ANTICA MAGIA
Autore: Ida
Censura: V.M. 16 anni
Pairing: Piton/ nuovo personaggio (dirlo prima toglie il
gusto della scoperta)
Personaggi: quelli della Rowling, salvo due nuovi personaggi
aggiunti da me.
Nota
uno: la storia parte là dove la
Rowling ci aveva lasciato con “Harry Potter e il calice di fuoco”. Siamo quindi
al 5° anno di Harry Potter a Hogwarts ma, attenzione, la storia è stata scritta
prima che uscisse L’Ordine della Fenice e potrebbero esserci piccole
incongruenze col libro. Inoltre, qui il romanticismo scorre come un fiume in
piena!
Nota
due: mi sembra corretto rivolgere i
miei ringraziamenti a tre persone che mi hanno aiutato a scrivere questa
storia. Prima di tutto Mac: senza i suoi iniziali apprezzamenti relativi ai
miei primissimi scritti… non avrei nemmeno avuto l’ardire di scrivere un
raccontino. Segue poi Egle/Gwillion, che mi ha dato preziosi suggerimenti
riguardo allo stile, ma mi ha anche aiutato a rendere “sostenibile” la logica
della storia (anche se lei è immensamente più brava di me… ed io non sempre ho
seguito i suoi suggerimenti). Infine c’è mio marito che per mesi è stato da me
tormentato, ed annoiato, con domande di tutti i generi… (ed è stato anche un
tantino trascurato)… ma sapete com’è… è da lui che, per molti aspetti, ho tratto
l’ispirazione per il “mio” Severus!
Nota
tre: infine due paroline
sull’originalità della storia. Ho letto moltissime ff costruite su Piton e mi
sono accorta che spesso alcune “scene” appaiono simili. Anche la mia storia non
è esente da questo problema. I motivi possono essere due: abbiamo spesso
“fantasie” simili oppure ci influenziamo l’una con l’altra. Nel mio caso,
valgono entrambi i motivi, e le ff che più mi hanno influenzato, sono state “Il
Mangiamorte e la Babbana” ed i suoi due seguiti di Mac. Ma credo che anche
“Mani Insanguinate” e “Nevi di Durmstrang” di Gwillion, “L’attacco” di Dany e
“La Torre di Pietra” di Melissa abbiano lasciato il segno in me. Leggetele
perché sono tutte veramente bellissime.
ANTICA MAGIA
INDICE
Maghi potenti e
filtri d’amore
La giornata di fine agosto,
ancora calda, stava volgendo al termine. Gli ultimi bagliori del sole estivo
s’infrangevano sulle possenti mura del castello di Hogwarts. I suoi raggi
entravano dall’ampia finestra della Sala Professori creando una larga lama di
luce in cui roteava lentamente del pulviscolo dorato.
Mancavano pochi giorni al consueto inizio delle lezioni e
Silente aveva riunito tutto il personale per verificare che ogni cosa fosse
stata correttamente predisposta. Inoltre c’erano due nuovi professori da
presentare al resto del corpo insegnante.
Erano
tutti raggruppati al centro della sala in un ampio semicerchio: solo il Professore
di Pozioni, Severus Piton, sedeva come al suo solito in disparte, nella
penombra a lato della finestra illuminata. Come sempre, il vecchio Silente si
faceva attendere, ed il rumore di fondo delle chiacchiere degli altri
insegnanti lo infastidiva. Aveva però potuto osservare e studiare i nuovi
Professori che aveva immediatamente individuato: quelle due giovani e belle
donne.
Quella
più appariscente era ancora in piedi, la mano appoggiata all’ultima poltroncina
a sinistra: capelli corti e biondissimi, occhi azzurro chiaro, molto luminosi,
belle labbra sottili ed una carnagione chiarissima. Seguì lentamente le sinuose
curve del suo bel corpo, alto e longilineo, chiaramente svelate dall’abito
lungo ed attillato, di colore grigio ghiaccio. La ragazza si stava guardando
attorno con atteggiamento piuttosto altezzoso, senza soffermarsi su nulla e
nessuno: sbuffava, probabilmente per il ritardo di Silente. I lineamenti del
suo viso erano molto belli e fini, quasi perfetti… ma tutto l’insieme era
assolutamente glaciale: la sua bellezza era statuaria e dava l’impressione
d’essere… intoccabile. Era molto giovane, per essere già un’insegnante: non
doveva avere più di venticinque anni. Gli ricordava molto un’allieva di diversi
anni prima… doveva controllare sull’annuario della scuola.
L’altra
donna era invece seduta al centro del semicerchio e stava amabilmente
conversando col Prof. Vitious e con la Prof. Sprite. Aveva il viso girato
all’indietro ed i suoi lunghi capelli castani avevano piacevoli sfumature
ramate. Non poteva vedere il suo volto: ma la risata era fresca e cristallina.
Indugiò allora sulla profonda scollatura del lungo abito rosso fuoco, quindi
seguì lo spacco laterale, risalendo dall’affusolata caviglia fino ad arrivare
su, in alto, sulla coscia velata di nero. Ecco, ora si era girata… e lo stava
guardando: quei ridenti occhi verdi sembravano illuminarle il viso e quelle
morbide labbra erano socchiuse in un sorriso aperto indirizzato… sì, era
proprio rivolto a lui.
Doveva avere grosso modo la sua stessa età: circa
trentacinque anni.
Non era riuscito a distogliere subito lo sguardo da
quello della donna ed i tempi massimi, generalmente consentiti dall’etichetta
per uno scambio di sguardi tra sconosciuti, erano stati ampiamente superati:
ora, quindi, non intendeva più distoglierlo… non per primo almeno. Del resto
sembrava che anche quella donna non avesse nessun’intenzione smettere di
fissarlo….
L’arrivo di Silente risolse il problema passando in mezzo
a loro.
La
maga bionda si sedette elegantemente, accavallando le lunghe ed affusolate
gambe, e si dispose ad ascoltare il Preside.
Mentre questi parlava, la donna con l’abito rosso
tornò a guardare il mago defilato nella penombra, il cui sguardo l’aveva
turbata. Fino a quel momento non lo aveva neppure visto, ma poi… quegli occhi
penetranti… come si era permesso di guardarla a quel modo? Era alto, con un
fisico asciutto e vigoroso, carnagione chiara, lunghi capelli neri e… e quegli
infuocati e profondi occhi neri che le avevano fatto provare… un brivido quando
aveva incrociato il suo sguardo. Il viso era duro, scavato, quasi modellato in
quella sua espressione di odio e disprezzo. Le labbra, sottili, erano
strettamente contratte e quei profondi occhi neri ora rivelavano solo uno
sguardo gelido. Era interamente vestito di nero, con un lungo mantello
drappeggiato con raffinata eleganza sulle spalle. Non era certo difficile
immaginare di chi si trattava: doveva essere il tristemente famoso Professore
di Pozioni, Severus Piton. Colui che da anni anelava proprio alla cattedra di
Difesa contro le Arti Oscure. Strano… se lo ricordava molto diverso: una
particolare luce negli occhi ed un sorriso stupito ed orgoglioso sul suo bel
volto da ragazzo. Ma erano passati quindi anni da quella notte… ed era stato
solo un attimo… forse si era sbagliata. O, forse, la vita era stata
particolarmente dura con lui…
In quel momento Silente passò alla presentazione dei
nuovi insegnanti.
- Ecco la nostra giovane collega, la Professoressa Selene
Prickle che terrà un nuovo corso sulla Smaterializzazione, solo per gli allievi
degli ultimi tre anni - e Silente indicò la giovane ed attraente donna bionda -
e la figlia di un mio carissimo amico, Rhoxane Delair, che ha accettato la
cattedra di Difesa contro le Arti Oscure. - disse infine Silente indicando la
maga dall’abito rosso che, subito, si senti nuovamente addosso lo sguardo, ora
decisamente malevolo, di Piton.
Mentre
Silente passava ad esporre i dettagli organizzativi del nuovo anno scolastico,
Piton osservava alternativamente le nuove colleghe: certo che Silente era ben
sorprendente! Dopo tanti anni che insegnava nella tranquilla monotonia di
Hogwarts, insieme ai vecchi colleghi di sempre, all’improvviso Silente inseriva
quelle due maghe. Non che mancassero le donne nell’organico di Hogwarts… ma
certo non erano in nessun modo paragonabili a quelle due; sicuramente il genere
femminile ad Hogwarts era più che degnamente rappresentato da tante giovani e
belle studentesse… ma erano solo ragazze ancora inconsapevoli del potenziale
della loro femminilità. Quelle due donne invece… era molto evidente la
consapevolezza che entrambe avevano del loro corpo, del loro fascino e della
loro sensualità: si vedeva da ogni loro gesto, dal modo in cui si muovevano, da
come si guardavano intorno.
All’improvviso si alzò di scatto dalla sua poltroncina e,
mentre ancora Silente stava parlando, attraversò rapidamente tutta la sala, col
lungo mantello nero svolazzante e lanciò un ultimo, infastidito sguardo alle
due donne. Faceva un gran caldo quella sera….
Selene Prickle lo seguì con lo sguardo: tra tutti gli
insegnati di quella scuola Severus Piton era decisamente l’uomo più
interessante. Come lo era sempre stato, anche oltre dieci anni prima. Anzi, era
ancora e sempre l’unico uomo interessante di Hogwarts e, come lei, doveva
essere terribilmente annoiato dalle parole di Silente: beato lui che poteva
permettersi di andarsene quando voleva! E poi era il direttore della Casa di
Serpeverde, la “sua” casa. Sarebbero presto diventati qualcosa di più che
ottimi amici, sì, ne era proprio sicura. Era da quasi dieci anni che aspettava
quel momento.
Anche Rhoxane Delair lo seguì con lo sguardo: era un
peccato che se ne stesse andando, avrebbe volentieri fatto due chiacchiere con
lui appena finita la riunione. Pazienza, si disse, tanto non può scappare da
nessuna parte per i prossimi dieci mesi. E avrebbe avuto tutto il tempo
necessario per conoscerlo bene, al punto da fargli quella domanda che non gli
aveva fatto quindici anni prima.
*
* *
Entrambe le donne però si sbagliavano. Infatti, Piton
non restò a Hogwarts nei giorni seguenti: il mattino dopo, durante la
colazione, confabulò a lungo con Silente e lasciò quindi frettolosamente il
castello.
Selene e Rhoxane usarono i rimanenti giorni prima
dell’inizio delle lezioni per scoprire tutto sul castello, conoscere gli altri
insegnanti e… tentare di fare amicizia tra loro. Quest’ultima cosa non fu né
facile né spontanea, vista la grande differenza di carattere tra le due, ma
entrambe ce la misero tutta. Del resto non c’era un gran ché scelta: gli altri
insegnanti erano già molto legati fra di loro e, quasi tutti, erano anche molto
più anziani. Quindi non restava loro altro da fare che cercare di mettere in
piedi un’accettabile amicizia.
Selene
Prickle sapeva di essere sempre stata una tipica Serpeverde: purosangue,
giustamente ambiziosa e risoluta ad ottenere quello che riteneva giusto per sé.
Sapeva di essere molto intelligente e colta e la gran determinazione con cui si
era dedicata allo studio di quella materia, particolarmente complessa ed
estremamente specialistica, l’aveva portata a diventare, alla sua giovane età,
una vera e propria esperta. Forse era anche per questi motivi che tendeva a
considerare gli altri un po’… inferiori a lei e non del tutto degni della sua
amicizia.
Rhoxane Delair invece era una Grifondoro, anche se non
pienamente convinta ma… il Cappello Parlante a suo tempo aveva decretato così.
Anche se poi, lei, a Hogwarts era rimasta solo pochi mesi, a causa di un
trasferimento per lavoro di suo padre. In ogni modo sì, lei era coraggiosa, ma
più nelle idee che non nelle azioni. Certo non si sarebbe tirata indietro per
difendere e perorare un suo ideale, ma da qui a rimetterci la vita… il passo
era molto lungo. Lei, soprattutto, si sentiva uno spirito libero e tale voleva
rimanere, senza costrizioni di sorta, da parte di chiunque. Forse era per
questo motivo (o forse c’era stato anche, forte, lo zampino di suo padre, che
era un famoso Auror) che il regime di terrore e costrizione, che Voldemort
aveva cercato di imporre a suo tempo al loro mondo, non le era proprio andato
giù. Quindi si era dedicata, seguendo gli insegnamenti di papà, alla Difesa
contro le Arti Oscure…ed era brava, veramente brava. Anche se, forse, non così
brava come poteva esserlo un Mago Oscuro come Piton.
*
* *
Infine arrivarono gli studenti e le lezioni
ricominciarono, come sempre.
Piton continuava a terrorizzare gli allievi, soprattutto
quelli più giovani, ed a togliere punti ai Grifondoro. Ma era ancora più
nervoso ed irritabile del solito ed era veramente difficile incontrarlo in giro
per il castello: quando non aveva lezione se ne stava tutto il tempo rintanato
nel suo studio oppure in biblioteca, nel reparto Libri Proibiti.
Le lezioni della Prof. Selene Prickle, riservate solo
agli studenti degli ultimi tre anni, riscuotevano un gran successo: a
quell’età, del resto, la smaterializzazione era uno degli argomenti di maggiore
interesse e Selene era una vera esperta. La promessa che, verso la fine
dell’anno, i migliori del corso avrebbero potuto fare delle prove pratiche di
smaterializzazione, elettrizzò al massimo tutti gli studenti che ingaggiarono
presto una strenua gara fra loro.
Anche le lezioni di Rhoxane Delair erano seguite con
molto interesse dagli allievi di tutti i corsi: riusciva a rendere così
palpabile il pathos del conflitto
contro i Maghi Oscuri anche a quei ragazzi che, fortunatamente per loro, non
l’avevano vissuto, che le sue lezioni riuscivano sempre a coinvolgere
intimamente i suoi allievi. Il suo problema, spesso, era arginare le critiche
avanzate dai Serpeverde che, non sempre, erano teoricamente contestabili. Lo
erano in pratica, nelle conseguenze reali che le azioni dei Maghi Oscuri
avevano poi avuto… ma quei ragazzi non le avevano vissute… ed era arduo far
loro comprendere il clima di terrore che a quel tempo aveva attanagliato il
loro mondo. No, non è vero: non era poi così difficile… solo che lei… non se la
sentiva di farlo. Non in quel momento, non ora che quell’incubo sembrava così
vicino a ripetersi! Ma sapeva che il suo compito, molto importante, era
insegnare a quegli studenti a difendersi. A difendersi realmente ed
efficacemente dall’attacco di un Mago Oscuro… e a saperlo riconoscere. E chissà
perché… ma il suo pensiero tornava ossessivamente al Prof. Piton… e a quella
notte lontana!
*
* *
Rhoxane Delair passava molto del suo tempo libero
all’aperto, alla ricerca degli ultimi caldi e luminosi raggi del sole prima
dell’inizio dell’interminabile, freddo e buio inverno inglese. Era vissuta così
a lungo nel sud della Francia che ora il clima inglese, così a nord poi, le
sembrava quasi polare. Spesso volava, solitaria, alta e spericolata nei cieli
tersi di Hogwarts. Qualche volta però si rintanava in biblioteca a leggere
vecchi ed affascinanti libri di Magia Nera. Lì, nel Reparto Proibito, aveva più
volte incontrato Piton ma, o era stata lei, troppo assorta dalla lettura, che
quasi non si era accorta della sua presenza, oppure era lui che le era sembrato
così intento… che non aveva avuto il coraggio di disturbarlo. Un’altra cosa che
le piaceva fare era andare nella Foresta Proibita: l’aveva fatta una sola
volta, in compagnia di Hagrid. Ma si riprometteva di rifarlo ancora… da sola
questa volta.
Selene Prickle invece frequentava spesso la sala comune
dei Serpeverde ed era diventata molto amica del caposcuola e dei prefetti:
anche lei, a suo tempo, aveva ricoperto quelle cariche. Naturalmente, anche
Piton si faceva vedere ogni tanto nella sala comune dei Serpeverde… e questo
era, per Selene, un altro incentivo a frequentarla sempre più spesso.
Anche se attaccare discorso col Professore di Pozioni non
era certo un’impresa da poco: era più sfuggente di un’anguilla quell’uomo!
Piton, infatti, se ne stava rintanato in un angolo, nella
“sua” poltrona e la osservava in silenzio. Aveva notato che Selene era molto
diversa quando era in compagnia dei Serpeverde: diventava molto affabile mentre
chiacchierava con i ragazzi, raccontando loro tante cose divertenti ed
interessanti. Ed aveva un bel sorriso allegro… oltre ad un corpo di tutto
rispetto. Molti ragazzi, evidentemente, condividevano quest’ultimo pensiero del
loro Professore e le stavano sempre appiccicati: tra questi brillava per la sua
assiduità il giovane Draco Malfoy, del 5° anno.
Una sera, però, Piton notò che Selene era particolarmente
strana. La Sala Comune si svuotò misteriosamente presto dopo che lei ebbe
confabulato col Caposcuola. Erano rimasti solo loro due e Selene si stava
avvicinando lentamente alla sua poltrona con due bicchieri di burrobirra in mano.
Indossava uno dei suoi soliti abiti morbidamente elasticizzati che, più che
coprire il suo corpo perfetto, lo esaltava. Quella sera lo spacco era centrale…
ed era molto alto sopra il ginocchio. Ed ora, ora si stava chinando verso di
lui porgendogli uno dei due bicchieri… ed era evidentissimo che, sotto l’abito,
non indossasse nulla… ed i suoi seni erano veramente e naturalmente… morbidi e
sodi. Faceva stranamente molto caldo quella sera. E lui sentiva di avere
un’espressione… sicuramente peggiore di quella con la quale Draco guardava
solitamente Selene!
Lei si passò leggermente la lingua sulle labbra e gli
disse:
- Questa sera dobbiamo festeggiare Professore… non
ricorda?-
Il suo stupore aumentò ancora mentre lei… lei…. Ma cosa
diavolo stava facendo? No, non era possibile: si stava accoccolando sul
bracciolo della sua poltrona e gli sorrideva maliziosa:
- Proprio non ricorda? Esattamente sette anni fa lei è
stato nominato Direttore della Casa di Serpeverde. -
Deglutì a fatica mentre si spostava di lato per lasciarle
maggiore spazio, e quindi disse, col tono più distaccato che riuscì a
procurarsi:
- Si, è vero. E mi ricordo molto bene anche di lei
Signorina Prickle. Quella sera ha fatto il diavolo a quattro, insieme alle sue
amiche, affinché io mi fermassi a festeggiare con voi. Quando rifiutai e
lasciai la Sala Comune lei mi seguì ed ebbe l’ardire di invitarmi nel suo
dormitorio… -
Selene arrossì leggermente e disse:
- Ma noi avevamo preparato una bellissima festa per il
nostro giovane e affascinante Professore di Pozioni… -
Così dicendo il suo sorriso divenne dolce e languido e… e
lui sentì che lei stava scivolando lentamente giù da bracciolo della poltrona…
con l’abito che, a causa dell’attrito con il velluto del bracciolo, si stava
alzando sempre più su quelle gambe interminabili…. Insomma gli era finita tra
le braccia e lui se ne stava lì, trasecolato e del tutto ammutolito dallo
stupore per quell’inverosimile accadimento.
- Potremmo festeggiare stasera Professore, giacché non
l’abbiamo fatto allora! -
E le sue labbra gli erano pericolosamente vicine….
Continuava a fissarla senza dire una parola, senza
muovere un muscolo, cercando di controllare e mascherare ogni emozione. Avrebbe
voluto smaterializzarsi… se solo si fosse potuto fare a Hogwarts.
Poi una sensazione di… fastidio emerse prepotentemente.
Come si permetteva quella donna di fare delle avances così sfrontate… proprio a
lui! Se la ricordava perfettamente, o se la ricordava…. Anche ai tempi della
scuola era una di quelle dell’ultimo anno che lo importunavano continuamente,
che trovava banali scuse per entrare nel suo studio ad ogni ora, che lo metteva
in imbarazzo con quel suo corpo così giovane e fresco. Allora lei aveva
diciotto anni… lui neanche trenta… e resisterle era stato difficile. Ma era un’allieva
e mai avrebbe potuto…. Ora invece era una collega, sempre sfrontata però. E
sempre con un corpo giovane e fresco… terribilmente desiderabile e troppo
vicino al suo. E se avesse ceduto? Che male c’era poi? Ma sapeva ancora
baciare? Quanti anni erano passati dall’ultima volta che aveva baciato una
donna? Dopo quindici anni sarebbe
ancora stato capace d’amare? Ma ne aveva ancora il diritto?
Il viso di Selene ormai era a pochi millimetri dal suo.
Poteva sentirne il profumo inebriante mentre il corpo, caldo, premeva contro il
suo.
Con il cuore che gli batteva furiosamente in petto,
Severus Piton si alzò di scatto, rovesciando le due burrobirre e facendo quasi
cadere Selene dalla poltrona. Ora sapeva la risposta, ed era sempre la stessa:
no, lui non aveva più il diritto di amare… non dopo tutti i crimini che aveva
commesso.
Borbottò un gelido ed imbarazzato – Mi scusi. – a Selene
… e lasciò velocemente la sala.
*
* *
Un luminoso mattino, di una domenica di fine settembre,
la Prof. Delair decise che era giunto il momento di fare una mossa decisiva.
Ormai le lezioni erano cominciate da quasi un mese ma le occasioni per parlare
col Prof. Piton erano veramente rare, e quelle migliori, in biblioteca, non se
l’era mai sentiva di sfruttarle. Ma aveva una domanda importante da fargli… per
una risposta che attendeva ormai da troppo tempo. Così quel mattino si diresse
verso la sua stanza e bussò coraggiosamente alla porta. Quando lui le aprì il
suo viso arcigno riflesse chiaramente lo stupore per quella visita del tutto
inaspettata. Rhoxane deglutì e sfoderò quindi il suo più radioso sorriso: in
fondo non si era certo aspettata che Piton le buttasse le braccia al collo!
- Buon giorno Professore. - disse sorridendogli – Avevo
pensato che, prima che arrivi il freddo dell’inverno… sarebbe bello sfruttare
questi ultimi sprazzi di sole. Potremmo fare un bel volo con le nostre scope:
Minerva mi ha raccontato che lei è bravissimo a volare, quasi meglio di Madama
Bump… era molto bravo a Quiddicth quando era qui a scuola. -
A dir la verità, a sentire le parole di tutti i vecchi
professori coi quali Rhoxane aveva parlato, Piton sembrava essere stato uno dei
migliori in qualsiasi cosa quando aveva frequentato Hogwarts. Certo, se anche
lei avesse frequentato la scuola lì, sarebbero stati compagni di corso poiché
avevano circa la stessa età; ma lei aveva studiato a Beauxbatons… peccato.
- Poi potremmo fermarci da qualche parte e fare quattro
chiacchiere da soli: così avremmo anche la possibilità di conoscerci un po’
meglio. – continuò, con gli occhi verdi che sorridevano maliziosi.
Piton la stava guardando allibito ed incapace di credere
alle proprie orecchie.
“Mi sta prendendo in giro… non c’è dubbio… ma come si
permette?” pensò e ricambiò il sorriso della donna con uno sguardo di odio
puro. Poi disse lentamente, scandendo bene ogni singola parola, con gli occhi
che lanciavano strali di ghiaccio:
- Io odio il sole. Io ho da fare cose molto più
importanti che uno stupido giro per i cieli a cavallo di una stupida scopa. Non
ho tempo da perdere in chiacchiere e, soprattutto, non m’interessa affatto
conoscerla meglio. -
Rimase in silenzio per un istante a guardarla, ansante.
Quindi le sbatté maleducatamente la porta in faccia.
Pieno d’ira per l’accaduto si diresse alla sua poltrona e
vi si sprofondò dentro riprendendo in mano il libro che stava leggendo. Ma dopo
pochi istanti si rialzò buttandolo rabbiosamente a terra. Non riusciva più a
leggere. Si diresse alla finestra e guardò il cielo ed i prati, i ragazzi che
correvano e giocavano fra di loro.
“Eppure c’è stato un tempo in cui anche io amavo il sole…
e sorridevo, come lei; volavo alto nel cielo luminoso con la mia scopa, più in
alto di chiunque altro, e il vento fischiava forte nelle mie orecchie; e sapevo
amare una donna… stringerla a me, dolcemente… e baciarla con passione. Ma è
stato tanto tempo fa, troppo tempo fa… ora queste cose non sono più per me. Non
per l’oscuro ex Mangiamorte… il traditore di entrambe le parti….”
Si sedette sconsolatamente sulla poltrona e, ancora una
volta, si abbandonò ai suoi tristi ricordi… agli errori ed alle scelte
sbagliate.
Ricordò il tempo dei suoi grandi ideali, quando era poco
più che un ragazzo, e la sua gran sete di sapere…. Voldemort sembrava essere
proprio la risposta giusta per lui: voleva cambiare il mondo, rinnovarlo e
liberarlo dalle pastoie del passato. E Voldemort era anche un pozzo infinito di
conoscenza…. Così il giovane ed allegro Severus, così pieno di voglia di
vivere, aveva cominciato lentamente a trasformarsi. Non aveva ancora diciotto
anni! Era stato Voldemort ad ingannarlo? O era stato lui così stupido da non
capire le sue vere intenzioni? In ogni caso, mentre si abbeverava al pericoloso
sapere di Voldemort… le sue mani avevano cominciato a macchiarsi di sangue. Per
oltre due anni aveva fatto e visto fare cose che non avrebbe certo più potuto
dimenticare… che non voleva dimenticare. Poi non era più riuscito ad andare
oltre… nulla poteva più giustificare tutto il male che stava facendo. Ed era
tornato, sconfitto, disilluso e terribilmente deluso di sé, sui suoi passi.
L’unica cosa che poteva fare era aiutare gli altri a fermare Voldemort,
combattendolo apertamente, e sfruttando tutta la conoscenza che l’Oscuro
Signore gli aveva dato. Ma Silente aveva affermato che lui sarebbe stato invece
più utile come spia, per prevenire le mosse di Voldemort. E così si era calato sul viso quell’assurda maschera; i primi tempi
gli era stata assolutamente necessaria, visto che Silente non aveva voluto
rivelare a nessuno il suo “cambiamento”: per non bruciare la sua copertura, gli
aveva detto. Poi, dopo la caduta di Voldemort, quella maschera gli era rimasta
appiccicata addosso: a nessuno faceva piacere avere come amico un ex
Mangiamorte, nemmeno ai suoi vecchi compagni, quelli che erano riusciti ad
evitare Azkaban e che ora stavano cercando di ricostruirsi la loro “verginità”.
Poi gli anni erano inesorabilmente passati e lui si era trovato definitivamente
prigioniero di quell’odioso e scomodo personaggio. Ma, poco per volta, aveva
finito per rassegnarsi e ad abituarsi. In fondo, rinunciare a vivere pienamente
era la giusta punizione per tutti i crimini che aveva commesso. Ed ora non gli
rimaneva che l’insegnamento, i suoi libri, le sue pozioni… e togliere degli
stupidi punti ai Grifondoro.
Piton odiava se stesso, con tutte le sue forze, quando la
tristezza ed il rimpianto per ciò che non poteva più essere lo assalivano. Ed
odiava quella stupida donna che gli aveva ricordato quanto era bello volare
alto nel sole…. E la maledetta scollatura di quella casacca in cui un sarto
idiota aveva dimenticato di aggiungere un bottone. Si diresse a malavoglia
verso il suo bagno… era costretto a farsi un po’ troppe docce fredde…
ultimamente.
*
* *
Dall’altro lato della porta, che le era stata sbattuta in
faccia così rudemente, Rhoxane era… assolutamente stupita. Certo Piton non era
una persona particolarmente gradevole, e non era facile accostarsi a lui. Ma
quella reazione… le era parsa veramente esagerata. L’aveva solo invitato a fare
un volo!
“Ma chi sei Severus Piton? Chi sei veramente? Ti nascondi
dietro una montagna di duro, sprezzante e gelido odio. Ma talvolta c’è una luce
strana nei tuoi begli occhi neri… una luce che non riesco a comprendere…. La
stessa luce che brillava nei tuoi occhi quella lontana notte di quindici anni
fa… cos’è?”
Rhoxane scrollò le spalle e si diresse verso la stanza
di Selene: avrebbe sicuramente preferito la compagnia di Piton, ma poiché
quell’orso si rifiutava di uscire dalla sua camera… Chissà, lei e Selene
avrebbero potuto malignare un po’ su di lui. Del resto, Selene sembrava
conoscerlo molto meglio di lei.
Le due maghe si stavano incamminando per uscire nel parco
quando, nella Sala d’Ingresso, incontrarono il Prof. Silente che le salutò
allegramente.
- Selene, Rhoxane… avete visto che bella giornata!
Un’ottima occasione per visitare Hogsmeade. Ci siete già state?-
- No. - rispose Rhoxane – Ma mi hanno assicurato che è
molto, come dire, “pittoresco”-
- Già, già… pittoresco. - sorrise Silente con gli occhi
divertiti dietro le lenti a mezzaluna. Un delizioso ed intrigante pensiero gli
aveva appena traversato la mente.
- Se non siete mai state là, avrete proprio bisogno di
una guida, per conoscere il meglio di Hogsmeade in poco tempo. Purtroppo io
devo andare a Londra… ma ho già in mente chi sarà “entusiasta” di
accompagnarvi. Che ne dite del Prof. Piton? -
Rhoxane lo guardò allibita: “Ma il vecchio è
irrimediabilmente impazzito???” si chiese guardando Selene.
Mentre Silente si dirigeva a cercare Piton, Selene e
Rhoxane scoppiarono a ridere:
- In fondo oggi avevano solo programmato di malignare un
po’ sul nostro strano Professore di Pozioni… - disse Selene.
- Ma avercelo addirittura tra le mani per l’intera
giornata… dovremo fare un monumento a Silente, che ne dici? - aggiunse Rhoxane.
Scoppiarono nuovamente a ridere, lanciandosi occhiate di
complicità… anche se ognuna delle due sapeva perfettamente quale era il reale
desiderio dell’altra: poter avere sottomano il tenebroso ed affascinante
Professore per tutta la giornata… ma assolutamente e rigorosamente… DA SOLA. Ma
piuttosto che niente… erano ben disposte a sfoderare, cavallerescamente, le
loro armi e giocarsi la partita una di fronte all’altra.
*
* *
Quando Silente ebbe finito di parlare, Piton pensò che
era finalmente venuto il momento, a lungo agognato, di strozzare quel vecchio
pazzo. Ma, ancora una volta, non lo fece. Disse solo, con malcelata ira:
- Albus, questa volta è veramente troppo. Non intendo
fare da balia a quelle due. Non sono innocenti ragazzine, sono due donne…
pericolose! -
“Ecco” pensò Silente “ è proprio per questo che ti butto
fra le loro braccia!”
Ma non espresse a voce quel pensiero: sarebbe stato come
mettere in mano a Piton un mitra … e chiedergli di non usarlo!
Così disse solo, col suo solito sorriso:
- Per favore Severus… ormai ho già fatto il tuo nome! -
“Ora ti strozzo, ora ti strozzo con le
mie mani nude…”
Invece si diresse come una furia alla finestra: ecco
quelle due “streghe”, là in mezzo al parco, che certo stavano già pregustandosi
la bella gita che erano riuscite ad organizzarsi abbindolando Silente… ma
gliela avrebbe fatta vedere lui, o se gliela avrebbe fatta vedere!
Tornò a rivolgersi a Silente con uno strano scintillio
negli occhi:
- Va bene. Ma ora sei tu ad avere un debito con me. E
molto grosso anche! -
- Grazie Severus, me lo ricorderò. - disse Silente e si
girò verso la porta, ridacchiando felice tra sé mentre usciva.
Piton si avvicinò alla sua scrivania, prese una
piccolissima provetta e se la infilò in una tasca nascosta del mantello.
“Oggi mi divertirò anch’io. Non è Veritaserum… ma aiuterà
quelle due ad essere molto più loquaci con me, come dopo aver bevuto una
bottiglia di ottimo vino!”
Stava già uscendo quando tornò rapidamente sui suoi
passi. Cercò a lungo un’altra provetta, prima di trovarla sul fondo di un
armadietto. Del resto… era da diversi anni che non ne aveva più avuto bisogno.
L’aprì e ne trangugiò velocemente un sorso: storse la bocca per il sapore agro
della pozione ma si consolò pensando che, almeno per quel giorno, non avrebbe
più avuto bisogno di docce gelate. Poi la rimise, previdentemente, davanti a
tutte le altre.
L’anta del portone d’ingresso del castello picchiò con
enorme fragore contro l’altro battente, richiamando l’attenzione di chiunque si
trovasse nel parco.
Piton era appena uscito e, come una minacciosa nuvola
nera, stava scendendo i gradini a passo di carica dirigendosi verso le due
maghe. I ragazzi che si trovavano sulla sua strada si scansarono istantaneamente
e nessuno avrebbe voluto essere, in quel momento, l’obiettivo verso il quale il
Professore di Pozioni si stava dirigendo con quella furia cieca per scaricare
la sua temibile tempesta.
Selene e Rhoxane si guardarono: un certo timore si era diffuso
sul viso di entrambe.
Più si avvicinava, più Piton rallentava la marcia: doveva
dare a se stesso il tempo di calmarsi per riprendere pienamente il necessario
autocontrollo.
Così ebbe anche il tempo di osservare gli abiti delle due
donne e di congratularsi con se stesso per aver bevuto quella schifosa, ma
utilissima, pozione.
Di un abito già sapeva il problema: quella provocante
scollatura. Ma ora si accorgeva anche che, sotto a quella casacca scollata e
così deliziosamente stretta intorno a quell’esile vitino… c’era un paio di
pantaloni che… meglio sarebbe stato definire calzamaglia per quanto erano
attillati, così da lasciare ben poco spazio all’immaginazione. E sotto la
casacca leggera e svolazzante… era mai possibile che non ci fosse… assolutamente
nulla se non il corpo di Rhoxane?
Si disse che forse avrebbe fatto meglio a bersi una dose
doppia di quella pozione!
Passò quindi ad osservare Selene: apparentemente tutto
bene… se nonché, in un movimento casuale, la donna si trovò per un attimo in
controluce… Piton chiuse gli occhi per un istante, ma continuava a vedere
quella lunga tunica leggera, morbidamente stretta in vita, e completamente
trasparente… anche in questo caso non gli era chiesto nessuno sforzo
d’immaginazione.
Una dose tripla di quella pozione… ecco quello che
sarebbe stato necessario!
Ormai era arrivato davanti a loro ed i suoi occhi erano
tizzoni incandescenti:
- Ma brave… bella
idea da inculcare in quel vecchio pazzo… e poi mandarlo da me. -
- L’idea è stata tutta e solo di Silente… anche se noi,
di certo, l’abbiamo gradita. - gli rispose sorridente Selene.
- Molto difficile credervi. - disse duramente Piton.
- Eppure è la verità. - rincarò decisa Rhoxane.
- Ecco, ora ci credo anche meno di prima. - rispose
scortesemente Piton.
- Quanto ci vuole ad arrivare a Hogsmeade? - chiese
Selene cercando di cambiare discorso ed affrontare i fatti.
- Venti minuti, – disse asciutto Piton – camminando
speditamente. -
Rhoxane guardò le sue scarpe: tacco
troppo alto e fine per una camminata a ritmo “spedito” in una stradina di
campagna.
- E se prendessimo le scope? - chiese innocentemente.
Se lo sguardo di Piton avesse potuto
incenerire… ora si sarebbe trovato a dover buttare parecchia acqua su quella
donna impertinente.
Si limitò a fulminarla con gli occhi e
s’incamminò rapidamente per il pendio dicendo seccamente:
- Questa è la strada… se v’interessa ancora seguirmi! -
Dopo un breve tratto fu costretto a
rallentare: effettivamente la Prof. Delair aveva evidenti difficoltà a seguirlo
con quelle sue eleganti scarpine.
La camminata durò così oltre mezzora
ma, col suo ritmo più tranquillo, permise loro di chiacchierare. Selene
anticipò che tra circa un mese si sarebbe assentata per due settimane per
partecipare ad un importante congresso internazionale sulle tecniche avanzate
di smaterializzazione: i suoi begli occhi azzurri brillavano di un legittimo
orgoglio.
- L’argomento che più
m’interessa riguarda la possibilità di smaterializzarsi portando con sé cose di
dimensioni rilevanti o, addirittura, altre persone. - spiegò Selene entusiasta.
- Io pensavo che fosse una cosa
possibile, molto difficile ma… possibile! - esclamò Rhoxane.
-
Difficile? Tu scherzi… oggi forse solo un mago veramente molto potente potrebbe
riuscire a farlo e solo con un enorme dispendio di energia! - le rispose
seccamente Selene.
Piton osservò il volto di
Rhoxane: sembrava che le parole di Selene l’avessero stupita… come se lei
conoscesse di persona qualcuno che sapesse invece farlo senza problema alcuno.
-Comunque, - continuò entusiasta Selene
– con le tecniche che sono state recentemente individuate, la
smaterializzazione “in compagnia” sarà molto più accessibile… ai pochi eletti
che sapranno padroneggiare la nuova metodologia! -
- E lei sarà uno di questi eletti,
presumo, Prof. Prickle?- chiese Piton con un tono… stranamente divertito.
- Mi sembra ovvio. - rispose felice
Selene.
Rhoxane ora non parlava più: stava
guardando Piton con un’espressione di… profondo rispetto. Ma lui stava
sorridendo a Selene… uno strano sorriso.
Hogsmeade s’intravedeva solo in
lontananza. Piton era di fianco a Selene e le chiese, quasi a bruciapelo:
- Cosa ne pensa delle discussioni, che
sono ormai all’ordine del giorno oggi, sull’opportunità di proteggere i Babbani
in vista del temuto ritorno di Colui-che-non-deve-essere-nominato? -
Selene lo guardò piuttosto stupita e
disse in tono secco:
- Sono una Serpeverde…io. E’ piuttosto
evidente quale sia il mio pensiero: non ritengo di alcuna utilità, per noi
Maghi, la comunità dei Babbani. Non vedo quindi per quale motivo dovremmo
rischiare la nostra vita per difenderli. I Babbani sono così orgogliosi della
loro tecnologia che pensano addirittura di poter eguagliare o superare i nostri
poteri magici. Che usino la loro scienza per difendersi da soli da
Voi-sapete-chi. -
Piton la guardò, ma il suo volto, senza
espressione, non tradiva la minima emozione.
Selene continuò:
- Del resto i Babbani non si sono mai
preoccupati di tutelare noi Maghi in passato, quando i “loro” Voi-sapete-chi
cercavano di distruggerci mandandoci al rogo! Che si arrangino adesso. -
Rhoxane restava in silenzio; pensava a
suo padre, l’Auror che difendeva anche i Babbani, che era stato disposto a
morire per loro. Disse solo, così sottovoce che Selene neppure la sentì:
- Non è questione di superiorità… solo
di un uguale diritto alla vita ed alla libertà… per tutti. -
Ma Piton aveva sentito. Si girò
lentamente verso di lei e la osservò a lungo, pensieroso: c’era di nuova quella
luce strana nei suoi profondi occhi neri, pensò Rhoxane.
- Lei, invece, Professoressa Delair,
sembra molto attratta dalle Arti Oscure. Ho notato che è un’assidua
frequentatrice del Reparto Proibito della biblioteca… come me, d’altronde. -
Il tono usato da Piton non sembrava
minaccioso, ma Rhoxane sapeva che quello poteva rivelarsi un campo minato.
Quindi si limitò semplicemente ad annuire.
Ma Piton non intendeva desistere.
- Quando ha cominciato ad interessarsi
a quest’argomento? -
Rhoxane cercò, ancora una volta, di
aggirare l’ostacolo.
- Per sapersi difendere occorre
conoscere bene le capacità del nemico. -
- Ma le Arti Oscure e l’Antica Magia
Nera non sono cose che si possono apprendere solo sui libri. - incalzò Piton.
“Va bene… però te la sei cercata tu”
pensò Rhoxane e disse, orgogliosamente:
- E’ vero Prof. Piton, ho avuto un ottimo
maestro; mio padre è un famoso Auror: Esprit Delair. Credo che anche lei lo
abbia conosciuto… - e la voce di Rhoxane divenne un sussurro - … tanti anni fa.
-
Per un istante sembrò che Piton fosse
rimasto folgorato; quella donna era la figlia proprio di Esprit Delair: come
diavolo aveva fatto a non realizzarlo prima?
Piton scrutò in profondità negli occhi
limpidi della maga: che cosa sapeva di lui esattamente?
“Sì, un ottimo maestro… anche se non
alla tua altezza” pensò Rhoxane ricambiando con altrettanta profondità lo
sguardo di Piton, nei cui intensi occhi neri brillava sempre più forte quella
strana luce.
- Non avrei mai immaginato che tuo
padre fosse un Auror. - disse Selene, più per interrompere quell’imbarazzante
silenzio che per qualsiasi altro motivo.
- E quella è Hogsmeade, finalmente. -
aggiunse subito dopo.
*
* *
In modo piuttosto veloce, ma completo,
Piton fece loro visitare i luoghi di principale interesse di Hogsmeade e
rispose, perfino pazientemente, a tutte le loro domande. Nel primo pomeriggio,
mentre sostavano nella piazzetta, s’imbatterono in Hagrid che era tutto agitato
e, assolutamente, volle parlare con Rhoxane da solo.
A Piton non parve vero di avere così
facilmente l’occasione per stare da solo con una delle due donne. Bene, avrebbe
cominciato con Selene.
La condusse Ai tre manici di scopa dove scelse un tavolino appartato ed ordinò due bicchieri d’idromele frizzante, in uno dei
quali aggiunse una goccia del liquido della provetta che aveva prelevato appena
prima di uscire.
In pochissimo tempo Selene si abbandonò
ad una considerevole loquacità, come di chi avesse perso anche il più piccolo
controllo su se stesso a causa del troppo vino bevuto. Mentre la ragazza
centellinava l’idromele dalla sua coppa e gli sorrideva apertamente con fare
seducente, Piton si trovò di nuovo, per la seconda volta in pochi giorni ma
dopo tanti lunghissimi anni, a desiderare di baciare quelle labbra fresche e
sottili e di stringere a sé quel corpo sodo ed invitante. Quasi la ragazza non
attendesse altro, allungò languidamente una delle sue lunghe ed affusolate mani
per accarezzargli il volto e disse in modo molto sensuale:
- Severus Piton, bello,
tenebroso, affascinante e misterioso… l’unico uomo per il quale valga la pena
d’essere donna… in quel castello. Il direttore della Casa di Serpeverde! Eri il
mio idolo quando frequentavo Hogwarts; sei arrivato che facevo il secondo anno:
il più bello e giovane Professore di Pozioni che non si fosse mai visto in una
scuola. Le tue lezioni, in quel sotterraneo spaventevole, erano quanto di più
desiderabile ed affascinante io potevo immaginare. Ti aggiravi a controllare
l’andamento delle nostre pozioni e ci guardavi… ed i tuoi occhi neri
scintillavano più del fuoco che ardeva sotto i calderoni. Mi ricordo poi quando
Silente ti nominò Direttore della Casa di Serpeverde; ero all’ultimo anno e
festeggiammo per tutta la notte noi ragazze: peccato che tu fossi altrove. Oh
Severus, non mi par vero di esser seduta qui, accanto a te, da soli… -
Piton si guardò intorno, inarcando
lievemente un sopracciglio: nel rumoroso ambiente c’erano almeno una trentina
d’avventori… ma per Selene, evidentemente, erano soli. Complice forse
l’incantesimo Nebulas che lui aveva
lanciato intorno al loro tavolo prima di farle bere la pozione
Improvvisamente la ragazza girò attorno
al tavolo e gli si mise a sedere di fianco sulla panca, praticamente quasi in
braccio. La sua bocca, deliziosamente schiusa, gli era pericolosamente vicina
ed il respiro di Selene era lievemente affannoso. Certo non le avrebbe fatto
bere quella pozione, se solo avesse immaginato che l’interesse di quella donna
per lui era semplicemente il ricordo, idealizzato ed ingigantito dal passare
degli anni, dell’infatuazione di una ragazzina per il suo Professore di Pozioni.
Ora però… l’effetto della pozione che aveva bevuto prima di lasciare la sua
stanza era svanito da troppo tempo ormai… ed il corpo morbido e caldo della
ragazza era una tentazione quasi irresistibile… Quella bocca… quella bocca che
anelava ad un suo bacio…
Piton chiuse gli occhi per un istante,
imponendosi di resistere a quell’imperioso desiderio… era il suo cervello che
doveva decidere… non qualcos’altro. Era sempre stato così… e sarebbe stato così
anche quella volta. E poi lui non aveva più diritto all’amore…
Quando riaprì gli occhi la bocca di
Selene era sempre lì, voluttuosa più che mai. Ma Piton allontanò gentilmente la
ragazza da sé e le passò una mano sugli occhi
mormorando – Oblivion Dormiens! –
Mentre Selene si accasciava
addormentata sulla panca, Piton pensò a quanto era stupido a non approfittare
di quell’occasione.
Fece quindi un cenno a Madama Rosmerta
indicandole Selene ed un tavolo di ragazzi Serpeverde. La giovane ostessa annuì
comprensiva mentre Piton si alzava per pagare ed uscire.
* * *
Appena uscito dal locale, Piton fece
giusto in tempo a respirare a pieni polmoni l’aria fresca che Rhoxane gli si
avvicinò:
- Dov’è Selene?-
- Ha bevuto un po’ troppo ed ora è in compagnia di alcuni
Serpeverde. - mentì disinvoltamente il mago.
Rhoxane pareva stupita, ma non chiese nulla.
- Potremmo fare due passi, - propose Piton, inarcando
lievemente un sopracciglio. – magari verso la Stamberga Strillante. -
-Volentieri. - rispose Rhoxane sorridendo - Forse ora lei
vorrà accettare la mia proposta di stamani: due chiacchiere per conoscerci
meglio. -
- Si, penso che accetterò. - rispose Piton con un sorriso
obliquo, inarcando lievemente un sopracciglio.
Una volta arrivati nei pressi della Stamberga Strillante,
Piton porse alla donna accaldata dell’acqua fresca prelevata da una fontana,
con l’ovvia aggiunta di una goccia di pozione.
Rhoxane sembrò divenire improvvisamente loquace e parve
aver perso almeno una parte del controllo sulle sue parole e su se stessa.
Cominciò a guardarlo con intensità mentre le sue labbra
si schiudevano in un gradevole sorriso, aperto e luminoso.
- Oh Severus Piton… da quanto tempo avrei voluto poterle
parlare così liberamente! Ho tante cose da chiederle… da così tanti anni! E
Selene viene fuori ad affermare che solo un mago molto potente può
smaterializzarsi portando con sé un’altra persona. Ma io so che lei lo ha
fatto, tanto tempo fa… ed aveva poco più che vent’anni… - improvvisamente Piton
s’irrigidì mentre il sorriso di Rhoxane si rabbuiò.
- Io ti ho visto quella notte: ti sei materializzato
all’improvviso davanti a casa nostra… ed avevi tra le braccia mio padre…
schiantato. Lui era uscito per darti la caccia… e tu lo hai riportato a mia
madre, vivo! Tu eri un Mangiamorte. Perché, perché lo hai fatto? Sono più di quindici
anni che questo perché attende una risposta. - chiese Rhoxane con gli occhi
imploranti.
Piton si avvicinò, coi suoi profondi occhi neri
completamente pervasi da quella luce scintillante che tanto turbava Rhoxane. Le
prese le mani con una tenerezza che mai lei avrebbe creduto possibile in
quell’uomo. Poi, con una dolcissima voce, roca e profonda, che lei non gli
aveva mai sentito, se non in quella notte dei suoi ricordi, finalmente Severus
Piton rispose a quella domanda.
- Sì, io sono stato un Mangiamorte, un orrido assassino
di Voldemort. Non intendo darti giustificazioni per ciò che ho fatto… non
esistono giustificazioni agli assassini che ho commesso. Ma ci fu un giorno che
non riuscii più a guardarmi allo specchio. -
Sembrò che una lacrima brillasse negli occhi tristi del
mago.
- Allora andai da Silente e mi confessai, come ad un
padre. Lui mi accolse fra le braccia e poi mi convinse a fare la spia per lui.
Ma non disse mai nulla a nessuno del mio cambiamento. E tuo padre, in quel
periodo, mi stava dando la caccia. -
I suoi occhi divennero ancora più tristi e disperati e la
sua voce fu solo un sussurro. Ora fu Rhoxane che strinse forte le sue mani,
come a dargli coraggio.
- Mi stava dando la caccia, quando cadde in una mia
trappola magica… che avevo preparato tanto tempo prima. Io non gli avrei mai
fatto del male, ma i miei confratelli stavano arrivando. Tu non hai idea di
quello che noi Mangiamorte facevamo ad un Auror che fosse catturato vivo… - per
un attimo Severus non riuscì a parlare ed abbassò il capo. Rhoxane gli
accarezzò il volto sollevandoglielo:
- Continua… ti prego. - sussurrò guardandolo dolcemente
negli occhi.
- Ma io non potevo più permettere che un Auror, che un
altro uomo, morisse così per causa mia. Quindi lo schiantai e poi feci ciò che
avrebbe dovuto essere impossibile: lo presi in braccio e mi smaterializzai
insieme con lui. In ogni caso, per quell’Auror, sarebbe stata una morte
certamente migliore. Invece tutto funzionò perfettamente… e mi ritrovai nel tuo
giardino. -
Lei si avvicinò ancora di più, gli prese il volto tra le
mani tremanti e mormorò solamente:
- Grazie. Grazie. Allora io e mia madre non ti abbiamo
ringraziato. Lo faccio ora anche per lei. - Gli si avvicinò e, alzandosi un po’
sulla punta dei piedi, gli diede un lieve bacio sulla guancia.
I profondi occhi neri di Severus erano pieni di lacrime
che ancora non trovavano la strada per uscire. Chiuse gli occhi e rimase
immobile a lungo, le mani ancora strette tra quelle di Rhoxane e la guancia che
gli bruciava. Quella donna… credeva in lui! Per la prima volta dopo tanti anni
una persona gli dimostrava di avere una piena, illimitata e incrollabile
fiducia in lui. Lo stimava e lo apprezzava… pur sapendo chi era stato e che
cosa aveva fatto. E lo stava ringraziando… stava proprio ringraziando lui… lui!
Quando finalmente riaprì gli occhi, il suo sguardo cadde
sull’ampolla d’acqua della fonte, che aveva preso prima per la donna, e notò
che il suo contenuto era assolutamente intatto: ciò che Rhoxane gli aveva
detto… aveva voluto dirglielo.
Ritrasse le mani da quelle della donna ed estrasse
rapidamente la bacchetta esclamando:
- Obliv… -
- No, ti prego no… - gridò Rhoxane – Lasciami questo
ricordo, ti prego! - lo supplicò.
- Ti giuro che il tuo segreto sarà al sicuro con me…
tutti i tuoi segreti! - ed i suoi occhi verdi erano imploranti… il suo viso
sembrava quello di una bambina spaventata. Piton desiderò follemente di poterla
stringere forte fra le braccia…
Improvvisamente si udirono delle voci di ragazzi…
ridevano, ed un gruppo di Serpeverde spuntò dalla curva. Con loro c’era anche
Selene che, appena visto Piton, si diresse verso di lui dicendo:
- Quell’idromele doveva essere drogato… -
I ragazzi risero e Draco la prese per mano cercando di
trascinarla via:
- Vieni Selene, ecco la Stamberga Strillante. -
Il mago chiamò il ragazzo che si volse verso di lui con
fare interrogativo.
- Anche la Professoressa Delair desiderava conoscere le
leggende sulla Stamberga: te l’affido. -
Poi aggiunse, bruscamente, rivolto alle due donne:
- Io torno al castello. Ci penseranno i ragazzi a
riaccompagnarvi indietro. -
*
* *
Severus Piton era finalmente tornato nella sua stanza.
Gli avvenimenti dell’ultimo mese erano stati
particolarmente stressanti, con la richiesta di Silente di tornare a spiare
Voldemort e con il suo cominciare ad andare a riallacciare i primi contatti,
tornando in luoghi che erano pieni di terribili ricordi.
Ma gli avvenimenti degli ultimi giorni erano stati anche
peggio. Selene che voleva festeggiare la sua nomina di sette anni prima, poi
l’altra che lo invitava a volare ed infine Hogsmeade…
Aveva bisogno, disperatamente bisogno, di un po’ di
calma… per capire se stesso e quelle sue strane reazioni. Anche se poi, le sue
reazioni, almeno parlando di quelle fisiche, erano assolutamente normali per un
uomo di trentasei anni. Era tutto il resto che non comprendeva più. Da quando
aveva lasciato Voldemort, quindici anni prima, la sua vita era radicalmente
cambiata: sostanzialmente, aveva smesso di vivere. E, in fondo, non gli era
neppure costato molto: ogni volta che aveva desiderato volare in alto nel
cielo, gli era bastato pensare a tutti gli uomini che aveva ucciso,
direttamente od indirettamente; ogni volta che qualcuno aveva provato a
diventare suo amico, aveva pensato agli amici che aveva tradito; ogni volta che
una donna gli mostrava una certa disponibilità, aveva pensato alle donne che
aveva visto violentare…
Perché ora tutto ciò non serviva più a bloccare il suo
desiderio? Perché quelle due donne erano riuscite a fare ciò che nessuno, in
quindici anni era riuscito a fare: perché erano riuscite a fargli nuovamente
desiderare di vivere?
Era stata l’arroganza prepotente del desiderio che la
bionda ed avvenente Selene provava per lui che aveva fatto breccia? Sapere che
una così bella donna lo desiderava, e da così tanto tempo, poteva innescare
anche in lui lo stesso desiderio?
O era stato il dolce, sincero ed aperto sorriso di
Rhoxane, la sua gran voglia di vivere, la sua ammirazione per le sue capacità
magiche, quel perché al quale voleva una risposta da quindici anni…. O erano
state tutte quelle domande che le bruciavano, sulle labbra e nel cuore, ma che
ancora non gli aveva fatto: perché era diventato un Mangiamorte, cosa voleva
dire essere un Mangiamorte, perché non era più un Mangiamorte? O, molto più
semplicemente, ma molto più pericolosamente… era stato quel fuggevole bacio di
ringraziamento… trattenuto per quindici lunghissimi anni, e quell’aria da
bambina disperata?
Severus non sapeva proprio più cosa pensare di sé, non
sapeva più prevedere e controllare le proprie reazioni, non sapeva più cosa gli
stava accadendo. Ed era tremendamente preoccupato.
Selene dormiva tranquilla nel suo letto quando un incubo
la svegliò: un serpente gigantesco stava per attaccarla e lei fuggiva… ma non
riusciva a correre… le gambe erano pesanti… ed il rettile le era sempre più
vicino…. Poi Severus interveniva e distruggeva il serpente inondandolo con un
intero calderone di pozione velenosa…. Il serpente si scioglieva e diventava un
tappeto erboso. Lei correva felice ad
abbracciare Severus… ma ogni singolo filo d’erba tornava ad essere un
minaccioso e gigantesco serpente che l’avvolgeva nelle sue spire… e la
soffocava…. E Severus rideva… rideva… rideva….
Rhoxane non riusciva a dormire. Si rivoltava nel letto e
l’immagine di Severus Piton, Mangiamorte poco più che ventenne, si sovrapponeva
al Severus Piton Professore di Pozioni. Ma nessuno dei due era, realmente, un
Mangiamorte. Non il ragazzo che allora aveva, coraggiosamente, salvato la vita
a suo padre; né l’uomo che oggi, dietro quella sua gelida maschera d’odio e
disprezzo per tutti, nascondeva tanto dolore, tanti rimorsi e tanta incredibile
dolcezza. Non l’uomo che aveva quella luce negli occhi. Qualunque fosse il
significato di quella luce… lei ne era soggiogata ed affascinata, ormai da
quindici anni. Nessun uomo, mai, l’aveva guardata così…
E
lei amava quell’uomo, amava il suo dolore e tutte le orribili colpe di cui si
era macchiato nel suo lontano ed oscuro passato. Perché? Non lo sapeva… ma lo
amava.
Il lunedì le lezioni ripresero normalmente… con un
Professore di Pozioni ancora più odioso del solito. Anche i suoi colleghi
tendevano ad evitarlo. Selene avrebbe anche voluto tenergli compagnia ma lui fu
molto… gelido con lei, precisando che non intendeva festeggiare alcunché con
lei, né in quel momento né mai.
Anche a tavola Piton faceva delle fugaci apparizioni,
mangiava velocemente, senza parlare con anima viva, anzi fulminando chi cercava
di rivolgergli la parola. Solo Silente riusciva a parlargli e spesso, dopo
questi colloqui, Piton spariva dalla circolazione anche per un’intera giornata.
Un giorno Rhoxane era in biblioteca, nel Reparto
Proibito, ed un antico testo, particolarmente astruso, la stava facendo
disperare. Piton era arrivato alle sue spalle senza che lei se n’accorgesse ed
ora la stava osservando mentre continuava a girare le pagine, avanzando e poi
tornando sui suoi passi, a controllare, a ripetere, a cercare una spiegazione….
Era in piedi, china sul tavolo ed ogni tanto si allungava per controllare anche
altri due libroni. Indossava una semplice tunica blu, con riflessi iridescenti
viola, stretta in vita e lunga fino a terra, che fasciava morbidamente il suo
bel corpo. I lunghi capelli castani, piacevolmente mossi, carezzavano le pagine
dei libri. Il suo corpo era molto bello e le movenze erano decisamente
seducenti.
- Se qualche Oscura Magia dà dei problemi all’Insegnante
di Difesa… deve essere proprio… oscura la sua formulazione! – sussurrò Piton
improvvisamente.
Rhoxane sussultò e si girò di scatto per guardarlo; il
tono sembrava quasi amichevole ma gli occhi com’erano: di ghiaccio o di fuoco?
Sorrideva. Severus Piton stava sorridendo. E stava
sorridendo proprio a lei… perché non c’era nessun altro lì!
Stupida… avanti dì qualcosa, non rimanere lì come
un’ebete a guardare i suoi occhi… ma sono così belli…
- Se me lo permette, magari potrei essere d’aiuto. -
Il tono era incredibilmente gentile, il sorriso
persisteva… e lui le si stava avvicinando… no, si avvicinava al librone… meno
male, altrimenti avrebbe sentito il suo cuore che stava battendo all’impazzata.
Si tirò da parte lasciandogli libero accesso al tavolo.
Ora però doveva assolutamente dire qualcosa. Ma dove accidenti le era andata a
finire la voce? Ecco, ora l’aveva ripescata… ma guai se si fosse anche solo
potuto immaginare che le tremasse…
- Ecco, è questo il punto che non capisco. – disse
chinandosi ad indicare con il dito una formula parzialmente cancellata da una
bruciatura, che sembrava essere stata fatta ad arte per non rendere leggibili
le ultime parole.
- Potrebbe trattarsi di un antico incantesimo
d’invisibilità.… ma mancano le parole finali. Pensavo che cercando su
quest’altro libro… - così dicendo si era spostata leggermente di lato ed il suo
corpo aveva sfiorato quello del mago, mentre la sua mano, ora, era lievemente
appoggiata su quella di lui.
Piton voltò il viso verso di lei… ed i loro volti furono
molto vicini, così che le fiamme dei suoi occhi quasi poteva bruciarla…
Poi il mago ritrasse la mano, si spostò di lato e disse
cupamente:
- Questa è un’antica e pericolosa maledizione di morte…
ed è meglio che nessuno possa leggere quelle parole. -
Lei lo guardò attentamente: poteva persino credere che
fosse stato lui a bruciare la carta in quel punto, tanta era stata la sua
sicurezza nel pronunciare quelle parole.
- Per un’aspirante Maga Oscura consiglierei dei testi…
meno pericolosi. -
Era tornato a sorriderle.
- E se passassimo a delle lezioni pratiche? – chiese
Rhoxane – sempre che il Mago Oscuro mi dia la sua disponibilità… - ora era lei
che gli sorrideva, un po’ timorosa per l’azzardata richiesta appena effettuata.
- Io non sono un Mago Oscuro. - affermò lui, cupamente.
- Lo so, ma hai tutte le loro conoscenze… ed i loro
poteri. Ed io vorrei che tu m’insegnassi. - La sua voce era ferma ed il suo
sguardo limpido – Solo così potremo veramente difenderci dal “suo” attacco… e
credo che il momento si stia avvicinando. -
- Le conoscenze dei Maghi Oscuri… i loro Poteri… sono
cose che possono facilmente bruciare una vita, un’anima… - disse Piton, ed i
suoi occhi erano pieni di una disperata tristezza.
- La mia anima è forte… ed anche la tua. -
Il mago chiuse gli occhi ed abbassò il capo: quei
ricordi, quei maledetti, orribili ricordi… perché non riusciva mai a
liberarsene… perché continuavano a torturarlo? La sua anima. Ma ce l’aveva
ancora un’anima o l’aveva definitivamente perduta in quei tre anni in cui era
stato un Mangiamorte? Quante volte si era ossessivamente ripetuto questa
domanda, senza mai trovare la risposta… ed ora quella donna…. Riaprì gli occhi
per guardarla. Lei era lì, ferma davanti a lui, col suo dolce viso preoccupato…
preoccupato per lui…. Gli sembrava d’impazzire…. Gridò:
- Che cosa ne sai tu della mia anima… se è forte, se c’è
l’ho ancora un’anima? - Non avrebbe voluto essere così rude con lei, ma le
parole gli erano uscite con una violenza imprevista.
Ecco, nei suoi occhi neri c’era di nuovo quella luce… ed
era forte, più forte che mai.
- Io ancora non ti conosco Severus, ma sono sicura che
l’anima ce l’hai. Ed è un’anima molto forte… che sta atrocemente soffrendo da
troppi anni. -
Severus la stava guardando in un modo… un modo
indefinibile. Sembrava odio ed amore insieme, lei sentiva che nell’istante
successivo avrebbe potuto ucciderla o baciarla appassionatamente….
Severus continuava a fissare Rhoxane… come poteva sapere,
come poteva avere capito così tanto di lui in così poco tempo. Come aveva fatto
a scoprirsi così stupidamente e lasciare che un altro essere potesse leggere
dentro di lui… la sua sofferenza ed i suoi rimorsi. Non doveva… non avrebbe
dovuto…. Ed ora, cosa poteva fare? Si sentiva inerme di fronte a lei.
Rhoxane si era avvicinata e con una mano gli stava
accarezzando leggermente la fronte, come a voler mandare via i suoi brutti
ricordi e far tornare la luce nella sua vita.
All’improvviso gli sorrise, un sorriso ingenuo come
quello di una bambina… ma anche un sorriso complice come quello di un’amante:
- Assodato che le nostre anime sono forti e salde… vuoi
finalmente insegnarmi i tuoi segreti, sì o no? Saranno tutti in buone mani: sia
i segreti della tua anima sia quelli del Mangiamorte. -
Severus scrollò il capo…. Era letteralmente senza parole:
sembrava veramente che lei potesse leggergli dentro… e capire di cosa aveva
bisogno. Evidentemente non aveva altra scelta. E per la prima volta dopo tanti
anni si rese conto che… che con lei, solo con lei, la maschera che aveva
indossato per tanto tempo era diventata totalmente inutile. E sorrise, sorrise
apertamente e fino in fondo. Sorrise con la bocca e con gli occhi. Ed anche la
sua anima sorrise a quella di Rhoxane ed era certo che lei avrebbe capito.
- Come posso rifiutarmi di insegnare i miei segreti di
Mangiamorte ad un’allieva che ha saputo capire così bene i segreti della mia
anima! Ma ad una condizione: che non si parli mai più della mia anima. -
Il sorriso di Rhoxane era luminoso, ma non era nulla in
confronto alla luce che ora sfolgorava negli occhi neri di Severus… e quel suo meraviglioso
sorriso, così come la luce dei suoi occhi… erano per lei, solo per lei. Ed ora
che aveva, almeno momentaneamente, dimenticato di odiare e disprezzare il resto
del mondo, ora che i suoi lineamenti si erano distesi e addolciti in quello
splendido sorriso… ora sì che riconosceva il bel volto di quel mago ventenne
dei suoi ricordi…. La vita era stata veramente dura con lui… cosi tanta
sofferenza e solitudine… così a lungo…
*
* *
Così Piton cominciò ad insegnare a Rhoxane i segreti
dei Mangiamorte, felice di avere, finalmente, un’allieva eccezionalmente brava.
Rhoxane, dal canto suo, rispettava minuziosamente la condizione impostale e
scoprì, lentamente, quanto il mago fosse ben diverso da quanto avesse sempre
lasciato trasparire. E lei era felice, molto felice. Passavano molto tempo insieme, nel Reparto Proibito della
biblioteca o nello studio di Piton stesso.
E nessuno poté evitare di accorgersene. Selene era
arrabbiatissima con Rhoxane, alla quale aveva confidato il suo vecchio amore per
il professore. E non riusciva proprio a credere che le cose stessero come
affermava Rhoxane: puro interesse professionale per le Arti Oscure. Del resto
però, fuori dalla Biblioteca o dal suo studio, Piton continuava ad essere il
solito mago scontroso ed intrattabile e a non rivolgere la parola ad anima
viva, neppure a Rhoxane. Eccetto il solito Silente.
Anche Draco era arrabbiato col suo Professore
preferito e non capiva perché se ne stesse tanto tempo a parlare con la Prof.
Delair invece di stare con i suoi Serpeverde e con Selene. Aaaahh… Selene. Era
la donna più bella del mondo ed era così in gamba… le sue lezioni erano
fantastiche e avrebbe dato chissà cosa per accompagnarla a quel congresso che
si sarebbe tenuto di lì a poco.
Così Draco cominciò a spiare Piton per capire cosa mai
facesse con la Prof. Delair; scoprì che in Biblioteca esaminavano i testi che,
all’interno del Reparto Proibito, erano sottoposti ad un’ulteriore restrizione
e potevano essere visionati solo sotto il controllo diretto del Preside, della
Vice-Preside o del Prof. Piton stesso: erano tutti antichi libri di Magia Nera.
Nel suo studio, invece, probabilmente Piton preparava con la Prof. Delair
misteriose pozioni che certo non figuravano neppure nel piano di studi degli
allievi del settimo anno: pozioni che poi erano inserite nella teca di
cristallo magico in cui il Professore teneva le cose particolarmente
pericolose. L’ultima volta che il Prof. Piton l’aveva mandato nel suo studio
per prendere un ingrediente, infatti, aveva potuto notare che il numero di
provette ed ampolle nella teca stava crescendo. Era quindi evidente che Piton e
la Delair stavano realmente occupandosi a tempo pieno di Arti Oscure: e se lei
era l’Insegnate di Difesa Contro le Arti Oscure… lui invece era… un Mangiamorte.
Forse sarebbe stato meglio se non avesse mai raccontato nulla a Selene. Anche
se quest’ultima cosa, ovviamente, non l’aveva mai detta a nessuno.
Un giorno Draco era rimasto nello studio di Piton per
terminare una ricerca che era riuscito a farsi commissionare direttamente dal
Professore di Pozioni. Sapeva che lui era in biblioteca con la Prof. Delair e
quindi aveva tutto il tempo che voleva per curiosare per bene, magari frugando
anche nei cassetti ed in ogni altro luogo che non avesse un incantesimo di
chiusura… che lui ancora non sapesse aprire.
Purtroppo non era riuscito a trovare un granché…
doveva approfondire decisamente meglio gli incantesimi di apertura se voleva
trovare qualcosa d’interessante lì dentro.
Era attirato particolarmente dalla teca di cristallo magico che
conteneva le pozioni ed il suo naso era così vicino al cristallo che, quando
Piton entrò all’improvviso nel suo studio, Draco non poté fare a meno di
spiaccicare il suo bel nasino contro l’impenetrabile cristallo.
- Signor Malfoy, – chiese Piton stupito – non dovevi
finire la tua tanto desiderata ricerca sulle Acridole Metifiche? -
“E lei non sarebbe dovuto starsene tranquillamente in
Biblioteca con quella là?” pensò Draco mentre si stropicciava il naso
dolorante.
- Ehm… si, certo Professore… ma… -
- “Ma”… cosa Malfoy? Sai che non mi piace che si
curiosi nel mio studio. -
Gli occhi indagatori di Piton avevano già percorso
tutta la stanza e trovato tutti gli indici di rottura degli incantesimi di
protezione nascosta che aveva lasciato a difesa delle sue cose. E Draco aveva
ficcato il suo bel nasino praticamente dovunque.
Ma questo poteva giocare a suo favore: il ragazzo
poteva fare da tramite con suo padre perché lui, ora, aveva bisogno di prendere
contatto con Lucius per preparare il suo “ritorno” da Voldemort.
- Draco Malfoy, tu sai chi sono io, vero? - domandò in
tono minaccioso avvicinandosi al ragazzo.
Draco si chiese se Piton fosse impazzito. Titubante
disse:
- Certo che lo so: lei è il mio Professore di Pozioni…
ed il Capocasa di Serpeverde… -
- E cos’altro sono Draco… lo sai vero? - fece Piton
con tono sempre più cupo.
Draco si chiese se il professore volesse veramente che
lui lo dicesse… ma non poteva, non poteva dirlo….
- Tuo padre non ti ha mai raccontato nulla di me
Draco? Eravamo molto amici, un tempo, io e Lucius… - Il tono di Piton, ed il
suo volto, ora erano decisamente terrorizzanti.
Oooh si, il professore voleva proprio che lui dicesse
quella… parola.
Fece per aprire bocca ma il mago lo fulminò:
- Queste sono cose che si sanno, ma che non si dicono
Draco… mai! - sibilò Piton cattivo.
- Ora stammi ad ascoltare bene: io ho bisogno di
parlare con tuo padre, e con urgenza anche. Ma con molta discrezione, e fuori
di Hogwarts, soprattutto. Questo è il regno di Silente ed ogni muro può essere
un suo orecchio. Saprai riportare a tuo padre, come si deve, quello che io ti
ho detto oggi? -
Draco guardò il suo Professore e, all’improvviso, si
sentì più alto di dieci centimetri: un Mangiamorte aveva chiesto il suo aiuto.
