AUTRICE: Elena

CENSURA: PT

PAIRING: Severus Piton/Hellen Benter

NOTE: Per ragioni di copyright devo ricordarvi che quasi tutti i personaggi  sono stati  creati dalla mente di J.K. Rowling.

La storia è stata creata dalla mia mente malata!! Buona lettura!

L' 'erede di Voldemort
 

 

 

 

 

 


Era una soleggiata mattina di Settembre e  Diagon Alley era più affollata del solito. Tantissimi studenti di Hogwarts stavano facendo le solite compere per la scuola libri, penne d’oca e inchiostro, quaderni, ingredienti per le stregonerie, una nuova divisa e tutto  quello che poteva servire per superare un duro anno nella scuola di magia e stregoneria più famosa del mondo.

Anche Hellen stava passeggiando per le affollate strade di Diagon Alley, vedeva tutti i sorrisi sui volti degli studenti, gli sguardi meravigliati di qualche ragazzino che pensava, solo fino a qualche giorno prima, di esser un normale babbano e non un vero mago, sentiva i profumi che aleggiavano in quel luogo… da quanto tempo non tornava su quelle vie, da quanto tempo non guardava le vetrine di quei negozi! Le era mancato tutto questo, era stata lontano dalla sua vera natura per troppo tempo. Ripensava a tutte le volte che, da ragazzina, era stata in quel luogo, tutti gli amici che aveva e che ora non sapeva neppure che fine avessero fatto, tutta la sua vita era in quel posto e a Hogwarts, la sua scuola, la sua casa.

Camminava da ore, doveva comprare un mucchio di cose ma i ricordi erano più importanti in quel momento e si dimenticò della sua lista infilata nella tasca sotto il mantello. Si sedette ad un tavolino fuori un bar e ordinò una Burrobirra non faceva freddo ma erano  sei anni che non ne beveva una e aveva una voglia matta di sentire il suo caldo sapore entrarle nello stomaco e divampare per tutto il corpo.

La ragazza se ne stava li, seduta a quel tavolino, con la sua Burrobirra fumante davanti, la testa tra le mani e lo sguardo attento verso tutte le persone che le passavano davanti.  Non aveva ancora trovato una faccia amica ma sapeva che appena arrivata ad Hogwarts avrebbe rivisto tanti amici. Remus per primo, le aveva mandato un gufo giusto la settimana scorsa dicendo che Silente lo aveva pregato di ritornare ad insegnare Difesa Contro le Arti Oscure, poi ci sarebbe stato Sirius che, dopo la definitiva morte di Voldemort e la cattura di Codaliscia, era stato completamente scagionato da ogni tipo di accusa, ora viveva con Harry, viaggiavano per il mondo conoscendo posti nuovi, magie differenti e facendo amicizia con più persone possibili.

Loro tre insieme erano inseparabili e con Pete, Lily e James tutto sarebbe stato perfetto…. ma i sogni non possono esser sempre realtà. E poi c’erano i professori che lei aveva tanto amato, primo fra tutti Silente che, dopo la morte dei suoi genitori, era come un padre oltre che un amico, poi c’erano la McGranitt, la professoressa Sprite,il caro vecchio Hagrid e…. lui.

Avevano fatto la scuola insieme ma in due case ben diverse tra di loro.

Severus Piton era l’unico uomo che avesse mai veramente amato con tutto il suo cuore. Quando, a scuola tutti dicevano che era un pazzo, un maniaco e un antipatico di prim’ordine lei lo amava, quando divenne un Magiamorte lei lo amava ed ora a distanza di anni lo amava ancora? Questo non poteva saperlo, non ancora per il momento ma appena lo avrebbe rivisto, anche solo di sfuggita, lo avrebbe capito. I sintomi erano troppo famigliari per non poterli distinguere e si presentavano sempre ogni volta cha il tenebroso professore di pozioni entrava nella sua vita.

Mise la mano dentro il mantello, tirò fuori un pezzetto di pergamena e una penna d’oca, scrisse quattro frasi e rimise il foglio nella tasca ed estrasse la lista delle cose da comperare. Un paio di libri, un nuovo vestito, qualche penna d’oca nuova, qualche ingrediente per le pozioni e una nuova bacchetta, visto che la sua era sparita da almeno sei anni! Hellen stava facendo un rapido calcolo dei soldi che avrebbe speso solo in quel pomeriggio quando una lunga ombra si proiettò sul suo tavolino. Alzò lo sguardo ed ebbe un tonfo al cuore quando si rese conto che l’uomo davanti a lei nel suo mantello nero come la notte non era altro che Piton.

La stava osservando con quello sguardo penetrante che l’aveva fatta innamorare fin dal primo giorno. Ed ecco che i sintomi si fecero sentire come al solito…un nodo alla gola, crampi allo stomaco, gola secca e sudore freddo che scendeva lento sulla schiena e il cuore che batteva all’impazzata.

Si guardarono per alcuni lunghi, silenziosi, infiniti minuti, il suo cuore batteva fortissimo e sperava che non le uscisse dal petto ma era sicura di una cosa, se Severus le avesse rivolto la parola non sarebbe stata in grado di rispondergli. Pregava che se ne andasse, che non le parlasse ma, invece, le due labbra sottili iniziarono a muoversi fino quando non giunse la frase nelle orecchie della ragazza:

- Ciao Hellen.

- Severus. - rispose cercano di sembrare il più normale possibile.

- Da quanto tempo. – continuò l’uomo con la sua voce profonda

- Troppi.

- Proprio così. – disse seccamente e se ne andò. Hellen lo guardò allontanarsi, con il suo mantello nero che svolazzava, lo fissò a lungo anche dopo che era sparito tra la folla, sperava di essersi dimostrata il più naturale possibile ai suoi occhi e capì che poteva stargli lontano quanto voleva ma lui rimarrà sempre nel suo cuore come il dolce Piton, il suo principe.  Tirò un profondo sospiro provando un po’ di pietà nei suoi confronti, amare ancora una persona dopo tanti anni di distacco, probabilmente lui non aveva mai pensato a lei… ma ora non era importante, doveva fare le sue compere così finì la sua bevanda e si diresse da Olivander per comprare la bacchetta. Entrò nel negozio stracolmo di scatolette bianche contenenti tanti tipi di bacchette. I campanellini sopra la porta suonarono una dolce melodia, totalmente differente da quelli che suonavano nei negozi babbani, Olivander stava osservando una bacchetta ma alzò subito lo sguardo quando sentì la musica. Appena i suoi occhi videro Hellen subito un grande sorriso apparve sul volto dell’uomo:

- Ben tornata sig.na Benter.

- Salve Olivander.

- Mi ricordo benissimo della sua prima bacchetta,- disse mentre spariva tra le mensole a cercare la sua scatoletta bianca – mogano, flessibile, 10 pollici e mezzo circa e con all’interno…

- … una goccia di sangue di unicorno. – finì la frase la ragazza

- Esatto. –concluse il venditore porgendole la bacchetta.

Appena Hellen la prese tra le dita sentì un’enorme energia scaturire da essa ed immergersi nel suo corpo, come una leggera scossa elettrica che partì dalla punta dei suoi capelli neri fino alla punta dei piedi. Una sensazione che la fece sentire nuovamente viva, come se si fosse svegliata da un lungo sonno.

- Glielo avevo già detto la prima volta e glielo ripeto ora, sono rare le persone destinate a questi tipi di bacchetta. Solo persone con il cuore puro possono usarla, è il sangue d’unicorno a renderla così. Infondo una cosa purissima può esser usata solo da una persona altrettanto pura.

- Allora,- disse in tono malinconico – non so se sono ancora degna di usarla.

- Eppure la bacchetta dice il contrario.

Lei degna di una bacchetta così rara? Non poteva essere, una volta forse si ma ora…. Non si portava dentro il peso di un enorme segreto? Un segreto che solo lei e Piton conoscevano. Un passato che li univa ma li aveva anche separati per tanto, forse troppi, anni. Se tutti i suoi amici avrebbero scoperto la verità forse sarebbero scappati o avrebbero iniziato ad odiarla proprio come odiavano l’uomo che lei tanto amava.

Alla fine dei suoi acquisti si diresse al Paiolo Magico dove avrebbe dormito aspettando il lungo viaggio della mattina seguente.

 

Era tornata. Dopo sei lunghi anni Hellen aveva fatto ritorno a casa. Era felice per il suo ritorno ma, nello stesso tempo, temeva le sensazioni che sentiva ogni volta che le stava vicino o che la vedeva. Crampi allo stomaco, gola secca, vertigini e l’assoluta impotenza di comandare il suo corpo, i suoi movimenti e le sue parole quando era  in sua presenza. Era sempre stato così fin dalla scuola.

Anche se era amica di quei tre lei era diversa, era solamente Hellen era…. era speciale.

Quando oggi la vide, per la prima volta dopo anni, alla taverna il cuore iniziò a battere all’impazzata, rimase a fissarla a lungo, incredulo di quella visione, cercando di capire se era un sogno o la realtà. L’aveva cercata per sei estati e ogni volta che aveva del tempo libero ma invano, era sparita nel nulla e lui l’aveva accompagnata per mano in quel nulla.

Ma ora era lì,  bella come al solito, con i suoi lunghi capelli neri come la notte e i suoi occhi verdi persi nel vuoto e la testa pieni di pensieri. Quante volte l’aveva sorpresa in quel modo! E tutte le volte si era fermato ad ammirare la sua bellezza, la sua semplicità nell’osservare le cose naturali della vita come un fiore o un piccolo insetto, il suo viso di un tenue rosa e quella buffa, ma altrettanto attraente, espressione cha appariva su di esso mentre era immersa nei suoi pensieri.

E anche questa volta, come accadeva sempre, i suoi piedi iniziarono a camminare da soli, ad avvicinarsi a lei e, senza avere la benché minima idea di cosa dirle, sperando di trovare una qualche frase sensata almeno questa volta e di non scappare come un coniglio, ma ancora una volta niente. Due frasi pidocchiose e via a gambe levate! Più veloce del vento! Ancora una volta vittima delle sue stesse paure, non aveva mai amato e non era mai stato amato e tutto questo lo confondeva e non aveva la minima idea sul da farsi.

Ma ora era li di nuovo nel suo mondo e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di conquistarla, anche farsi andare a genio i suoi due amici del cuore.

Ma lo sconforto si prese il sopravvento, lei era troppo bella, con i suoi lunghi capelli neri proprio come i suoi e quegl’occhi di un verde intenso erano troppo per Piton, lui non meritava una creatura così bella e soave, così, con la sconforto nel cuore e un po’ di malinconia si diresse al Piolo Magico.

 

La sera era umida e il bel cielo stellato era totalmente coperto da grosse nubi che minacciavano solo pioggia. Hellen scese per la cena anche se non aveva fame, aveva comprato un libro al Ghirigoro e voleva vedere un po’ cosa si era persa, voleva solo passare una serata tranquilla e piacevole. Sfogliava le pagine senza leggere una frase, guardava solo le figure sperando di recuperare qualche anno.  Sirius e Remus le avevano raccontato le mille avventure di Harry e i suoi amici, aveva avuto anche un aggiornamento da Silente ma tutto questo la rendeva ancora più triste perché avrebbe dovuto esser presente in quei momenti e non dove si trovava. Ma, in fondo, aveva chiesto lei quella vita, l’aveva fatto solo per salvare tutte le persone che amava, non doveva lamentarsi per una sua scelta.

Girava il cucchiaio nella minestra fissando la copertina di pelle marrone del libro quando qualcuno le chiese:

- Posso sedermi accanto a lei?

Hellen alzò gli occhi e vide Remus davanti a lei con il suo vestito tutto consumato e rattoppato e la sua valigia chiusa con lo spago. Lei sorrise all’amico facendo un cenno con la testa verso la sedia vuota.

- La mangi quella?- chiese mentre di sedeva

Lei gli mise il piatto davanti e Rubens iniziò a mangiare, anzi a trangugiare, la minestra.

- Scusa, - disse mentre addentava un panino – ma è da questa mattina che non magio e non ci vedevo più dalla fame.

- Non si parla con la bocca piena. – lo ammonì lei in tono dolce, Remus fece un mezzo sorriso e continuò a magiare.

 

Anche Piton era sceso per la cena, ignaro del fatto che Hellen dormiva solo qualche camera più avanti della sua né, tanto meno, che fosse al Paiolo Magico. Solo quando la vide al tavolo capì che questa era l’occasione che aspettava per fare un discorso serio, stava per avvicinarsi al tavolo quando arrivò Lupin. Con disgusto fece un passo indietro, un ghigno apparì sul viso pallido mentre le mani si chiudevano a pugno. Rimase così per qualche secondo poi decise di sedersi distante da loro ma solo per poterli spiare meglio.

 

- Ora va meglio. – disse Remus asciugandosi la bocca con un tovagliolo

Hellen fece una piccola risata poi chiese:

- Cosa ci fai qui?

Lui la guardò meravigliato e poi rispose:

- Ma come non ci arrivi?

- No.

- Mi hai scritto che stavi qui per un paio di giorni così ho pensato che domani mattina potremmo andare insieme al treno. Ti darò una mano con le tue cose.

- Va bene.

Remus notò subito l’alone di tristezza nei suoi occhi verdi.

- Hellen cos’hai?

- Niente… è solo che… che mi sento un po’ spaesata… estranea quasi. Sono passati sei anni, tutto è rimasto uguale ma, nello stesso tempo, tutto è cambiato e io faccio fatica a ritrovarmici. E… tutto questo mi fa un po’ di tristezza.

