciale (0315). Si esortano tutte le comunità a deporre, secondo questo spirito comunitario, parte del loro "attivo netto" presso la provincia.

72. L'amministrazione della provincia è nettamente distinta da quella delle comunità dove risiede il p. visitatore.

Cap. 3 - La Comunità

73. Data la situazione attuale delle nostre comunità che sono di piccolo numero, accogliamo l'invito delle Costituzioni d 308 perché il priore "consideri tutti i confratelli come suoi consíglieri".

74. E' bene che ci procuriamo le pubblicazioni più utili per la nostra vita, rendendole accessibili a tutti. Così, evitando spese superflue, non restiamo privi di strumenti di formazione permanente.

75. Ogni comunità cura la buona conservazione della biblioteca della casa. La provincia ha la biblioteca centrale nel Collegio San Vittore e ne cura l'efficienza e l'aggiornamento. In essa vengono radunate le opere di un certo valore riguardanti la nostra congregazione e gli scritti dei nostri confratelli.

76. Ogni comunità anche piccola, fa un inventario dei beni mobili di valore e custodisce eventuali oggetti preziosi ed opere d'arte, da non alienarsi mai senza i dovuti permessi e conserva con scrupolo ogni documento che la riguarda. Le copie dei documenti più importanti e l'inventario sono depositate presso l'archivio provinciale. li responsabile dell'archivio è il priore, che può incaricare per la custodia materiale un confratello più idoneo oppure più libero.

77. Nelle nostre comunità fissiamo di comune accordo il turno per il necessario riposo annuale di ogni confratello, in modo che continui la normale attività pastorale. Le vacanze estive sono contenute entro il termine tradizionale di 21 (ventuno) giorni. L'esigenza di qualche giorno di riposo fuori di tale periodo è concordata con il priore. E' data la possibilità di tale riposo anche ai canonici residenti nelle case dipendenti. Per le vacanze dei ragazzi, dei giovani e dei professi provvedono le comunità di formazione.

78. Le mete dei viaggi vengono indicate al priore. Per i viaggi all'estero viene informato il p. visitatore, che si regolerà secondo quanto è prescritto dal n° 084.Durante tali viaggi, i canonici si ricordano dei loro voto di povertà e tengono presente l'impegno di rendere un'autentica testimonianza di vita religiosa.

Cap. 4 - La Regione del Brasile

79. Le canoniche del Brasile, avendo realizzato le condizioni richieste dalle costituzioni (cfr. C.267), sono costituite in Regione.

80. La regione brasiliana è presieduta da un superiore maggiore, il quale gode dell'autorità ordinaria vicaria (C.270). Spetta a lui soprattutto promuovere la vita canonicale tra i membri e tra le comunità della regione e le relazioni di questa con la provincia italiana.

81. L'elezione del superiore maggiore è di competenza del capitolo provinciale, dopo la consultazione di tutti i confratelli della regione con voti solenni. Il suo mandato ha la durata di sei anni.

82. Il superiore maggiore è affiancato da due consiglieri, il cui mandato ha la durata di sei anni, A meno che non si tratti di una questione di poco conto, il superiore maggiore agisce insieme al suo consiglio.

83. Le facoltà del superiore maggiore sono:

a) ammettere i candidati alla professione temporanea, inoltrare la richiesta per quella solenne all'Abate Generale, richiedere la dispensa dalla professione temporanea dei voti allo stesso Abate Generale;

b) concedere le lettere dimissorie per l'ammissione agli Ordini sacri;

c) determinare l'inizio, dell'anno di noviziato;

d) trasferire i canonici da una comunità all'altra nell'ambito della regione, dopo aver ascoltato il confratello ed i priori interessati;

e) studiare, insieme al visitatore, la possibilità di trasferire un confratello dall'Italia al Brasile - e viceversa - dopo aver ascoltato l'interessato;

f) quando si tratti di questioni riguardanti, la regione, il superiore maggiore ha il diritto di partecipare al consiglio provinciale, personalmente o attraverso un confratello che lo rappresenti;

