CUORE OSCURO
Autrice: Ida
Censura: V.M. 14 anni
Pairing: Difficile
a dirsi. Ci sono solo due personaggi e quindi il dubbio non è fra chi è… ma se
c’è. Io dico di sì. E voi?
Personaggi: C’è Severus Piton, ovviamente,
ed Ahlyssa. Ma si parla anche di altre due donne.
Nota 1 Questo
racconto è nato in uno strano modo. Stavo disperatamente cercando il titolo per
la mia colossale FF, torturando chi avevo sottomano in quel momento. Era il
giorno di Ferragosto… e c’era solo il mio adorato maritino che, impossibilitato
a fuggire, si è rassegnato ed ha cominciato a suggerire i titoli più disparati.
E’ saltato fuori “Cuore di tenebra”… Si lo so che già l’ha usato Conrad (ma
solo perché é nato un centinaio d’anni prima di me). Ma ditemi voi come avrei
potuto ignorare un titolo così tenebroso e romantico al tempo stesso (che però
non si adattava all’altra storia). Aggiungiamo, infine, che prima di andare a
dormire ho letto una bellissima e struggente FF sul mio adorato Severus,
scritta da una mia amica (Melissa – Anima di Fuoco). La notte porta consiglio…
ed il mattino dopo l’idea era là, scolpita nella mia mente: il titolo l’ho
rubato a Conrad , lo stile in prima persona l’ho rubato a Melissa (e magari
anche un paragrafetto… quello sui ricordi di scuola, ha trovato il suo spunto
in un paio di FF di Melissa!) … ma tutto il resto ce l’ho messo io! Poi, però,
l’adorabile Melissa mi ha suggerito un titolo alternativo… che non dava
problemi coi diritti d’autore… ed ecco qui “Cuore Oscuro”.
Nota 2 La
strana presentazione grafica è un’idea di mio marito. Quindi, se non vi piace,
prendetevela con lui. Per il resto, liberi di scegliere il vostro personale
modo di lettura: prima tutta una colonna e poi l’altra, oppure un paragrafo
per ogni colonna. Liberi di cominciare
con la colonna di destra o quella di sinistra (se vi interessa… io ho scritto
per prima quella di Alhyssa… e solo il giorno dopo mi è venuto in mente di
aggiungere quella di Severus… che però è subito diventata la mia preferita).
Io, però, vi consiglierei di cominciare da quella di Alhyssa.
CUORE OSCURO
Alhyssa Certo che dopo oltre due ore chiusa in questa stretta e bassa nicchia con Piton… c’è da diventare letteralmente pazza. Un vero incubo… non ne posso già più. Pensare che deve passare almeno altrettanto tempo prima che la notte scenda ed il sonno conquisti il campo, togliendo finalmente di mezzo ogni sgradito ospite in questo posto maledetto. In queste due ore Severus non mi ha detto una sola parola e se n’è rimasto scomodamente rannicchiato nel suo angolo. - Vuoi finalmente stare zitta e
ferma Alhyssa?! – Ecco le sole parole che mi ha
maleducatamente sputato addosso fino ad ora. Che uomo strano! E’ da tanto
che lo conosco, era il mio Professore di Pozioni ad Hogwarts, eppure non so
nulla, veramente, di lui. Anche se è da oltre un anno che lavoriamo insieme…
a spiare Voldemort ed i suoi Mangiamorte. Quando Moody me l’ha proposto… gli
ho quasi riso in faccia: Severus Piton che spia Voldemort… mi era più facile
immaginare che spiasse Silente per conto di Voldemort. Invece ho scoperto che
era proprio così: Piton era passato dalla nostra parte tanti anni prima… ed
era ormai uno dei vecchi membri dell’Ordine della Fenice. Ero io la
novellina, nell’Ordine da pochi mesi ed Auror da quasi quattro. Però ero una
dei migliori, nonostante fossi così giovane. Quando mi ci metto, riesco
sempre ad ottenere quello che voglio… ed io volevo essere la migliore. Lui lavora solo coi migliori, ammesso
che si rassegni ad avere un compagno, nelle sue missioni. Di solito lavora
sempre da solo. Ma in quest’ultimo anno, quando ha dovuto scegliere, ha
lavorato solo con me. Ed io ne sono molto orgogliosa! E’ da quando gli ho
salvato la vita… quella notte… Ormai avevamo raggiunto il
nostro scopo e stavamo tornando, quando quel Mangiamorte si è improvvisamente
materializzato davanti a noi: come il solito la sua reazione è stata
immediata, nessuno può sperare di trovarlo impreparato, nessuno! Stava per
schiantarlo… ma ha avuto un’esitazione quando nel cappuccio si sono
intravisti dei lunghi capelli rossi. Anche la Mangiamorte sembrava
stupita di vederlo. Poi gli ha urlato: - Beryll… l’hai uccisa…
maledetto! E’ stata solo colpa tua… lei ti amava… - E’ come se quelle parole
l’avessero congelato. Non respirava neppure più. Il suo sguardo era completamente...
