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NOTIZIE N° 43 del Dicembre 1999

 

 

 

NOTIZIE N° 45 del Febbraio 2001

SOMMARIO

- Dalla redazione

- Vita di famiglia

- Parrocchia di Saint Gilles in Verrès

-Challand-Saint-Victor

-Dalla Comunità della "Vergine

       dell'Accoglienza" in Andora

-A Bologna... guardando il futuro!

-Le diverse anime di una chiesa

-La comunità di Coronata

-Occhi di un laico puntati su S. Teodoro

-Dalla parrocchia

       "Madonna del Ponte" in Gubbio

-S. Secondo a Gubbio

-Qui da noi... a Lucca

-Napoli = Piedigrotta

-La parrocchia vista da un laico:

            Sant'Agnese fuori le mura - Roma

-San Giuseppe in Via Nomentana a Roma

-Circolari

-Comunicazioni

 

DALLA REDAZIONE

Questo numero esce con alcune caratteristiche: la prima è di ordine cronologico: siamo in ritardo sul tempi previsti, Natale 2000; motivi di salute per chi doveva fare un lavoro di composizione del materiale, ma principalmente lentezze in chi doveva farlo arrivare. Ce ne scusiamo con i lettori.

La seconda è una nota di luogo: abbiamo scelto di parlare delle nostre parrocchie, quelle affidate ai Canonici Regolari Lateranensi; in tutto sono sedici, dislocate in dodici città o paesi: qui troveremo la fisionomia di tredici di queste. Ci è sembrato importante raccogliere in un album le fotografie delle comunità parrocchiali che fanno la storia del nostro Ordine in Italia: gran parte sono antiche di secoli proprio come parrocchie, altre sono di recente fondazione; quelle antiche, quando furono erette, vennero affidate alle nostre comunità religiose già presenti sul luogo; in questi ultimi anni abbiamo risposto di si profeticamente al dono che ci veniva fatto dai Vescovi di alcune piccole parrocchie; una è in attesa dell'edificio-chiesa...

Chi leggerà "Notizie" certamente saprà che noi Canonici Regolari esercitiamo il ministero pastorale, con cui serviamo le Chiese particolari, principalmente nelle parrocchie affidate al nostro Ordine; il carisma di vita comunitaria che ci contraddistingue, è un impegno serio a vivere l'apostolato in comunione visibile tra noi e a offrirlo a quanti costruiscono con noi l'unica Chiesa.

A lettura finita di questo numero, molti si chiederanno: "Non abbiamo trovato nulla di originale rispetto alle parrocchie tenute dai sacerdoti diocesani ... : che cosa c'è di "vostro" che potete offrirci? Quale spiritualità, quali movimenti, quali aggregazioni coltivano i Canonici Regolari?"

È una domanda legittima: è vero, noi, non abbiamo una liturgia alla quale si possa apporre il nostro marchio; il modo di fare apostolato, non può essere definito "canonicale"; le nostre parrocchie non sono riconoscibili a prima vista...

Un momento: su quest'ultimo punto si potrebbe discutere, perché noi, presuntuosamente, una vocazione l'abbiamo, e a questa cerchiamo di essere fedeli: la vocazione ad essere Chiesa, senza aggettivi, senza superlativi. Sarebbe il riconoscimento più grande quello di chi, partecipando alla vita delle nostre parrocchie, ci potesse dire: "Qui ho incontrato la Chiesa; da voi si respira aria di comunione; le vostre Eucaristie invitano alla convivialità; istituzione e profezia si sposano bene da voi ... ".

Ma andiamo avanti: la terza caratteristica che traspare dalle pagine che seguono, riguarda gli estensori degli articoli: i laici. Abbiamo chiesto a loro, soltanto a loro di scrivere, di raccontare non di celebrare la vita reale delle nostre comunità parrocchiali; ognuno ha dato un quadro che servisse a fermare l'attenzione di chi legge sul cammino, faticoso e insieme esaltante, della propria comunità cristiana.

Abbiamo pensato che potessero essere loro, i laici, le persone qualificate per questo servizio di narratori: con un'appartenenza alla Chiesa che li fa sentire corresponsabili "in solido" della sua vitalità; con un'appartenenza al mondo che li rende corrieri di istanze, di messaggi, di voci plurali.

E a proposito dei laici, c'è una richiesta precisa che nasce dal loro essere stati chiamati in prima persona a presentare il volto di realtà complesse come sono oggi le parrocchie: sarebbe saggio che, prossimamente, essi si presentassero mettendo a fuoco la loro specificità, il loro carisma, e come li vivono nelle nostre comunità, come riescono a metterli a servizio della Chiesa tutta; quale spazio è loro riconosciuto o, tristemente, solo concesso; come possono donarsi, nella reciprocità, con i sacerdoti per il popolo di Dio, senza doversi confondere con loro, senza dover strappare patenti di legittimità che consentano di occupare il proprio posto senza dover chiedere il permesso...

Ecco anticipati i contenuti del prossimo numero di "Notizie".

 

VITA DI FAMIGLIA

14 aprile

Muore a S. Paulo, all'età di 79 anni, don Giuseppe Losciale. Il confratello fu tra i pionieri nella fondazione della nostra missione in Brasile.

1-7 maggio

Nella piccola città medievale di Gubbio, tra le cui strade e stradine si aggirano ancora le ombre del serafico Francesco e del celebre lupo, ha luogo nella Canonica di S. Secondo l'undicesimo Capitolo provinciale. È compito dei Padri capitolari, 16 in tutto, " ... eleggere per sei anni, fino al successivo capitolo provinciale, il Visitatore, gli altri Superiori Maggiori... e i Superiori delle cose ... " (C. 274).

Così, nella sessione pomeridiana del 3 maggio sono eletti don Giuseppe Cipolloni, Visitatore della Provincia e don Bruno Giuliani, Superiore Maggiore della Regione del Brasile, mentre è votata all'unanimità la richiesta dei confratelli del Brasile di diventare Provincia.

Al termine del Capitolo sembrano evidenti i limiti di quanto prescritto dalle Costituzioni, le quali - almeno in apparenza - non prevedono direttive e progetti al fine di promuovere la vita fraterna nelle comunità.

1 maggio

A Penna S. Giovanni all'età di 93 anni, muore il papà dell'Abate generale, don Pietro Guglielmi. I capitolari interrompono i lavori per partecipare alla messa di esequie.

20 maggio

A S. Paulo, in Brasile, consacrazione episcopale del confratello don Luciano Bergamin. Alla celebrazione, svoltasi in una struttura particolare, un grande capannone, partecipano una stragrande folla di gente e molti confratelli, tra cui l'Abate generale don Pietro Guglielmi, il Visitatore uscente don Giovanni Sansone e il nuovo Visitatore don Giuseppe Cipolloni.

15 giugno

Muore a Roma, dopo una lunga malattia, Giuseppe Canichella, il papà di don Franco. Ai funerali, a Ciciliano, dove era nato nel 1913, partecipano numerosi confratelli della Capitale.

26 agosto

A Vercelli, don Giorgio Maggioni termina il suo lungo calvario di sofferenza. Il confratello era nato in provincia di Cremona nel 1929.

11-16 settembre

Si celebra a Gubbio, nella Canonica di S. Secondo, il Capitolo generale: oltre l'abate uscente, sono presenti i Visitatori, i Superiori Maggiori e un delegato per ogni provincia e regione. Il giorno 12 viene eletto il nuovo abate generale nella persona di don Bruno Giuliani. Il confratello, che lavora da oltre 40 anni in Brasile, ricopriva la carica di Superiore Maggiore e di parroco nella chiesa dedicata a S. Antonio, a Jardim d'Avila in S. Paulo.

17 settembre

A Napoli, secondo un'antica tradizione, nella ricorrenza del grande Giubileo del 2000, dopo circa 50 anni, esce in solenne processione la statua lignea della Madonna di Piedigrotta. Partecipano all'evento una grande folla di gente (Ventimila persone circa ... ) l'Em.mo Cardinale Michele Giordano, l'abate don Pietro Guglielmi numerosi confratelli convenuti per l'occasione, il sindaco della città Riccardo Marone, e il presidente della Regione Antonio Bassolino. Dopo la celebrazione dell'Eucarestia nella Basilica di S. Francesco di Paola, i pescatori di Mergellina, a spalle, portano la statua della Madonna per le vie della città fino al porticciolo della Rotonda di Nazario Sauro, dove l'immagine sacra viene imbarcata su una motovedetta della Marina militare per la processione a mare... mentre la luna con il suo chiarore accompagna la suggestiva traversata del golfo.

30 settembre

A Riese S. Pio X, nella chiesa parrocchiale, Andrea Piccolo celebra la sua definitiva consacrazione al Signore emettendo la professione solenne nelle mani del Padre Visitatore. Dopo la celebrazione, la festa continua nel nostro seminario di S. Floriano.

4 ottobre

A Napoli, all'età di 94 anni, muore la signorina Vittoria Mariani, che aveva le lettere di partecipazione donatele da molti anni per il lungo e fedele servizio di segretaria offerto alla comunità parrocchiale dal lontano 1969 fino a qualche giorno prima della sua morte.

13 ottobre

Don Sandro, dopo la decisione del Capitolo provinciale e la sollecitazione del Capitolo generale, rientra dall'Africa in Italia, per mettersi a disposizione di un possibile futuro progetto missionario.

13-18 novembre

A Roma, presso le Ancelle del Sacro Cuore di Gesù, in via XX settembre, si svolgono gli esercizi spirituali annuali, guidati da Donatella Abignente, laica consacrata e docente all'Università Gregoriana e al S. Luigi a Napoli. Vi partecipano 19 confratelli. La ricorrenza giubilare ha dato alle giornate un carattere particolare: al mattino meditazione e riflessione in casa e nel pomeriggio celebrazione presso una delle grandi basiliche della città. Nell'ordine: S. Giovanni in Laterano, S. Maria Maggiore, Santa Croce in Gerusalemme e S. Paolo fuori le mura.

16 novembre

Nella cappella delle suore, dove siamo ospiti per gli esercizi spirituali, il Visitatore conferisce il ministero dell'accolitato a Giuseppe Libralato.

24 dicembre

Il Visitatore parte per il Brasile, per presiedere il Capitolo regionale e partecipare alla benedizione dell'abate generale.

26-29 dicembre

A S. Paulo, alla presenza dell'Abate generale e del Visitatore, alle ore 16.00 del 26 ha inizio il Capitolo regionale. Sono presenti tutti i confratelli e professi solenni. L'agenda dei lavori prevede infatti una decisione di grande importanza per il loro futuro: il passaggio da Regione a Provincia. Alle ore 9 del 27 dicembre dell'anno giubilare 2000 il Brasile diventa Provincia. L'esito della votazione: 20 voti favorevoli, 2 contrari. Qualche ora dopo la nuova Provincia ha il suo primo Visitatore nella persona di Pè Agostino Dinani.