Avrebbe voluto buttargli le braccia la collo… ma non era roba da uomini quella.
E lui, invece, era un uomo!
- Certo Professore, stia tranquillo: il suo messaggio
arriverà a mio padre… chiarissimo! -
E Piton rimase ad osservare il ragazzo che,
orgogliosamente, si dirigeva verso la porta, senza voltarsi. Ma non era per
nulla soddisfatto di sé: forse non avrebbe dovuto usare quel ragazzo, così
giovane e già così fortemente sottoposto a pressioni da parte di suo padre. No,
non doveva coinvolgerlo: ancora una volta aveva commesso un dannato sbaglio… e
un altro essere umano poteva andarci di mezzo.
* * *
Quel giorno erano nell’Aula di Difesa e Piton stava
dando a Rhoxane le ultime spiegazioni pratiche sull’Incantesimo di Avviluppo
che avrebbero dovuto provare. Il Contro Incantesimo Districante era già,
ovviamente, nel pieno controllo della donna. La differenza, coi normali
Incantesimi di Avviluppo, consisteva nel fatto che funzionava contro una
persona, invece che contro cose od animali e che, una volta ben padroneggiato,
riusciva ad avviluppare anche la mente ed i pensieri del prigioniero,
funzionando quasi come un siero della verità.
- Bene, se ti senti pronta… puoi direttamente
lanciarlo su di me. -
Lei sorrise maliziosa:
- Ma una volta che le funi magiche ti avranno
indissolubilmente legato… tu sarai… in mio potere! -
- Credi veramente che io non riesca a liberarmi da
solo? O che non sappia schermare i miei pensieri?- ribatté lui, ridendo di
quella “piacevole” minaccia.
- La vedremo… - esclamò Rhoxane facendo roteare sul
capo la bacchetta prima di puntarla su
Piton esclamando:
- Obvolvius!
–
- No! Non così… - gridò Severus, ma, senza bacchetta
in mano e preso stupidamente alla sprovvista non riuscì ad evitare…
l’inevitabile. Facendo roteare su di sé la bacchetta, la maga si era coinvolta
nell’incantesimo: l’istante successivo Severus e Rhoxane erano strettamente
legati da funi invisibili, i loro volti erano vicinissimi… e le labbra si
stavano sfiorando. Il viso di Rhoxane era rosso acceso e bruciava più del fuoco.
Severus quasi non osava respirare: provvide preliminarmente a schermare i suoi
pensieri… non era proprio il caso che, in quel momento, Rhoxane riuscisse a
leggere i suoi più intimi desideri anche se… certo, non sarebbe potuta
arrossire più di quanto già lo fosse. Le labbra di Rhoxane bruciavano sulle sue
e le funi certo non gli impedivano di baciarla. Quell’ossessivo pensiero
sembrava il solo ad aleggiare nella sua mente, completamente pervasa da
quell’impetuoso desiderio travolgente…. Doveva fare qualcosa, doveva
assolutamente fare qualcosa… o anche lo schermo nella sua mente presto avrebbe
ceduto.
Ma Rhoxane aveva ben altro cui pensare. Stava
faticosamente lottando con se stessa per controllare l’irresistibile desiderio
di baciare quelle labbra sottili che stavano sfiorando le sue. Sarebbe bastato
pochissimo… dischiudere un po’ la bocca e con la punta della lingua… avrebbe
potuto sentire il sapore delle labbra di Severus…. Gli occhi del mago, ne era
assolutamente certa, erano fiamme nere di desiderio… eppure lui rimaneva
immobile, non lo sentiva neppure respirare. Ancora un istante e non avrebbe
resistito oltre… quelle labbra così vicine la stavano facendo letteralmente
impazzire!
Severus sentiva il corpo di Rhoxane premere contro il
suo, il petto che si sollevava ansimante, e il suo respiro, caldo, sulle
labbra. Lei lo guardava… spaventata? No, non era certo timore quello…. E lui,
lui… come la stava guardando? Con la stessa bramosia dei suoi sensuali
pensieri? Ancora un istante e non sarebbe riuscito a controllare oltre i suoi
istinti… e lei non avrebbe avuto bisogno di leggergli nella mente per capire…
una certa parte del suo corpo era pronta a raccontare tutta la sua
incontenibile eccitazione.
Con un sublime sforzo trasse indietro la testa e,
finalmente, le loro labbra smisero di sfiorarsi. Chiuse gli occhi e si morse
forte un labbro, fino a farlo sanguinare. Il dolore riuscì a ridargli quel
minimo di lucidità necessaria e, mentre continuava a premere forte il labbro
con i denti, riuscì infine a concentrarsi sufficientemente per lanciare, pur
senza bacchetta, il contro incantesimo Districante. L’istante dopo, con suo
sommo dispiacere, furono di nuovo liberi. Dovette afferrare Rhoxane, per
evitare che cadesse, presa alla sprovvista da quell’improvvisa, e non
desiderata, libertà.
Lei ora lo guardava impressionata e fortemente
turbata, ancora rossa in volto ed ansimante. Prese quindi un fazzolettino e
tamponò, molto delicatamente, il rivolo di sangue che stava colando dal labbro
di Severus. Continuava a contemplarlo senza parlare, cercando di capire…. Poi
chiese gentilmente:
- Perché? -
Lui abbassò gli occhi e, raccogliendo da terra la
bacchetta di Rhoxane, rispose sottovoce:
- Hai sbagliato il movimento… -
- Non è questo che voglio sapere, adesso. - lo interruppe
lei. - Perché ti sei morsicato fino a farti sanguinare il labbro? - insistette,
mentre tornava a tamponargli il labbro che ancora sanguinava.
- Avevo bisogno di concentrarmi… per lanciare
l’Incantesimo Districante. – mormorò lui, sempre a bassa voce - Il dolore,
talvolta, può essere d’aiuto… – concluse alzando lievemente un sopracciglio.
Rhoxane lo guardò pensierosa, poi sorrise,
all’improvviso:
- E dimmi, c’era qualcosa che impediva la tua
concentrazione? – chiese maliziosamente.
Severus sorrise lievemente, molto imbarazzato, e
sussurrò:
- … qualcuno… forse… - e rimase a guardarla, sempre
tendendole la bacchetta, gli occhi che lampeggiavano.
- Mi dispiace… è stata colpa mia… - tentò di scusarsi,
mentre gli scostava una lunga e ribelle ciocca di capelli neri dalla guancia.
I loro sguardi s’incrociarono ancora… lui avrebbe
voluto… avrebbe…. Cosa diavolo avrebbe voluto dirle… o farle… e se lei, poi,
fosse invece fuggita via? No, non poteva proprio correre quel rischio… non
poteva….
Rhoxane riprese la bacchetta: ora il suo viso era
tornato al colorito normale, ma sembrava quasi delusa…o imbarazzata.
- Bene Severus, spiegami dove ho sbagliato. Non è
proprio il caso che io ripeta questo errore. La prossima volta potrebbe non
andarmi altrettanto bene… -
Si, era certamente in imbarazzo… ma quel sorriso era
anche… molto malizioso.
* * *
Draco si dimostrò all’altezza delle aspettative e nel
giro di pochi giorni Piton s’incontrò una sera con Lucius Malfoy che aveva
stranamente scelto, come luogo del loro ritrovo, proprio un esclusivo locale
della Londra babbana.
Piton aveva da poco scoperto che Lucius era tornato a
ricoprire il suo importante ruolo di sempre a fianco dell’Oscuro Signore; aveva
quindi un assoluto bisogno di convincerlo della sua piena fedeltà per potere,
grazie a lui, arrivare a Voldemort con qualche possibilità in più di riuscire a
cavarsela.
Lucius non gli era mai piaciuto, neppure a vent’anni:
era troppo raffinatamente e ingiustificatamente crudele per essere davvero suo
amico. Eppure, volenti o nolenti, da ragazzi erano stati amici per lungo tempo;
c’erano molte cose ad unirli: entrambi provenivano da una nobilissima e ricca
famiglia di maghi purosangue da generazioni e generazioni; erano due ragazzi
intelligenti anche se la dedizione allo studio di Lucius lasciava alquanto a
desiderare; erano tra i migliori giocatori di Quiddicth di Hogwarts, per
capacità strategiche Lucius e per particolari capacità di volo Severus; erano
dotati di grande fascino e le ragazze cadevano ai loro piedi; e, soprattutto,
erano due maghi naturalmente molto potenti che preferivano coltivare una
discreta amicizia tra loro evitando qualsiasi evidente rivalità. Alla fine avrebbero avuto l’occasione per
trovarsi uno contro l’altro… e allora la loro sfida sarebbe stata all’ultimo
sangue, perché solo uno di loro sarebbe prevalso, il migliore, e sarebbe stato
scelto da Voldemort quale suo braccio destro. Su questa sfida, mai realmente
lanciata, si era inserita la nuova scelta di campo di Piton e, in seguito, la
caduta di Voldemort. Nessuno a quel tempo, aveva però, neppure lontanamente
sospettato che Piton avesse tradito l’Oscuro Signore.
Ora però erano passati quattordici anni e Lucius e
Severus non si conoscevano più, salvo quei lontani ricordi del passato.
- Così tu vorresti che io perorassi la tua causa con
Voldemort, Severus? - gli chiese l’antico amico con voce indolente – Dopo che
per tutti questi anni sei rimasto al fianco di Silente? -
- Sai benissimo che tutti noi abbiamo inscenato una
finzione, quando Voldemort è caduto. Finire tutti in massa ad Azkaban non
sarebbe stato di alcun’utilità per lui. Io mi sono trovato di fianco a Silente
perché Voldemort mi ci aveva messo, per spiare le mosse del vecchio. E tu sei
uno dei pochi che questa verità la conosce bene. Che cosa dovevo fare? Ho
continuato a rimanere al mio posto sperando che lui tornasse. Che cosa dovrei
dire di te, invece: tuo padre ha smosso mari e monti e distribuito un sacco di
soldi per salvarti la pelle e restituirti la tua bella rispettabilità. - disse
Piton con freddo disprezzo
- Non siamo qui a parlare di me Severus: sei tu che mi
hai cercato, perché hai bisogno del mio aiuto. Quindi sei tu che devi
difenderti, non io. Io, con l’Oscuro Signore, ho già chiuso i miei conti. –
disse Malfoy con malcelato fastidio.
- Sai qual è la mia posizione a Hogwarts Lucius, tuo
figlio ti avrà ben riferito di me in questi anni. Ed anche tu hai potuto vedere
coi tuoi occhi, più di una volta, visto che sei nel Consiglio della scuola ed
ogni tanto ti degni di farti vedere. Sai bene che non godo di una buona fama là
dentro e che molti mi ritengono un Mangiamorte ancora fedele all’Oscuro. -
rispose Piton con durezza.
- Ma quando Lui ci ha chiamato, Severus, tu non hai
risposto all’appello. E questo non è passato inosservato. - sibilò.
- Se l’avessi fatto la mia copertura con Silente
sarebbe saltata in meno di cinque minuti. Tieni conto che c’era anche Malocchio
Moody con Silente, ed io non potevo certo sapere che fosse Crouch jr. Per tutto
quel maledetto anno scolastico “quel” Moody mi ha tenuto sotto controllo e se
Barthy fosse ancora vivo potrebbe certo testimoniare a mio favore. Se mi fossi
allontanato in quel momento, al termine del Torneo TreMaghi, questi miei ultimi
quattordici anni di vita, passati ad assecondare quel vecchio pazzo di Silente,
sarebbero stati un inutile, stupido sacrificio. Adesso, invece, lui ha piena fiducia in me… e questo significa
che io posso essere ancora molto utile all’Oscuro. - disse con sicurezza Piton.
– Ho riscoperto formule di antichi incantesimi… ed ho studiato nuove pozioni… -
Il guizzo negli occhi di Lucius gli confermò di aver
colpito nel segno. L’altro lo guardò: sapeva che Piton era un mago intelligente
e questo ne faceva un rivale interessante. Ma era sempre un rivale. O meglio, era
ancora un rivale.
- Va bene Severus. Se sei sicuro di poter essere
ancora utile… allora forse Voldemort ti chiamerà a lui. E deciderai a tuo
rischio e pericolo se rispondere, questa volta. -
E le parole di Lucius avevano molto l’aria di una
minaccia.
* * *
Quella sera la luna piena era particolarmente luminosa,
tanto da offuscare le stelle. Era certamente la sera giusta… per un bel volo
radente sulla Foresta Proibita. Rhoxane si stava guardando allo specchio: con
quella tuta nera e col mantello lungo, sempre nero… quasi si faceva paura da
sola. Ma era la tenuta adatta per la pazzia che aveva deciso di fare.
Uscì
nel parco, illuminato dalla luce argentea della luna, e decollò sulla sua scopa
alzandosi veloce incontro alla luna. Volare le piaceva proprio tanto, la
velocità la inebriava e là in alto, nel cielo, si sentiva completamente libera.
Diresse la sua scopa sempre più in alto, sempre di più. Era felice! Non era mai
stata così felice… ed innamorata! Severus era un uomo meraviglioso, quando si
levava quella sua odiosa maschera. E con lei era ormai da tanti giorni che
l’aveva gettata al vento. Così, finalmente, le stava permettendo di conoscere
il “vero” Severus: un uomo tenero e dolcissimo, pieno di tanta voglia di vivere
che, per troppi anni, aveva costretto in un buio e freddo sotterraneo. Un uomo
che si macerava nel rimorso di terribili colpe commesse troppi anni prima, un
uomo che non riusciva a perdonarsi le scelte sbagliate che aveva fatto quando
era ancora poco più che un ragazzo, un uomo che non poteva dimenticare il suo
oscuro passato. Che non voleva dimenticarlo, per continuare a punirsi.…. Un
uomo solo che soffriva, oltre ogni limite.
Era già arrivata al limitare della Foresta Proibita ed
abbassò quindi il manico della scopa gettandosi in una picchiata mozzafiato,
fino a sfiorare i rami più alti degli alberi. Poi continuò a sorvolare la
foresta, in quel suo pericoloso volo radente che le permetteva di distinguere
eccitanti forme scure, laggiù sotto gli alberi. Inoltrandosi verso il folto
della foresta diventava quasi impossibile distinguere qualcosa: dandosi della
pazza s’infilò tra i rami degli alberi ed atterrò ridendo. Ogni tanto doveva
commettere una follia… per sentirsi veramente e completamente viva.
Come fu a terra, il cuore prese a batterle forte: la luce
della luna filtrava a fatica dagli alberi e dovette farsi luce con la
bacchetta.
- Lumos! -
Quindi prese ad avanzare, lentamente, con la scopa in una
mano, pronta ad inforcarla per fuggire, e la bacchetta nell’altra per illuminare
il cammino.
Stava arrivando in una radura quando sentì un improvviso
scalpiccio di zoccoli ed un piccolo gruppo di centauri la superò velocemente,
levandole quasi il fiato. Ma nella radura c’era qualcosa di ancora più
interessante: delle esili figure bianco-argentee riflettevano la luce della
luna movendosi armoniosamente. Gli unicorni! Hagrid le aveva detto che uscivano
solo di notte…. Spense la luce della bacchetta e rimase ad osservarli a lungo,
fino a quando gli animali fuggirono all’improvviso, dileguandosi in un istante.
Qualcosa, o qualcuno, doveva averli spaventati. Strinse il manico della scopa e
si guardò attentamente attorno tendendo le orecchie, cercando di appiattirsi
contro un tronco d’albero. Il cuore le batteva forte in petto, quasi volesse
uscirne fuori. Là in fondo, quasi al limite del suo campo visivo, c’erano delle
figure scure che si muovevano silenziosamente… e venivano verso di lei. Non
riusciva a capire bene ma… non le sembravano animali. All’improvviso il
silenzio fu rotto e voci, inequivocabilmente umane, risuonarono minacciose
nell’aria. Ma il gruppo delle nere figure, improvvisamente, mutò direzione e
cominciò ad allontanarsi di corsa da lei.
Rhoxane colse al volo l’occasione e si precipitò,
correndo, in direzione opposta alla ricerca di un varco tra gli alberi per
alzarsi in volo.
Severus si era appena materializzato nella Foresta
Proibita per tornare al castello. Camminava velocemente e silenziosamente,
insinuandosi negli stretti passaggi tra gli alberi ed i massi. Parlare con Lucius
Malfoy l’aveva disgustato e, soprattutto, preoccupato. Era certo di essere
riuscito, se non a convincere del tutto Lucius, almeno a addurre delle
ragionevoli spiegazioni circa il suo comportamento: giustificazioni che
potevano deporre fortemente a favore della sua fedeltà a Voldemort. E
all’accenno di una sua ipotetica utilità futura per l’Oscuro, gli occhi di
Lucius avevano avuto un interessante guizzo. Voldemort l’avrebbe presto
chiamato a sé. Il problema, ora, era di convincere anche Lui e questa era una
questione completamente diversa.
Dei rumori lontani risvegliarono in un lampo la sua
attenzione: degli unicorni stavano fuggendo. Aguzzando la vista nella semi
oscurità e tendendo allo spasimo le orecchie, percepì altri rumori in
lontananza… e ombre. Si avvicinò silenziosamente: cosa diavolo ci faceva un
gruppetto di Mangiamorte così vicino a Hogwarts? All’improvviso il gruppo si
allontanò gridando in direzione opposta: solo uno di loro stava correndo
velocemente verso di lui. La mano corse istintivamente al pugnale mentre si
appiattiva a terra. Quando l’uomo fu ad un passo da lui, gli si slanciò contro
in perfetto silenzio atterrandolo e appoggiando quindi la lama del pugnale
contro la sua gola.
- Rhoxane! – mormorò stupito mentre il pugnale, quasi,
gli sfuggiva di mano. – Cosa accidenti ci fai qui? -
La maga aveva gli occhi
sbarrati dal terrore e non riusciva a parlare. Severus rinfoderò il pugnale
controllando che il gruppo di Mangiamorte si fosse realmente allontanato.
Quindi la sollevò un poco da terra stringendola tra le braccia:
- Va tutto bene, ora, Rhoxane. Ci sono qui io. - le disse
dolcemente, mentre le scostava con delicatezza i capelli dal viso.
- Severus! – riuscì solo a mormorare lei stringendosi
forte a lui.
Il mago si alzò in piedi, tenendola sempre delicatamente
stretta a sé, come a proteggerla dal mondo intero. E lei si abbandonò in
quell’abbraccio tranquillizzante, affondando il viso nell’incavo della sua
spalla. Ora che era tra le sue braccia, non aveva più paura di nulla. Sentiva la
sua mano che le accarezzava delicatamente i capelli mentre… erano forse le sue
labbra quelle che le stavano sfiorando la tempia?
Severus, quasi senza neppure rendersene conto, continuava
ad avvolgerla nel suo abbraccio protettivo mentre la mano scorreva lenta ad
accarezzarle dolcemente i lunghi capelli. Le labbra sfioravano, in un lieve
movimento, la fronte e la tempia. Il cuore gli batteva forte al pensiero del
rischio che lei aveva corso… quei Mangiamorte così vicini…. Le prese il volto
fra le mani e sussurrò dolcemente:
- Spiegami che cosa è successo, per favore. -
- Nulla Severus… solo volevo fare un giro di notte nella
Foresta Proibita… e l’ho fatto. E’ stato bellissimo… finché non sono arrivati
loro. Sono Mangiamorte vero? - chiese con voce tremante.
Sembra una bambina, pensò, una piccola bimba
disubbidiente… pentita… e spaventata. Aveva un gran desiderio di appoggiare le
labbra su quelle dolci labbra tremanti…. Aveva spesso desiderato di stringerla
a sé e di baciarla, in tutti quei giorni in cui le aveva insegnato incantesimi
proibiti e pozioni mortali. Più volte era stato ad un passo dal dichiararle il
sentimento che, giorno per giorno, lentamente e meravigliosamente, era nato
inaspettatamente nel suo cuore… ed era cresciuto…. Per quella donna straordinaria,
che aveva avuto fiducia in lui, che aveva finalmente saputo interrompere quella
sua insopportabile solitudine… quello splendido angelo che lo aveva fatto
tornare a vivere, a sorridere… e ad amare! Ma aveva sempre avuto troppa paura…
paura della sua reazione…. E se lei non lo avesse ricambiato? Non poteva
rischiare di perdere la sua amicizia… era troppo importante per lui. Ma adesso,
sotto la luce della luna, era così bella, delicata ed indifesa…. E il suo
desiderio stava, di nuovo, andando ben oltre un bacio…. Invece, ancora una
volta, disperatamente, le disse solo:
- Sei stata pazza… questa foresta è realmente pericolosa,
sai. Quei Mangiamorte poi… non so proprio cosa ci facessero così vicino al
castello. Devo avvertire Silente al più presto. -
- Anche tu sei vestito da Mangiamorte. - disse lei. Ma
non c’era alcun tono d’accusa nella sua voce: era solo una constatazione.
- Sì, ero in missione per Silente. - rispose.
Non poteva continuare a tenerla stretta tra le braccia:
il suo desiderio si stava facendo imperioso, impossibile da controllare oltre…
e lei se ne sarebbe accorta.
La allontanò da sé, a fatica. Poi notò la scopa fra le
mani e le domandò, quasi ridendo:
- Sei venuta volando… di notte, fino a qui… -
Lei gli sorrise dicendo:
- Però serve anche per tornare indietro. Avanti, sali. -
Mentre decollava, sentiva il suo respiro, lievemente
affannato, vicino all’orecchio e le sue braccia che ancora l’abbracciavano,
delicatamente e rispettosamente. Troppo rispettosamente… purtroppo. Anche se,
prima, c’era stato un lungo momento in cui i loro corpi ed i loro visi erano
stati così vicini… ed era assolutamente sicura di aver letto, in quei profondi
e scintillanti occhi neri, lo stesso sentimento che c’era nel suo cuore. Ma
quell’attimo, poi, era fuggito via…
Selene era partita da alcuni giorni per il suo congresso
e Silente aveva annunciato, a sorpresa, che sabato sera ci sarebbe stata la
festa di ballo per il suo 155° compleanno.
Ed il sabato arrivò in un istante.
Erano passati solo due giorni dalla sua avventura nella
foresta, ma quasi Rhoxane non aveva visto Severus, tra le lezioni e un’altra
sua imprevista assenza. Ma era tornato proprio quel pomeriggio… e quella notte
sarebbe stata lunga, molto lunga.
S’immerse per un lungo bagno in un’acqua tiepida e
profumata.
Rilassandosi pensava all’incontro nella foresta, quando
lui l’aveva tenuta a lungo fra le braccia… quando il suo viso e le sue labbra
erano stati così vicini…
Lei aveva letto l’amore nei suoi occhi, ma aveva
percepito bene anche il desiderio del suo corpo… il perfetto corpo di un uomo
di trentasei anni che da troppo tempo non viveva perché la sua anima era ancora
imprigionata nei neri rovi della sofferenza.
Ma ora che era certa che anche lui provava i suoi stessi
sentimenti e lo stesso suo desiderio… allora sì, quella notte sarebbe stata
…molto lunga.
Dopo il bagno alzò la bacchetta e creò una grande nuvola
di profumo… intenso, inebriante e conturbante e s’immerse completamente in
quella nuvola affinché il profumo potesse pervadere tutto il suo corpo. Era un
profumo di terre lontane, persistente, fatto apposta per restare a lungo sulla
pelle, in ogni angolo, anche quello più recondito e segreto.
Ora l’abito. Quello lungo e fasciante, di liscia seta nera.
Era perfetto con quell’inserto di voile di seta, nera ma trasparentissima, quel
lungo ed ampio triangolo che dall’alto della gamba scendeva fino a terra. Fin
che fosse rimasta ferma non si sarebbe visto nulla, ma appena si fosse mossa le
pieghe di voile si sarebbero aperte e… l’immaginazione di Severus, se lui solo
avesse voluto, sarebbe potuta spaziare senza limiti!
E poi quella profonda scollatura, sia davanti che sulla
schiena… per poter sentire le sue mani sulla pelle nuda quando avrebbero
ballato. Mmmm… già un brivido le percorreva il corpo. Perché avrebbero ballato.
Oooh sì… che lui amasse o meno le feste da ballo, e non le amava per niente
come le aveva già chiaramente detto, ma avrebbero… ballato!
Poi raccolse parzialmente all’indietro i lunghi capelli,
affinché il viso fosse completamente libero, e lasciò cadere gli altri in
pittoresco disordine sulle spalle nude.
Davanti allo specchio creò giochi d’ombra e di luce sul
volto e le labbra divennero rosse, rosse come il fuoco del desiderio che c’era
in lei. Una sottile rivière di diamanti comparve sul suo collo.
Ecco era pronta. Ed era già ora.
Ma decise di lasciare passare alcuni minuti ancora.
Voleva arrivare con un lieve ritardo… così Severus non avrebbe assolutamente
potuto ignorare il suo ingresso.
Infatti, gli occhi di Severus erano puntati su di lei
mentre scendeva dallo scalone e le pieghe di velo leggero dell’abito si
aprivano. Quell’abito era veramente splendido… no, era Rhoxane ad essere
bellissima… l’abito non contava. Era bellissima anche nella foresta, abbigliata
quasi come un Mangiamorte. Un brivido gli percorse la spina dorsale a quel
pensiero.
Rhoxane scendeva lentamente le scale guardando Severus
negli occhi e godendosi la sua ammirazione. Se nel grande salone ci fosse stato
anche qualcun altro… lei non avrebbe certo saputo dirlo.
Rhoxane
si diresse verso di lui, sorridente e sicura. Sentiva le fiamme dei suoi occhi
su di lei, il suo sguardo sempre più intenso, che l’avvolgeva e la sconvolgeva…
il cuore le batteva all’impazzata…. Ma non abbassò lo sguardo.
Ora stavano ballando, ma non aveva nemmeno avuto bisogno
di chiederglielo con le parole: i loro occhi si erano perfettamente compresi.
Ed ora… quel solito e meraviglioso profumo che aveva,
naturalmente, la pelle di Severus…
Le sue mani sulla pelle, con un tocco così leggero e
delicato. Quasi sfuggente.
I suoi profondi occhi neri così vicini, così vicini che
lei già vi si stava perdendo dentro… ma come poteva pensare di riuscire a
sedurlo, quella sera, se già non capiva più nulla?
Poi si avvicinò ancora di più a lui, al suo viso ed al
suo corpo. Più vicina di quanto una donna per bene avrebbe dovuto fare, ma non
così vicina come invece avrebbe voluto.
La mano di Severus sulla sua schiena fu percorsa da un
leggero tremito e l’improvvisa vicinanza del suo corpo le fece comprendere, in
modo inequivocabile, quanto anche il desiderio dell’uomo fosse forte. Ed il
desiderio di Rhoxane aumentò… ancora di più.
Severus continuava a ballare ma desiderava fuggire… no,
non era vero. Desiderava follemente stringere Rhoxane forte a sé e trascinarla
nella sua camera… ed amarla con tutto l’ardore e la passione che gli bruciavano
dentro.
La guardò intensamente negli occhi… e sapeva
perfettamente che c’erano lampi di fuoco nei suoi occhi in quel momento ma…
semplicemente, ritrasse un poco il suo corpo e lo riportò… a distanza di
sicurezza.
Ballare non aveva più senso ormai, si disse Rhoxane.
Con un sorriso innocente gli chiese:
- Non sembra anche a te che faccia un gran caldo qui
dentro? -
Severus si stava, di nuovo, tormentando con i denti il
labbro inferiore.
- Potremmo uscire a prendere una boccata d’aria fresca. –
suggerì lei.
Il mago la guardò, sospettoso… ma anche lui aveva tanto
bisogno di un po’ d’aria fresca.
Uscirono fuori, nella notte luminosa, dove si erano date
appuntamento tutte le stelle più splendenti.
Camminarono un po’, senza parlare, l’uno vicino all’altra
ma senza neppure sfiorarsi, allontanandosi dalle luci e dai rumori del
castello.
Poi Rhoxane si fermò… e lo guardò negli occhi che scintillavano
alla luce delle stelle.
Come adorava quegli occhi, così belli e così tristi; come
adorava quel viso che, senza quella sua solita maschera dura e impassibile, le
lasciava vedere tutta la bellezza e la sofferenza della sua anima.
E così le parole le uscirono fuori, senza che lei potesse
fermarle, trattenerle, rallentarle.
- Ti amo Severus… ti amo più di quanto non avrei mai
voluto amare un uomo, ti amo perché tu hai bisogno del mio amore… e perché io
ho bisogno del tuo amore. Ti amo follemente, irrazionalmente, insensatamente,
irrimediabilmente…. Ho cercato di resistere a questo sentimento: ma è stato
tutto inutile. Ti amo, solo e semplicemente, ti amo. -
Ecco. Glielo aveva finalmente detto. Avrebbe potuto anche
cercare di essere un po’ più dolce, di sorridergli. Invece aveva detto parole
infiammate con occhi di fuoco.
E lui ora non parlava, non un muscolo si muoveva sul suo
volto… ed i suoi occhi erano di ghiaccio.
Un silenzio interminabile… che durò solo poche frazioni
di secondo.
Poi il fuoco sciolse il ghiaccio… un fuoco impetuoso che
lei non gli aveva mai visto negli occhi. Uno sguardo che le faceva quasi paura.
E la sua voce, profonda e roca, era piena di tristezza.
- Amore! Ma io non so più amare. Io non posso più amare!
C’è stato un tempo in cui io ho odiato troppo… per poter amare, adesso. -
Svanito il ghiaccio, svanito il fuoco… nei suoi occhi era
rimasto solo… un immenso dolore. Una sofferenza profonda, una pena da troppo
tempo radicata in lui. Una disperazione che lei non poteva, non voleva più
vedere in quei suoi meravigliosi occhi neri.
- Amore mio… sì che sai amare. Chi ha saputo odiare
tanto… deve per forza saper anche amare. E chi poi ha così lungamente sofferto,
come tu ti tormenti… ora deve finalmente poter amare. Io sono qui e voglio
amarti. Voglio amare te e voglio amare il tuo dolore. Voglio amarlo fino in
fondo. Voglio che il tuo dolore sia il mio dolore, voglio che i tuoi ricordi
siano i miei ricordi, voglio che il tuo passato sia il mio passato. Voglio
condividere tutto questo con te. Questo è il mio amore… ti prego, accettalo. -
Nei suoi occhi c’era ancora un immenso dolore, ma lei
scorse anche, seppure piccola e flebile, là in un angolino… la luce di un
sorriso. Un sorriso meraviglioso, tutto e solo per lei.
Poi sentì le sue braccia che l’attiravano verso di lui,
delicatamente, e l’avvolgevano in un caldo e tenero abbraccio. I suoi occhi,
sorridenti ora, erano sempre più vicini, come le sue labbra… sempre più
meravigliosamente vicine. Sentiva le sue mani che stavano scendendo lentamente
e delicatamente sulla sua schiena nuda, sui fianchi e poi sempre più giù fino a
premere dolcemente il suo corpo contro quello di lui. E lei poté sentire, forte
e prepotente, il desiderio dell’uomo. Che era anche il suo desiderio.
Sentiva che il loro respiro cominciava a farsi
leggermente affannoso… poi le labbra di Severus sfiorarono le sue. Fu come una
scossa che si propagò istantaneamente per tutto il suo corpo, quel corpo che il
mago continuava a tenere delicatamente premuto a sé.
Le sue labbra erano dolci e delicate, quasi timorose.
Indugiò sulle labbra della donna, poi le sfiorò dolcemente le guance e la
fronte. Poi scese seguendo delicatamente la linea del naso. E le sue labbra
tornano su quelle di Rhoxane. Quanto tempo era passato? Le sue labbra… sempre
dolci, leggere e delicate a sfiorarle il viso. Con la mano, in fondo alla
schiena, continua a tenerla premuta contro di sé… ed il suo desiderio stava
diventando sempre più forte ed incontrollabile. Ma il suo bacio rimaneva sempre
e solo dolce, delicato, a fior di labbra… estenuantemente lento…
Rhoxane pensava confusamente a quella che, fino a pochi
minuti prima, era stata la sua intenzione: sedurre Severus. Che
presunzione! Era lui, ora, che la stava
facendo letteralmente impazzire… di desiderio.
E poi la sua voce, dolcissima.
- Amore. Un amore così non l’ho mai immaginato. Mai
sperato. Mai neppure sognato. Io non merito questo amore Rhoxane. -
Le stava sorridendo…. Un tenero sorriso pieno d’amore.
Sì che te lo meriti quest’amore, pensava Rhoxane. Ma non
disse nulla. Non ce n’era bisogno. Era come se lei potesse leggere nei suoi
pensieri. E sapeva che lui poteva leggere nei suoi. Così disse solo:
- Baciami, baciami amore mio! -
Chiuse gli occhi e si abbandonò completamente a lui;
sentì nuovamente la sua bocca che tornava su di lei. Ora le labbra di Severus,
brucianti di desiderio, si stavano schiudendo delicatamente sulle sue per
donarle tutto il suo amore, tutta la sua passione, la sua grande dolcezza… e il
suo immenso dolore. Fu un lungo, interminabile, dolce bacio appassionato. Un
infinito bacio pieno d’amore, di ardore, d’inesauribile dolcezza… e di dolore.
E Rhoxane percepì chiaramente che il dolore di Severus si
stava dissolvendo nel suo amore per lei.
Un’eternità di tempo dopo, finalmente, si staccarono da
quel bacio ed entrambi riaprirono gli occhi.
Rimasero a guardarsi a lungo, cercando di riprendere
fiato.
Poi Severus la sciolse dal suo abbraccio ed
accarezzandole lievemente i capelli ed una guancia mormorò:
- Rhoxane, mia dolce, tenera ed appassionata Rhoxane…
guarda cosa sei riuscita a farmi fare…-
- Era un bacio Severus, solo un bacio…. Il più
meraviglioso bacio che qualsiasi donna al mondo non possa mai aver… neanche
solo lontanamente immaginato, sognato… - gli sorrise lei - E ne voglio un
altro, e un altro ancora… e poi un altro… per sempre… -
Severus le sorrise, attirandola a sé… ed accontentandola.
Poi le disse, serio:
- Non era questo che intendevo… e lo sai. -
- Che finalmente qualcuno è riuscito a farti togliere
quella tua gelida maschera di odio e disprezzo? Che qualcuno sta cercando di
aiutarti a tornare nuovamente a vivere? Che qualcuno ti ama e quindi anche tu
puoi tornare, finalmente, ad amarti e rispettarti? Era questo che intendevi?- e
tornò a stringersi forte a lui.
- Si, amore mio: questo. Ma non solo questo. Tu non puoi
neppure immaginare ciò che io ho potuto fare… in quegli anni neri, gli efferati
crimini che ho saputo, volontariamente, commettere. Perché nessuno mi ha
obbligato… io, solo io, ho voluto fare ciò che fatto. Non ho alcuna scusante,
nessun’attenuante…. Nessuno potrà mai perdonarmi… perché io non mi perdonerò
mai…mai. -
I suoi occhi erano pieni di lacrime… disperati… ed erano
belli e dolcissimi.
- Lo so, Severus, amore mio. E io non ti darò il mio
perdono… non potrei farlo e non avrebbe senso che io lo facessi. Ma ti darò la
mia comprensione e la mia accettazione. - sussurrò Rhoxane prendendogli il
volto fra le mani ed accarezzandogli i lunghi capelli neri.
- In quei tuoi anni di gioventù hai commesso un tremendo
sbaglio. Ma hai capito di aver fatto la scelta errata ed hai avuto il coraggio
di scegliere nuovamente. Ci vuole una forza immensa per fare questa nuova
valutazione, un coraggio inverosimile per continuare a vivere, dopo, con quel
rimorso. Ma tu l’hai fatto Severus, tu hai saputo farlo. - e intanto ricopriva
il volto del mago di piccoli, leggeri baci.
- Ma sono quindici anni ormai che tu ti torturi e ti
punisci per quelle colpe che hai commesso a vent’anni. Io non posso, io non
voglio accettare la disperazione e la sofferenza che leggo nei tuoi begli
occhi…. Tu ora stai solo disprezzando te stesso, ti stai odiando con un
accanimento feroce e senza fine. E in tutti questi anni hai sempre voluto
essere solo: tu ed il tuo dolore. -
Una lacrima stava brillando negli occhi di Severus, una
lacrima che forse, faticosamente, stava finalmente trovando la strada per
scendere sul suo bel viso triste.
- Non posso perdonare il tuo passato, ma non posso
neppure condannare il tuo presente ed il tuo futuro… come tu invece hai fatto
finora. Io posso solo amarti Severus…. Posso solo amare l’uomo che si è
macchiato di colpe imperdonabili. Posso solo amare l’uomo che non sa più
piangere… ma io vorrei baciare ogni tua lacrima… e t’insegnerò di nuovo a
piangere, amore mio. - ed erano silenziose le lacrime che stavano scendendo sul
dolce volto di Rhoxane. – Io amo l’uomo che crede di non saper più amare… e dal
quale bramo di essere amata… e allora t’insegnerò di nuovo ad amare. Io amo
quest’uomo che non vuole più vivere… ma è con te che voglio passare tutto il
resto della mia vita… e tu tornerai a voler vivere, per me e con me. -
Severus stava piangendo, come un bambino, tra le braccia
di Rhoxane.
Lei gli sollevò il viso e lo guardò dritto negli occhi:
- Io voglio che tu torni a vivere Severus, con la tua
colpa a fianco, sì. Ma sapendo anche guardare avanti, a testa alta…. Io voglio
che tu torni ancora a sperare nel domani. E voglio che tu mi ami Severus, con
la stessa forza con cui hai saputo odiare allora. -
Il volto di Severus era ancora rigato dalle lacrime. Ma
ora sorrideva, sorrideva e stringeva forte a sé la sua Rhoxane sussurrando:
- Ti amo, ti amo, ti amo… non vorrei mai smettere di
dirtelo. Ti amo molto più di quanto io non possa mai avere odiato. Ti amo oggi
e per sempre, per sempre. Amore, amore… Rhoxane amore mio. -
E il suo bacio, ora, fu un bacio pieno d’infuocata
passione, di amore totale, di desiderio irresistibile… un bacio che tolse
completamente il fiato a Rhoxane e che le fece desiderare di più, molto di più…
- Ti voglio Severus, ora… subito. - mormorò ansimando.
Lui la guardò, anche lui ansante e sconvolto dal
desiderio per lei.
- Mi hai dato il tuo cuore e la tua anima… ora voglio
anche il tuo corpo, Severus. -
Lui si sciolse dal suo abbraccio e la allontanò un poco
da sé. Poi scoppiò a ridere sommessamente.
- Cosa diavolo c’è da ridere, adesso? -
- Tu sai quanto ti desidero, vero Rhoxane? Non c’è
bisogno che io te lo dica, vero? -
Lei assentì, ancora senza capire.
- E sai anche da quanti anni io non faccio l’amore con
una donna? -
Ancora un cenno d’assenso.
- Bene. Allora capirai che non ho nessunissima intenzione
di fare una pessima figura con te in quel campo… non qui, non ora. -
- Pessima figura? - ed il suo stupore era sincero.
- Tesoro mio… con la pazza voglia che ho adesso… non
farei tempo a sfiorare il tuo corpo… che tutto sarebbe già finito, almeno da
parte “sua”. - fece Severus con un gesto ammiccante.
Lei rise, veramente di gusto e disse:
- Ma sono sicura che, visto il tempo passato dall’ultima
volta… una replica non si farebbe attendere molto… -
- Sei una donna molto impertinente. - sussurrò,
baciandola castamente in fronte - E molto, troppo desiderabile… -
Ed il bacio che le diede sulle labbra… non fu altrettanto
casto.
- Avanti vieni… - disse prendendole la mano – facciamo un
giro nel fresco della notte… per raffreddare i miei bollenti spiriti… -
Lei fece per abbracciarlo ma lui l’allontanò ridendo:
- Ho detto raffreddare, raffreddare, amore mio… -
- Ma io ho già freddo. – esclamò Rhoxane rabbrividendo.
- Effettivamente quel tuo bell’abito… non è che copra
molto… -
Così dicendo si tolse il mantello e glielo pose sulle
spalle nude già percorse da lievi brividi di freddo. Poi cambiò improvvisamente
idea, lasciò cadere a terra il mantello e pose le sue labbra su quella pelle
nuda che brillava alla luce della luna, sorta da poco. E le sue labbra fecero
fremere la pelle di Rhoxane molto più dell’aria fredda della notte, mentre con
la bocca le sfiorava delicatamente la spalla, risaliva sul lato del collo, indugiava
dietro l’orecchio e poi tornava a sfiorare la guancia e le labbra, scendeva sul
mento e seguiva la linea centrale del collo, labbra sempre dolci, ma sempre più
appassionate e brucianti, che la facevano gemere di piacere e fremere di
desiderio, labbra infuocate che percorrevano il suo petto ansante e si
insinuavano nella scollatura mentre le sue mani erano scese lentamente sui
fianchi ed ora premevano forte il suo bacino contro quello di lui….
Di scatto Severus si ritrasse… ancora una volta, mordendosi
forte il labbro inferiore. Quindi si tolse la lunga giacca, raccolse il
mantello da terra, sollevò Rhoxane tra le braccia e s’incamminò verso il
castello.
- Al diavolo… è inutile che io cerchi di resisterti… non
ce la farò mai. – sussurrò, sorridendole rassegnato.
- Andiamo a fare la nostra pessima figuraccia, allora…
giacché non vuoi proprio intendere ragione. - Ma non era più a Rhoxane che
stava rivolgendosi, ora.
Lei rise di nuovo, felice, mentre il suo Severus
camminava veloce tenendola fra le braccia.
- Intendi portarmi in braccio fino alla mia camera? Fino
al 3° piano? - chiese maliziosamente.
- Meglio sarebbe stato il centesimo piano. Così magari
“quello” avrebbe avuto il tempo di cominciare a ragionare! - ed anche il mago
stava ridendo.
* * *
Quando, finalmente, la depose a terra, Severus era
quasi senza fiato. “E meno male che mi sono sempre mantenuto in perfetta forma
in questi anni” pensò.
Qualcosa gli disse che Rhoxane stava pensando
esattamente la stessa cosa… e risero insieme abbracciandosi.
Poi Rhoxane lo allontanò un poco da sé e cominciò a
guardarlo: era bellissimo, con il volto arrossato dallo sforzo, la bocca
socchiusa, gli occhi scintillanti di desiderio ed i capelli scarmigliati. E
poi, finalmente, niente più abiti solo neri…. Sotto quella lunga giacca nera,
che si era tolto nel parco, Severus indossava una leggerissima camiciola
bianca, profondamente aperta su un petto liscio, asciutto e vigoroso, che
ancora era ansante. I pantaloni neri erano molto aderenti e mettevano in risalto
i suoi fianchi stretti e le lunghe, belle e forti gambe.
- Girati! - gli ordinò.
Severus inarcò un sopracciglio… ed ubbidì compiendo un
lento giro su se stesso.
E non che visto da dietro fosse meno attraente… quella
schiena forte… e quei bei glutei… e le gambe muscolose….
Quindi Severus aprì i legacci della camicia e se la
tolse in un lampo… il suo respiro stava ritornando normale. Fece per
avvicinarsi a Rhoxane ma lei lo fermò con un gesto:
- No, visto che temi di fare una figuraccia… sarò io a
condurre il gioco, adesso. -
E gli si avvicinò, molto, molto lentamente,
costringendolo ad arretrare verso il letto.
Quindi gli pose le mani sul petto e le fece scorrere,
velocemente, fino ai pantaloni. Severus sussultò mentre lei glieli slacciava…
ma l’aiutò a togliersi tutto quanto.
- Ora spogliami tu… - gli sussurrò.
Lui fece scorrere le mani sulla sua schiena e, con una
lentezza infinita, guardandola appassionatamente negli occhi, aprì fino in
fondo la lunghissima cerniera del suo abito. Poi le sue mani tornarono sulle
spalle, accarezzandole lievemente, e le dita sollevarono le sottili spalline,
facendole scivolare giù, sempre molto lentamente, dalle spalle che fremevano ad
ogni lieve tocco delle sue dita. Poi cominciò ad inginocchiarsi davanti a lei
facendo scivolare, adagio, il vestito, giù fino a terra. Infine si rialzò
ammirando il suo corpo con gli occhi socchiusi e sussurrò, umettandosi
leggermente le labbra:
- Attendo il tuo nuovo ordine, amore mio. -
Sorridendo lei appoggiò lievemente un dito sul suo
petto, e gli ordinò:
- Distenditi ora…. e tieni gli occhi chiusi. -
Lui cercò di ribellarsi a quell’ordine cattivo che gli
toglieva il piacere di ammirare il suo corpo:
- Ma io voglio poterti … -
- Zitto! - lo interruppe lei – Questo non è ancora il
momento di guardare. – E lo costrinse a distendersi nuovamente.
Poi cominciò a baciarlo, lievemente e dolcemente, come
nel parco lui aveva fatto con lei, cominciando dal collo, e poi la spalla, il
braccio e l’avambraccio, giù fino al polso ed alla mano con le sue lunghe ed
eleganti dita. Poi invertì il senso e ripercorse a ritroso la stessa strada, ma
mescolando ai dolci baci… dei piccoli morsi gentili, delle leccatine
impertinenti e delle sapienti carezze. Sentiva la pelle di Severus fremere
sempre più di piacere sotto le sua labbra. Ed allora allungò una mano, verso il
suo ventre, e più giù, fino a prendere… ”lui” delicatamente, ma fermamente,
nella mano. E cominciò ad accarezzarlo, su e giù, su e giù, mentre gemiti di
piacere continuavano ad uscire dalle labbra che Severus stava tormentandosi
sempre più coi denti. E allora lei baciò la sua bocca con un ardore
appassionato, sempre continuando a stringerlo ed accarezzarlo lentamente con la
mano.
Poi le sue labbra percorsero velocemente il petto
ansimante, mentre la sua mano aumentava il ritmo, e scesero lungo il ventre
fino ad arrivare vicino alla sua mano… per aggiungersi e sovrapporsi ad essa. I
sospiri di piacere di Severus aumentarono d’improvviso d’intensità e il suo
petto si sollevava sempre di più… finché il suo appagamento si fece sempre più
vicino alla vetta, sempre di più… ed un istante prima di raggiungerla… trasse
con forza Rhoxane vicino a sé per poterla baciare nel momento dell’estasi. E
mentre sussultava in quell’intensa voluttà, la stingeva forte a sé e la baciava
con amore, con ardore, con passione infinita quasi a cercare di ringraziarla,
almeno in parte, del godimento che lei gli aveva donato. Ed i suoi baci
continuarono, intensi ed adoranti, molto oltre il termine del suo piacere…
Infine, con voce ancora tremante, chiese:
- Ed ora posso aprire gli occhi… per ammirare
finalmente questa mia meravigliosa donna? -
- Certo che puoi aprirli… - rispose lei con voce
dolcissima.
Lui aprì gli occhi, si sollevò da un lato e la guardò
intensamente, a lungo. Guardò ed ammirò tutto il suo corpo illuminato dalla
luce della luna che brillava ancora nella notte stellata. Quindi disse, con
infinito amore:
- Grazie. -
Lei gli sorrise maliziosa:
- Avevi così paura di fare brutta figura la prima
volta con me… che ho pensato di… di … -
- Di risolvere il problema all’origine?- rise
sommessamente lui – Ma ora io ti punirò, mia piccola, dolce ed impertinente
ragazzina… perché ora io ti amerò a lungo, molto a lungo… per tutto quel che
rimane di questa notte incantata…. E per il resto della mia vita. -
Le sorrise mentre la sospingeva indietro.
- Ed ora distenditi… e mettiti comoda… perché adesso è
il mio turno di condurre il gioco…. E sarà un lungo gioco… - e le baciò con
passione le labbra.
– … un lungo, dolce gioco… - e la baciò teneramente
sui capelli.
- … un lungo, dolce ed appassionato gioco – e la sua
bocca scese a baciarle il collo, con appassionato ardore.
- … un lungo, dolce, appassionato e tenero gioco…- e
con un dito cominciò a tracciare dei piccoli cerchi e ghirigori sul suo viso,
sul collo, sulle labbra.
-… un lungo, dolce, appassionato, tenero, lento ed
estenuante gioco… perché ancora non sono andato oltre al tuo viso… ma voglio
scoprire, questa notte, ogni singolo millimetro del tuo adorabile corpo…. E se
vuoi, se ci riesci… puoi anche tenere gli occhi aperti. -
Severus riprese quindi a baciare le labbra ed il dolce
viso di Rhoxane, alternando le delicate carezze ai baci appassionati… ed i
minuti passavano lenti e soavi.
Poi cominciò ad accarezzarle i capelli, facendoli
scorrere lentamente fra le sue dita, tirandoglieli leggermente con i denti,
baciandoli alla radice e infine soffiandoglieli sul viso… per poi ripulirlo con
piccoli, delicati baci e leggeri soffi.
Quindi con l’unghia percorse con decisione la linea
del collo e della spalla, partendo da dietro l’orecchio fino a scendere lungo
il braccio per arrivare alla delicata pelle del polso… e subito dietro al dito
seguiva la lingua che leniva dolcemente il fremito indotto dal primo, e più
ruvido, passaggio.
Lievi gemiti cominciarono ad uscire dalle labbra di
Rhoxane.
Severus sorrise e tornò ad ammirare il corpo della sua
donna ed il suo sguardo penetrante la faceva quasi arrossire.
Poi si chinò nuovamente su di lei e le sue mani
cominciarono ad accarezzare le gambe, delicatamente, in un dolce ed
ineluttabile solletico, partendo dalle dita dei piedi, le caviglie, i polpacci,
l’incavo delle ginocchia e poi su, l’esterno delle cosce fino ai fianchi e poi
di nuovo lungo l’interno delle cosce e sempre più su… fermandosi quando i
gemiti di piacere di Rhoxane cominciavano a salire d’intensità. Ed alle carezze
seguirono i baci… e quando lui interruppe la sequenza dei baci, arrivato
all’inguine…
- No, ti prego… non fermarti… - sospirò lei.
Severus tornò a baciarle le labbra sussurrandole:
- Ti avevo avvertito che sarebbe stato un lungo, lento
ed estenuante gioco… amore mio… non è ancora tempo che io scopra quella parte…
del tuo corpo. - sussurrò Severus.
- Ma io... io ti voglio… non posso più aspettare… -
- Sicura? - sussurrò Severus scendendo con le labbra
sul petto, mentre le mani accarezzavano dolcemente i suoi seni, titillando
delicatamente i capezzoli, nell’attesa che le labbra, calde, dolci e morbide,
si sostituissero alle dita per iniziare un bacio infinito, dolce ed
appassionato insieme. E Rhoxane fremeva, mentre intensi brividi di piacere
percorrevano il suo corpo….
E dopo un seno, Severus baciò a lungo anche l’altro,
mentre la sua mano percorreva con sapienti carezze il ventre di Rhoxane, e i
suoi fianchi… ed infine scese là, dove il desiderio della donna la chiamava con
insistenza.
E le sue dita sapevano bene dove intrufolarsi… e come
muoversi, con delicatezza ma con fermezza, lentamente prima e poi più
velocemente. E ancora, le sue labbra rincorsero presto la mano, ed i sospiri di
piacere di Rhoxane divennero sempre più forti, mentre il suo corpo s’inarcava e
sussultava nell’estasi di quel bacio così intimo e così profondamente
piacevole.
Severus tornò a sfiorarle le labbra sussurrandole, con
amore:
- Ora, se ancora mi vuoi… -
- Sì, sì, sì… ooooh se ti voglio Severus… ora, subito…
- gridò Rhoxane.
E Severus, dolcemente e lentamente, entrò in lei
mentre le sue labbra, colme di desiderio, ancora baciavano appassionatamente la
sua bocca.
I movimenti di Severus erano dolci e lenti, profondi
ed intensi… e continui. Rhoxane lo assecondava, movendo il bacino e stringendo
la sua schiena forte fra le mani.
Severus continuava a muoversi, con movimenti sempre
più ampi e veloci, e Rhoxane era ormai prossima all’estasi e stringeva sempre
più forte l’uomo, conficcandogli le unghie nella pelle, senza più riuscire a
trattenersi dal gridare… di piacere.
Severus sorrise e si abbassò ancora sulle braccia per
baciare la donna che amava e poi continuò ancora a muoversi in lei, ancora e ancora
e ancora.
Rhoxane gridò forte nella notte mentre raggiungeva il
culmine dell’orgasmo; ma Severus ancora si muoveva con vigore in lei… e questo
incrementò il suo godimento… portandolo ad un livello d’intensità che lei non
aveva mai provato prima. E continuò a gridare, a gridare… mentre lui continuava
ad amarla sempre con la stessa immutata passione. E la sua estasi continuava a
protrarsi… mentre lei non aveva più voce per gridare… e non aveva più fiato per
respirare. I movimenti di Severus tornarono ad essere lenti e dolci e di nuovo
si chinò per baciarla e per sorriderle teneramente.
Lei gli disse, ormai senza più fiato e col cuore che
le batteva all’impazzata, mentre stringeva i suoi capelli fra le dita:
- Voglio che anche tu goda, amore mio, lo stesso
piacere che tu hai dato a me… vieni, vieni ti prego… adesso, con me… ancora… -
- No amore, solo tu adesso. – mormorò soavemente - Non
è ancora giunto il momento per me… io voglio ancora amarti… in questa lunga
notte. -
E riprese a muoversi in lei e, presto, la portò ancora
una volta all’apice del piacere e lei gridò, e gridò…
Poi si mise al suo fianco, stringendola forte e
ricoprendo di teneri baci il suo viso accaldato.
- Ma... tu… ? - chiese Rhoxane.
- Ti amo… sei bellissima…. – disse lui, chiudendole la
bocca con un piccolo dolce bacio – Ma se voglio continuare ad amarti, ed io lo
voglio, devo saper rimandare il mio piacere… -
Lei lo guardò con aria interrogativa, quasi non avesse
capito bene le sue parole.
Lui sospirò, poi le disse con un soave, anche se
lievemente imbarazzato sorriso:
- Amore mio, se ti avessi conosciuta a vent’anni…
avrei forse potuto fare l’amore con te più e più volte in una notte… Ma ora… -
Ora lei rideva, rideva e stringeva forte tra le sue
braccia Severus che si fingeva offeso dalle sue risate.
Poi la fece girare a pancia in sotto e cominciò a
massaggiarle delicatamente le spalle, ed a baciarle la pelle. Poi i massaggi
scesero più in basso sulla schiena e si trasformarono in sapienti carezze che
ancora le strapparono sospiri di piacere… soprattutto quando arrivò al
fondoschiena e le labbra vennero in soccorso alle mani, ed i denti affondarono
lievemente nella carne morbida…
Quindi riprese a carezzare e baciare la sua pelle,
iniziando dalla caviglia… lentamente, millimetro per millimetro, sul retro
delle cosce… mentre lei gemeva e lo chiamava a sé…
Infine le permise di voltarsi… e rimase ancora ad
ammirare il suo corpo.
Si lasciò cadere sul letto, di fianco a lei e disse:
- Ora voglio che tu venga sopra di me… che mi cavalchi
come se io fossi il tuo manico di scopa… -
Lei rise allegramente:
- Non dire così… od ogni volta che salirò su una scopa
penserò a te… come ti sto vedendo in quest’istante! -
- Ma se è proprio questo il motivo per cui ho detto
così… - rise lui.
Rhoxane stava già ubbidendo all’ordine… ed in un
istante Severus fu ancora, prepotentemente e profondamente in lei.
Ora era lei che si muoveva, a cavalcioni sul bel corpo
di lui, mentre lui la assecondava con i lenti movimenti del suo bacino. I suoi
occhi fiammeggianti percorrevano tutto il corpo di lei, seguiti dalle sue calde
mani con le loro brucianti carezze.
I movimenti stavano diventando sempre più veloci, e
convulsi, e lui assecondava i suoi rapidi movimenti tenendole, forti, le mani
sui fianchi.
Ancora Rhoxane gridò di piacere, a lungo, con gli
occhi chiusi… mentre lui si mordeva forte le labbra per resistere al suo
desiderio, che diventava sempre più forte ed incontrollabile ogni istante che
passava. Quando lei smise quasi di sussultare lui l’attirò su di sé, stringendola
forte, così forte da lasciarle il segno delle unghie sulla schiena… poi si girò
sul fianco, sempre rimanendo dentro di lei e riprese a muoversi lentamente…
molto lentamente.
La luna ormai era tramontata e solo le stelle stavano
a guardare quel loro dolce ed infinito amplesso.
- Ti amo, ti amo, ti amo… - mormorò lui
- Ti amo, ti amo, ti amo… - sussurrò lei
- Per sempre … Rhoxane… -
- Per l’eternità … Severus… -
Severus ancora si voltò ed ora fu di nuovo sopra di
lei, appoggiato sulle braccia per non rischiare di schiacciarla, neppure un
po’. Le sorrideva… ed una lacrima di felicità cadde dai suoi occhi, andando ad
incontrare, sulla guancia di Rhoxane, un’altra lacrima di felicità… e
confondendosi con essa… finché le sue labbra non scesero a sorbire delicatamente
quelle due lacrime che si erano totalmente fuse.
Lei pensò che lui, ora, fosse un uomo nuovo, ben
diverso da quello che aveva conosciuto pochi mesi prima. Un uomo che sapeva
nuovamente piangere ed amare. E che amava lei… immensamente.
Ed il resto del mondo non esisteva più, non poteva
giudicarli, né a loro importava di quel giudizio.
Sarebbero rimasti sempre solo lei e lui…. Insieme. Per
sempre.
Con quel suo meraviglioso sorriso, che era solo per
lei… perché nessun altro oltre a lei poteva vedere quel sorriso, così dolce,
felice e luminoso ora, quanto era stato duro e tetro un tempo.
E solo lei conosceva il suo passato ed il suo dolore…
ed amava quel dolore. Solo lei.
Solo lei lo conosceva veramente… e solo lui conosceva
veramente lei.
Ora erano veramente una persona sola… fusi nel loro
abbraccio d’amore… mentre Severus si muoveva ancora dolcemente ed
appassionatamente in lei, dandole ancora quell’estasi sublime che tante volte
le aveva già regalato quella notte. E quella volta, anche lui, finalmente,
godette intensamente insieme a lei…
Poi rimasero abbracciati, l’uno di fianco all’altra,
per un tempo infinito, guardandosi negli occhi, baciandosi con tenerezza,
accarezzandosi reciprocamente, finché scivolarono lentamente in un piacevole
sonno.
I primi raggi del freddo sole novembrino stavano
entrando dalla grande finestra.
Severus stava guardando il viso della sua donna,
ancora addormentata, e si sentiva felice, immensamente felice, come non lo era
mai stato. Pensava all’amore che lei gli aveva quasi “imposto”… e gliene era
immensamente grato. Poi lo sguardo gli cadde sull'avambraccio sinistro, dove il
marchio di Voldemort aveva bruciato la sua pelle, tanti anni prima. Ed un
fremito di paura attraversò il suo corpo: ora c’era lei, doveva proteggerla,
nulla sarebbe mai dovuto accaderle. Ma Voldemort era là, dietro l’angolo,
pronto a colpire. E lui era uno dei pochi che lo conoscevano bene, molto bene…
e avrebbe dovuto combatterlo, che lo volesse o meno. Anche se lui, ora, l’unica
cosa che volava fare era… fuggire, fuggire da quella realtà e portare Rhoxane
lontano, dove nessun Voldemort avrebbe potuto attentare alla loro felicità. Ma
era solo un sogno… irrealizzabile.
Invece tra le braccia aveva un altro sogno…
meraviglioso, che era appena cominciato e che sarebbe durato in eterno. Avrebbe
anche potuto scoprire una pozione che desse l’immortalità… per lei! Per tenerla
per sempre tra le braccia… e ammirarla.
Lei si mosse nel sonno ed aprì leggermente le labbra…
e lui si rese conto, all’improvviso, che il suo desiderio era ancora forte,
quanto quello della sera prima… e si chinò a sfiorarle le labbra.
Rhoxane aprì gli occhi, vide quelli di Severus… e capì
che non si era trattato di un’illusione, o meglio, che il sogno stava tuttora
continuando….
Si strinse forte a lui e sorrise, lasciando che
Severus la coccolasse un po’: era così bello stare tra le sue braccia forti,
sentire le sue labbra dolcissime sul viso e stringersi stretta al suo corpo…
che nuovamente la desiderava… prepotentemente.
Lo guardò con aria molto maliziosa e poi gli disse:
- Non mi è per nulla sembrato che tu, stanotte, avessi
fatto una pessima figura…. Solo, mi chiedo, cosa sarebbe successo… se tu fossi
stato sicuro di fare un’ottima figura? -
Il
mago rise, mentre la fulminava con gli occhi, e poi le disse:
-
Se ti va… potrei dartene una dimostrazione adesso. Ora mi sento molto più...
sicuro!-
-
Ma io ho fame! -
-
Nessun problema… t’imbocco io! -
Lei
lo guardò stupita… chiedendosi se avesse compreso bene.
-
Noooo…. Non pensavo a quello, io!
Ragazzaccia impertinente. -
Con
un raffinato gesto della mano fece apparire dei dolci, su un vassoio davanti a
lei, e cominciò ad imboccarla.
Lei
rideva, rideva e mangiava.
Lui
continuava a guardarla, sorridendo in silenzio. Ed era un sorriso radioso. Un
sorriso che sembrava voler recuperare i quindici anni perduti.
Rhoxane
si beava di quel sorriso, che sapeva esistere solo per lei.
-
Ora non ho più fame! – esclamò finalmente.
Severus
fece scomparire gli avanzi.
-
Ma tu non mangi nulla? –
-
No, mi accontenterò delle tue briciole, quelle che ci sono ovunque sul tuo bel
corpo. -
E
cominciò nuovamente a baciarla, come già aveva fatto durante la notte,
dedicando pari attenzione e tempo ad ogni singola parte del suo corpo e
raccogliendo con le labbra anche le più minute bricioline di cibo. E Rhoxane
fremeva sotto i suoi baci, lasciando che lui conoscesse a fondo ogni parte del
suo corpo sensuale.
Poi
fu di nuovo in lei, lentamente, con dolcezza, appassionatamente, con ardore e
con vigore. Ad ogni suo grido di beatitudine lui rispondeva con un altro
movimento, e poi un altro ancora, in una sequenza che pareva infinita, come le
urla di Rhoxane che lui cercava di soffocare con i baci.
-
Ti amo, ti amo… mi stai facendo impazzire di piacere…. – mormorò, quasi a
fatica - Basta ti prego… non riesco più neppure a respirare… -
Severus
rallentò i suoi movimenti, che divennero estenuantemente lenti… e profondi.
Rhoxane
chiuse gli occhi e, per l’ennesima volta, gridò forte la sua immensa estasi.
Lui decise che era meglio, per entrambi, una piccola pausa… e una coppa di
succomiele fresco e frizzante fu tra le sue mani… per ristorarli.
-
Ora ti voglio nuovamente sopra di me… stanotte era buio e non ho potuto
ammirarti come avrei voluto. -
Lei
rise dicendo:
-
Sei la miglior scopa che io non ho mai cavalcato... -
Ed
era bello, e molto piacevole, obbedire ai suoi ordini… e volare con lui nel
regno infinito del piacere.
Ma
lui voleva amarla ancora… ancora… ed ancora, in mille modi diversi… ed il letto
non fu più un luogo sufficiente….
La
prese in braccio, la portò davanti allo specchio e si mise alle sue spalle…
riprese a baciarle le spalle e la schiena e sempre più in giù… mentre le sue
mani le accarezzavano i seni ed il ventre, sempre più giù…. Poi le fece chinare
la schiena, lei si appoggiò con le mani allo specchio… e di nuovo fu in lei,
con infinito desiderio, mentre le sue mani continuavano ad accarezzarle un seno
e la parte più intima del suo essere. E lei sussultava e godeva dell’estasi che
lui, così a lungo, sapeva offrirle.
Poi
fu di nuovo davanti a lei, la sollevò tra le sue forti braccia e lei cinse la
sua vita con le gambe, tenendosi al suo collo, baciandolo ed accarezzando i
suoi lunghi capelli… e ancora fu piacere, ed estasi e voluttà.
Infine
la adagiò di nuovo sul letto, entrambi senza fiato, ed ancora, spinto da un
impellente desiderio, fu in lei, con una dolce violenza… e poi fu lui,
finalmente, ad urlare il proprio piacere….
Il
sole, ormai, era alto nel cielo… ma i loro baci, ancora, non avevano fine.
Non
avrebbe voluto, no, non avrebbe proprio voluto staccarsi da quell’abbraccio e
tornare alla realtà. Non voleva ammetterlo neppure con se stessa: ma aveva di
nuova fame.
-
Severus, amore… pensi di far apparire dell’altro cibo… o scendiamo a pranzo
nella Sala Grande? -
Lui
rise, allegramente, la strinse più forte tra le braccia e la baciò con
passione… almeno per la millesima volta:
-
Ma il mio amore non riesce a saziarti? -
-
Sì tesoro… mi sazia d’amore. Ma io ho fame di un normalissimo cibo! -
-
Aaaaah… io invece me ne starei qui tutto il giorno… per non parlare della
notte! -
-
Ti prego, ho bisogno di un po’ d’aria… - implorò lei.
-
Un giretto sulla terrazza è sufficiente? -
-
Magari un volettino con la scopa? - chiese lei.
-
Quale scopa? - rise felicemente lui.
Poi
l’abbracciò, stretta stretta, e le disse:
-
Grazie. Grazie amore. Mille volte grazie…. Mi hai restituito la vita… la vita
alla quale avevo voluto rinunciare, per punirmi. Non ti ringrazierò mai
abbastanza. - E ricominciò a coprire di baci il suo volto.
Lei
cercò di liberarsi dalla sua stretta allontanandogli il braccio… e lo sguardo
le cadde sul marchio di Voldemort. Severus se ne accorse immediatamente e
rimase immobile, temendo la sua reazione.
Rhoxane
guardò a lungo e con attenzione il disegno, profondamente inciso nella carne,
che quasi pareva avere una vita propria… quindi si chinò per baciare quella
pelle sofferente. Lui cercò di impedirglielo, ma lei gli strinse forte il braccio…
e poi lo baciò con intenso amore prima di dirgli:
-
Ti amo Severus. Amo i tuoi difetti ed i tuoi errori. Ed amo anche quell’orrendo
marchio. Non so cosa darei per potertelo levare… ma finché sarà sulla tua
pelle, io lo amerò e lo bacerò. –
C’era
una rabbia sorda nel cuore del mago:
-
Quello è il simbolo maledetto della mia schiavitù. – esclamò con voce cupa.
-
No! – era quasi un grido di ribellione, quello che sfuggì a Rhoxane. – Tu non
sei più un suo schiavo! E mi domando se tu lo sia stato mai… - aggiunse
sottovoce.
Severus
restò a lungo in silenzio… poi sospirò:
-
Ho agito… come uno schiavo… per troppo tempo. –
-
Uno schiavo che sa rompere le sue catene… forse era solo… un prigioniero. –
sussurrò Rhoxane.
-
C’è differenza? –
La
maga sorrise:
-
La dignità… -
Lui
la strinse a sé, ancora una volta, con forza e lei poté sentire quanto forte
batteva il cuore dell'uomo che amava.
-
Ed ora vogliamo affrontare l’altro nostro problema? - domandò.
-
Ne abbiamo uno solo? - chiese a sua volta Severus, sorridendo.
-
Fai tu. Comunque il primo da affrontare è che, da questa camera da letto, prima
o poi, dovremo uscire. Non fosse altro che per tenere le lezioni domani. E,
prima o poi, dovremo affrontare gli sguardi di tutti, colleghi ed allievi, che
ci hanno visto uscire ieri dal ballo e… puffff, siamo scomparsi. –
E
quello di Rhoxane era un sorriso un po’ inquieto.
-
Tu… tu… tu non ti aspetterai, vero, che io continui a rimanere lo stesso uomo
anche quando avrò varcato quella soglia? - chiese preoccupato indicando la
porta della camera.
Lei
rise… ma se ne pentì subito: sembrava veramente spaventato da
quell’eventualità.
-
Beh, non mi aspetto che tu mi baci davanti a tutti, né che tu rida
allegramente. Anche se sai fare queste due cose… in modo eccelso. Ma non potrò
assolutamente sopportare che tu continui ad ignorarmi, come hai fatto
nell’ultimo mese. - esclamò con fare molto minaccioso.
-
Ignorarti mi sarebbe assolutamente impossibile… ora. Ed in ogni caso, chiunque
ti guardasse in faccia capirebbe: sei tutta un sorriso… sembri il ritratto
della felicità! Ma a dire il vero… ho l’impressione che anche guardando me… si
capisca! – disse, cercando di assumere nuovamente il suo sguardo duro, gelido e
sprezzante… senza riuscirci più.
-
Amore mio, tu in poche ore sei riuscita a trasformarmi, più di quanto io abbia
snaturato me stesso negli ultimi quindici anni! – sospirò Severus.
-
Avevi ottenuto un risultato veramente pessimo… -
-
Il mio problema, adesso, è che non so più bene chi io sia. Certo non sono più
il giovane sconfitto, disilluso e paurosamente deluso di sé che si è buttato
tra le braccia di Silente; ma non sono neppure più l’uomo rassegnato ad una
meschina quotidianità, che si odia e si disprezza a causa delle sue passate
debolezze e che non sa, né vuole, perdonarsi… e neppure l’uomo con un enorme
vuoto dentro di sé…. Chi sono io ora? -
-
Chi vuoi essere, Severus? – gli
sussurrò Rhoxane.
La
guardò, a lungo, coi suoi affranti e profondi occhi neri, accarezzandole i
lunghi capelli….
-
A volte vorrei solo poter dimenticare… ed essere… il nulla. -
-
E saresti il nulla Severus, se tu
dimenticassi… -
-
… ma se solo fosse possibile… l’eterno oblio… non dover più combattere,
lasciarsi andare alla deriva… cessare d’avere questa dolorosa consapevolezza di
me e delle mie colpe… -
Rhoxane
non sapeva cosa dire… avrebbe dato qualsiasi cosa per alleggerire il fardello
di sofferenza e disperazione dell’uomo che amava… ma come, come… maledizione
come?