assente. La sua anima non era più lì… chissà dov’era finita… Lei gli ha scagliato una
maledizione mortale… e lui non ha neppure cercato di difendersi. Sarebbe
morto… se non fosse stato per me. L’ho spinto a terra ed ho scagliato la mia
maledizione. Non mi ha neppure detto grazie. Si è rialzato ed è andato da
lei: le ha sollevato il cappuccio e l’ha guardata a lungo… in silenzio. Mi
faceva impressione… così nero ed immobile, illuminato dalla luna… con la
Mangiamorte tra le braccia. Poi le ha chiuso delicatamente gli occhi e mi ha
sibilato, con la sua solita durezza: - Andiamo… siamo in ritardo. – E’ sicuramente un uomo di poche
parole. Imperscrutabile. Impossibile capire quali pensieri albergano nella
sua mente. Quella notte non ho avuto il coraggio di fare domande. Ora è
passato quasi un anno… e non ho mai avuto il coraggio di chiedergli niente. Ma da quella notte lui lavora
solo con me. Lo so che mi apprezza e mi rispetta, anche se non me lo dice
mai. Da lui ho sempre e solo
ricevuto sgridate… ed insulti, a volte. Parole sgarbate che mi hanno ferita…
od occhiate tremende, quando non c’era il tempo per le parole! E’ sempre stato così… da quando
me lo ricordo. Ma ormai mi sono abituata… e rassegnata. Non sono sicura, e non so
neppure bene il perché, ma credo che lui cerchi in ogni modo di farsi odiare:
da tutti, e da me in particolare. Ha cominciato quando era il mio
Professore di Pozioni. E’ arrivato a Hogwarts quattordici anni fa, quando
frequentavo il terzo anno. Dava uno sguardo veloce alla mia pozione… e sapeva
sempre cosa avevo sbagliato. - Sei distratta Signorina
Keyleen… sempre troppo distratta. Non combinerai mai niente di buono in
questo modo. – E mi girava le spalle con quel
suo malefico sorrisetto beffardo sulle labbra. Lo odiavo, lo odiavo con tutte
le mie forze. Lui e quelle sue maledette lezioni in quel sotterraneo orrendo.
Ma mi serviva un ottimo G.U.F.O
in Pozioni… se volevo diventare un Auror. E io lo volevo… con tutte le
mie forze. Così mi sono messa d’impegno, ho studiato come una pazza, ce l’ho
messa proprio tutta. Ed alla fine sono diventata la migliore! Complimenti da lui?
Figuriamoci! Il massimo che potevo
aspettarmi era che passasse di fianco alla mia pozione, la guardasse… e
passasse oltre, senza commenti sprezzanti e senza la sua solita espressione
schifata. Non ci ho messo molto a capire
che, quanto più breve era lo sguardo che dedicava alla mia pozione… quanto
migliore sarebbe stato il voto. Ho saputo subito che la mia
pozione era assolutamente perfetta, all’esame di M.A.G.O.: è passato oltre il
mio calderone senza neppure soffermarsi un breve istante! Dieci anni… sono ormai passati
dieci anni da quel giorno! E solo da pochi mesi ho capito
quanto mi stima per la mia bravura in Pozioni. E’ stata quella volta che aveva
bisogno dell’antidoto. Lupin gli aveva detto di non
andare da solo… ma io non conosco un uomo più testardo di Piton! E’ già stato un miracolo che
sia riuscito ad arrivare vivo fino al nostro avamposto: era il mio turno di
guardia ed ho capito subito che era lui… e cos’era successo. Il veleno stava facendo effetto
ormai da tempo… era allo stremo delle forze e soffriva moltissimo. - Devi preparare immediatamente
l’antidoto! – mi ha ordinato in malo modo. Gli ho sgranato gli occhi in
faccia: - Tu sei pazzo… è uno degli
antidoti più difficili da preparare. Andrò a cercarlo… – - Non c’è tempo… devi
prepararlo tu! – mi ha sibilato addosso. - Ma non sono capace… a scuola
avevi detto… - - Se c’è una persona capace di
preparare questo antidoto… sei tu Alhyssa, solo tu. – Ma dal modo in cui l’ha detto…
sembrava più un insulto che un complimento! - Non mi ricordo… - mormorai
spaventata, guardando il suo viso che si contorceva dal dolore. - Ti darò io tutte le
istruzioni. Ma sii veloce: non mi rimangono più di due ore. – Annuii… non avevo alternative:
la sua vita dipendeva da me. E lui è la persona cui più
tengo al mondo. Parlava a fatica, tra una fitta
di dolore e l’altra. Non c’era la lavagna: ha
scritto la lista degli ingredienti e le relative istruzioni direttamente
nella mia memoria, mentre mi guardava fisso negli occhi. Ora so che potrei preparare
quell’antidoto per il resto della mia vita… senza avere la più piccola
esitazione. Ma quel giorno… è stato
terribile. Era pieno inverno… ma ero
sudata fradicia per la tensione. Io preparavo l’antidoto e lui mi scrutava
con attenzione… semi disteso su quel giaciglio malconcio, continuamente
scosso dagli spasimi di dolore. - Ho finito. – sussurrai quasi
un’ora dopo. - Dammelo! – mi ordinò. - Guarda almeno l’aspetto della
pozione… prima… - mormorai spaventata. - Non ce n’è bisogno… sei
sempre stata bravissima in Pozioni… da quando hai deciso che volevi quel
G.U.F.O.! – Ecco: quello è stato il suo
primo, ed unico, complimento! Ah… l’antidoto ha funzionato,
naturalmente… Era la seconda volta che gli
salvavo la vita… ed ancora ho avuto l’impressione che avrebbe preferito
morire. Ed ora siamo qui, stretti in
questo spazio angusto da un sacco di tempo. Mi fa male dappertutto a stare
così rannicchiata: ma ci deve pur essere una posizione più comoda. Ma certo