27 e 28 dicembre

A Roma, presso il Collegio S. Vittore, si svolge il consueto incontro dei confratelli della Provincia. All'ordine del giorno: "Il progetto vocazionale". Due giornate di viva e accesa discussione.

28 dicembre

S. Paulo, nella parrocchia di Jardim D'Avila, l'Abate generale don Bruno Giuliani, riceve la benedizione abbaziale dal confratello Vescovo don Luciano Bergamin. Sono presenti, oltre i confratelli del Brasile, il Vescovo della diocesi don Francisco, numerosi sacerdoti della zona pastorale e una folla di fedeli che gremisce la chiesa.

 

 

PARROCCHIA DI SAINT GILLES IN VERRES

(MASSIMO LÈVÊQUE)

La parrocchia di Saint-Gilles ha la cura pastorale della comunità di Verrés, comune della regione autonoma della Valle d'Aosta, paese d'origine romana, che deve forse il suo nome e la sua nascita, secondo una tradizione non documentata, ad un'antichissima fabbrica di vetro esistente nel luogo in quel periodo. Lo troviamo su una carta stradale molto antica (la Tabula Peutingeriana) con il nome di Vitricium e in un successivo documento del 1124 con il nome di Verretium. Durante il periodo fascista, nell'intento di italianizzare i nomi dei comuni valdostani, Mussolini cambiò il nome di Verrès in Castel Verrés.

Paese di poco più di 2600 anime, situato allo sbocco della Valle d'Ayas, dove il torrente Evançon confluisce nella Dora Baltea, è dominato dall'imponente castello fatto erigere nel 1360. Il borgo primitivo è attraversato dallo stesso torrente che lo divide in due borgate principali collegate da un ponte di pietra del 1827. Sulla riva destra troviamo la borgata Martorey, dove sorge anche la monumentale Prevostura e su quella sinistra la borgata San Rocco, dal nome della cappella costruita nel 1681 all'ingresso meridionale del paese.

La parrocchia ha sede nella Prevostura di Saint-Gilles, complesso fondato intorno all'anno mille (e successivamente modificato) da un ente monastico, i Canonici Regolari di Saint-Gilles, uniti poi, nel 1911, al Canonici Regolari Lateranensi che da allora hanno la cura della comunità parrocchiale verreziese. Il patrono è Sant'Egidio, festeggiato il 1 0 settembre. Esiste un'altra chiesa a Verrés, sorta nel 1978 poco più a sud della già citata cappella di San Rocco per facilitare la partecipazione dei fedeli, soprattutto di quelli più anziani, alle funzioni religiose: la chiesa del Cuore Immacolato di Maria.

La comunità parrocchiale è affidata a don Giuseppe Ganassin e al più anziano vice-parroco don Carlo Caputi (che è stato parroco di Verrès per diversi anni prima di don Giuseppe). Con don Andrea Bertoldo, parroco di Challand St. Anselme e di Challand St. Victor, due paesi della valle d'Ayas formano la comunità dei Canonici Regolari Lateranensi di cui don Giuseppe è priore. I due sacerdoti si completano: il primo più estroverso e immediato, l'altro più preciso e riflessivo, hanno il compito non facile ma anche stimolante di aiutare il popolo di Dio che è in Verrès a crescere in santità. La comunità è viva e in cammino anche se ci sono difficoltà che bisogna affrontare e superare come in ogni parrocchia di questo mondo. Fare un'analisi profonda ed esaustiva delle cose che vanno e di quelle che non vanno, utile sicuramente alla nostra comunità, andrebbe però aldilà degli obiettivi di quest'articolo. Più interessante è descrivere come i verreziesi vivono la loro fede in Gesù, come vivono la carità e come cercano di crescere in esse a servizio della comunità. Figura di riferimento per la gente di Verrès è il venerabile Fratel Egidio Giovanni Laurent o semplicemente Frère Gilles come in paese si è più abituati a chiamarlo. Religioso fratello dei Canonici Regolari Lateranensi morto nella prevostura di Verrès nel 1941 a 57 anni, uomo di grande umiltà e di preghiera, "l'uomo del servizio" come lo defini Mons. Fausto Vallainc in un libro a lui dedicato. E di Frère Gilles i verreziesi hanno un po' quell'essere schivi ma allo stesso tempo molto generosi come capita spesso alla gente di montagna. Basti pensare a tutte le associazioni e gruppi di volontariato che operano all'interno della comunità religiosa ma anche civile, ai tanti soldi raccolti in questi ultimi anni per le necessità più diverse (dal rifacimento dei tetti della chiesa ai contributi per il neonato oratorio, dalle offerte per don Sandro in Congo al grande aiuto per costruire un piccolo alloggio per le suore di S. Giuseppe che prestano il loro servizio a Verrés, ecc.), alla gara di generosità di tutta la gente, chi in un modo chi in un altro, nei giorni dell'alluvione dell'ottobre scorso in favore degli. abitanti di una frazione del nostro paese (e non solo) colpita in modo grave. E vero però che la percentuale dei praticanti e abbastanza bassa, in media con quella regionale e nazionale, e questo dato deve far riflettere soprattutto chi si dichiara credente: tante persone non hanno trovato ancora il loro posto nella nostra Chiesa, quel posto dove sentirsi realizzati, dove sentirsi a proprio agio, accolti e soprattutto amati. Esiste ancora all'interno della parrocchia un po' di quel tradizionalismo e conservatorismo che sarebbe ingiusto cancellare del tutto ma a cui bisogna prestare attenzione soprattutto per quella parte che ci impedisce di ascoltare la voce dello Spirito Santo e ci ostacola nell'incontro vero con il Dio del "Ecco, io faccio nuove tutte le cose" (Ap. 21,5).

Come già detto in precedenza la vita della parrocchia è animata da un buon numero di gruppi, associazioni, movimenti che attraverso i loro specifici servizi e carismi operano per il bene di tutta la comunità.

Ci sono due gruppi che si occupano del canto nelle feste più importanti, il gruppo "Frère Gilles" e la cantoria parrocchiale. Le messe festive sono sempre animante da lettori, dai ministranti e da qualche musicista con l'organo, la chitarra o il flauto traverso.

Il gruppo dei catechisti è sicuramente tra quelli che richiedono più generosità, sia per l'impegno costante da settembre a giugno che per il ruolo delicato e importantissimo che hanno nei confronti dei ragazzi e della comunità.

Nel silenzio lavorano le signore che si trovano tutte le settimane per pulire chiese e oratorio e quelle persone che si occupano della disposizione discreta e significativa dei fiori per rendere le nostre chiese e la comunità più accoglienti e ospitali.

Degli anziani e degli ammalati si occupano prevalentemente i Volontari della Sofferenza organizzando varie attività e impegnandosi nella raccolta fondi per aiutare i più bisognosi e l'O.F.T.A.L.

L'Azione Cattolica porta avanti da diversi anni un gruppo per i giovani e i giovanissimi aiutandoli ad andare aldilà dei confini della propria parrocchia e facendogli fare esperienza di Chiesa.

L'oratorio, nato qualche mese fa per iniziativa di alcuni laici, si occupa anch'esso della gioventù verreziese, compresa quella difficilmente raggiungibile con altri tipi di gruppi. Questa è un po' una novità per Verrès ma i bambini, i ragazzi e le loro famiglie hanno risposto aderendo in massa tanto che con il lavoro dei volontari, oltre che con quello di un giovane educatore, si riesce a tenere aperto l'oratorio tutti i pomeriggi, sabato e domenica compresi.

Il Movimento dei Focolari è presente in parrocchia con famiglie e giovani che sono al servizio della comunità nel modi più disparati.

Due giovani hanno appena concluso il corso di formazione triennale per operatori pastorali con specializzazione in pastorale giovanile organizzato dalla diocesi e si apprestano a ricevere il mandato dal vescovo Mons. Anfossi. Sarà un momento importante per la comunità.

Specifici incontri di catechesi per gli adulti sono fatti soprattutto durante l'avvento e la quaresima. L'adesione non è mai molta ma è comunque importante che questi momenti ci siano per dare a quei pochi che sentono la necessità (che dovrebbe invece essere di molti) di poter crescere nella fede con altri fratelli, Stesso discorso vale per l'ora di preghiera mensile.

Alcune famiglie fanno da alcuni anni, insieme a don Giuseppe, il corso di preparazione al matrimonio per i fidanzati della bassa Valle d'Aosta.

Un ruolo importante per il coordinamento e per la programmazione delle attività e dei vari gruppi lo svolge il consiglio pastorale parrocchiale anche se si può auspicare ancora un più proficuo lavoro all'interno di questo "organismo" per aiutare la parrocchia a crescere ancora.

Il consiglio parrocchiale per gli affari economici coadiuva il parroco ormai da diversi anni, come vuole il documento del sinodo diocesano, nell'amministrazione dei beni della comunità e delle offerte dei fedeli.

A Verrès sono presenti ormai da molti anni alcune suore di S. Giuseppe che prestano il loro prezioso servizio per la parrocchia ma anche per la comunità civile.

Momenti importanti per la comunità parrocchiale nell'anno e vissuti con intensità e devozione sono senz'altro la visita che don Giuseppe fa a tutte le famiglie di Verrès nei primi mesi dell'anno, il Triduo pasquale, la salita al monte St. Gilles per la celebrazione della messa in assolvimento di un voto fatto dalla comunità verreziese durante la seconda guerra mondiale, il Corpus Domini con la processione per le vie del paese, la festa patronale di Sant'Egidio, la messa della notte di Natale.

Il rapporto tra parrocchia e comunità civile è molto buono, la collaborazione e continua e proficua nel rispetto dei propri compiti e non c'è conferenza, serata, pranzo, gita, ecc. organizzata da associazioni, istituzioni pubbliche e private a cui don Giuseppe non sia invitato.

Le sfide che anche una piccola comunità cristiana come quella di Verrès dovrà affrontare già da domani sono molteplici: alcune nuovissime come ad esempio il dialogo con i fedeli di altre religioni, altre già conosciute come il "problema" vocazioni che nasconde in sé altri problemi. Di elencare sfide vecchie e nuove non si finirebbe mai. Ma perché allora non provare a ripartire vivendo quelle parole di Gesù che troviamo in Gv. 13,34: "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come lo vi ho amato, cosi amatevi anche voi gli uni gli altri"? Amandoci cosi qualcosa sicuramente cambierebbe.

 

 

CHALLAND-SAINT-VICTOR

(MARIO GIANINO)

Dal 1200 parrocchia comprendente anche Challand-Saint-Anselme. La chiesa parrocchiale era allora San Mimo (San Massimo); oggi diventa cappella e monumento nazionale. Dalla fine del 1600, Challand-Saint-Victor fa parrocchia per conto suo e viene ampliata l'attuale chiesa in frazione Sizan.