- Non sei contenta di esser tornata?

- Si, certo. Ora sono a casa è solo…

- Non preoccuparti…- disse mentre con una mano le accarezzava i capelli e con l’altra stringeva la sua mano – ti senti  così solo perché è tutto ancora un po’ nuovo ai tuoi occhi, è l’inizio ma vedrai che tutto si sistemerà.

 

No, questo era troppo! Non poteva essere vero! Quello sciocco di Lupin oltre a stare allo stesso tavolo di Hellen le stava pure tenendo la mano! Severus era furioso, come poteva che quel dannato Lupo Mannaro fosse una specie di… il suo…. No, non riusciva neppure a pensarlo! Certo Hellen era molto amica di quel mezzo uomo ma non fino ad amarlo! Stava male, troppo per i suoi gusti, era lì a guardare l’unica donna che poteva immaginare accanto a lui per tutta la vita, ridere e scherzare con un altro. Colto da un’enorme tristezza causata dalla paura di perderla e con la gelosia che gli ardeva nel cuore il professor Piton si alzò e, silenziosamente, si diresse nella sua stanza.

 

La mattina dopo Remus e Hellen rischiarono di perdere l’espresso per Hogwarts  visto il peso di tutte le valige della ragazza.

- E tu volevi andare alla stazione sola?- disse ridendo Remus mentre sistemava le valige in uno scompartimento vuoto.

- Ho dovuto comprare un sacco di cose!- si giustificò lei

- Un sacco di cose? Sembra che ci sia dentro tutta Diagon Alley!

- Quanto sei stupido!- e lo spinse facendolo sedere su una poltroncina rossa del treno. I due si guardarono e iniziarono a ridere come matti.

- Ti ricordi il nostro primo viaggio?- chiese la ragazza mentre di asciugava le lacrime.

- E chi se lo scorda? È stato proprio quel giorno che ci siamo conosciuti tutti e sei. Io, Pete, James e Sirius stavamo facendo scoppiare dei fuochi d’artificio fuori dal finestrino. Tu e Lily siete entrate imbufalite, con la faccia tutta nera e uno dei fuochi in mano. Uno era entrato nel vostro finestrino e vi era scoppiato dritto in faccia. – e riprese a ridere trattenendosi la pancia.

- Potevate far del male a qualcuno!- ma poi ripensò alla scena con loro due con la faccia tutta nera e scoppiò, anche lei, in una fragorosa risata.

Continuarono così, a ridere ogni volta che si guardavano in faccia, per almeno venti muniti ma poi, faticosamente, riuscirono a riprendere il controllo della situazione.

Hellen divenne seria e finalmente riuscì a chiedere quella domanda che si teneva dentro da quando era tornata:

- Perché non mi chiedi dove sono stata?

Lupin capì la serietà della cosa, certo molte volte si era chiesto che fine avesse fatto ma ora non era più così importante, lei era tornata e questo bastava. Ma divenne serio a sua volta, Hellen aveva bisogno di qualcosa ma non capiva proprio di cosa si trattasse.

- A dir la verità poco mi interessa, sei tornata e questo per me basta. E poi sono sicuro che tu me lo dirai quando sarai pronta.

- Non ce l’hai con me, vero?- domandò a testa bassa

- Cosa? E perché mai? Hellen qui nessuno ce l’ha mai avuta con te. Non sappiamo cosa ti abbia fatto allontanare è vero e più di una volta ce lo siamo chiesti ma so anche, nel profondo del cuore, che se lo hai fatto era perché, in quel momento, non c’era altra soluzione. Se l’hai fatto era perché eri veramente disperata. O mi  sbaglio?

Hellen alzò lo sguardo e Remus notò il rossore dei suoi occhi e le lacrime pronte per scendere, si sedette accanto a lei e le passò un braccio intorno al collo, lei lo abbracciò e gli disse all’orecchio:

- Un giorno spiegherò tutto, promesso.

- Ma non avere fretta però. Fai con calma, quando vorrai parlare il sono qui. - e le baciò la fronte.

Parlarono per gran parte del viaggio della scuola, dei loro ricordi felici quando erano ancora tutti insieme e di come divennero tristi con l’arrivo di Voldemort. Dopo qualche ora Remus cadde in un sonno profondo, Hellen lo guardava meravigliata dalla dolcezza che emanava l’amico, come un bambino che dormiva. Pensò che l’ultima trasformazione doveva esser stata più violenta del solito perché sembrava esausto.  Lo coprì con una coperta che aveva trovato vicino alle valigie e uscì dallo scompartimento. Iniziò a guardare il panorama che sfrecciava fuori dai finestrini, la sera era già scesa da un pezzo e la pioggia iniziava a scendere fitta e pungente sulla campagna inglese.

Varie immagini iniziarono a comparire nella sua mente, vide i suoi amici da giovani, quando erano ancora studenti, vede il suo volto riflesso nel finestrino, come era cresciuta, chissà cosa sarebbe successo se non avesse dimenticato, se non fosse scappata o se non fosse mai tornata. In fondo la sua vita le piaceva ma quella era la sua casa, la sua vita era la magia non ….. o forse tornare era stato solo un grosso errore?

- Forse non avrei dovuto.

- Cosa non avresti dovuto?- chiese una voce famigliare.

Hellen si girò di scatto e vide Severus proprio accanto a lei, la stava scrutando con quei suoi occhi neri e attenti, con il suo sguardo che per molti era glaciale ma che lei trovava così affascinante e terribilmente seducente. Fu solo un miracolo se le sue gambe con cedettero e le parole che uscirono dalla sua gola furono chiare e sicure:

- Forse… forse non sarei dovuta tornare.

- Perché?- ma non era questo quello che pensava, voleva dirle che se non fosse mai tornata forse sarebbe morto o impazzito d’amore perché stare ancora lontano da lei voleva dire stare troppo male, sentire troppo dolore allora era meglio la morte o la pazzia.

- Ho paura…. Tanta. Sono sempre stata molto forte come ragazza, non ho mai avuto veramente paura ma ora…. ora è diverso. Sembra tutto così dannatamente nuovo, così estraneo a miei occhi.

Quanta tristezza vedeva nei suoi occhi, quanta sofferenza, voleva darle la forza di continuare, di ricominciare la sua vera vita e magari, questa volta, con lui accanto. Ma come fare? Come conquistarla?

- Da quanto sei tornata?

- Un mese. – risposta secca e precisa e che faceva star tanto male, aveva sognato Severus ogni notte dal suo “risveglio”, aveva pensato a lui ogni secondo ma non gli aveva mai scritto. E questo lo lesse nel suo sguardo, uno sguardo accusatorio, anche un po’ malinconico che sembrava le dicesse “Potevi farti sentire prima almeno!”.

- Non ti ho scritto lo so, scusami tanto. Ma…

- Ma?

- Ho avuto il terrore che tu ti fossi dimenticato di me. – bene l’aveva fatto! Ora si metterà a ridere pensando a lei innamorata come una bambina stupida, sarebbe stata la sua barzelletta per tutto l’anno.

Ma non andò così, lui la guardò con tanta di quella dolcezza che sembrava quasi surreale e fece una cosa che se uno studente l’avrebbe visto sarebbe finito schiantato lungo e disteso sul corridoio del treno, ma in quel momento non poteva pensare ad altro che a darle un po’ di conforto, così iniziò ad accarezzarle i lunghi capelli neri, poi la sua mano finì sulla sua guancia. Lei chiuse gli occhi, da quando desiderava esser toccata da lui? Non lo sapeva, probabilmente da tutta una vita. L’idea che fosse un sogno le balenò nella testa, aprì gli occhi sicura che fosse nel suo letto a sognare, invece lui era li, solo per lei, la guardava e la stava accarezzando. Non poteva esser un sogno e se lo fosse non volle mai più svegliarsi, ma era tutto troppo bello e troppo… troppo nitido per esser vero. La sua mente le stava facendo uno scherzo? Bhé se fosse così era veramente una mente crudele perché quello era lo scherzo più diabolico e doloroso che potesse farle. Aveva bisogno di sapere subito se era tutto vero, prese la mano di Severus e ,non ancora contenta mise la sua mano sulla sua bocca e gli baciò il palmo, una volta… due… tre e chiuse di nuovo gli occhi. Che bella sensazione! Che bello stare con lui!

L’altra mano di Severus le cinse la vita, mentre con l’altra continuava ad accarezzarle la guancia. Che bella pelle, pensò, così liscia, non bianca ma di quel rosa tenue che faceva un gran contrasto con i suoi capelli così neri. E i suoi baci! Che tocco leggero, dolce, erano per lui quei baci? Forse no, forse si era addormentato in treno. Come c’era arrivato lì? Ah si! Ora ricordava aveva lasciato il suo scompartimento perché dei dannati ragazzini facevano troppo chiasso e non riusciva a dormire, era uscito solo per trovare un posto tranquillo e dopo un po’ l’aveva vista sul corridoio a guadare fuori dal finestrino. Ma era diversa, così strana, non era la ragazza forte, maliziosa e, a volte, anche arrogante che conosceva, ma anche in questa veste era così bella, affascinante, dolce…. Come aveva fatto sei anni senza di lei?

- Non avrei mai potuto scordarmi di te. - disse con una voce diversa da quella che conoscevano tutti gli studenti di Hogwarts.

Successe tutto in qualche secondo Hellen gli si gettò al collo dandogli un abbraccio così forte e dolce che Severus non sarebbe mai riuscito ad immaginare. Rispose al suo abbraccio con altrettanta forza, non voleva farla andare via… non ancora. Sentiva il suo profumo entrargli nelle narici fino a riempigli i polmoni ed inebriagli la mente, il suo corpo così vicino al suo e il suo respiro sul suo collo.

Tutto era vero! Non poteva crederci, non era uno scherzo, non era un sogno. Severus Piton, l’uomo che aveva amato fin da quando aveva undici anni, la stava stringendo con tutta la sua forza, le aveva detto che non l’aveva mai dimenticata. Voleva piangere, voleva liberarsi ma non con lui! Non davanti a lui, non poteva permetterlo.

Un bacio…. solo un bacio, Severus stava impazzendo, il suo corpo, il suo profumo lo stavano facendo uscire di testa. Desiderava ardentemente baciarla, sentire le sue labbra sulle sue, aveva aspettato troppo, non ce la faceva più, moriva dalla voglia di stare con lei, voleva sentire la sua pelle sul suo corpo, su tutto il suo corpo e anche lei voleva, lo sentiva. Ma, proprio mentre si stava decidendo a baciarla, lei diminuì la stretta… si stava allontanando:

- No. – le sussurrò nell’orecchio e la strinse più forte

- Sarà meglio che svegli Remus. – disse con un sussurro – Il treno si sta fermando.

Piton guardò fuori dal finestrino, si il treno si stava proprio fermando, erano quasi arrivati. Allora anche lui lasciò la presa, le guardò il viso e vide gli occhi gonfi di lacrime, le accarezzò ancora le guance poi lei se ne tornò nello scompartimento.

Il professore guardò ancora una volta fuori dal finestrino, respirò l’aria e sentì, nuovamente il suo profumo, accennò un sorriso e tornò nel suo scompartimento a prendere le sue cose.

 

Hellen entrò nel suo vagone, si buttò su uno dei sedili vuoti, tirò indietro i lunghi capelli e fece un profondo sospiro.

- E così dietro la maschera antipatica, arrogante, saccente e superorgogliosa vi è un cuore.

La ragazza scrutò il suo amico sdraiato sulla piccola poltroncina, Lupin aveva un occhio a aperto e un piccolo sorriso beffardo dipinto sul volto.

- Idiota. – disse amaramente la donna e tornò guardare il pavimento.

- Sei ancora innamorata di lui?- chiese raddrizzandosi sulla poltrona

Non rispose, continuava a guardare per terra.

È si era ancora pazzamente innamorata si lui! Ed ora che fare?

- Sai una cosa?- disse infine Remus vedendo la ragazza in quelle condizioni – Anche lui ti vuole.

- Chi? Severus? Figuriamoci…. Remus?

- Si?

- Non dire niente a Sirius per favore, sarebbe capace di mandarmi una strilettera urlando che sono una pazza!

- Non c’è bisogno di Sirius per dirti una cosa del genere.

- Il treno si è fermato. – disse cercando di cambiare subito discorso.

 

Appena scesi dall’Espresso i due amici sentirono subito la voce tonante di Hagrid che radunava gli studenti del primo anno. Appena li vide il gigante allungò il braccio per salutarli, Hellen e Remus ricambiarono il saluto con altrettanto entusiasmo sbracciandosi e urlando come matti. Anche dopo sei anni Hogwarts era bellissima, ancora capace di lasciarti senza fiato come la prima volta. Il viaggio sulle carrozze magiche era stato così emozionante e, più sentiva che si avvicinava, più sentiva il cuore battere all’impazzata. La sala grande era addobbata come al solito, con il suo soffitto incantato che mostrava un bellissimo cielo stellato, le candele, sospese a mezz’aria, illuminavano la grande sala e faceva risplendere gli stendermi delle quattro case di Hogwarts. Niente qui era cambiato e, per la prima volta dopo un mese, Hellen non si sentiva più estranea, non si sentiva spaesata. Ora era a casa.

Conosceva benissimo quel posto, ogni passaggio segreto, ogni porta, ogni ritratto le erano famigliari e sapeva benissimo come muoversi o come comportarsi. Che bello esser tornati!