che c’è! Se ci mettessimo nel senso del lato più lungo, distesi ed
abbracciati… almeno potremmo allungare le gambe! Ora glielo dico, sottovoce,
sottovoce. - Distendiamoci ed abbracciami…
è troppo scomodo così… non ce la faccio più! – - Zitta! – E’ un sibilo tagliente la sua
voce. Ma si sposta un po’ più in là e si rannicchia ulteriormente. Lui è alto un pezzo più di me,
deve stare ancora più scomodo di quanto sto io. Magra consolazione… però! Per fortuna, almeno, c’è un po’
di luce e non fa caldo. Cambio posizione anch’io ed ora
lui è proprio di fronte a me. Non è male come uomo: alto e vigoroso. Ma non è
bello, con quel viso sempre corrucciato… i lineamenti duri… sembrano quasi
scolpiti nel marmo. Eppure, a volte, mi fa quasi tenerezza. Vorrei potergli
essere amica… ma non lo permette a nessuno. Eppure avrebbe proprio bisogno di
amici e di amore. Invece, sembra esserci solo l’odio nella sua vita. E’
impossibile parlare con lui… stargli vicino. Quelle sue labbra sottili… sempre
contratte… silenziose. Non l’ho mai visto sorridere, salvo quel suo
sorrisetto beffardo… quanto lo odio! Ma i suoi occhi… quelli sì che sono
belli… fiamme nere che brillano nelle tenebre. E loro sanno dire tante cose…
se sai ascoltarli. Ho imparato da un pezzo il loro muto linguaggio. Anche
loro mi sgridano, quando non c’è posto per le parole, questa è la loro
occupazione principale… a lui non va mai bene niente! Ma a volte, raramente,
quelle fiamme nere mi dicono anche altre cose… che lui mi ammira e mi stima…
che ci tiene a me… che si preoccupa per me… Ma la posizione continua ad
essere scomodissima. Sbuffo e sto per parlare… mi fulmina con le sue fiamme
nere. Non m’importa, parlo lo stesso: - Avanti… distendiamoci ed
abbracciami che stiamo più comodi… non essere stupido… anche tu non ce la fai
più! – Questa volta, forse, ho passato
il limite. Ora le sue fiamme nere mi bruceranno. Sospira, si sposta… si
distende, allunga un braccio e mi stringe a sé… Un colpo al cuore… sono fra
le sue braccia! Come quella volta che è venuto appositamente a tirarmi fuori
dai guai… quante non me ne ha dette dopo… ma ha rischiato la sua vita per me.
Mi ha portata via in braccio… ero messa proprio male… Mi ha tenuta a lungo
fra le sue braccia, tranquillizzandomi ed aspettando il momento giusto per la
fuga. Non me la ricordavo più… quella sensazione di protezione… così forte…
di sicurezza! Il suo cuore batte calmo e lento. Il mio no! Ma non posso
essermi innamorata… di lui… Sarebbe assurdo… no, no, che cosa ridicola: chi mai
s’innamorerebbe di Severus Piton? Io? Di quest’uomo odioso ed antipatico,
quest’orso incivile? No… un amore impossibile… ed io non sono una da amori
impossibili. Lui non ama… non sa amare… non ha mai amato nessuno. Beryll… era
questo il nome che ha pronunciato quella Mangiamorte… aveva affermato che
Beryll lo amava. Ma lui l’ha uccisa… quindi non l’amava… ovvio… Però c’è
rimasto secco a quelle parole, al punto che stava per farsi ammazzare. E
questo, proprio, non è da lui. No, non è un comportamento consono all’uomo di
ghiaccio che io conosco. Allora, forse… un tempo ha saputo amare. Quanto
vorrei chiedergli chi è Beryll… no, non ne ho il coraggio… neppure stavolta. * *
* La nostra missione è finita, con pieno successo, ovviamente. E’ sempre così con lui. Come il solito cammina veloce:
faccio sempre fatica a stargli dietro. Ma se mi lamento… sbuffa! E non
rallenta per nulla. Quindi ho imparato a non lamentarmi più. Ormai siamo
vicini al posto dove abbiamo nascosto le scope. Un volo rapido nella notte e
siamo nei sobborghi di Londra, dove c’è una delle nostre basi. - Vai a dormire ora. Ci penso
io a trasmettere il messaggio. – Il suo solito tono freddo e
tagliente, per scoraggiare chiunque a far conversazione con lui. Ma io non ho
sonno. Non ho voglia di distendermi vestita sul divano, come sempre, mentre
lui si sistema, scomodamente, su quella vecchia poltrona ammuffita. - Vuoi un tè? – Oddio… come mi è saltata fuori
questa domanda? Mi viene da ridere. Chissà se qualcun altro, prima di me, ha
mai osato offrirgli un tè? - Vai a dormire… ho detto.
Domattina ho lezione a Hogwarts e ti sveglierò prestissimo. – Non mi ha neppure degnato di
uno sguardo ed è andato di là ad inviare il messaggio. Ma questa notte mi sento
strana. Il mio cuore sta ancora battendo troppo forte… e così preparo il tè.
Voglio proprio vedere… Sta ritornando. - Vuoi un tè? – Ora il malefico sorrisetto
beffardo è sul mio viso. Silenzio. Lampi e fulmini da quei tuoi
occhi neri… se solo potessi mi ridurresti in cenere, per il mio ardire, vero
Severus? Gli porgo gentilmente una tazza
di tè… mentre sostengo il suo sguardo. - Grazie. – E prende la tazza, sedendosi
sul divano. Grazie? Caspita… non credevo
che le tue corde vocali fossero in grado di produrre questo suono. Certo che…
se mi leggesse nel pensiero… sarei morta! Mi siedo di fianco a lui e
beviamo in silenzio il nostro tè. - Chi era… Beryll? – No… non posso essere stata io a
sussurrare piano quella domanda. Le sue mani tremano e quasi la
tazza gli cade a terra. Non avrei dovuto chiederglielo.