g) rappresentare, inoltre, la congregazione presso la Conferenza Episcopale del Brasile, la Conferenza brasiliana dei Religiosi e presso l'autorità civile dei Brasile;

h) partecipare al capitolo delle canoniche della regione, con diritto di voto;

i) presentare all'Ordinario del luogo il confratello eletto al ministero di parroco;

j) autorizzare spese straordinarie, secondo la determinazione, del capitolo regionale, prima di ricorrere al visitatore;

l) convocare i confratelli della regione per il capitolo regionale triennale e per la riunione annuale;

m) partecipare al capitolo provinciale e generale, assieme al Delegato della regione (C.216);

n) approvare l'amministrazione annuale delle comunità;

o) coordinare le ferie annuali dei confratelli.

84. Il superiore maggiore informa periodicamente il visitatore dell'esercizio delle sue facoltà.

85. Il capitolo regionale verrà convocato ogni tre anni, dopo il capitolo provinciale e si svolgerà con la partecipazione di tutti i confratelli della regione con voti solenni.

86. Compete al capitolo regionale:

a) verificare il piano triennale precedente;

b) elaborare ed approvare il piano triennale successivo;

c) eleggere due Consiglieri del Superiore Maggiore, i Maestri dei novizi e dei professi, l'Economo regionale, il Moderatore degli studi, per sei anni; l'Animatore della pastorale delle vocazioni ed i Priori delle comunità per tre anni.

87. Il capitolo regionale è presieduto dal visitatore o da un suo delegato.

88. Gli atti del capitolo regionale dovranno essere confermati dal consiglio provinciale.

89. I canonici della regione brasiliana saranno consultati per l'elezione:

a.) del Visitatore;

b) del Superiore Maggiore, dei suoi Consiglieri e dei Priori locali;

c) dei Maestri dei professi, durante la visita canonica.

90. I canonici della regione brasiliana eleggeranno secondo le norme dei Direttorio provinciale (DP 61):

a) due delegati regionali al capitolo provinciale;

b) il delegato regionale al capitolo generale.

91. L'economo regionale, eletto dal capitolo regionale per sei anni, amministra i beni della regione, curerà particolarmente le necessità delle case di formazione, vigilerà sull'esatto, adempimento delle normative sociali vigenti in Brasile.

92. Per le necessità generali di ordine economico verrà costituito un fondo regionale, mediante il contributo mensile del 15% delle entrate lorde delle comunità, la collaborazione della provincia ed altre eventuali entrate.

93. Le spese di viaggio all'estero per la partecipazione ai capitoli provinciale e generale saranno di pertinenza della casa regionale.

94. Tutti i confratelli, dal momento della professione solenne, saranno iscritti alla Previdenza Sociale del Brasile, secondo le disposizioni della Conferenza Episcopale (CNBB) e della Conferenza dei Religiosi (CRB), non oltrepassando il limite dei tre salari minimi.

95. Le vacanze dei canonici siano regolato così:

a) professi semplici e solenni: trenta giorni all'anno;

b) professi stranieri: quaranta giorni nella propria patria, ogni tre anni.

APPENDICE

IL PIANO DELLA FORMAZIONE

"Il vostro Ordine, - che conoscevo già bene attraverso la Congregazione del SS. Salvatore Lateranense, avendo essa in Cracovia la sede della Provincia polacca e operando in vari luoghi nella mia patria nella vigna dei Signore -, è un Ordine molto antico, puramente clericale, giacché mette in relazione la vita religiosa da condurre in comune, con il ministero liturgico e pastorale. In questo vi è di luminoso esempio S.Agostino del quale seguite la Regola e che "volle avere nella casa del vescovo il monastero del clero" (Sermo 355,1; PL 39,1570).