Gli
prese le mani, stringendole forte e lo guardò dritto negli occhi:
-
Quell’oblio e quella pace ai quali tu aneli, Severus, … porterebbero via anche
me… e mi avresti persa! -
-
Ma io non posso perderti… io non voglio!
Perché sei tu che hai riempito il vuoto che c’era in me; tu mi hai fatto
piangere e sognare… e vivere di nuovo. Io ho bisogno di te… per vivere… - e
quasi gridava avvincendola forte a sé.
-
Mi fai paura … - disse lei cercando di sottrarsi alla forte stretta delle sue
braccia.
-
No, no tesoro mio… - sussurrò subito Severus – non dirlo… non dirlo mai più….
Ho già fatto paura a troppi esseri umani nella mia vita… - e scure ombre erano
nei suoi occhi – ma non a te… non a te… - ed era tornato a stringerla
dolcemente tra le braccia, quasi come a volerla cullare. Quindi continuò, con
voce ferma e sicura:
-
Io ho bisogno che tu sia al mio fianco, ho bisogno del tuo aiuto. Perché io voglio amarti e voglio tornare a vivere
in modo completo. Ma non voglio e posso dimenticare le colpe commesse nel mio
passato. Sarebbe come annullare una parte di me: quindi dovrò imparare a
conviverci in un nuovo modo. Queste sono le cose che so e che voglio. Insieme
con te voglio diventare un uomo nuovo, voglio riuscire a guardare avanti, a
testa alta… voglio ricominciare a sperare. E voglio te… per amarti per sempre!
-
Rhoxane
guardò Severus ed i suoi occhi sfavillanti… quanto amava quell’uomo… come aveva
potuto, in così poco tempo, perdersi completamente in lui? Gli sorrise con
infinito amore e sussurrò:
-
Non credo che possa esistere una dichiarazione d’amore più bella di questa. Ed
io sono la donna più fortunata del mondo: perché ho trovato te! -
Poi
ci fu solo un lungo e silenzioso abbraccio.
Infine
Rhoxane si sciolse dall’abbraccio dicendo:
-
Ed ora una bella doccia…. Vieni? -
-
Se vengo insieme con te… non scenderemo mai a pranzo! -
Lei
rise e si nascose in bagno, prontamente inseguita da Severus.
Poi
fu la volta di scegliere l’abito da indossare. Rhoxane aprì l’armadio e gli
chiese:
-
Quale preferisci che io indossi? Vieni a scegliere. -
Lui
non si mosse ma, ridacchiando, le disse:
-
Ce l’hai una bella tunica, di tessuto spesso e non trasparente, accollatissima,
lunga e larga e con un bel cappuccio? Il colore… puoi scegliere quello che
vuoi. -
-
No, mi dispiace - rispose lei con tono falsamente afflitto - … ma non ho
abiti-sacco nel mio armadio. Dovrai scegliere solo tra qualcosa di colorato e
molto seducente…. Del resto tutto il mio vestiario era stato studiato
appositamente per sedurti…. - continuò con aria maliziosa.
-
Chissà perché… ma lo sospettavo proprio. – sospirò Severus ammirando il bel corpo
nudo di Rhoxane davanti all’armadio. – Te l’ho già detto che sei bellissima?
Che mi piaci da impazzire? Che ti desidero ancora? –
Lei
sorrise, silenziosa.
-
Sei sempre dell’idea di scendere in Sala Grande allora? -
-
Certo che sì. E anche tu dovrai vestirti… credo. -
Severus
stava già provvedendo.
-
Che ne dici di abbandonare quell’orrenda, lunga e rigida casacca nera che porti
sempre? - chiese lei.
-
Mmmm… - fu la risposta.
-
Non ho pretese impossibili sai… Con quei pantaloni così aderenti e quella camicia
bianca un po’ aperta sul petto, oltre al tuo immancabile mantello… -
-
Intendi così… - fece lui facendo un giro su se stesso per farsi… ammirare.
Lei
rimase a guardarlo… estasiata. Era veramente bellissimo: con quello splendido
sorriso il suo volto era molto affascinante e senza quella casacca il suo corpo
era decisamente attraente… per non dir di più. Gli si avvicinò, col viso molto
serio:
-
Forse è meglio che tu smetta di sorridere e ti rimetta la casacca… sei troppo
bello così. Ed io temo di essere un tantino gelosa sai… no, non gelosa… solo
tremendamente possessiva. E non potrei sopportare che un’altra donna ti guardi.
-
Lui
l’attirò ancora una volta a sé sussurrandole nell’orecchio:
-
Sciocca… questo sorriso, e questo corpo, sono solo e soltanto per te! -
Poi
si rimise la lunga casacca, si diresse alla porta e le tese la mano, dicendo
con finta aria tragica:
-
Avanti, andiamo dunque ad affrontare il mondo. -
-
No aspetta. – disse lei volandogli tra le braccia – Un ultimo bacio! -
-
Ma non avevi fame?-
-
Zitto e baciami! -
* * *
Quando entrarono nella Sala Grande era molto
tardi e diversi allievi se n’erano ormai andati.
Tutti
gli sguardi dei presenti erano già puntati su di loro ben prima che Severus e
Rhoxane arrivassero al tavolo degli insegnati.
Il mago si rese immediatamente conto che si era creato un innaturale
silenzio, ma continuò ad avanzare seguendo Rhoxane verso il suo consueto posto.
Quando le scostò la sedia per farla sedere… sembrò che nell’intera sala
mancasse l’aria, e quando le fece un mezzo inchino, accompagnato da un accenno
di sorriso (un normale sorriso, non
uno dei suoi soliti, sprezzanti, sorrisi obliqui), per salutarla prima di
dirigersi al suo posto… all’improvviso tutta l’aria tornò con un sonoro
“oooohh”. Severus continuò a dirigersi, flemmatico, verso il suo posto. Il
sorriso di Rhoxane era a dir poco radioso. Piton sapeva che tutte le teste dei
suoi colleghi lo stavano seguendo nell’attesa che si sedesse… per poterlo
guardare bene in faccia, ancora increduli per ciò che avevano visto. Tutti,
meno Silente, che stava facendo l’occhiolino a Rhoxane. Piton si sedette e
rivolse a tutti gli allievi, nonché ai suoi colleghi, uno dei sorrisi più
… gelidi che mai avesse prodotto in
vita sua. Tornò il più completo silenzio. Guardando il viso del suo Severus,
Rhoxane trattenne a stento una risata, cercando di soffocarla in un accesso di
tosse che si propagò come una deflagrazione nella Sala Grande.
Draco
si chiese quale sarebbe stata la reazione di Selene quando gli avesse
raccontato di come Il Prof. Piton e la Prof. Delair avessero prima ballato…
tutti appiccicati… bleaahh…e poi fossero letteralmente scomparsi… per
ricomparire, con quella disgustosa scenetta, solo alle due del pomeriggio
successivo.
Quando
ebbero finito di pranzare, e nella Sala Grande erano rimasti ormai solo i
curiosi più incalliti, Piton si sporse a guardare interrogativamente Rhoxane e,
al suo cenno affermativo, si diresse verso di lei, dove ripeté, al contrario,
la scena iniziale. Ma questa volta il suo sorriso fu notevolmente più aperto e
le porse la mano per aiutarla ad alzarsi. I pochi presenti rimasero in
assoluto, totale silenzio.
Nella
Sala d’Ingresso c’erano molte più persone e Draco, nonché gli altri curiosi che
avevano fatto loro la posta, li videro uscire a braccetto, parlando
allegramente e dirigersi verso le scale.
Ciò
che sconvolse tutti, fu quello che accadde dopo circa mezz’ora e che,
inizialmente, videro solo le poche persone che si trovavano all’aperto, anche
se la notizia si diffuse per tutta Hogwarts in pochissimi istanti ed il parco,
ovviamente, fu presto gremito di gente: Piton e la Delair si erano levati in
volo sulle loro scope e stavano facendo a gara a chi saliva più velocemente e
più in alto nel cielo. Piton non aveva il mantello… e nemmeno la solita rigida
casacca nera, bensì una svolazzante camicia bianca. Per chi avesse potuto
vederlo… il sorriso di Rhoxane era più radioso del sole stesso. E anche quello
di Severus.
Perché
si stava veramente divertendo un mondo, come un ragazzino, lanciandosi
all’inseguimento dell’altra in pericolose picchiate… anche se Rhoxane riusciva
quasi a distanziarlo, proprio lui che era un campione in quella specialità. Ma
solo negli ultimi mesi aveva di nuovo cominciato ad usare, sebbene saltuariamente,
la scopa… evidentemente in tutti quei lunghi anni ci aveva perso la mano. Ma in
pochissimo tempo sarebbe tornato ad essere il fuoriclasse di sempre… e
l’avrebbe acciuffata al volo quella… come il Boccino d’Oro. I ricordi felici
dei suoi anni di scuola tornarono all’improvviso ad affollargli la mente…
quanto tempo era passato, pensava che non esistessero più. Ed invece erano lì e
si stavano insinuando in mezzo agli altri ricordi… quelli dolorosi. Si chiese
se un ricordo potesse ucciderne un altro… no, uccidere non era la parola
adatta, sicuramente no… se un ricordo poteva sostituirsi ad un altro, ecco così
suonava molto meglio… e se lui aveva voce in capitolo nella scelta del
ricordo….
Rhoxane
aveva bruscamente invertito la marcia… e ora puntava dritta contro di lui… era
pazza, assolutamente pazza, adorabilmente pazza… ma quando aspettava a deviare?
Severus
dovette fare una giravolta a mezz’aria per evitare Rhoxane e fu molto vicino a
perdere il controllo della scopa. Lei gli si avvicinò preoccupata:
-
Tutto bene? Scusami... non volevo. -
-
Ma non te l’ha mai detto nessuno che sei pazza su quella scopa??? - sbraitò
lui.
-
Scusa, scusa, scusa. Minerva mi aveva detto che eri il migliore a volare… e
volevo metterti alla prova. - si era affiancata a lui e ora lo guardava con
aria molto contrita.
Severus
scosse la testa:
- Sono ormai tredici anni che non volo più.
L’ho fatto per i primi tempi, dopo Voldemort, mi piaceva così tanto… ma poi non
rientrava nel mio “personaggio” e così… - poi sorrise minaccioso - Ma lascia
solo che ci prenda la mano e… -
Accelerò
bruscamente, prendendola per la vita e trascinandola con sé in una serie di
brusche virate, impennate, giravolte e picchiate a spirale.
Dal
prato sotto di loro si levarono urla di spavento e d’ammirazione.
Quindi
la lasciò a bassa quota, sfidandola:
-
Vediamo se sei capace di salire in alto quanto me! – e puntò verso l’alto il
manico della sua scopa cominciando a salire molto velocemente.
Piton
teneva la sua scopa inclinata verso il cielo in un rapido e sicuro
innalzamento. Poco dopo Rhoxane gli si affiancò ridendo: era aggrappata al suo
manico, che si trovava quasi in posizione verticale, e lo superò ad elevata
velocità.
Nella
mente di Piton si affacciarono, improvvisamente, le immagini delle centinaia di
partite di Quiddicth giocate da ragazzo, nonché delle varie sfide a chi saliva
più in alto nel cielo: il trucco consisteva nel trovare il giusto angolo di
salita che permettesse la massima velocità per il maggior tempo possibile. E
più si saliva, più l’angolo doveva diminuire, per consentire di continuare
l’ascesa… ma l’angolo di salita di Rhoxane era eccessivo: stava salendo molto
speditamente, ma presto si sarebbe trovata in una posizione di stallo e sarebbe
precipitata. Piton urlò:
-
Abbassa il manico…. È troppo in alto e precipiterai! - ma lei era già troppo
lontana per sentirlo.
Allora
Piton alzò la sua scopa per prendere ulteriore velocità e cercare di
avvicinarsi a lei in tempo… ma era tardi. La scopa di Rhoxane perse
improvvisamente la sua spinta e cominciò a scivolare verso il basso, sbalzando
bruscamente in fuori la maga, che rimase però tenacemente appesa per le braccia
al manico, che roteava vorticosamente nell’aria, senza più alcun controllo.
Piton inclinò al massimo la sua scopa verso il basso e scese in una vertiginosa
e pericolosissima picchiata: doveva scendere molto più velocemente di Rhoxane
per poter avere il tempo sufficiente a rimettersi in posizione orizzontale e
prenderla quindi al volo qualche metro prima che si schiantasse a terra. Ma non
doveva sbagliare il punto d’impatto… nemmeno di un millimetro. Mentre si
abbassava, vedeva le persone sul prato urlare allontanandosi e intravedeva,
sopra di lui, l’ombra di Rhoxane, che cercava disperatamente di inforcare
nuovamente la scopa e riprenderne il controllo. Ma non ce la poteva fare…
nessuno l’aveva mai fatto prima, in quelle condizioni di caduta… quindi lui
doveva assolutamente arrivare a tempo. Con una virata mozzafiato interruppe la
sua discesa ad una decina di metri da terra e riprese nuovamente ad abbassarsi,
lentamente e quasi orizzontalmente, per intercettare Rhoxane. Ecco, lei si
avvicinava e lo guardava… era terrorizzata ma aveva capito le sue intenzioni… e
si buttò fra le sue braccia quando le fu abbastanza vicino. Un urlo collettivo
salutò, dal prato, la riuscita della manovra. Il nuovo ed improvviso peso,
però, squilibrò pericolosamente la scopa di Piton, ma lui riuscì, seppure a
fatica, a mantenerne il controllo e a scendere, anche se un po’ rudemente, a
terra dove ruzzolarono abbracciati per diversi metri. Altre grida salutarono il loro brusco atterraggio, mentre una
piccola folla si avvicinò loro.
Appena
riaperti gli occhi Rhoxane si ritrovò con lo sguardo molto preoccupato di Piton
fisso su di lei:
-
Tutto a posto? Tutta intera? -
Lei
si tastò un po’… ma non sembrava esserci alcuna particolare reazione di dolore
nel suo corpo.
-
Credo… che sia tutto a posto. – mormorò con un filo di voce.
Severus
l’aiutò ad alzarsi, la guardò come a controllare ancora una volta la sua
integrità, quindi cominciò a sbraitare:
-
Sei una pazza, una pazza sconsiderata… io ti proibisco di salire nuovamente su
una scopa… io… io non… - quindi l’abbracciò forte sussurrandole tra i capelli
scompigliati - ... io ho avuto tanta paura di perderti… amore mio! - ammise
chiudendo gli occhi ed accarezzandole il capo.
Intorno
a loro, si era nel frattempo raggruppato un consistente numero di allievi che
osservavano, sbalorditi, l’incredibile comportamento di Piton. Ma il loro
sbigottimento arrivò al parossismo quando il Prof. Piton, una volta riaperti
gli occhi, sorrise dolcemente alla Prof. Delair, l’avvolse in un amorevole
abbraccio e si produsse quindi in un interminabile bacio appassionato… che
lasciò senza fiato, oltre a Rhoxane, felice oggetto di quelle attenzioni, anche
molte delle ragazze presenti che cominciarono a guardare con nuovi occhi,
sicuramente sognanti, il loro Professore di Pozioni.
Quando
Severus si decise infine a sciogliere Rhoxane dal suo abbraccio… intorno a lui
c’era un silenzio assoluto e decine di facce lo stavano guardando con occhi a
dir poco stralunati. Piton si disse che doveva assolutamente riuscire a
ripescare dentro di sé il suo solito tono gelido e minaccioso… ma dove
accidenti era finito? Si limitò a guardare dritto negli occhi gli studenti e a
dire, con tono vagamente severo:
-
Cinquanta punti in meno a chiunque osa aprire bocca! -
Quindi
sollevò tra le braccia una recalcitrante Rhoxane dicendole:
-
Tu ora ti fai controllare da Madama Chips. - e si allontanò deciso in direzione
del castello.
I
ragazzi rimasero a fissarsi, senza proferire parola, finché Piton scomparve
alla loro vista, quindi Calì Patil mormorò languidamente:
-
Ma hai visto come la guardava… e che sorriso affascinante… -
-
E con che passione l’ha baciata… - sospirò Lavanda Brown.
-
E com’è sexy con quella camicia bianca aperta sul petto… e quei pantaloni
attillati… - sussurrò Padme Patil.
-
Tutto rosso in viso… con i capelli scarmigliati… - mormorò Pansy Parkinson - …
il mio Capocasa… -
-
E gli occhi… hai visto che fuoco… - bisbigliò Ginny Weasley.
-
E in che fantastico modo sa volare… - aggiunse Cho Chang.
-
Zitte tutte quante... galline! - sbottò Draco Malfoy, pensando che tutto questo
non sarebbe per nulla piaciuto a Selene.
- Scusami… è stata tutta colpa mia, – sussurrò Severus –
non avrei dovuto sfidarti… tu però… -
-
Sei tu che devi perdonarmi… mi sono veramente comportata come una sciocca…. Per
fortuna… tu sei veramente bravo a volare. - mormorò Rhoxane con aria contrita.
Lui scosse la testa guardandola. Aveva veramente avuto
paura di perderla… e non era neppure riuscito a sgridarla… nemmeno un po’!
- E’ nuovamente ora di scendere in Sala Grande. - disse
lei.
- Già – sorrise lui di rimando – e dopo quel bacio nel
parco…. Oooooh dove mai sarà andata a finire la mia reputazione di “terribile”
professore??? – continuò, fingendo di singhiozzare.
- Potresti sempre cominciare a costruirti una… ben
diversa e più piacevole reputazione…. Anche se io ne sarei un po’ gelosa! -
Lui inarcò un sopracciglio e tentò di farle il
broncio.
- Bene, cominciamo dai tuoi abiti allora. – esclamò la
maga prendendo la bacchetta e puntandogliela contro – Non sopporto più quel tuo
lungo pastrano!-
E l’austera e lunga casacca del mago si trasformò in un
corto giacchino, sempre nero, aperto davanti e dal quale usciva una raffinata
camicia bianca a morbide pieghe. Gli aderenti pantaloni neri, gli alti stivali
ed il lungo mantello completavano il tutto.
- Ecco, così è tutta un’altra cosa! – affermò
soddisfatta, rimirando l’opera.
- Non è male… - approvò lui – solo questa camicia … un
po’ frivola. -
- Mmmm… se proprio vuoi… eliminerò qualche piega. –
acconsentì lei, prendendolo poi a braccetto ed avviandosi a cena.
*
* *
Dopo un primo, iniziale silenzio, immediatamente
successivo alla loro entrata nella Sala Grande, subito si levò un notevole
brusio fatto di commenti incrociati, sospiri, sussurri, bisbiglii, esclamazioni
stupite, stridio di sedie che strisciavano sul pavimento e scalpiccio di piedi
che correvano.
Severus notò immediatamente che il solito posto di
Rhoxane era occupato da Sinistra, l’insegnate di Astronomia, che di solito
sedeva invece accanto a lui. Incrociò per un istante lo sguardo sorridente di
Silente che gli fece cenno di proseguire: l’ultra decennale assegnazione dei
posti alla tavola degli insegnanti era stata modificata.
La cena, seduto accanto a Rhoxane, fu certo più piacevole
del pranzo, anche se nella sala c’era un rumorio molto più forte del solito, ma
lui si sentì perfino disposto a sorridere a Sibilla Cooman, che lo guardava
sconcertata con quei suoi enormi occhi spalancati dietro le lenti.
Ma la serata e la notte… quelle sì che furono splendide,
di nuovo con la sua incantevole donna fra le braccia… da amare con tutto se
stesso.
E il futuro si prospettava meraviglioso.
*
* *
Il mattino dopo, Piton entrò nell’aula di Pozioni con il
suo consueto passo deciso, il mantello svolazzante e lasciando che, come
sempre, la porta sbattesse violentemente dietro di lui.
Quindi salì alla cattedra, vi si appoggiò con le braccia
tese e si rivolse repentinamente alla classe, 5° anno Grifondoro e Serpeverde,
mentre un silenzio assoluto era nel frattempo piombato nell’aula.
Indossava ancora una corta giacca nera con sotto una
liscia camicia di seta bianca. Il suo volto era serio e severo e stava
scrutando ad uno ad uno i visi dei suoi allievi. Malfoy lo stava fissando con
fare accigliato mentre Tiger e Goyle avevano la normale faccia ebete, la Granger
lo guardava con un’aria insolitamente curiosa, Potter sembrava vicino
all’infarto, Weasley era come il solito a bocca aperta e Paciock aveva la
consueta espressione terrorizzata…. Ma Cali Patil, Lavanda Brown e persino
Pansy Parkinson… avevano un languido sguardo adorante… e lui le avrebbe
volentieri strozzate. Va bene, se quello era lo scotto da pagare per la
felicità… lo avrebbe pagato, fino in fondo. In ogni modo, ne valeva sicuramente
la pena.
- Qualcuno ha
forse intenzione di farmi delle domande? - e le sue parole sembravano fucilate.
Il silenzio persisteva, carico d’interrogativi
inespressi.
- Bene, allora possiamo cominciare la lezione. - affermò
serafico, avvicinandosi al gran calderone centrale.
– Signorina Brown e Signorina Patil, volete per favore
avvicinarvi e darmi dimostrazione che, nonostante l’inqualificabile espressione
del vostro volto, siete ancora in grado di preparare una pozione quasi decente? -
Le due ragazze divennero paonazze mentre Piton le
trafiggeva con i suoi occhi penetranti.
*
* *
Finalmente, quella interminabile giornata stava volgendo
al termine: pochi minuti ed anche quell’ultima lezione sarebbe finita. Rhoxane
gli mancava da morire… i suoi occhi sorridenti, la sua allegria… i suoi baci.
Alla fine la campana suonò ed i ragazzi sciamarono fuori.
Piton guardò con disgusto il disordine che c’era sulla cattedra: avrebbe dovuto
rimettere tutto a posto negli armadietti, con la sua consueta meticolosità… ma
non ne poteva proprio più di rimanere in quel buio e freddo sotterraneo…
domattina sarebbe arrivato in anticipo e avrebbe sistemato tutto.
Dei rapidi passi leggeri echeggiarono alle sue spalle e
Rhoxane fu tra le sue braccia nel breve volgere di un istante: gli occhi nei
suoi occhi, le labbra sulle sue labbra e il cuore che batteva forte.
- Quanto mi sei mancata amore mio! Ci si è messo anche
Silente che mi ha bloccato per tutto il tempo dell’intervallo. -
- Cosa voleva? -
- Mi ha sollecitato affinché prendessi contatto con
Voldemort. Ma io ho già fatto tutto quello che potevo. Ora devo aspettare che
sia lui a chiamarmi. - e tornò a baciarla.
- E quando ti chiamerà? - chiese preoccupata.
- Non lo so… qualunque momento è buono. -
- Ma cosa succederà? - ed il suo viso era angosciato - Tu
andrai da lui… e… -
- Dovrò riuscire a convincerlo di essergli sempre stato
fedele… non ho altre possibilità. E, soprattutto, dovrò fornirgli qualche
tangibile prova di essergli ancora fedele.
Ed è questa la parte che mi preoccupa di più. - e l’ansia era palpabile sul
volto teso di Severus.
- Povero amore mio… - mormorò stringendosi a lui ed
accarezzandogli i lunghi capelli neri, che, ribelli come il solito, gli erano
scesi sul viso.
– Ed io dovrò restare qui, ad aspettarti senza poter fare
nulla…. Impazzirò! Se tu non tornassi…
io…io… -
- Tornerò amore… te lo prometto. Ora andiamo nel mio
studio: ho un’idea! - e s’incamminò tenendola per mano.
- Tempo fa avevo lavorato ad una pozione molto
particolare: cercavo qualcosa che raggiungesse lo scopo di un filtro della
verità, senza però dover essere somministrato alla “vittima” ed ho cominciato a
pensare a qualcosa che fosse in grado di acuire le capacità di “ascolto”
dell’inquisitore. –
Intanto Severus aveva aperto la teca di cristallo magico
e ne aveva tratto un’ampolla contenente un liquido trasparente, di un intenso
colore turchese.
- Alla fine ho invece creato questa pozione che ha la
capacità di ampliare le potenzialità di empatia e di creare una sorta di
“contatto psichico” con un’altra persona che abbia bevuto la stessa pozione. -
Rhoxane lo stava guardando sbigottita:
- Quella roba permetterebbe di leggere il pensiero di un
altro? -
-
No, non di leggere il pensiero. Ma permette di percepire gli stati d’animo ed i
sentimenti che una persona prova. E se due persone bevono la stessa pozione,
l’effetto, fra loro, è fortemente ampliato e funziona anche a grande distanza.
Sostanzialmente è come se le due persone fossero vicine e potessero comunicarsi
a parole le reciproche sensazioni ed emozioni. -
Gli occhi di Severus brillavano d’orgoglio.
- Solo che non ho mai potuto effettivamente testarla con
un’altra persona. Avevamo provato io e Silente: l’effetto sembrava ottimo,
tanto che entrambi ne siamo stati intimoriti e turbati ed abbiamo interrotto la
sperimentazione. -
Ora il mago guardava Rhoxane con aria interrogativa.
- Vuoi sapere se io… sono disposta a provare? - chiese
titubante.
Lui annuì.
– Se funziona tu dovresti poter percepire se sono vivo,
qual è il mio stato d’animo, le mie emozioni…. Ed io potrei fare lo stesso con
te. Ci vorrebbe un po’ di tempo per padroneggiare la tecnica, trovare le dosi
appropriate… ma credo proprio che potrebbe funzionare. -
Rhoxane lo guardava ammirata:
- E’ una cosa… strabiliante, ma anche un po’ spaventosa!
Comunque, è ovvio che intendo provarci. Adesso? -
- Ogni momento va bene. – disse Severus, inarcando un
sopracciglio, mentre stappava l’ampolla. Ne versò dieci gocce in un bicchierino
e lo bevve immediatamente.
– E’ solo
leggermente amara. -
Quindi versò altre dieci gocce per Rhoxane e glielo
porse.
- Funziona in pochi minuti. All’inizio ti sembrerà tutto
molto strano e confuso: ti parrà di non riuscire più a capire te stessa. Ma è
solo perché le mie sensazioni si confonderanno con le tue. Poi comincerai a
distinguere nuovamente tra le due. Ci vorrà un po’ di tempo e di pratica per
percepire bene gli stati d’animo: possiamo aiutarci l’uno con l’altro
spiegandoceli a vicenda. L’effetto è di circa 24 ore. -
- Quindi quando faremo l’amore, stasera, io sentirò le
tue sensazioni di piacere e tu le mie? -
- Non esattamente. – sorrise il mago - Percepirai solo
se, e quando, sto provando una sensazione o un‘emozione piacevole. Ma non
proverai il “mio” piacere. -
- Vorresti baciarmi un’ultima volta, per favore, prima
che quest’affare ti faccia effetto e quindi tu possa scoprire quanto mi piace
essere baciata da te? – sussurrò maliziosa.
Severus le sorrise, obbedendo prontamente, e le sue
labbra cominciarono a sfiorare quelle di Rhoxane, dolci e delicate come sempre,
per poi schiudersi sulla bocca di lei, che a sua volta si apriva alla sua, per
permettere il soave intreccio delle loro lingue che potevano così cominciare il
loro tenero ed intenso discorso d’amore… così difficile, poi, da interrompere…
- Mi sa che sta cominciando ad avere effetto su di me. –
sussurrò infine, porgendole di nuovo il bicchierino.
Rhoxane ne bevve il contenuto e poi tornò a richiedergli
un bacio, un lungo bacio d’incoraggiamento, per quella strana prova cui aveva
deciso di sottoporsi.
- Non devi avere paura tesoro mio…. - disse Severus, stringendola
più forte a sé dopo il bacio durante il quale aveva cominciato a percepire le
emozioni di Rhoxane – Vedrai, sarà molto bello… quasi come se fossimo una
persona sola, ma ognuno mantenendo la propria completa individualità. Era
questo che aveva bloccato me e Silente: questo filtro permette un’eccessiva
intimità emozionale, di norma non accettabile fra persone tra loro estranee. Ma
tra innamorati… -
E la strinse di nuovo dolcemente a sé, cercando di sopire
i timori che la stavano assalendo:
- In ogni caso, non siamo obbligati a ripetere
l’esperimento, se ti mette a disagio. -
Rimase quindi in silenzio, quasi cullando la sua donna
che sentiva ora così turbata dalle nuove sensazioni che la stavano inondando.
Ma sapeva che erano sensazioni piacevoli.
*
* *
Nei giorni seguenti continuarono a ripetere il loro
esperimento, diventando sempre più bravi ad individuare in modo corretto gli
stati d’animo dell’altro e l’esatto significato delle sue sensazioni.
Inizialmente, Rhoxane si era stupita dell’ira che
percepiva in Severus, mentre ora sapeva che era semplicemente dovuta a qualche
grossolano errore commesso dai suoi allievi nella preparazione di qualche
pozione; quando avvertiva del disagio, questo era quasi sempre provocato dagli
sguardi adoranti che spesso diverse allieve gli dedicavano… oppure stava
parlando con Silente; quando coglieva della felicità… significava che Severus
stava pensando a lei; quando sentiva della sofferenza, voleva dire che stava
rivivendo qualcosa del suo passato; se invece era preoccupazione, stava
pensando a Voldemort ed a ciò che lo aspettava. Certo era una situazione molto
strana, ed a volte le sensazioni di lui la pervadevano con tale intensità che
quasi faceva fatica a distinguerle dalle proprie.
Severus, intanto, lavorava tenacemente per migliorare gli
esiti della pozione, sia per aumentarne il periodo d’effetto, sia per ampliarne
l’efficacia a distanza, giacché questi erano i punti deboli. E quando aveva
qualche buona idea, o riusciva ad ottenere dei risultati positivi, anche
Rhoxane beneficiava di una piacevole sensazione di compiacimento e
soddisfazione.
Una sera, Rhoxane fu colpita da un’improvvisa sensazione
d’infastidito imbarazzo, subito seguita da disagio e malumore. Severus avrebbe
dovuto essere nel suo studio a lavorare alla pozione… cosa accidenti stava
succedendo?
*
* *
Selene era appena entrata nello studio di Piton,
richiudendosi accuratamente la porta alle spalle. Era tornata da poche ore, ma
era già perfettamente al corrente di quanto era accaduto in sua assenza, grazie
a Draco… e voleva verificare di persona.
Il mago era intento a leggere, con diversi testi aperti
sulla sua scrivania, mentre il calderone borbottava sul fuoco. Indubbiamente
sapeva che Selene sarebbe tornata dal suo congresso… ma il tempo era
letteralmente volato. Ed ora era lì, davanti a lui, con aria notevolmente…
bellicosa.
- Vedo che è bastato lasciarti solo per qualche giorno… e
tutta la tua ritrosia è miseramente svanita e sei finito nel letto di quella…
di quella… paladina di babbani! –
Il disprezzo sul volto della donna era evidente:
– Confesso che… da uno come te, il Capocasa di
Serpeverde… un Mangiamorte forse… non me lo sarei proprio aspettato. E allora
spiegami… cos’ha lei… che io non ho? Che io non posso darti?- ed una gelida ira
riempiva i suoi chiari occhi azzurri.
Severus rimaneva fermo a contemplarla. Era senza dubbio
una donna veramente bellissima… ma anche del tutto odiosa! Si chiese quali
potevano essere le sensazioni che in quel momento stavano piombando addosso a
Rhoxane. E si chiese cosa dovesse dire a Selene: una donna gelosa era una donna
pericolosa… e lui non aveva certo bisogno di altri nemici in quella delicata
circostanza.
Lei lo guardò e notò anche i cambiamenti nel suo
abbigliamento: il mantello e la giacca erano appoggiati sulla sedia,
l’immacolata camicia bianca era sensualmente aperta sul petto, mentre i
pantaloni aderenti accentuavano il resto del suo attraente corpo.
- Vedo che hai cambiato anche il tuo look: dal bel
tenebroso all’uomo esplicitamente seducente…. Sarà un’ecatombe di cuori… nelle
tue classi. E non mi dire che non te ne sei accorto! –
Ora Selene stava veramente faticando a contenere la sua
rabbia. Avrebbe voluto… graffiarlo, farlo sanguinare, pestarlo sotto i piedi…
avrebbe voluto…. Desiderava tanto che lui la stringesse a sé e la baciasse….
Mentre le lacrime cominciavano a rigarle il volto, si precipitò tra le braccia
del mago esclamando appassionatamente:
- Oooh Severus… ma io ti amo! -
Quindi gli buttò le braccia al collo, lo attirò forte a
sé… e cominciò a baciarlo con ardore.
Severus rimase per un attimo immobile, quasi impietrito
dalla sorpresa. Poi cercò di liberarsi dall’abbraccio assillante di Selene e
dalle sue labbra invadenti.
Esattamente in quell’istante entrò Rhoxane: Severus stava
baciando Selene.
Le sensazioni di Rhoxane, in quel momento, erano così
travolgenti che annullavano completamente anche quelle, altrettanto intense,
che le pervenivano dall’uomo.
Non poteva credere a quello che vedeva: Severus era di
spalle e stava baciando appassionatamente la bionda Selene…. No, cercava di
allontanarla da sé… ma cosa, cosa stava provando lui in quel momento?
Repulsione, disgusto… Severus era… semplicemente furente con Selene. E nessuno
dei due si era ancora accorto della sua presenza.
- Lasciami Selene… come ti permetti? – gridò il mago
riuscendo infine a respingerla.
- Ti voglio Severus… ed io ottengo sempre quello che
voglio. -
- Questa volta dovrai invece rassegnarti. Io amo Rhoxane…
infinitamente. -
La sensazione che colpì Rhoxane, con immane forza,
inizialmente le parve sconosciuta. Ma poi capì: era amore, un amore totale e
incontaminato. L’immenso amore di Severus per lei.
- Mi spiace per te… ma non intendo averti fra le braccia,
né baciarti. Per nessun motivo al mondo, né ora, né mai. Sei una donna molto
bella, Selene, attraente e terribilmente seducente. Ma è un’altra la donna che
io amo… ed il mio cuore, come il mio corpo, sono solo per lei. Oggi e per
sempre. -
In quell’istante, Selene si accorse della presenza di
Rhoxane e la guardò con esplicito odio sibilando:
- Dunque sarebbe quella la mia rivale? -
Mentre Severus si girava verso di lei, Rhoxane percepì
con forza il senso di liberazione che il mago stava provando… che era la sua
stessa sensazione. Si precipitò fra le sue braccia e lui la strinse forte,
senza parlare. Anche quando Selene uscì dal suo studio minacciando:
- Me la pagherete… entrambi. Mi vendicherò! -
Il loro intenso e silenzioso abbraccio perdurò a lungo,
fin quando una reciproca sensazione di calma e felicità tornò in loro.
Severus la guardò, con un sorriso esitante. Rhoxane lo
ricambiò con un radioso sorriso rassicurante. In quel momento non avevano alcun
bisogno della nuova pozione per comprendersi completamente.
- Mi dispiace. - sussurrò Severus, lievemente
imbarazzato. – Non sono riuscito a capire in tempo le sue intenzioni e… e me la
sono ritrovata tra le braccia. -
- Aaaahh Severus… hai vissuto troppo a lungo fuori del
mondo. - e continuò, sorridendogli soavemente. - Ma sei un uomo troppo
affascinante ed attraente, perché io possa sperare che nessuna donna metta,
mai, i suoi occhi su di te! Ma non permetterò loro altro che di ammirarti… da
lontano. - e lo attirò a sé con gran determinazione.
- E ora baciami, con quei tuoi baci così dolci e
struggenti ed appassionati… che mi fanno impazzire di desiderio… baciami
Severus… e dimmi che mi ami… -
Lui si chinò sulle sue labbra sussurrandole, mentre
gliele sfiorava: - Ti amo, ti amo, ti amo… - e le parole si confusero
nell’ardore del suo bacio.
Un improvviso rumore richiamò la sua attenzione: il
contenuto del calderone stava riversandosi fuori. Per la prima volta nella sua
vita… Piton guardò desolato il disastro che alcuni dei suoi allievi
commettevano giornalmente: ma quella pozione, ormai, era da buttare. Quindi era
inutile farsi distrarre oltre: con un cenno elegante della mano spense il
fuoco… e riprese a baciare Rhoxane.
*
* *
Dopo
cena la nuova versione della pozione era finalmente terminata e, dopo quasi una
settimana di sperimentazioni, si poteva forse trattare di quella definitiva.
Ora ne sarebbero bastate tre sole gocce per assicurare un effetto di almeno una
settimana e la distanza non avrebbe più dovuto frapporre problemi. Sorridendo
fra sé e sé bevve le sue tre gocce: a richiesta di Rhoxane era anche riuscito a
renderne più gradevole il gusto… che cosa non avrebbe mai fatto per lei….
Ognuno di loro avrebbe sempre avuto con sé una fialetta di pozione e ciò
avrebbe permesso di non interrompere mai il loro contatto.
Si
incamminò verso la camera, la loro nuova e più spaziosa sistemazione che
Silente aveva assegnato loro il giorno prima, e cominciò a salire le scale
verso la torre sud: Rhoxane aveva fatto di tutto per ottenere da Silente
proprio quell’appartamento.
L’ultima
settimana era stata veramente eccezionale e la sua vita era completamente
cambiata; gli sembrava che fosse passata un’infinità di tempo da quando le sue
giornate trascorrevano tutte monotonamente uguali e, soprattutto, nessuna
speranza gli arrideva per il futuro. Ora quella giovane maga, la sua Rhoxane,
era vicino a lui e gli regalava un’infinita felicità. Ma, soprattutto, era
riuscita a restituirgli la fiducia in se stesso, la voglia di vivere e la
capacità di credere nuovamente nel futuro.
Ed
ogni volta che prestava ascolto alle sensazioni che provenivano da lei, era
pervaso da tanta allegria, ottimismo, voglia di vivere e desiderio… di lui.
Non
avrebbe potuto essere più felice di così.
Se
solo non fosse stato nell’attesa della chiamata di Voldemort e di tutto ciò che
poteva conseguirne….
Ormai mancava solo l’ultima rampa di scale e sentiva che
il desiderio di Rhoxane per lui stava irrompendo prepotentemente nella sua
mente.
Severus socchiuse un attimo gli occhi: era stata una
giornata dura, era tardi ed era stanco. Ma anche la mente di Rhoxane, in quel
momento, doveva essere pervasa dal suo irresistibile desiderio per lei.
Non fece in tempo a bussare che già lei gli aveva aperto
la porta ed era tra le sue braccia, sorridente e bellissima, in una seducente
camicia da notte di pizzo nero. Il suo profumo evocava lontane e calde notti
orientali. Improvvisamente tutta la sua stanchezza sembrava essere svanita:
sollevò in aria Rhoxane tra le braccia facendola girare e poi la posò
nuovamente a terra, sullo spesso tappeto davanti al caminetto acceso, caldo,
luminoso e scoppiettante. Cominciò a baciarla con infinito ardore e desiderio…
e ad ogni bacio ne seguiva un altro, senza fine, senza interruzione, senza
riposo… e non c’era posto per le parole in quella passione inesauribile che
consumava entrambi. E le fiamme, negli occhi di Severus, erano più ardenti di
quelle del fuoco del caminetto. Fu un amplesso caldo, travolgente ed
appassionato, illuminato solo dal guizzo impetuoso delle fiamme. E poi
seguirono lunghi e languidi baci… e tenere carezze… e dolci promesse d’amore
sussurrate tra gli ultimi bagliori delle fiamme che, lentamente, si
estinguevano. E poi ci fu solo il buio della notte che avvolgeva i loro corpi
ancora intrecciati.
*
* *
Il mattino seguente, per fortuna, era sabato: avrebbero
finalmente avuto due giorni tutti per loro. Mentre le accarezzava i lunghi
capelli, Severus disse:
- Per la prima volta dopo tanti anni non ho più voglia di
restare a Hogwarts, durante il fine settimana: ti va di andare a casa mia? E’
sul mare, sulla costa sud. -
- Sì, che bell’idea! Sì, sì... lo voglio. - esclamò
Rhoxane col suo consueto e contagioso entusiasmo, saltando subito su dal letto
– Andiamo, andiamoci subito! -
Lui sorrise felice mentre le sussurrava:
– Ti amo, mia adorabile e pazza bambina! -
Lei lo ricambiò, con un veloce bacio e lo spronò a
vestirsi.
In men che non si dica Rhoxane era pronta e già fremeva
d’impazienza:
- Come ci andiamo? –
- Smaterializzazione! – annunciò Severus.
- Io non ci sono mai stata, quindi non posso smater… - ma
le parole le morirono in bocca.
- Non penserai che sia un problema per me, vero? –
ribatté sorridendole.
- Nuove tecnologie? – ammiccò maliziosa.
- Mmmm… meglio gli antichi e possenti poteri di un
giovane Mago Oscuro. -
Gli intensi occhi neri sfolgoravano di luce mentre con
voce ferma pronunciava quelle parole ed il suo sorrise non venne meno: per la
prima volta, un ricordo del passato era tornato alla sua mente, senza portargli
il solito carico di angosciose sofferenze. Rhoxane comprese e si strinse forte
a lui.
Quindi lo trascinò, quasi correndo, fuori
dall’appartamento, fino al limitare della Foresta Proibita. Severus le sfiorò
le labbra e chiese: - Pronta? –
Quindi l’avvolse nel suo protettivo abbraccio e la baciò
languidamente.
Pochi
istanti dopo erano su una grande terrazza: davanti a loro solo il mare
infinito, che con forza impetuosa mandava le sue grandiose onde ad infrangersi
contro le alte rive scoscese. Il vento freddo soffiava forte, carico del
profumo del mare, e scompigliava i lunghi capelli di Rhoxane sollevandoli in
alto, vorticosamente. Il sole, ancora basso sull’orizzonte, era da poco sbucato
dalle colline alle loro spalle ed illuminava le onde traendo riflessi
iridescenti dagli alti spruzzi. Alle loro spalle, un castello, maestoso e
possente, si ergeva sullo sperone di roccia a difesa della costa.
Severus strinse a sé Rhoxane, avvolgendola nel suo caldo
mantello per ripararla dal vento pungente. Ma lei si liberò dalla sua stretta
protettrice e corse verso la balaustra, sporgendosi a guardare il mare e la
spiaggia sottostanti e ridendo degli spruzzi d’acqua gelida che la bagnavano.
Poi si girò per tornare dal mago e lo vide, in controluce tra i raggi del sole,
stagliarsi regale sullo sfondo del suo maniero, col mantello sollevato nel vento
ed i lunghi capelli neri in parte sul viso. Corse di nuovo a rannicchiarsi fra
le sue braccia, a farsi riscaldare e proteggere, mentre ascoltava il calmo
battito del suo cuore perdersi tra gli ululati del vento.
Lui scosse la testa lentamente e baciò soavemente
quell’adorabile bambina, riservando la passione per la sua incantevole donna.
Infine la giudò verso l’ingresso posteriore del castello
gridando, per farsi sentire nel vento:
- Ti amooooo! -
Una volta al chiuso, Rhoxane cercò di districarsi dai suoi
capelli ma fu subito distratta dal maestoso salone in cui si trovava, dagli
splendidi affreschi che ne istoriavano le pareti ed il soffitto… scene
bucoliche affiancate a grandi battaglie, incoronazioni di re accostate agli dei
dell’Olimpo, foreste sconfinate, mari in burrasca e cieli tempestosi. Tutto, in
quel luogo, emanava una forza vigorosa, una tranquilla sicurezza, una risoluta
determinazione ed una nobile dignità. Lì era nato e cresciuto il piccolo
Severus, che ne aveva respirato ed assorbito l’essenza nutrendo la sua anima.
Il mago si sentì quasi in imbarazzo quando percepì le sensazioni d’orgoglio e
ammirazione che provenivano da Rhoxane. Abbandonò il mantello e la prese per
mano, conducendola a visitare il castello; l’imponente sala da pranzo, con
un’interminabile tavolata ed un gigantesco camino; i lunghi ed ovattati
corridoi con tutti i loro innumerevoli quadri; la sala della musica, al piano
superiore, con un’immensa vetrata che immetteva sulla verde terrazza affacciata
sul parco; la grandiosa biblioteca, circolare, situata nella torre nord; il suo
studio, ripieno di libri, provette, ampolle ed alambicchi; infine la sua camera
da letto, calda ed accogliente, col caminetto acceso ed un ampio letto a
baldacchino con vellutate lenzuola di seta.
Rhoxane era ancora estasiata da tutto quanto aveva visto
e riuscì soltanto a mormorare:
- Severus come t’invidio… è magnifico questo posto,
sembra emanare un’aura d’energia e pace che ti riempie il cuore… -
Lui la strinse a sé, sussurrando nel gran silenzio che li
avvolgeva:
- E’ vero, è un luogo incantevole che ti dà ristoro. Sono
tanti anni che non vengo più qui, ma i primi tempi, dopo aver lasciato
Voldemort, ci venivo spesso per carpire un po’ di forza, ritrovare la calma,
attendere il ritorno della speranza. Ma poi mi sono rassegnato e non sono più
tornato qui.–
Negli intensi occhi neri di Severus era sceso un velo di
tristezza mentre continuava:
- Era troppa la sofferenza per il rimpianto di tutto ciò
che avrebbe potuto essere… ma che mai più sarebbe stato…. Perché io avevo
inesorabilmente distrutto ogni possibile futuro con la mia insensata
avventatezza e con le mie scelte irrimediabilmente sbagliate. -
Rhoxane gli accarezzò il volto triste.
- Ma ora è diverso. – tornò a sorridere lui, con gli
occhi che nuovamente risplendevano di luce.
– Ora tu sei qui con me e riesco nuovamente ad assorbire
la potente energia della mia terra ed a lasciarmi pervadere da questa secolare
quiete… e tu, tu sei la mia speranza ed il mio futuro. E l’amore che saprò
darti non sarà mai sufficiente a ripagarti per ciò che tu hai fatto per me! -
L’interminabile bacio che le diede conteneva tutta la sua
gratitudine, la sua felicità, il suo amore ed il sempre forte desiderio per
lei.
E la visita del maniero, per il momento, fu interrotta da
una lunga ed assai piacevole ed appassionata sosta.
*
* *
Pranzarono in una piccola e confortevole saletta, attigua
alla stanza da letto, magnificamente serviti dagli elfi del castello che si
rallegrarono di avere di nuovo, dopo tanti anni, dei padroni per i quali
prodigarsi.
- Ora ti porterò a visitare i giardini ed il parco. Però
il mese di novembre non è il più adatto per questo giro… voglio che tu li veda
nel loro massimo splendore, come sono a giugno. -
Non
appena furono all’aperto, Severus estrasse la bacchetta, si concentrò a lungo e
poi pronunciò un complesso incantesimo: non era magia nera, ma neppure bianca.
Era una magia molto più antica, una magia quasi perduta, ma che poteva piegare
il tempo…. E l’aria si fece calda, gli uccelli cinguettarono nel cielo ed il
giardino spoglio davanti a loro si riempì di vita.
Era un grande e luminoso giardino all’italiana, con
tantissimi fiori multicolori che riproducevano delicati disegni e strutture
geometriche. Mentre percorrevano i vialetti, Severus coglieva per lei i fiori
più belli. Alla fine del giardino, dietro il labirinto arboreo, si stendeva un
enorme prato che digradava lentamente verso l’ampia valle. Rhoxane lo afferrò
per mano e si mise a correre nell’erba folta fino ad arrivare ad un piccolo
torrente, a tratti impetuoso ed in parte con acque calme e placide, che
attraversava un bosco aperto e soleggiato. Fu Severus, ora, che la sospinse
dentro, ad ammirare alberi e cespugli pieni di fiori dai petali delicati, che
la brezza leggera spargeva per ogni dove, quasi come fossero neve. La guidò in
una riparata radura, dove tanti uccelli coloratissimi cantavano, volando
intorno alle colonne di un antico, piccolo tempio greco.
- Questo bosco l’ha creato mia madre: era una donna
bellissima, leggiadra e sognatrice… veniva qua a suonare la sua arpa ed io,
bambino, giocavo tra l’erba. - sospirò impercettibilmente Severus.
Al riparo della loggia, le perfette statue greche
sorridevano olimpiche, mentre la vegetazione s’inchinava loro, tracciando delicati
e leggiadri abiti verdi sui loro corpi.
Ma qua e là, il bosco cominciava a farsi intricato e
scuro ed i rovi quasi impedivano il passaggio, mentre i grandi alberi secolari,
con le loro folte fronde, oscuravano quasi del tutto il sole. Il bosco si stava
trasformando in foresta:
- Questa, invece, l’ha creata mio padre: un uomo fiero e
coraggioso. – sorrise orgoglioso Severus. – Vieni, proseguiamo! - disse
inoltrandosi tra la vegetazione incolta e selvaggia, dove i rampicanti si
aggrovigliavano tra gli alberi contorti ed una visione da sogno si prospettava,
a tratti, quando un raggio di sole riusciva a penetrare ed illuminare con la
sua luce dorata le splendide orchidee che crescevano rigogliose.
- Guarda laggiù! – sussurrò Severus indicando con la
mano: in controluce, tra le ombre, Rhoxane carpì la fuggevole visione degli
animali incantati che popolavano quella foresta ammaliata.
- Vieni ora, là in fondo, dietro quei grandi massi
ricoperti di muschio e di felci. C’è ancora qualcosa che voglio farti vedere. -
Il passaggio era angusto e chiuso da un impenetrabile
incantesimo di protezione che Severus dissolse con un gesto elegante.
Cominciarono ad arrampicarsi con fatica. Poi Rhoxane sentì forte il rumore
dell’acqua. Erano quasi in cima… ecco…
Rhoxane rimase senza fiato: uno splendido arcobaleno si
stagliava tra il cielo e la grande cascata che scrosciava impetuosa, mentre una
miriade di piccole goccioline iridescenti volava per ogni dove e bagnava i loro
visi.
Severus la strinse a sé e disse:
- Questo l’ho creato io… non sapevo per chi sarebbe
stato. – ed i suoi occhi ardevano d’amore.
– Ora lo so. L’ho creato per te… e tu sei la prima
persona, oltre a me, che lo ammira. - e l’avvinse forte a sé baciandola con
impeto.
Poco più in basso, le acque si calmavano e si
raccoglievano in un laghetto e là in fondo, verdi raganelle saltavano da una
ninfea all’altra.
- Vieni ora, ho ancora una sorpresa per te. Guarda bene
tra l’acqua che scroscia dall’alto… e seguimi! –
Avanzò saltando sui massi che affioravano dall’acqua, in
mezzo agli spruzzi, seguito da Rhoxane, finché s’infilò in un’apertura tra la
cortina d’acqua…. Dentro c’era un’immensa caverna, un meraviglioso giardino di
roccia, con stalattiti e stalagmiti che s’incontravano formando poderose
colonne a sostegno della volta. L’aria era pervasa da una musica dolce ed una
debole luce dorata creava giochi d’ombra tra le infiorescenze rocciose….
Severus, ancora una volta, sfiorò le dolci labbra di
Rhoxane e poi la baciò con trasporto e passione. Ed era felice, immensamente
felice… con la sua donna, nelle sue terre e nel suo mondo di sogno!
Cenarono nella grande sala da pranzo, scaldati dalle alte
fiamme dell’enorme camino e venerati dagli elfi domestici, felici come non mai.
Il numero delle portate sembrava infinito e c’era un continuo andirivieni dei
piccoli esserini, che continuano ad incrociarsi, scontrarsi ed urtarsi, tutti
presi dalla loro frenesia di fare bella figura coi gentili padroni.
Finalmente Severus riuscì a congedare tutti gli elfi ed a
restare solo con la sua “castellana”.
- Ti stupirebbe molto se… se ti chiedessi di ballare con
me? -
- Ballare? Ma tu non odiavi… -
- Sapresti perdonarmi quella piccola menzogna? -
Il suo sorriso era deliziosamente imbarazzato mentre le
cingeva la vita e le carezzava i lunghi capelli sussurrandole:
- Vieni, andiamo nella sala della musica… suonerò per te
e poi balleremo... -
- Questa sala l’ha voluta mia madre. – ed indicò i vari
strumenti sparsi in giro.
- Quella è la sua arpa… era bravissima, ne traeva una
musica così dolce e struggente… ed io rimanevo a lungo ad ascoltarla da
bambino, rapito da quella leggiadria! - mormorò Severus con gli occhi
leggermente lucidi.
– Quello, invece, lo suonava spesso mio padre. - ed
indicò un grande pianoforte a coda – Ed anche io, qualche volta. Ed ora lo
suonerò per te. – sussurrò sorridendole con tenerezza, prima di baciarla ancora
una volta.
Mentre lui suonava con gran maestria per lei, Rhoxane lo
guardava estasiata, pensando a come fosse meraviglioso essere lì con lui, nel
suo regno straordinario, attorniata da quei suoi ricordi… di un lontano
passato… finalmente piacevole.
Severus aveva finito di suonare e lei si riscosse
all’improvviso dalle sue fantasticherie quando lui la baciò con trasporto,
prima di invitarla a ballare.
Un elegante movimento delle dita di Severus… e tutti gli
strumenti presero a suonare un armonioso valzer lento.
Un altro suo raffinato gesto e Rhoxane si trovò avvolta
in un largo e vaporoso abito rosso: un abito da ballo di tempi lontani. Ed
anche Severus era vestito… come un principe delle fiabe e la faceva volteggiare
leggera tra le sue braccia, seguendo la magia delle note….
Al variare della musica Severus mutava i loro abiti:
l’oro imperiale, di una veste di broccato, per la regina incontrastata del suo
cuore; il verde smeraldo e rilucente della seta per avvolgere la sua dea;
l’intenso azzurro turchese di soffici veli sovrapposti per volare con lei
nell’infinito; un profondo blu, cangiante in indaco, per il caldo velluto di
una notte di sogno…. E per ogni abito c’era un bacio, soave, venerante,
appassionato, infuocato di desiderio… nel crescendo della musica.
Infine non ci furono più abiti ma solo l’incontro
esultante dei loro desideri….
*
* *
Il mattino successivo, il vento si era placato ed il mare
ondeggiava pigramente sotto la terrazza. Scesero sulla spiaggia, a raccogliere
le conchiglie ed a guardare il mare, così calmo e tranquillo, con la spuma
delle piccole onde che rifulgeva alla luce del sole.
Camminarono a lungo, chiacchierando e facendosi promesse
d’eterno amore. Le ore passavano liete
mentre la reciproca conoscenza cresceva, colmando ogni lacuna, e scoprirono,
piacevolmente, quanto i loro gusti fossero assai simili e le idee convergenti.
Dopo pranzo, Severus distese il suo mantello sulla fredda
ed umida sabbia e si sdraiò di fianco a Rhoxane, cominciando a sfiorarle
lievemente il viso ed i capelli con le dita. Lei sorrise e lo ricambiò. Poi,
come colta da un improvviso pensiero che oscurò il suo sorriso, s’interruppe e
gli domandò:
- Devi aver avuto un’infanzia felice in questo posto
meraviglioso…. Ma cos’è accaduto ai tuoi genitori?-
- E’ successo tanti anni fa… avevo sedici anni ed ero a
scuola. Tutti affermarono che si era trattato di una terribile disgrazia… e che
il mare non restituì mai i loro corpi. –
Un’ombra scura passò negli occhi di Severus che
diventarono ancora più neri e profondi… come un baratro.
- Solo dopo oltre cinque anni scoprii cos’era realmente
successo: durante i processi ai Mangiamorte… il loro assassino confessò. I miei
genitori erano sempre stati contro Voldemort e lui li aveva fatti uccidere… e
dei loro corpi era rimasto ben poco. - il sospiro di Severus fu lungo e
profondo - … e questo è un altro conto che intendo saldare con Voldemort! -
Rhoxane baciò i suoi profondi occhi neri, la sua fronte,
le sue labbra… ed il mago la ricambiò con ardore appassionato, avvincendola
forte a sé. Come sempre, fu stupita dalla forza del desiderio di lui e la sua
mano corse giù, sul ventre di lui, fino in mezzo alle gambe… quasi a
controllare. Lui ebbe un lieve sussulto, inarcò il suo solito sopracciglio e
chiese con aria fintamente stupita:
- Cosa… cosa vorresti fare ora? -
Lei stava già slacciandogli i pantaloni:
- E’ proprio necessario che te lo spieghi a parole? -
Ma lui le fermò le mani:
- No, non qui. Non potrei ricambiarti come vorrei…
avresti freddo! - ed il sorriso di Severus era, a dir poco, angelico.
Rhoxane sospirò mentre lui si riallacciava i pantaloni e
si alzava.
- Vieni… torniamo al castello! - e le tese la mano per
aiutarla a sollevarsi da terra.
Quindi le prese il viso tra le mani e, coprendolo di
delicati e teneri baci, sussurrò:
- Sei bella, bellissima. Ti amo e ti desidero, sempre,
continuamente. Non appena finisco di fare l’amore con te… riprendo a
desiderarti, intensamente e infinitamente… -
All’improvviso il suo volto si contrasse in una smorfia
di dolore e si strinse il braccio sinistro sibilando:
- Voldemort… mi sta chiamando! -
Si scoprì l’avambraccio: il marchio era perfettamente nitido
sulla sua pelle e sembrava fremere e pulsare quasi fosse animato di vita
propria.
La paura passò sul volto teso di Rhoxane.
La strinse forte a sé, ancora una volta per un lungo ed
intenso bacio e poi le disse, con aria decisa e tranquilla:
- Torna subito a Hogwarts ed avverti Silente. Io devo
andare… l’Oscuro Signore non ama attendere i suoi servi. Ma promettimi una
cosa. -
La prese per le spalle e la guardò dritta nei suoi
limpidi occhi verdi:
- Non dovrai mai lasciarti abbattere da ciò che percepirai
in me: saranno sensazioni violente e travolgenti, penose e cupe emozioni,
sentirai la mia angoscia e la mia sofferenza. Ma tu dovrai continuare a sperare
e ad aver fiducia, con tutta la tua vitalità ed il tuo ottimismo. Dovrai farlo
per me, affinché io possa percepire la forza della tua speranza e nutrirmene.
Perché ne avrò bisogno… molto bisogno. -
Gli occhi di Severus erano brace incandescente.
- Te lo prometto… sì, qualunque cosa accada… avrai la mia
speranza Severus! -
- Ti amo Rhoxane… immensamente. Ma ora devi andare… ti
prego... -
Rhoxane gli rubò ancora un piccolo, dolce bacio a fior di
labbra… e si smaterializzò.
Severus si recò nello studio, prese alcune fialette che
ripose nelle tasche del mantello insieme con un piccolo libricino, scritto
fitto con la sua fine calligrafia, con un inchiostro verde brillante. Quindi
bevve un sorso da un’ampolla contenente un liquido quasi nero… poi ne bevve un
altro.
Solo un lieve sospirò sfuggì dalle sue labbra contratte,
mentre il pensiero volava a Rhoxane… e si smaterializzò.
*
* *
Quando alzò il capo vide Voldemort, solo, in piedi
davanti a lui.
Si trovava in un’antica e cupa chiesa e vedeva il sole
filtrare da una larga fenditura sulla piccola cupola centrale. Regnava un
silenzio assoluto.
Il viso di Voldemort era immutato, come se quei
quattordici lunghi anni non fossero mai trascorsi per lui. Il viso piatto, di
un pallore mortale, le labbra sottili ed esangui e gli occhi infossati… rossi e
rilucenti come rubini: quegli occhi lo stavano fissando intensamente. Il volto
di Voldemort, come sempre, era assolutamente imperscrutabile. Quali pensieri
passassero per la sua mente… ai comuni mortali non era dato saperlo. Sentiva
che il suo sguardo, duro e penetrante, stava frugando dentro di lui cercando di
annientare ogni sua difesa. Si augurò di essere abbastanza forte da riuscire a
resistergli.
Si avvicinò e s’inginocchiò davanti a lui, prostrandosi
poi fino a baciare l’orlo della sua veste nera e disse:
- Grazie, mio Oscuro Signore, per esserti degnato di chiamarmi
al tuo cospetto. –
La sua voce ferma rimbombò nella chiesa vuota.
Voldemort continuava ad osservarlo senza proferire
parola, mentre Piton sosteneva, impavido, il suo impassibile sguardo.
Il silenzio durò ancora a lungo mentre i due uomini si
osservavano. Infine, Voldemort parlò e la sua voce era esile e indolente,
totalmente indifferente:
- Lucius Malfoy pensa che tu sia ancora un mio servo fedele. -
- E tu cosa pensi, mio Signore? -
- Non hai risposto al mio primo richiamo Severus Piton… e
questa potrebbe essere un’imperdonabile colpa. -
- Ho già spiegato tutto al confratello Lucius… e lui
certo ti avrà riferito… -
Un imperioso gesto di Voldemort lo fece tacere.
- Parole, solo vane parole… non m’interessano. –
Voldemort parlava con una lentezza esasperante:
- Io voglio mettere a nudo il tuo animo e conoscere i
tuoi più reconditi segreti. -
Piton era certo che Malfoy avesse riferito integralmente
la loro conversazione; quindi Voldemort doveva essere particolarmente
interessato alle sue nuove pozioni, ai vecchi incantesimi recuperati ed alla
fiducia che Silente aveva in lui. Erano questi i segreti ai quali si stava
riferendo? O erano invece altri? Ad ogni buon conto, quelle erano le uniche
carte che aveva in mano per giocare quell’azzardata partita, dall’esito quanto
mai incerto.
- Sono qui, mio Oscuro Signore, al tuo cospetto ed alla
tua mercé. – rispose senza mai distogliere lo sguardo dai rossi riflessi degli
occhi dell’altro. – Puoi fare di me ciò che vuoi. Non ho valide difese contro
il tuo sconfinato potere che ha saputo vincere anche la morte. -
Voldemort guardò il mago che faceva mostra di volersi
affidare completamente a lui.
- Sei stato uno dei miei migliori allievi, forse quello
che mi ha dato maggiori soddisfazioni…. Ma ora ti sento distante… - e c’era
come un velo di rimpianto nella sua voce inespressiva.
- Sono passati molti anni Lord Voldemort ed io non sono
certo più il ragazzo che conoscevi… ma la mia fedeltà è rimasta immutata. -
disse Piton con voce ferma e determinata. – Ma so anche che qualsiasi cosa io
possa dire, o fare, non servirebbe a convincerti. Sei tu che devi decidere se
credere ancora in me. –
E Piton sperò, ardentemente, che l’interesse di Voldemort
per le sue nuove cognizioni fosse sufficiente a salvargli la vita, almeno in
quel loro primo incontro.
Voldemort estrasse lentamente la bacchetta e la puntò sul
mago. Il suo volto era sempre imperscrutabile e la voce era metallica:
- Io credo solo in me stesso. –
Piton chinò il capo e si chiese cosa dovesse fare… tutto
era ormai perduto? Avrebbe avuto ancora la possibilità di estrarre,
tempestivamente, la bacchetta ed ingaggiare un’ultima e letale sfida con colui
che era stato un tempo il suo Padrone? Quali speranze aveva di vincere? Quanto
potente era Voldemort adesso? Troppe domande, alle quali non era in grado di
dare una risposta… così si aggrappò disperatamente alla speranza che, in un
luogo molto distante da lì, Rhoxane stava rappresentando per lui.
- Imperio! –
ordinò Voldemort.
Imperius? L’Anatema Imperius si chiese Piton allibito? Voldemort avrebbe potuto ucciderlo e si
limitava invece a quello stupido anatema che su di lui non aveva mai avuto
presa? No, non era possibile…
Sollevò il capo con offesa dignità e sibilò:
- Questo anatema è inutile con me, mio Oscuro Signore, e tu
dovresti ben rammentarlo. Io mi sono sempre inchinato a te di mia volontà e
così faccio anche ora. - e di nuovo fece per inginocchiarsi, ma Voldemort alzò
ancora, rapidamente, la bacchetta.
- Crucio! -
Un’infinità di tempo era passata dall’ultima volta che
era stato sottoposto alla Maledizione Cruciatus, ma era difficile dimenticare
quell’illimitato dolore, quella sofferenza smisurata, quell’interminabile
tormento…. La pozione, che aveva bevuto prima di materializzarsi al cospetto di
Voldemort, poteva fornirgli solo una fievole difesa, e solo per pochi minuti.
Rimase in piedi, affrontando con fiera dignità il dolore
che lo assaliva. Strinse i denti e serrò strettamente le labbra affinché
neppure un lieve gemito potesse uscirne.
Quindi fissò gli occhi iniettati di sangue di Voldemort e
disse, con grande sforzo:
- Anche il dolore non ti servirà, Oscuro Signore. So
sopportarlo a lungo e non riesce a piegarmi. E dovresti ben ricordare anche
questo. Ma se hai deciso di punirmi… per una colpa che non ho commesso… o che
non so di aver commesso… tu solo puoi deciderlo. -
Piton non riusciva più a parlare: sapeva che anche quella
minima protezione, fornitagli dalla pozione, l’aveva ormai abbandonato. Era
rimasto solo quell’abisso infinito di dolore, dove, alla sofferenza fisica, si
stava sommando anche l’angoscia provocata dai ricordi del suo passato, col
tormentoso rimorso per i crimini commessi….
Il tempo continuava a passare con crudele e spietata
lentezza e lui stava per scivolare, irrimediabilmente, in quell’agghiacciante
vortice di tormento che straziava il suo corpo e gli torturava la mente,
portandola vicina alla disperazione. Ma c’era qualcosa che lo stava trattenendo
dal precipitare in quel baratro… Rhoxane. Lei non lo aveva abbandonato, stava
combattendo con lui… e aveva fiducia, un’illimitata fiducia in lui. E la sua
speranza ed il suo amore erano più forti di qualunque altra cosa. Severus non
ne aveva più la forza, ma desiderava tanto poterle sorridere….
All’improvviso il dolore cessò: Voldemort lo aveva liberato
dalla maledizione.
Si ritrovò in ginocchio, e, con uno sforzo supremo, si
rialzò in piedi incrociando nuovamente lo sguardo, perplesso e curiosamente
divertito, di Voldemort.
- Mai nessuno aveva resistito così a lungo… il sole ormai
sta tramontando e tu ancora sei orgogliosamente in piedi Severus Piton. Quale
pozione hai scoperto, che ti sostiene e ti permette di sopportare così
quest’insostenibile tortura che sa piegare ogni uomo al mondo? -
- Nessuna pozione, Lord Voldemort, – disse lentamente – ma
se hai intenzione di usare spesso questa maledizione con me… credo proprio che
sarà il giusto stimolo che mi costringerà a scoprire il filtro adeguato. -
Piton cercava, faticosamente, di respirare e di
recuperare al più presto l’energia e la lucidità mentale necessarie.
Ancora ansimante, continuò:
- Io ti offro la mia conoscenza Lord … -
- Io ti ho dato
tutto il tuo sapere! - lo interruppe irato Voldemort.
- Certo, mio Oscuro Signore, ma io ho continuato a
coltivarlo in questi quattordici anni di forzata inattività! E l’ho ampiamente
accresciuto e potenziato. Ho studiato e perfezionato nuove pozioni, ho trovato
altri antichi libri da studiare, nella biblioteca di Hogwarts, ed ho
approfondito i tuoi libri Signore. -
terminò ormai senz’altro fiato.
- Quindi mi offri la tua fedeltà ed il tuo sapere? E il
tuo braccio Severus Piton? E’ sempre al mio servizio il tuo pugnale di
Mangiamorte? - chiese perfidamente.
- No. Io non intendo più uccidere a sangue freddo per te.
Sai bene cosa mi è costato in passato provarti la mia fedeltà in quel barbaro
modo. –
Gli occhi neri di Piton ardevano nell’oscurità della
chiesa e la sua voce vibrava d’orgoglio.
- Io sono un uomo… non una bestia selvaggia. – disse con
coraggiosa dignità – Puoi uccidermi se vuoi, adesso. Ma io non ti dimostrerò
più la mia lealtà assassinando persone inermi. -
Quindi rimase in silenzio ad attendere la reazione di
Voldemort. E sarebbe voluto essere stato meno temerario.
- Sei pericoloso per me, Severus Piton. - disse Voldemort
con un tono insolitamente interessato.
- E’ imprudente tenerti al mio fianco. Ma mi piace
giocare d’azzardo. Sarà un gioco avvincente ed eccitante, molto pericoloso… per
entrambi. – e la luce rossa dei suoi occhi sfolgorava.
- Ora dimmi… cosa pensa di te Silente? Cosa si aspetta da
me? -
- Silente mi crede a lui fedele, dopo tutti questi anni
in cui mi ha visto ripiegarmi su me stesso ed assoggettarmi ad ogni suo insulso
volere. Ma la notizia del tuo ritorno, riportata da quello stupido di Potter,
l’ha considerevolmente allarmato. –
Più parlava e più riacquistava sicurezza:
- Teme che i tuoi Mangiamorte ritornino presto a te e che
il tuo potere torni in poco tempo a dominare il mondo. Sta cercando di stringere nuove alleanze, ma
il Ministro Caramell non gli crede e gli mette i bastoni fra le ruote. Un tuo
attacco adesso li prenderebbe in contropiede. -
- Mi piacerebbe, ma non sono ancora pronto. Riguardo a
Caramell, non è un problema: è un burattino nelle mie mani. Presto molti altri
maghi, che hanno accesso ai punti cardine del sistema, saranno al mio servizio.
- disse Voldemort con disprezzo – Ed i miei fedeli servitori, imprigionati ad
Azkaban, saranno presto nuovamente liberi. -
Piton osservava Voldemort senza che alcuna emozione
trapelasse dal suo volto: era certo di essere riuscito a vincere la prima
battaglia, ma la guerra sarebbe stata ancora lunga, molto lunga. Doveva stare
attento a non sbagliare nessuna mossa, mai. O avrebbe pagato con la vita.
Voldemort non era ancora certo della sua lealtà: ma trovava divertente giocare
con lui. E questa situazione gli avrebbe permesso, finché fosse durata, di
ottenere preziose informazioni.
- Bene, mio quasi fedele Piton. Per ora puoi andare. Ho
altri pressanti impegni adesso. Ma presto ti richiamerò a me: voglio conoscere
le tue nuove pozioni. -
Piton s’inginocchiò nuovamente, sfiorando col capo il
terreno davanti ai piedi dell’Oscuro. Quindi si augurò d’avere ancora
sufficiente energia per smaterializzarsi.