Mi dispiace. Ora si è ripreso… meno male.
Adesso arriverà la mia solita ramanzina, mi sa che questa volta sarà anche
peggio delle precedenti. Invece non parla e rimane a
guardare il tappeto sgualcito. Gli tolgo la tazza dalle mani e l’appoggio a
terra, di fianco alla mia. Sono terribilmente in imbarazzo e non so più che
cosa fare. Non riesco a sopportare questo silenzio carico di dolorosa
tensione. - Severus? – Ho sussurrato il suo nome così
piano… che non sono sicura che mi abbia sentita. Ora sta alzando la testa… mi
guarda. Ma le sue fiamme nere sono vuote… la sua anima è di nuovo andata da
qualche altra parte… come quella notte. - Ti prego dì qualcosa… - lo
imploro, scuotendolo per le spalle. – Mandami al diavolo… insultami… Quello
che vuoi… ma torna in te… ti supplico. – Mi rendo conto che sto quasi
piagnucolando. Ma non riesco a sopportare quel suo sguardo vuoto. Ora ha
chiuso gli occhi e sospira. Perché non me ne sono andata a dormire come mi
aveva ordinato? - Beryll era la donna che amavo.
– Se mi avesse pugnalato alla
schiena sarebbe stato meglio. Occhi di ghiaccio… voce gelida. Forse ho capito
male. Lei lo amava… lui l’amava… perché l’ha uccisa allora? Questa domanda,
però, non gliela faccio. Ha chiuso di nuovo gli occhi.
Si sta mordendo le labbra. No… no… fai che non succeda. Cosa faccio se
piange? Ha ricacciato indietro le
lacrime ed ha fatto un gran sospiro. Ora deglutisce… a fatica. E riapre di
nuovo gli occhi… fiamme nere che bruciano di dolore. Per colpa mia. E non
riesco neppure a chiedergli scusa. Vorrei fuggire via. - Non l’ho mai detto a nessuno…
Non ho mai più pronunciato il suo nome da quella notte… quasi quindici anni
fa. – E ora cosa faccio? Ero io
quella che voleva essergli amica… e adesso che siamo al dunque? Non riesco a trovare
nulla da dire… vorrei solo abbracciarlo stretto. Ora lo faccio. Ma lui mi
ferma. - No. Ora mi starai ad
ascoltare. Fino in fondo. Così capirai. – Ma come fa a dirmi queste
parole, con quel tono così piatto… mentre le fiamme dei suoi occhi bruciano in
quel modo? - Beryll aveva un anno meno di
me ed era una Serpeverde purosangue. I suoi genitori erano Mangiamorte… tutti
erano Mangiamorte nella sua famiglia. Tu hai ucciso sua sorella Tricky.
Eravamo giovani e innamorati… avevo perso la testa per lei… al punto da
diventare anch’io un Mangiamorte. Per amore suo. - Ho fatto cose orribili… per
circa due anni… insieme con lei. Cose che hanno quasi distrutto il nostro
amore. Non potevo continuare a fare ciò che Voldemort voleva da noi… ne avevo
ormai orrore. Ma non potevo lasciarla… non ci riuscivo. Non potevo vivere
senza di lei. - Finalmente, dopo mesi di
tentativi, di discussioni, di litigi… l’ho convinta a lasciare Voldemort. I
suoi genitori erano stati uccisi pochi giorni prima dagli Auror… non voleva abbandonare
sua sorella senza provare prima a convincerla… Così le disse cosa aveva
intenzione di fare. Ma non fece mai il mio nome. - Il marito di Tricky sentì
tutto e la denunciò a Voldemort. Lui sospettò subito anche di me, ma non
aveva alcuna prova. La sorte di chi tradisce Voldemort… è terribile… e lui
volle che io fossi presente… e partecipassi attivamente alla “cerimonia” per
provargli la mia fedeltà. - Non avevo nessuna… minima
possibilità di salvare Beryll. Autodenunciarmi era assolutamente inutile…
saremmo solo morti insieme tra mille torture. Ma sei fossi stato tra i suoi
torturatori avrei potuto fare l’unica cosa che mi era ancora possibile:
ucciderla senza farla soffrire. – Ora gli occhi di Severus sono
gonfi di lacrime e la sua voce è diventata un sussurro disperato. - Ho dato l’avvio alla
cerimonia. Tutti sapevano che era la mia donna… nessuno si è stupito quando
l’ho baciata. Le ho passato una capsula nella bocca. C’era un terrore enorme
nei suoi begli occhi. Ma ha capito e ha subito rotto la capsula con i denti.
Un veleno istantaneo… indolore. Non so se ha fatto in tempo a sentire che le
ho detto che l’amavo… Poi ho sollevato il mio pugnale… e gliel’ho conficcato
a fondo nel cuore. – Ora è in silenzio… e mi guarda
con quei suoi meravigliosi occhi… pieni di dolore. Sta piangendo. Ed io con
lui. - Pensavo che Voldemort avrebbe
messo me al posto della vittima… in quell’orrenda cerimonia di tortura.
Volevo soffrire. Era solo colpa mia se Beryll era morta… volevo soffrire e
morire. Invece ha interrotto la cerimonia… e mi ha tolto il pugnale di mano.