Si sedette accanto a Remus nella tavolata dei professori. Pochi di loro l’avevano riconosciuta subito, solo Silente e la McGranitt la salutarono con grande affetto ma non era questo l’importante. Gli alunni entravano nella sala in gruppi molto numerosi, ridevano e parlavano sull’estate appena trascorsa, prendevano posto nei rispettivi tavoli e poi aspettavano lo smistamento dei compagni del primo anno. Una lunga fila di giovani maghi entrò dalla porta principale e si diresse verso il cappello parlante. Uno ad uno gli studenti bagnati ed affamati vennero smistati nelle rispettive case che, secondo il magico cappello, era adatta alle sue capacità.

Ecco un altro ricordo! Lei, nella sua tunica nera, ancora bambina, lì in quella fila con i suoi nuovi amici che aspettava il suo smistamento. Aspettava con ansia il suo turno, voleva sapere, voleva sapere a cosa era destinata, quale fosse stato il suo futuro. Grifondoro! Ecco il destino era stare con Grifondoro, con i suoi amici, coraggio e intraprendenza ecco cosa aveva sussurrato il cappello nel suo orecchio.

Un sonoro applauso distolse la ragazza dai suoi pensieri.

Silente si alzò dalla sua poltrona e chiamò al silenzio:

- Ci sono un paio di novità quest’anno. Prima di tutto il professor Lupin, che ha già insegnato in questa scuola qualche anno fa, ha deciso di fare ritorno tra di noi. Ma non sarà solo quest’anno.

Piton guardò il Preside con aria stupita. Un altro professore per Difesa Contro le Orti Oscure? A cosa sarebbe servito?

- Il professor Lupin sarà aiutato dalla signorina Hellen Benter. – un piccolo applauso risuonò nella grande sala.

 

Piton la guardava mentre faceva un gran sorriso, poi mise una mano sul braccio di quell’odioso Lupin e lui… lui mise una sua mano sulla sua! La gelosia iniziò a possedersi dell’uomo, le mani iniziarono a tremare, mentre sulla sua bocca si dipingeva un ghigno orribile. Lei e Remus avrebbero passato tante di quelle ore assieme che magari… magari lei si sarebbe innamorato di quello li! No, non poteva succedere non ora che l’aveva trovata, non ora che aveva sentito in lei la stessa voglia che aveva lui di stare insieme e di amarsi. Ma… in treno lei era come scappata. Quando sembrava che tutto stesse filando per il verso giusto lei era fuggita, cosa nascondeva? Cosa non sapeva lui di così importante da allontanarla? Forse lei mentre era via si era fatta una famiglia, con un marito,dei figli.

Questa ipotesi non era stata ancora presa in considerazione dal professore che entrò subito in crisi. Doveva saperlo, doveva chiederle se si era sposata o se era fidanzata. Almeno così non si sarebbe illuso.

 

- Ma non sono solo queste le belle notizie .- continuò Silente – Il nostro caro professore di Storia della Magia, il professor Rüf, ha deciso di continuare l’eternità come ogni fantasma e così si è trovato una bella casa da infestare. Così avrete anche un nuovo professore di Storia della Magia, anzi, una nuova professoressa di Storia della Magia. La Professoressa Camilla Silvert.

La donna si alzò a salutare il pubblico di ragazzini, Hellen, come il resto dei professori, non l’aveva vista sedersi al suo posto ed era strano perché una donna così bella era da notare senza alcun dubbio. Lunghi e morbidi capelli biondi le scivolavano lungo il corpo snello, con le forme ben sottolineate dal vestito turchese che indossava. Il viso celestiale con i suoi occhi azzurri come il cielo e le guance tinte un poco di rosso per l’emozione. Hellen rimase di sasso, era veramente bella, come poteva competere con una donna così? Avrebbe fatto girare la testa a tanti uomini e a Piton non sarebbe di certo sfuggita una donna così bella. Perfino Lupin, che era sempre stato timido ed chiuso, sembrava perdersi nella bellezza di quella donna. Poteva esser una veela? Probabilmente una sua antenata doveva esserlo perché tutti i ragazzi della scuola e i professori la scrutarono per tutta la cena.

Che tristezza! Ora che aveva trovato Severus, rischiava di perderlo per una donna, anzi un angelo perché la sua bellezza non poteva esser inferiore a quella di un angelo. Non guardò l’uomo che amava per tutta la sera, le si spezzava il cuore solo al pensiero di lui che la fissava con la speranza di rivolgerle almeno la parola. Finita la cena la donna ebbe il coraggio rialzare gli occhi dal piatto, la bella professoressa stava parlando con  il Preside mentre tutti gli altri morivano di invidia. La vide girarsi e accennare un saluto con la mano ma non era rivolto a lei si girò e vide Severus rispondere al saluto alzando il calice della sua bevanda.

Infuriata e tremendamente gelosa Hellen si alzò di scatto dalla sua sedia e tirò due pugni sul tavolo:

- Io vado nel mio alloggio, sono stanca.

- Posso accompagnarti? – chiese Severus alzandosi anche lui. La ragazza stava per rispondergli quando Camilla arrivò di colpo dietro le sue spalle.

- Non è che potresti accompagnare me? È la prima volta che vengo a Hogwarts e potrei perdermi. – disse in tono mieloso.

 

Piton era confuso, cosa voleva quella bionda da lui? Voleva solo parlare con Hellen, farle qualche domanda e lei perché si intrometteva nel discorso? Guardò Hellen e vide qualcosa nei suoi occhi verdi qualcosa che non vedeva da tempo…. Disprezzo, il disprezzo che provava per quella donna le si leggeva in viso, ma per quale motivo? In fondo lei era molto più bella di quella Camilla stava per dirle di andare al diavolo, che lui non avrebbe mai accompagnato una donna così altezzosa in nessun posto di Hogwarts quando lei gli si accattò al braccio e disse:

- Allora siamo d’accordo! Non ti dispiace vero Hellen?

La donna lanciò prima un occhiata d’odio a Camilla e poi anche al povero Severus che si era trovato in mezzo a due fuochi.

- Non c’è problema!- disse irritata – Tanto io conosco la strada. Ed è lontana anni luce ad te!- disse guardando Piton dritto negli occhi. E se ne andò camminando in tutta fretta, con il mantello che le svolazzava davanti, per molti ricordò Piton mentre camminava infuriato per i corridoi e per altri sembrava una bomba sul punto di scoppiare.

 

Lupin guardava la scena divertito, due donne, un uomo. Chi avrebbe vinto? Hellen sicuramente, era brava a combattere e oggi, mentre scagliava la sua rabbia su Severus, sembrava tornata la donna testarda, impulsiva e orgogliosa di sempre.

“ Ben tornata Hellen” pensò il giovane mentre beveva il suo succo di zucca.

 

Hellen entrò infuriata nella sua camera, sbatté la porta, si tolse il mantello e lo gettò dall’altra parte della stanza, poi prese il cuscino e gli fece fare la stessa fine del mantello, tutto quello che trovava lo scaraventava da una parte all’altra della stanza maledicendo il giorno in cui si innamorò di Severus, maledicendo la povera, piccola, professoressa Silvert che poteva perdersi da un momento all’altro.

Quando la rabbia diminuì la donna si sedette sul letto,  tirò in dietro i capelli e sbuffò. Che idiota, ingelosirsi così davanti a tutti, che figura da imbecille! Ma Piton! Severus non aveva fatto niente per togliersi di torno quella donna così mielosa, appiccicaticcia di torno. Era rimasto immobile con lei attorno al suo braccio che gli chiedeva se poteva accompagnarla a fare un tour del castello. Eccola di nuovo la rabbia che saliva, allora Hellen di alzò di nuovo dal suo letto e ricominciò a scaraventare i suoi oggetti nella stanza.

 

La mattina dopo la ragazza scese per la colazione quando era semi deserta, al tavolo dei professori non c’era nessuno. Si sedette e diede un ultima occhiata per assicurarsi che né Piton ne la Silvert fossero nelle vicinanze. Aveva dormito poco e male durante la notte, sentiva il peso del sonno sulle sue palpebre ma, tra poco, sarebbe iniziata la lezione e non poteva perdersi proprio la prima! Si sforzò nel magiare qualcosa per svegliarsi un attimo ma non migliorò molto le cose, si svegliò subito  appena sentì una risata famigliare provenire dall’entrata della sala. Alzò subito lo sguardo e rimase di pietra, Piton stava entrando a far colazione con quella smorfiosa di Camilla e… e ridevano di gusto!

Lasciò il suo pasto incompleto sulla tavola e si incamminò verso l’uscita ma non poteva evitarli così se li trovò davanti.

Camilla la notò subito e non perse tempo nel sottolineare la sua faccia esausta.

- Non ho dormito bene questa notte. Non sono stata molto bene.

- Bhé cara, allora vai a farti curare perché non troverai mai marito se ti presenti la mattina con quella faccia!

- Perché tu con la tua bella faccia hai trovato marito?- l’espressione di Camilla cambiò subito, aveva colpito il suo punto debole? Probabile sicuramente una cosa l’aveva capita, Camilla aveva messo gli occhi sul suo uomo fin dalla prima volta che lo aveva visto ma lei non se lo sarebbe fatto scappare tanto facilmente.

- Bene visto che non hai più niente da dire. Vi auguro una buona giornata. – e se ne andò.

Severus la guardò uscire da quella stanza con un gran macigno nel cuore, voleva seguirla ma quella donna le stava sempre appiccicato, non poteva mandarla al diavolo, l’aveva promesso a Silente la sera prima e Hellen non voleva parlargli. Venne trascinato via da Camilla fino al tavolo per far colazione.

Maledì quella sciocca e pensò solo alla sua Hellen per tutta la colazione.

 

Proprio come la sera precedente Hellen entrò nell’aula di Difesa Contro le Arti Oscure infuriata, forse più con se stessa che con Piton, e sbattendo la porta. Lupin alzò lo sguardo e, vedendo l’amica così infuriata, corrugò la fonte chiedendosi cosa fosse successo.

- Io quella non la sopporto più!- urlò mentre buttava i libri sulla cattedra.

- Chi?- chiese curioso l’amico.

- Come chi? La signorina Perfettina! Con i suoi capelli perfettini, il suo viso perfettino, i suoi occhi perfettini….

Remus iniziò a ridere, non poteva crederci Hellen gelosa di Camilla! Era troppo divertente, in quella veste non l’aveva mai vista ed era uno spasso! Ma smise subito appena vede l’occhiata carica di odio che gli lanciò.

- Sei veramente gelosa?

Hellen sbuffò, gli girò le spalle e si appoggiò alla cattedra con le braccia conserte. Lupin si alzò e le andò davanti.

- Allora sei gelosa? Di Piton?

- Cosa c’è di male? Lei è bellissima io….

- Anche tu. – le disse mentre le sistemava una ciocca di capelli.

- Non posso competere con lei.

- Non è la Hellen che conosco quella che sta parlando. Dov’è finita la tua grinta? Una volta non ti facevi intimidire da niente e nessuno.

Un sorriso sarcastico si formò sul viso della giovane:

- Una volta forse…. Ora….

- Non puoi fare così!- ora era arrabbiato e le stava stringendo le spalle – Dove sono finite tutte le tue arti per sedurre? Non avevi rivali in amore, eri fatta così su tutto, se volevi una cosa l’avevi! E ora? Cosa c’è di diverso?

- Ma Remus tu non sai… tu non puoi….- si coprì il viso con le mani cercando di non piangere.

- A volte sembri proprio Severus.

- Cosa?!

- Acida, orgogliosa, testona...

- Non sono sempre così. - disse col muso

- Ma quando sei arrabbiata sei proprio intrattabile!

- E’ lui che mi fa uscire dai gangheri! Lo odio quando fa lo scemo con quella biondina!

Remus l’abbracciò e le sussurrò:

- Povera sciocchina! Come te lo devo dire che anche lui è pazzo di te!

Hellen si asciugò gli occhi e prese un foglio di pergamena dalla cattedra:

- Avanti cosa c’è in programma oggi?

 

Piton era nervoso, molto nervoso. Camilla gli stava mettendo i bastoni tra le ruote con Hellen che, in più, era furiosa con lui. Non capiva il motivo ma lo aveva intuito fin dalla sera precedente e anche questa mattina a colazione Hellen gli aveva lanciato certe occhiatacce da far gelare il sangue. Era in classe, seduto alla sua scrivania mentre guardava gli studenti che preparavano la pozione in programma. Ma non poteva non pensare a lei e alla sua rabbia, in poche ore aveva visto la furia di Hellen e aveva riconosciuto la donna  forte di sei anni fa.  Doveva scaricare un po’ di rabbia, si alzò di scatto e guardò con soddisfazione il terrore negli occhi dei suoi studenti. Iniziò a fare un giro tra i calderoni per controllare le pozioni.

- Che cos’è questa roba?- chiese minaccioso ad un povero studente del secondo anno di Tassorosso – Doveva esser di colore verde, la tua è arancione! Meno cinque punti! E questo?- disse osservando un tavolo di lavoro  - Non deve esserci questo disordine! E queste radici ti sembrano tagliate a dovere? Altri cinque punti in meno. E tu? Hai aggiunto la coda di lucertola del deserto?

Il povero ragazzino lo guardò dritto negli occhi e cercò di dire qualcosa ma la voce non usciva dalla gola dello studente così accennò un leggero “no” con la testa.

- No vero?- disse mentre faceva uno dei suoi sorrisi maligni -  E’ l’ingrediente fondamentale razza di stupido! Altri dieci punti in meno. Totale venti punti in meno per la vostra superficialità e disordine nel lavorare.