Sull'identità delle famiglie religiose si parla molto in questi tempi, in cui gli uomini e le cose vanno incontro a veloci cambiamenti, nuove motivazioni psicologiche acquistano importanza specialmente tra i giovani e si attribuisce forse troppo peso all'azione esteriore. Perciò anche voi dovrete attentamente riflettere sulla vostra vera identità, Poiché "torna a

vantaggio della Chiesa stessa che gli Istituti abbiano una loro fisionomia e una loro propria funzione" (PC 2), dovrete adoperarvi perché, il luogo che la divina Provvidenza vi ha assegnato nella Chiesa voi lo difendiate con operosità, venendo incontro, per quanto necessario, alle nuove esigenze senza allontanarvi dalle tradizioni consolidate.

a) Come Canonici siete legati al solenne culto divino della Chiesa, che consiste soprattutto nella

Liturgia delle Ore e nella celebrazione dell'Eucarestia, fatta coralmente. Memori che 1a Liturgia è il culmine verso cui tende razione della Chiesa, e insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù" (SC 10), dovrete curare con nuovo ardore dell'animo che questo compito, a voi proprio peculiare, adempiate secondo il mandato della Chiesa, degnamente e fruttuosamente. In questo viene proposta anche una singolare forma di apostolato, come a sacerdoti cui è affidata la cura delle anime, che ha lo scopo di portare i fedeli "alla partecipazione consapevole e attiva alle celebrazioni liturgiche"

(SC 14), partecipazione che si esprime anche specificatamente nella Liturgia delle Ore almeno in parte con voi.

b) Voi vi chiamate Canonici Regolari da quando il vostro Istituto di Canonici è stato riformato nel Sinodo Lateranense dei 1059, essendo stata ripristinata la vita comunitaria 'sine proprio'. Giustamente è scritto nella Dichiarazione sulla vita canonica, che, dopo il Concilio Vaticano II avete steso come opera di collaborazione: "La vita comune, che è una delle principali caratteristiche dell'Ordine, deve offrire alle Congregazioni dei Canonici i mezzi per esercitare meglio il ministero e conseguire così la perfezione della carità,- in essa ognuno realizzi se stesso e ricerchí la salvaguardia dai pericoli" (Osservatore Romano 11 luglio 1984). (Cfr. Notizie n° 16 - dicembre 1984).

Chiunque voglia servire il Signore e la Sua Chiesa nella nostra famiglia religiosa di Canonici Regolari Lateranensi, trova nelle parole dei Papa Giovarmi Paolo II la traccia della propria formazione. Il nostro ordine esprime la vita religiosa dei sacerdoti, trova la propria spiritualità (il proprio carisma) nella vita comune e nel lavoro apostolico dei presbiteri particolarmente nella vita líturgico-pastorale.Il sacerdote è l'uomo della carità pastorale e il religioso è l'uomo della comunione e della preghiera. La nostra vocazione canonicale è dunque la splendida sintesi di due ideali dì vita profondamente avvertiti nella Chiesa.

La Formazione dei giovani

1) Di fronte al nostro mondo che cambia, al servizio di una gioventù sempre più 'differente' delle generazioni. che l'hanno preceduta, appare la necessità di una formazione sempre più adeguata e più intensa Si prende coscienza che questi problemi non possono essere lasciati al caso o all'intuizione dei formatori.

Il concetto di formazione si estende nel tempo: non si acquisisce una formazione una volta per tutte, poiché la formazione dì base non è che una tappa della 'formazione permanente'. Tutti hanno diritto ad una vera e seria formazione (religiosi, religiose, laici e sacerdoti, giovani in via di formazione e formatori).

Il termine "formazione" comprende molti contenuti oltre la forma-none propriamente spirituale: formazione umana, affettiva e di relazione, formazione teologica di base, della vita religiosa secondo il carisma proprio personale e pastorale.

La formazione è personale e personalizzata; mira a promuovere la libertà, la responsabilità e la collaborazione; è progressiva ed adattata a ciascuna persona.

2) La provincia prende coscienza della necessità di formare i formatori, incoraggia 1 contatti tra i formatori, che favoriscono il sostegno, l'aiuto reciproco, lo sdrammatizzare la rilettura di alcuni problemi, posti come sono tra studenti e i superiori.