*
* *
Dopo aver riferito a Silente della chiamata di Voldemort,
Rhoxane era tornata in camera sua e non si era più mossa di là. Era rimasta in
trepida attesa, tutta concentrata sulle sensazioni che le pervenivano da
Severus.
Inizialmente le era sembrato molto calmo e padrone della
situazione; poi, però, una grande incertezza aveva cominciato lentamente ad
impadronirsi di lui aprendo la strada alla paura. Quindi, sembrava essersi
nuovamente ripreso. Infine c’era stata… una strana sensazione di… stupore.
E poi dolore, dolore, dolore… infinito e sconfinato
dolore…. Per ore interminabili percepì solo l’incessante sofferenza di Severus,
alla quale non riusciva più ad opporsi. Ma gli aveva promesso d’avere fiducia
in lui… di continuare a sperare. E lo avrebbe fatto… doveva farlo… per lui.
Anche se la speranza sembrava ormai così esile e lontana… irraggiungibile… ma
il suo amore avrebbe saputo ridare fiato anche alla speranza… e Rhoxane sorrise
a Severus, come se lui fosse lì vicino a lei….
All’improvviso il dolore cessò. E ci fu solo il
coraggioso orgoglio e la nobile dignità di Severus. Infine, lentamente, tornò
la sicurezza e la calma.
Ora sentiva che lui stava
tornando ed era già vicino. Si precipitò giù per le scale e poi fuori nel
parco. Nella notte, illuminata dalla luna, una figura nera stava lentamente
uscendo dalla Foresta Proibita, proprio dietro la capanna di Hagrid. Gli corse
incontro e gli volò tra le braccia:
- Severus, Severus, Severus… amore mio! Sei qui, sei tornato! Ti amo, ti amo… quanto
ti amo! -
Lui si accasciò tra le sue
braccia, quasi svuotato da ogni energia. La maga lo sostenne e gli fece bere un
sorso della Pozione Rigeneratrice che aveva portato con sé. Quindi lo aiutò a
tornare in camera e lo fece distendere sul letto.
Severus la guardava
dolcemente senza parlare ed i suoi occhi la ringraziavano.
- Non ho fatto nulla io. –
disse lei – Tu, solo tu hai saputo resistergli! –
- La tua speranza… la tua
fiducia in me… - mormorò a fatica - … sono diventate la mia speranza e la mia
fiducia in me stesso… e solo questo mi ha permesso di resistere! –
Lei si chinò ad accarezzargli
il viso ed i lunghi capelli neri, sfiorandogli le labbra con un delicatissimo
bacio.
- Dormi ora, amore mio. –
Poi rimase in silenzio,
stringendogli una mano e sorridendogli amorevolmente, mentre contemplava i suoi
profondi ed appassionati occhi neri ancora colmi di sofferenza, che,
lentamente, si chiudevano in un sonno sereno.
Rimase a lungo distesa
vicino a lui per vegliare il suo sonno, finché la stanchezza, finalmente, vinse
anche la sua resistenza.
*
* *
Il mattino dopo Piton si svegliò molto tardi e balzò giù
dal letto, preoccupato per le lezioni che dovevano essere già cominciate da un
pezzo.
- Fermati! – esclamò Rhoxane – Non abbiamo lezione
stamani. Silente ha modificato gli orari perché vuole parlarti. –
Severus si riadagiò mollemente sul letto.
- Subito? – chiese inarcando un sopracciglio.
- Quasi subito. – sorrise Rhoxane – Hai tempo almeno per
fare un’abbondante colazione – e, con un colpo della bacchetta magica, fece
apparire sul letto un grande vassoio carico di mille leccornie.
- E se io invece volessi impiegare in un altro, e ben più
gradevole modo, il tempo che mi è stato concesso? – ammiccò Severus, facendo
lievitare il vassoio con un gesto elegante della mano per spostarlo sul
tavolino.
Lei gli volò tra le braccia per un lungo, intenso ed
appassionato bacio.
- Mmmm… - sospirò lievemente il mago – mi pare che
fossimo circa a questo punto quando è arrivata la chiamata di Voldemort. Ma
voglio sperare che, quella di Silente, non sarà altrettanto inopportuna… -
sussurrò attirando Rhoxane sul letto.
Fare di nuovo l’amore con Rhoxane, gli sembrò la cosa più
soave e meravigliosa del mondo.
*
* *
L’incontro con Silente fu breve: giusto il tempo di
riferire succintamente, e con distacco, l’accaduto.
- Voldemort non smentisce mai la sua fama: intelligenza e
crudeltà. – bisbigliò Silente.
- Ma non è ancora pronto ad attaccarci. – gli ricordò
Piton.
- Se Caramell non toglie presto di mezzo i Dissennatori
da Azkaban, fra breve Voldemort riavrà tutti i suoi Mangiamorte, o quello che
n’è restato di loro. - disse Silente preoccupato.
- Caramell non farà nulla, se è vero che è manovrato da
Voldemort. Piuttosto dovrò riuscire a scoprire quali altri importanti
personaggi sta cercando di plagiare ed in quale nuovo modo. -
Silente sospirò ed il suo viso sembrava all’improvviso
molto stanco.
- Invece le nostre alleanze stentano a decollare. Hagrid
per ora non ha avuto alcun successo con i giganti: solo una loro informale
promessa di non schierarsi per nessuna delle due parti, al momento. Ma non so
proprio quale affidamento farci. E Lupin non ha ancora concluso niente coi
nostri vecchi amici del sud: sono molto restii a rimettere in discussione la
loro decisione. -
Silente sospirò:
- Voldemort è potente Severus, molto potente. A volte mi
chiedo se riusciremo mai a fermarlo! –
- Lo fermeremo Albus. Anche la tua magia è grande… -
- Sono vecchio Severus… - lo interruppe il preside –
forse troppo vecchio per continuare a combattere…. E tu, forse, dovresti
cominciare ad ammettere, con te stesso almeno, quale mago realmente potente tu
sia. - la voce di Silente era solo un sussurro ed i suoi occhi erano ridotti ad
una sottilissima feritoia – Certo superiore a me, ormai… e forse anche più
potente di Voldemort. -
Severus lo stava guardando stupito.
- E’ solo questione di fiducia Severus. Io credo in te…
ed anche Rhoxane. Ora devi solo convincertene anche tu. –
Erano di nuovo soli. Severus guardava fuori della
finestra, perso nei suoi pensieri.
Rhoxane gli si avvicinò e gli carezzò i lunghi capelli
neri. Lui si girò e l’abbracciò, affondando il viso tra i capelli di lei.
- Che cosa intendeva dire Silente? Tu sei più potente di
Voldemort? –
- Se solo sapessi cosa passa nella mente di quel
vecchio…: voi avete fiducia in me… è solo questione di fiducia… devo ammettere
con me stesso… lui è troppo vecchio… - sbuffò Severus inarcando un sopracciglio
– Se almeno per una volta dicesse chiaramente quel che pensa! -
- Certo che, in quanto a fiducia in te stesso… non hai
brillato molto in questo campo negli ultimi anni! - esclamò lei – Ed anche
adesso… forse… – e lo guardò fisso nei suoi profondi ed intensi occhi neri.
-
Ti sbagli. Se non avessi fiducia in me stesso non sarei mai riuscito ad
affrontare Voldemort… ed a sopravvivere. Ma da qui a pensare di essere più
potente di lui… il passo è lungo! -
La strinse più forte a sé e la baciò dolcemente.
- Eppure la tua aura magica è fortissima. Lo era già
quella notte che hai riportato mio padre. E’ stata mia madre a notarlo, allora.
Ma adesso… lo è molto di più. – e fece un gesto ampio con le mani, intorno a
lui, come a volerla individuare.
- Sì, lo so di essere un mago potente. Me lo diceva anche
mio padre. Fin da bambino. Ma Voldemort è tutta un’altra cosa… in lui… in lui
c’è…. Maledizione, non lo so cosa c’è in lui. Per anni ho pensato che fosse un…
un… quasi un Dio. Anche se è solo un mago… come me. Eppure è riuscito a tornare
in vita, più potente di prima, dopo lo scontro col piccolo Potter, che avrebbe
invece dovuto distruggerlo… -
- Forse è questo che voleva dire Silente. Tu e Voldemort
siete entrambi maghi… entrambi potenti… e tu devi credere in te stesso… fino in
fondo… -
- Già… credere in me stesso… con tutti gli errori che ho
fatto… - e Severus abbassò gli occhi.
- Gli errori erano nel passato. Ora siamo nel presente,
per costruire il nostro futuro. Quegli errori non hanno alcuna valenza oggi. –
e lei gli passò di nuovo le mani sulla fronte e poi fra i capelli, in una lunga
ed amorevole carezza.
Severus alzò di nuovo lo sguardo sulla sua donna… cosa
avrebbe fatto senza di lei, senza la sua forza ed il suo sostegno? Le sorrise,
in silenzio. E le strinse forte le mani. Poi le portò alle labbra e gliele
baciò teneramente.
Quindi rimasero abbracciati a lungo… in silenzio,
lasciandosi reciprocamente pervadere dalle forti sensazioni dell’altro.
*
* *
Quel pomeriggio, la Prof. Delair sembrava distratta e la
sua lezione non era interessante come il solito, pensava Draco. E se la stava
prendendo ancora con i Maghi Oscuri e le tre Maledizioni senza Perdono. Come se
tutti sapessero farle…. Ecco, questa era una bella domanda, per risvegliare
l’interesse. Draco alzò la mano.
Rhoxane fu quasi felice di quell’interruzione:
- Dimmi Signor Malfoy. –
- Lei sta parlando delle tre Maledizioni senza Perdono
come se tutti potessero lanciarle… così! – e schioccò le dita in aria.
Neville Paciock si nascose tremebondo sotto il banco
mentre Harry Potter deglutiva a fatica.
- Benché sia risaputo che i Maghi Oscuri sono più potenti
degli altri, solo dei maghi molto potenti possono lanciare l’Avada Kedavra. -
Il terrore di Paciock era al massimo mentre Potter
guardava Malfoy sempre più fisso.
Rhoxane socchiuse gli occhi e valutò bene Draco: nonostante
fosse solo un ragazzino emanava già un’aura magica più che discreta. Ed il
discorso della potenza di un mago… innegabilmente era particolarmente
importante, quel giorno, per lei.
- Hai in parte ragione, Signor Malfoy: non tutti i Maghi
Oscuri sono in grado di lanciare quella maledizione.
– e risparmiò a Neville di ascoltarne ancora il nome. – Ma è solo relativamente
vero che i Maghi Oscuri siano più potenti degli altri. – e dicendo questo
guardò bene in faccia i suoi studenti, soprattutto i Serpeverde. Poi continuò:
- Forse nessuno vi ha mai parlato organicamente della
“potenza” di un mago. Credo sia venuto il momento di farlo… allora. –
Ed alzò di nuovo lo sguardo sulla classe. Bene, questa
volta aveva nuovamente tutta la loro attenzione… ed anche lei si era scossa da
quel suo strano torpore.
- Chi sa dirmi da cosa s’individua la potenza di un mago?
–
La mano di Hermione già svettava nella classe prima
ancora che la domanda fosse stata completamente formulata. La Professoressa le
fece cenno di parlare.
- La potenza è individuata dall’Aura Magica che circonda
il mago in questione. Che a sua volta dipende dalla quantità d’energia magica
che il mago stesso possiede. Solo che io non riesco a vedere nessun’aura
intorno alle persone… - concluse sconsolata la ragazza.
Draco sghignazzò con disprezzo e sibilò sottovoce,
all’indirizzo di Tiger e Goyle:
- Per forza… è una mezzosangue babbana... cosa non vuol
mai capire d’Aure Magiche… -
Rhoxane, invece, sorrise:
– Brava, Signorina Granger, cinque punti a Grifondoro per
la correttezza della risposta ed altri cinque punti per avere ammesso quella
che ritieni essere una tua debolezza. -
Draco, sempre rivolto a Tiger e Goyle, fece mostra di
fulminare con lo sguardo la professoressa. Ma in cuor suo attendeva con ansia la
spiegazione: anche lui non riusciva ad individuare alcuna Aura nelle persone!
- Anche visualizzare l’Aura Magica dipende dalla potenza
di un mago: ed un mago quindicenne, come siete voi, di norma non è ancora in
grado di farlo. Anche se alcuni maghi, molto poco potenti, non riescono a farlo
neppure dopo aver completato il ciclo di istruzione, né da adulti. -
Un sospiro di sollievo si diffuse per la classe:
l’incapacità di Hermione e Draco era comune a tutti.
Rhoxane continuò nella spiegazione.
- La potenza di un mago dipende quindi dalla quantità
d’energia magica che c’è, naturalmente, in lui. Questa è una qualità intrinseca
di quella persona, che ce l’ha dalla nascita, e, salvo casi molto particolari,
non può perderla. Però è una qualità che può essere incrementata dallo studio
approfondito, dall’esercizio continuo e… dalla fiducia in se stessi. Certo, chi
è naturalmente poco dotato di energia, non potrà mai diventare un mago molto
potente: ma a parità di quantità d’energia naturale, due maghi possono sviluppare
nel tempo una potenza molto diversa l’uno dall’altro. -
L’interesse dei ragazzi era alle stelle.
- L’energia magica è utilizzata per compiere gli
incantesimi. Certo occorre conoscerli molto bene, pronunciarne in modo esatto
le formule, fare, ove necessario, i corretti gesti e nella dovuta sequenza. Ma
nessun incantesimo potrà riuscire se non si possiede la necessaria quantità di
energia o se non la si sa indirizzare nel modo corretto. Questo è il motivo per
il quale è necessario, per ogni mago, frequentare una buona scuola di magia … e
applicarsi duramente. -
- E la bacchetta magica a cosa serve allora? – chiese
Hermione.
- La bacchetta è uno strumento inventato per convogliare
più facilmente l’energia magica. Per questo è necessario che ogni mago scelga,
o meglio, venga scelto, dalla sua particolare bacchetta. Tramite
quell’esclusivo rapporto tra il mago e la sua bacchetta, l’incanalamento
dell'energia è agevolato e si possono correttamente compiere anche incantesimi
più complessi. Inoltre, ad un mago potente serve una bacchetta adeguata, che
possa reggere il gran flusso d’energia magica che la percorrerà… senza
rischiare di bruciarsi. Ecco perché esistono tantissimi diversi tipi di
bacchette e perché la sua scelta è così importante. –
L’interesse dell’intera classe era tale che nessuno si
era reso conto che era suonata la campana di fine lezione… e quella era
l’ultima ora del pomeriggio. Così, nessuno si accorse che qualcuno era entrato
ed era silenziosamente rimasto vicino alla porta, nemmeno la professoressa.
- Naturalmente, un mago molto potente potrà compiere
incantesimi anche senza l’ausilio della sua bacchetta. Gli basterà un cenno
della mano o del capo… a volte anche solo con il pensiero. Ovviamente si
consuma molta più energia senza usare la bacchetta… ma se la si ha in
abbondanza…. Anche se, per certi incanti particolarmente difficili, l’uso della
bacchetta è sempre consigliato per la migliore riuscita dello stesso! Anche la
smaterializzazione è questione d’energia magica, oltre che di studio approfondito.
Per questo motivo si comincia a studiarla solo dal 5° anno, ma non la metterete
in pratica prima dell’ultimo. Qualcuno di voi non riuscirà mai a
smaterializzarsi… o gli costerà così tanta energia che deciderà di non farlo. -
- Non c’è bisogno che ci parli della smaterializzazione.
La Prof. Prickle ne sa molto di più di Lei su quest’argomento. - insinuò Draco
con disprezzo.
- Certo Signor Malfoy, certo. – rispose duramente Rhoxane
– Ma la Prof. Prickle ancora non sa smaterializzarsi portando con sé un’altra
persona. Sicuramente lo imparerà con quelle sue nuove “metodologie” con cui si
riempie tanto la bocca. Ma ora non lo sa fare perché non è una maga abbastanza
potente… resterebbe senza energia a metà strada… -
Il tono della sua voce si era rabbiosamente alzato e la
figura nera, silenziosamente appoggiata alla porta, sorrideva.
- Io invece conosco una persona che lo sa fare… e che lo
sapeva fare anche a vent’anni… Signor Malfoy! - ed i suoi occhi brillavano
d’ira e d’amore.
- Che cosa succede se si consuma tutta l’energia? –
chiese Harry Potter.
- E’ molto improbabile che un mago possa consumarla
tutta. Del resto, sarebbe anche una cosa molto stupida, giacché… niente
energia, niente magie. – il suo tono di voce stava tornando normale.
- L’energia consumata quotidianamente, infatti, si
rigenera continuamente, anche se trascorre un certo intervallo tra il consumo e
la nuova produzione. Si può trattare di pochi minuti, di ore o anche di giorni.
Dipende dall’intrinseca potenza del mago e da quanta energia gli è rimasta. Più
potente è il mago, più veloce è il recupero. Ma se la quantità d’energia
rimasta è molto bassa, il processo di rigenerazione è rallentato, anche in un
mago potente. In estrema ipotesi: se un mago dovesse perdere in un colpo tutta la
sua energia non sarebbe più… un mago. -
- Questo… questo è quello che è quasi successo a…
Voldemort? – balbettò Potter.
- Sì. Voi-sapete-chi ha dovuto usare quasi tutta la sua
energia per respingere l’Avada Kedavra
che aveva lanciato su di te, e che gli è rimbalzata contro grazie all’amore di
tua madre, Harry, che ha sacrificato la sua vita per te. Un altro mago, meno
potente di lui, ne sarebbe rimasto ucciso. Lui, invece, è riuscito a
convogliare in una forma quasi immateriale quella minima energia magica che gli
era rimasta… ed è così riuscito a sopravvivere. Poi, poco per volta, ha
incrementato la sua energia e… -
- Questa è la dimostrazione che i Magi Oscuri sono più
potenti degli altri. – la interruppe ancora Malfoy.
- No! Questo dimostra solo che Voi-sapete-chi è un mago
veramente possente. Ma questo non è certo mai stato messo in discussione da
nessuno. No, i Maghi Oscuri non sono per nulla più potenti degli altri, non in
assoluto, per lo meno, e certamente non tutti. Naturalmente, si può affermare che
siano più determinati a riuscire, laddove gli altri non intendono neppure
provare. Le Arti Oscure sono ritenute più difficili degli altri normali
incantesimi, ma solo perché c’è molta ignoranza, e paura, su questa materia.
Studiandola ed approfondendola, la Magia Nera non è poi più complessa di quella
Bianca. E mi vorrai dare atto, Signor Malfoy, che in questo campo, l’esperta
sono io! – sibilò Rhoxane fulminando Draco.
La figura nera si stava avvicinando alla cattedra.
Poi aggiunse:
- Silente è un Mago la cui potenza è unanimemente
riconosciuta. Anche il Prof. Piton è un mago molto potente… -
Ma Piton era lì, quasi di fronte a lei, come se si fosse
materializzato fra i banchi…. Da quanto tempo la stava ascoltando? Rhoxane si
senti molto stupida quando si rese conto che stava arrossendo.
- Prendo atto degli apprezzamenti che la Prof. Delair mi
sta rivolgendo… - disse sorridendole apertamente di fronte a tutta la classe,
mentre i suoi scintillanti occhi neri le mandavano mille dolci messaggi
d’amore. – Anche se qualcuno potrebbe pensare che non lei sia la persona più
adatta a giudicare proprio me… – aggiunse squadrando con attenzione il giovane
Malfoy, che sostenne fermamente il suo sguardo.
- Io ero solo venuto per avvertire che la campanella è
suonata… e le lezioni sono finite da un pezzo! -
E’ difficile dire se gli studenti fossero più stupiti
dalle parole pronunciate dal loro temuto Professore di Pozioni… o non,
piuttosto, dal suono inusitatamente gradevole della sua voce… ovvero, da
quell’incredibile, e mai visto prima, suadente sorriso che continuava a
persistere sulle sue labbra. Per non parlare della luminosità dei suoi profondi
occhi neri. Fatto sta... che nessuno si mosse.
- Allora… ve ne volete tornare ai vostri dormitori o vi
ci devo accompagnare io, uno per uno? -
“Magari…” fu il pensiero di diverse ragazze.
Il tono usato da Piton, ora, non ammetteva il minimo
indugio ed in pochi secondi l’aula fu vuota.
Rhoxane gli volò tra le braccia.
- Maledetto… da quanto tempo stavi ascoltando? -
- Da molto… molto tempo… - rise lui – Abbastanza tempo da
capire che sei ancora gelosa di Selene… e questo mi piace… - sussurrò appena,
prima di baciarla con passione.
- Sciocchina… sai che non riesco a starti lontano. Mi ero
precipitato qui non appena ho finito la mia lezione…. Ti amo, ti amo, ti amo… -
e la baciò ancora e poi ancora… e non si era nemmeno curato di chiudere la
porta dell’aula.
Selene era entrata e stava battendo le mani, in un gelido
ed offensivo applauso.
- Bene, vedo che non sai resistere un istante senza
strusciarti addosso a quella… -
Piton si voltò di scatto:
- Attenta Selene… non mi provocare… -
- E’ quella che mi provoca. Si mette anche a parlare di
smaterializzazione durante le sue lezioni adesso! -
Rhoxane pensò che Draco era veramente veloce come il
lampo, quando si trattava di andare a riferire qualcosa a Selene.
- Oltretutto, offendendomi esplicitamente e raccontando
un sacco di frottole agli studenti! - aggiunse Selene sempre con maggiore ira.
- Ti avrei offesa se avessi detto il falso. Ma tu non sei
capace di smaterializzarti con un’altra persona… me l’hai detto tu stessa.
Quindi… di cosa ti lamenti? – rispose duramente Rhoxane - E non ho raccontato
nessuna falsità agli allievi. Non me lo permetterei mai! –
- Smaterializzarsi con un’altra persona al seguito a
vent’anni, Rhoxane!!! E’ una grossa invenzione questa… ci possono credere solo
degli stupidi ragazzini. – ripeté con gran disprezzo la giovane maga.
- Rhoxane stava parlando di maghi potenti, Selene, molto potenti. Più di quanto tu non
possa mai neppure immaginare… - sibilò Severus con voce gelidamente
agghiacciante, mentre i suoi penetranti e minacciosi occhi neri la trapassavano
da parte a parte. – Quindi attenta, a prendertela con lei, perché forse sei tu che non sai di cosa stai parlando! -
Selene li guardò entrambi, mentre la sua ira furiosa si
mescolava a paura e a sospetto. Poi si voltò di scatto ed uscì quasi di corsa…
senza proferire parola.
Rhoxane allungò una mano a cercare quella di Severus.
- A volte… mi fai quasi paura… -
Ecco, sembrava ancora una bimba spaventata, ancora una
volta per colpa sua.
La strinse a sé. Avrebbe voluto stringerla forte, quasi
fino a farle male, per farle sentire tutto il suo immenso amore. Ma forse
l’avrebbe spaventata ancora di più. Le accarezzò la nuca ed i capelli e la
baciò dolcemente sulla fronte… poi rimase in silenzio, a lungo, ancora con le
labbra appoggiate sulla fronte di lei.
- Grazie. – sussurrò Rhoxane dopo alcuni minuti – Grazie
dell’amore che mi stai mandando… prima il tuo odio era stato così forte! -
Lui non sapeva cosa dire… avrebbe voluto, avrebbe voluto
non aver mai imparato ad odiare in quel modo… avrebbe voluto non aver
desiderato uccidere Selene. Ma l’aveva fatto, anche solo come un fugace
pensiero di un istante, ma Rhoxane l’aveva percepito. Così mormorò:
- Sei diventata bravissima a capire le mie emozioni.
Perdonami, quando mi sentirai ancora così. Perché temo che accadrà ancora.
Tutte le volte che qualcuno ti minaccerà o cercherà di farti del male…. E
finché dovrò combattere Voldemort… io ho bisogno di coltivare l’odio per lui e
farlo crescere…. E con lui anche il mio potere s’ingrandirà. -
- No Severus. Non è quello il modo. Quello è il percorso
dell’odio che ti ha insegnato Voldemort. Ma non è quello giusto. Devi trovarne
un altro… quello del rispetto per te e per gli altri, quello che permette di
costruire un mondo, e non di distruggerlo. Se la tua potenza di mago si
amplierà nell’ostilità e nel disprezzo… non arriverai a nulla: Voldemort sa
odiare meglio di te. E se tu potessi odiare più di lui… tu saresti il novello
Voldemort! -
Gli occhi di Rhoxane erano seri, terribilmente seri.
-
Ma non è quello l’uomo che io amo. Non sei più tu, quell’uomo. Forse, un tempo
hai rischiato di diventarlo. Ma non l’hai fatto. Allora hai saputo fare la
scelta giusta, Severus, da solo. Ora sei molto più forte di quel tempo… e non
sei più solo. Io sono al tuo fianco. E sono sicura che troverai il vero ed
unico modo per vincere Voldemort. -
Ora gli occhi di Rhoxane, come il cuore, erano pervasi da
una grande speranza che traboccava e invadeva anche lui. Ma non era solo
speranza... era anche un’immane, meravigliosa fiducia nelle sue forze… e
immenso amore.
Ancora una volta… rimase senza parole. E la strinse a sé,
forte. Ma ora sapeva che non le avrebbe fatto più male, né paura. Ora stava
solo provando amore e fiducia. In lei… ed in se stesso.
C’era un’altra strada, oltre a quella dell’odio. Ed era
il cammino che lui avrebbe percorso. Con l’aiuto di Rhoxane. Ed avrebbero
vinto.
*
* *
Quella
sera, per la prima volta, il Prof. Piton cominciò a desiderare d’essere se
stesso, il nuovo se stesso che stava così faticosamente cercando di costruire.
E di esserlo di fronte a tutti. Fingere gli stava diventando sempre più penoso.
Ed aveva già sofferto troppo. Inoltre, gli era ormai assolutamente impossibile
stare vicino a Rhoxane senza avere almeno un minimo contatto fisico con lei:
tenerle una mano, un breve abbraccio, un fuggevole bacio sui capelli…. In
fondo… non aveva nulla da perdere, se non dei nemici. Mentre aveva tanto da
guadagnare.
Così entrò nella Sala Grande mano nella mano con Rhoxane,
sorridente come nessuno l’aveva mai visto prima. La Professoressa Sinistra, la
più giovane e carina fra le insegnanti di Hogwarts prima dell’arrivo di Selene
e Rhoxane, che per anni aveva mangiato al suo fianco ed aveva dovuto sopportare
i suoi antipatici sorrisi, si rammaricò ora di non poter beneficiare di quel
sorriso così attraente e seducente. Anche la Prof. McGranitt, di solito così
marmorea e rigorosa, sembrava contagiata da Piton e sorrideva benignamente.
Silente era al settimo cielo… già, ma lui i sorrisi non li aveva mai lesinati a
nessuno. Selene, invece, era una rigida statua di ghiaccio, che emanava un odio
smisurato. Gli studenti? Beh… quelli si stavano evidentemente divertendo un
mondo, alle sue spalle, e Piton si chiese se non sarebbe mai più riuscito ad
ottenere la disciplina in classe. Del resto se l’era proprio cercata:
l’impassibile e altezzoso mago che disdegnava la compagnia di chiunque… ed ora…
non riusciva a resistere un pomeriggio senza la sua Rhoxane.
Lei, invece, sembrava perfettamente a suo agio ed era… il
ritratto della felicità. Era evidente che si beava del suo sorriso e di quelle
piccole attenzioni, della sua mano che cercava quella di lei… per stringerla
sotto il tavolo, degli intensi sguardi d’amore.
Finita la cena, il desiderio di abbracciarla e baciarla,
fu tale che non riuscì ad aspettare di arrivare in camera… ed in un corridoio,
nascosto in parte da un’armatura, quasi come fosse un ragazzino, la strinse tra
le braccia per baciarla con una bramosia che non riusciva a dominare oltre. Ma
Colin Canon era in agguato… e scattò loro un perfetto primo piano di quel bacio
appassionato.
Quando Piton, disorientato dal flash, lo fissò sbalordito…
il ragazzo parve pietrificato dalla paura e gli tese, con mano tremante, la
macchina fotografica.
Il Prof. Piton rise, rise di gusto in una prolungata e
spensierata risata liberatoria e poi disse:
- Signor Canon, pensi di poter fare due copie anche per
me e la Prof. Delair… se la foto è venuta bene ovviamente… - e riprese a
ridere, abbracciando felice Rhoxane.
Pochi istanti dopo, Colin Canon ricevette la richiesta di
un’altra copia della foto: ma la Prof. Prickle non faceva nemmeno finta di
sorridere. E se anche avesse sorriso, non sarebbe cambiato nulla: l’odio
glaciale che emanava dai suoi occhi sarebbe rimasto inalterato.
*
* *
Il
mattino dopo, Colin Canon arrivò in Sala Grande con un gran fascio di carte e
le appoggiò sul tavolo, sotto lo sguardo attento del fratello Dennis, che
rimase a fare la guardia. Prese due fogli dalla pigna e si diresse al tavolo
degli insegnanti, augurandosi che il Prof. Piton avesse lo stesso fantastico e
gioviale umore della sera precedente. All’apparenza era così: stava imburrando
il pane per la Prof. Delair…. Con pensiero comune a tutti gli altri studenti,
Colin si chiese cosa diavolo stesse succedendo al Professore di Pozioni. Tutti
gli uomini diventavano così quando s’innamoravano? Però Piton era senza dubbio
meglio adesso; forse avrebbero dovuto ringraziare la Prof. Delair… se la cosa
fosse durata sufficientemente a lungo.
Piton
lo aveva visto avvicinarsi con i fogli in mano e lo stava scrutando, con
attenzione. Fu pago di notare che continuava ad incutere un certo timore,
poiché Colin Canon aveva subito rallentato l’andatura, appena accortosi dello
sguardo del Professore. Attese che il ragazzo arrivasse, sempre più lentamente,
davanti a lui e chiese gentilmente, trattenendo a stento un sorriso mentre
richiamava l’attenzione di Rhoxane:
-
Allora, Signor Canon, sei riuscito a fare un buon lavoro ieri sera? -
Rhoxane
sorrise, incoraggiante, anche per conto di Piton.
Il
ragazzo farfugliò poche ed incomprensibili parole e tese i due fogli che aveva
in mano.
I
due professori li esaminarono rapidamente, con divertita curiosità e, dai soavi
sguardi che si scambiarono subito dopo, parvero più che soddisfatti della sua
opera. Anche se il Prof. Piton sembrava, inequivocabilmente, imbarazzato.
-
Grazie Colin… sono foto molte belle. - ed il sorriso di Rhoxane avrebbe potuto
illuminare l’intera Sala Grande.
Il
ragazzo rimaneva immobile.
-
Puoi andare, Signor Canon. Ma la prossima volta che intendi scattarmi una foto,
mi aspetto che tu mia chieda il permesso. Chiaro? - sibilò Piton.
-
Certo Professore… mi scusi. – mormorò Colin fuggendo velocemente via.
Per
quella volta gli era veramente andata bene! Tornato al suo posto ebbe parecchio
da fare, durante la colazione, per distribuire le altre copie della foto. Ma la Prof. Prickle aveva avuto la sua per
prima, quella mattina.
*
* *
Severus aveva accompagnato Rhoxane fino alla sua aula e
l’aveva salutata con un affettuoso abbraccio, mentre gli studenti entravano in
classe. Poi si diresse a lunghi passi veloci verso il sotterraneo: era tempo di
affrontare quella nuova realtà… ed i suoi studenti. Chi c’era alla prima ora?
Quinto anno Grifondoro e Serpeverde. Chissà se il figlio di Lucius aveva ancora
quell’atteggiamento impertinente… e se avrebbe fatto vedere a suo padre la foto.
Ecco, questo sì che era un pessimo pensiero, carico d’antiche preoccupazioni.
Entrò nell’aula, facendo sbattere la porta ancora più
forte del solito, se mai fosse stato possibile, e salì alla cattedra: anche il
minimo sussurro era cessato… ma non il fruscio delle diverse fotografie che
passavano di mano in mano, sotto i banchi.
Aveva una gran voglia di ridere e di confessare a quei
ragazzi quanto era felice. E di guardare un’altra volta quell’imbarazzante
fotografia. E se le avesse sequestrate tutte? Non sarebbe servito a nulla.
Avrebbe dovuto requisire la macchina fotografica di Canon, la sera prima. Ormai
era tardi.
Continuò a scrutare le facce degli allievi. Ignorò quella
delle ragazze: l’unica con un’espressione decente, ma curiosa, enormemente curiosa,
era la Granger. Le altre… meglio stendere un velo pietoso sui loro sorrisi e,
soprattutto, sui loro sospiri: forse Rhoxane si divertiva un mondo ma lui no,
nemmeno un po’. Gli sguardi delle ragazze dell’ultimo anno poi... erano anche
peggio, molto peggio. Lei sosteneva che, alla fine, si sarebbe abituato: ma che
a quel punto, non si sarebbe più tanto divertita lei. Intanto rideva bellamente
del suo disagio. Sulle facce dei ragazzi notò invece curiosità, stupore,
imbarazzo (meno male!), invidia forse. Poi si fermò su quella, fermamente
sprezzante, di Draco Malfoy.
Il giudizio negativo del ragazzo nei suoi confronti era
più che evidente. Piton era certo che avrebbe subito mostrato quella fotografia
a suo padre. Doveva trovare il modo di parlargli da solo.
- Signor Malfoy, ho finto di correggere la tua ricerca
sulle Acridole Mefitiche e la voglio discutere con te, non appena finite le
lezioni del pomeriggio. - esclamò all’improvviso Piton.
- Certo Professore. - rispose Draco. Poi soggiunse,
lentamente:
- Avrei una domanda da farle… -
Mille occhi si girarono verso il ragazzo.
Piton, nonostante il tumulto del suo animo, rispose
impassibile:
- Dimmi Malfoy. -
- Non ci ha mai parlato dei Filtri d’Amore, Professore.
Perché? -
Sussurri e risatine si diffusero nuovamente per la
classe, insieme a stropiccii di fotografie.
- Silenzio! – tuonò Piton, ottenendolo immediatamente – I
Filtri d’Amore non fanno parte del programma del quinto anno, Signor Malfoy.
Come tutte le altre pozioni e misture illegali saranno trattati solo nel corso
dell’ultimo anno. -
- Nonostante siano fuori legge… mi risulta che circolano
parecchio, Professore, forse in questa stessa scuola… - insinuò Draco
subdolamente.
Lo sguardo fulminante che Piton roteò sugli allievi fu in
grado di mantenere un perfetto silenzio.
- Dubito alquanto che la tua affermazione possa
corrispondere a verità, Signor Malfoy. Perché se così fosse, tutti ce ne
saremmo ormai ampiamente accorti. - rispose quindi senza scomporsi.
- Perché? – la curiosità del ragazzo, ora, era genuina.
- Perché un Filtro d’Amore, tra le mani di un ragazzo
incosciente, recherebbe un tale danno che in pochi giorni l’intera scuola
sarebbe in subbuglio. - chiarì pacatamente Piton.
- E se fosse una donna ad averlo tra le mani? – replicò
il ragazzo.
Piton non riuscì proprio a trattenere una risatina: Draco
stava pensando che Rhoxane gli avesse propinato un filtro d’amore. Chissà se
c’era anche lo zampino di Selene. Guardò il ragazzo con aria di sfida, mentre i
suoi occhi scintillavano pericolosamente e chiese, in tono imperturbabile:
- E dimmi, Signor Malfoy, avresti per caso in mente un
nome preciso? -
Il silenzio era di tomba. Piton si chiese se i suoi
studenti stessero ancora respirando.
Attese a lungo… ma nessuno ruppe quel silenzio.
-
Bene. Allora vi spiegherò alcune cose sui Filtri d’Amore e sul perché sono
stati dichiarati illegali. Esistono due tipologie di filtri: i veri Filtri
d’Amore e gli Infusi d’Innamoramento. L’effetto del Filtro è così evidente che
solo la “vittima” non si accorge d’essere tale: ogni sua volontà è annullata ed
il suo solo interesse diventa la predefinita persona “amata”. Ma l’Amato spesso
perde interesse per la “vittima”, diventata ormai una persona vuota, totalmente
disinteressata alla vita. -
Gli occhi dei ragazzi erano incollati ai suoi e nessuno
fiatava. Né si muovevano le fotografie. Questo era già un buon successo.
- L’effetto del Filtro è invece di lunga durata, a volte
anche irreversibile, e può anche essere letale se sono sbagliate le dosi o le
misture degli ingredienti, cosa che spesso accade, in considerazione della
stupidità delle persone che di norma ne fanno ricorso. Mi sembra quindi ovvio
quali siano stati i motivi morali, prima, e di tutela della salute in seconda
battuta, che hanno portato a dichiarare fuori legge l’uso di queste particolari
pozioni già da centinaia d’anni. -
Piton passò di nuovo in rassegna i volti dei suoi
studenti, soffermandosi poi su Draco.
- Dopo queste brevi spiegazioni, Signor Malfoy, sono
certo che converrai con me che la Prof. Delair non mi ha somministrato alcun
Filtro d’Amore, altrimenti non sarei assolutamente in grado di tenere questa
lezione. –
- E gli Infusi d’Innamoramento? – ribatté prontamente
Draco.
Piton sbuffò.
- Anche gli Infusi sono vietati. Sono stati sviluppati
solo di recente ed il loro effetto è molto più blando del Filtro, ma più
subdolo: inducono una sorta di “dipendenza” fisica o psichica, e talvolta anche
entrambe. Agiscono come una droga che s’insinua lentamente nella mente e nel
corpo e rende dipendente la vittima, che cercherà, di propria iniziativa, di
soddisfare il suo intenso desiderio, artificialmente creato, verso una
determinata persona. Ma naturalmente… - e fissò intensamente Draco - … io non
sarei così stupido da bere un Infuso senza riconoscerlo al primo sorso, o
addirittura dall’odore stesso! – terminò pacatamente Piton.
La delusione negli occhi di Draco era evidente: forse
avrebbe preferito credere alla versione del Filtro magico. Ma più tardi gli
avrebbe parlato….
- Se ora non ci sono altre sciocche domande, vorrei
finalmente iniziare la mia lezione. – concluse serenamente Piton – E chiedervi,
di grazia, di voler riporre quelle fotografie, almeno fino alla fine della mia
ora. -
E, finalmente, Piton si concesse un divertito sorriso,
mentre osservava i volti soffusi di rossore delle sue allieve. Con quella
classe era sicuro che non avrebbe avuto ulteriori problemi. Doveva solo
sistemare le cose col figlio di Lucius.
Nel pomeriggio, alla fine delle lezioni, Draco si recò
come concordato dal Prof. Piton che lo aspettava nel suo studio.
- Eccomi Professore. Voleva parlarmi della mia ricerca.
Ci sono dei problemi? – chiese dubbioso.
- Vieni Draco. Non è della ricerca che voglio parlarti. -
dichiarò Piton spazzando subito il campo dagli equivoci. - … ma della Prof.
Delair. -
Draco sospirò: si era proprio cacciato nei guai.
- Ti sembra così strano il mio comportamento… da credere
che potessi essere sotto l’effetto di un Filtro o di un Infuso? - gli chiese
gentilmente.
- Io… non so Prof. Piton, ma…. Il suo comportamento negli
ultimi giorni… non mi sembrava regolare… cioè non è consono all’idea che io ho
di lei… Professore. Lei… lei è anche un… - Draco balbettava non sapendo più
come finire la frase.
- Un Mangiamorte. Proprio per questo, Draco, credi che
non saprei riconoscerli a prima vista… che non saprei resistere ed oppor loro
la mia suprema volontà? – bisbigliò Piton.
- Ma… ma lei, Professore, sembra… sembra perdutamente
innamorato! – esclamò il ragazzo arrossendo lievemente.
Piton sorrise:
- Non hai mai pensato quanto mi è utile essere l’amante
della Delair, considerato il rilievo che ha suo padre nell’organizzazione
contro Tu-sai-chi? - continuò senza scomporsi - Inoltre mi garantisce,
ulteriormente, la fiducia di Silente. Quella donna… non è poi niente male… - e
gli strizzò l’occhio, con un sottinteso da uomo ad uomo.
- Ma, soprattutto, lei è molto interessata alle Arti
Oscure… e a Tu-sai-chi. Non escludo che, presto, il Signore Oscuro possa avere
un nuovo adepto. -
- Credo di capire ora. – mormorò Draco – Mi scusi
Professore. -
- Non hai nulla di cui scusarti. Sei un ragazzo in gamba.
Vai ora! -
Draco non se lo fece dire due volte e scomparve in un
attimo.
- Sono io che devo scusarmi con te Draco. – mormorò
sottovoce Piton, ormai solo.
– Perché ti sto ancora usando per i miei fini. Deve
essere molto pesante, per te, essere il figlio di Lucius Malfoy. Ma sei un
ragazzo intelligente Draco. Usa la tua testa… ti prego. Non commettere anche tu
il mio errore! -
I suoi occhi erano lucidi. Avrebbe voluto poter fare
qualcosa per quel ragazzo… e invece stava rendendo la sua scelta ancora più
tormentata.
Rhoxane stava guardando
fuori della finestra: la luna, molto luminosa quella sera, stava facendo
capolino dalle nubi che, scure e cariche di pioggia, si rincorrevano veloci nel
cielo notturno.
Severus le era arrivato silenziosamente alle spalle ed
ora la teneva abbracciata, sfiorandole i capelli con le labbra.
Era bello, ogni sera, rimanere solo con la sua donna.
Dopo cena, a volte passeggiavano per il parco, oppure percorrevano lentamente i
corridoi solitari del castello. Un paio di volte erano anche usciti con le
scope, ma ormai il tempo era troppo rigido per continuare quei giri eccitanti.
Fare l’amore, quasi ogni sera, alla luce del caminetto,
oppure restare a lungo abbracciati in silenzio, come stavano facendo in quel
momento, o, ancora, parlare per ore: del suo oscuro passato, dei felici e
tranquilli ricordi di lei, del loro presente e del futuro.
Certamente stava trascurando molto i suoi doveri di
Direttore della Casa di Serpeverde e si faceva vedere raramente nella loro Sala
Comune, forse anche perché Selene era quasi sempre là. Quella donna aveva uno
strano ascendente sul giovane Malfoy. Già, il figlio di Lucius.
All’improvviso ruppe il silenzio:
- Sono preoccupato per Draco Malfoy. Quel ragazzino è
sottoposto a forti pressioni da parte di suo padre. Lucius ha grandi attese su
di lui… e lo sta inesorabilmente spingendo tra le braccia di Voldemort. –
Severus sospirò:
- Anch’io poi… mi ci sono messo, a rendergli più
difficile la vita… dicendogli esplicitamente che sono un Mangiamorte. - e le
raccontò dell’aiuto chiesto a Draco per fissare l’incontro con Lucius e poi del
filtro d’amore.
- E’ un ragazzo in gamba, Severus, abbi fiducia in lui. -
- Anch’io lo ero… eppure ho sbagliato. Il giovane Malfoy
è su una brutta china. Vorrei tanto poterlo aiutare… indirizzare… ma non so… -
- Non puoi intervenire, non sarebbe giusto. E’ solo lui
che deve decidere del suo futuro. -
- Tu non capisci Rhoxane. Quale scelta non potrà mai
compiere se conosce solo una verità! E quella sbagliata, tra l’altro! -
Severus scosse la testa, poi continuò, sempre con voce
preoccupata:
- Abbiamo anche un altro problema: Voldemort. Presto
saprà di noi… e la cosa non gli piacerà. Per questo ho raccontato a Draco quel
mucchio di falsità su noi due. -
- Voldemort controlla anche la vita amorosa dei suoi
adepti? Bisogna avere il suo permesso per avere una donna? – domandò sorpresa.
- Voldemort ambisce a conoscere ogni fatto ed emozione
della vita dei suoi servi, per penetrare profondamente in loro e possederli,
vivendo così, in parte, la loro esistenza. Anela ad un controllo totale, ma
inavvertibile per le loro coscienze, tramite il quale può indirizzare e controllare
scelte ed azioni, per essere certo che i suoi fini siano sempre perseguiti e
premessi a qualsiasi altra aspirazione. -
Rhoxane lo stava guardando sconcertata.
- Non ho bisogno d’alcun permesso per fare l’amore con
te. Ma dovrei avere il suo implicito consenso per amarti. Perché questo
sentimento, coinvolgendomi profondamente, potrebbe distrarmi dai traguardi che
lui ha preordinato per me. Inoltre, potrebbe valutare che tu, per qualche
motivo, non sia adatta a me. -
- Quindi hai deciso di mentirgli… e intanto fai avere il
messaggio a Malfoy tramite suo figlio. - rispose scettica Rhoxane.
- Esatto. Per ora non ho idee migliori. – sibilò Severus,
con occhi di brace ed alquanto insoddisfatto di sé.
Lei lo abbracciò, accarezzandogli i lunghi capelli neri e
sussurrò semplicemente:
- Ti amo. –
- Anch’io ti amo. Solo, temo che il mio amore possa non
essere sufficiente a proteggerti da Voldemort. Stando al mio fianco corri degli
enormi rischi... - mormorò sottovoce, con voce roca - … ed ho tanta paura! -
- Io non ho paura… e so che tu mi proteggerai. In ogni
caso… sono disposta a pagare qualsiasi prezzo in cambio del tuo amore. E non mi
tirerò indietro, quando sarà il momento. –
Il tono di Rhoxane era deciso ed i suoi occhi verdi erano
pieni della luce della luna… e di uno spirito battagliero.
- Come sei bella! – mormorò. Poi si chinò a sfiorarle le
labbra, i capelli, il viso… e cominciò lentamente a spogliarla, con languida
lentezza, sfiorando e baciando la sua pelle a mano a mano che emergeva dai
pesanti abiti. Piano piano si trovò in ginocchio, davanti a lei, ormai
completamente nuda. Lei aprì gradualmente le gambe offrendosi al suo bacio… a
quel bacio intimo e profondo che sapeva trascinarla in quell’intensa estasi…
*
* *
Pochi giorni dopo giunse, certo non inaspettata, la
seconda chiamata di Voldemort.
Severus stava terminando la sua ultima ora di lezione
quando l’intenso bruciore del marchio lo colpì all’improvviso: liberò gli
allievi in anticipo e si precipitò da Rhoxane, interrompendone l’insegnamento.
Rhoxane già lo stava attendendo e le bastò incrociare per un istante quegli
ardenti occhi neri per capire tutto. Il mago la strinse forte a sé, davanti
agli stupefatti studenti, poi la trascinò fuori dell’aula.
L’interminabile bacio di Severus, spiato e condiviso
anche da tutti gli allievi, accalcati dietro la porta, conteneva tutto il suo
appassionato ed intenso amore… e la sua paura. Rhoxane rispose con la sua
fiducia e la speranza. Gli accarezzò quindi i lunghi capelli neri,
sistemandogli quella ciocca sempre ribelle e sussurrò, con amore:
- Ti aspetto… torna presto. -
Ma i loro occhi, messaggeri dei cuori, si dissero molto
di più…
*
* *
Voldemort lo stava aspettando nel suo nuovo rifugio, che
Severus non aveva mai visto. La potenza del richiamo dell’Oscuro Signore era
tale da permettere, ai suoi servi, di materializzarsi anche in luoghi a loro
sconosciuti. Sembrava essere la sala centrale di un’antica fortezza, con i suoi
possenti e freddi muri di pietra grigia ed il pavimento quasi levigato dagli
incalcolabili passi che l’avevano calcato nei secoli. Alcune torce,
dall’ambigua luce verdognola, erano infilate nei sostegni infissi nel muro
massiccio, mentre nel grande braciere centrale infuriava un fuoco rosseggiante
che non riusciva neppure ad intiepidire il gelido ambiente, ma creava lunghe ed
inquietanti ombre che serpeggiavano, intricate e contorte, sulle pareti e sul
soffitto.
Severus avanzò fino ad inchinarsi, come dovuto, davanti
all’Oscuro, baciando l’orlo della sua veste.
Quindi rimase in ginocchio, sollevando gli occhi nel
sanguigno sguardo di Voldemort che, con lentezza, si rivolse a lui con tono
indolente:
- Stavo pensando al tuo pugnale Severus… dovrà quindi
rimanere inutilizzato? –
- Non ho detto questo Signore: solo che non intendo più
dimostrarti la mia fedeltà uccidendo a freddo, o torturando, dei babbani
innocenti… -
- Nessun babbano è innocente. - sibilò Voldemort,
accentuando ogni parola.
Piton non abbassò gli occhi e rimase, silenzioso, in
attesa. Ma Voldemort non aggiunse altro.
- In ogni caso, non lo farò! – disse infine con fierezza,
rialzandosi.
Un vago sorriso aleggiò sulle labbra sottili di
Voldemort:
- Mi ricordo, Severus, di quanto tu sappia essere
ostinato… e, per ora, non te lo chiederò! Vediamo cos’altro hai da offrirmi. -
- Informazioni… ed altre forme di conoscenza. -
- Professore di Pozioni a Hogwarts…. Mi piacerebbe
assistere ad una tua lezione. -
- Non è ai miei allievi che regalo quel tipo di
conoscenza. – disse Piton fissando intensamente i rossi occhi infossati di
Voldemort, che brillavano d’interesse. Estrasse un piccolo involucro di velluto
cremisi da una tasca nascosta del suo mantello e lo poggiò sul ripiano vicino
al braciere. Quindi cominciò lentamente a svolgerlo, sotto lo sguardo attento
dell’Oscuro, finché ne emersero alcune provette. Ne sollevò due tra le mani,
una contenente un opaco liquido nero e l’altra un liquido rosso intenso, e le
esaminò alla luce del braciere.
- Ecco la mia conoscenza… cinque gocce della nera
elargiranno ad un uomo l’ingannevole sonno della morte, ma tre gocce della
rossa, se date in tempo, lo restituiranno alla vita. Ecco il filtro della Morte
Apparente ed il suo Antidoto. Nessuno potrà mai distinguerla dall’irrevocabile
e immutabile morte. E sonno eterno sarà, solo se l’antidoto non sarà
somministrato entro un’ora. Altre formulazioni della stessa pozione possono
dilatare questo tempo fino ad un massimo di ventiquattro ore. Non credo sia
necessario spiegarti, Oscuro Signore, l’utilizzo che puoi farne, soprattutto
tenendo conto che la persona in preda alla Morte Apparente conserva,
perfettamente integre, tutte le capacità mentali, e i suoi cinque sensi. –
Così dicendo Piton pose le due preziose provette tra le
lunghe e sottili dita che Voldemort aveva teso, avido, verso di lui, mentre gli
ingiungeva:
- Voglio una dimostrazione, adesso! -
- Chiama uno dei tuoi servi e te ne fornirò la prova. -
- Tu, sei un mio servo. Ed è su te stesso che la
sperimenterai. - disse brutalmente.
Piton inarcò un sopracciglio studiando l’imperscrutabile
viso dell’altro: se avesse voluto ucciderlo, quello sarebbe stato un modo
alquanto stupido; inoltre si sarebbe giocato la possibilità di ottenere da lui
la formula e di conoscere le funzioni delle altre pozioni che erano rimaste sul
ripiano. No, Voldemort voleva solo metterlo, ancora una volta, alla prova. E,
magari, giocare con lui, attendendo fino all’ultimo istante prima di
somministrargli l’antidoto. Un divertimento pericoloso e crudele, ma pur sempre
un gioco, al quale lui era obbligato a giocare, volente o nolente. Ringraziò di
aver portato la formulazione più blanda di quella pozione… e di averla
minuziosamente e correttamente testata.
Si avvicinò risoluto a Voldemort che già aveva il
contagocce pronto nella mano… ed ingoiò le cinque gocce nere. Quindi cadde a
terra di schianto, privo di sensi.
Quando rinvenne, Voldemort era chino sopra di lui e stava
controllando ogni suo segno vitale… e sembrava soddisfatto, molto soddisfatto.
Quindi gli rivolse un piatto sorriso indicandogli la clessidra. Infine se ne
andò e lo lasciò solo.
Piton sapeva che se si fosse concentrato su
quell’immagine sarebbe stato peggio, così cercò di mettere a fuoco su un piano
più lontano… e scoprì che non era solo: Lucius Malfoy era appena entrato nella
grande e fredda sala e si stava dirigendo verso di lui, con un sorriso crudele
sul suo bel volto.
- Severus, amico mio. Il nostro Signore vuole che ti
tenga compagnia in questa tua ultima ora. Anzi... - e Lucius prese in mano la
clessidra – ormai saranno poco più di quaranta minuti! - e gliela mise davanti
agli occhi.
La polvere dorata scendeva vorticosamente, trascinando
inesorabilmente con sé il suo tempo.
Avrebbe voluto poter chiudere gli occhi, o guardare
altrove, ma Lucius riempiva completamente il suo campo visivo.
Lo guardava, cercando di trovare un indizio, seppur
minimo, che lui fosse ancora vivo. Poi scosse la testa ed esclamò:
- Per me, sei realmente morto. Se invece sei vivo, e puoi
sentirmi, ti faccio i miei complimenti: sei sempre stato veramente in gamba con
filtri e pozioni. -
Lucius andò quindi a curiosare tra le provette sul
ripiano.
Il tempo sembrava non trascorrere, eppure aveva paura a
mettere a fuoco la clessidra, che era sempre davanti ai suoi occhi. Lucius era
uscito dal suo campo visivo, ma era rimasto nella stanza: dal fruscio che
sentiva, probabilmente, stava leggendo.
Ancora un interminabile lasso di tempo… o erano solo
pochi minuti? Sentiva freddo, su quel gelido pavimento… ed era anche
orribilmente scomodo: propinare quella pozione per la durata di molte ore
poteva essere un supplizio molto peggiore di quanto non avesse mai supposto.
Poi il fruscio della carta cessò. I passi si diressero di
nuovo verso di lui ed il viso di Lucius, col suo sorriso beffardo, fu di nuovo
nel campo visivo.
- Non perderò altro tempo a parlare con te: questa volta
credo proprio che tu abbia commesso un errore. Peccato, eri un rivale
interessante, l’unico alla mia altezza, e sarebbe stato bello sfidarti… per
dimostrarti, alla fine, che sono io il migliore. -
Osservò la clessidra:
- Il tuo tempo è ormai alla fine. Mi chiedo se sia il
caso di andare a chiamare Voldemort… oppure… -
Lucius Malfoy si bloccò repentinamente ed osservò
attentamente gli occhi di Piton: per un fugace istante aveva avuto
l’impressione di cogliere un lampo d’odio in quei vacui occhi spalancati.
- No… mi sono sbagliato. - mormorò sottovoce mentre
usciva rapidamente dalla stanza.
Un istante dopo Piton vide di nuovo la clessidra: ora era
nelle mani di Voldemort, chino su di lui, insieme alla provetta col liquido
cremisi. Su quel volto era dipinto un ghigno crudele mentre osservava, con
calma, gli ultimi granelli di polvere dorata scorrere via velocemente… e poi,
con lento indugio, apriva la provetta… lasciando infine cadere le tre agognate
gocce sulle sue labbra riarse.
Piton si trovò, per alcuni istanti, a lottare con forza
per riuscire a respirare, mentre una nebbia scura sembrava avvolgerlo ed
ottenebrare i suoi sensi. Poi tutto cessò all’improvviso e fu nuovamente in
possesso delle sue facoltà, fisiche e mentali.
- Spero che tu sia soddisfatto di questa dimostrazione,
Lord Voldemort. - disse freddamente.
L’Oscuro lo stava studiando accuratamente, mentre un
sorriso compiaciuto si delineava sul suo pallido volto.
- Come sempre, Severus. Sai che apprezzo questa tua
sottile arte… l’unica cosa che non sono stato io ad insegnarti! Così come
riconosco e valuto il tuo coraggio e, soprattutto, la tua intelligenza. Tu
sapevi a priori che non ti avrei lasciato morire. –
- Anch’io ammiro la tua intelligenza, Signore, e la tua
sottile crudeltà. – rispose Piton con fierezza.
- In quanto a te, Lucius, – disse sarcastico, voltandosi
adagio verso di lui – volevo ringraziarti dei complimenti che mi hai fatto,
prima, e ricordarti che, quando vorrai sfidarmi, io sarò pronto. -
- Lucius, Lucius…. - mormorò blandamente Voldemort – Ti
avevo chiesto di tenere compagnia a Severus… non di provocarlo! Io voglio che
voi siate amici… molto amici… -
- Lo sai che i tuoi desideri sono ordini per me. – sibilò
Malfoy mentre si avviava all’uscita.
Voldemort tornò ad osservare Severus mentre i suoi occhi
riprendevano a luccicare come rubini:
- Quale altra interessante pozione vuoi mostrarmi ora… e
potresti anche provarla su Lucius, se vuoi… - e la sua voce era un flautato
sussurro d’indifferenza.
Piton sorrise fra sé: chissà perché, ma il senso
dell’umorismo dell’Oscuro non si accordava mai alle espressioni del suo volto.
Quindi spiegò, con tono impassibile:
- La provetta col liquido verde chiaro contiene un
Veritaserum molto più potente e veloce di quello del Ministero. -
“Intanto è inutile… già quella del ministero scioglie la
lingua a chiunque, questa almeno non lascia strascichi di mal di testa.”
- Ti consiglio di provarlo su Lucius, mio Signore. Forse
potresti… trovarne divertente l’esito. O su di me, per esser certo della mia
fedeltà. E’ molto concentrato e ne basta una sola goccia. - e gli porse la
provetta.
Era quella la pozione che aveva sperato che Voldemort
avrebbe voluto testare su di lui. Sarebbe stata un’ottima idea: perché per
quella pozione esisteva un antidoto. E ne aveva appositamente bevuta
un’abbondante dose.
- Avremo tempo per fare questi esperimenti Severus. –
rispose l’altro, imperturbabile – Ora continua. –
- Il liquido turchese è ancora in via di sperimentazione:
amplifica le capacità ricettive e di empatia. Dieci gocce danno un effetto per
circa 24 ore. Quando il mio lavoro sarà terminato, avrò creato un filtro per
leggere nel pensiero. -
Quella però era la prima versione del filtro, non certo
quella evoluta che stavano usando adesso lui e Rhoxane. Ma avrebbe ugualmente
attratto Voldemort che, infatti, ascoltava rapito: nessun incantesimo, mai,
aveva permesso tale facoltà.
- Il liquido trasparente, infine, è un’evoluzione della
Pozione Rigenerante. Va però utilizzata prima, e non dopo l’evento che logora
l’energia magica. In pratica è una Pozione Protettiva che permette un’efficace
riduzione del consumo di forza magica. -
“Ma questo solo se si trattasse della vera pozione… e non
questa che ha solo un effetto molto blando…ma ci vorrà del tempo per accorgervi
che non funziona…”
Così dicendo, Piton consegnò a Voldemort tutte le
provette contenute nell’involucro di velluto.
- Raccontasti a Malfoy anche di antichi incantesimi
ritrovati, Severus. – incalzò Voldemort mentre faceva sparire le provette con
un cenno delle sue lunghe dita.
- Diverso tempo fa avevo trovato antichi libri di Magia
Nera, Signore, a Nocturn Alley. Però mancavano alcune pagine e contenevano
un’oscura e dimenticata lingua. Recentemente ho invece trovato, nella biblioteca
di Hogwarts, uno strano libretto, pieno di icone e segni visivi. Ho scoperto
che può quasi fungere da traduttore per quell’antico idioma. Ci sto lavorando,
ma avanzo lentamente… un solo piccolo errore, nella traduzione, potrebbe essere
fatale. - rivelò Piton con voce tesa, verificando l’effetto delle sue parole su
Voldemort. Se lo conosceva bene… doveva essere assai esaltato da quanto gli
raccontava: nuovi incantesimi sconosciuti significavano nuovo terrore ed era la
paura ad aprire la strada al potere ed al controllo di Voldemort sul mondo.
- Che tipo d’incantesimi e quale magia? –
- Una magia antica di cui si è persa la memoria,
anteriore ancora all’aleatoria separazione fra Magia Bianca e Magia Nera. Sono
incantesimi di morte e d’invisibilità. - precisò Piton con voce sempre più
profonda e cupa. - Ma vi è anche uno strano Incantesimo d’Accrescimento, che
permette di far sviluppare i pensieri, i sentimenti e le emozioni ad
un’incredibile velocità. Basterebbe gettare un minuscolo seme di odio e poi
farlo germogliare e crescere a vista d’occhio nel cuore di una persona… o nel
mondo! -
Piton tornò a controllare l’esito delle sue parole:
nonostante il viso di Voldemort restasse imperscrutabile, lui notò una vena che
pulsava leggermente sulla tempia, mentre le labbra erano appena schiuse e le
narici lievemente dilatate. Tutti indizi dell’interesse e dell’eccitazione di
Voldemort.
- Infine, un ultimo incantesimo, di grand’utilità nella
smaterializzazione: serve a visualizzare preliminarmente il luogo dove
materializzarsi e dovrebbe renderla possibile anche quando il mago non sia mai
stato prima in quel posto. Ma tu, forse, non hai bisogno di quest’espediente,
Signore. – soggiunse Piton accennando un lieve inchino. – Ma, come ti ho
accennato prima, devo ancora perfezionare la traduzione di quell’antico
linguaggio, prima di poter completare le formule. –
Voldemort si avvicinò ed emise un impercettibile sospiro,
mentre gli appoggiava una mano sulla spalla:
- Sono contento che tu sia nuovamente con me, Severus. Mi
mancava la tua colta e raffinata compagnia ed avevo nostalgia delle nostre
erudite ed eccellenti discussioni. Mi aspetto che tu, presto, riporti qui i miei preziosi libri… -
- Quelli che ho potuto salvare dalla furia degli Auror,
Lord Voldemort, dopo che hanno depredato e distrutto i tuoi rifugi. –
Il gesto d’irritazione dell’Oscuro prometteva vendetta e
castighi, ma la sua voce era piatta:
- Ricostruirò tutto il mio sapere, col tuo aiuto. E la
mia potenza sarà tale… che oscurerà quella di qualsiasi mago prima di me. Tu mi
sarai molto utile in quest’incarico: apprezzerò la tua intelligenza ed il tuo
sapere più del tuo braccio. Ma ci sarà un tempo, Severus, in cui ti chiederò di
usare ancora il tuo pugnale per me. Avrai il coraggio di farlo? –
- Il coraggio, Lord Voldemort, non mi è mai mancato, né
mi mancherà! – rispose orgogliosamente.
“Questo è certo. E’ sulla mia volontà, che avrei seri
dubbi, se fossi in te.”
- Ci sarà anche la tua volontà, Severus, al mio servizio,
in quel momento? – chiese con voce sempre immutabile.
Gli occhi di Voldemort non gli erano mai sembrati così
purpurei ed accecanti: era in quei momenti che provava sgomento davanti a lui.
Ma era certo che Voldemort non avesse accesso ai suoi pensieri. Anche lui era
un uomo, solo un mago. Un mago molto intelligente, acuto e penetrante. Ma solo
un uomo. E lui sapeva, e doveva, reggerne il confronto.
- Sì, ci sarà, Mio Signore. – affermò con voce risoluta,
mentre chinava il capo in un rispettoso inchino che gli permetteva di sottrarsi
a quei severi occhi inquisitori.
- Me lo auguro, Severus. E, soprattutto, lo auguro a te. – Ed ora, la voce di Voldemort era
molto minacciosa.
-
Tu sai bene di godere, di aver sempre goduto, di un inusitato grado di libertà,
tra i miei adepti. Perché non voglio offendere la tua intelligenza imponendoti
quel totale controllo che, invece, pretendo di avere su tutti gli altri esseri
inferiori, come sono i miei servi. Manovrare i loro sentimenti e le loro
emozioni è un gioco piacevole e stimolante. Solo a te e Lucius, e a pochi
altri, concedo ed ho concesso il diritto di pensare, scegliere e decidere. Tu e
Lucius siete due maghi molto potenti e non siete mai stati veramente amici.
Certo, non è stata tua, la colpa: l’ambizione di Lucius gli fa vedere in te
solo un rivale. Questo è il pericolo che corre Lucius: d’essere accecato dalla
sua stessa ambizione e dal desiderio del potere. Perché è al potere, per il
potere stesso, che lui anela. E’ il mio posto, che vuole. Ma non si rivolterà
mai, contro di me. Non fin quando io sarò sufficientemente potente da servire
ai suoi scopi, per ricoprirlo di onori e ricchezze, dandogli la necessaria
copertura ed attirando su di me l’odio dei più. –
Voldemort
si era interrotto, all’improvviso, e lo stava scrutando.
Non gli aveva mai parlato così apertamente. Non che
quanto gli stesse dicendo gli fosse sconosciuto, tutt'altro. L’aveva capito, da
solo, ormai da tanti anni.
-
Lucius non è cambiato per nulla in questi anni. Ma tu, Severus… tu mi sembri
molto cambiato… forse troppo. – sussurrò pericolosamente.
- Sono un uomo ora… non più un ragazzo. – rispose
tranquillo Piton.
- A quel tempo, tu cercavi il sapere e la conoscenza. Non
era il potere che t’interessava. Che cosa cerchi, ora? Perché sei tornato da
me? – ed il tono piatto ed indifferente della sua voce era smentito dallo
scintillio degli occhi.
- I miei motivi non sono mutati. – rispose senza
esitazione.
- E’ la tua conoscenza che è mutata, Severus Piton. –
disse Voldemort con voce tagliente – Ora, forse, mi rimane ben poco… da insegnarti.
–
- Forse. Ma possiamo imparare ancora molto, insieme,
unendo le nostre conoscenze e intelligenze. Insieme, possiamo forse arrivare
dove tu, da solo, ancora non sei arrivato. –
- Il sapere totale è… potere. Ed io non intendo
condividerlo con nessuno. – sibilò l’Oscuro.
- Con Malfoy hai deciso di correre il rischio… e non lo
temi. Non posso credere che tu abbia paura di me! – Affermò con voce sicura.
Poi soggiunse, quasi in un sussurro:
- Quando saremo ad un passo dal supremo sapere… potrai
sempre chiedermi di usare il mio pugnale… e forse vorrai che io lo rivolga
contro di me… -
Voldemort tornò a studiarlo, gli occhi ridotti ad una
fessura d’intensa luce rossa.
- Forse…forse… -
Seguì un lungo silenzio. Infine, Voldemort lo congedò.
- Se non hai altro da aggiungere… puoi andare. Ti
chiamerò presto. –
Non poteva andar via senza dirglielo. Certo, lui già
sapeva di Rhoxane… ed era questo che aspettava.
- Una cosa, ancora. C’è una maga, la figlia di Esprit
Delair. E’ la mia amante. – disse con voce inespressiva, augurandosi che anche
il suo volto lo fosse altrettanto.
Voldemort annuì lentamente, imperscrutabile come sempre.
- E’ molto interessata alle Arti Oscure… e a te, Signore.
Suo padre è un grande amico di Silente ed è sempre alla guida dei tuoi oppositori.
Quella donna… mi piace, ma, soprattutto, mi può essere molto utile. Anche
Silente mi crede… innamorato. – ed un beffardo sorriso obliquo attraversò per
un istante il suo viso.
L’Oscuro rimaneva chiuso nel suo impassibile silenzio.
“Parla, maledizione… dì qualcosa!”
- Bene Severus. Puoi andare, adesso. Ma attento a quella
donna: per troppo tempo sei rimasto solo con te stesso… -
- I sentimenti offuscano la ragione, Lord Voldemort. Io,
invece, sono perfettamente lucido. E tale rimarrò. –
Così dicendo s’inchinò un’ultima volta, prima di
smaterializzarsi.
*
* *
In fondo alla sala, dietro gli imponenti archi, Lucius
Malfoy stava meditando sulla conversazione che aveva appena carpito. Non si era
affatto sbagliato: Piton era un rivale molto pericoloso, il suo unico avversario. Ma avrebbe presto
trovato il modo per liberarsene: Draco gli aveva già parlato di quella donna…
forse, quella, era la via da
percorrere. Ciò che Voldemort pensava di lui, invece, non era una novità: ciò
che gli bruciava, infinitamente, era invece la stima che l’Oscuro Signore
sembrava provare per Piton!
Lucius Malfoy era ormai arrivato a Hogwarts. Ed era lì
per un ottimo motivo: trovare un modo, un qualsiasi modo, per liberarsi
definitivamente di Severus Piton, il suo vecchio “amico” che, nuovamente, era
tornato ad essergli rivale. Antagonista nella lotta per la stima di Voldemort…
e rivale nella sua scalata al potere. Aveva pensato di essersene liberato,
quando non si era presentato a quella prima chiamata di Voldemort “risorto”.
Invece era tornato. Ed era anche riuscito ad avvalersi proprio del suo aiuto
per farlo… e non aveva nemmeno potuto negarglielo. Era tornato ed era subito
riuscito a recuperare la fiducia di Voldemort… e la sua stima, soprattutto.
Malfoy camminava velocemente nel parco e stava frustando
con rabbia l’erba col suo bastone.
Ora doveva riuscire a liberarsi di Piton, oppure trovare
un modo per minare alla base la stima che Voldemort nutriva per lui. Ma non
poteva competere sul suo terreno: pozioni e vecchi incantesimi… maledizione!
Severus era sempre stato maledettamente in gamba, figuriamoci poi dopo tutti
quegli anni che aveva passato in “ibernazione” sotto l’egida ed il controllo di
Silente. Si era sempre chiesto come avesse fatto, come avesse potuto ridursi a
vivere, o meglio, a non vivere in
quel modo…. Ma forse Severus era veramente diverso, forse era veramente il
sapere la sua unica ambizione…. E, certamente, di tempo per studiare ed
apprendere ne aveva avuto tanto… ma tanto davvero!