Si sentiva meglio, proprio quello che ci voleva ma… ma Hellen era ancora lì, appollaiata nei suoi pensieri e, appena si sedette, ricomparve subito e lui tornò nella malinconia. Doveva parlarle, subito anche altrimenti rischiava di perderla e questa volta non sarebbe più tornata. Ma cosa dirle? In fondo non sapeva il motivo di tanto odio, avrebbe potuto costringerla ad ascoltarlo ma avrebbe solo peggiorato le cose. I piano andava pensato bene e senza l’intrusione improvvisa di quella stupida di Camilla a rovinare tutto un’altra volta.

 

Camilla non aveva lezione per quella giornata, passeggiava per i giardini del castello.

Odiava quella scuola, piana di mezzosangue, con quel babbanofalo si Silente, ma aveva una missione molto importante da cui dipendeva la sua stessa vita. Aveva trovato la sua vittima e ora doveva fare in modo di darla all’uomo che desiderava che morisse, all’uomo cha sapeva chi era stato il traditore anni fa. Si sedette su una panchina di pietra davanti al lago, coma fare? Silente era furbo, Piton era furbo ma lei aveva trovato il punto debole della sua piccola ed indifesa vittima… l’amore. Era follemente innamorata e lei avrebbe fatto di tutto per distruggere questo amore e per portare questa persona che l’aveva pagata. Fece un sorriso gelido verso il lago e rise pensando alla fine di quella povera donna.

 

La giornata finì, Hellen era nel suo alloggio, sdraiata sul letto a pensare. Remus aveva ragione! Si stava rammollendo, dov’era la Hellen che aveva combattuto sei anni fa? La Hellen coraggiosa, la Hellen guerriera, la Hellen amante… amante ma di chi? Ecco che tornava Severus, si di lui voleva esser l’amante, doveva esser con lui in questo momento, cosa ci faceva li?

Decise di agire, si alzò e si guardò allo specchio, i sistemò i capelli e aprì la porta della sua camera. Camminava in tutta fretta per i corridoi della scuola, scese le scale di corsa e si diresse ai sotterranei. Ricordava perfettamente dove si trovasse la stanza di Piton e la trovò senza difficoltà. Bene ora era li davanti alla sua porta, il cuore iniziò a battere più forte del dovuto e le gambe sembravano per cederle. Dove avrebbe trovato li coraggio di bussare? Magari stava dormendo? Un rumore provenì dall’interno della stanza, no era sveglio. Hellen vide la sua mano alzarsi e avvicinarsi alla porta per bussare, ma cosa dirgli? La mano scese lungo il fianco della ragazza che rimase li a fissare la porta per qualche secondo, poi se ne tornò suoi passi dandosi della stupida ragazzina senza spina dorsale.

 

Piton uscì dal suo alloggio di corsa, doveva andare da lei, doveva vederla parlarle e, magari, dirle che l’amava. Si girò verso il corridoio quando la vide mentre si allontanava non ci pensò due volte e la chiamò. Lei si fermò, lentamente girò la testa e vide l’uomo a qualche metro da lei. Piton vide una luce particolare nei suoi occhi verdi, la stessa che vide sul treno. Hellen si stava avvicinando, il cuore di Piton batteva all’impazzata, iniziava a sudare e aveva la gola secca ma cercò di avere un aspetto normale.

- Ciao Severus. – disse la donna dolcemente

- Cosa ci fai qui?

- Volevo parlarti ma avevo paura che dormissi. Tu perché sei uscito dalla tua stanza?

- Ti volevo parlare pure io. Entra ti prego. – disse mentre indicava la stanza.

Hellen entrò nella stanza dell’uomo, tutto sembrava proprio come il resto dei sotterranei, pareti di pietra grigia e fredda ma coperte da tante librerie stracolme di libri, mensole ricche di boccette colorate, la scrivania era carica di pergamene e compiti da correggere.

Severus le indicò una poltroncina dove sedersi, un colpo di bacchetta e accese il fuoco che emanò un gran calore per tutta la camera. Hellen guardava le fiamme che ardevano e bruciavano nel caminetto, quanto avrebbe voluto stare tra le braccia di quell’uomo, quando avrebbe voluto baciarlo ma chissà ora bisognava solo aspettare.

- Allora cosa volevi dirmi?- chiese Severus sedendosi su una poltrona davanti a lei.

La ragazza prese un bel respiro e iniziò a parlare:

- Io… io volevo solo scusarmi per come mi sono comportata in questi giorni. Non sono stata del tutto amichevole nei tuoi confronti. Ho perso il controllo, ti prego perdonami.

- Certo che ti perdono,- disse l’uomo con una tale dolcezza da far quasi svenire Hellen – a dir la verità io…si forse io ho lasciato che Camilla….

- Camilla?- chiese sorpresa – Vi conoscete da due giorni e vi chiamate già per nome?

- Hellen ma cosa?

La ragazza si alzò di scatto furibonda:

- Pensavo che tu ti comportassi da gentil uomo con lei solo per fare un favore a Silente ma ora… le cose sono cambiate!- e si indirizzò alla porta sperando di non crollare.

Severus si alzò e corse dietro la ragazza, le prese un polso e la costrinse a girarsi poi la guardò negli occhi, voleva vedere cosa c’era realmente, voleva cosa facesse così imbestialire la ragazza che tanto a amava. Gelosia… pura e semplice gelosia ecco cosa spingeva Hellen a chiedergli scusa e poi a disprezzarlo pochi secondi dopo. I suoi occhi scintillavano ma c’erano tante sensazioni che gli davano quella luce, le vedeva tutte, gelosia, rabbia, passione, amore ma c’era qualcosa che non riusciva a capire, uno strano velo che, in qualche modo, costringeva Hellen ad allontanarsi da lui.

- Pensi che lasci andare via come sul treno?- le chiese – Sei anni sono passati da quando ti ho aiutata, sei anni a cercarti in ogni angolo di questa dannata terra, sei anni a pregare, sperare che tu tornassi. E ora che sei qui, ora che posso amarti tu scappi? Perché? Cos’è successo Hellen? Cosa mi nascondi? Cosa non so del tuo passato?

- Non posso Severus, non  riesco neppure a guardarti negli occhi senza provare vergogna e repulsione nei miei confronti.

L’uomo lasciò andare il polso della ragazza e la strinse più forte che poteva, non se ne sarebbe andata, non ora…. non adesso. La guardò, di nuovo, negli occhi e vide le lacrime che scintillavano pronte a scendere sulle sue candide guance, con le mani le asciugò le lacrime appena nate e la baciò. Un lungo bacio appassionato, un bacio d’amore…. Un amore che aveva aspettato anche troppo prima di venire allo scoperto. Lui la desiderava, la voleva tra le sua braccia, voleva averla tutta per se, voleva che restasse, voleva fare l’amore con lei più di ogni altra cosa al mondo. Piton le slacciò i primi bottoni della veste che portava, il collo e una spalla si scoprirono e lui iniziò baciarli in preda ad una tempesta di emozioni e con passione. Baciava quella pelle come se fosse affamato, mai sazio continuava, la stringeva e la baciava e lei si stava lasciando andare, aveva iniziato a slacciargli il mantello nero ma poi… poi si fermò e lo respinse.

Iniziò a piangere, si nascose il viso tra le mani e sussurrò:

- Non posso. Mi dispiace. – corse via, lasciando l’uomo solo nella sua stanza.

 

I giorni a Hogwarts passavano inesorabili, Hellen non rivolse più la parola a Piton non per rabbia ma per vergogna, aveva sprecato la sua occasione ed ora era troppo tardi, lo sapeva, lo sentiva l’aveva perso… per sempre.

- Camilla accomodati è tutto tuo!- continuava a pensare.

Cercava di tenere la tristezza dentro di se ma non era facile, stava per perdere il controllo, scendeva nella sala grande quando non c’era ormai più nessuno, andava nell’aula dei professori quando era vuota o quando non c’era lui nelle vicinanza. Evitava i sotterranei e i corridoi che portavano all’aula di Storia della Magia. Il pensiero di averlo perso era terribile e soffriva tantissimo, aveva il cuore a pezzi e voleva parlare con qualcuno, qualcuno che capiva o che non guardava Severus solo come Piton il Magiamorte.  Voleva un consiglio e poi c’erano i suoi amici, forse era arrivata l’ora di spiegare tutto a loro, il suo passato, la sua fuga. Era arrivato il momento di spiegare, di raccontare una storia triste e difficile. Voleva dire aprire una ferita che sanguinava ancora, ma, infondo, era la cosa giusta da fare ora.

 

La notte di Halloween arrivò, la grande sala era addobbata come sempre, centinaia di zucche volteggiavano a mezz’aria, il soffitto rispecchiava un cielo in tempesta ma l’atmosfera che si respirava era di festa e voglia di divertirsi. Erano già tutti di sotto a rimpinzarsi di dolci e leccornie quando Hellen entrò. Tutti i professori rimasero a guardarla mentre entrava a testa alta e con un sorriso in volto, aveva un vestito nero bordato d’argento, il busto era molto attillato mettendo in risalto la vita sottile della ragazza e il seno, non era tutto completamente nero perché vi era una parte di raso semi trasparente proprio sul decolté, la gonna era fatta i raso e seta più ampia rispetto al busto ma metteva in risalto ugualmente le forme della ragazza, i capelli, che poetava sempre sciolti, erano stati arricciati e racchiusi in una folta coda, che scendevano  sul mantello argentato proprio come i bordi della veste.

Remus fece quasi cadere il suo bicchiere, il professor Vitius quasi cadde dalla sua seggiola e Piton rimase di sasso. Era stupenda, una visione celestiale in quel vestito, un bellissimo angelo nero. Per la prima volta dopo mesi Hellen si sedette accanto a Severus e iniziò il suo pasto.

- Sei bellissima. –le disse dopo aver trovato il coraggio di parlarle.

- Grazie. – rispose lei arrossendo

 

Camilla li guardava con odio, li aveva visti avvicinarsi, li aveva allontanati ed ora si stavano riavvicinando nuovamente, cosa poteva fare? Era ora di chiamare il suo padrone? No, meglio aspettare, sicuramente si sarebbe rovinata con le sue stesse mani. In fondo la verità prima o poi sarebbe venuta a galla da sola, solo allora il suo padrone sarebbe tornato a vendicarsi di quella…di quella traditrice.

 

Alla fine del pasto Remus guardò l’amica che capì subito dove stesse andando, la luna piena stava arrivando e lui doveva bere la sua pozione, per poi chiudersi in camera.

Hellen si alzò e andò verso l’amico che stava per andare via.

- Sono preoccupato per te. - disse Remus, riferendosi a Piton.

- Me la caverò. Stai tranquillo. –lui le diede un bacio sulla guancia e guardò Severus mentre lo fissava con odio, sorrise e aggiunse – L’hai lasciato di stucco questa sera. Sei bellissima. – e se ne andò.

La ragazza tornò al suo posto e guardò Severus mentre guardava Lupin allontanarsi, sorrise all’idea di Piton geloso. Gli mise una mano sul braccio e gli chiese nell’orecchio:

- Ti va una passeggiata?

Un brivido di piacere scosse il professore che guardò la giovane dritto nei suoi occhi verdi, si alzò e le porse il braccio. Hellen fece una piccola risata maliziosa ed uscirono nei giardini di Hogwarts.

Faceva freddo, molto freddo e Hellen rabbrividì subito.

- Vuoi rientrare?- le chiese

- No, è bello qui di sera. C’è così tanta pace e tranquillità.

- Già.

Continuarono a camminare per il parco senza mai parlare, fino a quando non si resero conto di esser arrivati ai confini della foresta proibita. Hellen lo trascinò fino al tronco di un albero poi iniziò a togliere il muschio che si era formato in tutti quegl’anni. Piton la guardava curioso, cosa poteva esserci di così importante nel tronco di quell’albero? Poi vide che le sue mani iniziarono a pulire qualcosa come una scritta, anzi per esser precisi un’incisione fatta molti anni fa. La ragazza pulì bene tutta la scritta e poi spinse Piton a leggere quello che c’era scritto: “Al mio Severus, con tanto amore Hellen.”. Lui la guardò meravigliato quanti anni poteva avere quella frase?

- L’ho incisa l’ultimo anno. – disse notando la sua curiosità – Speravo di fartela leggere un giorno.

Lui la prese tra le braccia e la baciò con passione.

- Non scapperai come l’altra volta vero?- le chiese sperando, pregando che stesse con lui.

Lei scosse la testa, lo abbracciò e gli sussurrò dolcemente nell’orecchio:

- Questa sera sono tua.

Lui la guardò, la prese per mano e si indirizzarono nel suo alloggio.

Quando a porta della camera si Severus si aprì entrarono due amanti in preda ad una focosa tempesta di emozioni, si baciavano freneticamente, lui cercava in tutti i modi di togliere il vestito senza danneggiarlo ma gli tremavano le mani e faceva una gran fatica così dovette fare a lei, le sciolse i capelli e si perse nel loro profumo.  Andarono sul letto insieme, lei rispondeva ai suoi baci alle sue carezze con altrettanta  passione, la voglia di stare insieme era tanta ed oramai era troppo tardi per reprimerla.

Qualche ora dopo erano ancora nel letto abbracciati, lei poggiava la testa sul petto di lui e con una mano gli accarezzava dolcemente torace mentre lui le accarezzava i capelli.

- Ho sognato di stare tra le tue braccia per anni. – disse lei rompendo il dolce silenzio che si era creato.

- Veramente?