Non ho mai saputo se ha capito quello che ho fatto… e perché. Ma ha creduto
alla mia fedeltà. - Pochi giorni dopo ho lasciato
Voldemort per andare da Silente ed ho cominciato la mia carriera di spia…
dopo aver raggiunto l’apice di quella da assassino. – Ora non piange più e si sta
rabbiosamente asciugando le lacrime. Il suo tono di voce è nuovamente duro,
pieno di disprezzo per se stesso… come duro è il suo viso ed i suoi occhi. Ed
io ho capito… ho veramente capito tutto. E posso finalmente ammettere con me
stessa che lo amo. Solo che lui non accetterà mai il mio amore. Ho capito
anche questo. - Ecco chi sono Alhyssa… ora lo
sai. E da domani non lavoreremo mai più insieme. Non voglio vederti mai più
Alhyssa. E credo che tu sappia perfettamente il perché. – Annuisco e abbasso gli occhi.
Io sto ancora piangendo… ma lui no. Non so se potrò mai vedere il suo
sorriso… ammesso che sappia ancora sorridere. Però ora so che Severus è
ancora capace di amare… e che mi ama… oltre ogni limite. Non credevo proprio che sarei
mai riuscita a dormire, quella notte. Ma lui era immobile sulla poltrona, con
gli occhi chiusi… anche se non dormiva. Poi se n’è andato piano nella
notte… ed è uscito in silenzio dalla mia vita. Ho dormito fino a tardi, il
mattino dopo. Mi ha svegliata Lupin: era venuto a cercarci ed era molto
preoccupato. Quando ha visto che Severus mi
aveva lasciata sola si è arrabbiato moltissimo e borbottava far sé parole
incomprensibili scrollando lentamente la testa. FINE (?) |
Severus Due ore, sono passate solo due misere ore. Ma come ho potuto essere così idiota da scegliere un nascondiglio così… dannatamente scomodo! Alhyssa non ne vuol sapere di stare ferma e continua ad agitarsi… e vorrebbe fare conversazione. Invece dovremo rimanere qui, fermi e zitti, almeno per altre due ore. - Vuoi finalmente stare zitta e
ferma Alhyssa?! – Mi chiedo come fa a
sopportarmi… con tutta la mia freddezza, la mia scortesia ed il disprezzo che
le dimostro sempre. Ma non posso fare altrimenti… e
così finisco addirittura per trattarla peggio di chiunque altro. Ed io so benissimo il perché.
Lei, invece, non dovrà mai avere alcun sospetto. Perché è una donna… diversa da
ogni altra. E’ in gamba, molto in gamba… e
lo era anche a scuola, quand’era solo una ragazzina. Quando il vecchio Malocchio me
l’ha proposta come compagna nelle mie missioni… l’ho letteralmente mandato al
diavolo… quel pazzo! Però, avevo già scartato
qualsiasi precedente compagno e, anche se a malincuore, devo ammettere che,
in qualche raro caso… un compagno può essere utile. Malocchio era così sicuro ed
orgoglioso di lei, che mi sono rassegnato ed ho provato a lavorare con quella
pivellina. Beh… devo dire che è stata
proprio una piacevole sorpresa… mai trovato prima un compagno tanto
affidabile, capace ed intelligente. E’ bello lavorare con Alhyssa…
così piacevole, anche se certo lei
non se lo immagina neanche lontanamente… E da quella notte… quando
incontrammo Tricky… ho lavorato esclusivamente con lei. Ed è già passato quasi un anno… Quella notte Tricky si è
improvvisamente materializzata davanti a noi, mentre stavamo rientrando dalla
missione. La reazione di Alhyssa è stata perfetta, come sempre: era lì, al
mio fianco, attenta e pronta alla lotta. Poi ho intravisto quei lunghi
capelli rossi… ed ho capito che il Mangiamorte davanti a me poteva essere
solo lei: la sorella di Beryll. Mi sono sentito… perduto… quando mi ha
urlato: - Beryll… l’hai uccisa…
maledetto! E’ stata solo colpa tua… lei ti amava… - Il viso di Beryll era di nuovo
davanti a me… per la prima volta dopo quindici anni… sempre con lo stesso
disperato terrore negli occhi. Tricky ha alzato la bacchetta… non intendevo
difendermi… volevo solo morire… finalmente era arrivato anche il mio turno. Ma
la sua maledizione non mi ha mai colpito. Alhyssa ha agito con la velocità di
un fulmine: mi ha buttato a terra e l’ha uccisa al posto mio. Poi mi ha
guardato. Forse si aspettava che la ringraziassi… ma non potevo. Ho sollevato
il cappuccio di Tricky e l’ho guardata a lungo… stessi occhi, stessi capelli.