3) Per quanto riguarda la formazione teologico-pastorale i nostri giovani seguiranno gli indirizzi della Conferenza Episcopale Italiana, i documenti degli organismi della S.Sede ecc. (CEI, La formazione dei presbiteri nella Chiesa italiana, 1980 nO 5).

Per quanto riguarda la formazione religiosa e spirituale occorre rifarsi ai testi ispiratori del nostro ordine: la Regola, le Costituzioni, la Storia dell'Ordine nel suo lungo iter accanto alla Storia della Chiesa ecc.

E' appunto a questo secondo versante della nostra vita (religioso-spirituale) che intende rivolgersi la presente 'ratio formationis'. Lo scopo è duplice:

a) 'rivelare' ai giovani in formazione – e 'iniziarli' ad esso - lo specifico della nostra famiglia religiosa, facendone assimilare i valori e le tradizioni per saperli attuare, contribuendo così, al rinnovamento della nostra congregazione;

b) di organizzare tre tappe successive della formazione (pre-novíziato; noviziato; professorio) intorno ai valori di fondo della vita religiosa, cioè: la Vocazione, la Vita spirituale, il carisma dell'ordine canonicale, le Esperienze apostoliche.

La Vocazione

1 - 'Siamo opera di Dio…'. Mi sembra importante all'inizio del VII Capitolo della nostra Provincia, questo gioioso atto di fede nella vocazione che ci viene donata dal Signore e nel modello di vita che è affidato alla Congregazione (relazione del p. visitatore. Cfr. Notizie d 23).

'Noi siamo debitori alla Chiesa, alle nuove generazioni cristiane, dando loro la possibilità di "poter essere" canonici regolari' (relazione del p. visitatore al VI Capitolo Provinciale 1985. Cfr. Notizie n° 17).

2 - Queste osservazioni servono ad introdurre il fatto o problema vocazionale, fatto e problema di tutte le nostre case e di tutti i confratelli... Occorre ricordare in particolare che la comunità parrocchiale è luogo privilegiato di annuncio vocazionale e comunità mediatrice di chiamate... Nella pastorale ordinaria di una comunità parrocchiale, la dimensione vocazionale non è dunque un "qualcosa in più da fare" ma è l'anima di tutto il servizio di evangelizzazione che essa esprime' (CEI, Vocazioni nella Chiesa italiana, 1985 n' 26).

Ogni. nostra comunità, m stretto e cordiale collegamento con il coordinatore vocazionale e

con gli animatori delle case per le vocazioni curerà:

- la preghiera per le vocazioni;

- l'attenta e sollecita formazione ai vari ministeri;

- la formazione e la guida dei gruppi giovanili (ministranti, post-cresima);

- la formazione dei servizi nel volontariato (m particolare la Caritas parrocchiale).

Ogni vocazione cristiana porta in sé un'essenziale connotazione comunitaria; senza un ambiente propizio, offerto dalla comunità parrocchiale, è difficile che sorgano e si sviluppino le vocazioni di speciale consacrazione.

3 - Con questa coscienza si viene ora a parlare delle case di formazione (pre-novíziato; noviziato; professorio) e della loro delicata funzione. Anche per esse si pone innanzitutto il problema dì sentirsi in stato di vocazione alla santità. Si fa dunque appello ai confratelli che le compongono a svolgere il loro ruolo educativo con l'esemplarità e la serenità della loro vita. Anche i Superiori Maggiori vigilano perché questo comunità siano formate da confratelli lieti e consapevoli di

svolgere questo servizio ai giovani.

La vocazione comporta due distinti aspetti:

- il discernimento della vocazione

- la pedagogia della vocazione.

Cioè, occorre aiutare il giovane a capire la propria idoneità personale alla vita religiosa (e nella nostra congregazione) (Discernimento). Occorre, inoltre, educarlo ad assumere volentieri atteggiamenti dì vita e cultura corrispondenti e validi per la propria perseveranza (Pedagogia della vocazione).