- Non immagini quanto sto bene qui con te. - e gli baciò un piccolo pezzetto di pelle.

- Hellen…

- Dimmi Severus.

- Ti amo.

Hellen lo guardò e fece un gran sorriso, poi lo baciò, lui l’abbracciò e ricominciò a morderle la pelle così che i due si fecero prendere di nuovo dalla passione.

 

La mattina era soleggiata, fresca, un raggio di sole entrò dalla piccola finestrella della stanza del professore di pozioni e colpì la ragazza che dormiva beatamente tra le braccia del suo uomo.

Piton era nel bel mezzo di un sogno quando qualcuno urlò:

- Cavolo!

L’uomo aprì gli occhi e si sedette sul letto, Hellen era avvolta in un lenzuolo e cercava i propri vestiti per la stanza.

- E’ tardissimo!- disse mentre ripescava la gonna da sotto il letto – Devo anche cambiarmi, non posso fare lezione con i vestiti di ieri sera!

- Puoi anche non andare,- disse Severus – sei solo l’assistente. Remus se la saprà cavare benissimo.

- No, non lo conosci. Capirà subito dove ho passato la notte appena metterò piede in aula. A volte mi fa paura quel ragazzo sembra che riesca a leggermi nel pensiero. E poi ieri sera c’è stato li plenilunio sarà sicuramente stanco, oggi non posso proprio non mancare. Hellen si guardò nello specchio per vedere se era presentabile almeno fino al tragitto per la sua stanza poi corse fuori sbattendo la porta.

Severus ci rimase male non l’aveva neppure salutato ma poi lei rientrò di corsa in camera e si buttò sul letto e gli diede un bacio.

- Ti amo tantissimo. – disse con sorriso, un altro bacio e corse fuori di nuovo. Severus guardò la porta poi si buttò nel letto, non aveva lezione quel giorno quindi poteva permettersi ancora un po’ di riposo, respirò il profumo della ragazza che aleggiava ancora nella stanza e si addormentò con un sorriso.

 

- Allora Camilla come vanno le cose?- chiese una voce dal caminetto della stanza della Silvert

- Hanno passato la notte insieme. - rispose con voce fredda e crudele

- Bene.

- Bene? Non capisco Signore…

- Dalle la felicità ora, quando tutti sapranno la verità preferirà morire piuttosto che tornare al castello. Piton la disprezzerà al punto da odiarla. Lei è troppo preziosa per me vedi di non perderla d’occhio.

- Certo Signore. – una risata invase la camera e Camilla bevve un sorso di the.

 

Le giornate divennero corte, l’inverno era gelido e il suo vento era pungente ma per Severus e Hellen era solo una scusa in più per stare sempre più vicini, sempre più abbracciati. Erano felici, dopo tanto tempo erano, finalmente felici, Piton non poteva ancora credere che la donna che aveva sempre amato le stava vicino, mentre Hellen sentiva che poteva fare qualsiasi cosa con lui accanto. Un pomeriggio Hellen scese da Piton per prendere la pozione di Remus, bussò alla porta dell’aula di pozioni ma nessuno rispose, così l’aprì e vide Severus addormentato sulla cattedra. Doveva essersi appisolato mentre sistemava la pozione da spiegare agli studenti ma lei conosceva la pozione che doveva prendere così riconobbe subito il calice con dentro un liquido arancione fumante sulla scrivania. La prese senza far rumore ma non poteva lasciare Severus così prese un rotolo di pergamena e vi scrisse delle frasi e la mise al posto del calice in modo che lui la trovasse appena sveglio. Gli diede un bacio sulla nuca e uscì dalla stanza in punta di piedi. Appena svoltò l’angolo per dirigersi nella stanza si Remus si trovò la faccia sorridente ed angelica di Camilla. L’odio per quella donna non era mai diminuito in questi mesi e Hellen preferiva schivarla piuttosto che parlarle.

- E’ la pozione per Remus?- chiese guardando il calice.

- Mi piacerebbe parlare con te ma Remus ha bisogno della medicina. Quindi se non ti dispiace… – la oltrepassò.

- Sai, ti ho lasciata fare con Severus.

Hellen si voltò di scatto:

- Cosa?

- Credevi veramente di poter vincere contro di me? Ti ho lasciato il campo libero solo per divertirmi un po’. Ma ora… è meglio che ti togli tesoro il tuo momento è finito. - il suo sguardo divenne glaciale ma Hellen non tolse lo sguardo, anzi lo ricambiò con altrettanto odio.

- Senti biondina. Io non so cosa tu abbia in mente ma sappi che posso distruggerti in un attimo non ti rendi conto dei miei poteri.

- Oh ma io ti conosco bene, Hellen. E so anche il tuo piccolo segreto.

La ragazza impallidì, come faceva a conoscere il suo segreto?

- Come… come lo sai?

- Ho le mie fonti. E ora ti conviene stare attenta prima che spifferi tutto a qualcuno. Nessun uomo mi ha mai resistito e credimi Severus non è diverso dagli altri. - e se ne andò.

 

Piton si svegliò, si era addormentato mentre rileggeva un tema. La pozione di Remus non c’era ma il suo posto c’era un rotolo di pergamena, lo aprì. Riconobbe subito la calligrafia di Hellen e lesse il bigliettino: “Dormivi così bene che non ho avuto il coraggio di svegliarti. Ho preso la pozione per Remus, sei un angelo! Ti amo Hellen P.s: ti aspetto questa sera nel mio alloggio, non farmi aspettare troppo!”

Un angelo lui? Questa era la prima volta che qualcuno lo chiamava angelo. Da quanto lui e Hellen si erano dichiarati amore sentiva un gran calore nel cuore, quel cuore che  era stato tanto freddo per anni. Finalmente qualcuno che lo amava e che lui stesso amava! Ora la vita non poteva che andare per il verso giusto, si amavano, volevano stare insieme e qualsiasi costo e nessuno li avrebbe separati. Questa sera nella sua stanza? Ci sarebbe andato sicuramente stava già contando con impazienza le ore che li separavano.

 

- Fa schifo questa pozione!- disse Remus mentre la finiva – Bisogna dire a Piton di sistemare il sapore.

- Quante storie! Peggio dei bambini.

- Hellen è successo qualcosa?- ecco, di nuovo, Remus aveva capito che c’era qualcosa che non andava ma come diavolo faceva?

- No tutto bene è solo…

- Solo…?

- Niente non preoccuparti.

Se solo non si fosse trasformato quella notte Lupin sarebbe corso sa Severus a chiedere spiegazioni ma non poteva uscire dalla camera, quindi non poteva che aspettare ma aveva una strana sensazione nel cuore. Un strano presentimento che avrebbe cambiato la vita di tutti loro.

 

- Verrai a Hogsmeade questo week end Hellen?- chiese Minerva nella sala dei professori.

- Non credo Minerva, Remus ha avuto una nottataccia ed è esausto…

- Quanto mi dispiace. – disse Severus alle sue spalle – Si è morso una zampa? – e si sedette accanto alla ragazza e aprì un grosso libro della biblioteca.

- …. e poi un certo mago che conosco non ha intenzione di stare una giornata con me. - disse ad alta voce e facendo un cenno con la testa verso Severus.

- Ne abbiamo già parlato. – disse l’uomo senza alzare lo sguardo dal proprio libro.

- Si lo so, quindi penso di mandare un gufo a Sirius così magari verrà a trovarmi. Non l’ho ancora visto….

A sentire quel nome Piton alzò la testa di scatto:

- Chi chiami?

- Sirius, magari può arrivare un giorno prima così mi accompagna lui a Hogsmeade. – Hellen fece l’occhiolino alla McGranitt che stava tentando di soffocare una risata.

- Ti porto io. – disse Piton.

- Sicuro? Non avevi detto che dovevi finire urgentemente di valutare dei compiti?

- Posso farlo stasera così ti accompagno, in fondo non vedi quel posto da anni.

Minerva si alzò per andare a lezione sorridendo e ringraziando gli dei per aver fatto trovare a Piton una donna che gli calmasse un po’ quel suo caratteraccio.

- Grazie. - sussurrò Hellen all’orecchio del professore – Come posso ricambiare il favore?

- Se stasera vieni da me te lo dico.

- Proposta allettante ma… non dovevi finire di correggere i compiti?

- Quelli possono aspettare…. Io no.

 

Hellen e Piton stavano girando Hogsmeade da ore, lei voleva vedere tutto, non voleva perdersi niente. Veniva assalita dai ricordi della sua fanciullezza e Severus la guardava meravigliato. Conosceva quella donna da anni eppure ogni giorno trovava qualcosa di nuovo, una nuova sfaccettatura del suo carattere. Oggi sembrava una bambina ed era bellissimo guardarla mentre rideva e vedere nei suoi occhi quella luce di gioia che sembrava spenta da qualche giorno. Sentiva che c’era qualcosa che turbava la sua donna, qualcosa di grosso, qualcosa che successe quando prese la pozione per Remus dal suo studio.

Ad un tratto Piton si sentì trascinare, Hellen lo aveva preso per mano e lo stava portando a Mielandia. Severus odiava Hogsmeade, strade affollate, gente che ti spintona e che chiacchiera ad alta voce…. Perché si era lasciato convincere? Cavolo quella donna era capace di annebbiargli la mente ma l’idea di vederla passare una giornata con il suo più acerrimo nemico, Sirius Black, lo faceva rodere dalla gelosia. Uscirono dal negozio con un sacchetto pieno di dolci, Hellen era contenta e non si era ancora accorta che aveva tenuto fino ad allora la mano a Severus. Cercavano di dare meno nell’occhio davanti al pubblico, anche se la maggior parte dei professori avevano capito che tra di loro c’era del tenero, ma in, quel momento, aveva agito di istinto e non le era neppure passato per la mente i possibili commenti che avrebbero fatto i loro colleghi se li avrebbero visti mano nella mano.  A malincuore iniziò ad allentare la presa e a lasciar la mano di Severus libera ma, con un rapido gesto, Piton la strinse più forte per non farla andare via, Hellen sorrise e strinse la sua mano attorno a quella dell’uomo.

Un vento freddo iniziò a soffiare per tutto il villaggio, colpendo anche i due amanti, la ragazza si avvicinò ancora di più a Piton cercando un po’ di calore. Per tutta risposta Severus le mise al collo la sua sciarpa ma, vedendo che non smetteva di tremare, le mise un braccio intorno al collo coprendola con il mantello. Lei fece passare un braccio dietro la sua schiena e l’abbracciò. Andarono davanti alla Stamberga Strillante e lei si perse, di nuovo, nei suoi pensieri:

- Un galeone per ogni tuo pensiero…. – disse Severus

- Mi sembra di rivedere noi sei in questo posto…. Quando i ragazzi si trasformavano per far compagnia a Remus… mi ricordo che io e Lily non dormivano per paura che qualcuno li scoprisse. E poi quando quello scemo di Sirius ti fece quello scherzo stupido! L’avrei strangolato con le mie mani! Se non fosse stato per James forse non saremmo qui… insieme.

Severus alzò gli occhi al cielo e sbuffò:

- Un altro favore da ricambiare a quel Potter! Ma quando finirà questa tortura?

Hellen lo strinse più forte.

- Ti va di vedere una cosa?- gli domandò.

Hellen era molto curiosa per natura e lo era ancora di più quando si trattava di Severus, si lasciò condurre fino ad un posto completamente nuovo per lei. Una collina, una bellissima collina con qualche albero in cima. Salirono fino agli alberi e, la ragazza, rimase stupefatta dal bellissimo panorama che le mostrava quel posto, tutte le case, le strade i negozi visti dall’alto e imbiancati dalla prima neve, proprio come una di quelle cartoline natalizie che si trovavano nelle botteghe. Piton sia appoggiò al tronco di un albero, lei gli mise le braccia intorno al collo mentre lui l’abbracciava coprendola col mantello.

- Quando venivamo a Hogsmeade mi rifugiavo qui a studiare.

Hellen gli sistemò una ciocca ribelle di capelli e lo guardò nei suoi occhi neri e tanto profondi:

- Io mio uomo solitario e tenebroso…

Lui si chinò per baciarla, silenziosamente, anche lei si preparò per ricevere uno dei baci appassionati di Severus… mancava poco, molto poco, un centimetro e si sarebbero baciati quando…

- Hellen! Severus! Ma dove siete?- i due si allontanarono e si guardarono intorno.

Minerva li chiamava, era tardi e dovevano tornare al castello, i due scesero per la collina e si incamminarono dietro alla professoressa consapevole di averli interrotti in un momento alquanto delicato. Hellen fece una piccola risata e Piton chiese cosa c’era di divertente in quella situazione:

- Ci stiamo comportando come due ragazzini che sono stati colti in fragrante. – rispose – Non siamo un po’ troppo cresciuti per avere paura dei professori?

Lui ci pensò su qualche secondo poi fece una dei suoi sorrisi indecifrabili e la riavvolse nel suo mantello.

Tornati a Hogwarts Severus ed Hellen volevano stare un po’ soli per riprendere da dove erano stati interrotti sulla collina ma Remus aveva urgentemente bisogno di parale con l’amica e quindi la loro seratina romantica era rinviata.