L’ho presa tra le braccia, come non avevo mai potuto fare con la mia Beryll…
e, finalmente, ho potuto chiuderle gli occhi… Alhyssa mi guardava, fortemente
impressionata… non poteva capire… non volevo che capisse. - Andiamo… siamo in ritardo. – Poche parole sibilate con la
mia odiosa durezza, la mia unica protezione, affinché lei continuasse a non
capire… e non osasse chiedermi spiegazioni. E non mi ha mai chiesto nulla,
da quella notte. Anche lei è strana, difficile capire i suoi pensieri. Ma da allora ho lavorato sempre
e solo con lei, anche quelle volte in cui, di solito, avrei scelto di andare
da solo.… l’ho voluta sempre con me. Anche se poi non facevo altro che
trattarla male, rimproverarla… addirittura insultarla. E lei zitta, a
sopportare tutto, ostinatamente. Ma sono sicuro che Alhyssa sa benissimo cosa
penso di lei… anche quando i miei occhi la fulminano… per proteggere il mio
cuore. E’ sempre stata così, anche a
Hogwarts. Frequentava il terzo anno quando ho cominciato ad insegnare e, come
tutti gli altri miei studenti, era un vero disastro. Perennemente con la
testa fra le nuvole, leggeva una riga sulla lavagna e ne saltava due. Non
avevo neppure bisogno di guardare l’aspetto della sua pozione per sapere dove
aveva sbagliato. - Sei distratta Signorina
Keyleen… sempre troppo distratta. Non combinerai mai niente di buono in
questo modo. – Ero insopportabile, con lei
come con tutti gli altri studenti… e lo sapevo benissimo. Ma avevo
assolutamente bisogno di sentirmi odiato da tutti. Con lei, forse, ero anche
peggio che con gli altri, ma solo perché era più in gamba di ogni altro
studente. Inoltre voleva diventare Auror… quindi, per cominciare, doveva
ottenere il massimo G.U.F.O e, con le buone o con le cattive, ma mi sentivo
molto più predisposto con le cattive, l’avrei obbligata a tirare fuori tutta
la sua grinta e a diventare la migliore. E così è stato… perché la stoffa ce
l’aveva! Quando passavo a guardare il risultato delle pozioni, nei calderoni,
sapevo che la sua andava sempre bene. Ed anche lei ha ben presto capito che,
più veloce era il mio passaggio accanto al suo paiolo, migliore sarebbe stato
il voto. La sua pozione all’esame di M.A.G.O. era assolutamente perfetta…
sapevo che era del tutto inutile guardare il contenuto del suo calderone.
Però non le ho mai fatto neppure un minimo complimento, neanche quel giorno. Di cosa mai avevo paura? Che mi
sorridesse? Quanto tempo è passato da
allora… dieci anni ormai! Ma poi è arrivato anche il momento in cui ha
chiaramente capito quanto apprezzassi la sua competenza in Pozioni. Quella
volta mi sono trovato veramente nei guai… Lupin mi aveva avvisato… ma io sono
fatto così! Non so proprio come ho potuto, con tutto quel veleno in corpo,
tornare indietro. La forza della disperazione… forse. Volevo comunicare le
mie informazioni… e poi avrei finalmente finito di soffrire. Ero felice di
morire. Ma il destino ha voluto che quel giorno, di guardia, ci fosse proprio
Alhyssa. L’unica persona di mia conoscenza in grado di preparare
quell’antidoto. - Devi preparare immediatamente
l’antidoto! – le ho ordinato sgarbatamente. Mi ha guardato con gli occhi
sbarrati: - Tu sei pazzo… è uno degli
antidoti più difficili da preparare. Andrò a cercarlo… – - Non c’è tempo… devi
prepararlo tu! – ho sibilato. - Ma non sono capace… a scuola
avevi detto… - - Se c’è una persona capace di
preparare questo antidoto… sei tu Alhyssa, solo tu. – Intendevo farle un complimento,
ma dal tono che ho usato… è suonato più come un insulto! - Non mi ricordo… - ha
mormorato spaventata, mentre guardava le smorfie di dolore sul mio viso. - Ti darò io tutte le
istruzioni. Ma sii veloce, non mi rimangono più di due ore. – Finalmente ha annuito… non
aveva alternative: sapeva perfettamente che la mia vita dipendeva solo da
lei. Ed io sapevo quanto lei teneva a me. Facevo fatica a parlare… le
fitte di dolore erano tremende. Non c’era la lavagna, ma credo di averle
inciso la lista degli ingredienti e le relative istruzioni nella mente… da
quanto la guardavo in profondità negli occhi. Scommetto che ora potrebbe
preparare quell’antidoto per il resto della sua vita… senza avere la più
piccola esitazione. Ma quel giorno… deve essere stata veramente dura per lei.
Era pieno inverno… ma era madida di sudore per la tensione e la paura di
sbagliare anche la più piccola cosa. Io la guardavo… semi adagiato su quel
giaciglio sbrindellato, scosso dagli spasimi di dolore. - Ho finito. – sussurrò quasi
un’ora dopo. - Dammelo! – le ordinai. - Guarda almeno l’aspetto della
pozione… prima… - mormorò spaventata. - Non ce n’è bisogno… sei
sempre stata bravissima in Pozioni… da quando hai deciso che volevi quel
G.U.F.O.! – Ecco: quello è stato il mio
primo, ed unico, complimento! L’antidoto era perfetto: come
se lo avessi preparato io. Invece ora siamo qui, in questa
scomoda nicchia. Comincia veramente a farmi male dappertutto… anche lei,
poverina, non ce la fa più. So bene che ci sarebbe anche
una posizione decisamente più comoda di questa. Potremmo distenderci l’uno a
fianco dell’altra… potrei abbracciarla… - Distendiamoci ed abbracciami…
è troppo scomodo così… non ce la faccio più! – mormora sottovoce. - Zitta! – A volte mi stupisco di quanto
sa essere tagliente la mia voce… quando voglio. Alhyssa ha perfettamente ragione,
lo so. Ma mi sposto solo un po’ più in fondo e mi rannicchio ulteriormente
per lasciarle una manciata di centimetri in più a disposizione. E’ meglio restare così. Si è spostata ed ora è
esattamente di fronte a me. Come è bella… anche ora che mi
sta guardando arrabbiata. Mi piacciono i suoi lunghi capelli castani che
volano nel vento… le sue labbra sempre dischiuse in un sorriso felice… Anche i suoi freschi occhi
verdi sono sempre sorridenti, pieni di ottimismo e di voglia di vivere. A volte ho l’impressione… non
so… che vorrebbe essermi amica… o forse ben più che amica… Ma non posso permetterglielo…
le tenebre che avvolgono il mio cuore non me lo consentono. Ho bisogno di essere odiato, è
l’unico sentimento che merito, l’unico che posso fronteggiare e controllare. Però so che, qualche volta,
anche se raramente, la fiamma che ancora brucia nel mio cuore trova la via
per arrivare ai miei occhi, contro la mia volontà… per sussurrarle quanto è
importante per me. Ormai ho capito che ha imparato a leggere nei miei occhi…
e quando lei avrà compreso… io l’avrò perduta per sempre. Ecco, si sta nuovamente
dimenando… sbuffa. Ora me lo chiederà di nuovo... è una richiesta più che
logica. La fulmino con gli occhi per
tentare di bloccarla, ma parla lo
stesso. - Avanti… distendiamoci ed
abbracciami che stiamo più comodi… non essere stupido… anche tu non ce la fai
più! – Ha indubbiamente ragione. Mi lascio sfuggire un sospiro,
poi mi sposto e mi distendo… e la stringo a me… dolcemente. Non ricordavo più come è bello
averla tra le braccia… il suo corpo morbido e caldo. Come quella volta…
Quando sono arrivato al quartier generale, quella sera, tutti la davano ormai
per morta. Ma non io. Mi sarei recato fino all’inferno per riprendermela.