Nel medioevo il paese ha forse conosciuto il suo splendore migliore; considerato la culla della nobile famiglia degli "Challant", esso dapprima residenza degli stessi conti, in seguito ma mantenuto nel suo seno parecchie famiglie nobili del ducato d'Aosta ed inoltre notai, giudici e forse addirittura la sede di un tribunale.

Dopo gli anni della peste in Valle d'Aosta (circa 1630) e la nascita di un nuovo pensiero più umanistico, Challand si trova ad essere in una posizione più svantaggiata: comincia l'accertamento del potere, della giustizia e cosi via dicendo. Pertanto Saint-Victor ha al suo interno una involuzione che lo porta allo sfruttamento di un solo settore economico: il primario.

Da un punto di vista della semplicità della vita, dei valori morali, dell'aiuto reciproco, del bisogno del rispetto degli uni verso gli altri, questo è forse stato il periodo migliore per questo paesino di media montagna.

La fienagione fatta senza i mezzi agricoli moderni, le molte stalle contenenti pochi capi di bestiame, creavano quella solidarietà reciproca che forzatamente doveva esistere. Gli scarsi mezzi di comunicazione e le lunghe serate invernali avvicinavano la gente, quasi costretti ad incontrarsi per scambi di opinione, di notizie e senza ombre di dubbio anche scambio di qualche occhiatina maliziosa alle "belle" del paese. Scherzi a parte, durante le Veillà o nelle pause del lavoro collettivo nei campi era anche tempo di preghiera.

Oggi il paese ha perso in parte la sua identità con l'avvento dei nuovi e veloci mezzi di comunicazione, in special modo i giovani si allontanano da esso o per il tempo libero o per lo studio; le persone in età lavorativa, dopo la nascita dell'industria in bassa Valle, raggiungono i propri posti di lavoro e Challand rimane (come esplicitamente detto nella relazione del P.R.G.C.) "paese dormitorio". Questo paesino, primo che si incontra risalendo l'Evançon in Valle d'Ayas, comprende oggi dalle 500 alle 600 anime ed è dislocato in un territorio molto vasto e suddiviso in molteplici frazioni più o meno grandi ma aventi ognuna di esse una propria identità.

Identità non solo e puramente territoriale; si va dai 600 m. di Isollaz, al 1000 m. di Abaz, per non parlare di 1300 e più metri di Offion e Fontaney; questi ultimi fino a poco più di mezzo secolo fa erano abitualmente abitati per l'intero anno ed inoltre in essi esistevano sia la scuola elementare che la camera mortuaria in caso vi fossero dei decessi nei lunghi inverni, con l'impossibilità di trasferire le salme nel cimitero vero e proprio.

Villa è il capoluogo di Saint-Victor, ma la chiesa parrocchiale è a Sizan, inoltre ogni frazione principale ha la propria cappella da Nabian, a Targnod, a Isollaz. A Châtaignère invece sino a non molti anni addietro nuovamente la scuola elementare in concomitanza con quella del capoluogo. Tutti questi fattori: cappelle nelle varie frazioni, sedi scolastiche decentrate, municipio a Villa, chiesa parrocchiale a Sizan; come si diceva innanzi, posti di lavoro esterno, hanno portato la nostra comunità ad essere legata e slegata allo stesso tempo.

Si creano cosi, forse involontariamente, piccole divisioni, piccole fratture, fra un gruppo di persone e l'altro, nonché comprensibili, fino ad un certo punto, campanilismi all'interno del paese stesso.

L'agricoltore è sicuramente di Challand, si dice, mentre il maestro o l'operatore della centrale idroelettrica, no. Il festeggiamento di tale Santo va fatto nel giorno in cui cade sul calendario; per la festa del Patrono dell'intero paese, va bene la domenica più prossima alla data corretta.

Si è persa anche all'interno delle famiglie la semplicità e l'umiltà di un tempo: ora si corre per chi ha più mucche nella stalla, per chi ha i figli con i vestiti firmati, più firmati, per chi ha... . Non con questo si vuole accusare il benessere, ma il suo ostentato sfoggio, sì.

Medesimo discorso lo si potrebbe applicare alla fede: "Mando mio figlio a Messa perché altrimenti cosa diranno gli altri?" - oppure "Mando mio figlio al catechismo altrimenti niente Comunione o Cresima, domenica però deve andare a sciare".

"Amarcord", per dirla alla Fellini, che qualche tempo addietro le frasi che si sentivano erano del tipo: "Andiamo a Messa, oggi c'è papà, ha voluto ed è riuscito a liberarsi ... " - oppure - "Mi spiace, ho dovuto farti saltare catechismo per aiutare la nonna che non si sente bene, però domani diremo una preghiera in più durante la Messa".

In quanto ai giovani, per dirla in breve, coloro che oramai sono stati cresimati seguono poco le funzioni religiose principalmente perché: "Non fa sembrare uomini"... "E tempo sprecato"... "Roba da bigotti" - oppure ancora - "Le solite cose"... "La predica è lunga"... "Solo storie!"... "Roba da donne".

Eh! il nostro piccolo e ridente paese, quanta strada ha ancora da compiere nonostante la sua nobile storia, la sua bella morfologia e le quiete acque del lago di Villa attorniate da una natura splendida e ancora selvaggia.

 

 

DALLA COMUNITA DELLA "VERGINE DELL'ACCOGLIENZA" IN ANDORA

(MARA E ANTONELLA)

Nell'anno santo 2000, anno giubilare nella nostra parrocchia, Vergine dell'Accoglienza, è sorto un gruppo che "lavora" per testimoniare Cristo nostra speranza nella carità. Ci si propone di "non spegnere" la lampada della speranza nelle famiglie che si trovano in difficoltà.

Dal gruppo Caritas si vorrebbe far nascere il centro d'ascolto, cioè un luogo dove ogni persona sappia di poter trovare qualcuno che l'ascolti, fattivamente, con l'indicazione di indirizzi, nomi, numeri di telefono "dove poter rivolgersi per la sua croce".

In questo anno particolare il gruppo ha promosso il pellegrinaggio giubilare a Roma, dal 26 settembre al 2 ottobre, che ci ha tonificato lo spirito. La preparazione è stata difficoltosa, ma degnamente sostenuta dal caro don Bernardo.

Nella pastorale catechetica ed educativa permane l'affanno: vuoi per il poco impegno delle famiglie dei bambini alla partecipazione alla S. Messa ed al catechismo. Per far riscoprire la gioia dell'incontro si è pensato di far vivere ai ragazzi questa nuova esperienza: la V elementare ha riletto il testo della leggenda del IV Re e lo ha drammatizzato, cercando di far vivere al bambini nel momento catechetico, l'insegnamento datoci. Gesù sorride al IV Re pur presentandosi a mani vuote: le perle, dono per Gesù, erano state donate per mutare il prossimo.

Concludendo, la nostra parrocchia, pur vivendo iniziative e momenti comunitari, ha bisogno urgente di ulteriori incentivazioni "persone" "nuove", nuovi input anche in vista della celebrazione del Sinodo Diocesano di Alberiga-Imperia che si svolgerà in questo anno.

Andora, 28 dicembre 2000

 

 

A BOLOGNA... GUARDANDO IL FUTURO!

(LA COMUNITÀ PARROCCHIALE)

Ci è stato chiesto di "raccontare" la nostra parrocchia in una pagina...

in UNA PAGINA?

Verrebbe da pensare a tutta prima che lo spazio sia davvero poco, poi invece le mille idee si concentrano in una sola immagine, in una frase: tanto vino nuovo che fermenta e ribolle in otri nuovi... infatti questa è la giovane comunità parrocchiale dei Santi Monica e Agostino in Bologna, nata nel 1991 e ancora residente in un luogo assolutamente senza pretese: un seminterrato.

Che fatica è stata farla "sembrare" una chiesa!

Per chiuderla ci sono tre saracinesche da negozio, ma per aprirla... tanti cuori e occhi innamorati della sua aria raccolta, intima, pulita, sobria: gli arredi sistemati nel modo più giusto con significati precisi esprimendo così la comunione con Dio e con il popolo dei fratelli, accompagnati in questo cammino dal pastori.

Il forte senso comunitario ispirato e sostenuto dalla spiritualità dei Canonici Regolari Lateranensi si esprime in un'atmosfera di collaborazione e amicizia fra tutti i gruppi di persone che operano nella parrocchia: consiglio pastorale, caritas, catechisti, giovani, équipe liturgica, équipe organizzativa, collaboratori alla manutenzione, redazione giornalino... ma soprattutto i bambini e i ragazzi che, guidati dai loro catechisti ogni domenica animano la Celebrazione Eucaristica "aiutando" il parroco "a spiegarla ai grandi"!

Nelle nostre celebrazioni si respira sempre un'aria di vera festa, e non solo perché siamo chiamati a raccolta dal suono delle campane, ma soprattutto perché l'atmosfera è familiare, i sacerdoti sono nostri amici, (alla porta della chiesa stringono la mano a ognuno per un saluto dopo la Messa), non sgridano i bambini che rompono il silenzio con la loro vivacità e dopo non si corre subito via a "dimenticare Dio", ma è bello stare ancora un po' insieme, conoscersi, crescere, stimarsi e diventare amici.

Non abbiamo molta storia da raccontare ma abbiamo un grande futuro da inventare e costruire.

Ora vogliamo soffermarci un po' per dirvi delle nostre attività come per esempio la Festa dei Santi Patroni nella seconda domenica d'ottobre con una settimana di preparazione ben articolata e la gare di generosità per il pranzo comunitario dove il piazzale o la chiesa in quaranta minuti si trasformano in sala da pranzo. Vi diciamo poi del bellissimo appuntamento natalizio della Sacra Rappresentazione del presepio vivente dove sono coinvolti tutti i bambini, aggiungiamo la festa dell'affidamento dei piccoli a Maria Madre del Salvatore nella seconda domenica di Maggio e poi la cura particolare per la celebrazione delle Cresime e delle Prime Comunioni con i bambini attorno ad un grande tavolo e tante altre cose che la comunità vive, si inventa e propone per costruire sempre di più conoscenza e fraternità.

Che ne pensate, non ci meritiamo finalmente la nuova chiesa più grande e più funzionale?

Il progetto c'è, l'approvazione c'è, aspettiamo le gru... e tanti, tanti nuovi amici.