4 - I mezzi per questi due delicatissimi intenti sono gli stessi per le tre fasi successive, variandone ovviamente l'intensità e l'approfondimento. Essi sono:

- adeguata base catechistica (prima del noviziato dovrebbe essere studiato il volume del

catechismo per I. giovani 'Non di solo pane')

- confronto sulla Parola di Dio (l'incontro settimanale comunitario almeno in queste case devo essere fatto);

- colloquio, se possibile, mensile con il padre maestro;

- direzione spirituale con un padre spirituale scelto dal padre maestro o dai giovani stessi, ma sempre approvato dal padre maestro.

Quanto alla gradualità di maturazione dei giovani, è bene precisare questi punti:

a) il discernimento della propria vocazione, almeno genericamente, va operata dal ragazzo prima del suo ingresso in noviziato.

b) Nel noviziato si apprenderanno i mezzi che servono per la propria perseveranza e nell'esperienza diretta e completa della vita religiosa, i giovani dovranno documentare a se stessi se è vero che è 'bello e gioioso che i fratelli vivano insieme'. Insomma essi saranno valutati sull'idoneità alla vita religiosa e, a loro volta, valuteranno l'idoneità di questa stessa vita religiosa a rispondere alle loro attese.

c) Nel professorio prosegue né più né meno la stessa tematica del noviziato, ma ovviamente in senso più profondo perché segnati orinai dalla professione religiosa. 1 professi partecipano attivamente alla vita della casa sentendola come propria.

d) Il giudizio sulla vocazione è più di ordine spirituale che psicologico. Infatti, se la psicologia e l'osservazione delle doti e dei comportamenti dei giovani sono 'fatti' estremamente seri ed affidabili per la conoscenza dei giovani stessi, tuttavia essi non sono decisivi e, soprattutto, gli unici.

Per sapere con certezza 'interna' di essere chiamati da Dio occorre saper riconoscere la voce di Dio, come il giovane Samuele (1 Sani 3,7); aver appreso cioè il cammino della preghiera, convinti che la vocazione è prima di. tutto un dono di Dio e poi una nostra risposta (cfr. Gv 15,16). Ecco perché, si raccomanda ancora che nelle case di formazione si respiri un clima decisamente spirituale e che tutti i confratelli coinvolti nella formazione 'sentano vivamente l'impegno e la responsabilità che si sono assunti nei confronti della Chiesa e della Congregazione' (C. 127).

e) Se un giovane non risultasse idoneo alla vita religiosa della nostra congregazione, lo si aiuti a cercare im'altra definizione della propria vita, indicandogli con amore e verità i motivi e i segni della sua mancata idoneità, certi che lo Spirito non può contraddirsi. Questa responsabilità va assunta con coraggio e chiarezza sia per il bene del giovane sia della congregazione, senza precipitazioni e senza inopportuni ritardi (cfr. C. 176: '... nonostante la dolorosa scarsità dei confratelli.

La Vita Spirítuale

a) La regola fondamentale della vita cristiana e religiosa secondo l'espressione ripresa da S.Giovanni Climaco è che 'Dio fa dono della preghiera a colui che prega' (cfr. Relazione del p. visitatore al Capitolo Provinciale del 1985 -Notizie n' 17, pag.44). Fare esperienza spirituale vuol dire riscoprire la propria condizione di creatura di fronte al Creatore (noi siamo 'persone' se Dio ci forma) e la preghiera ne è l'ambiente vitale.

b) La nostra lunga storia e il particolare carattere di ordine insieme religioso e presbiterale ci devono fare attenti ricercatori della spiritualità canonicale. Essa si lega alla spiritualità monastica e, addirittura, a quella patristica; 'si sviluppa partendo da un esercizio della vita monastica, da un esercizio della vita spirituale, dalla meditazione della Sacra Scrittura: è un'esperienza biblica, inseparabile da un'esperienza liturgica' (J. Leclereq, Cultura umanistica e desiderio di Dio, LEF, pag.281).