Così sono andato a strapparla dalle mani di Voldemort. Era conciata veramente male. L’ho tenuta fra le braccia per
ore, cercando di tranquillizzarla, dopo averle curato le ferite… in attesa
del momento giusto per fuggire e portarla in salvo. E quando è stata fuori
pericolo… l’ho sgridata ed insultata come non mai prima d’allora. Sento il suo cuore battere
all’impazzata, mentre il mio rimane congelato… in fondo a quel baratro di
tenebra in cui l’ho seppellito quindici anni fa. Non posso amarti Alhyssa… non
voglio amarti… non devo amarti. Eppure ti amo… disperatamente. Ma ho già perso Beryll… non
potrei sopportare di perdere anche te. Se avessi saputo rinunciare a
Beryll… lei ora sarebbe viva. E per questo che sto
rinunciando a te… perché ti amo più di quanto amassi Beryll. Ma perché il tuo cuore batte
così forte, Alhyssa? Tu devi solo odiarmi… * *
* La nostra missione è finita. Sto camminando velocemente, come al solito, così non rimane alcuno spazio per le parole. Un tempo si lamentava sempre… ma ora ha imparato e mi segue rassegnata. Abbiamo ripreso le nostre le scope e, con un rapido volo nella notte, siamo arrivati a quella lurida base, nei sobborghi di Londra. - Vai a dormire ora. Ci penso
io a trasmettere il messaggio. – La mia solita voce odiosa, per
impedirle, ancora una volta, di scambiare due parole. Se ora lo facesse… so
che crollerei… il suo profumo è ancora troppo intenso sulla mia pelle. - Vuoi un tè? – Non riesco a credere alle mie
orecchie… ma non devo girarmi a guardarla. - Vai a dormire… ho detto. Domattina ho lezione a Hogwarts e ti
sveglierò prestissimo. – Non credo di poter riuscire a
rendere la mia voce ancora più gelida di così. Vado di là ad inviare il
messaggio. Quando tornerò lei sarà
addormentata sul divano, come sempre. Ed io potrò avvolgerla in
quella logora coperta e sfiorarle il viso con le dita… in una delicata
carezza che lei non sentirà mai. Poi rimarrò a guardarla… fino a quando il
sonno non riuscirà a vincermi. E’ questo il motivo per cui
lavoro sempre con lei… per quella carezza che non esiste… Ma il nostro lavoro sta
diventando sempre più pericoloso… e quella mia carezza potrebbe costarle la
vita. Dopo quindici anni, alla fine,
ho imparato a rinunciare. Ho trasmesso il messaggio e
sono tornato. Ma lei è ancora sveglia ed ha veramente preparato due tazze di
tè. - Vuoi un tè? – Riconosco benissimo quel
perfido sorrisetto beffardo che c’è in questo momento sul suo viso. Vorrei sculacciarla. Vorrei
stringerla a me. Mi porge gentilmente una tazza…
senza mai abbandonare il mio sguardo. - Grazie. – Prendo la tazza e mi accomodo
sul divano. Quella parolina l’ha sconvolta
ancora più di un insulto. Certo non mi aveva mai sentito
pronunciarla. Si siede di fianco a me e
beviamo in silenzio il nostro tè. - Chi era… Beryll? – Le mie mani tremano… non riesco
a controllarle… Sapevo che questo momento, alla
fine, sarebbe arrivato. Eppure non sono pronto. Ma non sarò mai pronto,
veramente, per affrontare il mio passato. Mi limito a guardare il tappeto
liso, mentre lei mi toglie la tazza dalle mani e l’appoggia a terra, di
fianco alla sua. Le immagini di quella notte di
quindici anni fa si rinnovano vivide intorno a me, con tutta la disperazione
ed il dolore di allora. - Severus? – Le sue labbra hanno sussurrato
il mio nome. La guardo… ma non la vedo… sono
avvolto dalle tenebre dei miei ricordi. - Ti prego dì qualcosa… - mi implora, scuotendomi per le spalle.