Però ora c’era quella maga, la figlia di quel maledetto
Auror che per anni aveva continuato a cercare di incastrarlo, dopo la caduta di
Voldemort. Quella donna, forse, poteva rivelarsi utile. Se fosse risultato che
l’interesse di Piton andava ben oltre a ciò che lui aveva dichiarato a
Voldemort… se fosse stato veramente innamorato di lei? Come aveva sostenuto
Draco, stupito dall’incredibile comportamento del suo professore di Pozioni. E
quella fotografia che gli aveva mostrato… ma che passione Severus! E Lucius
sogghignava tra sé, ripensando al tatto di Voldemort: “… per troppo tempo sei
rimasto solo con te stesso…”
Certo a lui non risultava che Piton avesse avuto una
donna… almeno non dalla caduta di Voldemort in avanti! D’accordo che Severus
era sempre stato un tipo molto riservato e discreto in tema di gentil sesso…
però… ma quando mai ce l’aveva potuta avere se era sempre rintanato in quel suo
gelido sotterraneo? Non le giovani allieve… proprio non ce lo vedeva… no, non
era il tipo! Eppure era certo che le donne gli piacessero, perlomeno quand’era
a scuola gli piacevano… e quella foto svelava molto anche sui gusti del
presente…. Però ora, dopo così tanti anni, Piton forse si trovava in una
situazione di particolare fragilità… forse il sospetto di Draco poteva anche
non essere così sbagliato! Possibile che Severus riuscisse a far credere a
tutti d’essere follemente innamorato, al punto di cambiare totalmente i suoi
atteggiamenti, e poi fosse in realtà così freddo e distaccato? No, non era
molto credibile. Nonostante tutto quel che aveva raccontato per giustificarsi:
che la donna era interessata alle Arti Oscure e a Voldemort, che era un
ulteriore mezzo per rafforzare la fiducia di Silente in lui….
Lucius Malfoy era entrato nella Sala Professori quasi
senza bussare.
Rhoxane
alzò lo sguardo su quel bell’uomo, distinto ed elegante, dai capelli
biondissimi, quasi bianchi, raccolti in un lungo codino. Notò che la
rassomiglianza con Draco era veramente notevole.
- Buongiorno. Cercavo la Prof. Prickle. -
- Mi spiace, sta ancora tenendo lezione. Ma sarà qui tra
breve. Se vuole attenderla Sig. … Malfoy, suppongo? – rispose gentilmente
Rhoxane.
- Sì, Lucius Malfoy. – sorrise freddamente l’uomo – Lei,
invece, deve essere la Prof. Delair… presumo, dalle descrizioni di Draco. -
- Esatto Sig. Malfoy. Si accomodi pure. – disse indicando
delle poltroncine.
Rhoxane tornò a leggere la sua pergamena, mentre Malfoy
prese a studiarla attentamente. Sì, era senza dubbio una bella donna: belle
labbra, morbidamente dischiuse in un gradevole e seducente sorriso… bel corpo
interessante, sottolineato dall’abito scollato ed aderente, di un intenso verde
smeraldo… come i suoi occhi… e lunghi capelli morbidamente sciolti sulle
spalle. Sì, poteva capire che a Piton fosse piaciuta… aveva sempre avuto buon
gusto, anche in fatto di donne!
Draco però preferiva Selene… questo gli era stato molto
chiaro fin dall’inizio. Ora avrebbe giudicato di persona.
La porta si aprì nuovamente ed entrò Piton. Il sorriso
che Rhoxane gli rivolse era… luminoso. Lasciò immediatamente la sua pergamena
dirigendosi verso di lui. Ma Piton aveva notato l’inatteso ospite e le fece
cenno di fermarsi. Malfoy notò che un pizzico di delusione era velocemente
transitato negli occhi della donna: era innamorata. Era chiaramente innamorata
di Piton. E lui… invece?
- Lucius! Quale trama ti porta a Hogwarts? – chiese
Piton, mentre uno dei suoi vecchi sorrisi obliqui tornava a delinearsi sul
volto, nuovamente cinico.
- Il mio interesse per questa nostra cara, vecchia scuola
Severus… cos’altro? – rispose Malfoy col suo sarcastico sorriso.
- Se tu sei
qui… è certo per il tuo interesse e
non per quello della scuola! – rispose duramente Piton.
- Diciamo che… era ora che io conoscessi le nostre nuove
insegnanti. Draco me le ha tanto decantate! – sussurrò Malfoy rivolgendo un
ammaliante sorriso alla donna.
- Bene. Questa è la Prof. Delair, Difesa contro le Arti
Oscure. – sibilò Piton – E la bionda, che arriverà tra poco, è la Prof.
Prickle, Smaterializzazione. –
Quindi si avvicinò ulteriormente a Malfoy e, indicando
Rhoxane, ringhiò a denti stretti:
- Lei è la mia donna.
Devi forse descriverla a… qualcuno? –
Infine afferrò Rhoxane per un braccio e la trascinò fuori
della stanza.
“Bene, molto bene…. La mia presenza t’infastidisce così
tanto, caro Severus?” pensò Malfoy. Era un peccato che se ne fosse andato così
velocemente… avrebbe voluto divertirsi un po’….
In quell’istante entrò la Prof. Prickle. Era molto più
giovane dell’altra, forse più bella, ma… freddamente bella. Quel portamento,
inequivocabilmente altezzoso e scostante, gli ricordava un po’ la sua Narcissa…
ai tempi della scuola. Ma Narcissa era senza dubbio più… regale.
Sfoderò il suo più amabile sorriso ed esclamò con enfasi:
- Buonasera Prof. Prickle. Sono il padre di Draco… Lucius
Malfoy… e desideravo proprio conoscerla. Il mio ragazzo non ha parole che per
lei…. E non gli si può certo dare torto! –
- Signor Malfoy, che piacere! – ricambiò sorridendo la
ragazza.
– Ma lei vuole confondermi! – esclamò quindi
maliziosamente, avvicinandosi all’uomo. – Ma le confesserò una cosa: anch’io
adoro Draco… è il mio allievo preferito. –
Malfoy ricambiò ancora una volta il sorriso: non
avrebbero certo faticato a diventare amici. Quella donna trasudava ambizione da
tutti i pori. E presto avrebbe anche scoperto di avere un interesse in comune
con lui, almeno per il momento: Piton.
Malfoy era uomo di mondo e non ci mise molto a convincere
la ragazza ad accettare un invito a cena. Del resto, Selene non si sarebbe persa
quell’occasione per nulla al mondo: sapeva bene che il padre di Draco era un
pezzo grosso del Consiglio Direttivo di Hogwarts!
*
* *
La
seduta serale del Consiglio Direttivo di Hogwarts era terminata presto e Piton
stava tornando in camera dove Rhoxane lo attendeva. Solo Malfoy era già uscito,
alcuni minuti prima che la riunione finisse. Improvvisamente sentì un forte
ansimare, seguito da convulsi colpi di tosse: nel corridoio laterale trovò
Selene appoggiata alla parete, in evidente stato di difficoltà respiratoria. Si
avvicinò per soccorrerla e lei si accasciò pesantemente tra le sue braccia, gli
occhi sbarrati, il viso rosso e congestionato, mentre indicava con gesti
convulsi la gola e tentava di spiegare:
- Allergia… alimentare… a-a-aiuto… -
Piton la sostenne rassicurandola:
- Ora ti porto subito in infermeria, stai tranquilla. –
- No… in camera mia… medicina… - annaspò Selene.
La sua difficoltà di respirazione sembrava aumentare ad
ogni istante e cominciava ad essere realmente spaventata. Piton, intanto,
l’aveva velocemente portata in camera e la stava osservando molto teso e
preoccupato. Selene tastò sul tavolino ed afferrò una boccetta: bevve
avidamente un lungo sorso prima di abbandonarsi, esausta, sul letto mentre
Piton le sistemava dei cuscini dietro la testa e la sosteneva per aiutarla a
respirare meglio. La situazione non sembrava migliorare e gli occhi di Selene
erano pieni di terrore. Con gesti convulsi indicò il cassettino del comodino…
un piccolo tubetto con vaporizzatore. Piton glielo porse velocemente. Lei se lo
rigirò confusamente tra le mani, agitata. E spruzzò due volte… ottenendo solo
di avvolgere Piton in una densa nuvola di minute goccioline. Infine portò
direttamente alla bocca il vaporizzatore, ispirò… e ricominciò a respirare.
Piton, invece, fece due sonori starnuti mentre gli occhi
cominciavano a lacrimargli… ed una strana foschia gli annebbiava la vista… e
gli ottenebrava il cervello. Non capiva… non riusciva più a vedere… dov’era?
Che cosa stava accadendo? Ma perché diavolo era così… eccitato?
Dalla nebbia dei suoi occhi emerse gradualmente il
piacevole volto di una ragazza… un dolce sorriso invitante… calde e morbide
labbra che si sovrapponevano alle sue. Il suo inopinato desiderio lo indusse a
ricambiare il bacio appassionato che quelle labbra gli stavano offrendo, mentre
le sue braccia avvolsero in un caldo abbraccio quel bel corpo seducente che si
strusciava contro il suo. Era bella, bionda… era sicuro di conoscerla… ma non
ricordava, non ricordava il suo nome. Lei, invece, il suo nome lo conosceva
bene e continuava a ripeterlo con voluttà:
- Severus… Severus, finalmente sei mio! –
La donna gli aveva già slacciato la giacca ed ora stava
facendo altrettanto con la camicia. Poi si chinò sul suo petto e cominciò a
percorrerlo con la lingua, con ardore, fermandosi a succhiargli con forza i
capezzoli mentre le mani scendevano a slacciargli i pantaloni.
Era bella… e terribilmente provocante. L’aiutò a
togliersi i pantaloni e poi cominciò a spogliarla: un corpo perfetto… due piccoli
seni sodi… delle gambe interminabili, la desiderava… la voleva….
Le mani di lei erano già corse al suo membro, turgido, e
lo stavano accarezzando… molto energicamente. Poi lo avvolse completamente con
la bocca, cominciando a leccarglielo, a succhiarglielo con avidità…. Infine la
giovane donna si mise a cavalcioni sopra di lui… e, quasi senza volerlo, si
trovò ad essere prepotentemente in lei…. No, non così… non l’aveva neppure
abbracciata, baciata, accarezzata… prima…. Eppure lei si muoveva con maestria
sopra di lui… sollevando un poco il suo corpo… e poi nuovamente giù, con
violenza quasi. Faceva ruotare ed ondeggiare il bacino, con forza, mentre lui
gemeva e rimaneva immobile assaporando quelle forti sensazioni…
*
* *
Lucius Malfoy stava godendosi l’eccitante scena,
perfettamente celato da un Mantello dell’Invisibilità. Teneva in mano una
grossa Bolla Memorizzante con la quale stava inquadrando le due figure sul
letto. E sorrideva tra sé, molto soddisfatto per gli esiti della cena della
sera precedente: aveva trovato in Selene una complice del tutto smaliziata… che
sembrava essere alla sua altezza, o almeno così si stava dimostrando.
La ragazza aveva fornito prova di essere in gamba,
ambiziosa, astuta e determinata. Ma certo non poteva competere con la sua
esperienza e ben presto il discorso aveva preso la direzione che lui
desiderava… e Selene gli aveva confessato la sua stizzosa gelosia nei confronti
di Piton. Ripercorse brevemente con la memoria il loro colloquio.
- Ma sei poi così sicura che ne sia realmente innamorato?
– chiese scettico Malfoy.
- Certo che ne sono sicura. E non solo perché me l’ha
detto lui… si vede in mille altri modi, da come la guarda, da come parla di
lei… non riesce a rimanerle lontano per nulla al mondo… -
Presto Lucius la convinse che poteva esserle di aiuto:
era molto interessato a Rhoxane e disponeva di mezzi illimitati, e molto
potenti, per raggiungere i suoi scopi.
- Ma gli Infusi d’Innamoramento hanno un effetto molto
lento. Piton non è certo uno sprovveduto in questo campo… se ne accorgerebbe! –
esclamò Selene.
- Non con l’Infuso in mio possesso. E’ particolarmente
potente, ad azione immediata… e del tutto sconosciuto… a chiunque. – ribatté
Lucius.
- Trovare il modo per farglielo bere… senza
insospettirlo… - mormorò titubante la ragazza.
- O spruzzarglielo sul viso… come un profumo. Ne bastano
poche gocce, anche vaporizzate… semplicemente da respirare. – mormorò
subdolamente Malfoy - … Piton non è certo l’unico esperto di pozioni nel mondo
dei maghi! –
Selene lo guardò con rinnovata ammirazione… sì, avrebbe
trovato il modo.
- E poi? –
- Poi, poi? – sibilò stizzito Lucius – Poi saprai bene
cosa fare… o no? –
- Certo che so cosa fare io…. Ma qual è l’esatto effetto
dell’Infuso? – ribatté Selene.
- Induce un primo, forte effetto di stordimento e
confusione, alterando le percezioni sensoriali. Contemporaneamente sollecita ed
amplifica il desiderio sessuale. Piton crederà di avere tra le braccia la sua
donna… - spiegò mentre un perfido sorriso si dipingeva sulle sue labbra - e
quando si renderà conto che sei tu… sarà troppo tardi per tornare indietro,
anche per lui… ed anche se è realmente innamorato. A patto che tu sappia fare
la tua parte, fino in fondo. – aggiunse velenosamente.
- Su questo non devi avere dubbi, Lucius. Voglio Severus,
ad ogni costo. Ormai è diventata una questione d’orgoglio. Lo voglio… e basta.
– esclamò esasperata - Se il tuo infuso lo porterà tra le mie braccia… stai
tranquillo che non ne uscirà indenne. So perfettamente come usare il mio corpo…
e come fargli usare il suo…. E dopo avermi assaporata una volta… non potrà più
fare a meno di me! – sibilò con assoluta convinzione.
- Ad ogni modo… - mormorò viscidamente Lucius - …
provvederò io affinché Rhoxane possa … gustarsi la scena fino in fondo. E poi,
sarà lei che finirà tra le mie braccia! –
- Per quel che me ne importa… fai pure! – esclamò la
ragazza stringendosi nelle spalle.
*
* *
Severus, con gli occhi chiusi, stava assaporando
l’intensa estasi che il movimento della donna gli procurava… ma ora voleva
baciare quelle labbra meravigliose, accarezzare quei lunghi capelli castani…
adorare quei meravigliosi occhi verdi….
Abbracciò la donna, stringendola al suo corpo e
sussurrando con amore, mentre riapriva gli occhi:
- Ti amo… ti amo… Rhoxane… -
Rimase bloccato… attonito… incredulo di quanto stava
accadendo. Quella non era la sua Rhoxane… quella… quella era Selene! E lui
stava facendo… l’amore con Selene!
Lei gli stava sorridendo, con aria orgogliosamente
soddisfatta e compiaciuta, mentre col peso del suo corpo lo teneva premuto
contro il letto.
- Selene… - mormorò, mentre i movimenti della donna gli
carpirono un altro gemito di piacere.
- Sì Severus… sono io… sono Selene. Ed ora tu sei mio,
mio… finalmente mio! – esclamò la ragazza continuando a ruotare il bacino, con
movimenti sensuali, premendolo forte contro il pube.
- No, no… - mormorò Severus - … io non voglio… non… -
Selene gli chiuse la bocca con una bacio… un bacio
focoso, impetuoso, famelico… invadente. Severus cercò di sottrarsi… al bacio ed
al corpo di lei…. Ma il suo corpo non voleva collaborare… il suo corpo,
terribilmente eccitato, così sapientemente stimolato, anelava ancora a lei… la
voleva… non intendeva rinunciare all’intenso piacere che quell’amplesso,
estorto contro la sua volontà, gli stava elargendo.
Severus tremava, nello sforzo di riprendere il controllo
del suo corpo, mentre Selene fluttuava, nuda e sinuosa, davanti ai suoi occhi,
terribilmente provocante ed eccitante, con quelle movenze sensuali che lo
avvolgevano in malefiche e travolgenti spire di sfrenata voluttà.
Lei rideva sommessamente mentre mormorava:
- E’ inutile Severus… non cercare di resistermi. Tu mi
vuoi… mi hai sempre voluto, anche quando ero solo una giovane studentessa.
Prendimi adesso, prendimi… sono tua… solo tua… -
- No… no… Rhoxane… - sospirò Severus, lottando con se
stesso, contro quell’inspiegabile desiderio che si era impadronito del suo
corpo - … non voglio… no… -
Il dolce volto di Rhoxane era nei suoi occhi, nei suoi
pensieri, nei suoi desideri… nel suo cuore…. Con un sublime sforzo si sollevò e
spinse via Selene, brutalmente, quindi esclamò, ansimante:
- No, non ti voglio… non voglio il tuo corpo. Né ora né
mai. -
Quindi afferrò il tubetto che Selene gli aveva
precedentemente spruzzato in faccia e lo annusò. Se ne spruzzò un velo sul dito
e lo tastò con la punta della lingua.
- Strano… forti eccitanti mischiati ad oppiacei. E sotto…
una preparazione base per un Infuso d’Innamoramento dell’ultima generazione.
Non so dove ti sia procurata questa roba… ma ora la prendo io. -
Selene era tornata vicino a lui e, nuovamente, stava
cercando di irretire i suoi sensi.
- Il tuo corpo mi vuole Severus… è ancora eccitato… –
sussurrò con voce roca, scivolando in ginocchio davanti a lui - …guarda come è
ancora eretto… nell’attesa dei miei baci e del mio corpo…-
Lui la scostò in malo modo:
- La mia eccitazione è solo frutto di ciò che mi hai
spruzzato in faccia prima… a conclusione di tutta la tua finzione… tosse,
soffocamento, allergia. – sibilò Severus furente. - Ed io sono stato uno
stupido idiota a cascarci… roba da non credere! -
Si era alzato ed aveva afferrato i pantaloni per
rivestirsi, quando una forza invisibile lo spinse di nuovo contro il letto.
Cercò d’opporsi… ma subitaneamente funi invisibili gli immobilizzarono i polsi
e le caviglie, bloccandolo sul bordo del letto.
Un sottile riso maligno si dipinse sul volto eccitato di
Selene che mormorò nell’aria:
- Grazie… -
Cercò di divincolarsi, di liberarsi da quell’Incantesimo
Bloccante, ma una forza potente si stava opponendo a lui…e non poteva certo
essere Selene.
La donna si stava nuovamente avvicinando, sempre bella,
sempre sensuale e desiderabile… e lui era alla sua mercé, con quel maledetto…
affare sempre stupidamente rizzato, indifferente ad ogni suo comando.
Selene s’infilò in mezzo alle sue gambe ed avvicinò i
seni al suo viso… alle sue labbra, mentre con altre… labbra tornava ad
avvolgere ancora quella parte di lui che non rispondeva più alla sua volontà.
Severus voltò il viso di lato e si morse a sangue le
labbra, mentre cercava ancora di liberarsi… di impedirle di farlo penetrare in
lei…. No, non voleva, non voleva…. Chiuse gli occhi e sospirò:
- Rhoxane… Rhoxane… amore… -
Selene aveva ripreso a muoversi audacemente su di lui ed
ora cercava anche le sue labbra… e sussurrava:
- Ti voglio… voglio godere con te… -
Rhoxane… Rhoxane… nella sua mente ora c’era solo lei… lei
e tutto l’immenso amore per la sua donna meravigliosa. L’unica donna che voleva
amare… l’unica donna che voleva desiderare… l’unica donna… Rhoxane.
Il suo labbro sanguinava mentre la lingua di Selene gli
invadeva la bocca… e gocce di sangue sporcavano le immacolate lenzuola uscendo
dai palmi delle mani lacerati dalle unghie…. I movimenti di Selene stavano
diventando convulsi… eccessivi e sfrenati, ma la sua eccitazione era ormai del
tutto svanita… come la sua erezione… e a Selene non rimase che l’ira furiosa
della sconfitta più totale.
Ora era Severus che le sorrideva con beffarda cattiveria,
mentre sentiva che l’Incantesimo Bloccante si dissolveva e lo lasciava libero.
Si alzò, senza degnarla nemmeno di uno sguardo o di una parola, mentre lei
scivolava a terra singhiozzando. Si rivestì velocemente, prese il tubetto con
l’Infuso ed uscì.
Lucius Malfoy si liberò della copertura del Mantello dell’Invisibilità
e guardò con scherno la ragazza, sibilando a denti stretti:
- Piccola stupida incapace… te lo sei lasciato sfuggire!
Ma su una cosa avevi perfettamente ragione: è innamorato, follemente e
perdutamente innamorato di Rhoxane. -
Si infilò la Memo Bolla in una tasca nascosta del
mantello e ne fece invece uscire una rara Clessidra GiraTempo: guardò
l’orologio, valutò un attimo la situazione… e le fece compiere un giro e mezzo
a ritroso…
*
* *
Lucius lasciò la seduta del Consiglio Direttivo con
alcuni minuti d’anticipo e si diresse velocemente verso le stanze di Severus e
Rhoxane. Si tastò la tasca e sorrise, sentendo il rigonfiamento della Bolla
Memorizzante. Certo, avrebbe dovuto interrompere con un certo anticipo la
trasmissione delle immagini, cancellando il resto, ma sarebbe stato più che
sufficiente per convincere Rhoxane del tradimento perpetrato da Severus.
Si presentò davanti a Rhoxane con una bottiglia
d’idromele ghiacciato in mano… ed uno smagliante sorriso.
Il sorriso di Rhoxane, invece, era piuttosto freddo:
- La riunione è già finita Sig. Malfoy? Allora anche
Severus sarà qui fra un attimo… -
- No, ha un altro appuntamento… galante. Anche se poi
affermerà che è stato Silente a trattenerlo.– disse con tono mellifluo,
guardandola a fondo negli occhi. – Silente è sempre una buona scusa per i
ritardi e le assenze di Severus… vero Rhoxane? –
Lei lo guardò sospettosa… ma non disse nulla.
Lucius ne approfittò per entrare nella stanza:
- Povera Rhoxane… tu non lo conosci… lo ami e ti fidi di
lui. – sospirò con uno sguardo di compatimento, allungando una mano per
carezzarla.
Lei si sottrasse a quel gesto indesiderato e rispose
bruscamente:
- Amo Severus e lo conosco bene. Non c’è nessun’altra
donna, oltre a me. –
- Povera piccola…. E che cosa ti racconta quando se ne va
via per giorni interi… o per tutta la notte? –
- Questo non ti riguarda Malfoy… ed ora esci da qui…
perché io non ti ho invitato ad entrare! –
- Peccato… io volevo solo essere gentile… ed aiutarti a
capire chi è veramente Severus…. - così dicendo estrasse la Memo Bolla. – Non
t’interessa sapere chi è la sua ultima… infuocata passione? -
Rhoxane rimase in silenzio. Era ovvio che Malfoy avesse
qualche scopo recondito e quel suo maledetto sorriso beffardo era lì a
dimostrarlo con chiarezza. Era indecisa se buttarlo fuori della stanza in malo
modo… o dargli corda. Forse Severus avrebbe preferito questa seconda ipotesi.
Anche se lei… avrebbe preferito prenderlo a calci. Severus… strano, ma in quel
momento non riusciva a percepire alcun’emozione o sensazione proveniente da
lui. Severus che aveva un’altra donna… ridicolo! Se solo avesse creduto, anche
per un solo istante, a quell’affermazione… sarebbe diventata pazza. Ma era solo
una maledetta insinuazione di Malfoy. No, aveva deciso… ora l’avrebbe buttato
fuori a calci… quello era il solo modo di trattare quell’essere viscido e
immondo!
Ma Malfoy aveva già fatto partire le scene memorizzate
sulla Bolla che si materializzarono, a grandezza naturale, davanti a Rhoxane.
- Devo fare le presentazioni, Rhoxane, o conosci già la
tua giovane e bella rivale? – bisbigliò ipocritamente Malfoy.
La tangibilità di quelle immagini la colpì come un
potente pugno allo stomaco.
Sapeva perfettamente che l’incantesimo di funzionamento
della Bolla impediva ogni contraffazione delle immagini contenute.
Rimase per un attimo senza fiato vedendo Severus disteso
sul letto di Selene… che la baciava con passione. E poi… poi… ora era nudo e la
stava spogliando… Rhoxane barcollò… indietreggiò cercando qualcosa a cui
aggrapparsi. E Lucius era lì, pronto a sostenerla tra le sue forti braccia….
No, no, no… non era possibile, non era vero… non poteva essere vero… eppure
stava facendo l’amore con Selene… e lei si muoveva sensualmente sopra di lui.
Quelle immagini… erano così crudeli, ma così concrete e reali…. Severus
parlava… ma non riusciva a capire bene cosa diceva… però la baciava ancora… e
l’estasi del piacere era chiaramente dipinta sul suo volto. Si sentiva morire….
Le immagini svanirono all’improvviso.
- Nooo! – esclamò disperata – No, non è vero, non può
essere vero. Non Severus… non Severus… -
Singhiozzava coma una bambina, disperata, mentre Lucius
l’abbracciava e cercava di consolarla:
- Mi dispiace Rhoxane… mi dispiace… -
- Lasciami… lasciami! – gridò Rhoxane liberandosi dalla
stretta di Malfoy. - Riprenditi quella tua maledetta Bolla e vattene. Ci
dev’essere una spiegazione per quelle odiose immagini… e Severus saprà darmela!
–
- Povera illusa… c’è un’unica spiegazione: ti sta
ingannando e ti ha sempre ingannato. Non ti ama Rhoxane… non ti ha mai amata. –
sussurrò con un perfido sorriso.
- Fuori… fuoooori di qui, verme maledetto. Non voglio più
sentire neppure una parola uscire da quella tua bocca odiosa. – urlò ancora
Rhoxane, spingendolo con violenza verso la porta.
- Severus mi ama. Ne sono certa. Non so come tu abbia
fatto a manomettere quelle immagini… ma io non credo a nulla di tutto ciò che
ho visto. Perché non può essere vero. –
S’interruppe un attimo. Per calmarsi e per riprendere
fiato:
- Conosco bene Severus… il suo modo di fare l’amore, la
sua dolcezza. Quelle immagini sono false. Non è lui… oppure non sta agendo di
sua volontà. –
- Sei una donna oltremodo testarda Rhoxane! – sbuffò
infine Malfoy, puntando i piedi per non farsi buttare fuori della camera. – Ed
ora ho veramente perso la pazienza. Vedo che non mi lasci altra alternativa… -
ed estrasse rapidamente la bacchetta puntandogliela contro.
Rhoxane rimase un attimo interdetta, mentre Lucius
pronunciava uno strano incantesimo ed un sottile fumo nero usciva dalla sua
bacchetta… avvolgendola in una tenebra oscura.
Passò ancora molto tempo prima che Lucius Malfoy uscisse
dalla stanza di Rhoxane. Ora lei stava dormendo. E la Bolla Memorizzante era
appoggiata sullo scrittoio. E Lucius era stanco, molto stanco… ed aveva
consumato un’incredibile quantità d’energia!
*
* *
Severus
si stava dando dell’idiota per essere caduto così stupidamente in quella
trappola. Ma certamente Selene doveva avere un complice… e poteva essere solo
Lucius.
Ora… ora doveva raccontare tutto a Rhoxane. Non sarebbe
stato facile. Ma doveva farlo… raccontarle tutto, fino in fondo… tutta la sua
stupidità… e la sua debolezza.
Se ne vergognava immensamente… e l’avrebbe fatta
soffrire. Idiota, stupido imbecille….
Ma non aveva alcuna
alternativa: doveva farlo, prima che ci pensasse quel bastardo di Malfoy….
Perché era lui che aveva architettato tutta quella messa in scena, lui aveva
procurato quell’Infuso, lui gli aveva lanciato l’Incantesimo Bloccante. Ma
gliela avrebbe fatta pagare… e se lo sarebbe ricordato per un pezzo….
Era tutto buio e silenzioso in camera. Nonostante fosse
ancora presto Rhoxane stava già dormendo. Che strano. Ma non se la sentiva
proprio di svegliarla…. Domani… domani mattina. Si chiuse in bagno e fece una lunga,
lunghissima doccia: sentiva ancora sulla pelle quel nauseante profumo
dolciastro di Selene… e gli dava il voltastomaco!
Severus
fu svegliato da un urlo, un urlo di terrore. Rhoxane, nel letto di fianco a
lui, lo guardava con un’espressione di profondo orrore dipinta sul volto ed era
con le spalle premute contro il muro nel disperato tentativo di mettere quanto
più spazio possibile fra di loro. Dopo il primo urlo, ora c’era solo un gemito
indistinto sulle sue labbra:
- No… no… ti prego… non ancora… non ancora… -
Severus fece per avvicinarsi ma il terrore sul viso di
Rhoxane aumentò ancora di più, trasformando il suo bel volto in una maschera
d’infinito orrore.
- Amore, amore mio… cosa ti succede? E’ stato un brutto
sogno, solo un incubo. E’ tutta la notte che ti agiti… ti lamenti nel sonno. –
sussurrò con un sorriso dolce avvicinandosi per stringerla a sé – Lascia che ti
consoli…-
Rhoxane prese a tremare in modo inconsulto. E lui, di
nuovo, si fermò.
- Sono io amore, amore mio… Severus, il tuo Severus…
-
Lei lo fissava inorridita. Poi mormorò, con un filo di
voce, quasi inaudibile:
- Ti prego… non farmi ancora del male… ti prego… farò
tutto ciò che vuoi…. Ma non torturami più… non… non in quel modo… -
Severus non riusciva a capire. Lei, la sua donna, la
persona che più amava al mondo… era terrorizzata da lui… lo stava implorando di
non torturala più. Torturarla? Torturarla? Ma cosa stava dicendo? Voleva
abbracciarla, ma aveva ben compreso che anche il più piccolo movimento avrebbe
fatto aumentare la sua terribile angoscia. Non sapeva cosa fare, cosa dire… non
riusciva a capire cosa stesse accadendo.
- Io ti amo Rhoxane… non ti farei mai… del male. Lo sai.
Mai! – e la sua voce era dolce, ma piena di dolore per lei.
Lei continuava a tremare ed a fissarlo con gli occhi
pieni… di ricordi orribili.
Un agghiacciante sospetto attraversò la sua mente. Si
alzò di scatto dal letto… e lei urlò, urlò di nuovo il suo enorme sgomento.
Si precipitò al caminetto e vi buttò dentro un po’ di
polvere azzurra: il volto di Silente comparve in un istante.
- Ti prego Albus, vieni da me… subito. – lo implorò.
Quindi disse a Rhoxane:
- Stai calma amore. Non ti farò alcun male. Ora arriverà
Silente e cercheremo di capire cosa ti è successo: temo che qualcuno ti abbia
sottoposto ad una terribile forma d’Oblivion.
–
Lei
lo guardò, quasi incapace di comprendere le sue parole.
Silente arrivò in un istante. La sua presenza sembrò
improvvisamente rincuorare Rhoxane che gli si gettò fra le braccia piangendo
disperatamente.
Silente squadrò Severus con espressione attonita:
- Ma cosa diavolo le hai fatto? –
- Nulla Albus, assolutamente nulla. Si è svegliata così…
urlando di terrore… e supplicandomi di non torturala più… - Severus, quasi, non
aveva più voce. – … e non lascia che io mi avvicini a lei… -
Silente guardò la donna e percepì chiaramente il suo
immenso terrore. Glielo leggeva negli occhi, enormi, dilatati, affacciati su
immagini orrende.
- Oblivion… - mormorò Silente.
- Non l’Oblivion
che tanti conoscono Albus… -
- Oblivion Fraudem…
ne ho visti pochi… -
Severus rimase in silenzio. Lui sì, lui ne aveva visti
molti, invece. Ne conosceva la terribile forza. Sapeva dell’impossibilità di
scioglierlo…
- Sono sicuro che c’è un modo per… per…. Vedrai,
troveremo un modo per liberarla dai falsi e terribili ricordi che le hanno
radicato nella mente. –
- Non c’è Albus… non esiste. Se cercassi di forzarle
ulteriormente i ricordi… otterrei solo di farla impazzire! – mormorò Severus,
con la voce incrinata dal pianto.
Rhoxane continuava a singhiozzare nell’abbraccio
rassicurante di Silente.
- Vieni. – le sussurrò dolcemente il Preside – Non aver
paura. Severus non ti ha mai fatto del male. Né mai te ne farà. Ora ti porto in
infermeria. –
Quando passarono vicino a Piton, uscendo dalla stanza,
Rhoxane riprese a tremare.
E lui si accasciò in ginocchio, stremato… disperato…
mormorando il suo nome tra le lacrime:
- Rhoxane… amore… amore mio… -
*
* *
Per tre interi, lunghissimi ed interminabili giorni, Silente
gli impedì di vedere Rhoxane. Gli aveva chiesto di trovare un sostituto per le
lezioni di Pozioni e passò quei tre giorni, e le tre notti, nel suo studio ed
in biblioteca, senza dormire, senza mangiare…. Solo a cercare… cercare… cercare
ciò che non esisteva.
Alla sera del terzo giorno, Silente e la McGranitt
entrarono nel suo studio.
- Severus… - esclamò Minerva, sconvolta nel vederlo in
quelle miserabili condizioni – ma come… come ti sei ridotto… -
- Come sta? – chiese con voce atona.
- Meglio di te. – sussurrò dolcemente Silente
avvicinandosi.
Una scintilla brillò per un istante negli occhi spenti e
disperati di Severus. Che subito svanì, quando vide Minerva scuotere la testa,
sconsolata.
- Abbiamo fatto tutto quanto era in nostro potere
Severus. Le abbiamo spiegato, raccontato tutta la verità. Lei ha capito. Ma la
sua mente è stata violata in modo troppo profondo. Sa che i suoi ricordi su di
te sono falsi… ma non è in grado di distaccarsene… perché non riesce, non
vuole, non ha la forza di riviverli. -
- Lo so… lo so. – mormorò Piton – E mi odia… ed ha
terrore di me…. Ma quali ricordi le hanno impresso? Quali terribili colpe avrei
commesso contro di lei? –
- Ci ha detto pochissimo. Solo che sei un crudele
Mangiamorte, che la hai rapita circa cinque mesi fa… e la hai torturata e
violentata in modo orribile per tutto questo tempo. Hanno completamente
sostituito i suoi ricordi, da quando è arrivata a Hogwarts, gli ultimi
d’agosto, fino ad oggi. Tutti i suoi ricordi di questi ultimi cinque mesi. –
Piton chiuse gli occhi… e sospirò, mentre una lacrima di
disperazione scese a rigargli il volto tirato dal dolore e dalla stanchezza.
- Non ho trovato nulla… nulla. Nessun incantesimo…
nessuna pozione. – con rabbia si asciugò quella maledetta lacrima, l’ultima di
una lunga serie. - Non posso rimuovere quei ricordi senza danneggiare
irrimediabilmente la sua mente. –
Si lasciò cadere sulla sedia, gli occhi spenti, fissi nel
vuoto della sua disperazione.
- Ed ho perso la mia unica ragione di vita. –
- NO! – gridò Silente, quasi con furia. – Rhoxane ha un
incredibile coraggio, un’indomita speranza nel futuro. I suoi ricordi le
impongono il terrore per te… ma ha capito che solo tu puoi liberarla. E tu non
DEVI deluderla! –
- IO? – urlò Piton – Cosa diavolo posso fare io se lei
trema solo al pensiero di me? –
- Tu puoi riconquistare il suo amore, Severus. – disse
dolcemente Silente – Giorno dopo giorno… lentamente… progressivamente… -
Piton alzò gli occhi, quei suoi profondi e disperati
occhi neri. Avesse anche dovuto impiegare tutto il resto della vita… ma,
almeno, la sua vita avrebbe avuto ancora uno scopo… E nei suoi tristi occhi
neri… ora brillava nuovamente la scintilla della speranza.
- Rhoxane è una donna meravigliosa… forte… non abbandona
mai la speranza… e la fiducia. Ed io avrei dovuto credere di più in lei… e non
lasciarmi abbattere così. –
E Piton sorrise, sorrise nuovamente dopo tutta la
disperazione di quei tre giorni.
*
* *
Il pomeriggio successivo Piton sembrava un altro uomo. I
suoi occhi rilucevano d’amore. Ma era terribilmente agitato. Misurava a lunghi
passi la loro camera, illuminata dal gelido sole di fine gennaio.
- Stai calmo Severus, stai calmo! – lo implorò Minerva.
La porta della stanza si aprì, lentamente, e Silente
introdusse Rhoxane, tenendole un braccio sulle spalle.
Dopo i primi passi, quando i loro sguardi s’incontrarono,
Rhoxane ebbe una lunga esitazione. Si fermò ed abbassò gli occhi. Silente la
sospinse dolcemente. Poi lei alzò di nuovo gli occhi, ma evitò lo sguardo di
Severus. Guardò la stanza, come se la vedesse per la prima volta, e chiese, con
voce tremula:
- Sono sempre stata qui… da quando sono arrivata a
Hogwarts? –
Piton chiuse gli occhi… un dolore lancinante gli stava
incrinando il cuore… quel cuore che aveva scoperto d’avere solo… solo grazie a
lei. Strinse i denti… e si fece forza.
- No, Rhoxane. – sussurrò con voce dolce – Viviamo qui,
insieme, solo da metà novembre. Poco dopo l’inizio del nostro… amore. –
Rhoxane sussultò, udendo quella voce… e quelle parole. Si
forzò ad alzare gli occhi, nonostante il gran terrore che la stava, di nuovo,
invadendo. Ed infine riuscì a guardare negli occhi… il suo torturatore. Fu solo
per un istante… un istante brevissimo…. Poi abbassò di nuovo gli occhi,
sgomenta. Ma in quell’istante… aveva
avuto un’imprevista sensazione… c’era una strana luce nei suoi occhi….
Silente le strinse la mano e la guardò, preoccupato.
- Va bene… va tutto bene… – mormorò, più a se stessa che
agli altri - … ce la posso fare. Andate ora… - e sollevò con decisione la testa
– So che non mi farà più del male. -
Un’altra stilettata colpì il cuore di Piton: quanto
avrebbe potuto resistere?
Silente le strinse forte la mano, un’ultima volta, e poi
uscì seguito dalla McGranitt.
- Avevi insistito tanto, con Albus, per avere questa
stanza… nella torre sud. L’amavi perché era piena di luce… e tu ami tanto il
sole… - disse con voce incrinata dall’emozione.
- Non c’era luce… in quel sotterraneo. Solo tenebre,
tenebre infinite… e dolore… e disperazione… – la sua voce era solo un sussurro,
e gli occhi erano di nuovo rivolti a terra - … e tu ne eri l’unica causa… -
Silenzio, solo silenzio. Il silenzio angosciato e
straziato del cuore di Piton.
Un silenzio intollerabile per lei, quel silenzio di tomba
che per tanto, troppo tempo, aveva disgiunto una tortura da quella successiva.
Doveva guardarlo, doveva guardarlo negli occhi e credere alla verità di
Silente, e di tutti gli altri, non doveva ascoltare i suoi ricordi…. Lui, lui…
stava piangendo. La guardava, con quella strana luce negli occhi… che non
c’era, là nel sotterraneo, ad illuminare così i suoi occhi… mentre le lacrime
scendevano, lente, sul viso.
“Ucciderò chi ti ha fatto questo, amore mio, … lo
ucciderò fra mille torture… lentamente, crudelmente… e pagherà, pagherà fino in
fondo per il tuo dolore…”. Erano solo pensieri… pensieri da Mangiamorte. Ma lui
non era più uno di loro. Lui non era più un assassino ed un torturatore. Lui
voleva solo la sua Rhoxane… la sua donna… la sua vita!
Si avvicinò lentamente, controllando bene la sua
reazione, pronto a fermarsi al minimo segnale che il terrore di quei ricordi la
assalisse nuovamente. Ma lei era concentrata sulle sue lacrime, ora.
- Amore mio… -
Lei sussultò.
- Non vuoi che ti chiami così? – sussurrò lui, timoroso.
Lei scosse appena la testa. Lui sospirò profondamente.
- Perdonami, non mi sfuggirà più. Te lo prometto. – Una
promessa… dolorosa. -
Ancora silenzio.
Si stava avvicinando ancora… troppo. Nella sua mente delle immagini
terrificanti si stavano sovrapponendo alla realtà… ed improvvisamente alzò un
braccio per difendersi il volto.
Piton s’immobilizzò. Il suo più intenso desiderio era
stringerla forte tra le braccia e gridarle l’immenso amore che provava per lei,
ma non poteva farlo… c’era di nuovo un terrore incontrollato nei suoi begli
occhi verdi.
- Io credo… io vorrei… io penso che… - Piton non sapeva
come chiederglielo – se tu volessi… se tu potessi… raccontarmi… forse
riusciresti a liberarti… in parte… da quei tremendi ed ingannevoli ricordi…-
Lei lo fissò, spaventata da quella terrificante
eventualità.
- No, no, no… io non voglio ricordare… già così quelle
immagini, quei suoni, quegli odori… ogni tanto mi assalgono nonostante io
cerchi di cancellarli dalla mia mente! Ricordare? Noooo… non ce la faccio! –
- Ma tu sai, coscientemente, … che sono solo ricordi…
fasulli? – le chiese con voce triste.
- Sì. – rispose lei sottovoce, lo sguardo sempre fisso a
terra. – Tu dissolvevi le cicatrici sul mio corpo… ma solo quando il segno
delle frustate, od i tagli, o le bruciature che m’infiggevi… ormai non mi
procuravano più dolore. Ed io… invece… non ci sono segni, ancora sanguinanti,
su di me. –
Ora era Piton che tremava… d’orrore. Si era portato le
mani sul viso:
- Io… io… io non ho mai torturato o violentato nessuno! –
gridò disperato – Neppure in quei tre maledetti anni in cui sono stato un
Mangiamorte. Ho ucciso… sì… ma pietosamente, senza infliggere alcun ulteriore
dolore, le vittime delle torture altrui! Io… io non sono così…. Mai potrei
farlo… a nessuno! –
Lei lo guardò… incredula dell’orrore che traspariva dalle
parole del suo aguzzino.
- Io non voglio… non posso sopportare che tu abbia
terrore di me. – esclamò infine.
- Dovresti augurarti, invece, che il mio terrore
continui. Perché quando cesserà… rimarrà solo l’odio. L’odio immenso contro di
te, l’odio di cui mi sono nutrita e che mi ha permesso di sopravvivere in
questi mesi! – disse lei con voce spietata.
Piton pensò… sperò… che il suo cuore non reggesse al
dolore…. Desiderò di morire… in quell’istante. Rhoxane lo odiava… come poteva
continuare a vivere… che senso poteva mai avere la vita in quelle condizioni?
- Però… vorrei farti una domanda. – mormorò lei,
all’improvviso.
Lui la guardò con meraviglia, coi suoi dolci occhi neri,
colmi di un amore disperato… ed annuì.
- Nei miei ricordi… tu hai ucciso mio padre. Ma so che
non è vero. Perché lui è venuto da me… e mi ha detto di aver fiducia i te. Ecco
perché io sono qui… ora. Ma la mia… è una domanda che… che volevo farti da… da
quindici anni… -
Piton sorrise dolcemente:
- Mi hai già fatto questa domanda… e da lì è nato il
nostro amore. –
Lei lo studiò, incredula.
- Chi ha cancellato i tuoi ricordi non poteva sapere
quanto fosse importante per te… sapere perché quella sera io, supposto
Mangiamorte, mi materializzai nel tuo giardino… con tuo padre fra le mie
braccia… vivo! –
Rhoxane continuava ad osservarlo, silenziosa.
- Ti raccontai che tuo padre era caduto in una mia
trappola magica poco dopo il mio ripudio di Voldemort e delle sue idee. Non
potevo accettare che morisse… a causa mia. I miei confratelli stavano
arrivando… e mi smaterializzai con lui… dopo averlo schiantato. – mormorò Piton
con un filo di voce.
– E tu mi ringraziasti… e posasti un lieve bacio sulla
mia guancia… che ancor mi brucia… - Un’altra lacrima scivolò, lenta, proprio su
quella gota.
- Da quel giorno, lentamente, cominciai ad innamorarmi di
te… una donna meravigliosa… che sapeva capirmi con un solo sguardo… - disse
Piton con una dolce voce suadente, mentre i suoi profondi occhi neri
splendevano di un amore intenso.
– Perché solo tu hai capito la mia sofferenza, i miei
rimorsi… solo tu hai capito quali terribili ricordi, di colpe commesse quindici
anni prima, ancora torturavano la mia anima… - Piton, ancora una volta, si
nascose il viso tra le mani.
Com’era diverso… pensava Rhoxane, com’era diverso il mago
di fronte a lei, adesso, dal ricordo del suo carceriere. Lo stesso corpo… ma
un’altra anima!
-
Ed una sera meravigliosa, lì nel parco, mi urlasti il tuo amore. Io non lo
volevo… non mi sentivo degno. Ma tu mi obbligasti ad accettarlo. Mi dicesti che
volevi amare l’uomo che non sapeva più piangere… e mi hai insegnato nuovamente
a piangere Rhoxane… e queste mie lacrime sono opera del tuo amore. Volevi amare
un uomo che credeva di non sapere più amare… e mi hai insegnato ad amare nel
modo più intenso che esiste…. Hai saputo amare un uomo che aveva cessato di
vivere… e mi hai restituito la meravigliosa gioia di vivere…. Quello che io
sono oggi… lo devo solo a te. E vorrei gridarti il mio amore… e stringerti forte
a me… -
Piton la contemplava… completamente sconvolto, mentre con
tutte le sue forze si obbligava a rimanere immobile… invece di correre ad
abbracciarla… e baciarla con tutta la passione e l’amore che lo stavano
travolgendo come un mare in tempesta.
E nella mente di Rhoxane, lentamente, molto lentamente,
la figura del suo torturatore cominciava a separarsi da quella dell’uomo che
stava proclamando, disperato, il suo profondo amore per lei.
- Ora sono io che vorrei farti una domanda. – disse a sua
volta il mago.
Lei annuì debolmente.
- Tu mi odi, in virtù di ricordi distorti, dei quali hai
così tanto sgomento da non riuscire a liberartene. Mentre io ti amo, più di me
stesso. Mi darai la possibilità di dimostrarti chi sono io… veramente? Mi
permetterai di provare a riconquistare il tuo cuore? –
Senza nemmeno rendersene conto, Severus si era avvicinato
e le aveva preso le mani fra le sue…
Un urlo di terrore sfuggì nuovamente a Rhoxane, che si
ritrasse di scatto. Anche Piton fece un improvviso balzo all’indietro.
- Non... non mi toccare… non ce la faccio! – gridò lei
atterrita.
- Perdonami… perdonami… - esclamò Piton – Non succederà
più… -
Voleva piangere… piangere disperatamente. Non poteva
neppure sfiorare la sua donna senza che lei ne fosse sconvolta. Mentre lui non
anelava altro che stringerla a sé.
- Mi dispiace… - mormorò Rhoxane, sconsolata - … sono
così confusa, non capisco più nulla. Ho paura, perfino di me stessa. Ma l’ho promesso a mio padre e a Silente. E
quindi anche a te. Io voglio che tu
mi dimostri chi sei in realtà. E, se ti amavo… vorrei… poter tornare ad amarti.
E solo tu, solo tu… puoi dissolvere i miei incubi… se veramente mi ami…. Solo,
ti prego, non mi forzare. -
Stava tremando… stava tremando… Rhoxane stava tremando. E
non poteva neppure sfiorarla. Le lacrime cominciarono a scendere silenziose sul
suo volto, scavato dall’angoscia di quegli ultimi giorni, mentre sussurrava,
con quanto più amore gli potesse suggerire il suo cuore straziato:
- Se ti amo? Più della mia vita stessa. Perché tu mi hai
restituito la vita. E la mia vita non ha alcun senso senza di te, senza il tuo
amore. Ma non ti chiamerò amore mio, se non vuoi; non sfiorerò il tuo corpo se
questo ti terrorizza. Ma continuerò ad amarti, immensamente e
irrimediabilmente… in silenzio. –
Un debole sorriso attraversò fugacemente il viso di
Rhoxane mentre contemplava gli ardenti occhi neri di Severus… così differenti…
così discordanti dai suoi incubi!
Il fuoco nel caminetto crepitò, le fiamme divennero verdi
mentre appariva il viso di Silente:
- Buonasera. – esclamò con un sorriso incerto guardando i
loro volti provati da quelle prime ore trascorse insieme. - Vi avvertivo che è
ora di cena. –
- Non credo che Rhoxane se la senta di scendere in Sala
Grande. – affermò Piton esaminando la donna. – Perché non vieni qua a tenerle
compagnia per cena… credo che… entrambi abbiamo bisogno di una pausa. – sospirò
infine.
Era sicuro che anche Rhoxane fosse d’accordo.
Non appena Silente arrivò, immancabilmente seguito dalla
McGranitt, Piton lasciò la stanza senza proferire parola. Solo un languido
sguardo, con tutto il suo amore, per la sua donna.
*
* *
Minerva dovette insistere parecchio per farlo tornare da
Rhoxane, dopo la cena.
Lei era sulla terrazza… senza neppure il mantello. Ne
prese uno dall’armadio e la raggiunse. Lei sussultò vedendolo arrivare. Lui
fece per metterglielo sulle spalle… ma si fermò in tempo: stava cominciando a
prevenire gli assalti dei suoi incubi. Le allungò il mantello, rimanendo ad
un’adeguata distanza. Lei apprezzò quella comprensione, se lo sistemò sulle
spalle e tornò a guardare il cielo nero, trapunto da tutti quei minuscoli
brillanti.
Silenzio. Profondo come il suo dolore. Infinito come il
suo amore. La contemplava, così bella nella notte, e la desiderava… intensamente.
Sognava di averla di nuovo tra le braccia… e lei gli sorrideva… e lo baciava…
nuovamente felice…
- Perché stai sorridendo? – chiese lei, all’improvviso.
- Ti guardavo… sei così bella. E stavo sognando… una
dolce, meravigliosa illusione: tu che sorridi, felice, tra le mie braccia. –
sussurrò Severus a bassa voce, per non incrinare l’incanto del suo sogno.
- Un sogno… solo un’improbabile visione. – disse lei,
bruscamente.
- Improbabile non vuol dire impossibile…- sussurrò il
mago dolcemente.
- Ma non vuol neppure dire possibile. – ribatté lei
duramente.
- Sei crudele… - sospirò.
- Tu lo sei stato, con me. – replicò aspramente.
- Non ero io…Rhoxane. Solo un ricordo manipolato. Non io…
- mormorò sommessamente.
Lei abbassò lo sguardo. Poi rientrò nella stanza, seguita
dal mago.
Ci fu un attimo d’imbarazzo poi lui si apprestò a
salutarla.
-
Buonanotte Rhoxane. Spero che i tuoi incubi non ti tormentino troppo la notte.
Se vuoi, posso darti una pozione che, almeno nel sonno, li tenga lontani da te.
–
- Grazie. Ma Silente me l’ha già data. –
- Bene. Allora vado. –
- Dove? –
- A dormire. Nella via vecchia stanza. Domani farò
spostare le mie cose. –
- Non puoi. –
Piton era già vicino alla porta. Si girò.
- Cosa vuol dire… che non posso? – chiese stupefatto.
- La tua vecchia camera… non c’è più. L’ha detto Silente.
–
- E con questo? Dormirò da qualche altra parte allora… -
ribatté pacatamente.
- No. –
- No? –
- Silente ha affermato che dormirai qui. –
Piton inarcò un sopracciglio. Lo scintillio dei suoi
occhi neri era molto intenso:
- Non m’importa di ciò che ha detto Silente. Io non
dormirò qui. – e si girò per uscire, definitivamente.
- Io sono d’accordo con lui. – precisò Rhoxane sottovoce.
Il mago si fermò… e richiuse la porta. Esitò un attimo,
prima di girarsi.
- Dovrei dormire in quel letto? Con te? Che sussulti se
solo mi avvicino a meno di un metro ed urli di terrore se ti sfioro una mano? –
l’espressione sul suo volto era indecifrabile.
- Ovviamente… non è possibile. Neppure io, d’altro canto,
riuscirei a dormire… vicino al tuo corpo… -
I suoi profondi occhi neri dissero tutto ciò che le
parole avevano taciuto. Poi scrollò il capo. Infine, le sorrise teneramente:
- Dormirò sul divano, di fronte al caminetto. E ora vado
a cercare di ragionare. – ed uscì nuovamente nell’aria fredda della notte.
*
* *
Quella notte per Severus fu un susseguirsi d’incubi
angoscianti in cui il suo passato tornò di nuovo a tormentarlo come un tempo. E
lo stesso fu nelle notti seguenti. Ma anche i giorni successivi non gli
lesinarono le sofferenze. Rimaneva quasi sempre con Rhoxane, prevalentemente da
solo. Lei gli aveva chiesto di raccontarle del loro amore. Ma era terribile
rievocare quei giorni meravigliosi mentre lei lo guardava freddamente, a volte
incredula, in certi momenti persino con odio. Lei, invece, non riusciva a
raccontargli nulla. Camminavano per il castello o per il parco, rifuggendo
studenti e professori… e le loro occhiate compassionevoli.
Lei era bella, bellissima… e tremendamente desiderabile.
Quante volte, la notte, svegliato da un incubo, era rimasto a guardarla mentre
dormiva…. Nel sonno la sua espressione tesa e corrucciata svaniva e lei tornava
la sua dolce e bellissima Rhoxane di sempre. Ed il suo desiderio cresceva a
dismisura… sfiorare quelle labbra… accarezzare quei capelli… stingere quel
corpo… possederlo di nuovo… ancora e ancora…. Un sogno, dolce e terribile… così
vicino e così lontano!
Presto scoprì che Rhoxane era sempre interessata alle
Arti Oscure. Così le raccontò cos’era accaduto nel passato… quello reale.
Scoprendo subito che aveva dimenticato ogni incantesimo, ogni pozione che le
aveva insegnato. E, con infinita pazienza, ricominciò tutto da capo.
Quando
arrivarono all’Incantesimo d’Avviluppo, sorrise apertamente al ricordo del suo
grande imbarazzo, quando erano rimasti strettamente legati assieme.
- Perché sorridi così? – gli chiese. – E’ strano vederti
sorridere così apertamente, quasi felice. Non lo fai mai. Ma hai un sorriso
bellissimo. L’altro, nel sotterraneo, aveva solo un sorriso terribile… e
crudele. –
Le sorrise ancora, dolcemente, sussurrandole:
- Grazie. Grazie per non aver più affermato che ero io,
nel sotterraneo, ad avere quel sorriso crudele. Ma… l’altro. –
- E’ bella la luce che c’è nei tuoi occhi, Severus,
quando mi sorridi così. –
- Oggi vuoi proprio lasciarmi senza fiato Rhoxane.
Comincio a pensare che questo Incantesimo mi porti proprio fortuna! – esclamò.
- Non mi hai ancora spiegato perché sorridevi in quel
modo. –
- Sbagliasti il movimento dell’incantesimo e finimmo
strettamente legati l’uno all’altra… labbra contro labbra… ed io provai
un’irresistibile bramosia di baciarti… - Piton notò che l’espressione di
Rhoxane era nuovamente cupa - Ma non lo feci… - aggiunse velocemente – e
provvidi a liberarci subito dall’incantesimo. -
- Voglio imparare quest’incantesimo. Ma non ci dovranno
essere errori, questa volta. – il suo tono di voce era chiaramente isterico -
Legata… e con le tue labbra sulle mie… - ora il terrore era nuovamente dipinto
sul suo volto – NOOOOOO… - urlò disperata.
Piton strinse i pugni, forte, sempre più forte,
conficcandosi le unghie nella pelle, mentre l’urlo di Rhoxane continuava…
interminabile, martellante, ossessionante. Non poteva toccarla. Doveva
aspettare che si riprendesse da sola. Se solo qualcuno fosse stato nei paraggi.
Ma era domenica pomeriggio, non c’era quasi nessuno al castello. L’urlo
continuava, incessante e straziante, e Rhoxane si era accasciata a terra. Le
sue unghie avevano lacerato la carne…. Non resisteva più… ancora un istante e
sarebbe impazzito…
Poi, improvviso, tornò il silenzio. Solo il battito del
suo cuore impazzito. Ed i gemiti sommessi di Rhoxane.
S’inginocchiò vicino a lei:
- Ti amo. – sussurrò teneramente – Sono stato un idiota a
dire quelle parole… senza immaginare quello che avresti provato… -
Gli occhi di Rhoxane, ancora invasi dal terrore, stavano
osservando il sangue sulle sue mani.
Ma questa volta il mago capì al volo.
- E’ mio, il sangue. Mi sono graffiato con le unghie. Per
impedirmi di venire ad abbracciarti. Tu non puoi immaginare il mio tormento,
quando ti vedo in questo stato… e non posso fare nulla. Vorrei prenderti
dolcemente tra le braccia, stringerti, consolarti. Ti amo da impazzire Rhoxane…
e non posso neppure sfiorarti… -
- Una volta… riuscii a ferirti il viso con una pietra
aguzza. Mi obbligasti a succhiare il tuo… sangue. –
- Non sono stato io, non io… maledizione. Non riesci a
vedere la mia sofferenza, vera e reale, qui nel presente? –
- Me ne hai dato troppo di dolore… fisico… -
- Dolore fisico? Come lo vorrei io, qui, in
quest’istante. Al posto di quest’insopportabile tortura psicologica! - Quindi
le tese bruscamente la bacchetta. – Avanti, lancia quell’incantesimo: mi avrai
in tuo potere e potrai vendicarti. Fallo! –
C’era una luce di follia negli occhi di Rhoxane mentre
gridava:
- Obvolvius! –
Questa
volta tutto fu perfetto e Severus si trovò completamente immobilizzato dalle
invisibili funi magiche: nessun movimento gli era permesso. Lei lo stava
osservando con un ghigno beffardo. Poi gridò:
- Crucio! –
Piton spalancò gli occhi dalla sorpresa, mentre il dolore
lo assaliva come un fuoco improvviso. Rimase immobile, guardandola negli occhi.
Non era possibile… non riusciva a crederci. Rhoxane lo stava squadrando con
aria crudele… cercando di riconoscere il suo dolore. Ma non appariva
soddisfatta. Ed il dolore cessò subito.
- Non è solo questo che voglio. – bisbigliò.
- Vuoi infiggermi il dolore con le tue mani? E’ così che
vuoi la vendetta? – la stava volontariamente provocando. – Brandisci quel
pugnale allora, là nella vetrinetta. E’ il pugnale di un Mangiamorte. Usa
quello contro di me. –
Rhoxane squadrava lui e l’arma, ma non si risolveva a
muoversi.
- Alohomora! –
ordinò Piton rivolto alla vetrinetta dell’armadio, che si spalancò di colpo – Accio pugnale! – e l’arma si avviò verso
di lui, rimanendo poi ad aleggiargli vicino.
Rhoxane
contemplò a lungo la lama, con bramosia, quindi l’impugnò ed indirizzò la punta
perpendicolarmente alla gola, chiedendo beffardamente:
- Cosa accadrebbe se inserissi la lama fino all’elsa? –
- Il mio sangue ti schizzerebbe in faccia… e nessuna
magia potrebbe salvarmi. Sarebbe una morte relativamente veloce, neppure troppo
dolorosa… -
Rhoxane ritrasse il pugnale. Aveva come un velo, di odio,
negli occhi. Quindi cominciò a passare, lentamente la lama sul viso di Piton,
lasciando delle striature rosse sulla fronte e sulla guancia.
- Era solo questo che ti facevo? – continuò a provocarla.
L’odio brillò più intenso nel suo sguardo e Rhoxane
premette con forza, tagliando trasversalmente la guancia sinistra. Il mago
trasalì appena… il dolore fisico era nulla… rispetto al resto. Sentì che il
sangue, caldo, usciva dalla ferita profonda e gli colava in bocca e sul collo e
sussurrò, con infinita ed amorevole dolcezza:
- Ti amo. –
Rhoxane si ritrasse, repentinamente, stringendo il
pugnale con angosciato spasmo. Sembrava come se si fosse riscossa in
quell’istante dal suo incubo.
- Cosa… cosa ti ho fatto? – mormorò con gli occhi
sbarrati, fissi sul sangue che colava dal viso del mago.
- Nulla, tu non mi
hai fatto nulla. – disse Piton dolcemente - E’ stato il demone di
quell’incubo maledetto che ha guidato la tua mano. Non la tua volontà. –
aggiunse sommessamente. – Così come io non ti ho mai fatto nulla… -
Rhoxane rimaneva immobile, incapace di reagire e di
staccare lo sguardo dal sangue che stava gocciolando sull’immacolata camicia.
Piton si liberò rapidamente dall’Incantesimo d’Avviluppo e, delicatamente, le
tolse il pugnale dalla mano. Lei si lasciò toccare senza neppure sussultare. I
suoi occhi verdi ora erano smarriti e confusi. Severus vide ancora una volta la
sua adorata bimba spaventata.
- Non volevo… io non… - piagnucolò.
- Lo so, lo so mio dolce amore. Non aver paura, non è
nulla, nulla. – le sussurrò con un dolce sorriso.
La ferita gli bruciava, ma il suo cuore cantava di
felicità perché stava ancora stringendo la mano di Rhoxane tra le sue. Con
interminabile lentezza sollevò la mano di Rhoxane, sempre guardandola negli
occhi, sorridendole dolcemente, fino a portarla all’altezza del suo viso. Con
una manica si pulì un poco le labbra dal sangue, quindi baciò teneramente la
mano che lo aveva ferito.
Piton stava discutendo animatamente con Madama Chips, in
infermeria.
- Ho detto che voglio una normale medicazione…. Sì,
proprio come uno stupido babbano. E voglio che il taglio rimanga bene in
evidenza. –
- Non riesco proprio a comprendere perché un mago
intelligente, come lei Professore, possa anche essere così cocciuto… e deciso a
stare male! –
Il sorriso di Piton era raggiante di felicità, mentre
usciva dall’infermeria con il suo taglio, ancora fresco, ben evidente sulla
guancia. E sorrideva a chiunque, incontrandolo, lo guardasse stupito. Si
sarebbe fatto tagliuzzare tutto il corpo se solo avesse pensato che potesse
essergli utile. Un taglio su una guancia… e lei si era lasciata baciare una
mano. Era disposto a tutto… per un bacio appassionato.
L’atteggiamento di Rhoxane era molto cambiato: ora gli
permetteva di avvicinarsi e non tremava più se, casualmente, la sfiorava. Col
lento trascorrere dei giorni erano perfino scesi, a braccetto, per recarsi a
cena nella Sala Grande. Silente doveva aver parlato chiaramente a tutti gli
studenti, perché non furono oggetto di particolari mormorii od attenzioni. Ma
era bello, meravigliosamente bello, essere di nuovo là, quasi nella normalità.
Presto ripresero anche a tenere le loro lezioni: aveva spiegato chiaramente il
problema agli allievi. E nessuno di loro, ne era certo, avrebbe fatto domande
sbagliate alla Prof. Delair. Neppure il giovane Malfoy.
Passavano insieme ogni istante lasciato libero dalle
lezioni, salvo quelle rare volte che Voldemort lo chiamava. Erano solo brevi
incontri, per discutere di qualche incantesimo, preparare una pozione,
portargli dei libri…. Gli aveva anche raccontato dell’Oblivion Fraudem su
Rhoxane: la sua reazione era stata, come sempre, imperscrutabile… ma gli era
parso d’intravedere… come del fastidio…
Anche
Selene aveva cercato più volte di parlargli. Ma dopo quello che era successo…
lui l’aveva sempre gelidamente ignorata, senza neppure permetterle di
rivolgergli una sola parola. Aveva anche sospettato che lei potesse essere
responsabile di quanto era accaduto a Rhoxane. Ma aveva presto scartato l’idea:
quello era un complesso incantesimo oscuro e Selene, benché gelosa, non era
certo in grado di lanciarlo!
Le vacanze di Pasqua si stavano avvicinando. Il tempo era
ancora inclemente, ma l’amore di Rhoxane per il volo era di vecchia data… così
ripresero a volare insieme. Naturalmente Piton le raccontò di quel loro primo
volo, della sua caduta e dello spettacolare salvataggio. Lei sorrise… uno
splendido ed allegro sorriso. Se ne rese conto all’improvviso: Rhoxane aveva
ripreso a sorridere. Glielo fece notare, felice di quel nuovo progresso.
- E’ difficile non sorridere, quando sono con te. –
Severus era senza parole: sulla scopa, di fianco a lei,
in alto nel cielo… si sentiva in Paradiso! Lei gli sorrideva… ed anche la vita
gli arrideva nuovamente.
Avevano appena rimesso i piedi a terra quando lei gli
domandò, a bruciapelo:
- Posso chiederti un favore? –
- Certo. – sorrise Severus inarcando lievemente un
sopracciglio – Non saprei negarti nulla… - ed i suoi splendidi occhi neri
brillavano di felicità.
Rhoxane sembrava imbarazzata.
- E allora? – la spronò.
- Quella cicatrice… non potresti… farla sparire? –
Severus si toccò la guancia ed esclamò:
- Adoro questo segno. Ogni mattina, radendomi, ringrazio
che ci sia. –
Rhoxane arrossì lievemente mentre lui si avvicinava e le
prendeva una mano per portarla, lentamente, alle labbra. Labbra brucianti di
desiderio che, delicatamente, sfioravano la mano della sua donna.
- E’ così strano, ma così bello… poterti corteggiare. Non
ho potuto farlo, prima. Il nostro amore è stato così… improvviso! –
Lei continuava a sorridere, imbarazzata. Ma lasciava che
lui continuasse a baciarle la mano. Un bacio dolce, languido… sulla punta delle
dita, all’interno delle dita, sul palmo della mano…. Ora premeva la sua mano
sulla guancia ferita, la guardava teneramente… e sospirava. Desiderava
continuare quel bacio, scendere sul polso, lungo il braccio, risalire alla
spalla, quella spalla nuda che faceva capolino dalla scollatura, sotto il
mantello. Quella tunica bianca, come un’antica dea, che scopriva appena le
spalle e le scapole, chiusa da due lucenti fermagli di corallo, all’inizio
dell’omero…. Era così bella! Ma non era ancora tempo, non era ancora tempo di
soddisfare quei suoi languidi deliri…. Con un ultimo sospiro, le lasciò la mano
sussurrando:
- Mi stai facendo impazzire… di desiderio! -
Poi, con un gesto deciso, si passò la mano sulla
cicatrice, per dissolverla in un rapido bagliore.
*
* *
Arrivarono anche le vacanze di Pasqua ed il castello si
stava svuotando.
Quella sera erano sulla terrazza della loro torre. Il
vento scompigliava i capelli di Rhoxane e, all’improvviso, le fece volare via
il mantello. Severus lo agguantò al volo, poi glielo posò nuovamente sulle
spalle, tenendoglielo fermo con le mani. Ora era dietro di lei, sentiva il
profumo del suo corpo ed i capelli mossi dal vento gli accarezzavano il viso. E
la desiderava. Il suo tocco sulle spalle era lieve, giusto per tenerle fermo il
mantello. Ma la sua voglia di affondare il viso nei capelli e di stingere quel
corpo meraviglioso… era quasi irrefrenabile. Lei si girò verso di lui. Era
bella, bella, troppo bella… e troppo vicina. Lei sorrideva, quasi fosse
inconsapevole dell’effetto che scatenava in lui:
- Mi piace il vento… ma il vento caldo del sud… -
- E ti piace il mare, il mare caldo del sud. – sussurrò
liberandole il viso dai capelli.
- Mi conosci così bene tu! Ed io invece… -
- Anche tu mi conosci altrettanto bene… -
- Ti conoscevo… -
- Mi conoscerai di nuovo… - sospirò preoccupato - … e ti
piacerò ancora? –
Rhoxane sorrise maliziosa:
- Mi ami… mi conosci bene… mi corteggi in modo superbo…
difficile resistere al tuo fascino! –
- Eppure… sono sicuro che se ora ti stringessi fra le
braccia… fuggiresti via, ancora terrorizzata da me. -
- Non ho più paura di te, Severus. Sei troppo diverso da quell’orrido
incubo… per poterti ancora confondere con lui. – mormorò sorridendo.
- Però… fuggiresti? – sussurrò dolcemente, appoggiandole
di nuovo le mani sulle spalle.
- Sì… credo di sì. – rispose tormentandosi il labbro
inferiore – So che uomo sei e quanto mi ami. So quanto ti costa starmi vicino…
senza potermi avere. Mi dispiace… ma non sono ancora pronta. -
Severus sospirò ancora una volta:
- Mi chiedo se non mi racconterai mai … -
- A cosa servirebbe? – chiese lei nervosamente.
- A capire… a capire fino in fondo le tue paure. Ora
posso solo immaginarle. –
- L’uomo dei miei ricordi mi ha torturato in ogni più
crudele modo. Mi ha reso sua schiava, in ogni accezione del termine…. Che serve
ricordare una tortura specifica o la violenza di una notte? –
- Forse… a capirne la falsità. L’Oblivion Fraudem non
cancella i ricordi ma sovrappone delle allucinazioni alla realtà. Ma per
coprire cinque mesi di ricordi ci vuole un’enorme mole d’allucinazioni: io
stesso non sarei in grado di fare un incantesimo di quel tipo. A meno che non
sia stata inserita una serie di singole allucinazioni che si ripetono poi più o
meno casualmente. –
Per un bel pezzo lo sguardo di Rhoxane gli sembrò perso
nel vuoto, poi lo guardò smarrita:
- Forse… hai ragione. Sembrano tanti ricordi spezzati…
tra l’uno e l’altro ci sono solo delle oscure tenebre ed un mortale silenzio.
Ma devo proprio… ricordare? –
- Ti rimarrò vicino… vuoi? Sei una donna coraggiosa… è
anche per questo che ti amo! –
- Promettimi che non mi lascerai catturare ancora dall’orrore…
-
- Aggrappati a me… ed io ti sosterrò. –
Rhoxane chiuse gli occhi. Sapeva d’averle chiesto… quasi
l’impossibile. Poi cominciò, lentamente, a parlare, prima con frasi confuse ed
incoerenti, vittima di un forte turbamento e scossa da lievi fremiti. Poi
sempre più precisa e risoluta, quasi irretita ed affascinata dalle sue stesse
parole. La sua fronte era imperlata di sudore.