La nostra spiritualità non può rinunciare:

- alla Lectio Divina (la lettura e la meditazione della Parola venga comunque fatta);

- alla celebrazione della Liturgia delle Ore

- alla Liturgia della Chiesa vissuta profondamente e celebrata comunitariamente.

A questo linee che si possono definire derivanti dalla lunga e gloriosa storia della nostra famiglia religiosa (Consuetudini della Congregazione, cfr. C. 124) si uniscono quelle proprie del ministero apostolico che vanno interpretate e vissute sotto il particolare carisma di S. Agostino autore della Regola, "come la carità fraterna, la reciproca amicizia, la pazienza e la disponibilità al servizio" (C. 146).

Sulla spiritualità della nostra famiglia religiosa non esistono studi sistematici, ma molto materiale sparso: è certamente un campo da esplorare e su cui i. responsabili delle case di formazione dovrebbero spesso consultarsi. La formazione spirituale è infatti sommamente preziosa perché si possa rischiare di essere generici o addirittura in contraddizione.

c) Enucleare concretamente i momenti della preghiera, nelle tre case di formazione, di conseguenza, è piuttosto semplice. Sono innanzitutto necessari ed obbligatori i mezzi classici ed universali della preghiera e dell'arricchimento spirituale della Chiesa:

- gli esercizi spirituali annuali;

- il ritiro mensile;

- la celebrazione mariana del sabato;

- la S. Messa quotidiana;

- mezz'ora di meditazione quotidiana (possibilmente guidata a turno dai confratelli delle varie canoniche).

In secondo luogo i vari padri maestri ed i confratelli dovranno curare in forma sistematica ed occasionale, secondo i casi, la spiritualità propria del nostro ordine e della nostra congregazione. Cioè:

a - grande cura alla celebrazione corale della Liturgia delle Ore "secondo il mandato della Chiesa' (cfr. LC 17,28), seguendo questo schema:

Collegio pre-noviziato

    Lodi e Vespri Noviziato

Noviziato

    Liturgia delle Ore per intero

Collegio professorio

    Liturgia delle Ore per intero

b) - la spiritualità sacerdotale, infine, più che delle nuove pratiche aggiuntive a quelle della vita religiosa, porta una coscienza di sé, un modo di essere.

Il sacramento dell'Ordine cosa porta di più nella persona del battezzato-cresimato? La sostanza di questo sacramento è l'immedesimazione da parte dell'ordinato della persona e delle funzioni di Cristo capo-servo, sposo-pastore.

Siccome "la santità cristiana si condensa nella perfezione della carità", la santità presbiterale sarà dunque perfezione di carità pastorale (PO 14).

Il sacerdote però, dovrà essere segno di Cristo sacerdote-pastore non solo ontologicamente per partecipazione del suo sacerdozio, ma deve essere un segno vivente, uno strumento vivo del Signore.

Il Carisma dell'Ordine canonicale

La nostra congregazione appartiene all'ordine canonicale, il più antico della Chiesa; e, in teoria, almeno, si fa, oggi, portatrice di un forte richiamo al clero, sempre più desideroso di forme di vita comune ( o almeno potrebbe esserlo).