 

 

LE DIVERSE ANIME DI UNA CHIESA

(SANDRA GRIGGIO)

S. Floriano di Castelfranco Veneto è un paese di campagna che aspira alla mentalità cittadina nella convinzione che gli eventi generali non saranno in grado di travolgere la sua tenace identità. Una dimensione umana e culturale che le circostanze hanno lentamente plasmato, le istituzioni hanno rafforzato e gli uomini hanno governato nel tempo. Una dimensione contadina e religiosa, una religiosità semplice che si manifesta e si realizza nella sequela di quegli uomini di Chiesa che ne hanno prospettato e indicato il cammino. E a S. Floriano, nel tempo, hanno convissuto le istituzioni religiose e la chiesa autentica, quella che si riconosce dal suo onesto operare e dalla sua umanità. Entrambe sono state incondizionatamente accettate per il solo fatto che esistevano perché, come sempre avviene, una mentalità critica finalizzata alla costruzione del meglio per l'uomo si costruisce e si impara.

Alcuni uomini di fede, appartenenti ad ordini religiosi diversi e con formazioni culturali autonome hanno insegnato ad appropriarsi del senso religioso con mentalità aperta e critica . E, poiché la mia memoria storica non mi permette di percorrere tempi remoti, riconosco che gli uomini di fede che a S. Floriano hanno dedicato il loro tempo e la loro pastorale sono stati, di recente, don Olivo e, da più di quarant'anni, l'Ordine dei Canonici Regolari Lateranensi.

Don Olivo è stato l'ultimo parroco "diocesano", di S. Floriano prima dell'affidamento della Parrocchia ai Canonici, e vive tuttora nella nostra comunità. ú un uomo autorevole, di profonda cultura biblica, progressista ed estraneo agli schemi per mentalità, ferrato nell'analisi, convincente nelle parole e riflessivo nel metodo. E' stato un grande maestro, ma spesso la gente non ne ha condiviso i motivi ideali o non ha avuto la forza e l'onestà intellettuale di decidere di mettersi in gioco. L la riverenza verso l'autorità, è la poca abitudine al confronto, è il dubbio di applicare le emblematiche parole del Vangelo: "Ciò che vi dico nelle tenebre, ditelo in piena luce, e ciò che vi si dice all'orecchio predicatelo sui tetti". Queste, credo, le ragioni diffuse.

Con don Olivo hanno sempre operato i sacerdoti dell'Ordine offrendo un servizio puntuale e rispettoso dei ruoli. Un servizio reso comunque dall'origine, con i sacerdoti diocesani e i parroci che si sono succeduti, tra cui principalmente don Virginio. E' stata la convivenza di due appartenenze religiose all'interno della stessa Chiesa, nel riconoscimento delle diverse identità, un atteggiamento che ha poi contribuito alla costruzione e alla crescita di un senso religioso più consapevole e credibile.

Quello dei Canonici è un Ordine religioso che si configura negli uomini che qui lo hanno rappresentato e continuano a rappresentarlo.

Ed lo, religiosa e praticante anche per educazione familiare, ho per la prima volta compreso che con i sacerdoti si può parlare perché hanno una mentalità che può uscire dagli schemi e sono in grado di analizzare criticamente la realtà, anche quella che è frutto delle loro azioni. S. Floriano credo sia stato un paese che ha avuto, attraverso la presenza dei Canonici Regolari, una grande ricchezza spirituale e culturale, forse non sempre colta e valorizzata, comunque una singolare opportunità.

Io non ho avuto modo di conoscere, se non per interposte persone, la storia e le storie di tale presenza, e mi scuso con chi ha vissuto in prima persona tale esperienza: sono dieci anni che frequento e ora abito in paese, e mi sono costruita le idee attraverso la conoscenza diretta di alcuni che mi permetto citare brevemente.

Don Giancarlo, già "viceparroco", personalità complessa, apparentemente molto estroverso nelle parole, schivo per timidezza e vicino alla gente per indole e passione.

Don Franco, ora parroco, il parroco della gente, l'uomo dal pensiero semplice e pulito, l'uomo giovane che ama i giovani. E' il prete dell'azione e dei fatti da lui sempre concepiti come naturale conseguenza della condivisione, della riflessione e del pensiero. Ed anch'io che mi appassiono e compiaccio delle parole misurandone il loro valore intrinseco ed apprezzandone il valore estetico, capisco che, infine, l'uomo si misura per la qualità dei suoi comportamenti.

Le diverse personalità di fede hanno offerto e continuano ad offrire la loro impronta negli uomini e nelle donne di S. Floriano, ed oggi possiamo dire che un risultato, in termini di apertura culturale e profondità del senso religioso, c'è stato.

Non è una trasformazione radicale perché le contraddizioni e i dubbi non mancano, le ragioni settoriali e personali non sono state vanificate, ma i segni sono reali. 1 giovani, hanno, ultimamente, compreso che i loro desideri e bisogni possono concretizzarsi anche all'interno della dimensione parrocchiale, non estranea al mondo ma partecipe delle problematiche del presente: l'impegno di solidarietà verso i più bisognosi con gesti concreti, l'apertura alle culture "altre", nell'ottica del "villaggio globale".

Senza, tuttavia, soffermarmi sulle singole iniziative che hanno coinvolto l'intera comunità, di carattere locale, e "mondiale", come il Giubileo, credo che la consapevolezza fondamentale sia legata alla necessità di puntare sulla formazione umana e spirituale dei giovani. O si investe anche nella comunità parrocchiale sull'aspetto culturale formativo dai giovani, a partire degli anni più "teneri", o una comunità rischia di scomparire nella perdita della sua autenticità di valori. In tal senso anche nella nostra realtà non mancano di diffondersi "i miti" del tempo presente.

Credo che i giovani di S. Floriano, e l'intera comunità abbiano imparato a riconoscere nel parroco una guida spirituale capace di relazioni interpersonali fidandosi di lui.

La realtà religiosa che ho cercato di descrivere dimostra che S. Floriano presenta anime ed identità diverse e che l'autenticità del nuovo dipende certo in gran parte dal coraggio con cui si sapranno leggere con chiaro discernimento le cause e le ragioni profonde del passato e del presente.

 

 

LA COMUNITA DI CORONATA

Là dove la Valpolcevera incontra il mare, s'innalza una collina ventilata, un tempo ricoperta da rigogliosi vigneti e meta di escursioni e di villeggiature come testimoniano ancora diverse antiche ville residenziali appartenute alle più importanti famiglie della nobiltà genovese.

Sulla collina sorge un santuario fra i più antichi della Liguria, dedicato alla Madonna di Coronata e ben visibile soprattutto dal grande cavalcavia dell'autostrada. Ormai da oltre 500 anni il santuario è retto dall'ordine dei Canonici Regolari Lateranensi che curano una piccola comunità attualmente di circa 2200 anime.

La comunità originaria era costituita da agricoltori che vivevano nelle poche abitazioni a ridosso del Santuario e in case sparse per la campagna. Una cinquantina di anni fa la collina subì un assalto edilizio che trasformò radicalmente il suo assetto sociale. Oggi la civiltà contadina è ancora presente con la forza delle sue tradizioni, ma la maggior parte degli abitanti sente l'alienazione della grande città assai vicina. Così, in questa comunità tanto eterogenea nella sua cultura e nelle sue consuetudini, gruppi e singoli cercano con il loro impegno di raccontare e di vivere il Cristo.

Punto di partenza e di riferimento è la liturgia. Quella domenicale soprattutto viene particolarmente curata, e con ogni mezzo si sottolinea il senso della accoglienza e della festa. C'è una crescente partecipazione di bambini con le famiglie e un graduale coinvolgimento dei giovani.

Don Carlo Lazzari, nostro parroco da sei anni, ha accentuato e approfondito l'importanza del cammino dell'anno liturgico e il suo stretto legame con la vita concreta del cristiano.

In diverse occasioni dell'anno, la liturgia esce dalla chiesa e celebra per i quartieri e nelle case:

* meditazione del vangelo nelle famiglie (Avvento/Quaresima) * Via Crucis per le strade il Venerdì santo * S. Messa domestica nelle case degli anziani e infermi * S. Messe all'aperto a maggio e in occasione del Triduo per la festa patronale * Rosario in punti diversi del quartiere ogni sera di maggio * marcia della pace ad ottobre... È un farsi vicini nel tentativo di raggiungere ciascuno là dove vive.

A Coronata la popolazione di anziani è assai numerosa anche per la presenza di due Istituti che ad essi provvedono. Sono pertanto particolarmente radicati nella nostra comunità interesse ed attenzione che si traducono in visite e assistenza costanti con alcuni momenti di festa veramente brillanti. Due i gruppi impegnati sul fronte dell'assistenza negli istituti e nelle case.

Il territorio della nostra parrocchia confina con una delle zone più problematiche della città, tormentata da tutte le povertà vecchie e nuove e caratterizzata da una concentrazione veramente notevole di immigrati extracomunitari. Per rispondere in qualche modo a tutte queste situazioni d'emergenza è sorto da circa tre anni un Centro d'ascolto vicariale che impegna numerosi volontari della parrocchia nella distribuzione di viveri, di indumenti e nell'ascolto. Si è rivelato un punto di riferimento veramente prezioso.

Perché nulla sia banalizzato e scontato, nella nostra comunità si sa anche celebrare la gioia per le occasione più svariate. E' un continuo rimettersi in gioco ed entrare in relazione con cuore di fanciullo.

Le feste si rincorrono: dall'Epifania alla Polentata bisestile, dal Carnevale alla Festa della Primavera riservata al giovani, dalla Festanziani alla Festa della Vita dedicata a tutte le età dell'uomo... e poi la Celebrazione degli anniversari di matrimonio e le danze e i salti intorno al Falò di S. Giovanni... e ancora la festa della Madonna di Coronata e la Sagra di S. Michele.

E altre occasioni di festa sono le uscite, le gite, i viaggi (ci siamo spinti in Israele e nel futuro intravvediamo Fatima)... anche perché per il Giubileo dei giovani abbiamo accolto per tre giorni venticinque ragazze portoghesi.

Accanto alla catechesi ai fanciulli e ragazzi, e da quest'anno anche ai genitori, nella nostra comunità si svolge una catechesi permanente affidata a fogli settimanali e ad altri sussidi e segni (segni nelle feste più importanti) a cui don Carlo lavora con perseveranza spezzando la parola, educandoci alla speranza, alla gratuità, all'accoglienza.

Non è tutto semplice: accanto a tanti segni di speranza, permangono le difficoltà di coinvolgere e responsabilizzare i giovani - di rendere gli adulti più liberi, più consapevoli della loro dignità di figli di Dio - di lavorare in comunione e di essere chiesa missionaria, ma noi comunque ci sentiamo comunità viva e in cammino.

 

 

OCCHI DI UN LAICO PUNTATI SU S. TEODORO

(GIUSEPPE (PINO) OTTAVIANO)

Come laico sono stato invitato a dare una lettura dell'incidenza della parrocchia sulle persone e sul territorio circostante. Chi scrive ha avuto un cammino tortuoso prima di approdare alla parrocchia.