Fu Severus che, presto, si trovò avvolto in un antico
orrore. Lei gli stava descrivendo minuziosamente le torture e le violenze
subite e raffigurava con precisione l’uomo che le perpetrava: incarnava il
volto, le mani, i gesti, le parole, le sensazioni ed i pensieri di un Severus
di tanti anni fa. Un Severus che credeva morto… ma che qualcuno, che lo
conosceva bene, troppo bene… aveva fatto rivivere, esasperato, deformato e reso
ancor più perverso, nei ricordi della sua donna. Erano i suoi orribili ed
insostenibili ricordi che tormentavano ora la donna che amava, era tutto ciò
che aveva visto fare durante quei tre maledetti anni da Mangiamorte…
Rhoxane taceva… e tremava. Lo guardava, quasi senza
vederlo, come se si vergognasse:
- Ecco… ora ti ho raccontato tutto. -
Severus
la afferrò per mano e la riportò in camera. La fece sedere sul divano e le
s’inginocchiò davanti, appoggiandosi a lei. Poi le disse, con un triste
sorriso:
- Perdonami, mio dolce amore. E’ tutta colpa mia…
unicamente mia. Quelli sono solo i miei ricordi, alcune delle atroci immagini
che mi hanno tormentato per tanti anni… fino a quando tu sei venuta a liberarmene…
-
- Tu… tu hai veramente fatto… -
-
No, te l’ho già detto. Non ho mai torturato… o violentato. Ma l’ho visto fare.
E non sono intervenuto. Questo non rende certo il mio crimine diverso, o meno
grave, di quello di coloro che hanno agito. Non ho mai potuto perdonare le mie
colpe, né mai potrò farlo. Ho sofferto a lungo, in silenzio, odiandomi e
disprezzandomi. Ed avevo smesso di vivere… -
I suoi occhi erano lucenti… e limpidi, mentre la rimirava
con intenso amore:
- … fino a quando, quella sera, tu mi dicesti delle
meravigliose ed indimenticabili parole… -
La sua voce, ora, era solo un delicato sussurro:
- Voglio amare fino in fondo il tuo dolore… voglio che i
tuoi ricordi siano i miei ricordi… che il tuo passato sia il mio passato…
questo è il mio amore accettalo, ti prego…. Queste sono le parole che mi
dicesti… questo era il tuo immenso amore per me. –
Rimase in silenzio a contemplarla, ancora per un istante,
mentre le lacrime cominciavano a scendere dai suoi nerissimi occhi innamorati,
poi sussurrò:
- Mi manca quel tuo immenso amore, Rhoxane… ancora più di
quanto mi manchino i tuoi baci… ed il tuo corpo… -
Lei gli stava sorridendo dolcemente, mentre con una mano
gli accarezzava i lunghi capelli neri. Poi scivolò giù dal divano, al suo
fianco e mormorò teneramente:
- Ora so perché mi sono innamorata di te, Severus… e
perché m’innamorerò ancora, perdutamente, appassionatamente, intensamente….
Perché tu hai bisogno di me… come io ho bisogno di te. Nessuna magia… nulla al
mondo potrebbe separarmi da te… dal nostro comune destino. –
Lui la guardava, estasiato come… forse, non era stato
mai, con un caldo sorriso radioso dipinto sul volto, dove due luminosi occhi
neri sfolgoravano di felicità.
- Rhoxane… oooh Rhoxane, mio dolce amore! –
Lei gli era così vicina che poteva sentire battere il suo
cuore impazzito… e si rifugiò tra le sue braccia.
Severus le cinse delicatamente le spalle, mentre lei
reclinava il capo sul suo petto, e le accarezzò dolcemente i lunghi e morbidi
capelli… senza parlare, senza respirare… quasi, per non rischiare di infrangere
quell’attimo d’incanto. Mentre i minuti passavano, percepiva che il corpo di
Rhoxane si rilassava e si abbandonava sempre più contro il suo… e, finalmente,
l’avvolse in un tenero e completo abbraccio, mentre le sue labbra,
impercettibilmente, cominciavano a sfiorarle i capelli.
Rimasero abbracciati per un tempo immemorabile… mentre il
fuoco languiva nel camino… e poi si spense. Severus non avrebbe mai voluto
interrompere quel momento di sogno… ma si rese conto che Rhoxane tremava… per
il freddo:
- Accio
mantello! –
Il mantello arrivò… ma l’incanto si ruppe. Rhoxane si
avvolse nel mantello e si accoccolò sul divano, facendogli cenno di seguirla.
Con un raffinato movimento della mano Severus riaccese il fuoco.
-
Ora che ti ho raccontato tutto… vorrei tanto poter, finalmente, dimenticare. -
sospirò guardandolo con i suoi limpidi occhi verdi.
- No, amore. Per dimenticare questi… devi recuperare i
tuoi veri ricordi. –
- Cosa non darei… -
- Li ricostruiremo insieme, vedrai. Magari con l’aiuto
della nostra pozione… -
Lo sguardo di Rhoxane era, ovviamente, interrogativo.
Ancora una volta, con tanta infinita pazienza, che non
sapeva proprio di possedere, Severus le spiegò tutto riguardo alla pozione
“empatica”. Lei accettò immediatamente di provarla e fu subito pervasa
dall’amore intenso di Severus… e dal suo bruciante desiderio.
Un po’ imbarazzata, si allontanò un poco da lui.
- Qualcosa non va? – domandò lui, preoccupato.
- No… nulla. Solo… sono sensazioni molto forti… e mi
sembrano anche… chiarissime… -
- E’ strano. Di solito ci vuole un po’ di tempo per
riuscire ad interpretare le sensazioni altrui. –
Poi si batté la mano sul capo:
- Che stupido! Hanno coperto i tuoi ricordi, ma non le
esperienze e le capacità che ne sono derivate. Nei mesi in cui avevi preso la
pozione avevi imparato a riconoscere le mie emozioni alla perfezione… e questo
non è cambiato. –
- Uhmm… capisco…. In pratica, allora interpreto…bene… –
mormorò lei, ancora più imbarazzata.
Severus le stava sorridendo dolcemente, con i luminosi
occhi neri che riflettevano la luce del fuoco… ed il suo desiderio per lei:
- E cosa percepisci? –
Lei deglutì a fatica:
- Amore, amore, amore… -
- Null’altro? - ed il sorriso del mago era molto
impertinente.
Silenzio imbarazzato.
Severus le prese la mano e, dolcemente, con squisita
lentezza, cominciò a sfiorarla con le labbra, chiudendo gli occhi per
assaporare meglio il profumo della sua pelle… ed il suo sapore. Ogni dito
ricevette pari attenzione dalle morbide labbra, dalla lingua calda e dai denti
gentili. Il dorso ed il palmo ricevettero mille carezze, mille sfioramenti,
mille baci… e furono avvolti dai suoi languidi sospiri mentre, baciandola, se
la faceva scorrere sul viso.
L’infuocato e passionale desiderio di Severus stava esplodendo nella
mente di Rhoxane, mentre lui perpetuava quella sensuale ed inebriante danza di
incantevoli baci sulla mano. Quando Severus riaprì gli occhi… lei si sentì
trafiggere dal suo sguardo, mentre la travolgente eccitazione racchiusa nelle
fiamme di quegli occhi splendenti irrompeva in lei pervadendola completamente.
Finalmente Severus, con un ultimo, casto bacio sulla
punta delle dita… interruppe quella meravigliosa tortura, trattenendo però la
mano di Rhoxane nelle sue.
- Null’altro che amore? – sussurrò teneramente.
Lei arrossì mormorando:
- Ardente desiderio, travolgente passione,
incontrollabile eccitazione… -
- Saprò attendere… mio meraviglioso amore… non temere. –
- Mi… dispiace… ma io non… -
- Non parlare, non ce n’è bisogno. Comprendo le tue paure.
Passeranno… ed il mio desiderio, allora, sarà il tuo… -
Rhoxane sorrideva, mentre contemplava quell’uomo
meraviglioso, che già aveva cominciato ad amare… ed a desiderare. Se solo… se
solo fosse riuscita ad annullare quei ricordi che l’inibivano… che la tenevano
legata con lacci mentali che non riusciva a sciogliere…
- Ma tu sai che anch’io… ti desidero? –
Il compiacimento, nel sorriso di Severus, non avrebbe
potuto essere maggiore:
- Certo che lo so! Ma non mi sembra… una gran
consolazione. – esclamò mordicchiandosi il labbro inferiore. – Ma ora è notte
fonda… e voglio che tu riposi. –
Si alzò e le tese la mano per aiutarla ad alzarsi.
- Preparati per la notte… io esco in terrazza a…
raffreddarmi… -
Rhoxane sorrideva, molto maliziosamente, mentre diceva:
- Uhmm… sì, è necessario. Sì, improrogabile ormai… -
Severus inarcò lievemente un sopracciglio, con aria
interrogativa.
- Mmmm… tu comincia a raffreddarti… poi ti dico… - e lo
spinse fuori.
Era felice… ed aveva voglia di giocare con lui…
Non c’era la luna, quella notte. La luce delle stelle
arrivava offuscata dalle nuvole leggere che ingombravano il cielo. Il vento era
freddo e fastidioso. Ma era una delle notti più belle della sua vita. Si
sentiva ad un passo dal riconquistare la sua Rhoxane… il suo immenso amore, il
suo corpo incantevole…
E poi avrebbe avuto la sua vendetta. Lucius Malfoy!
Poteva essere stato solo lui. Erano pochi i maghi abbastanza potenti da
lanciare quell’incantesimo. E Malfoy era l’unico che conoscesse,
sufficientemente bene, la sua personalità ed il suo passato in modo da poter
creare quelle particolari allucinazioni. E quell’efferata, sottile e raffinata
crudeltà… era il suo marchio: anche lui conosceva bene Lucius, ed il suo
passato…
Si riscosse improvvisamente dai suoi cupi pensieri di
vendetta: Rhoxane lo stava chiamando. Fu lieto di costatare che l’infausto
pensiero di Malfoy… era perfettamente riuscito a raffreddare, completamente, il
suo desiderio.
Rhoxane era incantevole, adagiata sul letto, solo
parzialmente coperta dal lenzuolo. Una semplice camicia da notte, bianco perla.
Le spalle coperte solo dai lunghi capelli. Cercò di concentrarsi ancora sulla
vendetta contro Malfoy… inutilmente!
Ormai rassegnato ad ardere dal desiderio ogni volta che
la guardava, si avvicinò al letto per darle un casto bacio sulla fronte. Ma lei
lo trattenne per una mano, con un sorriso inebriante sulle labbra, ed esclamò:
- Dove stai andando? –
Il sopracciglio di Severus fremette leggermente, prima di
inarcarsi:
- A dormire… sul divano. Come sempre. – mormorò incerto.
- Non è sempre
stato così… prima. – sussurrò lei, vaga.
- No. Non lo era… un tempo… - bisbigliò mordicchiandosi
le labbra. – Dove vuoi andare a parare Rhoxane? – chiese infine, rompendo gli
indugi.
- Voglio che tu dorma qui, nel letto. –
- Sicura? –
- Si! Molto sicura. E’ questo il tuo posto… mi pare… -
Le regalò un ammaliante sorriso… la sua donna voleva
giocare, deliziosamente, con lui. Non l’avrebbe certo delusa!
- Sì, mi pare di ricordare… -
E cominciò a spogliarsi, senza fretta, mentre lei
ammirava il suo corpo che si svelava gradualmente e completamente ai suoi
occhi. Il suo bel corpo nudo, attraente e scopertamente eccitato.
- Ricordi, vero, che dormo… nudo? –
- A dire il vero… no, non ricordavo… - mormorò,
mordicchiandosi ancora le labbra - … ultimamente ho avuto un po’ di problemi…
con la memoria. – ma il sorriso nei suoi occhi era limpido.
- Non sarà un problema… vero? –
- Se non lo è per te… -
- Non lo è per nulla. – assicurò lui scostando le coperte
per entrare nel letto - … fin che sei vestita tu… -
La ammirò a lungo in silenzio, sorridendole estasiato,
quindi si avvicinò, con languida lentezza:
- Buona notte mio adorato amore. Ti amo, ti amo
immensamente… e sono felice! – sussurrò sfiorandole appena le labbra con un
piccolo, lievissimo, delicato bacio.
Rhoxane tremò. Ma Severus sapeva che non era più il
terrore che percorreva il suo corpo… ma il desiderio. Le sorrise un’ultima
volta, prima di girarsi dall’altro lato, spegnendo le candele con un languido
movimento delle dita.
*
* *
Rhoxane dormiva ancora mentre lui era sveglio da molto
tempo. Non era per niente sicuro di aver dormito. Ma non gliene importava
assolutamente nulla. Stava guardando la sua donna e, se avesse voluto, avrebbe
potuto perfino abbracciarla. Ma non voleva svegliarla. Voleva ancora
contemplare quei lunghi capelli castani, sparsi sul cuscino, ed i riflessi
ramati che il sole ne traeva; rimirare la spalla nuda, dove la spallina sottile
della camicia da notte era scivolata via; sentire il suo respiro lieve uscire
da quelle belle e sensuali labbra rosse, lievemente dischiuse…
Si sarebbe svegliata a momenti. Si girò verso di lui… ora
la spallina aveva ceduto e dalla scollatura faceva capolino un seno, pieno e
sodo, col capezzolo reso rigido dall’aria fresca del mattino. Severus sospirò.
Avrebbe voluto… ricoprirlo con la camicia da notte… ma temeva di svegliarla e
che si spaventasse sentendosi toccare…
Il sole, ora, baciava con i suoi raggi gli occhi chiusi
di Rhoxane… come l’invidiava…
Infine aprì gli occhi, subito richiudendoli e
proteggendoli dalla luce con una mano.
- Buongiorno amore mio… come sei bella! – sussurrò con un
dolce sorriso sulle labbra – Anche il sole la pensa come me… e ti rende onore!
–
Lei sorrise, stropicciandosi gli occhi:
- Tu… sei bellissimo. E stanotte ti ho sognato… -
- Devo preoccuparmi? –
Allungò una mano ad accarezzargli i lunghi capelli neri:
- No… direi proprio di no. –
Severus trasse un sospiro di sollievo.
Rhoxane si accorse che la camicia da notte non era al suo
posto… e lo guardò:
- Anche quello fa parte della tua bellezza… e dei miei
desideri… -
Rhoxane inclinò il capo e lo osservò, pensosa. Poi
sollevò le coperte… e curiosò. I suoi occhi verdi brillavano quando incontrò
nuovamente le nere fiamme dello sguardo di Severus.
- Se osi aprire bocca… ti bacerò! – la minacciò lui
ridendo.
- Ma è sempre in quello stato? – rise lei – Da ieri sera?
–
- Ti avevo avvertita! - e si chinò a baciarla,
lentamente, un lieve bacio sulla guancia.
- Temo di aver parlato troppo poco… - sussurrò la maga.
Un dolce bacio sulla fronte.
- Ma se tengo una conferenza che succede? –
- Sarò troppo occupato ad applaudire, per poterti
baciare! –
- Per avere un bacio… cosa devo fare? –
- Un bacio? Un bacio vero? –
- Sì! –
Un fremito gli percorse la schiena. Severus chiuse gli
occhi… no, non gliel’avrebbe mai fatta… non sarebbe riuscito a limitarsi ad un
bacio.
-
Non mi tentare … amore… - e le sfiorò appena le labbra prima di rifugiarsi,
velocemente, in bagno.
Lei rimase a guardarlo. Lo desiderava… ma aveva ancora
paura. E lui lo sapeva bene. E la desiderava troppo… per fermarsi ad un bacio.
Quando Severus uscì dal bagno, vestito di tutto punto,
Rhoxane stava scegliendo un abito dal guardaroba.
- Quale preferisci? -
- Tutti i tuoi abiti mi piacciono… o meglio, tu sei
bellissima e seducente in ogni modo ti vesta… anche con un sacco! -
- Ma non ho abiti-sacco nel mio armadio! Dovrai scegliere
solo tra qualcosa di colorato e molto seducente…. Del resto tutto il mio
vestiario era stato studiato apposit… - le parole le morirono sulle labbra.
Severus rimase immobile, fortemente colpito.
- E’ come… se avessi già pronunciato queste parole… -
mormorò Rhoxane - … tanto tempo fa… -
- Sì… le hai già dette… - sussurrò, quasi senza fiato. –
Forse alcuni tuoi ricordi stanno riemergendo… -
- Cosa non darei… -
- Sono ancora in tempo… per quel bacio? – sussurrò
Severus.
- E saprai fermarti… ora? -
- Dovrò farlo… -
Rhoxane sorrise, mentre lui si mordicchiava nervosamente
il labbro.
- Non hai bisogno di chiedermi il permesso… -
- Ti amo, ti amo, ti amo… - bisbigliò Severus mentre
l’abbracciava e la stringeva forte a sé - … e ti amerò per sempre… -
- Severus… -
- Ti desidero… - sussurrò mentre le baciava i capelli - …
da impazzire… - e le sfiorava il viso con labbra appassionate - … ed impazzirò…
adesso… -
E le sue labbra, finalmente, scesero su quelle di
Rhoxane. Lei sentì labbra ardenti che
la sfioravano delicatamente, mentre il desiderio di Severus, ancora una volta,
erompeva con forza imprevista nella sua mente. Voleva essere sua… di nuovo.
Voleva baciarlo con passione…. Le labbra di Severus, solo lievemente dischiuse,
indugiavano timorose, mentre il corpo, strettamente allacciato al suo,
confessava ancora una volta l’imperioso ed irrefrenabile desiderio che lo
possedeva. Perché non riusciva a lasciarsi andare… perché? Lo sentiva fremere
contro di sé, mentre la lingua s’insinuava, squisitamente morbida e dolce, tra
le sue labbra… per un istante, solo un indimenticabile istante…. Il suo
respiro, anelante… le sue labbra incantevoli… che si allontanavano. Perché non
lo stringeva… perché non lo fermava… perché non aveva risposto al
bacio…dell’uomo che amava… perché???
Era stata muta, quella domanda terribile. Ma lui, come
sempre, l’aveva compresa. Continuava a stringerla, dolcemente, e le sorrideva
con tanto amore mentre le sussurrava:
- Ti amo Rhoxane, ti amo immensamente. Va tutto bene
amore mio… è tutto a posto… -
- No che non lo è! – esclamò lei con rabbia - … guarda
cosa ti ho fatto… -
- Nulla amore… nulla tesoro mio… nulla che tu non abbia
fatto anche a te stessa. – le sussurrò dolcemente. – Sento anch’io il tuo
desiderio… è nella tua mente e nel cuore. Ma il tuo corpo è ancora bloccato… ma
troveremo il modo… presto. Ed ora sorridimi, ti prego… -
- Ti amo Severus… ti amo! – mormorò fra le lacrime –
Perdonami! -
- Non c’è nulla di cui debba perdonarti, mio grande,
dolce, meraviglioso amore. Nulla. – sussurrò, continuando a stringerla a sé. –
Sei tu… che devi perdonare l’impazienza di questo mio stupido corpo! -
Finalmente la parvenza di un sorriso si fece strada sulle
labbra di Rhoxane.
- Ecco, così. Voglio vedere ancora il tuo delizioso
sorriso… anche nei tuoi splendidi occhi. – esclamò Severus, cominciando, per
primo, a regalarle la luce incantata dei suoi occhi sorridenti - … Sì… così
amore… così! –
- Visto che siamo in vacanza… vuoi venire nel mio
castello? Ti ho già portata… tempo fa… -
- Sì, sì, sì… che bello. Andiamo, andiamoci subito! –
- Vieni! Abbracciami e ci smaterializzeremo… -
Rhoxane si bloccò:
- Ma io posso smaterializzarmi… io so dov’è! Me lo
ricordo… la terrazza, il vento impetuoso, il mare… il sole dietro le colline… -
Severus l’abbracciò, felice.
- Andiamo allora! –
Furono di nuovo sulla terrazza posteriore del castello.
Quel giorno il vento era tiepido ed il mare brillava sotto il sole caldo. Gli
occhi di Severus scintillavano illuminati dal sole, mentre gettava il mantello
sul muretto e le porgeva la mano per scendere sulla spiaggia tramite la vecchia
e consumata scaletta scavata nella roccia.
Le chiese, ammiccando:
- Vuoi fare il bagno? –
- Ooooh sì, sì! Mi piacerebbe tanto… ma è ancora troppo
freddo! –
- Non per te, amore mio! –
Severus estrasse la bacchetta e si avvicinò al
bagnasciuga. Si concentrò a lungo, mormorando incomprensibili parole che
sembravano dirette al sole stesso. E ben presto… il sole rispose dirigendo i
suoi raggi sul mago che fu avvolto da una luce intensa. E Severus riverberò i
suoi raggi sul mare, sulla sabbia e nell’aria intorno a lui. Improvvisamente
Rhoxane sentì il sole bruciare sulla pelle e l’aria divenne tiepida e
profumata… il profumo del suo lontano mare… il caldo Mediterraneo.
Severus era rimasto in piedi, ansimante: quell’antica
magia aveva consumato una notevole quantità della sua energia, più di quanto
avesse previsto… ma era un regalo, speciale, per la sua Rhoxane.
- Severus… non ho mai conosciuto un mago potente come te…
- esclamò mentre rimirava estasiata la sua figura che ancora brillava di
quell’intensa e calda luce – e che conoscesse questi… antichi incanti! –
- Per te, solo per te… questa remota e quasi dimenticata
magia. Per te… che sai apprezzarla!–
Mentre parlava si liberava completamente delle vesti e
l’invitava, con i gesti, a fare altrettanto.
- Nessuno ci disturberà! – gridò tracciando con la
bacchetta aulici movimenti nell’aria, per proteggere lo spazio intorno a loro
da ogni possibile violazione.
Pochi istanti dopo stavano correndo, mano nella mano,
incontro alle calde onde del mare.
I raggi del sole infiammavano la sua pelle mentre l’aria
calda l’accarezzava. Semi disteso sulla sabbia, Severus la stringeva dolcemente
fra le braccia mentre l’imboccava: dolcissime e fresche ciliegie comparivano
tra le sue mani, mentre i suoi teneri baci si insinuavano tra un frutto ed il successivo.
- Sono golosa… potrei non smettere mai… -
- Ti amo… certamente non smetterò mai… di baciarti! –
mormorò chinandosi ancora a sfiorarle le labbra.
- Dimmi, cos’altro desideri ora? – sussurrò Severus, con
gli occhi che sfolgoravano di un amore intenso.
- Fermare il tempo… per sempre… nell’istante in cui le
tue labbra sfiorano le mie… -
- Una magia difficile… ma non escludo, non escludo di
poter un giorno scoprire quest’arcano segreto… - sussurrò continuando a
sfiorarle le labbra – per ora potrei creare un dolce inganno… e non levare più
le mie labbra dalle tue… facendoti credere d’aver sospeso lo scorrere del
tempo! –
- Non hai bisogno di concepire alcun’illusione, mio dolce
Severus. Il tempo non può trascorrere… mentre io ricambio il tuo bacio… -
Un bacio…. Un bacio per trattenere il tempo fra le dita e
mescolare il passato col futuro in un eterno presente. Un bacio per dimenticare
qualsiasi altra cosa. Un bacio per trasformare la realtà in un sogno. Un bacio
affinché la splendida illusione diventi l’unica e vera essenza d’amore. Un
bacio… dolce, tenero, appassionato, sensuale. Un bacio di Severus… carico di
promesse… colmo d’amore… indimenticabile… ammaliante. Un bacio, solo un bacio.
Ed intorno solo il nulla. Perché l’intera esistenza è racchiusa in quel bacio,
puro ed innamorato. Quel bacio… unico ed ineguagliabile. Nel suo ricordo, nella
sua attesa, nella sua reiterazione… all’infinito.
- Ti amo… -
- Ti amo… -
Dolci parole… solo per riprendere fiato, prima che la
realtà, nuovamente, svanisca nella profonda intensità di quel bacio
interminabile, ardente ed infuocato, impetuoso e travolgente, eccitante,
estasiante ed inebriante. Troppo, troppo per un bacio… un bacio di Severus che
era riuscito a scatenare in lei un orgasmo intenso e voluttuoso, prolungato ed
esaltante.
E mentre ancora sussultava tra le sue braccia, godendo di
quegli ultimi rivoli di piacere, i meravigliosi occhi neri di Severus, dolci e
sfolgoranti di luce, le sorridevano, pieni d’amore e di felicità.
- Severus… io… -
- Sssst… taci amore mio! Lascia che io ti guardi… sei
così bella … mentre godi tra le mie braccia! –
- No, no… io mi vergogno! Eri tu che mi desideravi, eri
tu che volevi… -
- Che volevo baciarti e stringerti tra le mie braccia.
Nulla di più. Ed è quello che ho fatto. E sono felice! – E le sfiorò ancora
delicatamente le labbra – Tu non puoi neppure lontanamente immaginare quanto ho
desiderato questo momento, in questi ultimi due mesi e mezzo…. Quante volte ho
sognato di stringerti a me, quante volte ho ammirato il tuo corpo e bramato le
tue labbra… dolci, la tua lingua… morbida. Non pensavo… non credevo di poterti
desiderare fino a questo punto… così dolorosamente…. Non puoi comprendere che
tortura sia stata doverti rimanere vicino… senza poterti neppure sfiorare…
quando gli incubi ti assalivano… ed ero io il tuo incubo… io, solo io…. Avrei
voluto morire… -
- Ma… -
- Non ci sono ma… quando sei tra le mie braccia. Ti amo!
– e si chinò ancora una volta su di lei per un altro interminabile e dolce
bacio.
– Ed ora voglio mostrarti la mia dolce magia… -
*
* *
- Vieni, vieni nel mio giardino segreto… - esclamò, con
gli occhi ridenti, mentre la trascinava correndo per il prato.
- Io… io me lo ricordo… il bosco, il piccolo tempio… -
La prese tra le braccia… ed in un istante furono nella
radura, davanti al tempio. Estrasse la bacchetta indirizzandola verso le
antiche statue degli dei… che presero vita…. Le corde di marmo dell’arpa
vibrarono delicatamente ed una melodiosa musica pervase l’aria. Sul corpo di
Rhoxane, sfiorato dalle raffinate mani di Severus, apparve un vaporoso abito,
fresco come il prato e forte come il bosco, intessuto di fili d’erba e foglie.
Le mani del mago ancora si muovevano, con gesti squisiti, ed un diadema di
preziosi e profumati fiori si formò tra le sue mani. E lui le recinse la testa.
Quindi s’inchinò alla sua bellissima dea e la prese tra le braccia iniziando a
condurla in una strana ed incantata danza: nuvole di fiori si libravano a
mezz’aria, unite le une alle altre, da fragili percorsi tracciati dalle liane e
dai rampicanti. E Severus e Rhoxane volteggiavano tra quelle nubi fiorite che
ondeggiavano, fragili e tenui, nell’aria pervasa dall’intenso profumo dei fiori
e dalla fragranza dell’erba bagnata.
Un nuovo abbraccio e l’istante successivo ammiravano
l’arcobaleno davanti alla cascata.
Di nuovo, Severus estrasse la bacchetta e la puntò
sull’arcobaleno che cominciò a diventare sempre più luminoso. Quindi il mago
roteò elegantemente la bacchetta e l’iride, come uno straordinario nastro
colorato, seguì la direzione indicatagli da Severus ed avvolse Rhoxane, come un
impalpabile abito di luce e di colori. E la luce ed i colori furono ovunque
nell’aria. Ed ogni colore emanava il suo profumo unico e suonava la sua dolce
melodia, in una grandiosa sinfonia.
Rhoxane, affascinata da quanto le accadeva intorno, aveva
smesso di parlare e di pensare ed ora, semplicemente, si perdeva nei profondi
occhi innamorati del suo Severus e ne cercava le labbra appassionate. Per un
bacio, ed un altro ancora… e un altro… sempre più dolce, più languido, in una
sequenza infinita… mentre le sfumature di luce li avvolgevano e li pervadevano…
*
* *
Dopo
la cena, che ancora una volta aveva reso felici gli elfi domestici dell’antico
maniero, Severus la portò sulla torre più alta, a godere la luce delle stelle.
- Quante meravigliose magie hai compiuto per me oggi! –
mormorò dolcemente Rhoxane –Incantesimi che solo un mago potente come te
conosce e sa realizzare! La tua energia magica è sparsa per ogni dove… eppure
sembra che non sia stata neppure intaccata! – e la sua voce vibrava d’orgoglio
per l’uomo che la stringeva teneramente fra le braccia.
- Ho avuto così tanto tempo per studiare in questi ultimi
quattordici anni… - sospirò Severus alzando le spalle - … ed ho ritrovato anche
questi arcani incanti, ormai dimenticati…nella loro totale inutilità per il
nostro mondo! –
Era dolce il sorriso di Severus mentre sussurrava:
- A cosa possono mai servire nuvole di fiori… aerei
sentieri di foglie… abiti d’arcobaleno…. A cosa serve rubare la luce del sole…
se non per donarla a te, amore mio? –
Un bacio, un altro meraviglioso bacio, stretta al suo
corpo che, sempre, la desiderava con impeto.
- Ma ho ancora in serbo un’ultima magia per te… in questa
notte incantata… -
Severus estrasse la bacchetta e si concentrò fissando le
stelle. Mormorò poche e musicali parole in una lingua misteriosa e disegnò
ricercati simboli nell’aria. Poi protese la mano e, con gesto squisito,
cominciò a… cogliere le stelle, splendidi fiori luminosi che si congiungevano
tra le sue braccia per creare uno sfolgorante velo di luce col quale avvolse
morbidamente il corpo di Rhoxane. Ed ancora, con gesti eleganti e fatati, le
sue mani indussero le luminose spirali di stelle a scendere dal cielo e ad
avvolgere la sua donna. Ed in mezzo a quella suggestiva pioggia di luce… gli
occhi di Severus brillavano d’amore più intensamente di qualsiasi stella.
- Per te Rhoxane, mia Regina di Luce, che hai saputo
vincere le tenebre che erano in me… solo per te … -
Non c’erano parole… non potevano esistere parole… solo
sguardi… pensieri… desideri… e lacrime, dolci lacrime di felicità mentre
Severus la stringeva e le sfiorava le labbra.
Poi, lentamente e serenamente, l’incantata pioggia di
luce… svanì e rimase solo lo splendore dei loro occhi e del loro amore.
E tutti i ricordi, integri e vividi, furono di nuovo
nella mente di Rhoxane.
- Ti amo, ti amo immensamente mio splendido e potente
mago…. Il tuo amore ha compiuto l’incanto più meraviglioso… - e gli sorrise
dolcemente - … i miei ricordi… sono tornati amore mio! – esclamò stringendosi
forte a lui.
Severus ammirava la sua donna meravigliosa, ancora
avvolta dalla luce, dalla luce dei suoi veri ricordi… e sorrideva.
– Ed ora mi ritrovo due volte perdutamente innamorata…
dello stesso uomo. La prima volta ho
amato il dolore che proveniva dal tuo misterioso ed oscuro passato… ho amato i
tuoi begli occhi tristi, velati da quei ricordi che volevo condividere per
comprendere ed accettare fino in fondo le tue colpe. Ed ora che anch’io ho sofferto
nei tuoi ricordi… ora ho compreso, veramente, la grande forza ed l’inesauribile
coraggio coi quali, in tutti quei lunghi anni, hai affrontato la terribile
angoscia dei tuoi rimorsi, giorno dopo giorno, in totale solitudine… -
Calde lacrime rigavano il volto felice e sereno di
Rhoxane, mentre Severus le sorrideva accarezzandole delicatamente i capelli:
-
Ma ora… io sono qui, stretta indissolubilmente a te per darti anche il mio
coraggio, la mia fiducia … e il mio immenso amore. -
Severus stava tergendo con i suoi teneri baci le lacrime
che ancora scendevano dagli splendidi occhi verdi della sua donna.
-
Ed ora è un altro l’uomo di cui mi sono nuovamente innamorata. L’uomo che ha
saputo, con coraggiosa dignità, accettare fino in fondo i suoi errori. Non
perdonarli… questo no. Ma accoglierli e riconoscerli, come parte di sé e delle
sue debolezze. L’uomo orgogliosamente determinato a costruire un nuovo futuro,
per sé e per gli altri, a combattere affinché gli orrori del passato non
debbano più ripetersi. L’uomo che, a testa alta, con nobile fierezza ed occhi
finalmente limpidi, spera e lotta per un domani migliore. L’unico mago
sufficientemente potente da affrontare Voldemort… per distruggerlo in modo
definitivo. Ed io sarò al tuo fianco… per sempre! -
Ora
gli occhi di Rhoxane sfavillavano d’orgoglio per l’uomo che, anche lei, aveva
contribuito a creare. L’uomo che amava immensamente.
Severus
la sollevò tra le braccia e, lentamente, senza parole, s’incamminò verso il
salone centrale del castello. Maestosamente discese lo scalone ed infine depose
Rhoxane vicino al seggio ducale.
Quindi
s’inginocchiò davanti a lei.
- Severus… cosa stai… -
-
Rhoxane… vuoi sposarmi? -
Lo
stupore sul volto di Rhoxane si trasformò in immensa gioia. Non… non riusciva
quasi a respirare… il cuore sussultava impazzito… e la voce… la voce non voleva
uscire!
-
Severus… amore mio! Certo, certo che voglio sposarti… con tutto il cuore. Sì,
sì… lo voglio! Ma ora alzati da lì… non ti voglio in ginocchio davanti a me! -
Lui
si alzò, sempre guardandola negli occhi, raggiante di felicità. Tolse di tasca
un minuscolo scrigno, lo aprì e ne trasse un anello. Uno splendido opale
“nero”, animato da un raro e pregiato gioco di luci cangianti sul fondo scuro:
intensi riflessi blu, verdi e rossi risplendevano nella pietra percorrendola
come un fuoco nascosto. Ai due lati della pietra centrale, a forma di ellisse,
vi erano altri due opali, più piccoli e tondi, legati alla prima da minuscole
foglie di smeraldi, un intrico di rampicanti che si mutavano in serpenti: un
opale “di fuoco”, in basso sul lato destro, col fondo rosso-arancione
attraversato da superbi bagliori rossi dall’effetto fiammeggiante ed un opale
“nobile”, in alto a sinistra, dal fondo chiaro percorso da tutte le rutilanti
rifrazioni dell’iride.
-
Questo è l’anello che, per tradizione, il nobile duca della famiglia Piton
infila al dito della sua sposa… - sussurrò Severus con un dolce sorriso, i
profondi occhi neri limpidi e luminosi - …prendilo, come pegno del mio eterno
amore ed infinito rispetto… - e delicatamente le infilò l’anello chinandosi poi
a baciarle la mano, con dolcezza, con passione, con desiderio.
-
Severus… amore! –
Rhoxane
guardava estasiata l’anello.
-
Veramente… ho fatto alcune modifiche all’originale. Affinché questo anello sia
unico… come è unica la donna che lo porterà. – spiegò Severus sorridendo
dolcemente. – Alla pietra centrale, fredda e scura come le tenebre che
imprigionavano il mio cuore, ho aggiunto le due laterali, che rappresentano il
fuoco dell’amore e la luce della speranza coi quali hai saputo liberare il mio
cuore. -
Ed
il bacio continuò, lentamente, salendo lungo il braccio, fino alla spalla ed al
collo… labbra sempre più appassionate le percorrevano la pelle, che fremeva e
sussultava al loro passaggio, mentre le mani le accarezzavano i seni e
stringevano con ardore il suo corpo. Infine le labbra arrivarono alla bocca
che, già dischiusa, le attendeva trepidante. Un nuovo bacio, colmo d’amore e di
dolci promesse, pieno di passione e di desiderio. Severus la strinse forte a sé
chiedendosi come avrebbe potuto dominare la sua imperiosa eccitazione… e si
materializzò nella loro camera.
Cominciò
a spogliarla, lentamente e delicatamente all’inizio, poi sempre con maggiore
impeto e frenesia, mentre anche lei lo aiutava, con impazienza, a togliersi le
vesti. Poi l’adagiò sul letto e riprese ad accarezzare e baciare quel corpo
sinuoso ed invitante, che si fletteva sotto le sue mani e si offriva a lui,
irresistibilmente provocante. La strinse forte a sé, affondando il viso tra i
seni e premendo forte il suo membro, follemente eccitato, tra le cosce. Due
mesi… oltre due mesi che desiderava quell’istante… stava per perdere
completamente il controllo di se stesso… e non voleva, non voleva…. Si morse
forte le labbra… dov’era… dov’era finita la sua lucidità… dov’era il suo
rigoroso ed implacabile autocontrollo, ora che gli serviva come non mai… ora
che il corpo di Rhoxane si era improvvisamente irrigidito tra le sue braccia…
Severus percepiva quanto fosse forte il desiderio nella mente della donna… ma
il suo corpo… sembrava non appartenerle più ed il contatto col suo membro in
quell’iniziale atto di penetrazione… l’aveva completamente bloccata ed
agghiacciata. Con incredibile sforzo Severus si ritrasse dal corpo di Rhoxane
e, ansimando, si adagiò al suo fianco, stringendola con gentilezza e tornando a
sfiorarle il viso ed i capelli con languidi e soavi baci, fino a quando sentì
che nuovamente, si abbandonava tranquilla nel suo abbraccio.
-
Ti amo… mia stupenda promessa sposa, ti amo! – le sussurrò con un dolce
sorriso.
C’era
tristezza e dolore in quei meravigliosi occhi verdi, colmi di lacrime di
sconforto.
-
Non voglio più vedere lacrime nei tuoi occhi, mia dolce sposa. Ma solo
felicità… e amore. E questa notte, se tu voi, sarà fatta solo di dolci baci e
delicate carezze. Nulla di più… nulla di meno…. Carezze fatate e baci
ammalianti per l’adorabile maga che ha irrimediabilmente incantato il mio
cuore, fatalmente stregato la mia mente e perdutamente irretito i miei sensi…-
Rhoxane
rimirava l’intenso scintillio di quei profondi e sinceri occhi neri e, mentre
si perdeva completamente nella magia di quelle dolci parole, si chiedeva cosa
non aveva mai fatto per meritarsi un uomo come Severus… così dolce e
comprensivo, così ardente ed appassionato, così romantico e sensibile… così
assolutamente perfetto….
-
Ti amo, Severus. Amo quell’uomo straordinario ed incredibile che sei… oltre
ogni mio sogno ed immaginazione… -
-
Solo baci e carezze… amore mio…. Cancella le parole, dimentica la realtà… ci
sono solo i miei baci per sognare e le mie carezze per vagheggiare… -
La
voce di Severus era solo un incantato sussurro che si stemperava tra soavi baci
e tenui carezze e Rhoxane sentì che il suo corpo tornava ad appartenerle
mentre, ancora una volta, la dolce e potente emozione dell’orgasmo
s’impadroniva della sua carne e della sua mente e lei sussultava e fremeva fra
le calde e rassicuranti braccia del suo splendido mago.
-
Sì amore, sì… voglio godere del tuo piacere… - le sussurrava con passione, stringendola
forte a sé - … ancora… ed ancora… - mentre dolcemente, e finalmente, entrava in
lei, con tutto il suo innamorato desiderio ed il suo travolgente amore. Per un
breve ed impetuoso amplesso, pieno del fuoco della passione così a lungo
repressa, che li inebriò di un estasiante piacere… lasciandoli poi
completamente senza fiato e strettamente intrecciati.
* * *
Il
mattino seguente il sole splendeva nel cielo, luminoso come gli occhi di
Severus e caldo come il suo sorriso. Finalmente non c’erano più stati incubi
nel suo sonno e gli sembrava di non essere mai stato così felice. Rhoxane era
di nuovo al suo fianco e la vita era meravigliosa.
Se
solo avesse potuto dimenticarsi di Voldemort… e di quel maledetto bastardo di
Lucius….
Presto
avrebbe chiuso i conti con entrambi… ed avrebbe presentato loro un conto molto
salato… molto.
Ma
per ora non voleva pensarci… voleva continuare a sognare, stringere Rhoxane tra
le braccia e baciarla.
E
così fu. Si concessero cinque lunghi, meravigliosi ed indimenticabili giorni di
sogno, al di fuori d’ogni realtà e lontano da quel loro freddo mondo. Rhoxane
era voluta andare a sud, dove non erano necessarie le magie di Severus per
bagnarsi nelle acque calde e cristalline del mare….
Ma
anche i sogni finiscono, insieme con le vacanze, ed arrivò presto il momento
del ritorno a Hogwarts.
La
vista delle torri del castello li riportò alla realtà, con tutti i suoi
problemi. Ed il primo problema sulla lista era Lucius Malfoy. In tutti quei
giorni non avevano mai parlato di quanto era successo.
-
Sono sicuro che sia stato Lucius a gettare su di te l’Oblivion Fraudem. E’ un mago sufficientemente potente per
quell’Incantesimo, mi conosce abbastanza per aver potuto costruire in modo
credibile quei ricordi… ed io conosco lui quanto basta per aver ampiamente
riconosciuto la sua sottile ed efferata crudeltà. -
Rhoxane
annuiva, convinta.
-
Solo, mi chiedo quando ti ha gettato l’incantesimo… siamo sempre stati insieme…
- all’improvviso Severus si rabbuiò - … ad eccezione di… -
-
… della sera in cui si è tenuto il Consiglio Direttivo della Scuola. – terminò
Rhoxane al posto suo, mentre un altro ricordo, molto spiacevole, si affacciava
alla sua mente. La Bolla Memorizzante era appoggiata in bella vista sullo
scrittoio.
Lo
stesso ricordo che ora aveva colpito anche Severus: l’inganno di Selene!
Avrebbe dovuto parlargliene il mattino successivo… ma quel giorno Rhoxane si
era svegliata urlando di terrore… e lui non glielo aveva ancora detto. Si passò
una mano sugli occhi… e sospirò. Perché era così difficile essere felici…
perché doveva sempre accadere qualcosa che rendeva così difficile vivere…
Quando
alzò di nuovo lo sguardo, Rhoxane stava ritirando qualcosa nel secrétaire dello
scrittoio:
-
Quella sera Lucius è venuto qui… - mormorò Rhoxane, con voce spenta, voltandosi
verso di lui.
-
… quella sera… deve essere stata molto impegnativa per Lucius… - Severus
sembrava quasi parlare tra sé e sé, con lo sguardo perso nel vuoto. - Io… io
dovevo dirti una cosa molto importante quella sera. Ma stavi già dormendo
quando sono tornato. Ed il mattino dopo… il mondo ci è crollato addosso. Così
non ti ho mai detto nulla… -
La
voce di Severus era solo un sommesso sussurro:
-
… ma ci aveva già pensato Lucius… vero? Prima di gettarti l’Oblivion… -
Rhoxane
annuì. – Ma io non gli ho creduto. –
Un
lampo di luce passò negli occhi di Severus.
-
Non so cosa ti abbia detto… ma non ti ha mentito. Non del tutto… almeno. –
Sul
viso di Rhoxane stava diffondendosi il panico.
-
Credo che ti abbia detto solo una parte della verità… tacendoti la conclusione.
– sussurrò molto imbarazzato.
-
Smettila! – gridò Rhoxane – Ciò che mi ha detto Lucius lo so benissimo. E’ la
tua versione che voglio ascoltare… adesso. – esclamò alzando gli occhi
imploranti - … la verità… -
Severus
si avvicinò e l’abbracciò stretta.
-
Perdonami amore… perdonami. Sono stato uno stupido… e me ne vergogno
immensamente! –
-
Voglio sapere tutto… tutto… - mormorò lei con un filo di voce.
Lui
annuì, continuando a stringerla, sempre più forte.
Poi
la guardò negli occhi, profondamente, e le strinse le mani fra le sue:
-
Sono stupidamente caduto in una trappola tesami da Lucius e Selene. Lei mi ha
propinato un Infuso d’Innamoramento molto particolare e potente… ed io… io… io
non ho capito più nulla. Ho completamente perso il controllo di me stesso e… e…
- Severus chiuse gli occhi per un istante e sospirò profondamente.
-
Mi vergogno terribilmente di quello che ho fatto sotto l’influsso di
quell’Infuso… e dei baci e delle carezze di Selene. Ma l’ho baciata e l’ho
spogliata… l’ho desiderata…. Non ho nessuna scusante Rhoxane. – sussurrò
amaramente, stringendole forte le mani - … ma mi sono ritrovato a fare l’amore
con lei… senza quasi neppure sapere chi era, all’inizio. –
Un
altro lungo e doloroso sospiro di Severus interruppe ancora il suo racconto.
Sul volto di Rhoxane si poteva leggere solo… l’attesa.
-
Poi mi sono reso perfettamente conto che si trattava di Selene… e che non eri
tu, come confusamente mi era sembrato. Io… io non volevo… ma… ma il mio stupido
corpo, invece, voleva continuare a godere con lei. – mormorò con voce spezzata.
– Mi sono sentito come un animale… non riuscivo più a tenere sotto controllo i
miei istinti…. Il mio corpo era dolorosamente distinto dalla mia volontà. Poi…
poi, finalmente, tu sei tornata con forza nei miei pensieri… ed il mio
desiderio è stato solo per te… -
Ora
c’era un timido ed imbarazzatissimo sorriso sul volto, ancora teso, di Severus.
Ed aveva smesso di stringerle forsennatamente le mani.
-
Così sono finalmente riuscito a staccarmi da lei… a capire cosa mi stava
succedendo. A valutare l’effetto di quell’Infuso particolare… e quindi il
motivo di quella mia inspiegabile eccitazione sessuale. – Ora il tono di
Severus era più sicuro. - Stavo per andarmene quando un forte Incantesimo
Bloccante, presumo di Lucius, mi ha nuovamente immobilizzato sul bordo del
letto. E Selene ha nuovamente potuto… oooh quanto mi sento ridicolo a dirlo… ha
potuto “approfittare” di me, visto che, ancora, non riuscivo a controllare
niente di niente… -
Rhoxane
gli stava sorridendo con dolcezza, carezzandogli il viso leggermente sudato.
Lui aveva un’espressione terribilmente contrita.
-
Ma poi ho nuovamente pensato a te… l’unica donna che voglio amare… l’unica
donna che voglio desiderare… l’unica… la sola… - sussurrò Severus, ed i suoi
occhi erano nuovamente sfolgoranti di luce e di amore. – E, finalmente, quello
stupido “affare” ha deciso di darmi retta. L’Incantesimo Bloccante è svanito… e
me ne sono immediatamente venuto via. –
Ora
era Rhoxane che lo stava abbracciando.
-
Ecco, questo è tutto. – le disse sorridendo imbarazzato. – E non so dirti altro
che… mi dispiace, mi dispiace immensamente. E mi vergogno di me. Come uomo,
prima di tutto, visto che ho avuto la stessa reazione di un animale. E come
Professore di Pozioni… se i miei allievi lo venissero a sapere…. Non oso
immaginare Draco… e Lucius è suo padre… - E Severus scuoteva la testa,
scoraggiato. – Vorrei solo che tu potessi dimenticare questo mio vergognoso
comportamento. –
Rhoxane
gli sfiorò dolcemente le labbra, stingendosi ancora a lui:
-
Ho già dimenticato tutto amore mio. E di cosa ti vergogni poi? Sei un essere
umano, semplicemente, con i tuoi normalissimi impulsi ed istinti. Che
quell’infuso ha sfruttato ed amplificato. E Selene ne ha bassamente
approfittato. – Gli stava sorridendo amorevolmente. - Sei sempre impietoso ed
implacabile quando giudichi i tuoi errori. Vedi sempre solo le tue colpe. Ma
non apprezzi mai la tua forza ed il tuo coraggio. Hai saputo resistere a lei ed
all’infuso. Ed hai avuto il coraggio di raccontarmi tutto… e non era facile. –
-
Un coraggio che potrai valutare ben poco… visto che Lucius mi ha preceduto.
Anche se non so come ha fatto… con un Incantesimo Temporale, credo. –
-
Tu non sapevi che lui me l’aveva già detto. Ma, in ogni modo, hai affermato che
intendevi dirmelo. –
-
E’ bello… essere creduti sulla parola. – le sorrise Severus abbracciandola e
stemperando, finalmente, tutta la sua tensione in un lungo, dolcissimo bacio.
Rhoxane
si avvicinò quindi allo scrittoio e prese la Bolla Memorizzante.
-
Me l’ha data Lucius quella sera. –
Severus
impallidì e deglutì a fatica.
-
E… e… -
-
Me l’ha fatta vedere, quella sera. Ma solo la prima parte, evidentemente. –
-
E tu non… non hai creduto a quelle immagini? – esclamò Severus incredulo.
-
No. Cioè sì…. Ma… tu sei diverso. E diverso è il tuo modo di fare l’amore.
Questo non vuol dire che non apparisse chiaro che… ti piaceva… -
Severus
strinse i denti ed abbassò lo sguardo.
-
Del resto… Selene ci sapeva fare... mi è parso… -
-
Non hai certo nulla da imparare da lei, amore… anzi… -
-
Ma c’era qualcosa di strano… non sembravi tu, non era il tuo modo di fare… -
Quindi
gli porse la Memo Bolla dicendo:
-
Fanne ciò che vuoi. Io, di certo, non intendo mai più rivedere quelle immagini.
–
Gli
occhi di Severus scintillarono pericolosamente… e ridussero la Bolla in una
nuvola di fumo nero.
Quindi
strinse Rhoxane tra le braccia e la baciò con passione. Poi le sorrise
maliziosamente sussurrandole:
-
I tuoi baci hanno risvegliato… il mio istinto animale. –
-
… non preoccuparti… ci penso io… - sussurrò dolcemente lei.
* * *
L’indomani
mattina le lezioni riprendevano dopo il lungo intervallo delle vacanze
pasquali. Stavano per scendere a fare colazione in Sala Grande quando Severus
si strinse con forza il braccio sinistro. Era quasi rimasto senza fiato per il
dolore: non gli era mai capitato prima che bruciasse a quel modo.
-
Sembra che Voldemort sia particolarmente impaziente di vedermi… oggi. – spiegò
a Rhoxane. – Dovrai scusarmi tu con Silente… ma devo andare. –
Un
ultimo bacio e Severus si diresse velocemente alla Foresta Proibita per
smaterializzarsi.
* * *
Il
sole stava avviandosi a tramontare e Severus non era ancora tornato. Rhoxane
era molto preoccupata perché le sensazioni che riceveva da Severus erano molto
contrastanti e non riusciva ad interpretarle bene.
Decise
di dirigersi verso la Foresta Proibita, nel caso fosse già sulla via del
ritorno… di solito non stava mai via così a lungo!
Non
erano passati più di dieci minuti che vide delle ombre in lontananza che si
stavano avvicinando velocemente… erano almeno tre uomini… forse quattro. Erano
dei Mangiamorte, col volto coperto da un cappuccio… e si dirigevano verso di
lei.
Estrasse
la bacchetta per difendersi… lampi di luce attraversarono la foresta. Ma fu
solo una breve ed intensa lotta. Pochi minuti dopo era a terra schiantata.
Quando le levarono il cappuccio dalla testa, il sole era
ormai tramontato da un pezzo. Aveva freddo, anche se un gran fuoco crepitava
tra l’erba diffondendo intorno lunghe ombre minacciose.
Rhoxane
alzò gli occhi, ma solo per avere la conferma che uno dei suoi peggiori incubi
si stava avverando: il cerchio dei Mangiamorte di Voldemort si stava chiudendo,
opprimente, intorno a lei.
Sentì che la paura, che fino ad allora era rimasta ad uno
stato di latenza, ora stava per attanagliarla inesorabilmente.
“Severus… Severus dove sei?” pensò. Sentiva il persistere
del contatto con Severus, che non si era mai allentato e che ora si era fatto
ancora più forte. Severus doveva essere lì, vicino a lei e, come sempre,
l’avrebbe protetta. Dietro ad una di quelle lugubri e impenetrabili maschere
d’argento gli occhi di Severus scintillavano mentre la stavano di certo
osservando. Ma quale, quale di loro?
Un uomo venne lentamente verso di lei… e si tolse la
maschera.
Voldemort la guardò a lungo e poi disse, con un tono
quasi triste:
- Allora sei tu la donna che Piton ama... -
E la guardò intensamente, scorrendo con gli occhi tutto
il corpo ed avvolgendola e stringendola nel suo sguardo. Il corpo di Rhoxane fu
percorso da un fremito… inspiegabile.
- E’ vero, sei molto bella. Sì, posso perfettamente
capire Severus. -
Voldemort le girò intorno, si fermò proprio alle sue
spalle e le sibilò all’orecchio:
- Del resto, era rimasto per troppo tempo senza una
donna, io glielo avevo detto…. Sarà stato fin troppo facile per te farlo
capitolare. Perché non sei solo bella… devi essere anche intelligente… e…
cos’altro? -
Voldemort aveva completato il giro ed era di nuovo di
fronte a Rhoxane il cui terrore cresceva ad ogni istante che passava. Il suo
tono ora si era fatto duro e tagliente.
- E così Severus mi ha tradito… per te, per l’amore di
una donna. Severus Piton, uno dei miei migliori servitori, la mia fidata spia
presso Silente… no, questo “tipo” di tradimento non l’avevo proprio previsto da
parte sua. -
Uno spiacevole sorriso comparve sul volto di Voldemort e
la sua voce divenne un acuto stridio metallico.
- Ma io non posso permetterlo; io voglio tutto dei miei
devoti servitori: corpo, mente, anima e cuore! Piton invece ha regalato il suo
cuore ad una donna… senza chiedere il mio consenso, prima. E pensare che, se
solo me l’avesse chiesto… certo non glielo avrei negato! -
Voldemort avvicinò ulteriormente il suo viso, privo di
alcun’espressione, a Rhoxane e le sussurrò:
- Ed ora che tu sei qui… ora io voglio anche te. -
Rhoxane
chiuse gli occhi; uno smisurato terrore si stava impadronendo completamente di
lei: ma doveva resistere. Sentiva che Severus era lì, da qualche parte… vicino.
- Imperio! -
gridò improvvisamente Voldemort puntando la bacchetta contro Rhoxane, mentre
arretrava di qualche passo. – Vieni, vieni e inginocchiati davanti a me. - le
ordinò.
Rhoxane lo guardò attraverso la nebbia che si era diffusa
nel suo cervello. Mosse un passo… e poi si fermò, salda nella sua
determinazione, mentre i pensieri affioravano lentamente nella mente.
“No, io non ti ubbidirò. Io sono forte. Mio padre mi ha
insegnato a resistere all’Imperio fin da quando ero solo una ragazzina”. Infine
esclamò con decisione:
- No, io non mi inchinerò davanti a te! -
Stizzito dalla resistenza vittoriosa della maga,
Voldemort la liberò dalla maledizione e sibilò con voce minacciosa:
- Tu credi di potermi contrastare…. Illusa! Anche tu
t’inchinerai davanti a me, e bacerai l’orlo della mia veste. -
Mentre si allontanava, lasciando il cerchio dei suoi
Mangiamorte, Voldemort fece un cenno a due di loro.
Immediatamente un uomo fu trascinato nel centro del
cerchio: indossava l’abito nero dei Mangiamorte, aveva il volto interamente
coperto dal cappuccio e le mani strettamente immobilizzate dietro la schiena.
Come lo lasciarono l’uomo cadde a terra contorcendosi dal dolore, mentre i suoi
deboli gemiti erano soffocati dal bavaglio che aveva sulla bocca. Rhoxane
riconobbe subito gli effetti della Maledizione Cruciatus e capì anche che
l’uomo era ormai allo stremo delle sue forze.
In quel preciso istante, Rhoxane si rese conto che il
contatto con Severus era debole, sempre più debole: da quanto tempo aveva
cominciato ad affievolirsi?
Quell’uomo… Severus… stava morendo!
- Severus…… noooooo! -
L’urlo di Rhoxane lacerò la notte mentre le lacrime
scendevano irrefrenabili sul suo volto.
Dopo un ultimo spasimo di dolore, l’uomo cessò di
contorcersi.
Ed anche il contatto di Rhoxane cessò di esistere.
Ora non piangeva più. Era ferma, immobile, curva su se
stessa, sola nella sua immensa disperazione.
Sola con la sua enorme paura.
Sola.
Voldemort improvvisamente fu di nuovo vicino a lei e con
voce languida le sussurrò:
- Vieni Rhoxane, vieni da me, io saprò consolarti e tu
non sarai più sola. -
Lei si raddrizzò e guardò il freddo scintillio di quegli
occhi rossi.
- No. - rispose lentamente Rhoxane, scandendo bene ogni
singola parola, quasi come per convincersene meglio. – Non cederò e non verrò
da te. Severus non avrebbe voluto che io mi piegassi. E io non mi piegherò. -
Ancora
una volta una lacrima silenziosa luccicò nei suoi occhi che, ancora, stavano
fermamente sostenendo lo sguardo di Voldemort. Ma questa lacrima non scese.
Fu Voldemort a distogliere lo sguardo per primo e,
stizzito, alzò la bacchetta ordinando:
- Mobilcorpus!
-
Il corpo di un altro uomo fluttuò a mezz’aria, sotto
l’effetto dell’incantesimo di Voldemort, fino a adagiarsi ai piedi di Rhoxane.
L’uomo sembrava morto.
Lei abbassò gli occhi, poi li rialzò sbarrati e spalancò
la bocca per parlare. Ma la voce non uscì.
Solo un pensiero bruciava nella sua mente e nel cuore:
quell’uomo era Severus.
La gelida risata di Voldemort echeggiò nella notte senza
stelle.
- Quanta poca fede hai, donna. Già l’avevi creduto morto
una volta. Ed ora… no, Severus non è morto, è solo l’effetto di Morte Apparente
dovuta ad una pozione… una formidabile invenzione di Piton. Non la trovi
divertente anche tu… questa strana combinazione? Ma morirà tra poco, se non gli
darò l’antidoto in tempo. -
Voldemort si avvicinò ancora a Rhoxane e le prese la mano
sinistra. Scostò l’ampia manica dell’abito e scoprì il braccio della donna.
Quindi mormorò sommessamente:
- Sii mia Rhoxane, accetta il mio Marchio e lui sarà
salvo… giurami fedeltà e, quando sarete entrambi miei… potrete continuare
liberamente ad amarvi…. Perché io, in fondo, sono generoso e so anche…
perdonare un piccolo errore di un servo… fedele! -
“E’ vivo, è vivo… Severus è vivo.” Questo era l’unico
pensiero di Rhoxane, l’unica cosa che riusciva a comprendere, l’unica cosa che
realmente contava.
Voldemort le strattonò il braccio, impaziente di ottenere
la sua risposta e sibilò velenosamente:
- E’ vivo semplicemente perché io ho voluto che restasse vivo. Anche se mi aveva taciuto la reale
importanza del suo rapporto con te. Ma qualcun altro ha invece voluto raccontarmelo… in ogni particolare.
- ed additò l’uomo che era morto poco prima davanti a loro.
- Avanti! -
ordinò Voldemort – Dammi il tuo braccio… in cambio della vita di Severus Piton!
-
Rhoxane guardò l’uomo che amava sopra ogni altra cosa,
che era ai suoi piedi, sospeso fra la vita e la morte, con gli occhi sbarrati
nel nulla. Eppure quei profondi occhi scuri sembravano guardarla, sembravano
implorarla…. Lentamente, cominciò ad avanzare verso Voldemort, tendendo il
braccio.
Voldemort l’attendeva, pregustando la sua piccola,
banale, inutile vittoria su quella donna.
All’improvviso Rhoxane si fermò: qualcosa era risuonato
nella sua mente… una voce, un pensiero estraneo… il contatto empatico con
Severus. Si voltò repentinamente a controllare quegli occhi: ora era sicura che
la stessero guardando… e l’imploravano di non cedere a quel ricatto.
"No, no, no, lui non vuole che io ceda.”
- Vai al diavolo Voldemort… che tu sia maledetto. Non
avrai nulla da me, neppure il mio braccio! -
Un’ira furente si dipinse sul volto cadaverico di
Voldemort.
- Se non vuoi cedere a me… allora qualcun altro mi
aiuterà. E tu cederai… o se cederai! - così dicendo Voldemort sollevò un
braccio.
E le tenebre si fecero ancora più buie. Il cerchio dei
Mangiamorte sembrò dilatarsi fino quasi a scomparire.
- Ecco il tuo uomo allora… quello che credi sia ancora un uomo. Ora è libero dal
maleficio di morte. -
Così dicendo anche Voldemort sembrò dissolversi.
E rimase solo il silenzioso nulla intorno.
E poi quella voce.
- Smettila di pensare a me in quel modo. Perché quello non sono io. Non è quello che vorrei io. -
La voce avanzava lentamente alle sue spalle.
- Io vorrei fare a
pezzi te e quel poco di anima che ti ritrovi. -
La
voce, quella voce, quel particolare timbro di voce. Era sempre stata molto
brava a riconoscere le voci… ma quella voce… non poteva essere la sua. Non se
pronunciava quelle parole… non con quel ghigno sprezzante e malevolo sulle sue
meravigliose, morbide labbra.
- Girati e guardami! - ordinò seccamente la voce.
No, non voleva girarsi. Non voleva guardarlo. Non voleva
perdere la speranza.
Ma poi si girò, e lo guardò. Solo per un breve istante.
Suo fratello gemello: ecco Severus aveva un gemello. Un
gemello orribile che aveva pronunciato quelle atroci parole. Sì, era così… doveva essere così… doveva….
- Ti ho ordinato di guardarmi.- ripeté freddamente la
voce mentre la sua mano sgarbata sollevava il mento della donna. E poi
continuò, sempre più dura e tagliente.
– Guardami negli occhi Rhoxane… sono io, Severus. Mi
riconosci ora? -
Lei alzò gli occhi… nello sguardo duro, sprezzante e
pieno d’odio dell’uomo… nello sguardo di Severus.
Una lacrima tracimò dai suoi occhi, contro la sua
volontà, e scese a rigarle il volto. Una delle tante lacrime che si affollavano
nei suoi occhi e che le inondavano i pensieri… che non le permettevano più di
ragionare.
Ma cosa stava succedendo… com’era possibile che…
Severus…. Non riusciva neppure a formularlo… quel pensiero folle.
- Sei testarda. – sibilò allora Severus – Sei sempre
stata maledettamente testarda! - e si avvicinò ancora di più, attirandola a sé
con una luce maligna negli occhi che scintillavano nel buio totale.
- Non vuoi proprio capire! Non vuoi ammettere che finora
io ti abbia ingannato. Ma io sono un ottimo attore… il migliore. Non ho mai
tradito Voldemort… anche se tanti l’hanno creduto, tu… soprattutto tu! -
Mentre parlava Severus la stringeva strettamente a sé,
fino a farle veramente male.
- Ma mi piaceva il tuo corpo… e lo bramavo, lo volevo
solo per me. Ma dovevo avere anche il tuo cuore e la tua anima. Dovevo
possedere tutto di te, come mi ha sempre insegnato il mio Oscuro Signore. –
C’era una sconosciuta luce nera, adesso, negli occhi di
Severus. Quegli occhi meravigliosi nei quali lei si era perduta e dove, un
tempo, aveva letto l’amore, la passione, la dolcezza ed il rispetto.
Le lacrime ora scendevano copiose a bagnare il suo volto
disperato.
- Ma ho commesso un errore ed ho grandemente offeso il
mio Signore tenendoti solo per me, nascosta a lui. Ma l’Oscuro Signore è grande
ed ha concesso al suo umile servo di riscattarsi. Io ora ti donerò al mio
Signore e poi, dopo, potrai essere nuovamente, e solamente, mia. -
Così dicendo Severus si chinò sulle sue labbra… e la
baciò.
Rhoxane chiuse gli occhi. Ora non piangeva più. Non
oppose alcuna resistenza alle sue labbra, lasciò che la lingua dell’uomo le
invadesse, famelica e irrispettosa, la bocca, come a cercare di succhiarle via
l’anima in un bacio brutalmente appassionato.
Poi Severus, l’uomo che lei un tempo aveva amato, fu
travolto dal desiderio impetuoso per il corpo di quella donna… quella donna che
ancora lo amava.
Le mani del mago corsero a frugare il suo corpo ed a
stracciarle furiosamente le vesti. Poi la spinse a terra e le s’inginocchiò a
lato. Estrasse il suo pugnale di Mangiamorte e glielo puntò alla gola dicendo
con freddo disprezzo:
- Ecco, questo è quello che ho sempre anelato farti,
questo è il modo in cui voglio possederti! -
Il
corpo di Rhoxane fu percorso da un brivido… quegli occhi pieni di fiamme nere,
quelle labbra che fremevano, quelle mani che frugavano voracemente ovunque…. Se
quel pugnale le avesse trafitto il cuore… ora, subito, immediatamente, prima…
prima che… prima che il suo amore per Severus venisse meno!
Severus fece scorrere con decisione la lama sulla
delicata pelle del collo, poi scese tra i seni ed infine sul ventre, sempre più
giù… lasciandosi dietro una sottile, calda, fremente striatura rossa. Poi chinò
il suo viso sulla donna e, con la punta della lingua, seguì quella graffiatura…
fino in fondo.
- No, no, no… uccidimi, ti prego uccidimi ora… - gemette
lei.
- Non ho nessuna intenzione di ucciderti! - ghignò
Severus – Io ti voglio amare… adesso!
-
Così dicendo Severus si liberò velocemente dei suoi abiti
e in pochi istanti le fu sopra: le aprì rudemente le gambe, poi pose le sue
mani ardenti di desiderio sui seni e li strinse forte, fino a strapparle un
gemito di dolore; frugò ancora per un istante il suo corpo con mani irriverenti
e gesti svergognati e, poi, noncurante di tutto, entrò violentemente in lei col
perfido appagamento di chi sta profanando una cosa sacra.
Rhoxane sussultò e aprì gli occhi. Guardò l’uomo che,
come un animale, stava ritraendo piacere dal suo corpo.
Non c’erano più lacrime, ora, nei suoi occhi. Nella sua
mente c’era il vuoto: solo il nulla della disperazione. Severus, l’uomo che lei
amava immensamente; l’uomo che per amor suo, e con il suo aiuto, aveva saputo
tornare bambino e riconquistare l’innocenza anteriore alla colpa; l’uomo che
sapeva amarla a lungo con dolce e tenera passione; l’uomo nei cui profondi
occhi scuri ardeva il fuoco della passione d’amore per lei; l’uomo le cui mani
eleganti e delicate l’avevano tante volte languidamente accarezzata; l’uomo che
la rispettava e sapeva prevenire ogni suo desiderio; l’uomo che per tutta la
vita aveva desiderato… quell’uomo ora la stava brutalmente violentando sotto
gli occhi dei Mangiamorte e di Voldemort, occhi perversi, che la deridevano e
la disprezzavano.
E lei lo amava ancora. Sì, innegabilmente e
inspiegabilmente… ma continuava ad amarlo
Com’era possibile tutto questo, come… come?
Allora era stato tutto inutile… vana era stata la sua
resistenza; tanto valeva avere accettato subito il marchio di Voldemort….
Un movimento di Severus, un po’ più brutale dei
precedenti, le strappò ancora un altro lamento… e la riportò alla realtà.
No, non era possibile, non era assolutamente possibile.
NO, NO, NO.
La sua mente dichiarava la ferma opposizione a credere ai
messaggi che i suoi sensi, così profondamente turbati e scossi, le stavano
trasmettendo.
Lei conosceva Severus, lo aveva conosciuto in profondità
in quei pochi mesi del loro meraviglioso amore, aveva percepito bene la sua
intima essenza, era quasi riuscita a sfiorarne l’anima. E l’anima di Severus
era pura, era sempre rimasta integra ed incontaminata nonostante il suo
terribile passato.
No, quello che stava accadendo era come in quei terribili
ricordi che Malfoy le aveva inserito… erano le stesse tenebre di quel
sotterraneo… lo stesso freddo. Lucius aveva alterato i suoi ricordi e
Voldemort, ora, stava alterando, terribilmente, il suo presente.
Ma lei ne era più che certa: Severus non aveva mai fatto,
né avrebbe mai fatto quello che le stava facendo. Né a lei… né ad un’altra
qualsiasi donna.
No, o quello non era Severus, oppure quello che stava
accadendo, era un incubo, doveva
essere un’allucinazione, una visione indotta da qualche maleficio di Voldemort.
Non c’erano altre spiegazioni.
Lei, ad ogni modo, non intendeva più prestare fede a ciò
che stava accadendo.
All’improvviso la tenebra profonda di quella notte senza
stelle, la cupa oscurità che l’aveva avvolta fino a quel momento si dissolse e
Voldemort era di nuovo davanti a lei, opprimente e pieno di un’ira furiosa, a
stento repressa. Le sua voce era un sibilo sottile e freddo.
- Sei una donna molto forte, vedo. Del resto se Severus
ha scelto te… un motivo doveva ben esserci. Sei riuscita a comprendere il mio
artificio e sei stata in grado di liberartene. Ma io voglio ancora apporre il
mio marchio su di te, ora lo voglio più di prima. –
Il volto di Rhoxane era completamente sconvolto, così
come la sua mente era confusa e disorientata. Guardò Voldemort quasi senza
capire, poi notò il corpo di Severus a terra, ancora sospeso in quella morte
apparente: era veramente stata tutta un’illusione, un terribile inganno dei
sensi e della mente….
Fece per avvicinarsi a Severus, al suo adorato Severus, ma il gesto imperioso di Voldemort glielo
impedì.
L’Oscuro Signore estrasse una minuscola provetta dalle
pieghe del suo lungo mantello e versò alcune gocce del liquido color cremisi
tra le labbra di Piton.
Quindi borbottò alcune incomprensibili parole ai due
Mangiamorte più vicini e si smaterializzò.
Rhoxane si precipitò vicino a Severus e gli sollevò
delicatamente il capo da terra: l’uomo muoveva le labbra in un rantolo
incomprensibile, che mano a mano diventava sempre più chiaro. Infine aprì gli
occhi e le sorrise: un sorriso dolce e rassicurante, che, all’improvviso,
illuminò quella notte interminabile e riscaldò il corpo e l’anima di Rhoxane.
La sua voce era quasi un sussurro, ma era una musica
sublime per la donna.
- Amore mio… mi dispiace, non ho potuto fare nulla per
te, per proteggerti. Non ho saputo mantenere la mia promessa…. Ho visto e
sentito tutto quello che è accaduto… ma non potevo, non riuscivo a fare nulla!
-
- Severus, amore, amore mio! Non parlare, non sprecare
energie. -
E mentre parlava ricopriva il volto di Severus di piccoli
e delicati baci.
Lui si sollevò lentamente e faticosamente a sedere, la
guardò con amore e le sorrise ancora, facendole cenno di avvicinarsi. Quindi
avvicinò le sue labbra, delicatamente, a quelle di lei, la baciò con tenera
passione e poi sussurrò:
- Ti amo Rhoxane, ma non ho neppure la forza di baciarti
come vorrei. -
- Perché il contatto tra noi era cessato Severus, perché?