Il nome "Canonici Regolari Lateranensi", rivela le tappe salienti della nostra storia (Canonici = tempo di inizio; Regolari = riforma gregoriana; Lateranensi = rinascita di S. María di Frigionaia). Si può dire che Fondatrice è stata la Chiesa stessa, soprattutto la chiesa alle origini del Cristianesimo; ma l'impronta decisiva venne al nostro ordine con S. Agostino, da quando almeno ne fu adottata la Regola e con essa si risalì all'esempio di vita comune che il santo realizzò con il suo clero. Dì tanta parte della nostra lunga storia mancano studi adeguati; da questo punto di vista non è facile per noi parlare del Carisma del Fondatore. Tuttavia nella riforma voluta dal Concilio Vaticano II e nella successiva riflessione teologica, questo aspetto della vita religiosa risulta essenziale per comprendere la vita religiosa, sia (soprattutto) per formare ad essa: non può essere eluso o scìvolato. "La vita religiosa ha una dimensione carismatica; dal punto di vista della riflessione teologica, questo è, oggi, un dato pienamente acquisito. Ma la vita religiosa non esiste come ente astratto. Non esiste una vita religiosa generica, come non esiste un carisma che non sia individualizzato, come appunto dice il termine stesso: "carisima' (F Ciardi in "Il formatore dei religiosi nella Chiesa, oggi", ed. Rogate 1984). Ora, pur affermando fortemente l'origine pneumatica del carisma e quindi l'impossìbilità da parte dei formatori di gestirlo, dobbiamo riconoscere che lo Spirito Santo agisce in un'economìa di medìazione (come per il Battesimo siamo immersi nell'acqua). Se la comunità non può trasmettere il carisma, può e deve custodirlo, mantenerlo vivo e operante, mostrare con la propria esistenza come si risponde al carisma. La comunità religiosa è l'epifanía del carisma (Ciardi. ivi, pensieri sintetizzati). In concreto, in questo settore della formazione, delicato e decisivo, seguiremo almeno questi orientamenti.

1 - La scoperta e l'assimilazione dei contenuti sapienziali comunicati dal carisma deve avvenire proprio in Comunità. E con due classi di strumenti. a) di ordine storico-spirítuale (come per gli altri ordini, far conoscere la vita del fondatore, i suoi scritti, la Regola dell'ordine, la vita e gli scritti dei primi compagni, la storia della famiglia religiosa); b) di ordine esistenziale-attuale (confronto con la vita attuale della famiglia religiosa, con le varie realtà dell'ordine, con le persone più significative, i superiori maggiori, ecc.).

2 - Siamo presbiteri di vita comune; la nostra Regola agostiniana accentua e privilegia "l'unità di mente e di cuore"; il vivere "unanimi e concordi" diventa, perciò, il fatto primario e fondante dell'iniziazione al nostro carisma, in modo tale che ogni altro strumento potrebbe apparire giustamente secondario e marginale. I padri maestri, quindi, promuovono o curano la preghiera comune, il lavoro comune, i pasti comuni, le iniziative comuni, ecc.

3 - Nel periodo pre-noviziato si privilegiano le iniziative definite di tipo esìstenziale-attuale (vd. n° 1), che stimolino l'interesse dei ragazzi per la vita della nostra famiglia religiosa. Ai padrì maestri è lasciato il discernimento per qualche forma di informazione di ordine storico-spirituale.

Nel noviziato è necessario un corso sistematico sulla storia dell'ordine, come anche un corso sistematico sulla conoscenza della Regola e delle Costituzioni. Por gli anni del professorio è ugualmente necessaria la formazione sistematica alla conoscenza e all'amore per il nostro carisma. Ci deve essere, dunque, per tutta la durata del professorio un incontro settimanale che sarà guidato dal padre maestro o da collaboratori da lui stesso sollecitati. L'incontro riguarderà strettamente tutta la ricchezza del nostro carisma: storia dell'ordine, Regola, Costituzioni, spiritualità, liturgia, apostolato, figure di santi o beati o in genere di persone illustri o comunque benemerite dei nostro ordine, Si suggerisce all'inizio di ogni anno di scegliere un tema di ricerca unitario, cioè valido per tutti i professi indipendentemente dall'anno scolastico che frequentano. Il lavoro, opportunamente guidato e suddiviso, potrà sfociare in una tesi scritta, che se valida, potrà essere pubblicata in un numero unico annuale da diffondere come contributo alla conoscenza del nostro ordine.