Come tanti ragazzi ho vissuto la parrocchia frequentando il catechismo sino al raggiungimento della Confermazione e qui ho iniziato a conoscere Dio. Purtroppo, all'età di 18 anni mi è mancato il padre, morendo improvvisamente. Nel dolore mi sono sentito defraudato di questo amore e di ciò ho incolpato personalmente Dio e di conseguenza mi sono allontanato dalla religione.

Ho trascorso 35 anni come navigante, di cui 21 effettivamente imbarcato. Ho iniziato la mia carriera come allievo ufficiale di coperta, ed ho proseguito ricoprendo tutti i gradi sino ad arrivare a quello di comandante sia di navi da carico che passeggeri.

Per moltissimi anni il mio rapporto con Dio è stato quello dell'indifferenza. Accettato si, ma tenuto in poco conto. Poi, un giorno, come per incanto, mi sono trovato a pregare; purtroppo parole confuse giungevano alla mia bocca che restava chiusa. Non ricordavo più né il Padre nostro, né l'Ave Maria.

Balbettando improvvisai un monologo, cercando di mettermi in contatto con quel Dio per me dimenticato. Da allora ho dovuto compiere un lungo cammino nella fede sino a giungere ora ad essere catechista.

Vi domanderete perché questo lungo preambolo per dire chi sono oggi? Sono una persona che ha dovuto, innanzitutto, conoscere prima se stesso per poi accingersi a tentare di conoscere DIO.

La mia preparazione culturale è stata per molti anni soprattutto "tecnica", ma in quest'ultimo quinquennio mi sono dedicato per passione allo studio amatoriale di filosofia, teologia fondamentale, liturgia, prediligendo particolarmente gli studi biblici.

Attualmente Dio è per me come un faro nella nebbia, un punto di riferimento; so dove mi trovo, ma soprattutto egli mi indica dove voglio andare.

Reputo che allo stesso modo anche la Chiesa, nell'ambito di una comunità chiamata parrocchia, abbia la stessa funzione: luce di Dio proiettata sulla terra.

Non tutti però considerano tale grazia allo stesso modo. Per alcuni ricchi di fede e di amore verso Dio la parrocchia è il posto dove si realizza la comunione con tutto il prossimo mettendo in pratica gli insegnamenti di Nostro Signore Gesù; per altri la parrocchia è solo un luogo, uno spazio messo a disposizione per svariati usi: locali dove potersi incontrare, divertirsi, parcheggiare i propri figli per i momenti di gioco.

Molti di questi ragazzi, ricevuta la Prima Comunione, non frequentano più il catechismo riproponendosi di accostarsi al sacramento della Cresima solo da adulti (catechesi più breve e sbrigativa). Poiché in molti crediamo che la fede non si possa quantificare e soprattutto non sapendo quando la Grazia del Signore toccherà costoro aprendo i loro occhi e le loro labbra, li accogliamo ugualmente come fratelli.

Noi laici riteniamo che la presenza, fisica e spirituale del sacerdote nella comunità, sia essenziale, indispensabile. Però il suo "essere" non si deve limitare al celebrare la Santa Messa, alla Confessione, alla gestione della chiesa, ma soprattutto essere Vangelo vivente, emulare Cristo; da lui deve trasparire quell'amore sincero per il prossimo, quella "gratuità" che noi cristiani identifichiamo come "Grazia".

L'uomo della strada è attento a tutto questo, percepisce se l'amore nasce dal cuore o dal ragionamento, di conseguenza risponde alla chiamata della Chiesa in modi diversi. L'uomo vive anche di memoria, ricorda però più facilmente ciò che gli uomini di chiesa hanno fatto di male che non di bene; solo l'esempio fulgido dei Santi riscatta in parte gli errori commessi.

Il nostro territorio parrocchiale di S. Teodoro, da sempre limitrofo al porto di Genova, e stato la zona di passaggio e talvolta di sosta di gente straniera; in questi ultimi anni un crescente numero di persone di origine africana e latinoamericana si è inserito tra noi.

Questa mescolanza, secondo le attuali volontà politiche e nella prospettiva della cultura multimediale, sarà ulteriormente incrementata, trasformando così questo rione in un diversificato e variopinto coabitare di persone. Usi e costumi, religioni, stati sociali dovranno comunque convivere.

Dovrà essere la buona volontà delle Chiese, delle persone fisiche, ma soprattutto lo spirito di amore e la fraternità universale che dovranno fare da collante a tutto questo. L'uomo cerca la pace, ma spesso la vuole ottenere prevaricando sul più debole.

Questo non deve accadere, altrimenti l'esperienza vissuta in altre nazioni e quartieri non servirà. Questi ultimi arrivati sono continuamente contattati da "missionari" di altre religioni; particolarmente attivi i testimoni di Geova che offrono loro, oltre al sostegno morale presentato con opportunistiche interpretazioni del Vangelo, anche aiuti materiali ed agevolazioni, purché costoro restino e diventino parte attiva del gruppo.

For se è tempo che la nostra cristianità non sia data per scontata; l'evangelizzazione di stile missionario dovrebbe riprendere sul nostro territorio.

Per quanto altamente lodevole, l'attività dei "Missionari del vangelo" è solo il primo passo; essi hanno consegnato il Vangelo di Marco alle famiglie della diocesi genovese. L'intuizione del nostro arcivescovo cardinale Dionigi Tettamanzi è quanto mai attuale, ma secondo me la missione evangelizzatrice non può essere affidata a pochi volenterosi: ogni battezzato cristiano è anche missionario; ogni laico con le proprie capacità e i propri mezzi dovrebbe adoperarsi per tale scopo.

Adiacente alla nostra chiesa è stata edificata, secondo una concezione moderna dell'architetto Eugenio Abruzzini, una struttura viva ed accogliente come il legno che la compone. E' stata ideata per essere usata in particolar modo nell'ambito di attività culturali e di tipo aggregativo. Per identificarla ora è stata chiamata "sala polivalente"; io aggiungerei "multietnica". E' stata inaugurata il 12 novembre scorso dal nostro arcivescovo.

E desiderio di molti che questo nuovo spazio non sia utilizzato a fini di lucro; e giusto coprire le spese sostenute e ricuperare per quanto possibile il debito contratto dai Canonici Lateranensi per la realizzazione di quest'opera imponente, ma è altrettanto giusto che sia anche messo a disposizione per tutte quelle attività di cui la comunità parrocchiale necessita. Siamo in molti a ricordare che tale opera è stata fortemente voluta e sofferta dal nostro ex parroco don Antonio D'Addiego; per questo e per tutto ciò che ha fatto per la comunità di S. Teodoro lo ringraziamo.

La nostra parrocchia, rispetto alle altre del primo vicariato di Genova, gode del privilegio di essere retta da una comunità di confratelli religiosi che seguono la Regola di S. Agostino. La presenza dei Canonici Regolari a S. Teodoro è antichissima, essa risale infatti al XII secolo.

Noi laici ci auguriamo che nello spirito di rinnovamento della Chiesa prosegua e sia meglio sfruttata la nostra competenza "secolare", però mi sembra ancora lungo e laborioso il cammino dei laici nella riscoperta del loro ruolo specifico, nel campo culturale, in quello socio-politico, nell'ambito familiare e in quello amministrativo.

Tutto ciò anche in considerazione della carenza di vocazioni e nella richiesta di maggiore impegno da parte dei sacerdoti.

 

 

DALLA PARROCCHIA "MADONNA DEL PONTE" IN GUBBIO

(ENNIO BOCCI)

La parrocchia Madonna del Ponte è stata istituita nel 1982, dedicata a S. Giovanni Battista e inaugurata da S.E. Mons. Ennio Antonelli, allora vescovo della diocesi eugubina.

Il suddetto titolo venne adottato per questioni di carattere canonico, trasferendo la sede parrocchiale della frazione di Petazzano, intitolata appunto a S. Giovanni Battista, in quella di Madonna del Ponte, che si assunse cosi la cura pastorale di tutto il petazzanese e parte della parrocchia di S. Secondo.

Successivamente, la parrocchia venne intitolata alla Madonna del Ponte, che si festeggia il giorno della Natività di Maria, l'8 settembre.

La cura della parrocchia venne affidata all'inizio a don Domenico Bergamo, che si impegnò ad organizzarla in modo funzionale, partendo dai presupposti già esistenti, poiché nella stessa chiesa, pur appartenendo a S. Secondo, venivano celebrate funzioni e catechesi, direi quasi come una sede parrocchiale, e la festa patronale organizzata sin dai secoli passati dal "Priori" che si sono succeduti fino alla costituzione del Circolo A.N.S.P.I.

A tale proposito esistono dei documenti che attestano l'esistente Confraternita di antiche origini, con il compito, tra l'altro, di sostenere le spese per la manutenzione della chiesa stessa e beneficiare economicamente le ragazze della zona, che si sposavano, appartenenti a famiglie non abbienti.

Il terremoto del 1984 rese l'edificio parrocchiale pericolante e le SS. Messe venivano celebrate nell'atrio della scuola elementare e presso una famiglia della zona, dove venivano svolte anche le catechesi sacramentali e le varie riunioni per la formazione degli adulti.

Gli abitanti della zona parrocchiale, pur di rendere abitabile l'edificio sacro, si sono prodigati encomiabilmente in vari modi, e, nel giro di alcuni mesi, hanno ridato l'efficienza completa alla sede parrocchiale, soprattutto alle strutture portanti. Franco Canichella, parroco, con fede e determinazione ha ristrutturato, abbellito e reso veramente accogliente tutto l'interno della chiesa. Non solo, ma con la sua umiltà, dedizione e lungimiranza si è prodigato, senza risparmio di energie, a far crescere i parrocchiani sotto l'aspetto religioso attraverso varie iniziative, condivise e partecipate da un buon numero di parrocchiani, in modo particolare, di alcuni di loro lontani dalla fede e che hanno cambiato vita testimoniando e coadiuvando nella pastorale.

A proposito della pastorale parrocchiale c'è da dire che si incontrano molte difficoltà in quanto la popolazione residente è molto eterogenea, sia sotto l'aspetto economico che culturale. Infatti la zona è in rapida urbanizzazione; nel giro di pochi anni siamo passati da 500 abitanti a 2.800 con circa 750 famiglie.

Il tessuto sociale è costituito da persone provenienti da diverse località: petazzanese, buranese, località montane del territorio eugubino, emigranti con tutte le loro famiglie, cittadini provenienti dal centro storico ed alcune famiglie di extra-comunitari.

Da ciò si deduce che c'è molta eterogeneità in questo tessuto sociale, per cui si incontrano enormi difficoltà per improntare una pastorale adeguata per una crescita religiosa e comunitaria.