Proprio quando quell’uomo stava morendo… non ho potuto fare altro che pensare
che fossi tu! - chiese Rhoxane tra i singhiozzi.
- Credo che sia stato a causa della pozione: inizialmente
ho perso completamente conoscenza ed il contatto si deve essere interrotto. Poi ho ripreso coscienza di me e di ciò che
mi stava attorno. Vedevo tutto ciò che accadeva ma ero completamente impotente.
Potevo solo pensare, intensamente, a te. Questo deve avermi permesso di
ripristinare il contatto mentale, credo… - rispose lui.
- Chi è il morto allora? -
- Non so... un uomo qualunque. Credo si sia trattato solo
di un loro macabro, casuale, divertimento che hanno poi utilizzato per
confonderti. - rispose Severus stringendola a sé.
- E’ stato Malfoy a spiegare a Voldemort di noi… con
l’aiuto di Selene, credo. - mormorò Severus accarezzandole delicatamente il
viso.
- Perché Voldemort ci sta facendo questo? - chiese ancora
Rhoxane mentre si abbandonava all’abbraccio forte e rassicurante dell’uomo che
amava.
- Voldemort non vuole solo controllare ed indirizzare la
volontà dei suoi adepti… lui vuole condividere tutto di loro. L’Oscuro Signore
non ha alcun’espressione sul suo volto, oppure le ha tutte, o, ancora, ne ha
solo una… ma indecifrabile. E allora i suoi servi devono usare maschere
dall’espressione imperscrutabile perché lui li vuole simili a sé. Voldemort
sembra non avere una sua, propria, vita umana ed allora vive le vite di tutti i
suoi servi… e le modifica e guida a suo piacimento. Quasi come una madre, che
trattiene i suoi figli in uno stadio d’eterna adolescenza e non li lascia mai
crescere, non li lascia allontanare da sé perché teme che non tornino più a
lei… e lei li avrà perduti. No, io non riesco proprio a comprendere Voldemort!
-
La strinse forte fra le braccia e poi continuò:
- Certo Voldemort sapeva di noi due, ma non gli avevo mai
confidato il valore che tu avevi per me, cosa realmente tu significassi per me.
Gli avevo solo raccontato che bramavo di possedere il tuo corpo, che questo
avrebbe anche potuto fornirmi un ottimo schermo per continuare ad avere la
fiducia di Silente. -
- Ma ora dov’è Voldemort? - chiese Rhoxane.
- Mi fai domande alle quali solo lui può rispondere. -
rispose Severus accarezzandole con tenerezza il viso e tornando a baciarla con
delicata passione.
- Non so, potrebbe anche aver deciso di lasciarci parlare
tranquillamente per un po’, mentre magari sta architettando qualche macabro
modo per ucciderci dolorosamente. Non so, ma lui lo sa: ogni sua singola azione
ha sempre una profonda motivazione, che sfugge ai più. In ogni caso non intendo
sprecare il tempo che ci sta benignamente concedendo. -
E tornò a stringere ed a baciare appassionatamente la sua
donna.
Improvvisamente Voldemort fu ancora tra loro.
Piton si frappose tra lui e Rhoxane. I suoi occhi, ora,
fiammeggiavano fieramente ed un furore inimmaginabile animava ogni fibra del
suo essere mentre urlava:
- Non ti permetterò più di toccare la mia donna! -
Voldemort sghignazzò con disprezzo.
- Sei patetico Severus. Guarda in che stato ti ha ridotto
quella tua pozione: quasi non sei in grado di reggerti in piedi ed hai l’ardire
di difenderla? -
Quindi si rivolse a Rhoxane con tono secco e minaccioso.
- Non hai voluto accettare il mio marchio? Bene, allora
adesso io mi divertirò a torturare il tuo uomo. Se lo conosco bene, ed io lo
conosco, resisterà a lungo! Ma io lo porterò lentamente e dolorosamente alla
morte. Salvo che tu decida di porgermi il tuo braccio. Oppure… - e si volse
verso Piton con fare glaciale – Visto che hai deciso di difenderla a tutti i
costi… te ne darò la possibilità: finché la tua fronte resterà alta… io non
toccherò la tua donna. Ma quando abbasserai la fronte… tu la perderai! E farò
in modo che tu sia ancora vivo per vedere quello che le farò! -
Quindi Voldemort estrasse la bacchetta e la puntò su
Piton:
- Crucio! -
Ad
un cenno di Voldemort anche gli altri Mangiamorte si unirono in quella
maledizione levando alte le loro bacchette.
Severus chiuse gli occhi ed alzò la fronte preparandosi
ad affrontare, ancora una volta, ciò che già alcuni mesi prima aveva a lungo
sopportato per convincere Voldemort della persistenza della sua fedeltà. Si
chiese quanta energia gli era mai rimasta dopo quella dannata pozione: ma
questa volta la vita di Rhoxane dipendeva solo da lui… e lui non avrebbe mai
chinato la fronte, per nulla al mondo… mai!
Migliaia d’invisibili venature stavano propagandosi per
il suo corpo, diffondendosi in ogni singola fibra del suo essere. Erano le
infinite strade che il dolore avrebbe percorso.
Ed il dolore, come sempre, arrivò all’improvviso: una
moltitudine di taglienti cristalli di ghiaccio era ovunque nel suo corpo e lo
straziava, lo lacerava, lo squarciava, lo tagliava e lo incideva profondamente…
mentre il freddo inesorabile congelava poi la sofferenza in ogni singola
cellula, ognuna divisa, dolorosamente, dalle altre; poi era il tempo del calore
devastante del fuoco che bruciava tormentosamente ed in profondità la sua pelle
e la sua carne e che lo privava dell’aria, impedendogli di respirare a poco a
poco, lentamente… opprimendolo e soffocandolo; infine arrivava la più profonda
disperazione che portava con sé l’angoscia ineluttabile dei suoi ricordi, il
tormento ossessionante dei suoi rimorsi e lo sconforto estremo
dell’impossibilità del perdono. Ecco, questa era la parte peggiore, quella che
ancora non aveva imparato a contrastare, ciò dal quale non riusciva minimamente
a difendersi, ciò che lo abbatteva, lo prostrava, lo distruggeva lentamente e
progressivamente. Il suo passato tornava vivido ed attuale davanti ai suoi
occhi e lui continuava a replicare e reiterare, impotente e stremato, quei
terribili gesti di orrore e di morte… ed il sangue di quegli innocenti scorreva
di nuovo davanti ai suoi occhi, lordandogli le mani, e scendeva come lacrime
immonde sul suo volto impuro.
Severus scivolò lentamente in ginocchio e un lamento
pieno d’infinita sofferenza sfuggì dalle sue labbra strettamente contratte.
Rhoxane era rimasta immobile per tutto il tempo,
guardando fisso davanti a sé. Ma quanto tempo? Da quanto tempo Severus stava
resistendo alla Maledizione Cruciatus? Suo padre le aveva spiegato che era
possibile resistere al dolore, che era possibile opporsi e contrastare la
maledizione… ma le aveva anche detto che non era possibile vincerla!
Troppo tempo era passato ormai ed il sole stava quasi per
sorgere, là in fondo, dietro gli alberi neri.
Il corpo di Severus scivolò gradualmente verso terra, lui
si sostenne faticosamente sulle braccia… ma la sua fronte era ancora fieramente
alta.
Voldemort si avvicinò al viso dell’uomo che stava
strenuamente combattendo contro il suo passato e gli disse, mentre un ghigno
beffardo si spandeva sul suo volto senza espressione:
- Oggi voglio dimostrarti che posso piegarti,
completamente. China la fronte Severus e chiedimi pietà. -
- NO! – ruggì il mago.
- Sei sempre stato un ottimo allievo Severus, il
migliore, forse. Ma nonostante la tua intollerabile resistenza… oggi io ti
umilierò! -
Rhoxane assisteva alla scena sempre in piedi,
assolutamente immobile, a pochi passi da Severus. L’atroce tormento dell’uomo
che amava si riversava continuamente nella sua mente, con grandi e distruttive
ondate alle quali era impossibile resistere.
E lei percepiva che lui era allo stremo delle forze, che non avrebbe
potuto resistere oltre, che non ce la poteva più fare da solo. Così si avvicinò
lentamente a Severus, s’inginocchiò davanti a lui e, sotto lo sguardo perplesso
di Voldemort, gli prese una mano e la strinse forte tra le sue.
Un vortice di luce e di tenebra la avvolse e Rhoxane fu
sommersa dall’immenso dolore che stava devastando e piegando Severus. Tormento,
angoscia, disperazione e desolazione furono intimamente condivisi e, per un
lungo, indimenticabile e sconvolgente istante, furono una persona sola. Poi lei
vide il dolce viso di Severus, rigato da innumerevoli lacrime, che si apriva in
un soave sorriso rassicurante mentre le sue braccia l’avvolgevano con
tenerezza.
Il sole stava sorgendo dietro gli alberi e la luce dorata
dei suoi primi raggi illuminò le due figure abbracciate…che avevano trovato
l’unico modo per vincere la maledizione: saper condividere, fino in fondo, il
dolore dell’altro.
Le bacchette dei Mangiamorte sfrigolarono, bruciando loro
le mani che si aprirono lasciandole cadere a terra. La bacchetta di Voldemort
tremò tra le sue mani ma lui la tenne salda e disse, con tono sinistro:
- Oggi avete vinto. Ma io tornerò a distruggervi. E’ la mia promessa! -
Improvvisamente Rhoxane e Severus si ritrovarono ai
confini di Hogwarts.
- Ma che gentile… ci ha rimandato a casa! - cercò di
sdrammatizzare Rhoxane.
Era ancora tra le braccia di Severus, che era però
totalmente esausto e quasi del tutto privo d’energia.
“Grazie amore mio. Grazie. Volevo difenderti ed invece tu
hai salvato me” pensò il mago senza neppure avere la forza per tradurre il
pensiero in parole.
Ma all’improvviso fu chiaro ad entrambi che le parole non
servivano… non più, fra di loro. Nel momento di completa fusione che c’era
stata quando lei gli aveva preso la mano… era successo qualcosa, qualcosa che
andava oltre ogni magia da chiunque conosciuta, oltre ogni inimmaginabile
desiderio di due persone che si amano: non avevano più bisogno di parlare
perché ognuno leggeva il pensiero dell’altro e lo poteva comprendere a fondo,
senza più alcun fraintendimento… bastava loro sfiorarsi e l’incanto si sarebbe
ripetuto per sempre!
Per un interminabile istante si guardarono… e l’uno
conobbe tutto dell’altro… lo comprese e lo accettò.
Poi Severus sorrise allarmato e disse:
- No, non ci provare. Volare in due su una scopa fino
alla finestra dell’infermeria??? Ma tu voli come una pazza ed in due ci
schianteremo! -
- Accio Nimbus
2001! - e la scopa fu tra le mani di Rhoxane che rideva gioiosamente.
Poco dopo Madama Chips li vide entrare dalla finestra
dell’infermeria mediante una spericolata sterzata.
Madama Chips fece tutto quanto possibile per rimettere in
sesto, al meglio, Severus.
Quando finalmente se ne fu andata Rhoxane si sedette sul
bordo del letto dove giaceva Severus: il suo viso denotava ancora una grande
stanchezza ma ora sorrideva. Ed era il sorriso più radioso e spensierato che
Rhoxane non gli avesse mai visto.
Lui
le prese la mano per ristabilire il contatto tra i loro pensieri… e le permise
di entrare nei ricordi del suo passato. E lei vide tutto… tutto: le azioni, i
pensieri ed i sentimenti che lo avevano animato in quel suo oscuro e lontano
passato; osservò i rimorsi che lo avevano tormentato ed angosciato nel recente
passato. Scoprì che, finalmente, il passato era solo… passato. Ma non
dimenticato. No, era stato finalmente accettato ed assimilato, quindi interrato
per costruire e sostenere le fondamenta di un nuovo presente. Il loro presente.
Severus le passò una mano davanti agli occhi per
riportarla alla realtà e le disse amorevolmente:
- Quello che ci è stato dato oggi è un dono inestimabile:
non solo riusciamo a leggere reciprocamente i nostri pensieri ma possiamo anche
entrare nei più reconditi meandri della mente. Ma un conto è leggere i pensieri
invece di ascoltare le parole, altro è invece entrare nell’anima di una
persona. Per questo occorre un reciproco consenso, nel profondo rispetto l’uno
dell’altro… -
- Sì Severus… sarà necessario chiederci il mutuo
permesso. E questa è la mia promessa: quando me lo chiederai io te lo
consentirò. -
- Amore, ti giuro che non abuserò mai di questo
privilegio! Ed io altrettanto prometto a te. -
Severus si abbandonò sui cuscini dicendo debolmente:
- Sono stanco… molto stanco. Credo proprio che dormirò
ora.-
Ma non era quello il suo vero pensiero.
Rhoxane sorrise avvicinandoglisi ancor di più:
- Pazzo insensato… io vedo cosa c’è nei tuoi pensieri… tu
vuoi fare l’amore con me! -
- Le tue capacità di lettura del pensiero devono ancora
essere affinate mio dolce amore. Leggi bene: io vorrei fare l’amore con te per tutto il giorno… ma, visto che sono
a pezzi, più sensatamente mi accontenterò di un semplice bacio. -
Però fu un interminabile bacio… indimenticabile, come
sempre.
Poi Rhoxane gli accarezzò la fronte e rimase con lui
aspettando che si addormentasse. Non dovette aspettare a lungo. Rimase a
guardarlo mentre dormiva. Poi gli prese una mano e gliela strinse… come davanti
a Voldemort. E la sua felicità fu completa. Finalmente potevano essere una
persona sola: bastava che lo volessero!
Nella
Sala d’Ingresso c’era una gran confusione. I ragazzi si stavano accalcando
intorno alla bacheca dove erano esposti, come sempre, gli articoli della
Gazzetta del Profeta e di altri quotidiani. Nel vociare indistinto si potevano
cogliere solo spezzoni di frasi, ma una cosa era chiarissima: il terrore si era
ormai propagato tra gli studenti. Perché Voldemort era tornato!
Nonostante
il Ministero si affannasse, con ogni mezzo, ad affermare che non c’era nessuna
certezza in merito. Nonostante cercasse di sviare l’attenzione, di dare
spiegazioni alternative, di camuffare e nascondere… i fatti ormai parlavano da
soli: Voldemort era tornato alla guida dei suoi Mangiamorte ed il Marchio Nero
era tornato a troneggiare nel cielo, portando il terrore dovunque apparisse. E
continuava ad apparire, ripetutamente, nei posti più disparati, sempre più
spesso… portando con sé l’orrore di morti agghiaccianti.
E
portando con sé anche il tremendo ed insopportabile peso dei suoi errori di
tanti anni prima.
Piton
era solo, in Sala Professori. Aveva appena finito di leggere la sua copia della
Gazzetta del Profeta, che ora giaceva malamente accartocciata sulla poltrona.
Era in piedi, rivolto verso la finestra socchiusa: era una splendida giornata
di sole e l’aria tiepida della primavera ormai inoltrata entrava nella stanza.
Ma i suoi occhi neri erano cupi ed il suo sguardo era velato. La sua mente era
tornata a vagare nel passato… e nel dolore. Sapeva che sarebbe successo…
eppure, eppure aveva tanto sperato di poter riuscire ad impedirlo. Ma non c’era
riuscito. Ed ora tutto stava ricominciando di nuovo… tutto quell’orrore…
ancora. Si sentiva impotente… tutti i suoi sforzi, i rischi che aveva corso…
inutile, tutto inutile. Caramell non aveva mai creduto né a lui, né a Silente.
Ed ora… l’inevitabile era accaduto: i Dissennatori si erano uniti a Voldemort
ed i Mangiamorte imprigionati ad Azkaban erano di nuovo liberi e stavano dando
ampio sfogo al loro odio. Una nuova era di terrore stava abbattendosi sul loro
mondo… e sui Babbani che, per primi, stavano nuovamente cadendo quali vittime
innocenti ed inconsapevoli. resto sarebbe toccato anche ai maghi… non solo a
coloro che si opponevano a Voldemort… ma anche a chiunque sarebbe piaciuto a
lui, o ai suoi Mangiamorte. Le prime vendette erano già avvenute… già i primi
Auror erano caduti. Lui sapeva bene in quale atroce modo erano morti quegli
uomini… e ne sentiva di nuovo la terribile responsabilità sulle spalle: la sua
pozione, la sua perfetta e calibrata pozione, il maledetto filtro che tanti
anni prima aveva distillato per Voldemort… stava di nuovo seminando strazianti
sofferenze, al cui confronto la morte poteva solo apparire come una
liberazione.
L’aveva
creata su precisa richiesta di Voldemort: una pozione che fosse in grado di
ottenere gli stessi effetti della Maledizione Cruciatus… ma col vantaggio di
poter essere usata da chiunque… con nefasta leggerezza. Quella, forse, era
stata la sua colpa più grave. La pozione, infatti, non aveva alcun costo in
termini d’energia magica: non richiedeva, come invece la Maledizione Cruciatus,
alcun dispendio d’energia, né per scagliarla né, soprattutto, per mantenerla in
essere a lungo. Non richiedeva, in chi la somministrava, alcuna feroce
determinazione a voler infliggere dolore… e neppure era necessario trarne
piacere…. Ecco, quella pozione aveva messo la Maledizione Cruciatus a comoda
disposizione di tutti: proprio quello che voleva Voldemort.
Il
suo filtro, poi, andava anche oltre: non si limitava ad infliggere dolore… ma
portava anche la morte. L’effetto era strettamente collegato alla quantità:
poche gocce per torturare ed estorcere segreti… mezzo bicchiere per una lenta e
straziante morte…. Il destino degli Auror che venivano catturati… il destino
del padre di Rhoxane se lui….
E
non esisteva alcun antidoto.
Troppo
grave la sua colpa, troppo pesante la sua responsabilità… così lacerante il
tormento del suo rimorso. Chiuse gli occhi e si appoggiò allo stipite della
finestra, quasi come se gli fosse impossibile, da solo, riuscire a sostenere
tutto quel peso.
Ma
Rhoxane fu presto al suo fianco. Ne avvertiva la presenza, anche senza vederla.
Allungò un braccio dietro di sé… cercando, alla cieca, la sua mano. Una stretta
discreta, eppure rassicurante, di chi sa sempre essere al tuo fianco… quando ne
hai disperatamente bisogno. Un lungo e silenzioso abbraccio, seguito da uno
sguardo intenso e doloroso.
Una
domanda muta bruciava nella mente della sua donna.
“Lasciami
entrare nei tuoi pensieri… ”
Ma
lui non voleva… era troppo… troppo…
“Ti
prego… ”
Una
promessa fatta da così poco tempo… ma una responsabilità così pesante da
condividere… troppo pesante…
Le
sorrise, faticosamente, ed infine permise che la mente della maga si
confondesse, e si unisse completamente, con la sua.
Un
lungo attimo di intima e suprema condivisione: ora lei conosceva anche questa
sua altra colpa. Quante altre, ancora, avrebbe dovuto confessargliene?
Le
mani di Rhoxane tremarono lievemente per un solo, brevissimo istante. Poi lei
gli strinse ancora, con fermezza, le mani… e gli sorrise. Era al suo fianco, a
condividere la colpa ed il peso insostenibile dei rimorsi. Era lì a condividere
la sua paura per il futuro… ed a costruire con lui la speranza per un futuro
diverso.
Non
esistevano parole per ringraziarla… così continuò a guardarla in silenzio, con
quell’unica promessa luminosa nella mente: un futuro diverso, un futuro libero,
un futuro felice. L’avrebbe costruito con lei… e per lei.
Le
sorrise e la strinse forte a sé.
* * *
-
Sì Albus, hai capito benissimo. – ribadì Piton, seccamente - O trovi un
supplente, oppure sospendi le lezioni di Pozioni. Io devo trovare un antidoto
per quella maledetta pozione che ho creato per Voldemort. Sono a buon punto… ma
non posso più perdere neppure un minuto. –
Ed
il mago se n’andò, sbattendo la porta, diretto al suo studio.
Silente
si rivolse a Rhoxane con sguardo interrogativo.
-
Lo conosci Albus… non avrà pace finché non avrà trovato quell’antidoto… e ne
avrà consegnata una fialetta ad ogni oppositore di Voldemort. –
Silente
scrollò le spalle: era stanco, molto stanco. E cominciava a sentirsi… vecchio.
Fu
così che le lezioni di Pozioni furono temporaneamente sospese, con gran gaudio
degli studenti.
* * *
La
notte era ormai inoltrata e la luna era già tramontata. Rhoxane aveva perso la
speranza che Severus venisse a dormire: quella sarebbe stata la terza notte
consecutiva. Ed era veramente troppo. Non avrebbe concluso nulla pretendendo,
come il solito, l’impossibile da se stesso.
Decise
quindi di scendere nei sotterranei, nel suo studio.
La
porta era socchiusa e lei entrò senza far rumore. Severus era chino su un
calderone, ad annusarne attentamente il contenuto, prendendo nota su una
pergamena. Un altro paiolo sobbolliva lentamente di fianco al primo, mentre da
un terzo sprizzavano scintille violacee. Una fila di provette era allineata in
bell’ordine sulla scrivania, insieme a diversi rotoli di pergamena. Molti libri
erano aperti su due nuove scrivanie comparse da un paio di giorni nello studio
del mago. A terra, fra le scrivanie, vi era il vassoio col cibo che lei stessa
gli aveva portato diverse ore prima: non lo aveva neppure toccato, se non per
spostarlo in modo da far posto ai libri.
Era
troppo intento nel suo lavoro per rendersi conto che lei lo stava osservando.
Aveva il volto stanco e tirato. I capelli erano in disordine e gli scendevano
sugli occhi, la fronte era sudata. Ora stava rimestando il contenuto del
secondo calderone, mentre con occhio attento valutava la tonalità di colore
delle scintille che uscivano dal terzo. Tornò a dare una scorsa ad un libro,
verificò qualcosa su una pergamena, quindi prese una provetta e si avvicinò al
calderone con le scintille: versò goccia a goccia l’intera provetta mentre un
fumo acre e denso si sprigionava e lo avvolgeva, facendogli lacrimare gli
occhi. Appuntò altre note sulla pergamena. Infine travasò il contenuto del
primo calderone, filtrandolo, nel secondo: era stanco e le mani gli tremarono
leggermente mentre sollevava il pesante paiolo. Uno schizzo del liquido
bollente gli finì su un braccio e lui imprecò con rabbia.
Rhoxane
aveva visto abbastanza. Il mago era troppo concentrato per prestare attenzione
alle percezioni della sua mente, quindi lei urtò intenzionalmente una sedia per
rendergli avvertibile la sua presenza.
Severus
alzò il capo, di scatto.
-
So che non uscirai da qua finché quell’antidoto non sarà perfetto. – disse
Rhoxane – Spiegami quindi, esattamente, che cosa posso fare per aiutarti. -
Un
lieve sorriso rasserenò, per un attimo, il suo volto teso.
-
Comincia a fare un po’ d’ordine, per favore. – e si chinò nuovamente sul
calderone fumante.
Poco
dopo, lo studio di Piton aveva ripreso il suo perfetto aspetto pulito ed
ordinato e Rhoxane era di fianco a lui.
-
Questa volta ci sono… credo proprio di esserci riuscito… finalmente! – esclamò
Severus passandosi il dorso della mano sulla fronte, per asciugarsi il sudore e
scostare i capelli. – Sono due antidoti diversi, il cui effetto si cumula e
riesce ad annullare, quasi completamente spero, l’azione di quella mia pozione…
ma anche l’effetto della Maledizione Cruciatus. –
C’era
orgoglio ed ammirazione negli occhi di Rhoxane, mentre gli sorrideva
stringendogli una mano.
-
Ora devo testarlo… per l’ultima volta, spero! –
Rhoxane
lo guardò spaventata.
-
Stai tranquilla… non mi sono mai avvelenato! – mormorò con un sorriso tirato.
-
Ma… se non funzionasse? –
Gli
occhi di Severus erano molto stanchi… e tristi:
-
Ricomincerò tutto da capo… finché non ci riuscirò! – esclamò con voce roca,
stringendo poi le labbra.
-
Non intendevo questo… non solo, almeno! Se non funzionasse… l’effetto di quella
tua pozione si manifesterebbe in pieno su di te! – esclamò Rhoxane preoccupata.
Severus
le sorrise. Un sorriso molto stanco, quasi sofferente.
-
Già… uno spiacevole effetto collaterale… che si è verificato molto spesso in
questi giorni. – mormorò a denti stretti. – Per questo ho ridotto il tempo
d’effetto della Pozione del Dolore… così me la cavo con pochi minuti. –
Rhoxane
rabbrividì, gli strinse la mano e chiuse gli occhi.
-
Ma questa volta funzionerà amore mio… funzionerà! Non so quante ne ho provate
in questi tre giorni… ma adesso funzionerà. E vincerà anche la Cruciatus. – ed
ora i suoi occhi sprigionavano scintille d’orgoglio.
Immerse
una pipetta nel primo calderone e ne sorbì tre gocce. Quindi prelevò una goccia
dall’altro paiolo.
-
Ecco… ora sono invulnerabile al dolore… spero! –
Si
diresse alla scrivania ed aprì una fialetta, bevendone l’intero contenuto prima
che Rhoxane potesse fermarlo. Poi rimase in attesa… un minuto… due minuti… tre…
quattro….
Infine
sorrise, pienamente soddisfatto di sé.
-
Perfetto… il dolore indotto da quella mia maledetta pozione è ora così lontano
e soffocato da essere sopportabilissimo per un Auror, anche per ore. E nessuno
morirà più per mano mia! – sospirò Severus.
-
Ora passiamo alla Cruciatus. – disse, facendole cenno di prendere la bacchetta.
-
Non vorrai che… - Rhoxane non riuscì neppure a concludere la frase, tanto le
appariva assurda quella richiesta.
-
Non posso lanciarmi quella maledizione da solo. Ma devo testare la pozione. E
non vedo proprio su chi altro potrei testarla… –
Un
sorriso divertito balenò per un istante sul suo volto:
-
Mmmm, un’idea ce l’avrei… ma non credo che Lucius sia disposto a collaborare. –
-
Ma io… non sono in grado… non su di te… - mormorò la maga, gli occhi sbarrati
all’orrore di quel pensiero.
Severus
la guardò con grande serietà.
-
So che sei in grado di scagliarla. – affermò lentamente. – L’hai già fatto. E
poi… sarà solo per un breve istante… -
Rhoxane
continuava a scuotere la testa… inorridita.
-
Ad ogni modo, se non lo farai tu… lo chiederò a Silente. – concluse con tono
che non ammetteva replica.
Rhoxane
scosse ancora il capo, ma estrasse la bacchetta: Severus era terribilmente
testardo… ma in quel momento aveva anche pienamente ragione. Puntò la bacchetta
su di lui, raccolse con indicibile sofferenza tutta la sua determinazione e,
con voce tremante, ordinò:
-
Crucio! –
Severus
le stava sorridendo, rassicurante.
E
continuò a sorriderle… sempre più faticosamente.
Levò
subito la bacchetta per togliere la maledizione.
-
Aspetta un momento… lasciami valutare bene… - mormorò stentatamente Severus,
indicando la seconda pozione - … forse le dosi… vanno aumentate. –
Rhoxane
volò al calderone ed intinse la pipetta, passandola quindi immediatamente al
mago che ne sorbì un’altra goccia.
Passarono
ancora altri lunghi ed interminabili minuti. Mantenere attiva la maledizione
era ancora più difficile e le costava sempre più angoscia ed energia. Vedeva
Severus rimanere immobile, con lo sguardo fisso nel vuoto e le labbra contratte
nello sforzo di trattenere i gemiti di dolore…. Quindi lo osservò sorbire
ancora altre gocce dalla pipetta… altri istanti interminabili… le sue labbra
sempre strettamente contratte…
-
Basta… basta… ti prego… - implorò Rhoxane alzando la bacchetta.
Lui
la fermò ancora, con un deciso cenno della mano, mentre un lieve sorriso si
disegnava a fatica sul suo volto sofferente:
-
Questa volta funziona… non è affatto perfetta… ma adesso so esattamente cosa
devo fare. Levami la maledizione ora. –
Rhoxane
eseguì, con un prolungato sospiro, e si gettò quindi tra le sue braccia… che la
accolsero, forti e protettive come sempre.
E,
finalmente, Severus lasciò il suo studio.
* * *
Il
Prof. Piton aveva ripreso a tenere le lezioni di Pozioni. Ma gli allievi
avevano ben altro cui pensare e così non si rammaricarono neppure che la sua
assenza fosse durata solo poco più di una settimana. Perché quello era stato un
periodo di terrore. Ogni giorno i quotidiani riportavano notizie agghiaccianti.
Loro si trovavano al sicuro, protetti nel caldo guscio delle possenti mura di
Hogwarts… ma fuori del castello, di là dai suoi potenti incantesimi protettivi…
la tranquilla quotidianità del loro mondo era stata tragicamente incrinata da Voldemort.
Anche
il Prof. Piton aveva difficoltà a continuare le sue normali lezioni, in quel
clima così agitato e continuamente turbato dalle notizie provenienti
dall’esterno. Silente aveva rassicurato tutti quanti in merito alla loro
sicurezza, grazie all’inviolabilità del castello. Ma non era solo questo che
preoccupava gli studenti: i loro genitori, i loro fratelli, i loro amici… erano
fuori, erano là in quel mondo dove tutte le certezze ed i punti fermi stavano
crollando in un mare di sangue. E non erano più solo i Babbani a morire, ma
anche Auror, uomini del Ministero… e maghi qualsiasi… senza alcun ruolo, senza
alcun nome… senza alcuna colpa. Uccisioni senza alcun motivo, se non creare il
terrore ed alimentarlo sempre più al fine di destabilizzare il loro mondo.
Era
difficile tenere le normali lezioni in quel clima… con gli studenti che non
aspettavano altro che l’arrivo dei gufi con la posta, il mattino, per sapere se
i loro cari erano ancora in vita!
Piton
doveva riuscire ad essere dovunque, vedere contemporaneamente tutte quelle mani
che affettavano, sminuzzavano e polverizzavano gli ingredienti, intervenire qua
e là affinché l’introduzione dei vari componenti avvenisse nel corretto ordine,
badare che il fuoco sotto i calderoni non fosse né troppo alto, né troppo
basso. Ma quel giorno era un’impresa veramente impossibile e, nonostante avesse
assegnato una pozione di semplicissima esecuzione, la distrazione dei suoi
allievi continuava a causare piccoli disastri, con pozioni che spesso
fuoriuscivano dai calderoni, mentre piccole esplosioni costellavano ogni angolo
dell’aula ed improvvisi sbuffi di fumo denso e puzzolente ammorbavano l’aria in
punti sempre diversi. E lui doveva continuare ad intervenire per riparare i
danni e prevenire guai peggiori. Ma ora la situazione stava cominciando a
sfuggirgli di mano…. Con la coda dell’occhio notò un movimento dall’altro capo
dell’aula:
-
Signorina Granger! – tuonò Piton all’improvviso precipitandosi verso di lei –
Non aggiungere le radici di Euphorbia
Handiensis adesso, o la tua pozione esploderà! –
Ma
era troppo tardi. Con un boato sordo, il liquido nel calderone di Hermione,
dove la temperatura era salita troppo rapidamente, cominciò a sollevarsi verso
l’alto non appena venne in contatto con l’ultimo ingrediente, sprizzando
scintille incandescenti per ogni dove.
-
Via di lì Granger… subito! – urlò Piton.
Con
un gran balzo si piazzò tra Hermione ed il suo calderone, mormorando
velocemente a fior di labbra un Incantesimo di Scudo. L’esplosione del liquido
incandescente s’infranse contro lo scudo di luce tremolante che, all’ultimo
istante, era apparso davanti a Piton ed Hermione.
Lo
sguardo del Professore si posò, indagatore e preoccupato al tempo stesso, sulla
ragazza che era finita in ginocchio al suo fianco.
-
Tutto a posto Signorina Granger? – e la sua voce era gentile.
-
Mi… mi dispiace Prof. Piton! Non so cosa… cosa… - balbettò Hermione, spaventata
dall’esplosione ma, soprattutto, dall’aspettativa della reazione del
Professore… e di conoscere il numero dei punti che avrebbe tolto ai Grifondoro.
Ma
Piton, incredibilmente, le stava sorridendo e le porgeva la mano per aiutarla a
rialzarsi. Hermione non riusciva a credere ai suoi occhi.
Quindi
Piton fece un ampio gesto con la mano… ed il fuoco si spense istantaneamente
sotto ad ogni calderone. Non ce la faceva proprio più a star dietro,
contemporaneamente, a tutti quanti… né poteva permettere che qualcuno si
facesse del male. Se anche la Granger era così distratta dagli avvenimenti
esterni da sbagliare tanto grossolanamente… non c’era proprio possibilità
alcuna di continuare la lezione in modo proficuo.
Nel
totale silenzio, carico d’attesa, che era calato improvviso sull’aula, Piton si
diresse lentamente verso la cattedra, approfittandone per sistemare
pazientemente i piccoli disastri che incontrava sul suo cammino. I suoi allievi
non l’avevano mai visto così… tranquillo. Si sedette dietro la cattedra ed
ammise, più con se stesso che con gli studenti:
-
Oggi è impossibile tenere lezione: è troppo pericoloso a causa della vostra
distrazione. Ci rinuncio! –
La
classe continuò a rimanere in silenzio e nessuno si mosse.
Piton
guardò i suoi studenti e ripeté, con calma:
-
Ho appena annunciato che la lezione è finita. Potete andare. Capisco le vostre
paure e preoccupazioni… e le condivido. E ciò rende del tutto inutile, per ora,
continuare questa lezione. –
Quindi
il Professore di Pozioni si alzò e, volgendo loro le spalle, cominciò a
riordinare la cattedra. In completo ed incredulo silenzio, gli allievi uscirono
alla spicciolata, lentamente, dall’aula.
* * *
-
Non capisco proprio perché insisti ad affermarlo, Neville! – esclamò Hermione.
-
Ti ripeto che il Prof. Piton non è per nulla preoccupato. – affermò ancora
Paciock con voce stridula. – Altro che paura… lui è contento! –
-
Ti sbagli… è palesemente teso e preoccupato anche lui… come tutti noi del
resto! – rispose nervosamente Hermione.
-
No! Ti dico di no. Io lo so! – strillò Neville con voce sempre più acuta,
attirando l’interesse degli altri Grifondoro.
-
E che cosa sai… allora? – s’intromise Ron, preoccupatissimo.
-
Lui… lui è… è… un Mangiamorte! – bisbigliò Neville tremante, con un filo di
voce, quasi impercettibile.
Dopo
un istante di terrorizzato silenzio, Hermione disse, scuotendo la testa:
-
No Neville… ti sbagli. Il Prof. Piton sta dalla nostra parte… è… è un amico! –
completò la frase, quasi stupendosi della parola utilizzata.
Neville
la guardò sospettoso, poi aggiunse, con voce sempre più bassa, mentre gli altri
ragazzi si stringevano intorno a loro per ascoltare:
-
E’ un Mangiamorte. Io lo so… me l’ha detto la nonna… -
Il
terrore serpeggiava tra il gruppo di ragazzi… lo si poteva leggere chiaramente
riflesso nei loro occhi: Neville aveva espresso a parole il timore di tutti
loro. Solo Hermione scuoteva ostinatamente la testa, mentre Ron la colpiva con
una gomitata, mormorando:
-
Te l’avevo sempre detto io! –
In
quel momento anche Draco, con gli immancabili Tiger e Goyle, si avvicinò al
gruppo che, in un angolo della Sala d’Ingresso, stava attirando sempre più
curiosi.
-
… Piton è un Mangiamorte… e ci ucciderà tutti… tutti… - continuava a
piagnucolare Neville, ripetendo quella frase come un disco rotto.
-
Stai zitto Neville! – sibilò Malfoy.
-
Ci ucciderà… ci ucciderà… -
-
Se non stai zitto… lo farò io! – urlò Malfoy.
Neville
sbiancò e prese a tremare. Poi, in un impeto irrefrenabile, indicò Draco ed i
suoi inseparabili compagni e strillò terrorizzato:
-
Mangiamorte… anche i vostri genitori…. - e la sua voce tremava – Io lo so… lo
so. Per questo mi ucciderete… -
Quindi
raccolse ogni sua residua forza e si girò per fuggire.
Malfoy
estrasse la bacchetta ed urlò:
-
Ora ti farò stare zitto io! –
-
Fermo Malfoy! –
Piton
era improvvisamente comparso dal corridoio dietro l’angolo, da dove stava
ascoltando la loro conversazione. La fuga di Neville s’infranse miseramente
contro il petto del Professore. Malfoy s’immobilizzò.
Ora
la tensione era alle stelle e gli sguardi di tutti i ragazzi saettavano dal
professore a Neville… e c’era chi scommetteva ben poco sulla possibilità di
Paciock d’essere ancora vivo di lì ad un minuto.
Piton
guardò fisso Neville, tremante davanti a lui, incerto sul da farsi. Poi il suo
sguardo si perse per un momento nel vuoto. Ormai ogni legame con Voldemort era
stato brutalmente troncato ed era evidente ad entrambi che erano
definitivamente schierati l’uno contro l’altro. Non aveva più alcuna
possibilità di tornare dall’Oscuro per continuare a spiarlo… se non strisciando
come un verme. Era finalmente venuto il momento di togliersi la maschera. Anche
se Silente ancora non voleva… che andasse al diavolo, una buona volta. Ora
avrebbe fatto tutto di testa sua… ne aveva abbastanza di prendere ordini!
Quindi
tornò a guardare il ragazzo con… tenerezza ed allungò una mano per
accarezzargli la testa. Neville si ritrasse terrorizzato e Piton sorrise
tristemente… ritirando la mano. Ovvio. Chi poteva credere ad un gesto d’affetto
da parte del disgustoso e crudele Prof. Piton… il supposto Mangiamorte?
Con
voce roca mormorò, scuotendo lento il capo e guardando mestamente lo studente:
-
E’ per questo che hai sempre avuto così paura di me, Signor Paciock? Perché sei
convinto che io sia un Mangiamorte? E’ per questo motivo che non credi che io
condivido le vostre paure? –
Neville
annuiva terrorizzato.
Piton
guardò i volti dei suoi studenti… lentamente, ad uno ad uno. Volti increduli,
spaventati, tesi e preoccupati… per lo più. Ma anche pensosi, come quelli del
Trio…. Del resto loro già sapevano da quale parte stava lui… e sul viso di
Hermione cominciava ad aleggiare un vago sorriso di comprensione. O volti duri
ed impassibili… come quello del giovane Malfoy, che rimaneva in spasmodica
attesa, certo di sapere quale fosse la risposta. E sicuro, anche, di quale
fosse la parte giusta con la quale schierarsi. Draco, Draco… chissà se era
ancora in tempo per salvare quel ragazzo, per impedirgli di compiere il
tremendo errore che lui stesso aveva compiuto tanti anni prima….
Tornò
a guardare Paciock, con un lieve sorriso incoraggiante, e disse con voce
chiara:
-
Allora mettiti tranquillo, Sig. Paciock. Perché io non sono un Mangiamorte. –
Il
terrore continuava ad albergare sul volto rotondo di Neville, mentre
un’espressione di stupita incredulità si diffuse sul viso pallido di Draco… ma
il peggio, per quel ragazzo, doveva ancora venire.
-
Lo sono stato, è vero, ma tanti anni fa. Ero giovane, ingenuo, idealista… ed ho
irrimediabilmente sbagliato… –
Piton
s’interruppe un istante, scuotendo amaramente la testa:
-
Ho creduto che Voldemort potesse essere la soluzione ai problemi della nostra
società… Voldemort sembrava avere una risposta logica e coerente per tutto…
pareva potesse rinnovare questa nostra società che si ripiega su se stessa… -
Ogni
volta che pronunciava il temuto nome dell’Oscuro… il silenzio si faceva sempre
più cupo ed opprimente.
-
Avevo solo un paio d’anni più di voi… - sospirò Piton - … e non voglio che
anche voi commettiate il mio stesso errore, non voglio che voi roviniate la
vostra vita… come io ho fatto con la mia. Non posso permettere che vi macchiate
delle mie stesse atroci colpe… –
I
pallidi occhi azzurri di Draco lo fissavano: stupore, incredulità, timore e
rabbia si alternavano sul suo volto teso.
-
Ero ambizioso, volevo conoscere tutto, anche la magia proibita. Volevo il
potere che solo la conoscenza può dare… e Voldemort era l’unico che potesse, e
fosse disposto a darmela. Ma quella conoscenza, quel potere… avevano un prezzo
immenso: la vita di tanti, troppi innocenti. –
La
voce di Piton si ridusse ad un roco sussurro:
-
…e le mie mani si sono troppe volte sporcate di quel sangue innocente… prima
che io capissi il mio terribile sbaglio… -
Piton
guardò Draco negli occhi, in profondità, e continuò con voce forte e chiara:
-
Troppo tardi ho capito chi era Voldemort… in realtà. Ed allora ogni mia
illusione è… miseramente crollata ed ho finalmente compreso quale era il suo
vero, ed unico, scopo: il potere assoluto sugli uomini. Voldemort non era
affatto un Dio, era solo un mago, molto potente sì, su questo non c’era
discussione alcuna, ma era solo un misero uomo che si riteneva superiore a
chiunque altro e che amava giocare con le persone come se fossero… cose. E le
cose si possiedono, si usano, si consumano, si distruggono e poi si buttano,
senza rimpianti. Questo era ciò che faceva l’Oscuro Signore dei suoi devoti servitori,
dei babbani e di chiunque altro gli veniva a tiro. Sapeva tenere in pugno e
manovrare gli esseri umani nel più infido e spregevole dei modi, sfruttando
fino in fondo, per i suoi scopi, le loro debolezze, le paure, i difetti, i
vizi, le perversioni, gli errori, le presunzioni, … insomma tutti i lati
peggiori dell’umanità. Ma sapeva sfruttare ad arte anche tutto ciò che di bello
era negli uomini: i loro sogni, i desideri, gli ideali, le aspirazioni, i buoni
sentimenti… per poi annientarli, calpestarli, svalutarli ed infine piegarli
ancora ai suoi fini. –
Durante
tutto il suo discorso, Piton aveva sempre mantenuto lo sguardo fisso su Draco,
che sembrava sempre più smarrito e confuso. Ora, invece, i suoi occhi
saettavano da un volto all’altro:
-
Ecco, questo era, ed è, Voldemort. –
-
Ma Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato…
-
-
Basta! – tuonò Piton con occhi infuocati – Basta con questa presa in giro. E’
solo un mago, un uomo maledetto… ed ha un nome: Voldemort. E dovete tutti
imparare a pronunciare quel nome… si ha paura di ciò che non si conosce… e non
pronunciare il suo nome non fa altro che alimentare la paura. –
Un
lento e sonoro applauso si levò dallo scalone. I ragazzi si voltarono e Piton
alzò di scatto gli occhi fiammeggianti. Non si era reso conto che la campana di
fine lezione era suonata da un pezzo, e che la Sala d’Ingresso si era riempita
di studenti che si stavano recando a quella successiva. Ma la sua voce ferma e
decisa, e le sue parole, avevano richiamato l’attenzione di tutti, che si erano
assiepati intorno al piccolo gruppo iniziale. Ora Silente si stava dirigendo,
sorridente, verso di lui, seguito dalla McGranitt:
-
Vedo che hai deciso di gettare la maschera, Severus! –
-
Era una maschera inutile, ormai, Albus. – rispose sicuro Piton, gli occhi
ancora fiammeggianti.
-
Forse avresti ancora… -
-
No! – lo interruppe Piton con decisione. – Ora basta. Voldemort ha ormai
chiaramente capito da che parte mi sono schierato. Era da sedici anni che lo
sospettava… ed ora ne ha la certezza. La mia odiosa carriera di spia… è
finalmente terminata! –
Il
sorriso di Silente rimase imperturbabile, mentre un vago stupore si dipingeva
sul volto, di solito impassibile, della McGranitt.
-
E finalmente potrò combattere contro Voldemort a viso scoperto… e a testa alta!
– concluse Piton con fierezza.
Silente
si avvicinò, gli pose un braccio sulla spalla e disse, pacatamente:
-
Grazie Severus, per tutto quello che hai fatto per me in questi anni. –
Il
Professore di Pozioni inarcò un sopracciglio, guardandosi intorno, quasi
incredulo delle parole che aveva sentito pronunciare.
Silente
posò il suo sguardo calmo e sorridente su tutti, studenti e professori, e
continuò:
-
Grazie Severus, per aver rischiato la tua vita per tutti noi. E grazie, anche,
per avere sopportato in silenzio ed in solitudine il disprezzo che per tutti
questi anni ti ha circondato… per aver tollerato l’infamante sospetto che ogni
giorno leggevi negli occhi dei tuoi colleghi e dei tuoi studenti. Proprio tu,
che, tra tutti, maggiormente meritavi il rispetto e l’ammirazione di tutti noi.
–
Ora
i brillanti occhi azzurri di Silente erano tornati a fissarlo da dietro le
lenti a mezzaluna:
-
Grazie… per non avermi mai mandato al diavolo, Severus… in tutti questi lunghi
anni in cui ti ho costretto a portare questa maschera che hai sempre detestato.
–
Grazie…
grazie…. Quella parola gli rimbombava nelle orecchie e nella mente, mentre
Silente iniziava ad applaudire, imitato dalla McGranitt e seguito, poco per
volta, dagli studenti e dagli altri professori. Grazie per aver rinunciato a
vivere per sedici anni… grazie per aver sofferto, da solo, trattato da tutti
peggio di un cane rabbioso…. Grazie… grazie. Si passò una mano sul volto,
coprendosi gli occhi per un istante…. Non l’aveva fatto per essere ringraziato da
loro… ma solo per coloro che, ormai, non potevano più ringraziare… né perdonare
le sue colpe….
Riaprì
gli occhi guardando tutta quella gente che ora lo applaudiva, ma che fino a
pochi istanti prima aveva avuto paura di lui o che lo aveva disprezzato… o
aveva fatto entrambe le cose. Il giovane Malfoy era immobile e lo guardava
sospettoso… eppure quasi… contento e sollevato. Rhoxane era là in fondo,
enormemente distante… eppure vicina… avrebbe tanto voluto poterle stringere la
mano… invece poteva solo sorridere al suo dolce e rassicurante sorriso.
Alzò
rabbiosamente una mano, per zittire quegli stupidi, insulsi ed offensivi
applausi, quindi cercò tra la folla gli occhi sgranati ed ancora increduli di
Paciock e cominciò a parlare, in tono sommesso:
-
Come vedi, Neville, hai avuto inutilmente paura di me in questi cinque anni.
Ora puoi smettere di aver paura. E tutti noi dobbiamo smettere di avere
stupidamente paura di Voldemort! –
Ora
la voce di Piton risuonava forte e sicura nella Sala d’Ingresso.:
–
Perché è la paura e la vigliaccheria di tutti noi che permette a lui di essere
l’Oscuro Signore… sono le nostre insensate divisioni che lo fanno diventare
sempre più potente… è il nostro disinteresse per gli altri, la nostra
meschinità che alimenta il terrore che ogni giorno attanaglia sempre più il
nostro mondo. –
Le
parole di Piton cadevano pesanti ed opprimenti come macigni, mentre i suoi
occhi sfavillavano e sembravano trafiggere chiunque si trovava nella Sala:
-
Smettiamo d’essere terrorizzati e reagiamo! Voldemort è solo un mago e tutti
insieme, uniti e consapevoli della nostra forza, possiamo sconfiggerlo… per
sempre! –
Quindi
Piton si voltò verso Silente e, con occhi infuocati, sibilò:
-
Da questo momento le mie lezioni di Pozioni sono sospese. E che tu sia
d’accordo o meno, Albus, io insegnerò a questi ragazzi non solo a difendersi,
veramente, dalle Arti Oscure… ma anche a conoscere la Magia Oscura… perché non
puoi combattere contro ciò che non conosci e che non capisci. Ed al Ministero
possono dire tutto quello che vogliono: ma non è mettendo al bando dei libri
che si elimina il pericolo insito nella Magia Nera! Non è la Magia ad essere
Oscura… ma coloro che se ne servono! E’ il rispetto per ogni essere umano, mago
o babbano che sia, che occorre insegnare; è il grande valore della libertà che
dobbiamo spiegare ai nostri figli; è l’amore per la conoscenza che è necessario
infondere in loro. Se sapremo comunicare loro questi valori… non dovremo temere
alcun uso distorto della Magia Nera! –
Ed
il Professor Piton, senza neppure attendere la reazione del Preside, fendette
la folla dirigendosi verso lo scalone, seguito dagli sguardi sconvolti ed
eccitati dei suoi studenti. Rhoxane gli tese la mano, pienamente orgogliosa del
suo uomo. Lui l’afferrò, trascinandola via, velocemente, senza proferire più
una sola parola.
Solo
alcuni piani più in alto, finalmente, si fermò. Ansimante, agitato ed esaltato
dal suo stesso lungo discorso… lui che per anni era sempre stato così schivo e
taciturno… che per anni aveva combattuto nell’ombra la sua personale
battaglia….
Rhoxane
si strinse forte a lui, gli accarezzò teneramente il viso e sussurrò:
-
Arriva sempre il momento, nella vita d’ogni uomo, in cui tutte le maschere
devono cadere… in cui occorre sapersi schierarsi senza incertezze… e prendere
coraggiosamente in mano le redini della propria esistenza e, talvolta, anche di
quelle altrui. –
Un
lungo sguardo… un dolce sorriso, prima di continuare:
-
E non è certo il coraggio che ti difetta, Severus. Ma in questa tua nuova
scelta io sarò al tuo fianco… e tu, finalmente, non sarai più solo. Sappi che la mia ammirazione per te cresce
ogni giorno… e sono sempre più orgogliosa d’essere la tua donna… -
Severus
chiuse gli occhi stringendola forte a sé e sussurrando dolcemente:
-
Quest’uomo non esisterebbe… se non fosse stato per te… e per il tuo amore! –
Un
lungo bacio… appassionato ed adorante… ed una porta che si chiude… lentamente.
Silente
non solo diede la sua piena approvazione all’idea del Prof. Piton, ma andò ben
oltre. Sospese tutte le lezioni che non erano d’immediata utilità nell’immane
scontro che si stava prospettando e preparò personalmente un nuovo piano di
studi adatto allo scopo. Così il piccolo Prof. Vitious si limitò
all’insegnamento di Incantesimi appropriati in vista della prossima lotta, la
Prof. McGranitt si concentrò a far trasfigurare pochi e scelti oggetti utili
alla bisogna, la Prof. Prickle intensificò le sue lezioni di smaterializzazione
cercando di ottenere risultati concreti ed infine la Prof. Sprite si dedicò a
richiamare alla mente degli allievi tutti gli utili rimedi delle erbe in caso
di ferite od altri traumi. Il Prof. Piton decise di dedicare ancora qualche ora
all’insegnamento di pozioni che riteneva particolarmente preziose, ma per la
maggior parte del suo tempo, insieme alla Prof. Delair, insegnava, con gran
passione e maestria, Difesa Contro le Arti Oscure. Non solo gli studenti
seguivano le sue lezioni, ma anche i professori che erano rimasti senza altri
impegni scolastici. Tutti dovettero subito ammettere che a Hogwarts non s’era
mai visto un professore così competente in… Arti Oscure, come presto fu
ribattezzata la materia. Le sue lezioni erano prevalentemente pratiche e spesso,
alla fine di qualche duello, Madama Chips doveva intervenire con urgenza…
mentre il Prof. Piton ne approfittava per pungolare gli studenti ad imparare
anche un po’ d’arte medica. Sorprendentemente, già solo dopo tre settimane, gli
studenti, almeno quelli delle ultime classi, erano realmente in grado di
duellare… ed anche con sufficienti possibilità di sopravvivenza. Certo, Piton
non aveva insegnato loro ad uccidere… ma c’erano così tanti altri modi per
togliere di mezzo un avversario!
* * *
Gli
ultimi raggi dorati del sole accarezzavano gli alberi della Foresta Proibita
mentre Piton si concedeva un po’ di meritato riposo sulla terrazza del loro
appartamento. Rhoxane sorrideva felice tra le sue braccia, quasi dimentica di
ciò che stava accadendo fuori delle mura di Hogwarts. Era facile scordarsi di
tutto… quando quelle mani l’accarezzavano, percorrendo il suo corpo con dolce
passione. Nulla più esisteva oltre a quegli occhi scintillanti d’inesauribile
desiderio… se non le sue brucianti e tenere labbra che già le sfioravano, con
delicato ardore, le spalle. Fare l’amore con Severus era sempre diverso… eppure
dolcemente e serenamente uguale, con quelle estasianti sensazioni che si
ripetevano… si protraevano… così a lungo, così intensamente…. A volte era la
sua inesauribile ed infuocata passione che la sconvolgeva… altre volte era la
sua infinita ed impareggiabile dolcezza che la conquistava….
-
Severus… Severus… - sussurrò nell’estasi dei suoi baci.
Lui
la sollevò tra le braccia, portandola nella tranquilla ed intima penombra della
loro camera:
-
Ti amo Rhoxane… ti amo… -
* * *
Era
ormai notte fonda e le ombre dei primi alberi, al limitare della Foresta
Proibita, si allungavano sul prato sotto il riverbero della luna argentea. Ma
un’altra ombra si muoveva furtiva in direzione della Foresta. Severus, che si
stava godendo il fresco della notte sulla terrazza con Rhoxane, strizzò gli
occhi cercando di individuare l’esile figura, mentre gliela indicava. Era senza
dubbio uno studente… e neppure uno dei più grandi! La figura si voltò un
istante, per controllare che nessuno l’avesse notata… ed un bagliore
biondo-argenteo balenò per un attimo, sotto il cappuccio, illuminato da un
raggio di luna.
-
Malfoy! – sussurrò Piton a fior di labbra. – Ma dove diavolo sta andando? –
Fece
cenno a Rhoxane di restare ad attenderlo e, silenziosamente, uscì dalla camera
per seguire il ragazzo nella foresta. In poco tempo lo raggiunse e gli si parò
improvvisamente davanti:
-
Dove vai Draco? –
Il
ragazzo s’immobilizzò, col terrore nello sguardo. Dopo un istante, un sospiro
di sollievo sfuggì dalle sue labbra contratte: aveva riconosciuto il Prof.
Piton. Ma perché diavolo ne era… quasi felice? Piton era un traditore… un
nemico…. Ora l’avrebbe riaccompagnato al dormitorio… l’avrebbe severamente
punito… e, soprattutto, gli avrebbe impedito di incontrarsi con suo padre: la
resa dei conti, per quella notte almeno, era rinviata. Ecco perché era così
contento che Piton l’avesse intercettato.
Sorrise
spavaldo, forte della sua momentanea felicità.
-
Sto aspettando la tua risposta. Con chi devi incontrarti? – chiese Piton mentre
i suoi occhi penetranti analizzavano attentamente il ragazzo.
Silenzio.
-
Con tuo padre? –
Draco
non riuscì ad evitare di sussultare. Il Prof. Piton lo stava guardando con
un’espressione strana, sembrava quasi… preoccupato per lui… addirittura
dispiaciuto, forse…. Non ricordava di aver mai visto quell’espressione sul
volto di suo padre.
-
Draco… - sospirò Piton, scrollando lentamente la testa. – Non intendo fermarti…
non con la forza… almeno! –
Il
ragazzo socchiuse gli occhi e studiò con attenzione l’espressione del suo
professore. Cosa c’era nei suoi occhi che scintillavano inaspettatamente nella
notte?
-
Ma se non hai ancora preso la tua decisione… - mormorò Piton con voce roca - …
se le mie parole ed i miei insegnamenti di queste ultime tre settimane sono
riusciti ad instillarti il dubbio… come io credo e spero… -
Piton
guardò Draco con… affetto, come un padre, ed allungò quindi la mano verso il
ragazzo:
-
… Draco, aggrappati alla mia mano, ti prego…. Sei ancora in tempo per
scegliere, per decidere con la tua testa… e col tuo cuore…. Non commettere
anche tu il mio sbaglio… -
Anche
gli occhi di Draco luccicavano nella notte, colmi della sua paura del presente
e del futuro. Carichi di tutti i pesanti vincoli dell’essere un Malfoy.
Bloccati da tutte le grandiose attese di suo padre. Che non avrebbe mai voluto
deludere… ma che sentiva di aver già, profondamente, e forse irrimediabilmente,
deluso.
-
Ma io… a me non è permesso scegliere… sono un Malfoy! – esclamò il ragazzo con
voce stridula.
-
Tutti noi possiamo scegliere, Draco. Anche se, a volte, ci vuole molto
coraggio… per fare la scelta giusta. E le conseguenze, talvolta, possono
inizialmente apparire… intollerabili! – sospirò Piton appoggiandogli una mano
sulla spalla.
-
Io… non so… ancora… qual è la scelta giusta…. Io… non sono ancora pronto! – e
la sua voce era incrinata dal pianto. – Io… non valgo nulla… sono un codardo…
indegno del nome che porto! –
-
Non è vero Draco: il tuo valore è nei dubbi, nel tormento interiore, nelle tue
laceranti incertezze. Non sei un vigliacco Draco… sei solo un ragazzo che,
faticosamente, sta diventando un uomo. – esclamò Piton stringendogli la spalla.
Un
fruscio, fra gli alberi alle sue spalle, richiamò immediatamente la sua
attenzione. Si girò di scatto, coprendo il ragazzo col suo corpo, e la
bacchetta pronta in mano. Ma l’uomo era già di fronte a lui, a pochi passi di
distanza:
-
Togli le mani di dosso da mio figlio… lurido traditore! – urlò Lucius Malfoy.
-
Papà… - esclamò Draco con un filo di voce, impallidendo.
-
Stai lontano da mio figlio… ho detto. Non voglio che lo contamini. – sibilò
ancora Lucius.
-
Invece io voglio che Draco possa scegliere, consapevolmente, da quale parte
schierarsi. – rispose Piton.
-
Lui è un Malfoy… e sa benissimo cosa deve scegliere. Togliti di mezzo, ora,
Draco… e guarda come uccido un traditore. – urlò Lucius.
Il
ragazzo si allontanò velocemente da Piton.
-
A noi due, ora, Severus. -
Lo
sguardo di Piton avrebbe potuto incenerire:
-
Maledetto bastardo! – sibilò a denti stretti – Ora pagherai per ciò che hai
fatto a Rhoxane! –
La
risata acuta di Malfoy precedette solo di una frazione di secondo il fascio di
luce rossa che scaturì dalla sua bacchetta. Piton si buttò a terra mentre
l’albero alle sue spalle, colpito in pieno dalla maledizione lanciata da
Lucius, sfrigolò in una nube di scintille. Dalla bacchetta di Piton fluì rapido
un luminoso raggio verde che Lucius riuscì a deviare. Ora i due maghi erano
l’uno di fronte all’altro.
Draco
assisteva al duello, poco distante, protetto dagli alberi.
Lampi
luminosi schizzavano veloci dalle loro bacchette, riempiendo l’aria di luci
colorate in rapida successione. Appena dopo aver lanciato un incantesimo, Piton
tentava di guadagnare terreno, arretrando in direzione del castello per cercare
di attirare Lucius allo scoperto. Certamente Rhoxane doveva essersi resa conto
che un pericoloso duello magico era in corso nella foresta!
-
Ho sempre sospettato che tu ci avessi traditi… verme schifoso! – lo insultò
Malfoy prendendo la mira tra le piante.
Piton
era scomparso dietro un albero. Con un sordo crepitio, la bacchetta di Lucius
eruttò una sottilissima radiazione di luce incandescente che perforò il grosso
tronco come se fosse stato di burro. Ma Piton era già altrove e stava
scagliando la sua maledizione. Lo scudo di protezione, subitaneamente evocato
da Malfoy, assorbì il colpo… e lo rimbalzò verso l’avversario con forza
amplificata. Una serie di crepitanti esplosioni rischiarò la notte a pochi
centimetri da Piton. Il forte risucchio d’aria lo sbilanciò e la maledizione
lanciata dalla sua bacchetta si perse nel cielo. Arretrò ulteriormente, senza
mai perdere di vista il suo contendente.
-
Scappi Severus? Hai paura di me? – lo schernì beffardo Malfoy.
Lucius
era così accecato dal suo odio… che stentava a ragionare. E lui continuava,
lentamente, ad arretrare, scagliando malefici per tenerlo occupato: il limitare
della Foresta Proibita era ormai a pochi passi. Presto Malfoy non avrebbe più
avuto la possibilità di fuggire smaterializzandosi. Ed allora lo avrebbe
attaccato… e colpito. Piton sogghignò: il freddo ed abile stratega di Voldemort
stava perdendo la sua sfida più importante… accecato dalle emozioni. Quindici
interminabili anni passati a controllare e reprimere perfettamente tutti i suoi
sentimenti ed emozioni… ora davano i loro frutti e giocavano completamente a
suo favore.
-
Non ho paura Lucius… e lo sai… perché sono io il migliore! – lo provocò
apertamente Piton. Ormai era arrivato sul terreno scoperto e doveva distrarre
il suo avversario, anche con le parole. Dalla sua bacchetta uscì una parabola
infuocata ed il fogliame, alle spalle di Lucius, prese fuoco, costringendolo ad
avanzare sul prato: ora era all’interno del perimetro di Hogwarts… e non ne
sarebbe più uscito… vivo! Piton scagliò un’altra potente maledizione che
investì in pieno lo scudo di protezione evocato da Malfoy, polverizzandolo
all’istante. Quindi approfittò dell’attimo di disorientamento per aggirarlo e
porsi alle sue spalle, chiudendogli la via di fuga verso la Foresta Proibita.
I
rumori della lotta, uniti ai bagliori dei loro incantesimi, erano arrivati al
castello e numerose finestre illuminate brillavano nella notte. Rhoxane era
scesa nel parco ed osservava il duello tenendosi a distanza di sicurezza… ma
pronta ad intervenire.
Malfoy
si rese finalmente conto di essere insensatamente caduto nella trappola in cui
Piton l’aveva attirato con fine astuzia.
-
Bene Lucius, siamo finalmente arrivati alla nostra… sfida finale! –
I
due maghi si studiarono in silenzio: era giunto il momento, a lungo atteso,
della resa dei conti.
Nella
mente ambiziosa di Malfoy avvampavano l’odio ed il risentimento verso Piton,
col quale aveva sempre dovuto condividere la stima dell’Oscuro Signore… senza
mai riuscire a provare d’essere lui il migliore. La bramosia di ucciderlo, di
liberarsi per sempre del rivale più pericoloso, colmava i suoi occhi di una
cupa luce malvagia.
Piton
scrutava il suo vecchio amico… no, non erano mai stati amici. Lucius aveva fatto perfidamente sprofondare
Rhoxane in un incubo di terrore. Avrebbe pagato con la vita, per questa e per
le sue altre colpe… che erano però le sue stesse… colpe. Forse… non aveva il
diritto di pronunciare la sentenza di morte… né di eseguirla. Non con le sue
mani che si erano macchiate di quello stesso sangue. Non doveva, non… voleva
ucciderlo. Ma non gli avrebbe permesso di andarsene impunemente.
Ruppe
gli indugi e lanciò il suo attacco: il terreno sotto i piedi di Malfoy tremò
con violenza, squilibrandolo ed impedendogli di rispondere a dovere. La
successiva maledizione scagliata da Piton lo colpì quindi quasi in pieno,
catapultandolo a parecchi metri di distanza. Per alcuni istanti la sua figura
sembrò scomparire, tremolando, nel buio della notte. All’improvviso un bagliore
di luce illuminò il campo di battaglia, sostenuto dalla bacchetta che Rhoxane
aveva levato in aria. I contorni della figura di Lucius cominciarono a
riapparire a qualche metro di distanza, mentre una serie di piccoli globi di
fuoco verde erompeva dalla sua bacchetta. L’incantesimo di Piton li frantumò in
tante minutissime schegge… ma non frenò la loro corsa. Si gettò di lato,
evitando la maggior parte di quell’incandescente grandine verde e, mentre rotolava
a terra, evocò uno scudo di protezione contro la successiva maledizione
scagliatagli da Malfoy. Ora erano nuovamente in piedi, l’uno di fronte
all’altro, illuminati dal cono di luce prodotto da Rhoxane. Lucius ansimava e
zoppicava vistosamente e la sua aura magica appariva seriamente intaccata. La
camicia di Piton era stata lacerata sulla spalla e sul braccio sinistro dalle
minutissime schegge infuocate ed il marchio di Voldemort spiccava, ben
visibile, sulla sua pelle chiara, solcata ora da piccole e fitte bruciature.
Repentino,
un getto d’intensa luce rossa saettò dalla bacchetta di Piton, scontrandosi con
uno analogo di Malfoy, a pochi centimetri dal volto di quest’ultimo. In un
rapido susseguirsi, numerose folgori argentee balenarono ancora dalla sua
bacchetta riversandosi sullo scudo nuovamente evocato da Lucius… trapassandolo
in più punti.
-
Nooooo… -
Uno
strillo acuto echeggiò nell’aria ed un’esile figura s’insinuò veloce nel cono
di luce.
-
Papà… - mormorò Draco avvicinandosi a lui.
Negli
occhi grigi di Lucius balenò una luce intensa… ed un sorriso increspò le sue
labbra mentre cercava di rialzarsi da terra, aggrappandosi al figlio.
Piton
aveva bloccato il suo attacco per non rischiare di colpire Draco.
Malfoy,
parzialmente coperto dal figlio, stava pronunciando una formula… e si accingeva
a levare la bacchetta….
-
Attento! – urlò Rhoxane slanciandosi in avanti.
Un
rombo sordo circondò i Malfoy, quindi l’aria intorno a loro fu risucchiata e
compressa in un vortice che si scagliò con immane violenza verso il punto in
cui si trovava Piton. Ma una frazione di secondo prima che quel turbine lo
investisse lui era… scomparso.
-
Stupeficium! – gridò Rhoxane
all’indirizzo di Draco.
Lucius
diresse la sua bacchetta sulla maga, con ira.
Ma
Piton era ricomparso a pochi metri di distanza e bloccò facilmente la sua
maledizione, ritorcendogliela contro.
-
Porta via il ragazzo. – le urlò, mentre Lucius ruzzolava a terra.
Rapidamente
Rhoxane puntò la sua bacchetta su Draco ed il corpo schiantato del ragazzo
fluttuò nell’aria allontanandosi dal luogo dello scontro, sotto il controllo
della maga.
Ora
Piton poteva nuovamente attaccare senza timori… e Lucius appariva molto provato
dalla lotta: l’ultimo incantesimo gli aveva assorbito molta energia, ma era pur
sempre un mago potente.
Mentre
il duello riprendeva, un altro intruso s’inserì tra loro: la bella Selene si
mise davanti a lui impedendogli di prendere la mira.
-
Togliti di mezzo! – sibilò Piton.
-
Non gli permetterò di ucciderti! – esclamò la ragazza.
Piton
sbuffò… ci mancava anche quella stupida, che non si rendeva neppure conto che
lo stava solo ostacolando. E rischiava di rimetterci la vita. Riuscì
fortunosamente a deviare la maledizione mortale che Malfoy aveva lanciato,
indifferente alla presenza della maga, quindi l’afferrò per un braccio
spingendola fuori della traiettoria. Ma perse secondi preziosi e non riuscì ad
annullare completamente il successivo maleficio che lo colpì con forza,
facendolo rotolare a terra dolorante. Selene era di nuovo, stupidamente, davanti
a lui. Non poté evitare che il fascio di luce verde emesso dalla bacchetta di
Malfoy colpisse in pieno la ragazza: riuscì solo a diminuirne l’intensità
evitando quindi che il contatto fosse mortale. Senza neppure un grido… Selene
cadde a terra davanti a lui.
Pieno
d’ira furiosa, scavalcò con un balzo il corpo della maga e si parò davanti a
Malfoy che rideva beffardo.
-
Ti si è intenerito il cuore, Severus? – chiese mentre gli indirizzava un'altra
maledizione mortale.
-
No. – sibilò furioso, assorbendo con la sua bacchetta quell’ultima maledizione
– E’ un difetto che ho sempre avuto… -
Con
tutta la forza del suo odio, Severus scaricò contro Lucius una raffica
d’incantesimi paralizzanti, potenti e dolorosi… ma non mortali. E questa volta
centrò in pieno il suo obiettivo.
-
…ed è solo grazie a questo mio difetto… che tu vivrai Lucius… - aggiunse a
denti stretti mentre il mago si accasciava davanti a lui, privo ormai
dell’energia necessaria per contrastare le maledizioni che invadevano il suo
corpo, paralizzandone perfino il respiro.
-
… ma al tuo posto… io avrei preferito morire! – terminò infine con un sorriso
sprezzante.
Finalmente
si guardò intorno: Madama Chips era china su Selene, mentre la Prof. McGranitt
si stava occupando di Draco. Rhoxane si avvicinò a lui, gli occhi colmi
d’orgoglio. Le sorrise, stringendole silenziosamente la mano. Quindi si rivolse
a Silente che si stava accostando a Malfoy:
-
E’ ancora vivo…. Deve solo ringraziare Rhoxane… ed una sua frase di tanto tempo
fa… che gli ha salvato la vita oggi. Ma fai qualcosa per lui oppure presto
soffocherà. –
Tornò
quindi a guardare Rhoxane sussurrandole:
-
Come vedi ho saputo trovare un percorso diverso dall’odio… per costruire, e non
per distruggere. –
-
Non avevo mai avuto alcun dubbio in proposito… – sorrise lei – e tu lo sapevi
benissimo. – concluse, gettandogli le braccia al collo e stringendosi forte a
lui.
Severus
sussultò quando Rhoxane premette contro la spalla ed il braccio colpiti dalle
schegge incandescenti, ma la trattenne a sé quando lei cercò di scostarsi:
-
Ti amo. – sussurrò dolcemente, sfiorandole la fronte ed i capelli con le labbra
– Ti amo… -
Rhoxane
osservò il braccio ferito, poi con un gesto lento e graduale passò la bacchetta
sulle piccole ferite che scomparvero all’istante. Il Marchio di Voldemort tornò
a spiccare, solitario, sulla pelle.