I giovani sono in formazione, ma con il loro entusiasmo e il loro impegno possono diventare i promotori di un profondo rinnovamento spirituale e culturale della nostra congregazione. Intanto, con queste e simili iniziative possono essere colmate quelle lacune dì studi e ricerche che lamentiamo sulla nostra storia. Soprattutto sarà il "carisma" stesso che, mentre si tenta di trasmetterlo, acquisterà lucentezza e freschezza; sarà come attualizzato.

Le Esperienze apostoliche

Le nostre costituzioni, dietro lo stimolo dei documenti del Concilio Vaticano II, esortano ad una formazione completa, cioè teorica e pratica (cfr. C.122-124). Questa pratica non deve essere artificiale, ma "reale" nella concretezza delle rispettive comunità in cui i giovani si trovano a vivere, Tuttavia anche (e soprattutto) nelle esperienze apostoliche va salvaguardato lo specifico carisma della nostra vita religiosa.

1 - Conviene ripetere il concetto più volte espresso che la nostra famiglia religiosa è clero dì vita comune, dunque il suo primo apostolato è la chiarezza e la serenità dei vivere insieme ('L'obiettivo principale cui tende il vostro vivere insieme è che, nel comune progetto di ricercare Dio, conseguiate piena sintonia a livello di mente e di cuore...", Cfr. Regola n'3). Primo apostolato è anche l'incontro, il dialogo, la condivisione.

2 - Seconda caratteristica è l'organizzazione comunitaria dell'apostolato. Sapere evitare il protagonismo, il frazionamento degli incarichi, l'attaccamento personalistico ai ruoli… sono dimensioni doverose e difficili anche per i confratelli di provata esperienza e spiritualità: dunque i giovani sono caldamente guidati a vivere insieme con spirito dì condivisione le esperienze apostoliche. Inoltre occorre anche portare i giovani ad una mentalità dì coinvolgimento, in modo tale che non si sentano come occasionali prestatori d'opera, di cui al momento si approfitta, ma dei veri protagonisti e responsabili, come i sacerdoti che fanno parte della comunità.

3 - L'apostolato più congruo per i giovani. in formazione è la testimonianza della propria vocazione e della propria vita: dopo verranno altre iniziative. Sarà dunque compito dei giovani stessi, dei rispettivi padri maestri e degli incaricati dell'animazione vocazionale ai vari livelli sforzarsi di trovare insieme, con fantasia e creatività, delle iniziative di incontro e di testimonianza di animazione vocazionale con la gioventù.

4 - Per quanto concerne la sostanza della formazione, cioè perché l'opera formativa risulti incisiva, più che dell'apostolato bisogna preoccuparsi delle motivazioni che sostengono l'apostolato stesso, cioè: "Noi siamo chiamati", "Cristo ci abilita", "Il Padre", "La Missione", "Sentire cum Ecclesia", "La Conversione", "L'unità dei cristiani", ecc. Per questo motivo in ogni comunità di formazione si svolgono delle riunioni periodiche di verifica delle varie iniziative apostoliche e delle motivazioni che le sorreggono. La verifica sarà tanto più costruttiva e formativa quanto più sarà fatta con spirito e criteri di fede, che faccia riflettere i giovani su come sanno affrontare le esperienze dure e meno gratificanti, su come si pongono in atteggiamento di saggio discernimento nel confronto con il mondo, su come sanno agire con gratuità, ecc.

5 - Infine, si pongono qui di seguito alcuni suggerimenti che possono essere utilizzati dal padri maestri, ma che possono essere anche materia di. utili confronti tra tutti i confratelli, perché riguardano la vita di tutta la nostra provincia:

a) contatti con confratelli di altre comunità; visite, anche brevi, alle varie comunità, per conoscere le opere ed i problemi;

b) progressiva partecipazione alla gestione della casa in cui si risiede, anche nel lavoro ordinario e nella manutenzione;

c) attenzione all'abito religioso soprattutto nelle celebrazioni liturgiche;

d) attenta considerazione delle capacità e delle doti di ciascuno, perché si sappia individuare il possibile campo dì specializzazione; con una certa preoccupazione dì preparare i futuri formatori.