La maggioranza della popolazione trova poco interesse per il problema religioso; nonostante ciò, quasi la totalità dei bambini delle scuole elementari e medie partecipa alla catechesi per i sacramenti.

Esiste anche un discreto gruppo di giovani, attivi nel campo religioso e caritativo, sia a livello parrocchiale che diocesano.

Per quanto riguarda gli adulti, il cammino di fede coinvolge un discreto numero di persone impegnate a crescere spiritualmente all'interno di alcuni movimenti e comunità operanti nella parrocchia. Un consistente numero di persone hanno partecipato alle missioni popolari, svoltesi a livello zonale; in maggioranza appartenenti al movimenti. Alcuni di loro hanno animato i centri di ascolto, con impegno e spirito di carità.

La costituzione del circolo parrocchiale A.N.S.P.I. ha permesso una capacità organizzativa in vari settori, come l'animazione della festa patronale ed esperienze conviviali a largo respiro sia con incontri a carattere culturale che religioso (gite culturali, pellegrinaggi ... ).

Si è costituita una banda musicale, patrocinata dal circolo A.N.S.P.I. che impegna diversi giovani; le loro esecuzioni sono veramente impegnative e piacevoli all'ascolto.

Nella parrocchia esistono le basi per una crescita pastorale significativa e, sperando nella divina provvidenza, contiamo di progredire con il nostro nuovo parroco don Silvano Minorenti.

 

 

S. SECONDO A GUBBIO

(GIOVANNI VISPI)

Chi si racconta è un laico che, come tanti di voi, ha vissuto e vive l'esperienza della vita parrocchiale da quando appena bambino, varcava per la prima volta la soglia della chiesa dedicata ai Santi Agapito, Secondo e Secondino, divenuta nel tempo, sede di Canonici Regolari Lateranensi. Quella stessa chiesa, tanto per intenderci, che secoli fa accoglieva per i primi studi alla vita consacrata, l'illustre concittadino Sant'Ubaldo.

Da quella prima volta, sono ormai trascorsi circa 30 anni: non tanti direte voi, ma comunque pur sempre molti per riflettere su alcuni aspetti della vita parrocchiale e sul suo evolversi nel tempo.

Di allora, conservo con commozione il ricordo dei miei primi calci ad un pallone nella "storica" squadra di calcio dell'"INTREPIDA", nata dalla passione e dalla dedizione di molti parrocchiani. Ricordo gli incontri per le prove di canto e di "teatro"; gli appuntamenti per le proiezioni cinematografiche o le gite in montagna; i lavori per i carri carnevaleschi o le sfide di pingpong e di biliardo. Ma ricordo anche le preparazioni per il servizio dell'Eucarestia; l'impegno di noi "chierichetti"; la partecipazione alla benedizione delle case durante il periodo pasquale o le prove del "presepe vivente"; le giornate di catechismo e persino certe omelie domenicali.

Sono cresciuto nella parrocchia e con la parrocchia, dalla quale ho ricevuto non solo i fondamentali insegnamenti di fede ma anche una specifica formazione personale e culturale. Come laico, sono sempre rimasto legato alla vita della comunità parrocchiale, collaborando prima come "catechista per i giovani" e poi come membro del Consiglio Pastorale Parrocchiale, passando per l'esperienza del "cammino neocatecumenale" e per il Ministero straordinario del "Lettorato".

La parrocchia, dunque, come punto di riferimento, per una crescita spirituale, sociale e culturale. Un luogo dove avvicinarsi a Dio e agli altri; un motivo di incontro per la condivisione delle proprie esperienze personali. La parrocchia come luogo di preparazione, di ascolto, di riflessione e di azione.

Ma in questi trent'anni di cose ne sono cambiate. Gran parte delle iniziative ricreative che ruotavano attorno alla parrocchia non esistono più: non c'è più traccia della squadra di calcio; delle manifestazioni teatrali o cinematografiche ed i giovani, persino durante le celebrazioni domenicali (salvo rare eccezioni) disertano in massa la chiesa. Colpa dei tempi si dirà, dei ritmi incessanti a cui genitori e figli sono sottoposti. E vero, gli impegni si accavallano in maniera frenetica e trovare gli spazi per socializzare e fermarsi in parrocchia - fra una lezione di tennis ed una di piscina - è diventato sempre più impossibile. Del resto poi, accade quasi sempre che ad occuparsi delle diverse iniziative parrocchiali, siano alla fine le stesse persone.

La parrocchia dunque sembra aver perso quella funzione aggregante, centro di incontro e di condivisione per una crescita spirituale e sociale, diventando invece un luogo in cui ci si incontra per "consumare" sempre più in fretta alcuni imprescindibili sacramenti come il Battesimo, la Comunione, la Confermazione ed il Matrimonio. Oggi si preferisce il frastuono dei bar e delle discoteche all'idea di un incontro in parrocchia.

Tuttavia, mentre da un lato la vita parrocchiale sembra segnare definitivamente il passo ed apparire quasi anacronistica rispetto ai giorni d'oggi, dall'altro invece, proprio all'interno delle comunità parrocchiali sbocciano nuove iniziative umanitarie e nuovi centri di aggregazione e di solidarietà: nasce il volontariato nelle diverse forme di assistenza e di beneficenza, espressione inequivocabile dell'avvertita esigenza dei giovani di condividere con gli altri le proprie esperienze di vita. Un segnale concreto e tangibile dell'enorme potenzialità dei giovani e del ruolo imprescindibile della Chiesa. Riaprire dunque le porte della parrocchia ai giovani incentivando i loro interessi, rendendoli protagonisti e non spettatori, valorizzare le loro inclinazioni ed aspirazioni personali, è questo il compito di tutti gli operatori ecclesiastici, laici e religiosi, per restituire alla parrocchia quella funzione centrale di educatore spirituale e sociale. Solo recuperando con spirito collaborativo quelle vecchie iniziative ricreative, sportive e culturali, sarà possibile riavvicinare i giovani ai valori spirituali del Vangelo e alla vita della parrocchia.

Nella Bibbia sta scritto però: "... la messe è tanta, mancano gli operai ... ".

Per questo concludo con un augurio: quello di poter trovare in ogni parrocchia, gente sempre pronta e disponibile per lavorare nella vigna del Signore.

 

 

QUI DA NOI... A LUCCA

(NELLA)

Mi è stato chiesto di scrivere della mia comunità, di descriverla così che chi legge possa farsene un'idea.

Devo dire che non mi è stato semplice. Molte sono le cose che rendono viva o meno una parrocchia, molti i suoi tratti caratteristici: cosa scrivere allora?

Intanto inizio dal nome: S. Maria Forisportam ci fa sentire "importanti" quando ci chiedono di dove siamo, ma più caro, più familiare, cioè il semplice S. Maria Bianca. Bianchissima è la facciata della nostra chiesa da poca restaurata; bianca e bellissima la statua dell'Assunta là sull'altare, così solare da sembrare al tempo stesso volare verso il cielo e restare giù al centro, insieme a noi.

Credo di poter dire che, pure se la nostra chiesa e la nostra parrocchia vantano radici e trascorsi importanti sia per la città di Lucca che per i Canonici, siamo oggi una parrocchia "giovane".

Sono molti infatti i nostri limiti, ma certamente i giovani non mancano. Una buona parte dei catechisti è giovane e numerosi sono i giovani che si incontrano in parrocchia e collaborano nelle varie attività.

A volte ci chiediamo il perché, visto che non ci pare di far "grandi cose" per attirarli ma, con simpatia, dialogo e tanta grazia di Dio, ci sono e ne sentiamo la responsabilità.

La vita comunitaria ha certamente come punto centrale la Messa parrocchiale delle 11.00: lì confluiscono il più possibile le persone facenti parte i vari gruppi rendendo manifeste le loro attività più significative e quelle da proporre a tutti i parrocchiani. Sicuramente il gruppo "portante" è quello dei catechisti: 28! Poveri, ma entusiasti, cerchiamo di seminare la Parola di Dio a fanciulli e ragazzi nel cammino di iniziazione cristiana e agli adulti cui si propongono itinerari di catechesi biblica, di Azione Cattolica femminile e da poco anche delle Comunità Neocatecumenali. Stiamo cercando di avvicinare le famiglie con attenzione e disponibilità a creare rapporti di amicizia, ma lo scoglio dell'indifferenza e dell'abitudine è duro da scalfire.

L'aspetto caritativo è portato avanti dalle Conferenze della S. Vincenzo e dal gruppo MISAP che dona compagnia e presenza agli anziani e ammalati nelle case. Ormai da parecchi anni ci manca, però, un gruppo Caritas vero e proprio.

Certo, a volte la stanchezza ci fa segnare il passo e l'avvicendarsi di quattro sacerdoti (tanto diversi!) in sei anni, ha sicuramente inciso.

Abbiamo, come tutte le comunità, visto tempi migliori: forse proprio perché tanto abbiamo ricevuto, tanto siamo chiamati a dare in passione, in fede, in fatica. chi ci ha accompagnato nel tempo e chi è con noi adesso, ci ha fatti crescere nella coscienza comunitaria e anche messi alla prova.

A volte ci siamo trovati in pochi, ma ci sforziamo di imparare a non "contarci" numericamente e a non scoraggiarci troppo.

Viviamo la difficoltà di entrare nel sistema, peraltro molto confuso, di una unità pastorale del centro storico voluta dal Sinodo Diocesano appena celebrato e che stenta a decollare.

Essere una comunità canonicale ci ha abituati alla corresponsabilità, a non dipendere troppo dai sacerdoti, a lavorare con loro ma anche a saper camminare con le nostre gambe e perfino a tener loro testa se ci sembra il caso!

Più volte ci è stato detto che siamo una parrocchia poco numerosa e che prima o poi i Canonici ci lasceranno, e forse a volte ci siamo sentiti davvero un po' ai margini della Provincia continuando, però, a sentirci parte della "Famiglia"!

Spero di essere riuscita a raccontare di noi in modo veritiero.

Sicuramente invitiamo a venire a Lucca chiunque si senta incuriosito da queste righe. Accoglieremo con gioia chi ci conosce già (!!) e chiunque abbia voglia di farlo.

 

 

NAPOLI = PIEDIGROTTA

(ANGELO E PATRIZIA)

Al termine della liturgia eucaristica, nella festa di Cristo Re don Gabriele ci ha chiesto di testimoniare, in un contributo scritto, la nostra partecipazione da laici alla vita della comunità parrocchiale e sacerdotale di Piedigrotta. Una coincidenza, forse non ricercata ma significativa, non soltanto con il tema liturgico ma anche con l'incontro che il Papa aveva in San Pietro con i laici riuniti nella celebrazione giubilare.