– Mandami al diavolo…
insultami… Quello che vuoi… ma torna in te… ti supplico. – Sta quasi piangendo. Chiudo gli occhi e mi sfugge un
sospiro. Perché non sei andata a dormire come ti avevo ordinato? Ora non ho più scelta… devo
dirtelo. - Beryll era la donna che
amavo. – Quindici anni che non pronuncio
il suo nome… e la mia voce è solo un gelido sussurro. Non riesco più neppure a
guardarti negli occhi Alhyssa… ma grazie per essere riuscita a costringermi a
ripetere ancora il suo nome. Chissà se, finalmente, riuscirò
a piangere per la mia piccola Beryll. - Non l’ho mai detto a nessuno…
Non ho mai più pronunciato il suo nome da quella notte… quasi quindici anni
fa. – Vuole abbracciarmi. Devo assolutamente
impedirglielo. - No. Ora mi starai ad
ascoltare. Fino in fondo. Così capirai. – Capirai tutto… ed io sarò
definitivamente perduto. - Beryll aveva un anno meno di
me ed era una Serpeverde purosangue. I suoi genitori erano Mangiamorte… tutti
erano Mangiamorte nella sua famiglia. Tu hai ucciso sua sorella Tricky.
Eravamo giovani e innamorati… avevo perso la testa per lei… al punto da
diventare anch’io un Mangiamorte. Per amore suo. – Quale insensata follia… il
primo passo della nostra rovina. - Ho fatto cose orribili… per
circa due anni… insieme con lei. Cose che hanno quasi distrutto il nostro
amore. Non potevo continuare a fare ciò che Voldemort voleva da noi… ne avevo
ormai orrore. Ma non potevo lasciarla… non ci riuscivo. Non potevo vivere
senza di lei. - In quel tempo, il mio egoismo è
stato più forte del mio amore. Credevo di non poter fare a
meno di lei… quanto mi sbagliavo. Invece sono passati quindici
anni… anche se non ho mai, veramente, vissuto. - Finalmente, dopo mesi di
tentativi, di discussioni, di litigi… l’ho convinta a lasciare Voldemort. I
suoi genitori erano stati uccisi pochi giorni prima dagli Auror… non voleva
abbandonare sua sorella senza provare prima a convincerla… Così le disse cosa
aveva intenzione di fare. Ma non fece mai il mio nome. - Il marito di Tricky sentì
tutto e la denunciò a Voldemort. Lui sospettò subito anche di me, ma non
aveva alcuna prova. La sorte di chi tradisce Voldemort… è terribile… e lui
volle che io fossi presente… e partecipassi attivamente alla “cerimonia” per
provargli la mia fedeltà. - Non avevo nessuna… minima
possibilità di salvare Beryll. Autodenunciarmi era assolutamente inutile…
saremmo solo morti insieme tra mille torture. Ma sei fossi stato tra i suoi
torturatori avrei potuto fare l’unica cosa che mi era ancora possibile:
ucciderla senza farla soffrire. – Beryll… Beryll perdonami. Allora non ho neppure potuto
chiederti perdono… ma è stato il mio ultimo gesto d’amore per te. - Ho dato l’avvio alla cerimonia. Tutti sapevano che era la mia
donna… nessuno si è stupito quando l’ho baciata. Le ho passato una capsula
nella bocca. C’era un terrore enorme nei suoi begli occhi. Ma ha capito e ha
subito rotto la capsula con i denti. Un veleno istantaneo… indolore. Non so
se ha fatto in tempo a sentire che le ho detto che l’amavo… Poi ho sollevato
il mio pugnale… e gliel’ho conficcato a fondo nel cuore. – Un bacio d’amore e di morte. Ecco Beryll… finalmente riesco
a piangere la tua inutile morte. Lacrime d’amore e di dolore. - Pensavo che Voldemort avrebbe
messo me al posto della vittima… in quell’orrenda cerimonia di tortura.
Volevo soffrire. Era solo colpa mia se Beryll era morta… volevo soffrire e
morire. Invece ha interrotto la cerimonia… e mi ha tolto il pugnale di mano.
Non ho mai saputo se ha capito quello che ho fatto… e perché. Ma ha creduto
alla mia fedeltà. - Pochi giorni dopo ho lasciato
Voldemort per andare da Silente ed ho cominciato la mia carriera di spia…
dopo aver raggiunto l’apice di quella da assassino. – Ecco, ora sono tornato al
presente. Via le lacrime. Sono tornato ad
odiarmi e a farmi odiare… soprattutto da te Alhyssa… amore mio. - Ecco chi sono Alhyssa… ora lo
sai. E da domani non lavoreremo mai più insieme. Non voglio vederti mai più
Alhyssa. E credo che tu sappia perfettamente il perché. – Piangi mio dolce amore… ma
soprattutto odiami. Non amarmi ti prego…
dimenticami… perché l’unico mio modo di amarti… è saper rinunciare a te. Vorrei sorriderti… almeno per
una volta. Ma non ricordo più come si fa. Troppe tenebre avvolgono ancora
il mio cuore… e non posso permettere che la luce del tuo sorriso le dissolva. Ti sei rigirata per ore ed ore, su quel divano, prima di riuscire finalmente a addormentarti. E non abbiamo più detto una parola. Ma io ho pazientemente aspettato. Non potevo andare via senza guardarti un’ultima volta, senza sfiorare le tue labbra con le mie… per la prima volta. Un bacio per un amore che muore… ed un bacio per un amore che non potrà mai nascere. - Addio Alhyssa… ti amo! - E mi è così facile piangere per
te… FINE (?) |