 

Piton entrò nella sua stanza esausto, Hogsmeade non gli era mai piaciuta ma quella giornata insieme e lei era stata fantastica. Si era buttato sulla poltrona davanti al caminetto e si stava appisolando cullato dal tepore del fuoco, avrebbe voluto dormire un po’, magari poteva salire nella camera di Hellen più tardi… sarebbe stato un finale perfetto. Sentiva il sonno arrivare, appesantirgli le palpebre, si stava lasciando proprio andare…

- Era ora che tornassi. – disse una voce melodiosa dentro la stanza. Severus si destò e si alzò di scatto dalla poltrona avrebbe punito chiunque fosse stato tanto sciocco da entrare nella sua stanza mentre lui non c’era. Si guardava attorno cercando l’intruso e pensando alla punizione giusta, nella penombra della camera il professore scorse un ombra sul letto. Socchiuse gli occhi cercando di mettere a fuoco per capire chi fosse, la figura sul letto si alzò e Piton riconobbe un corpo da donna. Forse Hellen gli aveva fatto una sorpresa? No, non avrebbe potuto avvicinarsi alla camera senza che lui l’avesse vista. Ma allora chi era? La donna avanzava e man a mano che la fioca luce del caminetto la illuminava lui iniziò a riconoscerla.

- Camilla!- esclamò esterrefatto. La donna indossava solo un succinto abito bianco semitrasparente che lasciava ben poco all’immaginazione, i capelli biondi le ornavano il viso roseo appena truccato. – Cosa ci fai qui?- domandò mentre si allontanava il più possibile da quella donna. Ma lei lo seguiva scavalcando gli ostacoli che lui le metteva tra i piedi.

- Ti aspettavo.

- Hai bisogno di qualcosa?- ormai era con le spalle al muro e quella maledetta continuava ad avvicinarsi.

- No, volevo vederti… ti dispiace?- disse mentre gli metteva le braccia intorno al suo collo.

- Camilla ti prego potrebbe entrare Hellen da un momento all’altro e se ci vede cos..- ma non finì la frase, Camilla lo stava baciando.

Dopo i primi momenti i stupore Piton respinse subito la ragazza ma non abbastanza velocemente… guardò subito in direzione della porta ed impallidì.

Hellen era lì, aveva la sua sciarpa in mano e lo sguardo fisso su di loro.

La vide buttare la sciarpa a terra e correre via, Piton non ci pensò due volte spinse via Camilla con tutta la forza che aveva e le corse dietro…. La raggiunse e le prese un braccio. Si fermarono, anche se non la vedeva in volto sentiva che stava piangendo e gli si spezzò il cuore in mille pezze. Ora cosa dirle? Bhé in fondo non aveva baciato lui Camilla era lei ad averlo baciato… ma cambiava qualcosa? Gli venne in mente solo una frase talmente stupida da far arrabbiare anche se stesso ma non sapeva proprio cosa fare:

- Hellen non è come pensi…

La ragazza si girò di scatto e Severus le lasciò il polso quando vide la sua espressione di dolore e rabbia in volto:

- E cosa dovrei pensare? Io non penso proprio a niente mi sembrava tutto abbastanza chiaro! – urlò più forte che poteva – E pensare che io…. che noi abbiamo….- cose via di nuovo e Piton ancora a seguirla e questa volta pure lui era arrabbiato, non era colpa sua! Era stato colto alla sprovvista e lei si rifiutava di ascoltare le sue spiegazioni. Arrivarono ai piedi delle grandi scale che portavano ai dormitori e le riprese per il polso ma questa volta non riuscì a dire proprio niente perché Hellen si voltò di scatto e gli diede uno schiaffo. Piton rimase immobile, Hellen aveva uno sguardo omicida:

- Ti odio! Ti detesto! Non voglio vederti mai più!- urlò a pieni polmoni, si liberò dalla presa di Piton e corse su per le scale.

- Va bene è questo che vuoi?- ora era lui ad urlare, era imbestialito, come aveva potuto tirargli uno schiaffo? – Sai cosa ti dico? Meglio così tanto la cosa iniziava ad annoiarmi!

Hellen rallentò la corsa, pianse più forte e riprese a salire le scale di fretta, voleva andarsene il più lontano possibile da lui.

Piton si guardò in torno e solo ora si rese conto di aver dato spettacolo davanti a mezzo corpo insegnanti preside compreso, lanciò occhiatacce a tutti e tornò nella sua stanza sbraitando contro Hellen.

Appena rientrato Camilla gli si buttò di nuovo tra le braccia.

- Avanti non fare così. - disse mentre si strusciava su di lui. – se vuoi ci penso io a fartela dimenticare.

In fondo non era una cattiva idea, Hellen era arrabbiata per una cosa di cui lui non aveva colpa, almeno non si sarebbe arrabbiata per niente … peggio per lei. La cinse alla vita e la tirò a se:

- Tu meriti meglio di quella li. - gli disse nell’orecchio.

- Allora vattene. – sussurrò con voce fredda e distaccata e la cacciò fuori dalla sua stanza.

Si buttò sul letto e giurò che non si sarebbe mai più innamorato in vita sua.

 

Remus vide la scena e non ci volle molto per capire la situazione, Hellen era distrutta, non voleva parlargli, non voleva vedere nessuno. La sentiva piangere nella sua stanza e, per attimo, pensò di tirare un bel pugno a Piton per aver ferito l’unica sua vera amica. Ma lui non era la persona giusta per queste cose, così prese carta e penna d’oca e chiamò i rinforzi.

 

Il racconto di quella furiosa litigata fece il giro di tutta la scuola in solo un giorno. Tutti non facevano che parlare di Hellen e del suo ceffone e di come Piton si mise ad urlare dietro di lei. La ragazza non usciva dalla sua stanza da tre gironi interri e Remus iniziava a preoccuparsi, Piton era diventato intrattabile. Scagliava maledizioni su chiunque, non ascoltava nessuno e toglieva punti a tutti gli studenti che riusciva a trovare. Le sue lezioni erano diventate un tormento sotto il terrore che quel professore incuteva più del solito. E, per finire in bellezza, le vacanze di Natale erano vicine e la scuola sarebbe rimasta deserta quindi si sarebbero incrociati molto più spesso del solito.

Hellen era distrutta, Camilla aveva ragione. Piton era un uomo come tutti gli altri e lui non aveva resistito alle sue moine. E lei pensava che fosse speciale!

Aveva pianto così tanto che non aveva più lacrime a disposizione solo tanta rabbia e un’infinita tristezza. L’uomo che amava più della sua stessa vita aveva preferito stare tranquillo tra le braccia di un’altra e ora…. che fare? Dove andare? Era tornata ad Hogwarts solo per lui, aveva rinunciato al Ministero della Magia solo per stargli vicino. Troppe domande e poche risposte! Aveva ancora nella testa l’immagine di Piton con al collo quella smorfiosa di Camilla, non riusciva proprio a scacciarla via e più ci provava più lei rimaneva insediata nei suoi pensieri spuntando ogni qual volta che le cose si calmavano o nei suoi sogni. E, in più, c’era la sensazione fortissima di aver già visto quella donna da qualche parte, di conoscerla addirittura. Aveva vissuto questa sensazione,la prima volta, quando le aveva lanciato quell’occhiata gelida e la convinzione aumentava ogni volta che la vedeva. Le era famigliare, qualcosa le diceva che la conosceva da molto tempo ma non ricordava proprio cosa fosse.

Vide gli studenti andare via per le vacanze di Natale e questo la fece sentire peggio, non voleva vedere Severus ma, in fondo, non poteva schivarlo per tutta la vita. Senza contare che era stufa di esser prigioniera nella sua stessa stanza.

Aprì l’armadio e prese un mantello completamente bianco con un cappuccio e se lo infilò. Frugò dal fondo dell’armadio e ne tirò fuori una valigetta nera lunga, fece capolino dalla sua camera sperando di non incontrare nessuno, si coprì la testa con il cappuccio e uscì dal suo alloggio per la prima volta dopo giorni.

 

Hagrid era nel giardino innevato della scuola, controllava gli alberi cercando i migliori che sarebbero serviti per addobbare il castello. Stava per tagliare un grosso abete quando un suono celestiale gli arrivò alle orecchie, posò l’ascia e si diresse verso la fonte di quella musica e trovò Hellen seduta ai bordi di una fontana intenta a suonare un violino. Era quasi completamente mimetizzata con quel mantello bianco e non l’avrebbe vista nessuno se non fosse stata per la sua folta chioma mora.

- Sei brava. – disse avvicinandosi.

La ragazza aprì gli occhi e guardò il custode, fece un piccolo sorriso e smise di suonare:

- Ho avuto un bravo maestro.

Il gigante accennò un sorriso:

- Mi ricordo ancora quando eri solo una ragazzina. Venivi sempre qui a chiedermi d’insegnarti a suonare. Ma sei migliorata da allora.

- Hagrid… ti va di sentire una storia?

- Volentieri ma entriamo in casa, ho il the sul fuoco e fuori si gela.

 

- Tutto è andato secondo i tuoi piani. - disse Camilla nel fuoco.

- Molto bene Camilla. La tua ricompensa la conosci, hai anche trovato la pietra?

- No mio Signore.

- Non importa la troverò io. Quanti studenti sono rimasti?

- Quasi nessuno.

- Molto bene.

 

-Ora sai tutta la verità. – disse Hellen mentre beveva un sorso di the – Cosa devo fare?

- Effettivamente è un grosso segreto quello che ti porti sulle spalle. Penso che sia ora di dire a tutti la verità.

- Mi odieranno.

- Baggianate. Era un lavoro, solo un lavoro. Devi capirlo non puoi fartene una colpa. Non possono odiarti per un lavoro.

- Hagrid James e Lily sono morti perché io….

- Non è per colpa tua! Tu non hai fatto niente di male. Anzi hai salvato la vita a molte persone, prima di tra tutte quella di Severus. Se tu non gli avresti parlato probabilmente lui era ancora tra i Magiamorte e il Signore Oscuro sarebbe ancora in circolazione.

- Questo non cambia la situazione. Amo e odio Severus e appena lui saprà veramente tutta la storia io l’avrò perso. Gli unici amici che mi sono rimasti odiano quelli come me e, appena sapranno tutto, io sarò nella loro lista nera. A volte mi chiedo cosa sono tornata a fare. Era meglio stare dov’ero e smetterla di far soffrire tutti quelli che amo.

- Fidati si Silente. Lui saprà come calmare le acque.

La chiacchierata con Hagrid le aveva fatto bene e le aveva aperto la mente offuscata dell’amore e dalla paura, guardava il giardino della scuola dai gradini della casa del custode. Respirò l’aria fredda e pungente dell’inverno, si sistemò il cappuccio sulla testa e si diresse al castello.

Entrò a Hogwarts tutta infreddolita ma sollevata, tra qualche minuto avrebbe chiamato Severus e Remus e gli avrebbe raccontato tutto poi sarebbe ripartita. Guardò le scale e prese un bel respiro pensando al discorso che stava per fare, fece il primo passo verso la grande scala quando una voce troppo famigliare arrivò alle sue orecchie:

- Dov’è quella donna?

- Dannazione. – disse in un sussurrò e corse via cercando un nascondiglio.

 

Piton stava mescolando una pozione quando la porta dell’aula si spalancò ed entrò qualcuno. Se non fosse stato per il colore del mantello Severus poteva giurare di trovarsi davanti un Magiamorte e prese subito la sua bacchetta e la puntò verso l’intruso. La porta venne chiusa e due mani tremanti e bianche fecero scendere il cappuccio mostrando a Piton la Hellen più spaventata che avesse mai visto. Dimenticò tutto quello che era successo qualche settimana prima e le andò incontro.

Bianca come un lenzuolo, ansimante, tremante e con gli occhi carichi di puro terrore si strinse al suo mantello:

- Nascondimi. – disse con un filo di voce.

- Hellen…- ma lei gli chiuse la bocca con una mano.

- Non c’è tempo per la domande! Mi ha vista e sta per arrivare. Nascondimi… ti prego!- Severus si guardò attorno e la spinse dentro un grosso armadio, puntò la sua bacchetta e borbottò qualche parola. Un muro incantato comparve davanti alla ragazza nascondendola. Appena chiuse l’anta del mobile la porta sbatté nuovamente ma questa volta entrò Lucius Malfoy.

- Dove l’hai nascosta?  -chiese infuriato Malfoy scagliandosi contro Piton.

- Lucius! A cosa devo il dispiacere?

- Fai meno lo spiritoso con me Severus. – disse mentre lo spingeva contro la cattedra – Ho visto che si è rifugiata qui.

In quel momento entrarono nell’aula Silente, Remus e Sirius, quest’ultimi con le bacchette in mano e pronti a duellare. Piton non sapeva cosa volesse quel viscido di Lucius da lei ma era intenzionato a non rivelare a nessuno il suo nascondiglio.

Lucius guardò il piccolo pubblico che avevano attorno e poi tornò a guardare con odio l’ex compagno di scuola.

- Allora? Dov’è?

- Chi?

- Hellen idiota!

- Lo sai benissimo che è morta.

- Dillo a qualcun altro. Sappiamo entrambi che è viva. Dimmi subito dove l’hai nascosta!

- Dove ho nascosto chi?- chiese con aria di sfida

A questo punto Silente prese il braccio di Malfoy e lo costrinse a lasciare il professore di pozioni.

- Lucius, Hellen non è qui. Ti conviene cercarla da qualche altra parte.

- Sai Albus, mi sorprende che tu dai rifugio a certi traditori. – ma poi si guardò attorno squadrando ogni uomo presente in quella stanza. – Anzi ora che ci penso non mi sorprende più di tanto. In quanto a te, - disse rivolgendosi a Piton – la tua ragazza è molto di più di quello che credi e sappi che prima o poi tornerò a riprendermi ciò che è mio.