Un'antica consuetudine di rapporti ha legato alla vita della comunità sacerdotale e parrocchiale di Piedigrotta diverse figure laicali, testimoni veraci dell'incontro del Dio in Cristo con la storia dell'uomo. Anche noi, in un cammino di maturazione sul senso della presenza laicale nella chiesa, originatosi nelle nostre famiglie, sensibili e partecipi al fermenti conciliari, e proseguito poi in vari contesti associativi, abbiamo vissuto il nostro impegno con la chiesa locale nella ricerca costante di un incontro dialogante e corresponsabilizzante tra laici e presbiteri, tra la più ampia comunità dei fedeli e la comunità canonicale. Un incontro alimentato dalla costante attenzione all'ascolto della Parola ma anche da quella sensibilità alla vita liturgica che nella regola dei Canonici viene sottolineata e ribadita.

Alle origini del percorso sinodale della Chiesa di Napoli dei primi anni ottanta, in sintonia e forse anticipando quanto il nostro Vescovo Ursi ci proponeva, don Giovanni sollecitava la costituzione, accanto al consiglio pastorale, di tre centri, profetico, sacerdotale e regale, che collaborassero in un rapporto diretto ed immediato con il parroco nella elaborazione ed attuazione del progetto pastorale. 1 centri, nella loro originaria natura, avevano la funzione di guardare dalla peculiarità dell'angolo prospettico ad essi affidato, la realtà parrocchiale ampia ed articolata ma chiamata all'unità nell'ascolto della Parola, nella lode e nella testimonianza di vita. La nostra partecipazione al centro liturgico era cosi occasione per guardare al mistero di Cristo e della Chiesa da una prospettiva privilegiata, quella della congiunzione dell'umano con il divino, del radicamento dell'annuncio salvifico nella storia concreta dell'uomo perché questa diventi il luogo della lode e della santificazione.

Da questo primo impegno agli altri ministeri che di volta in volta, secondo le linee del progetto condiviso nel consiglio pastorale, abbiamo scelto e ci sono stati affidati nella iniziazione cristiana, nella catechesi familiare nelle case della nostra parrocchia, nella partecipazione alla vita della più ampia comunità ecclesiale cittadina, è trascorsa e si è formata la nostra esperienza dell'incontro, personale e comunitario, tra laici di varia provenienza ed estrazione e presbiteri che nella loro diversità di carattere e sensibilità hanno sempre significato per noi l'auspicabile pluralismo nella vita della Chiesa. Un dialogo sincero e costruttivo che ha conosciuto certo anche momenti dialettici, sempre però vissuti nell'autentica ricerca del bene comune, nel rispetto della dignità dei laici, nella consapevolezza dell'unico sacerdozio di Cristo e dell'unica vocazione alla santità. Non può trascurarsi che tutto questo è stato aiutato e sorretto dalla vita in comune dei presbiteri, di per sé già stimolante l'incontro nella diversità, la proiezione verso un intento ed un fine condiviso, che forse può essere considerato un privilegio rispetto ad altre comunità parrocchiali ma che certo ha consentito di mantenere salda l'unità del popolo di Dio pur nel mutamento dei suoi pastori.

Il succedersi dei parroci e più in generale dei presbiteri all'interno ed alla guida della comunità parrocchiale è notorio che determina difficoltà e richiede ogni volta di ricominciare daccapo a conoscersi e tessere rapporti. Uno sforzo non estraneo alla vita di Piedigrotta, già nell'alternarsi di don Gíovanni con don Giuseppe ed ora ancora con don Gabriele. Ma ogni mutamento, vissuto con la grazia del vivere comune, segno costante di unità e condivisione, ha portato con sé la scoperta di un novum arricchente nella continuità dell'unico amore paterno di Dio. Cosi, la piena consapevolezza della dignità laicale che aveva caratterizzato gli anni di don Giovanni trovava compimento nell'umile proporsi di don Giuseppe alla semplicità di un rapporto sincero e profondo, alimentato da intensa spiritualità. E con lui l'appassionata attenzione di don Sandro al Cristo incarnato nella storia dell'uomo, di ogni uomo ma soprattutto di quello che non ha voce per essere ascoltato, è stata di stimolo all'apertura di nuovi orizzonti nella vita parrocchiale e nel più ampio contesto cittadino, tutti convergenti nella centralità del momento liturgico che proprio dell'incontro del divino con l'umano e massima espressione nel sacrificio eucaristico, fonte e culmine di tutta la vita cristiana, come ci ha insegnato la Lumen gentium.

Oggi si apre un nuovo tempo, un nuovo impegno di condivisione e di speranza con don Gabriele e don Pierpaolo. Ci siano di aiuto e di sostegno nel cammino comune le parole che abbiamo pronunciato nella Colletta di questo giorno di festa: "Dio onnipotente ed eterno, che hai voluto rinnovare tutte le cose in Cristo tuo Figlio, fa' che ogni creatura ti serva e ti lodi senza fine".

 

 

LA PARROCCHIA VISTA DA UN LAICO:

SANT'AGNESE FUORI LE MURA - ROMA

(ANTONINO MELIDONI)

La Parrocchia

È situata sulla Via Nomentana, 2 km circa a nord di Porta Pia, in uno tra i più importanti complessi monumentali italiani e mondiali. Le catacombe, la cripta con le reliquie di S. Agnese e Santa Emerenziana, e l'adiacente mausoleo di Costanza con le vestigia delle antiche mura perimetrali costituiscono i tratti più significativi del complesso monumentale di Sant'Agnese che risale al III secolo d.C.

La Chiesa e gli edifici parrocchiali sono inseriti all'interno di un vasto complesso di rara e suggestiva bellezza, che offre un'invidiabile disponibilità di spazi con tanto di campi di calcetto e pallacanestro, e perfino di un circolo bocciofilo molto frequentato da parrocchiani ed esterni.

L'ufficio parrocchiale, oltre a curare gli aspetti della normale amministrazione, gestisce le numerose richieste di utilizzo del mausoleo di Costanza per le cerimonie di nozze e l'accoglienza a turisti e fedeli dall'Italia e dall'estero in visita al siti e alle catacombe.

Il territorio è caratterizzato da una elevata concentrazione di esercizi commerciali, di uffici, di studi professionali e di importanti complessi scolastici (San Leone Magno, Marymount, Università LUISS); di case di cura e conventi di Religiose.

La popolazione dei circa 10 mila abitanti che fanno riferimento alla parrocchia è composta in larga maggioranza da adulti e anziani con un livello culturale e reddito medio alto apparentemente senza particolari problemi esistenziali, stando ai risultati rilevati da una indagine del 1994 in occasione dell'anno della famiglia.

Da un questionario inviato all'epoca ai 10 mila abitanti si è rilevato che la parrocchia non vive particolari problemi di carattere economico, che nelle famiglie esiste un buon dialogo anche se spesso si riscontrano problemi di solitudine e problemi nel dialogo genitori-figli. Il 30% dei 400 di coloro che hanno risposto al questionario non va abitualmente a messa e, tra i fenomeni sociali che influenzano negativamente la famiglia, spicca il problema della disoccupazione. Quando concludendo, è stato chiesto quali ambiti in parrocchia andrebbero approfonditi, la maggioranza di persone ha dichiarato di non aver nulla da chiedere mentre la minoranza ha chiesto quasi esclusivamente maggiori momenti di preghiera e una più forte preparazione cristiana dei propri. figli.

In concreto le problematiche socio culturali sono paragonabili a quelle di altre aree metropolitane: solitudine in particolare di persone della terza età, famiglie formate da coppie di separati o divorziati o da coppie di fatto.

Smog, inquinamento acustico, derivanti dall'alta affluenza di traffico e la carenza di parcheggi sono i problemi endemici di una zona centrale della grande metropoli.

La vita parrocchiale

Il Parroco don Giancarlo Guidolin, il Padre Abate Attilio Cout, don Augusto Flori, don Giovanni Pochini e, fresco di assegnazione, don Alessandro Venturin coadiuvati da una consistente squadra di laici attendono alla cura delle anime e alla guida delle attività e dei gruppi parrocchiali.

La vita parrocchiale è regolata da un fitto calendario impegnato pressoché giornalmente per le diverse attività comunitarie e di catechesi dei vari gruppi gestiti dai laici provenienti in larga maggioranza da altre parrocchie più o meno limitrofe e assistiti, per quanto possibile, dai sacerdoti.

Una poderosa e strutturata macchina organizzativa composta di una squadra di laici altrettanto robusta è al servizio della comunità.

È una situazione probabilmente molto simile ad altre realtà parrocchiali in cui fervono iniziative mirate al coinvolgimento e alla preparazione dei fedeli ai sacramenti, a ricevere, conoscere e frequentare la parola di Dio, pronti per la testimonianza e l'evangelizzazione.

Quanto di tutto questo sforzo realizzi e produca in termini di crescita spirituale, vocazioni, senso di appartenenza alla comunità parrocchiale e della missione rispetto alla quantità e alla qualità delle risorse impiegate è, a mio avviso, il punto su cui riflettere e meditare.

Scenario di riferimento e problematiche

Nella nostra parrocchia come forse in altre della diocesi si registrano, oltre ai problemi particolari del quartiere in cui opera e vive, tutti gli altri disagi della società attuale.

Edonismo, egoismo, protagonismo, relativismo e gli altri ismi, aggravati dai fenomeni della new age e di quelli più recenti ascrivibili alla cosiddetta new economy, resa possibile grazie alla diffusione delle reti e dei sistemi di telecomunicazione, all'origine di una società tesa al tutto e subito e a valorizzare la facciata, il contenitore, l'apparire ed i suoi derivati.

Correre, per non restare indietro nella frenetica corsa al nuovo eldorado dei flussi che generano ricchezza e denaro virtuali, lasciarsi prendere acriticamente dal ritmi forsennati imposti dal nuovo sistema di riferimento, dal bombardamento delle onde elettromagnetiche di 40 milioni di telefonini e dall'incitamento ossessivo e condizionante dei media verso il consumo.

In sintesi, vivere in una società in piena crisi di identità e apparentemente indifferente alla parola di Dio, tesa al raggiungimento del risultato e del benessere ad ogni costo.

Una società che dovrà sempre di più misurarsi e fare i conti con le diversità etniche, culturali e religiose delle masse di immigrati provenienti dalle aree più povere della terra e inseriti nel paesi più evoluti della cattolica e cristiana Europa che, dopo la prima ondata di manodopera di basso profilo sociale e culturale di cui si è servita per lavori degradanti, oggi richiede e impiega laureati provenienti dall'India, dai paesi dell'Est e prossimamente dalla Cina nelle attività ad alto valore aggiunto.