-
Vorrei conoscere la magia appropriata per farlo scomparire… - disse in un
sussurro.
-
E’ figlio dell’odio… e si dissolverà solo quando Voldemort, ed il suo odio,
saranno stati sconfitti per sempre! – mormorò Severus, attirandola ancora a sé
per un lungo bacio.
-
Non ho mai assistito ad un duello come questo. L’energia magica si disperdeva
nell’aria con profusione incredibile! – esclamò poi Rhoxane.
-
Vedrai quello con Voldemort… questo è stato solo un allenamento! – cercò di
scherzare lui, avvicinandosi poi a Draco.
Il
ragazzo era ancora a terra e la McGranitt stava cercando di calmarlo.
-
No, il Prof. Piton non ha ucciso tuo padre… - lo rassicurava Minerva.
-
E non lo avrei ucciso comunque… anche se tu non ti fossi messo in mezzo, Draco.
– assicurò Piton. – Ma hai corso un bel rischio…. E non è certo stato un
comportamento da codardo… anzi. –
Il
Professore s’inginocchiò di fianco al ragazzo e continuò:
-
Non sono molte le persone che hanno il coraggio di intromettersi in un duello
tra due potenti Maghi Oscuri. –
-
Ma Lei non è un Mago Oscuro, Professore… solo mio padre lo è. – mormorò Draco
flebilmente.
-
E’ sempre tuo padre… -
-
Certo. Ma io non sarò più suo figlio… dopo che avrò fatto la mia scelta –
sospirò il ragazzo con voce disincantata.
-
Se le mie parole ed i miei insegnamenti sono… -
-
L’esempio di stanotte è valso più di mille insegnamenti. – lo interruppe il
ragazzo – Lei si è fermato quando io sono stato in pericolo… mentre mio padre
ha approfittato della mia presenza per cercare di ucciderla… e non si è certo
fatto scrupolo di colpire Selene! Mio padre, invece, è vivo. Anche se forse…
sarebbe meglio fosse morto… – concluse sconsolato.
Una
lacrima gli rigò la guancia mentre i suoi occhi amareggiati fissavano quelli di
Piton:
-
Questa notte ho capito la differenza che c’è tra essere un Mago Oscuro… e
conoscere la Magia Oscura e sapersene servire. - terminò il ragazzo, totalmente
disilluso.
Piton
gli tese nuovamente la mano. Il ragazzo vi si aggrappò ed il Professore lo
aiutò a rialzarsi:
-
Sì. Credo che tu abbia capito… la reale differenza… anche se sarà sempre un
peso per te. In questa notte infausta sei diventato un uomo, Draco. Ed ora… puoi scegliere. – esclamò Piton ed i
suoi occhi rilucevano nell’oscurità mentre stringeva fra le sue la mano del
ragazzo. – E so che farai la scelta giusta, perché, nonostante tutto… hai
cercato di salvare la vita di tuo padre! –
Il
suo sorriso era aperto e sincero:
-
Ed io sarò sempre qui… quando avrai bisogno di me. –
-
Grazie… -
Silente
stava parlando con Madama Chips, accanto a Selene:
-
La prima passaporta disponibile per l’Ospedale di S. Mungo si aprirà solo tra
quattro ore. –
-
Tra quattro ore la Prof. Prickle sarà irrimediabilmente… morta! – rispose
sicura la maga.
Il
Preside alzò gli occhi ed incrociò il nero sguardo del Prof. di Pozioni:
-
Madama Chips non può far nulla per Selene… è troppo grave. – sospirò Silente –
Tu sei la sua unica speranza, Severus. - gli propose incerto il Preside.
-
Vorresti che mi smaterializzassi con lei, fino all’ospedale? –
-
E’ molto lontano, lo so. E tu sei reduce da un lungo duello. Io, solo ti
chiedo, se puoi… se vuoi… -
Rhoxane
intervenne, preoccupata:
-
Non puoi farlo… potresti non avere sufficiente energia! –
Severus
sospirò… non ne era del tutto sicuro:
-
Io credo… di potercela fare. Del resto… non possiamo stare qui a guardarla
morire. Un generoso sorso della mia Pozione
Rigenerante… potrebbe essere molto utile. –
Rhoxane
scrollò il capo… e si avviò sconsolata verso lo studio del mago per prendere
quella pozione. Era testardo… ma sapeva sempre quello che faceva. E, nonostante
quel terribile duello, la sua aura magica sembrava ancora notevole….
Piton
si chinò su Selene, che sembrava in stato di quasi incoscienza, e le sollevò il
capo da terra:
-
Stai tranquilla… ora ti porterò all’ospedale. E presto starai di nuovo bene! –
Selene
vedeva il bel viso di Severus avvolto in una spessa nebbia, mentre le sua voce
gentile proveniva da molto lontano… ma aveva perfettamente capito ciò che stava
per accadere. Lei, l’orgogliosa e sprezzante insegnante di smaterializzazione.
Lei e quel maledetto congresso in cui era saltato fuori che smaterializzarsi
con un altro essere umano era ancora, di fatto, quasi impossibile. Ed invece
Severus, che già le aveva salvato la vita, ora stava per smaterializzarsi con
lei fra le braccia… per coprire il non indifferente tragitto fino al S. Mungo.
Quale paradossale coincidenza… quale beffa per tutti quegli stupidi maghi…
arroganti. Rhoxane aveva ragione… lei conosceva veramente un mago così potente
da saperlo fare. Avrebbe voluto piangere, liberare il suo dolore nelle lacrime…
ma stava troppo male… e non ne aveva la forza. Lasciò che lui la sollevasse tra
le braccia e chiuse gli occhi… abbandonandosi al suo abbraccio. Non aveva mai
amato nessun altro uomo… ed ora sapeva perfettamente il perché. Ma era troppo
tardi. Inutilmente troppo tardi.
Il
mare era liscio come l’olio e l’aria, tersa e tranquilla, era precorsa solo da
una leggera e tiepida brezza. Tutto, intorno a lui, era l’emblema della pace e
della serenità.
Ma
non erano certo la calma e l’armonia che albergavano nel suo animo, in quel
momento. Era seduto sul muretto dell’antica terrazza, con il possente maniero
alle spalle e lo sguardo perso sull’infinita distesa d’acqua… dalla quale il
sole morente traeva, solo ai suoi occhi, cupi riflessi sanguigni.
Ancora
una volta era tornato a casa… ma non cercava più la quiete ed il silenzio. Ora
era tornato esclusivamente per appropriarsi della vigorosa forza di quel luogo,
per carpire tutta la potente energia dispersa da millenni in quell’aria. Se
Lucius Malfoy era finalmente fuori gioco, rinchiuso ad Azkaban… Voldemort stava
senza dubbio preparandosi allo scontro finale. E lui sarebbe stato
perfettamente pronto.
Questa
volta, infatti, era venuto per concludere ciò che non aveva mai avuto il
coraggio di condurre a termine prima di allora: tornare alle sue origini ed
accettare la sua pesante eredità… quella lasciatagli da Salazar Serpeverde.
La
sua famiglia non poteva certo vantarsi di essere l’unica in cui scorreva ancora
il sangue di quel grande mago, ma la sua antica nobiltà, e la ricchezza, le
avevano permesso di poter conservare gli scritti di Serpeverde e la sua antica
collezione di libri. E la vera eredità di Salazar consisteva, più che nei
legami di sangue, in quelle antiche conoscenze.
Suo
padre non avrebbe voluto che lui lo scoprisse quando era ancora un ragazzino,
ma ci aveva pensato il nonno a dirglielo, appena prima che iniziasse a
frequentare Hogwarts. Il vecchio Duca era un mago imponente ed irascibile,
oltremodo orgoglioso di essere il discendente del grande Serpeverde… ed era
molto amico di Voldemort. Il periodo del terrore di Voldemort era iniziato
proprio quando lui aveva cominciato a frequentare Hogwarts… ed era stato un
vanto che il Cappello Parlante lo avesse assegnato a Serpeverde. Ma,
soprattutto, era stata la logica conseguenza connessa agli insegnamenti del
nonno… che i suoi genitori non approvavano per nulla.
Tutto
ciò che conosceva, compresi gli incantesimi proibiti, che già sapeva praticare
al suo ingresso a Hogwarts, glielo aveva insegnato il vecchio Duca. E, sempre
dal nonno, aveva ereditato la passione, e la predisposizione, a preparare
complesse pozioni ed a sperimentarne sempre di nuove. Ricordava bene ogni
singolo pomeriggio trascorso nel laboratorio del nonno ad imparare a distillare
pericolose e potenti pozioni, usando estratti d’erbe magiche ormai estinte…
sperimentando filtri che avrebbero permesso di controllare non solo il corpo ed
i pensieri, ma anche la volontà ed i desideri. Tornava con la mente alle lunghe
serate passate nella biblioteca ad esaminare preziosi, perché unici,
antichissimi libri che ancora tramandavano conoscenze che il mondo dei maghi
credeva perdute. Una magia potente ed antica, preesistente alla distinzione tra
Magia Bianca e Magia Nera; una magia che non era fatta solo di complesse
formule, in un’arcana lingua dimenticata, e di complicate sequenze di aulici
gesti… occorreva anche una particolare predisposizione dell’animo, una profonda
concentrazione che liberasse la mente da ogni pensiero materiale. Era ancora un
bambino quando il nonno aveva incominciato, di nascosto dai suoi genitori, ad
impartirgli questa particolare istruzione, convinto che in nessuna scuola al
mondo gli avrebbero fornito quelle conoscenze. E lui aveva assorbito tutto, con
facilità, dimostrando d’essere un allievo perfetto… addirittura superiore ad
ogni più elevata aspettativa del nonno. E con l’aumentare delle sue conoscenze…
aumentava la sua potenza e l’energia magica in lui si espandeva velocemente.
Ricordava
lo sguardo pieno d’orgoglio di suo padre, che ancora era all’oscuro delle
macchinazioni del vecchio Duca, quando indicava a sua madre l’incredibile
ampiezza dell’aura magica di un bambino di dieci anni! Risuonavano ancora nel
castello le sue orgogliose parole:
-
Diventerai un mago potente Severus… molto più potente di chiunque io non abbia
mai conosciuto. -
-
Ma dovrai usare bene il tuo potere… - gli ricordava la mamma – con attenzione e
discrezione… -
-
Nel completo rispetto degli altri maghi… e dei babbani. Con giustizia e lealtà.
– aggiungeva suo padre - E, se fosse necessario, dovrai mettere il tuo potere
al servizio degli altri… e condividerlo con loro. –
Lui
annuiva… ma poi ascoltava anche il nonno, che, nella penombra scura del
laboratorio, pronunciava ben altre frasi… parole che lo esaltavano, che lo
facevano sentire importante… che gli piacevano più di quelle dei suoi genitori.
E mentre loro erano spesso lontani dal castello… il nonno era quasi sempre con
lui. E gli parlava sempre più spesso di Lord Voldemort… un altro potentissimo
mago. Che non piaceva per niente a suo padre.
Durante
le vacanze di Natale del suo primo anno a Hogwarts aveva assistito, ovviamente
non visto, ad una lunga discussione tra suo padre ed il nonno, che avrebbe
dovuto essere illuminante… ma lui era ancora troppo giovane.
-
Tom Riddle non metterà mai piede nel nostro castello papà. Possibile che tu
ancora non voglia capire quale sia il suo unico interesse? –
-
Dimmelo tu Roger, allora! – lo sfidò il nonno.
-
Riddle è esclusivamente interessato alle antiche conoscenze custodite dalla
nostra famiglia. Quello che vuole sono i nostri preziosi libri… ma dovrà
passare sul mio cadavere… prima di poterci mettere le mani sopra. –
-
Tu non usi quei libri, Roger. Li conosci bene… ma non hai mai voluto servirti
del loro immenso potere. –
-
Non c’è solo quel tuo maledetto… potere là dentro, papà. C’è molto… molto di
più. Ma guarda dove ti ha portato la ricerca del “potere”… quasi confinato nei
tuoi possedimenti. E solo perché al Ministero si fidano di me… ed io mi sono
fatto tuo garante. – sospirò suo padre.
-
Ma ti rifiuti di insegnare a Severus qualsiasi cosa sia contenuta in quei
libri! –
-
E’ ancora un bambino. E’ troppo presto… non capirebbe. Sarebbe troppo
pericoloso per lui… come lo è stato per me, a suo tempo… - sospirò ancora suo
padre.
-
Se tu non avessi sposato Marianne… ora saresti un mago ben diverso. E saremmo
entrambi al fianco di Lord Voldemort. – esclamò rabbiosamente l’altro.
-
Ringrazio il cielo di aver incontrato Marianne sulla mia strada. Solo grazie a
lei ho capito in quale guaio mi stavo cacciando… - sorrise tristemente il
giovane mago. Quindi aggiunse, con voce piena d’irato disprezzo:
–
Anch’io conosco molto bene Tom, forse meglio di te, papà. Che sia maledetto il
giorno in cui ti ho presentato il miglior studente di Hogwarts… il mio modello!
Ma è mai possibile che tu non ti renda conto che quel magoè semplicemente pieno
d’odio e desiderio di vendetta? Ha esteso verso tutti i babbani l’odio che
prova per suo padre… e per colpa di uno vuole eliminarli tutti. Vuole vendicare
la sua infanzia infelice e miserevole imponendosi su ogni essere vivente per
sottometterlo al suo volere… -
Ma
il vecchio Duca gli aveva ormai girato le spalle esclamando:
-
E questa verità chi te la ha svelata… quella santa donna di tua moglie? Non
voglio più stare ad ascoltarti… -
Il
giovane Severus aveva capito ben poco di tutti quei discorsi… ed aveva
continuato a seguire gli insegnamenti del nonno, anche durante tutta la lunga
estate, quando i suoi genitori non erano mai a casa. Lavoravano per il
Ministero della Magia, gli aveva detto il nonno, ed il Ministero aveva gravi
problemi in quel momento… veramente grossi.
Poi
le cose erano cambiate e nelle successive vacanze di Natale aveva trovato il
nonno reduce da una lunga malattia, improvvisamente vecchio e stanco. Ora non
litigava più col papà, sembravano andare perfettamente d’accordo… e sorrideva
perfino alla mamma, cosa che non gli aveva mai visto fare prima d’allora. Aveva
anche sigillato l’accesso del suo laboratorio mediante un impenetrabile
incantesimo… una perfetta barriera che lui era riuscito a vincere solo molti anni
più tardi. Il Duca aveva cercato di spiegargli il motivo di quel cambiamento…
ma lui, forse, non aveva voluto capire.
Quelle
furono le ultime vacanze passate col nonno che lo esortava, con voce flebile e
stanca, ad ascoltare i nuovi insegnamenti di suo padre… ed a dimenticare tutto
quanto gli aveva sempre ripetuto fin da bambino….
-
Ho sbagliato Severus… ho sbagliato tutto. Ascolta tuo padre… è quella la
verità… dimentica tutto ciò che io ti ho insegnato… quello era solo Male. Tuo
padre ha ragione… ha sempre avuto ragione… -
Alcuni
mesi più tardi era tornato al castello per assistere al funerale del nonno. Suo
padre non gli raccontò mai cos’era successo, gli disse solo che avrebbe sempre
dovuto onorarne la memoria… perché se il Duca aveva compiuto molti errori nella
sua vita… aveva poi saputo riscattarsi completamente ed onorevolmente.
L‘estate
successiva suo padre cominciò ad occuparsi della sua istruzione e lui poté
riprendere a frequentare la sezione riservata della biblioteca di famiglia.
Certo che gli insegnamenti di suo padre erano ben diversi da quelli del nonno…
impostati su basi diametralmente opposte. I libri sui quali studiavano erano
gli stessi… ma ben differenti erano le conclusioni. E finalmente gli raccontò
integralmente la storia della loro famiglia, un’antichissima famiglia di maghi,
le cui radici affondavano in un tempo ed un mondo ormai dimenticati. Gli
confermò che anche la loro famiglia poteva vantarsi di affermare che nelle loro
vene scorreva il nobile sangue di Salazar Serpeverde, e che nel loro maniero
erano custoditi terribili segreti, protetti e tramandati nel tempo, anche a
prezzo della vita, da innumerevoli generazioni di maghi che quei segreti
avevano saputo usare… nel Bene o nel Male. Perché non c’era nulla che fosse
solo Bene o solo Male, solo Luce o Tenebra: c’era solo la conoscenza, pura ed
illimitata, racchiusa in quella collezione di libri, così preziosa perché
unica. In ognuno di quegli inestimabili ed antichi libri era racchiuso un
frammento di sapere… una goccia di potere. Ed il Bene ed il Male non erano nel
sapere e nel potere… erano solo nell’animo di coloro che di quelle conoscenze
facevano uso e che quel potere esercitavano. Da quelle pagine poteva stillare
un veleno mortale… o l’antidoto a tutti i mali. Dipendeva da lui… solo da lui.
E
lui non aveva che quattordici miseri anni. Ma tanti, troppi anni d’insegnamenti
sbagliati alle spalle. Ed era una responsabilità troppo grande da affrontare da
solo quando, due anni dopo, i suoi genitori morirono in circostanze misteriose.
Quando
tornò al castello, dopo la loro morte, il laboratorio del nonno era sempre
irrimediabilmente sigillato, ma la sezione riservata della Biblioteca… era
desolatamente vuota. La sua rabbia fu tanto grande quanto vana…. Quali sole,
terribili conseguenze, la sua ira furiosa cancellò il dolore per la perdita di
suo padre, che stava finalmente imparando a conoscere ed annullò il ricordo
dell’amore per sua madre….
E
si ritrovò irreparabilmente solo… e totalmente confuso. Troppo giovane e troppo
potente. Pieno di un’ira furibonda contro… contro qualunque cosa gli impedisse
di approfondire le sue conoscenze… e di incrementare il suo potere!
A
quel punto, Lord Voldemort gli aveva teso una mano amichevole: aveva il potere
ed il sapere… come poteva rifiutare il suo aiuto?
Avrebbe
potuto capire tutto l’inganno fin dal primo momento… ma non aveva voluto farlo,
aveva chiuso gli occhi e si era tappato le orecchie. Era tornato al laboratorio
del nonno e, grazie ai suggerimenti di Voldemort, era riuscito ad infrangerne i
sigilli. Aveva riaperto il simbolo degli errori del vecchio Duca che, un tempo,
aveva distillato per l’Oscuro Signore le sue potenti e letali pozioni. Ne aveva
raccolto totalmente l’eredità, continuandone l’opera e perseverando in quel
tremendo errore.
Aveva
rivisto tra le mani di Voldemort, gelosamente custoditi, anche alcuni libri
della biblioteca di famiglia. Un regalo di suo nonno, aveva sostenuto
Voldemort. Ma lui sapeva che non era così: aveva studiato su quei libri con suo
padre… dopo la morte del nonno. Eppure aveva voluto convincersi che si era
confuso… che si trattava di altri testi….
Il
tempo degli inganni trascorreva veloce e le sue mani avevano cominciato a
tingersi di sangue. Il sapere ed il potere, fini a loro stessi, erano stati
inebrianti, all’inizio. Ma tutto era diventato ben presto insensato e le parole
di sua madre tornavano nella sua mente, come un incubo ricorrente:
-
Il Bene ed il Male non esistono senza l’uomo… risiedono solo nel tuo animo. Il
sapere ed il potere non sono né positivi né negativi: dipende solo dall’uso che
farai di quelle conoscenze e di quel potere. Dipende da te… solo da te… solo
dalla tua scelta. –
E
lui ora sapeva di aver fatto, irrimediabilmente, la scelta sbagliata. Le
tenebre erano scese, per sempre, sulla sua vita.
* * *
Il
sole era ormai tramontato e Severus si riscosse: le tenebre erano solo intorno
a lui, ma non erano più nella sua vita. Aveva cominciato a scacciarle tanti
anni prima, quando l’aveva fatta finita con Voldemort… anche se loro erano
rimaste a lambire la sua anima. Fino a quando era arrivata Rhoxane, con la luce
della sua speranza. E lei era sempre lì, al suo fianco… ed aveva condiviso fino
in fondo i ricordi che aveva rivissuto fissando il riverbero del sole nel mare.
Trasse
un lungo sospiro, le strinse delicatamente la mano e mormorò:
-
Grazie per essermi sempre vicina. –
-
Condividere tutto, il presente ed il passato. Costruire insieme il futuro.
Questa era la mia promessa d’amore. Ricordi? – rispose lei con dolce pacatezza.
-
Ti sei scelta un compito ben difficile… col mio passato! – sorrise lui
attirandola fra le braccia.
-
Non che il presente… sia facile! Vorrà dire che punterò tutto sul futuro! –
-
Ti prometto un futuro meraviglioso… te lo sei proprio meritata! – sussurrò
chinandosi a sfiorarle le labbra mentre l’avvolgeva forte fra le braccia.
Rhoxane
gli sorrise dolcemente… e poi pretese un piccolo acconto sul futuro… un lungo
bacio, pieno di dolce passione.
-
Non sono sicura di aver capito una cosa. Tuo nonno… è stato Voldemort ad
ucciderlo? – chiese titubante.
-
Mio padre non me l’ha mai detto esplicitamente. Ma il nonno, ad un certo punto,
deve aver capito chi era Voldemort… e cosa realmente volesse da lui: i suoi
libri. Gli ha detto di no… ed ha immolato la sua vita per quei libri che tanto
amava. – sospirò Severus – Ma Voldemort non ha desistito dal suo proposito: del
resto, quei libri erano essenziali per lui. Mio padre però lo conosceva bene e
lo combatteva ormai da anni. Così non fu possibile alcun altro epilogo a questa
storia: Voldemort uccideva chiunque gli sbarrasse il cammino… ed i miei
genitori furono solo due vittime in più. –
-
E poi rubò tutti i libri? –
-
Non tutti. Papà aveva selezionato e nascosto alcuni testi, più importanti di
altri… o più pericolosi. Io stesso li ho scoperti solo molti anni dopo. Su
quelli Voldemort non è mai riuscito a metterci le mani… e questo è tutto il
vantaggio su cui posso contare! –
Severus
scrollò le spalle, con atteggiamento disincantato. Poi continuò:
-
Ma dopo la caduta di Voldemort ho ritrovato tutti i libri della mia famiglia
nel suo rifugio segreto e, prima che gli Auror distruggessero tutto, li ho
riportati al loro posto… qui nel castello. E mi sono nuovamente immerso nel
loro studio. Avevo ormai ventidue anni ed una terribile esperienza alle spalle:
i miei occhi, ora, erano diversi ed l'animo non era più oscurato dalle brame
del sapere e del potere. Ed in quei libri trovai, per la prima volta, quello
che vi avevano sempre visto i miei genitori: la travolgente bellezza e la sublime
poesia degli incanti usati da mia madre per il bosco e la sua radura… da mio
padre per la sua foresta…. Ed io li ho usati per creare il mio giardino
incantato. Ho riscoperto le magie che mutano il tempo, che sanno sottrarre il
calore al sole e la luce alle stelle… - ed il sorriso brillava negli occhi neri
di Severus mentre stringeva dolcemente a sé la sua donna.
Poi
continuò, cupamente:
-
Ma ho trovato anche terribili maledizioni di morte ed altre… che vanno ben
oltre la morte…. Quei libri, quella magia, sono splendidi e maledetti, insieme.
Mio padre diceva che la nostra società non era ancora pronta per conoscere
nuovamente quell’antico sapere che tutti credono ormai perduto da tempo
immemorabile. –
Rhoxane
lo guardava, scossa e turbata dal tono cupo e dalla gravità delle sue parole.
-
Ciò che il nonno mi aveva insegnato, quello che mio padre avrebbe saputo
spiegarmi approfonditamente, ciò che Voldemort mi ha mostrato in modo distorto…
era tutto in quei libri. L’ho capito col passare degli anni, nella mia
disperata solitudine. Là c’era tutto ed il contrario di tutto, il principio e
la fine, la vita e la morte, la felicità e l’oblio. Per tutti… tutti i maghi…
che non sono ancora pronti per quell’eredità, quel sapere così pericoloso…
l’immenso potere del sapere. Ma la mamma sosteneva che occorreva insegnare
anche quel sapere, che bisognava condividerlo fra tutti… ed è questo lo spirito
col quale ho spiegato i principi delle Arti Oscure in queste ultime due
settimane… -
-
E’ rischioso… - sussurrò Rhoxane.
-
Così diceva mio padre… ed aveva tenuto nascosti i libri. Ma la mamma ribatteva
che se tutti, indistintamente, conoscessero quei libri… il malvagio potere in
loro contenuto si dissolverebbe: se tutti potessero diventare come Voldemort…
non ci sarebbe più alcun Voldemort. E di quel potere, alla fine, i maghi
finirebbero per usare solo la parte buona! – terminò con un soave sorriso sulle
labbra.
-
Un’inguaribile ottimista… tua madre! – esclamò la maga.
-
Proprio come te, amore mio. – rise Severus stringendola di nuovo tra le braccia
– Ed è per questo che avrò bisogno del tuo aiuto! –
Un
lungo bacio suggellò quel loro nuovo accordo.
-
Ora rientriamo nel castello. Domattina tornerai a Hogwarts mentre io riaprirò
il laboratorio… e quei libri. –
-
No. Non ti lascerò solo. Per nulla al mondo. –
Severus
sorrise: lo sapeva benissimo che non se ne sarebbe andata… non subito,
almeno. E ne era felice.
* * *
Il
mattino dopo, per prima cosa, scesero nei sotterranei dove si trovava il
laboratorio. L’aria diaccia era umida e le pareti del lungo corridoio, male
illuminato da torce che irradiavano una fredda luce verdognola, trasudavano
acqua che scorreva lentamente, goccia dopo goccia, scavando cupi arabeschi tra
la muffa scivolosa del pavimento.
-
Ora capisco il tuo amore per i sotterranei di Hogwarts… dopo aver passato
l’infanzia qui… - esclamò Rhoxane rabbrividendo.
-
A dir la verità… non fosse stato per le pozioni che distillavo col nonno… ho
sempre odiato questo sotterraneo. Ne ero terrorizzato, addirittura. Ricorda che
ero un ragazzino di neanche nove anni! –
Erano
arrivati davanti alla massiccia porta del laboratorio. Un grande stemma di
bronzo brunito la sovrastava. Quando Severus pronunciò, in una lingua
sconosciuta, il complesso incantesimo d’apertura, i serpenti intrecciati
parvero animarsi di vita propria e lo stemma rifulse di una brillante ed
intensa luce verde. La pesante porta cominciò lentamente a muoversi sui cardini
con uno stridio cupo. Rhoxane fu percorsa da un brivido e Severus le cinse le
spalle col braccio.
Mentre
entravano, il laboratorio s’illuminò di un’intensa luce bianca che creava un
forte contrasto con l’ambiente circostante… ma lei sapeva che la luce era
essenziale per valutare la riuscita di una pozione, il colore, la consistenza….
Il laboratorio era in perfetto ordine e non c’era neppure un filo di polvere
sulle ampolle perfettamente allineate negli scaffali che tappezzavano
interamente due pareti contigue, né sui barattoli di vetro che contenevano i
vari ingredienti. Alcune file di provette scintillavano sotto la luce mentre
diversi libri erano ordinatamente disposti in due piccole librerie a lato della
porta. Due grandi tavoli, col piano di marmo percorso da profonde venature di
un verde cupo, occupavano la parte centrale del laboratorio, mentre da un lato
vi era un ampio focolare con quattro paioli di dimensioni diverse. Un grosso
armadio di legno, con le ante intagliate con complessi disegni, occupava lo
spazio restante di quella parete.
Ad
un cenno di Severus il fuoco si accese nel camino, mentre lui apriva l’armadio
che conteneva altre ampolle, ricolme di liquidi di diversi colori, ed antichi
libri e pergamene. Verificò con attenzione le ampolle e spuntò la lista su una
pergamena: era tutto perfettamente a posto. Prese tre ampolle e cominciò ad
armeggiare con due di loro, versando poche gocce in altrettanti bicchieri dove
le diluì. Quindi bevve i due preparati, in un sorso.
-
Le ho distillate con il nonno. La prima aumenta la potenza magica individuale…
e Voldemort l’ha usata per anni. La seconda rafforza e vivifica la memoria…
devo compiere un “ripasso” molto intenso in pochi giorni! – spiegò sorridendo,
mentre inarcava leggermente il sopracciglio. – Questa invece è la base per
preparare la Pozione dell’Invisibilità. E poi dobbiamo preparare la Pozione di
Scudo… che permette all’aura magica di bloccare le maledizioni dell’avversario
e la Pozione Protettiva, che permette un’efficace riduzione del consumo
d’energia magica nel corso di un duello. –
Gli
occhi neri di Severus scintillavano mentre si beava dello stupore che si stava
diffondendo sul bel viso di Rhoxane. Quindi le diede precise disposizioni sul
lavoro da farsi e, in silenzio, cominciarono a preparare le pozioni.
I
calderoni sobbollivano lentamente sul fuoco mentre Severus stava rileggendo un
libro. Rhoxane terminò di riordinare e venne poi a sedersi in braccio a lui…
che, ben presto, si rassegnò e smise di leggere. Chiuse gli occhi e
l’abbracciò, dolcemente, poi rimasero in silenzio ad ascoltare i battiti dei
loro cuori ed il ribollire dei calderoni.
* * *
Passarono
l’intero pomeriggio nella biblioteca, nella parte nascosta, dove erano
conservati gli antichi libri della sua famiglia. Sfogliò con attenzione vari
libri e, grazie alla pozione bevuta il mattino, riuscì velocemente ad imprimere
indelebilmente nella mente le diverse formule degli incantesimi che potevano
essergli utili in un duello, all’ultimo sangue, con Voldemort. Formule
complesse, in un’arcana lingua dimenticata da secoli, ma vivide nelle lettere
magistralmente effigiate sui libri.
Rhoxane,
dal canto suo, era sprofondata in una poltrona e divorava un libro dietro
l’altro, trattenendosi a fatica dal chiedere spiegazioni a Severus: non doveva
assolutamente interromperlo nel suo lavoro.
Dopo
cena si concentrò nella lettura di quei libri che Voldemort non aveva mai avuto
a disposizione, quei libri che suo padre aveva occultato con particolare
attenzione. Lì, forse, avrebbe potuto trovare qualcosa che poteva dargli un
vero vantaggio contro il Signore Oscuro. Quel potente Incantesimo di Barriera,
ad esempio, o quello che permetteva di assorbire l’energia dell’avversario…
pericolosissimo se non fosse poi riuscito a controllare l’energia negativa di
Voldemort.
Era
ormai notte fonda quando Rhoxane chiuse il suo libro. Guardò Severus e fu quasi
spaventata dallo sguardo esaltato del suo uomo. Aveva bevuto un’altra dose del
Filtro di Potenza e la sua aura magica sembrava quasi… solida ora. I suoi
occhi, arrossati dallo sforzo della lettura, erano pervasi da una luce di delirio
mentre si concentrava e ripeteva a fior di labbra la cantilena di quel nuovo
incantesimo che poteva dilatare a piacere il tempo soggettivo. Per un attimo,
fu avvolto da una tremolante luce opalescente, quindi ogni suo movimento
assunse un’incredibile velocità.
-
Severus… Severus… fermati! – gridò lei.
Ancora
un riverbero lattiginoso… ed i movimenti di Severus tornarono alla velocità
normale. Nei suoi occhi ardeva ancora un barlume di luce esaltata. Ma il suo
sorriso era molto soddisfatto: quello era proprio un incantesimo… interessante.
Si rese immediatamente conto che Rhoxane era molto scossa e la tranquillizzò:
-
E’ tutto sotto controllo, stai tranquilla. Però è molto tardi, ora, sarai
stanca. -
-
Tu no? – chiese lei.
-
Mmmm… non direi. Sono piuttosto… esaltato dai miei progressi… credo. Ma anche
molto più sicuro di me. E determinato… a vincere. – esclamò fieramente.
Rhoxane
sorrise e con una mano gli scompigliò i lunghi capelli neri:
-
Non sono poi così… stanca. – sussurrò con dolce malizia.
Severus
sorrise mordicchiandosi un labbro.
-
Mi piacerebbe scoprire se quel Filtro di Potenza ha altri effetti collaterali…
piacevoli… - aggiunse lei.
In
quegli occhi scuri, ora, brillava solo la luce intensa del desiderio:
-
Non saprei… ma mi sembra una sperimentazione importante… improrogabile… –
sussurrò con ardore mentre la stringeva contro il suo corpo.
* * *
Il
mattino dopo, quando Rhoxane si svegliò, non trovò più nel letto accanto a sé
Severus. Lo raggiunse, più tardi, in biblioteca. Nuovi libri erano appoggiati
sul tavolo e lui era assorto nella lettura. Doveva essersi alzato all’alba,
perché era già passato anche in laboratorio, giacché due nuove ampolle erano
inserite nell’apposito contenitore. Ed una nuova dose di quel Filtro faceva
probabilmente scorrere impetuoso il potere nelle sue vene.
Si
chiese se Severus fosse realmente pronto per quella prova, l’ultima e quasi
impossibile sfida. Che era il confronto col Potere e con l’Odio che Voldemort
rappresentava. Non dubitava sull’esito dello scontro con il mago Voldemort:
Silente aveva ragione quando aveva detto che Severus era ormai più potente del
Signore Oscuro… e che doveva solo avere fiducia in se stesso. E quella fiducia,
ora, lui l’aveva pienamente.
Si
chiedeva però, con gran timore, se era realmente pronto ad affrontare la sfida
con l’Odio: con Malfoy aveva dimostrato di poter controllare l’odio che c’era
in lui… ma con Voldemort? Anche di fronte all’assassino dei suoi genitori… alla
causa della sua lunga infelicità… alla radice dei suoi tremendi rimorsi…
avrebbe saputo padroneggiare l’odio ed indirizzare la sua ira?
Ma
ancor più temeva la prova con il Potere… ne sarebbe uscito indenne? O avrebbe
ceduto alle sue ingannevoli lusinghe? Dopo quello scontro… sarebbe stato ancora
il suo dolce Severus?
In
quell’istante lui alzò gli occhi dal libro… e nel suo sguardo brillava limpida
la risposta. Ancora non si era abituata alla loro possibilità di captare
reciprocamente i pensieri.
Severus
si alzò dalla poltrona, sorridente, e corse ad abbracciarla sussurrandole
dolcemente nell’orecchio:
-
Sì… sì… sì. Ecco la mia dolce risposta. –
Un
lungo, dolcissimo bacio, intriso d’amore e di passione.
-
Vincerò Voldemort, rifuggirò dall’odio e non cederò al fascino del potere. E
poi tornerò a stringerti tra le braccia… e a baciarti. Come adesso. – sussurrò
cominciando a sfiorarle le labbra – e non ti libererai mai di me… mai… -
La
giornata era ormai al termine ed era stata molto fruttuosa. Nuove pozioni erano
ordinatamente disposte su uno dei tavoli del laboratorio e molti altri potenti
incantesimi affollavano, ordinatamente, la mente del mago. Ma per Rhoxane era
arrivato il momento di tornare a Hogwarts.
-
Ti prego… - scongiurò lei – lasciami restare con te. –
-
Mi dispiace… non è possibile. Domani è lunedì e devi tenere le lezioni di
Difesa. Io tornerò appena possibile… non mi manca poi molto… -
-
Almeno questa notte… giuro che me ne andrò via prestissimo domattina. – chiese
lei con quella sua irresistibile aria da bambina.
Severus scosse la testa e sussurrò:
- Sai sempre come prendermi… -
Lei gli sorrise abbracciandolo.
Era
rimasto solo.
Una
volta terminata la lettura degli ultimi libri e distillate le nuove pozioni…
rimaneva la parte più difficile. Doveva far appello all’antica meditazione… e
trovare la profonda concentrazione necessaria a liberare la mente da ogni
pensiero contingente. E quando anima e mente si fossero fuse in un unico
insieme, allora avrebbe potuto utilizzare, al massimo della loro potenza, quegli
straordinari incantesimi. Quello era il suo obiettivo.
Ora
era concentrato su quell’ultima pozione, forse la più complicata che non avesse
mai preparato in vita sua: un filtro per rafforzare la fiducia in se stessi.
Rise tra sé, pensando se occorresse anche berlo… o se bastasse la semplice
preparazione a fare effetto: chi riusciva a preparare correttamente
quell’astrusa pozione… doveva per forza aver maturato, approntandola, un’enorme
fiducia in sé. Ecco… finalmente era pronta. Scostò i capelli dalla fronte
sudata e valutò il risultato: sì, il filtro era perfetto. Accostò le labbra al
bicchierino e ne sorbì un piccolo sorso. Quindi rimase in attesa.
La
percezione arrivò gradualmente mentre cominciava ad avvertire il delicato
potere del liquido che scorreva nelle vene… a rafforzare la volontà, ad
accrescere la sicurezza, a potenziare il coraggio. Una meravigliosa sensazione
di poter fare completo affidamento sulle proprie forze lo pervase, mentre la
certezza della reale possibilità di raggiungere l’obiettivo si diffondeva nella
sua mente. La forza della speranza invadeva il suo animo, sostenuta dall’intima
fiducia in se stesso.
Una
pozione indubbiamente pericolosa… che poteva portare facilmente alla morte se
non sostenuta da reali capacità. Ma, in casi disperati, poteva rappresentare
l’ultima possibilità di salvezza. Un’altra provetta da nascondere nelle pieghe
del suo mantello.
Rivolse
infine l’attenzione al suo pugnale di Mangiamorte, il maledetto simbolo degli
atroci misfatti che aveva perpetrato in quegli anni oscurati dalle tenebre.
Sollevò l’arma, dalla sottile ed affilata lama… un brivido di orrore gli
percorse la schiena mentre spietate immagini riempivano la sua mente. Ricacciò
il brivido nel profondo della spina dorsale ed immerse il pugnale nel liquido
tiepido del calderone. Si concentrò e pronunciò una lunga formula: il potente
veleno si agitò, la superficie s’increspò e si ricoprì di una densa e cupa
schiuma rossa… ed un odore acre di sangue penetrò nelle sue narici. Le sue mani
tremarono… ma non lasciarono l’arma. Nessun filtro, nessun incantesimo mai…
avrebbero più potuto purificare quella lama. Ma ora, quel pugnale, si sarebbe
rivolto solo verso coloro che quel sangue innocente avevano versato, senza mai
provarne orrore e disprezzo per sé.
In
quei due giorni di totale solitudine, trascorsi nel suo antico e possente
maniero, Severus aveva applicato gli arcani metodi di meditazione che il nonno
gli aveva insegnato ed ora era in grado di fondere anima e mente al semplice
schioccare delle dita. Gli innumerevoli incantesimi che reputava utili alla
sfida con Voldemort erano lucidamente conservati nella sua memoria, mentre
diverse fialette di pozioni erano inserite all’interno della sua cintura,
pronte ad essere utilizzate alla bisogna. Il pugnale da Mangiamorte era
infilato a sinistra, mentre a destra ne infilò un altro, più lungo e pesante.
Dal fodero d’argento, sul quale si attorcigliavano sottili serpenti di
smeraldi, spuntava l’elsa scintillante sulla quale era inciso il nome di
Salazar Serpeverde… e con quello avrebbe definitivamente annientato il demone
dell’odio di Voldemort. Aveva fatto grande uso, in quei giorni, della Pozione
che aumentava la potenza magica… e la sua aura magica rifulgeva più palese e
tangibile che mai.
I
suoi occhi neri brillavano di determinazione: era ineluttabilmente pronto alla
sfida finale.
Scese
per un’ultima volta sulla terrazza: il sole era a picco e sfolgorava sul mare,
pieno di forza e di calore. E così si sentiva lui… impavido in quell’aria
immobile.
Una
sensazione di terrore lo colpì all’improvviso. Si guardò alle spalle ed
estrasse repentinamente la bacchetta, pronto alla lotta. Ci vollero alcune
frazioni di secondo per comprendere che stava percependo le sensazioni di
Rhoxane: paura, sconforto, disperazione. E dolore… un tremendo dolore. Poi,
solo il nulla.
Chiuse
gli occhi e si smaterializzò.
Il
sole era oscurato sopra al castello di Hogwarts. Mentre correva veloce, al
limitare della Foresta Proibita, dirigendosi verso il parco del castello, alzò
gli occhi al cielo. L’enorme Marchio Nero troneggiava nella volta celeste,
oscurando con le sue tenebre anche il possente sole.
Urla
disperate provenivano dalla scuola ed una torre era in fiamme. Una folla disordinata di ragazzini urlanti
usciva dall’ingresso principale, mentre alcuni professori cercavano di arginare
il loro terrore.
In
pochi istanti fu davanti al portone: la Prof. McGranitt aveva un’aria sconvolta
ed assisteva impotente all’esodo disordinato dei ragazzi, la bacchetta ancora
levata fra le mani, mentre Hagrid singhiozzava in un angolo, reggendo il corpo
esanime del piccolo Prof. Vitious.
-
Cos’è successo Minerva? – urlò Piton.
La
McGranitt lo guardò ed i suoi occhi si riempirono improvvisamente di lacrime.
-
Voldemort… Albus… - singhiozzò la Vice-Preside.
-
Dov’è Albus? – chiese, cercando di moderare il tono di voce.
Minerva
fece un cenno disperato in direzione del Marchio Nero e poi si accasciò tra le
sue braccia.
Piton
la sostenne e mormorò:
-
No… non può essere… -
-
… morto… - terminò singhiozzando disperata la maga.
-
Com’è possibile? Com’è potuto penetrare Voldemort? – poi si guardò intorno ed
una sensazione di insopportabile angoscia lo assalì – Dove… dov’è Rhoxane? –
Minerva
continuava a singhiozzare disperata.
-
Rubeus! – urlò Piton – Dov’è Rhoxane? –
Ma
anche da lui non ottenne risposta alcuna.
-
Basta! – urlò nuovamente scrollando la maga – Smettila di piangere Minerva…
devo sapere esattamente cos’è successo. Subito! –
Una
gran folla di studenti si era riunita attorno a lui. Sembrava che i prefetti ed
i capiscuola, dopo averlo visto, cercassero di riprendere, coraggiosamente, il
controllo della situazione.
-
Voldemort è apparso all’improvviso in Sala Grande. – mormorò la McGranitt con
un filo di voce. – Pensavamo che volesse Potter. Rhoxane si è alzata, insieme a
Silente, per proteggere il ragazzo. C’è stato un enorme lampo di luce e diversi
studenti di Grifondoro si sono accasciati a terra, mentre un’agghiacciante
risata riempiva la sala. –
-
Potter? – chiese Piton, inarcando un sopracciglio.
Minerva
scrollò la testa, poi continuò:
-
Diversi Mangiamorte sono entrati dalla porta a lato del tavolo dei professori…
e sono cominciati i duelli…. La Sala Grande è un lago di sangue… il loro… ed il
nostro. –
Piton
notò che anche la McGranitt sanguinava abbondantemente da un profondo taglio
sul braccio sinistro.
-
Silente ha affrontato Voldemort, mentre Rhoxane metteva in salvo Potter ed i
suoi amici. – continuò Minerva, che pareva stesse riprendendosi. – E’ stato un
lungo duello, senza esclusioni di colpi…. Albus avrebbe potuto ucciderlo… ma ha
esitato, temendo di uccidere anche degli studenti. Ed è stata la fine. –
Il
racconto di Minerva s’interruppe bruscamente mentre la maga ebbe un cedimento:
stava perdendo molto sangue. Piton si diede dello stupido per non averci
pensato prima e, con un rapido gesto della mano, fece richiudere la profonda
ferita. Lei gli sorrise, senza alcuna espressione nel volto pallido. Poi, con
grande sforzo, continuò:
-
Rhoxane è tornata, quando era troppo tardi per Albus, mentre noi professori
eravamo ormai perdenti nello scontro con i Mangiamorte ed i ragazzi fuggivano
disperati da tutte le uscite. Ha coraggiosamente affrontato Voldemort… e gli ha
dato filo da torcere… quasi quanto Albus… -
Un
istante di penoso silenzio, mentre Minerva sfuggiva allo sguardo di quei
penetranti occhi neri.
-
E poi? – mormorò Piton con voce spezzata.
-
I Mangiamorte l’hanno accerchiata e catturata. Voldemort l’ha toccata… e lei ha
disperatamente urlato…. Poi è svenuta… e l’hanno portata via con loro. – un
lungo sospiro sfuggì dalle labbra contratte della maga. – Poi sono scomparsi…
all’improvviso, come erano arrivati. –
Piton
rimase immobile, continuando a sostenere Minerva che si era abbandonata tra le
sue braccia, lo sguardo fisso davanti a sé, gli occhi scintillanti di gelido e
controllato odio. Sembrava avesse smesso di respirare ed il suo cuore batteva
lento mentre il sangue gli pulsava, dolorosamente, nelle tempie.
Pochi
istanti d’incommensurabile strazio… poi la consapevolezza che Rhoxane era
ancora viva bruciò acuta nella sua mente. Era solo un’esca: Voldemort l’aveva
presa solo per attirarlo nella sua trappola mortale.
Prese
Minerva per le spalle e la scrollò:
-
Torna in te… la scuola ha bisogno della tua guida, almeno fino a quando gli uomini
del Ministero non arriveranno. Sgombrate la torre e le zone limitrofe. Portate
fuori i feriti ed occupatevi di loro. –
Si
rivolse ai prefetti, ai capiscuola ed ai professori sopravvissuti e disse loro,
con voce calma:
-
Voldemort non tornerà… non temete. Ora, io andrò a riprendere Rhoxane. –
-
Severus… - esclamò Minerva atterrita.
-
Tornerò… con Rhoxane. E non sentirete mai più parlare di Voldemort. –
Si
diresse verso la Foresta Proibita. Poi si fermò. Con la morte di Silente i
potenti incantesimi da lui evocati a protezione della scuola dovevano essersi
dissolti. Poteva smaterializzarsi anche nel parco. Doveva solo individuare il
rifugio dell’Oscuro. Si concentrò: se Lui poteva chiamare a sé i suoi
Mangiamorte tramite il legame col Marchio… allora sarebbe riuscito, sempre
tramite il Marchio, a localizzare il luogo dove si trovava Voldemort. Aprì la
fibbia che fermava il mantello e lo lasciò scivolare a terra. Sollevò quindi la
manica della camicia e vi infilò sotto la mano, fino a sentire il Marchio sotto
le dita. La concentrazione era
completa… il Marchio cominciò a bruciare dolorosamente sulla pelle… e si
smaterializzò pronunciando l’Incantesimo d’Invisibilità.
* * *
* * * * *
I
suoi occhi si abituarono lentamente all’oscurità, rotta solo dai bagliori
purpurei che si levavano da un grande braciere. Si trovava in un antico tempio
sotterraneo… dedicato ad un culto di cui la memoria stessa era ormai
dimenticata da secoli. Un’arena semicircolare circondata da tre ordini di gradini
sui quali erano schierati i Mangiamorte. Immense e scure colonne sostenevano la
volta di nera pietra. Al centro vi era un vecchio altare, semi diroccato, con
una pietra sacrificale. Di fianco c’era Rhoxane, immobile. Indossava una lunga
tunica bianca, completamente trasparente e molto scollata. Era l’unica figura illuminata dai rossi
bagliori delle fiamme.
Voldemort
osservava, gli scintillanti occhi di rubino fissi sulla maga. Lo stava
aspettando. Sapeva che all’Oscuro Signore erano sempre piaciute quelle cupe e
tragiche scenografie. Ma, quella volta, si sarebbe trattato di una tragedia con
un unico atto… e sarebbe stato lui il regista.
Studiò
rapidamente la situazione, mentre scendeva con cautela i tre alti scalini.
Estrasse quindi il piccolo e micidiale pugnale incantato ed avvelenato… per
ogni sua vittima innocente ora sarebbe caduto un carnefice. L’arma bruciava e
vibrava nelle sue mani mentre col pensiero indirizzava con precisione la lama…
che infine si scagliò veloce, quasi invisibile, a compiere la sua vendetta. Ed
i Mangiamorte cominciarono a cadere a terra, quasi senza un grido, uno dopo
l’altro, mentre il loro sangue macchiava l’antica pietra colando dai gradini in
lenti rivoli.
Gli
occhi di Voldemort avevano rapidamente percorso tutta la sala e, mentre anche
l’ultimo dei suoi Mangiamorte si accasciava silenziosamente a terra, dalla sua
bacchetta si era già irradiata una leggera nebbiolina che saturò, in un
istante, l’intera sala… rivelando l’invisibile presenza che risaltò, quale
macchia scura, tra il vapore. L’Incanto d’Invisibilità era ormai superfluo… ma
aveva dato il suo prezioso contributo.
Piton
apparve al centro del semicerchio: era arrivato il momento della sfida suprema.
-
Ti aspettavo. – disse Voldemort con fredda voce metallica, indicando Rhoxane. –
Del resto, ti avevo invitato io! –
Quindi
prese a battere lentamente le mani, mentre un sorriso beffardo stirava le sue
labbra sottili:
-
Meriti i miei applausi, Severus. Non avevo previsto questa tua singolare
entrata in scena… veramente degna del primo attore. Del resto, ho sempre potuto
contare su di te: un ottimo servo… ed ora un degno avversario. Ed io m’inchino
alla tua bravura! –
Così
dicendo, Voldemort s’inchinò leggermente… mentre dalla sua bacchetta partiva
veloce la prima maledizione… facilmente deviata da Piton che non si era certo
lasciato distrarre da quelle melliflue parole.
Rhoxane
era sempre immobile, vicino all’altare, bloccata da un incantesimo di
Voldemort.
-
Non ti sei inchinato davanti a me, oggi, Severus. Non hai baciato l’orlo della
mia veste. Forse non te ne ho dato il tempo? – e le labbra dell’Oscuro Signore
si incurvarono in un sorriso maligno.
-
Tu non sei più il mio signore… - rispose Piton con voce sicura.
-
Io credo che tu ti stia sbagliando Severus. – sussurrò Voldemort con voce
suadente – Stai commettendo un errore… un grave errore. –
-
Il mio unico errore l’ho commesso tanti anni fa… quando per la prima volta mi
sono inchinato davanti a te. -
Un
getto d’intensa luce rossa scaturì nuovamente dalla bacchetta di Voldemort,
immediatamente seguita da sottili lingue di fuoco. Piton deviò il raggio contro
una parete e trasfigurò le fiamme in velenosi rampicanti che rispedì contro
Voldemort. Mentre quest’ultimo si liberava da quell’attacco, osservò Rhoxane
cercando di individuare l’incanto che la teneva prigioniera. Un sibilo
l’avvertì che l’Oscuro stava nuovamente attaccando: una serie di micidiali
serpentelli si stava abbattendo su di lui. Con la bacchetta creò una barriera
di fuoco davanti a sé, nella quale i serpenti s’immersero sfrigolando… per
essere sbalzati indietro quali minuscoli dardi infuocati.
-
Vedo che hai studiato a fondo gli arcani e fantasiosi incanti Severus… -
sorrise Voldemort, facendo apparire un antico scudo di bronzo contro il quale i
darsi s’infransero.
-
Volevo offrirti un ultimo duello… alla tua altezza. – rispose, mentre ancora i
suoi occhi scintillanti stavano studiando l’aria attorno a Rhoxane.
-
La tengo prigioniera nella mia mente, Severus. E’ lì che dovrai andare a
riprendertela… se ne avrai il coraggio… e la capacità! Ma prima di poter
violare la mia mente… dovrai battermi in questo gioco… - e la sua risata
risuonò fredda nella sala cupa.
Piton
inarcò il sopracciglio e smise di osservare Rhoxane. Avrebbe dovuto
aspettarselo: l’Oscuro sapeva sempre stupirlo.
Dalla
bacchetta di Lord Voldemort ora i malefici uscivano in veloce sequenza,
concentrati nell’area intorno a lui. Ne deviò alcuni con la bacchetta, altri
con la mano libera ed altri ancora s’infransero sullo scudo di protezione che aveva
evocato… quell’attimo di distrazione avrebbe potuto essergli fatale. Voldemort
si stava slanciando verso di lui ed una maledizione ben più potente dell’Avada Kedavra era già uscita dalle sue
labbra. Il pensiero di Piton fu fulmineo ed una Barriera Nera, rievocata da una
magia ormai da tempo dimenticata, si materializzò davanti a lui. La fredda
risata di scherno morì sulle labbra dell’Oscuro mentre quella barriera di fitta
tenebra avvolgeva la luce viola della sua maledizione e gliela rifletteva contro,
ancora più intensa e veloce: Voldemort scomparve per alcuni lunghi istanti e
ricomparve alle spalle di Rhoxane.
-
E’ bella la tua donna, Severus. Forte, intelligente e coraggiosa. – sussurrò
facendo scorrere le affusolate e pallide dita lungo il viso di Rhoxane. – Ha
combattuto a lungo… poi ho dovuto essere crudele con lei… l’ho fatta soffrire…
- Continuò a far scendere languidamente la mano sul seno della donna - … anche
in questo momento sta soffrendo atrocemente… ma non vuole cedere… -
Gli
occhi di Severus erano due crateri ribollenti di magma infuocato, mentre le sue
labbra erano strettamente serrate. Si mosse di lato affinché Voldemort non
fosse più coperto dal corpo di Rhoxane, quindi si avvicinò mormorando a fior di
labbra la lunga nenia dell’Incanto di Dilatazione Temporale. Infine scagliò,
con millimetrica precisione, il suo raggio mortale. La rapidità dei suoi
movimenti fu tale che raggiunse Rhoxane ben prima dell’arrivo del suo maleficio
e la strappò dalle mani di Voldemort, rotolando infine a terra con lei. Rimasto
senza il suo scudo, l’Oscuro riuscì solo in parte a contrastare il potere della
maledizione e fu sbalzato con violenza contro la parete.
Nell’abbracciarla,
Severus si era reso conto che il corpo di Rhoxane era terribilmente freddo ed un
orribile sospetto si fece strada nella sua mente: in qualche modo Voldemort le
stava risucchiando tutta l’energia. Doveva fare presto.
Fu
di nuovo in piedi, di fronte a colui che un tempo era stato il suo Signore… ma
che ora non temeva più.
-
Vedo che sei finalmente diventato il potente mago che tuo nonno aveva sempre
sognato… peccato che neppure tuo padre possa più ammirarti. – lo schernì
Voldemort sogghignando.
Piton
strinse ancor più fermamente le labbra… non doveva assolutamente lasciarsi
trascinare dalle parole di Voldemort, doveva rimanere perfettamente lucido e
distaccato.
-
Mi dispiace Severus, ma ho dovuto farlo… capisci? Non avevo alternative e quei
libri erano troppo importanti per me. Ed anche tu eri diventato importante… ora
che tuo nonno non poteva più distillare le pozioni che mi servivano. Non ero
mai riuscito a convincerlo a darmi le formule. Con te è stato tutto più facile…
giovane e ingenuo com’eri! -
Strinse
con forza i pugni mentre sentiva che l’odio e la bramosia di vendetta
cominciavano a vorticare violentemente nella sua mente. S’impose di continuare
a rimanere in silenzio… ma i battiti del suo cuore acceleravano sempre più.
-
Tu eri indeciso… troppo giovane per scegliere. Ed i tuoi genitori erano un
ostacolo… ti trattenevano dalla loro parte…. Ma la loro morte è stata orribile…
non è rimasto nulla dei loro corpi… ed era così bella tua madre… -
-
NOOOO… - un urlo disperato… era sua anche la responsabilità della morte dei
suoi genitori.
Un’onda
di fuoco emerse dal nulla, immensa e veloce gli si dirigeva contro. E Rhoxane
era a terra dietro di lui…. Con gesto fulmineo estrasse una provetta dalla
cintura e la gettò a terra davanti a sé: una barriera di solido ghiaccio si
frappose subitanea al fronte delle fiamme. Se fosse riuscito ad arginare l’odio
verso Voldemort, così come aveva controllato l’avanzare delle fiamme… avrebbe
potuto vincere. Non doveva cedere all’odio.
Riprese
a scagliare potenti malefici a raffica contro Voldemort… doveva farlo stare
zitto. L’Oscuro arretrava, difendendosi con una certa fatica. Un ultimo colpo
lo fece rotolare ai piedi dei gradini dove, in una conca tra le pietre, si era
raccolto il sangue dei suoi Mangiamorte. Voldemort lo raccolse con una mano e
lo portò alla bocca… bevendo avidamente
-
Vedi Severus… io qui ritrovo tutta la mia energia! – esclamò voracemente,
mentre il sangue gli colava sul mento e sulla tunica nera.
-
Ed anche tu potresti rigenerarti… se solo sapessi abbandonarti all’odio. Ma non
ti è mai piaciuto il sangue… per il sangue. Tu volevi il sapere, anche le
antiche ed oscure conoscenze che una società ipocrita aveva ripudiato e
occultato… perché temeva l’immenso potere che ne poteva scaturire. – Voldemort
si era nuovamente levato in piedi. – Ma tu volevi solo il sapere per il sapere…
non t’interessava il potere. Anche se avresti saputo usarlo bene tu… puro e
incorrotto com’eri. Io ti diedi quel sapere, ma lo contaminai col sangue… -
L’Oscuro
si chinò ed immerse nuovamente le mani nel sangue e poi le levò in alto, sopra
il capo, in una sorta di macabra doccia:
-
Eri giovane Severus… ed io ti ho ingannato. Ed il sangue e l’odio sono ormai
connaturati in te… e tu sei mio: quel marchio che brucia intensamente sulla tua
pelle ne è la prova inconfutabile: la prova della tua schiavitù! –
Piton
si portò la mano all’avambraccio: un dolore lancinante si stava propagando da
quel maledetto emblema dell’odio e gli serrava lo stomaco. Doveva controllare
ogni muscolo per non tremare vistosamente… mentre l’odio cercava di penetrare
nella sua mente. Ondate di panico lo assalirono all’improvviso, con una
sensazione così dolorosamente incontrollabile che si sentì sprofondare nelle
tenebre… non riusciva più a muoversi… a controllare il suo corpo. Sentì la
bacchetta scivolargli lentamente dalla mano mentre l’odio della mente
dell’Oscuro lo avvolgeva completamente conducendolo nel regno sconfinato
dell’orrore.
E
l’odio crebbe in lui, mentre la rabbia esplodeva e la smania di vendetta lo
trascinava con sé, in quel pozzo senza fondo popolato solo dall’orrore dei suoi
incubi. Ora camminava in quelle tenebre cedevoli, che si deformavano al suo
passaggio… e lo sospingevano ad avanzare. Il Passato lo premeva alle spalle e
le sue mani grondavano sangue… e davanti a lui si ergeva l’essenza del Male
pronta a ghermirgli definitivamente l’anima. Non era più l’incubo delle colpe
del passato a soffocarlo ed a schiacciarlo adesso… ma l’orrore per il
futuro…. Un futuro che lui non aveva
scelto, un futuro che lo atterriva… un futuro che rifiutava recisamente. Un
vortice di pensieri e di parole era intorno a lui, echeggiava tra le tenebre e
rimbombava nella sua mente:
-
Il Bene ed il Male, di per sé, non esistono… prendono vita da te, dai tuoi
pensieri, dalle tue scelte… e tu puoi sempre scegliere… hai diritto di
scegliere… nessuno può importi il Male se tu lo rifiuti! –
-
Il percorso dell’odio è solo la distruzione… nulla sopravvive. L’odio alimenta
solo se stesso cibandosi di ogni altro sentimento… intorno all’odio vi è solo
desolazione estrema… e non c’è futuro nell’odio! –
L’eco
di quelle parole si stava diffondendo tra le tenebre, quasi respingendole ed
indicandogli la via da seguire. Ora però il cammino era impervio e mille
ostacoli gli si paravano davanti, mille terribili ricordi cercavano di
trattenerlo, di farlo affondare nel fango. Sguainò il lungo pugnale di Salazar
Serpeverde e recise quei legami, con forza e decisione… per sempre. Aveva già
fatto la sua vera e libera scelta tanti anni prima… e avrebbe continuato a
tenervi fede.
All’improvviso,
l’oscurità cominciò a diradarsi ed in fondo ad un cunicolo intravide una
pallida luce verde. Vi si diresse velocemente, sempre col pugnale sguainato.
Rhoxane giaceva a terra ed il corpo era sempre più freddo. Si chinò sul suo
viso e le sfiorò le labbra… respirava. Scorse un’altra sagoma confusa in
lontananza: probabilmente era Voldemort. Non aveva molto tempo a disposizione:
prese Rhoxane tra le braccia e le fece trangugiare un’intera fialetta di
Pozione Rigenerante, mentre le frizionava energicamente il corpo per cercare di
riportarvi almeno un filo di calore. Un lieve gemito lo avvertì che stava
riprendendo conoscenza. Mano a mano che la sagoma scura si avvicinava la luce
intorno a loro si affievoliva.
-
Sei debolissima, amore mio. Ma sei viva. –
Lei
sorrise debolmente.
-
Ora ti darò un po’ della mia energia. Guardami solo negli occhi e non pensare a
nulla… ti prego. –
Un
lieve cenno di assenso fu la sola risposta… e due limpidi occhi verdi nei quali
vedeva il riflesso infuocato dei suoi. Si concentrò profondamente in quegli
occhi e, lentamente, sentì fluire l’energia magica dalla propria mente…
abbandonare il suo corpo e trasferirsi in Rhoxane. Nonostante il duello con
Voldemort, era conscio di avere ancora a disposizione una notevole quantità di
energia, mentre Rhoxane era allo stremo. L’Oscuro ormai era chiaramente
visibile e stava portando il freddo e le tenebre intorno a loro. Pensò che,
anche se avesse avuto molto meno energie… le avrebbe comunque condivise con
lei… fosse anche stato l’ultimo suo gesto.
-
Ti amo Rhoxane… sei tu il mio futuro. –
-
Basta… interrompi il trasferimento. Non devi indebolirti… Voldemort… - implorò
lei.
Lord
Voldemort ormai incombeva possente sopra di loro e per un attimo il buio
assoluto li avvolse. Poi una luce sfolgorante dissipò le tenebre… quasi
accecandoli. Gli occhi dal riflesso di rubino non sembravano in grado di
reggere tutta quella luce… e l’Oscuro arretrò. Infine il bagliore svanì
lentamente e si trovarono ancora nell’arena semicircolare, di fianco
all’altare.
Si
alzò per affrontare Voldemort, con l’antico pugnale in mano al posto della
bacchetta, in tempo per intuire l’arrivo di una maledizione mortale che, come
un torrente di fuoco, annientava ogni cosa davanti a sé. Riparò col suo corpo
Rhoxane, concentrando tutta l’energia sulla propria aura magica, augurandosi
che la Pozione di Scudo l’avesse veramente resa impenetrabile…. Il fuoco della
maledizione lo avvolse per un istante… poi si disperse in una pioggia d’innocue
scintille.
Piton
si rese improvvisamente conto che Voldemort cominciava ad apparire provato dal
lungo duello. Ma, soprattutto, appariva sbalordito dalla sua capacità di
resistergli, che lui ostentava con tanta tranquillità, ora che era riuscito a
sottrargli Rhoxane ed era uscito indenne dall’assalto dell’Odio. Era venuto il
momento di attaccare.
-
Ora non sei più tanto sicuro di sé… vero Voldemort. Ora che ho violato indenne
la tua mente pervasa di odio… - sussurrò Piton, mentre raggi di luce
sprizzavano dalla sua mano in rapida successione, per sfrecciare veloci
nell’oscurità ed infrangersi con potenza contro lo scudo protettivo
dell’Oscuro, che sembrava indebolirsi sempre più.
Voldemort
arretrò… per un fugace istante Piton lesse la paura nei suoi rossi occhi
infossati, mentre il vecchio mago faceva appello a tutta la sua energia per colpire
nuovamente… inviando malefici razzi infiammati in direzione di Rhoxane.
-
Attaccare Rhoxane non ti servirà a nulla! – ruggì il giovane mago, deviando
facilmente i razzi dal loro obiettivo.
Poi
Piton avanzò, risoluto, verso il suo antico padrone, mormorando piano le arcane
parole dell’incantesimo col quale lo avrebbe definitivamente sconfitto.
Un’intensa cortina di luce lo avvolse, mentre Voldemort arretrava. Piton lo
incalzò e la luce sembrava seguirlo ed obbedire ai suoi comandi: roteò il
pugnale di Salazar Serpeverde affondandolo nella luce e dirigendola quindi
contro Voldemort, contro i suoi occhi indifesi ed ormai privi d’alcuno schermo
protettivo. Ed un’antica magia, che nessuno dei due maghi aveva mai
sperimentato prima… si compì davanti a loro. L’energia di Piton stava attraendo
su di sé quella dell’Oscuro, una forza potente e malvagia, una luce nera satura
d’odio che si scontrò con quella abbagliante comandata dall’antico pugnale.
Piton sussultò violentemente mentre l’energia irrompeva impetuosamente in lui,
quasi ad occupare il posto di quella che aveva ceduto a Rhoxane pochi istanti
prima. Per un breve, doloroso istante, l’odio avvolse di nuovo la sua mente…
poi l’amore riprese saldamente il sopravvento.
Piton
si avvicinò a Voldemort, gli occhi socchiusi ed il respiro ansimante:
-
Guardami bene ora… ed ascoltami. Io mi sono lasciato ingannare da te, e la mia
giovane età di allora non è scusante sufficiente. Ma io non sono mai stato un
tuo schiavo… ed ora né tu né il tuo marchio avete più alcun potere su di me. Io
ora posso modificare ciò che tu hai fatto… ed in te non è rimasta una sola
briciola di potere magico che possa impedirmelo. –
Voldemort
rabbrividì, mentre il gelo lo assaliva ed entrava in ogni fibra del suo essere.
Piton
strappò violentemente la manica della camicia giù dalla spalla sinistra ed
appoggiò la mano sul marchio… un bruciore intenso… per un istante. Afferrò
l’emblema dell’odio e del dominio dell’Oscuro e lo gettò al vento. Ma nulla
volò nell’aria… come nulla era più sul suo braccio.
-
Ecco. Io sono finalmente e completamente… libero! – sorrise Severus. – Mentre
tu sei finito Tom Riddle… - aggiunse con voce lenta e calma - … non c’è più
energia in te… non c’è più odio… non c’è più Male perché tu non hai più la
possibilità di scegliere. Sei diventato un Babbano… un anziano e debole
babbano. Non credo che ti resti molto da vivere… ma sei libero di andare. Io
non ti ucciderò. –
Ormai
totalmente privo dell’energia magica, il corpo di Riddle si ripiegò su se
stesso, sostenuto solo dalla sua eccezionale volontà. Piton impugnava ancora il
prezioso pugnale di Serpeverde. Un mormorio indistinto uscì dalle labbra
esangui del vecchio:
-
Il tuo… braccio… Severus… un’ultima volta al mio servizio… -
E
Tom Riddle con un ultimo, grandioso sforzo, spinse il suo petto ad incrociare
l’affilata lama… fino in fondo. Non un gemito… non un sospiro…. Poco sangue
uscì dalla profonda ferita quando Piton estrasse il lungo pugnale…. Un ultimo,
intenso brillio di quegli orgogliosi occhi rossi… prima che il nulla li
sovrastasse per sempre in quel silenzio irreale.
Severus
tese la mano a Rhoxane e la strinse a sé, sostenendola. Chiuse gli occhi e
furono nuovamente all’aria aperta.
Il
mago immerse il pugnale nelle acque limpide di un pigro ruscello… ed il sangue
scivolò via… lontano…
-
E’ finita… finalmente… - sospirò Severus stringendola a sé.
-
No Severus… ora sta cominciando il nostro futuro… e ci sono tante cose da fare.
-
Un
sole rosso, enorme, stava calando lentamente all’orizzonte… a concludere quel
giorno… a chiudere un’era. Ad est, le prime stelle già brillavano tremule nel
blu indaco del cielo… e la notte si annunciava serena.
Severus
posò le labbra su quelle di Rhoxane.
Il
futuro era già incominciato.
-
Ora dobbiamo chiamare gli Auror. –
-
E quando avranno visto cosa c’è la sotto… il Ministro non potrà certo negarti
l’Ordine di Merlino, Prima Classe! –
Il
mago sorrise, silenzioso.
-
E poi c’è la scuola… ora che Silente è… - Rhoxane abbassò gli occhi per un
lungo istante, poi proseguì, con gli occhi lucidi:
-
Minerva sarà la nuova Preside. Non vedo chi altri potrebbe essere il
Vice-Preside… all’infuori di te. Avrai
un anno molto impegnativo… – sorrise Rhoxane.
Severus
inarcò un sopracciglio e rimase in attesa.
-
Il programma del corso di Difesa contro le Arti Oscure subirà sostanziali
integrazioni… è al Vice-Preside che spetta la definizione dei contenuti
tecnici… se non ricordo male. –
-
Il Ministero non lo permetterà… - obiettò il mago.
-
Mmmm… difficile opporsi all’eroe del giorno! Dovrai approfittare della tua
momentanea forza e affermare il concetto dell’autonomia dell’istruzione: dovrai
solo convincere il Consiglio della scuola… facile ora che non c’è più Lucius! –
-
A me piacerebbe anche inserire un corso avanzato, magari solo per gli studenti
più grandi… sulla Magia Antica… - vagheggiò Severus.
-
Ottimo. Così lascerai a me Difesa… ed avrai il tempo per continuare a tenere il
corso di Pozioni… non esiste professore migliore di te in quel campo. – sorrise
ancora Rhoxane, dolcemente.
-
Ti amo! – sussurrò il mago, ricambiando il sorriso ed avvicinandosi a Rhoxane.
-
Un momento… non ho finito. – esclamò la maga, bloccandolo con un gesto della
mano. – I testi della tua biblioteca… -
-
Li porterò a Hogwarts… a disposizione di chi seguirà Magia Antica… ammesso che
il Ministero non li sequestri prima… -
-
Sempre ottimista… - scherzò Rhoxane.
-
Di ottimista in famiglia… ne basta una! Ma, a proposito di famiglia… pensi che
nei tuoi programmi ci sarà tempo anche per… sposarmi? –
Gli
occhi di Severus scintillavano come non mai mentre la stringeva a sé… e
sorrideva al futuro.
FINE