Malfoy uscì come una furia dalla classe e, quando i suoi passi furono molto distanti, Hellen uscì dal suo nascondiglio con la bacchetta in mano. La guardavano tutti e tutti si stavano chiedendo cosa fosse successo o cosa centrasse Lucius Malfoy con lei.

- Penso che sia ora di raccontare il nostro piccolo segreto Albus. – disse la donna seria e molto calma.

- Molto bene Hellen. Andiamo nel mio studio, lì saremo tranquilli.

 

Silente era seduto sulla sua poltrona dietro la scrivania, Severus era in piedi in un angolo buio mentre Lupin e Black erano seduti sulle poltroncine dello studio. Hellen era davanti alla finestra, guardava fuori cercando di trovare le parole giuste. Aveva già deciso di parlare ma così era dannatamente difficile.

- Inizio io?- chiese Silente ad Hellen che accennò un si con la testa senza togliere lo sguardo dal paesaggio. – Bene vediamo…. Vi faccio subito una domanda, sapete dove è stata Hellen per sei anni?- ovviamente Silente conosceva fin troppo bene la risposta dei tre. Piton sapeva tutto e niente mentre Sirius e Remus erano allo scuro di tutto. E pensare che fu proprio lui a proporre Hellen per quel lavoro!

- Sono stata un babbana. – disse lei calma, sempre senza voltarsi a guardare gli amici, aveva troppa paura di vedere le loro espressioni, sarebbe scoppiata in lacrime e non poteva permetterlo. Doveva tirare fuori tutta la forza che aveva dentro di se, era ora di far riemergere la Hellen di un tempo.

A quella risposta Remus e Sirius si guardarono stupefatti. Una babbana… questa proprio non se la immaginavano, ma, anche da babbana, perché non aveva mantenuto i contatti?

- Nel senso che hai vissuto trai babbani?- chiese infine Sirius

Hellen si voltò e Piton rimase molto colpito dalla sua espressione così calma e quasi rilassata, stava parlando e sapeva che si stava togliendo un gran preso.

- No, ero una babbana. Mi è stato fatto un incantesimo di memoria e ho vissuto ignara dell’esistenza del mondo della magia.

- Cosa? Ma chi ti ha fatto una cosa del genere?- continuò a chiedere Sirius curioso e anche arrabbiato con la persona che aveva distrutto la vita alla sua più cara amica.

- Calma Sirius,- disse Silente sapendo quale sarebbe stata la sua reazione dopo aver sentito la risposta a quella domanda – lasciale spiegare bene tutta la sua storia.

- Sono stato io. – disse allora Piton uscendo dall’oscurità. Sirius lo guardò con tanto di quell’odio da stupire perfino Remus, scattò in avanti e gli mise le mani intorno al collo cercando di strozzarlo. Piton sbatté contro il muro dello studio del Preside, si era lasciato cogliere di sorpresa e non era accorto per tempo della furia omicida di quel pazzo. Aveva le sue mani sulle sue braccia cercando di allentare la presa. In un lampo Silente, Remus e Hellen cercavano di dividere i due.

- Tu brutto bastardo! Le hai rovinato la vita! Ho sempre fatto bene a non fidarmi di te!

- Sirius lascialo!- urlava Hellen incredula della rabbia dell’amico, Sirius odiava Severus era una cosa risaputa ma arrivare ad ucciderlo era un po’ troppo!

Sirius mollò la presa e si voltò verso la ragazza:

 - Come puoi amare un uomo così? Un uomo che non ha fatto altro che  far del male a tutti? James, Lily e Harry! Lui è solo un… un…

- Mangiamorte? È questo che stavi per dire?- chiese Hellen

- Si, lo sai anche te. Può aver aiutato Silente a sconfiggere Voldemort ma non cambiano i fatti è e resterà sempre un Mangiamorte. Un crudele, viscido, egoista servitore di Voldemort. E tu perché continui ad avere fiducia in lui? Perché ti ostini a pensare che ci sia del buono nel suo cuore? Nessun Mangiamorte può diventare buono! Perché continui a credere che una cosa del genere sia possibile?

- Perché anch’io sono stata una Mangiamorte! - urlò la povera ragazza accecata dalla rabbia per l’amico che continuava ad insultare l’uomo che amava.

Vide in Sirius un alone di terrore nei suoi occhi che divenne a poco a poco rabbia e odio. Con un rapido gesto le alzò le maniche del vestito e iniziò a osservare le sue braccia.

- Stai cercando questo?- Hellen si slacciò i primi bottoni della veste e spostò i capelli da un lato. Remus e Sirius guardarono alla base del collo quello che era, senza alcun dubbio, il marchio nero, quasi invisibile ma lo stesso ben riconoscibile.

Remus non aveva ancora parlato, era stordito, stupefatto ed incredulo, Hellen la ragazza più buona di questo mondo serva del Signore Oscuro? Non poteva esser vero! Non provava rabbia o odio nei riguardi dell’amica, era una sensazione strana ma sapeva che lei non avrebbe mai potuto schierarsi con il male, c’era sotto qualcosa d’altro, di molto più grosso e pericoloso.

Sirius, da parte sua, era furioso con quella che pensava fosse la sua migliore amica, si era alleata con Voldemort, aveva cospirato con tutti loro ed era anche responsabile della morte di Lily e James. E Albus? Ovviamente lui sapeva tutto! Ed era lì bello pacifico e beato senza dire una parola si era riseduto sulla sua bella poltrona e lo guardava mentre bruciava d’odio verso una persona che pensava di conoscere da una vita.

Severus era incredulo di quello che aveva visto, un pazzo che stava per ucciderlo e la donna che amava che mostrava a tutti il suo marchio nero. Non era la prima volta che lo vedeva ma gli aveva sempre dato una strana sensazione forse era per la sua strana posizione, visto che tutti gli altri Mangiamorte lo avevano sul braccio sinistro, o forse era solo l’idea che la donna, che poteva esser tutto tranne che cattiva, si dovette schierare con  l’assassino dei suoi amici.

Sirius non poté far altro che risedersi sulla poltrona mentre Hellen si riallacciava la veste.

- Lasciate che vi spieghi. – disse finalmente Silente rompendo il silenzio imbarazzante che si era creato – Hellen era una specie di spia del Ministero delle Magia. C’era in giro la voce che Voldemort era molto debole e che si stesse preparando per eleggere il suo successore.

- Cosa?- disse Remus – Un successore?

- Un erede. – precisò Severus – Un potente erede che potesse continuare il suo lavoro anche dopo la sua morte.

Hellen fece un piccolo sorriso mentre si perdeva nei ricordi fissando il suo pubblico:

- Il mio compito era trovare l’erede di Voldemort. Non era un compito facile…. Prima di tutto dovetti entrare a far parte dei Mangiamorte, non tutti erano all’altezza, dovetti superare molte prove. E poi dovevo conquistare la fiducia del Signore Oscuro. Era chiaro, fin da subito, quali fossero i maggiori  “candidati”…

- …Severus Piton e Lucius Malfoy. – disse Silente – Mi ricordo che ci aveva mandato un gufo dicendo che speravi di portarli sulla “retta via”.

Hellen guardò Severus, c’era qualcosa che non andava nel suo sguardo…. Molto probabilmente aveva capito tutto.

- Nel mio cuore ho sempre saputo che Severus non poteva esser cattivo o malvagio. Sapevo che era accecato dal potere ma sapevo anche che potevo convincerlo a cambiare.

- Un attimo..- disse Black interrompendo quella storia che, per certi versi, sembrava assurda –.. ci stai dicendo che se Severus è passato dalla parte dei buoni è solo perché tu gli hai parlato?

- Credi che non abbia un cuore?- disse Piton da dietro le sue spalle – Amavo quella donna, parlavamo molto e ogni volta finiva un discorso chiedendomi sempre se stavo facendo la cosa giusta, se ne valeva la pena. Alla fine mi ha aperto gli occhi. – lo sguardo del professore si posò su Hellen che vide i suoi occhi colmi d’amore e gratitudine, questo gli bastò per scordare i loro litigi e per desiderarla ancora.

- Ti prego continua…- disse Lupin che aveva trovato la forza di dire una frase.

- Con Severus ero convinta di farcela, sapevo che era divenuto la spia di Silente e questo mi diede la forza di… di stare con Lucius. Sapevo che il suo cuore era colmo di malvagità, era inutile provare a cambiarlo avrei solo firmato la mia condanna a morte.

Stare con Lucius? Si domandava Piton, cosa voleva dire? Aveva dei dubbi, dubbi atroci e lei avrebbe risposto alle sue domande… ma le voleva conoscere realmente?

- Dopo molte ricerche scoprii il mondo in cui Voldemort avrebbe nominato il suo erede…

- …Il cristallo nero…- disse Severus.

- Cosa sarebbe?- chiese Remus

- Un diamante… un diamante nero. - spiegò Piton -  Si diceva che contenesse una goccia di sangue di Voldemort, una goccia sola ma era abbastanza per trasferire i poteri dal Signore Oscuro al successore. - Hellen annuì - Ma Hellen era solo una leggenda! Sapevamo tutti che Voldemort era immortale. Il cristallo era una storia che ci raccontava per stimolarci a dare il massimo per servirlo. Non è mai esistito nessun cristallo nero.

- Ti sbagli Severus. Esiste e io avevo scoperto che Malfoy ne era il custode.

- Come diavolo ci sei riuscita?- chiese infine Piton che voleva sapere se i suoi sospetti erano fondati – Insomma Lucius non si fidava neppure di sua moglie! Come hai fatto a rubargli una cosa così preziosa.

- E’ vero. Malfoy era molto sospettoso  e non molto loquace quando si parlava del Signore Oscuro. Il Ministero mi riferì che Lucius aveva una casa in qualche posto perduto nel nord Inghilterra. Ovviamente non potevo entrare senza di lui… così….

- Così?- chiesero quasi in coro i tre uomini sotto lo sguardo attento di Silente.

- Divenni l’amante di Malfoy. – il silenzio si fece ancora più pesante ma ormai aveva quasi finito il racconto, Hellen prese un gran sospiro e continuò la sua storia. –Fu l’unico modo per ottenere la sua fiducia. Dopo tutto fu più semplice, mi portava spesso in quella villa nella foresta così riuscii a trovare la stanza dove nascondeva tutti gli oggetti più pericolosi sulla faccia della terra… tra cui il diamante. Una sera, stanca di quella situazione, lo rubai convinta di darlo subito al Ministero della Magia.

- Ma qualcosa è andato storto, vero?- interruppe Sirius – Insomma non avresti vissuto come una babbana per sei anni se non ci fossero stati dei problemi.

Hellen annuì, nuovamente – Il diamante sparì poco dopo il mio furto e ancora adesso non so che fine avesse fatto. So solo che da quel momento la mia vita era sempre in pericolo. Malfoy scoprì subito il furto e non ci mise molto ad arrivare a me e tra i Mangiamorte non potevo più stare, con l’aiuto del Ministero iniziai a nascondermi ma ogni nascondiglio non durava a lungo perché i seguaci di Voldemort mi scovavo subito. Ovviamente mi volevano tutti morta, Lucius per aver rubato il cristallo e Voldemort… Voldemort mi voleva morta perché l’avevo tradito. Mi spostavo in continuazione, ho vissuto così per anni. Un giorno però venni catturata e il Signore Oscuro pensò che farmi uccidere dall’uomo che amavo poteva esser una vendetta perfetta. Ma io sapevo che Severus non lo avrebbe mai fatto e così pensai ad un piano. Lo convinsi a farmi un potente incantesimo della memoria e mi feci smaterializzare in una città babbana. Andò tutto bene, i Mangiamorte sapevano che ero morta e che non ero più un problema. Il piano era semplice, sparire non solo dai nemici ma anche dagli amici in modo che tutti si convincessero della mia morte. Naturalmente gli unici che conoscevano la storia erano Severus e Silente. Quando Voldemort fu sconfitto Severus chiamò subito il Ministero che mi trovò e spezzò l‘incantesimo. Ed eccoci qua, è stata dura. Se mi odiate vi capirò, in quanto a me..- se girò e fisso il Preside nei suoi occhi chiari – Albus domani mattina troverai sulla tua scrivania la mia lettera di dimissioni.

Piton, Black e Lupin alzarono di scatto la testa guardando la ragazza con stupore: ma dove voleva andare in quelle condizioni?

Silente fece un gesto con la mano e si alzò:

- Non le accetterò mai.

- Siete tutti in pericolo con me.

- Silente ha ragione. – urlò Sirius alzandosi, anche lui, dalla poltrona – Non è la prima volta che ci troviamo in guai simili. Se abbiamo sconfitto Voldemort vuoi che non acchiappiamo quel pappamolle di Malfoy?

- Devi stare con noi. Ti proteggeremo, non ti succederà niente. – disse Remus.

Gli occhi vedi della ragazza si gonfiarono di lacrime, corse verso i suoi due più cari amici e li abbracciò con tutta la forza che aveva nel corpo:

- Non siete arrabbiati con me?

- Devo dire che all’inizio sono rimasto proprio sorpreso ma ora… le cose sono cambiate. – disse Sirius asciugando le lacrime dell’amica e scatenando la gelosia del povero Severus.

- Ma come è possibile che con tutte le informazioni che hai dato su di lui se ne vada ancora in giro? Dovrebbe già esser ad Azkaban a marcire con tutti i suoi amichetti.

- Malfoy ha molte conoscenze nelle parti alte del Ministero, - specificò Silente – le sue notizie non furono sufficienti, senza tener conto che tutti hanno paura del suo potere.