Il prolungamento della vita media grazie al progressi della medicina e la natalità a crescita zero, frutto del disagio sociale e dell'egoismo, le nuove povertà introdotte dalla mondializzazione: analfabetismo di ritorno, disoccupazione giovanile, lavoro precario, perdita del lavoro dei 50 enni.

Fenomeni che incidono pesantemente sulla struttura della famiglia tradizionale ridisegnando modelli comportamentali tutti ancora da decifrare e metabolizzare velocemente per non soccombere.

Pur intuendo che gli argomenti sono noti al più li ho voluti ugualmente riproporre, enfatizzandoli, per la potente trasversalità e per il loro non marginale impatto in tutti i campi del sociale e della Chiesa.

Interdisciplinarietà, formazione continua, alto livello di preparazione e specializzazione, innovazione, creatività, fantasia, spirito d'iniziativa, motivazione e senso di responsabilità; gli strumenti e i nuovi paradigmi per fare fronte al cambiamento imposto dalle nuove sfide di una società in rapida trasformazione verso la mondializzazione senza ritorno.

Considerazioni finali

Siamo preparati? adeguati? Stiamo applicando i nuovi paradigmi alla nostra scelta di laici al servizio della Chiesa per la maggiore gloria di Dio? La comunità è attrezzata per stare al fianco e sostenere il popolo di Dio nel cammino verso il Regno? "e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera" (Ef 4,23).

La forza della fede, la grazia e l'operoso carisma dello Spirito Santo saranno decisivi se accompagnati dall'impegno personale, la formazione e lo studio, lo stile di vita, la ricerca continua della verità, la coerenza, l'umiltà, l'accettazione del limite come grazia di Dio, e la testimonianza sull'esempio del Signore Gesù "non sono venuto per essere servito, ma per servire" (Mt. 20,28).

La preghiera personale e comunitaria, l'eucarestia, la carità, l'ascolto della Parola di Dio, andare dove egli ci chiama non dove piace a noi di essere "andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura" (Mc. 16,15).

Credo che il cammino in questo senso sia appena cominciato, proprio nel periodo di preparazione all'anno giubilare in via di conclusione e che, per espressa volontà del Santo Padre, ha visto la diocesi di Roma impegnata nella missione cittadina, cui la nostra comunità ha partecipato costituendo un gruppo di volontari laici che hanno portato la parola di Dio nel territorio.

E un seme che dovrà germogliare, maturare, contagiare e trascinare la comunità, il punto centrale su cui, a mio avviso, dovrà concentrarsi l'attenzione del Consiglio Pastorale Parrocchiale, per imboccare con coraggio la strada dell'evangelizzazione avviata decisamente verso dinamiche decentrate.

Per evitare che tutto operi all'interno alla sacralizzazione di chi frequenta, dei presenti, e poco o nulla degli assenti o dei cosiddetti lontani e allontanare cosi la tentazione di farsi condizionare dall'auditel e dallo share, accontentandosi dell'oggi.

Pensare poi che la parrocchia da sola, con le proprie forze, possa affrontare sfide cosi decisive è, a mio avviso, utopistico. Il time to market (termine usato per definire la capacità di produrre ed immettere sul mercato un bene o un servizio al momento giusto) suggerirebbe, condividendo le parrocchie tipologie e problematiche territoriali fortemente omogenee, di gestire la complessità avvalendosi della complementarità e della integrazione mettendo a favore comune i carismi a livello più alto, ad esempio della Prefettura.

Si affermeranno Mega o Mini Parrocchie, o altro? Poco importa. Vinca il progetto salvifico della rivelazione!

 

 

SAN GIUSEPPE

IN VIA NOMENTANA A ROMA

(BENEDETTO PATRIZI)

Quando? quasi un quarto di secolo fa, dopo circa vent'anni, tornai a vivere a Roma, venni ad abitare nell'ambito della Parrocchia di San Giuseppe in Via Nomentana. Non avevo molta esperienza di vita parrocchiale, poiché da ragazzo avevo frequentato una scuola cattolica e da adulto fruito dell'assistenza spirituale militare. Fui particolarmente colpito, pertanto, dall'atmosfera familiare che regnava in parrocchia tra religiosi e laici. Appresi successivamente che i Canonici Lateranensi appartenevano all'eredità spirituale di Sant'Agostino, che da vescovo viveva familiarmente con i suoi preti, e mi resi conto che quell'atmosfera era in qualche modo il perpetuarsi, o forse la riscoperta, di un carisma di antica data.

Il territorio della Parrocchia si stende a cavallo di due circoscrizioni del comune di Roma, la seconda e la terza, separate appunto dalla Nomentana. E un quartiere che ha circa un secolo di vita, in prevalenza di ambiente borghese, ma non mancano zone di estrazione più modesta. Nel suo territorio, o ai suoi confini, vi sono alcuni edifici noti per vicende storiche, come Porta Pia e Villa Torlonia, numerosi uffici pubblici e privati, Ministeri, ambasciate, molte case religiose femminili, fra le quali di particolare rilievo l'apprezzata e molto frequentata Scuola Maria Ausiliatrice delle Suore Salesiane. Prossime sono istituzioni che, anche se fuori del territorio parrocchiale, ne influenzano in qualche modo la vita, come l'Università e il Policlinico.

La popolazione è di circa novemila abitanti. L'età media è piuttosto elevata. Non sono molte infatti le giovani coppie che si stabiliscono nel quartiere, a causa degli alti prezzi delle case, spesso occupate da uffici e in qualche caso mantenute volutamente vuote. Una presenza giovanile, anche se non stabile, e rappresentata dagli studenti universitari, che prendono in affitto in comune appartamenti o alloggiano in pensionati. Non vi sono molte situazioni di miseria, ma piuttosto di solitudine. Si potrebbe forse dire che in parrocchia si celebrano più funerali che battesimi, ma recentemente si verifica un incremento di questi ultimi. I matrimoni in Parrocchia non sono numerosi, per l'abitudine, tipicamente romana, di sposarsi in antiche chiese della città. La frequenza della Messa domenicale è numerosa, anche se molto inferiore alla popolazione. Bisogna tuttavia considerare che, in una realtà come quella di Roma, non è raro il caso di fedeli che partecipano alle celebrazioni in chiese e cappelle diverse dalla Parrocchia. Del resto nello stesso territorio parrocchiale esiste un'altra chiesa molto frequentata: il Corpus Domini, dove tra l'altro vi è l'adorazione perpetua del Santissimo.

In questa realtà territoriale operano cinque Canonici Lateranensi fissi: il parroco, due sacerdoti anziani, uno giovane ed un religioso laico. Essendo la casa sede anche del Visitatore provinciale, quando egli è in sede collabora volentieri. Al momento vi è anche un giovane sacerdote reduce dal Congo in attesa di altra destinazione missionaria. Si può quindi dire che attualmente il rapporto numerico tra sacerdoti e laici è felice rispetto ad altre situazioni italiane.

Come dicevo all'inizio, il clima delle relazioni tra il clero ed i laici è familiare e la loro partecipazione alla vita parrocchiale è fattiva, anche se si ha talvolta l'impressione che si tratti "sempre delle stesse facce".

La presenza giovanile è assidua, anche se non molto numerosa, per quanto è stato detto circa l'età media della popolazione del quartiere. Scouts ed Azione Cattolica sono molto attivi, oltre ad altre iniziative per la pastorale familiare. Si sta sviluppando una pastorale per gli universitari.

Numerose le attività caritative (Caritas, che si articola nel centro di ascolto, nella gestione del guardaroba e nel servizio delle colazioni e dei pranzi per i bisognosi, Legio Mariae, gruppo anziani, Fede e luce, San Vincenzo, operazione Mato Grosso, iniziative per la raccolta di fondi per le missioni brasiliane), fra le quali certo sarebbe opportuno migliorare la collaborazione e la comprensione reciproche. Come si è detto, scarse sono le situazioni di povertà fra i residenti, ma numerose le richieste di aiuto da parte di indigenti, barboni ed extracomunitari provenienti da varie zone della città.

La parrocchia ha vissuto con intensità la preparazione al giubileo, culminata nella missione cittadina del 1998. Forse l'impulso si è successivamente un po' affievolito ed andrebbe rafforzato.

La comunità parrocchiale da poche settimane ha vissuto con commozione, ma serenamente, l'avvicendamento del suo pastore, dopo 21 anni di permanenza, di cui 18 come parroco, di don Silvano Minorenti. Altrettanto dicasi per il cambio del Visitatore, dal momento che don Giovanni Sansone era impegnato nella direzione spirituale di molti parrocchiani. Di recente è stato rinnovato il Consiglio Pastorale, che era in regime di prorogatio da tempo e di fatto aveva cessato di operare.

Negli attuali programmi pastorali si è sentita l'opportunità di puntare su tre direttrici,

- dare nuovo impulso alla formazione liturgica;

- intensificare la catechesi per gli adulti specialmente mediante l'ascolto della Parola di Dio;

- rafforzare la coesione delle iniziative e lo spirito comunitario.

Non si tratta di niente di nuovo, ma di ridare vigore a programmi già impostati da tempo negli anni scorsi proseguendo il cammino alla luce dell'anno santo.

 

 

COMUNICAZIONI

1 - L'incontro di Natale avverrà al Collegio S. Vittore nei giorni 27 e 28 dicembre. L'arrivo è previsto il 26 pomeriggio; la partenza il 29 mattina. Si prega di comunicare la partecipazione. Le giornate prevedono due momenti: al mattino: presentazione del tema e discussione. Al pomeriggio: celebrazione eucaristica presso le nostre parrocchie di Roma. Il tema: le vocazioni.

2 - Ricordo che le comunità, qualora non l'abbiano ancora fatto, hanno il dovere di celebrare una messa per Vittoria Mariani, deceduta a Napoli il 4 ottobre 2000: la consorella aveva le "Lettere di partecipazione" (0103).

3 - Il Consiglio provinciale in data 9 ottobre ha nominato don Franco Bergamin Economo provinciale. Assumerà l'incarico a partire dal 1 gennaio 2001.

4 - Don Sandro Canton, in attesa di partire per il Brasile, ha ricevuto l'obbedienza per la Comunità di S. Giuseppe a Roma. Ora sta frequentando un corso di Missionologia presso l'Università Pontificia Urbaniana, e sta prendendo familiarità con il brasiliano.

5 - Il sottoscritto partirà per il Brasile il 24 dicembre e ritornerà per la fine di gennaio. Alle cose urgenti provvederà il Vicario don Giancarlo Guidolin.

CIRCOLARI

Vengono riportate le seguenti lettere del Padre Provinciale:

Napoli   13 luglio 2000

Roma    19 ottobre 2000

Roma    27 dicembre 2000

Roma    12 dicembre 2000

S. Paolo 6 gennaio 2001

Già pubblicate in questo sito tra le   "Lettere del Padre Provinciale"