- Ma quale potere?- disse Severus divertito – Hellen lo batterebbe ad occhi chiusi.

- Forse è anche per questo che mi vuole morta.

- Mi chiedo come avrà fatto a scoprire che stavi qui?- si domandò Silente lisciandosi la lunga barba bianca.

Fu come un fulmine a ciel sereno, Hellen e Severus si guardarono immediatamente negli occhi ed esclamarono insieme:

- Camilla!

- La sig.ra Silvert?- domandò perplesso Silente.

Allora Hellen ricordò, Camilla ovvero la sgualdrina di Voldemort. Non era un Mangiamorte ma era una specie di concubina del Signore Oscuro. L’aveva vista poche volte, per questo non ricordava chi fosse in realtà! L’aveva vista qualche volta nei posti dove si riunivano quando venivano chiamati, ecco perché l’odiava, ecco perché non le era piaciuta fin da subito, era lei una spia! Doveva esser stata ingaggiata da Lucius per passagli preziose informazioni su di lei.

Silente, Remus e Sirius uscirono dallo studio per andare a prendere Camilla e per interrogarla. Piton ed Hellen erano rimasto soli… si guardarono negli occhi per molto tempo, in silenzio cercando di capire l’uno i desideri dell’altra. Hellen sospirò e si voltò a guardare, un'altra volta, fuori dalla finestra.

- L’avevo detto che non dovevo tornare. – disse a bassa voce ma abbastanza alta da farsi sentire da Severus. Lui le si avvicinò e posò le sue mani sulle sue spalle.

Ora capiva. Capiva il suo strano comportamento delle prime volte, capiva il motivo per cui non riusciva a guardarsi allo specchio senza provare vergogna, capiva i suoi timori e la sua gelosia. Si diede dello stupido per non averlo capito prima, per non averla aiutata quando era possibile, per averla lasciata andare via per tutti questi anni. Si odiava per tutte queste cose e sperava che Hellen non lo odiasse a sua volta.

- Se non fossi tornata ti avrei trovata io.

- Mi dispiace. - disse infine la ragazza.

- Di cosa?

- Di averti tenuto nascosta una cosa così grossa. Di non averti mai parlato di questo fatto ma… ma mi vergognavo tantissimo. Ti amavo eppure sono andata a letto con un altro. È una cosa che mi fa venire, ancora adesso, il voltastomaco. Mi odi vero?  - disse tristemente.

Lui la fece voltare e le diede un bacio sulla fronte.

- No, ti amo. - si guardò attorno cercando le parole giuste – Senti Hellen per quello che ti ho detto qualche settimana fa….. io…- lei sorrise, gli chiuse le labbra con un dito e lo abbracciò:

- Non parliamone più per favore!

Si diressero alla porta ma appena fatti due passi la ragazza si sbilanciò e rischiò di cadere se non fosse stato per i riflessi pronti di Severus che la prese al volo.

- Hellen stai bene?

- Io… si ho solo avuto un capogiro. Deve esser stato lo stress, devo solo riposare un poco.

 

Silente e gli altri non trovarono Camilla da nessuna parte, probabilmente era scappata dopo l’arrivo di Malfoy. Sirius e Severus volevano andare a cercare Malfoy mentre Silente e Remus erano intenzionati ad aspettare. Hellen, invece, era triste e malinconica, tutte le persone che amava erano in pericolo, certo Lucius non era forte quanto Severus ma lui era molto più furbo di quello che immaginavano… lei lo conosceva molto bene.

Aveva pensato molto al suo soggiorno tra i Mangiamorte, erano passati anni eppure quei ricordi erano ancora molto nitidi nella sua mente. Di notte, a volte, sognava di trovarsi ancora in quei cimiteri dove il Signore Oscuro li chiamava, tutti in cerchio aspettando il loro padrone e attendendo i suoi ordini. Ricordava la notte in cui Voldemort le marchiò il collo, era nel mezzo del cerchio quando lui le si avvicinò. Con un colpo di bacchetta le fece scendere la parte superiore del vestito e le aveva imposto di dargli il braccio sinistro ma poi qualcosa cambiò. Lui si avvicinò a lei come richiamato da qualcosa e Hellen pensò subito di esser stata scoperta invece Voldemort aveva cominciato a girarle attorno esplorando il suo corpo poi l’aveva afferrata per il collo. Un dolore enorme invase la testa della ragazza che non poté soffocare un grido, la pelle iniziava a bruciare e lei sentì un enorme potere invaderle il corpo. Quando lui lasciò il suo collo , la donna cadde a terra ansimando e piangendo, si passò una mano sul collo e dovette ritirala appena toccò il suo marchio ancora bruciante. Si rivestì e prese posto intorno al suo nuovo padrone.

 

Piton era preoccupato, molto preoccupato. Malfoy non si sarebbe arreso così facilmente e non avrebbe di certo aspettato l’estate per ritornare alla scuola. Ma Silente aveva ragione, bisognava aspettare e tranquillizzare Hellen. Era stato un duro sforzo raccontare tutto, svuotare il sacco e sembrava che adesso stesse più male di prima. Aveva continue vertigini e maliri, era sempre pallida e triste. Sperava di tirarle su il morale con il suo amore ma sembrava che la cosa non funzionasse. Dei momenti era felice altri era triste e malinconica, a volte lo ubriacava d’amore altri lo rimproverava per qualsiasi cosa facesse. Ma lui sopportava con tanto amore, sapeva che stava passando un momento difficilissimo e sapeva che il modo migliore per superarlo era stare insieme e non farle pesare niente. La sera stavano insieme a Lupin e Black, la cosa non gli piaceva soprattutto perché quell’odioso di Sirius prestava mille attenzioni alla sua donna ma, in quei momenti, Hellen sembrava non pensare a Malfoy e sembrava quasi che si divertisse.

Anche se nessuno voleva farlo vedere l’aria che si respirava nella scuola era di tensione allo stato puro, e, con Hogwarts semi deserta, questi stati d’animo erano facilmente comprensibili

 

Il Natale arrivò portando con se una bellissima nevicata e tanta felicità. Severus stava facendo un sogno stupendo quando sentì qualcuno che stava saltando e urlando accanto a lui.

- Severus! Alzati è Natale! Andiamo smettila di dormire!- la voce gaia e giocosa di Hellen lo svegliò e aprì faticosamente gli occhi, non riconobbe subito la stanza ma ricordò che aveva dormito nella camera di Hellen. Si trovò davanti una donna completamente cambiata, sorrideva, saltava per la stanza, rideva, lo abbracciava e lo baciava.

- Adoro il Natale. – aveva spiegato lei vedendo lo sguardo sorpreso e meravigliato di lui – L’albero, la neve, le luci, i regali….. – a quella parola sgranò gli occhi come se avesse ricordato qualcosa di molto importante. Corse verso il suo armadio e lo aprì velocemente e cominciò a spargere per la camera tutto il suo contenuto. Piton vedeva volare maglioni, mantelli e vestiti fino a quando Hellen non trovò quello che tanto stava cercando. Andò  verso di lui con un grande regalo in mano. Si sedette accanto a lui e gli pose il pacchetto verde con il grande nastro rosso. Severus la guardò meravigliato, era il suo primo regalo di Natale e questo lo riempiva di gioia, con il cuore in gola, gli occhi che si stavano lentamente riempiendo di lacrime e le mani un po’ tremanti aprì il regalo e fece emergere dalla carta colorata un libro. Un vecchio libro con la copertina di pelle nera e il titolo d’orato che risplendeva sotto il debole sole di Dicembre. Aprì le pagine ingiallite del testo leggendo qua e la delle parole. Si girò di scatto verso la ragazza che stava aspettando con impazienza la sua reazione.

- Hellen, qua dentro ci sono formule e pozioni antichissime. Ci sono formule che si pensava fossero perse!

- Ti piace?- chiese speranzosa in una risposta positiva

- Se mi piace? È bellissimo…- e la baciò con tutto l’amore che aveva nel suo cuore.

- C’è un’altra sorpresa per te…- sussurrò sulle sue labbra, stava per aprire bocca quando la porta della sua camera si spalancò. I due presero, istintivamente, la bacchetta e la puntarono sull’uomo che era appena entrato. Sirius Black seguito da un Remus Lupin ancora mezzo addormentato, corsero nella stanza della loro amica ad augurarle un buon Natale. Hellen rise quando vide i suoi amici e gli abbracciò, mentre Severus tirava occhiatacce a quei due rompi scatole che gli avevano interrotti ancora una volta. Remus si sdraiò sul letto a fissare due dei suoi più cari amici ridere e saltare come matti per la stanza solo perché era arrivato il Natale. 

- Ma fanno sempre così?- chiese Piton a Lupin mentre non poteva far altro che sorridere vedendo la donna che amava ancora felice.

- Facci l’abitudine. – disse Remus – Quei due si sono sempre divertiti assieme.

E proprio come disse Remus Hellen e Sirius rimasero insieme per tutta la mattina sotto lo sguardo divertito di Lupin e quello dannatamente geloso di Piton che odiava sempre di più l’ex- detenuto. A pranzo i quattro scesero nella sala comune pronti ad assaporare il gustoso pranzetto. Rimasero meravigliati alla vista di così tanti addobbi e della bellissima tavola ovale, nel mezzo della sala, apparecchiata con stoviglie d’argento e candele sospese a mezz’aria. Hellen contò i posti a sedere e si rese conto che ce n’erano molti in più e guardò stupita Sirius.

- Verranno alcuni amici. – come se fossero stati chiamati i Weasley al completo seguiti da Harry e Hermione entrarono nella scuola.

Hellen strinse un braccio a Severus quando vide Harry per la prima volta, per un secondo credette di trovarsi davanti James, gli stessi piccoli occhi dietro gli occhiali rotondi, stessa corporatura, stessi capelli arruffati e, per quello che aveva sentito raccontare, stesso carattere. Quando gli fu davanti vide l’uomo grande e forte che era sopravvissuto a Voldemort più di una volta, e vide la dolcezza di Lily nel suo sguardo non ci pensò su due volte, lo abbracciò forte. Sirius e Remus guardavano la scena sorridendo e ripensando alla loro infanzia.

Il pranzo fu semplicemente stupendo, tra amici e ricordi Hellen si sentiva viva e felice per la prima volta dopo giorni. Guardava Harry con grande emozione e gli raccontava tutto quello che le veniva in mente suoi genitori.

- Sirius gli hai mai parlato di quella volta che James fece esplodere il calderone di Severus a lezione di pozioni?- la ragazza, Sirius e Remus iniziarono a ridere mentre Severus iniziò a sbuffare.

- Andiamo caro, - disse Hellen vedendo la sua espressione contrariata – non prendertela. Era solo uno scherzo.

Alla parola “caro” tutti si girarono a guardarlo…. avrebbe voluto sprofondare sotto terra e, come se non bastasse, Potter e i suoi fastidiosi amici ridevano ascoltando lo scherzo idiota che lo costrinse a passare un week end in infermeria prima che la pelle tornasse del suo colore originale.

Improvvisamente Silente si alzò e batté le mani, sotto lo sguardo stupido delle persone sedute al tavolo partì, da non si sa quale parte, una musica. Inizialmente nessuno si mosse poi Black si alzò e porse la mano alla sua amica:

- Mi concede l’onore di un ballo, bella signora?

- E come potrei negarlo..- prese la sua mano e si allontanarono un poco. Iniziarono a ballare sotto gli occhi di quello strano pubblico che sorrideva e che temeva per la reazione di Severus. Lui aveva gli occhi fissi su i due che si muovevano in gran sintonia e affiatamento, come se non avessero fatto altro per anni.

- Ora ricordo!- disse la McGranitt – Quei due erano i ballerini più bravi della scuola ai loro tempi! Quando c’era un ballo loro attiravano sempre l’attenzione.

Piton dovette riconoscerlo, erano dannatamente bravi! Ogni sguardo, ogni carezza e ogni movimento erano accompagnai da tanta di quella sensualità ed armonia che fece esplodere il cuore dell’uomo dalla gelosia. Improvvisamente i due si staccarono e si diressero al tavolo, Hellen prese le mani di Severus e lo trascinò nella sala e iniziarono a ballare. A poco a poco anche gli altri li seguivano, Silente invitò Minerva, Arthur la moglie, mentre il professor Vitius lo chiese alla Sprite, Lupin invitò Hermione e Sirius si risedette al suo posto. Non gli andava che Hellen amasse Piton ma, ora che li vedeva ballare, capiva che il loro amore era forte e, per quanto lui odiasse quell’uomo, era felice per entrambi.

 

- Devo ancora darti il tuo regalo. – disse Piton.

- Me lo puoi dare dopo… ma ora devo dirti una cosa molto importante..- ma in quel momento una luce azzurra invase la stanza colpendo tutte le persone presenti, Hellen abbracciò Severus coprendosi gli occhi. Sentì il corpo dell’uomo irrigidirsi sotto le sue braccia, poi una cappa silenziosa calò sulla sala. Il silenzio più cupo, minaccioso e misterioso che Hellen avesse mai sentito. Lasciò la presa e si guardò attorno, tutti erano immobili, fermi nelle loro posizioni, tutti…. tutti tranne lei.

- Immobilus…- sussurrò

- Proprio così tesoro… – Hellen si voltò di scatto e vide Malfoy avvicinarsi a lei –… sei sempre stata molto brava a riconoscere gli incantesimi.. e ad usarli ovviamente.

- Lucius. – disse con disprezzo e rabbia

- Buon Natale!- urlò l’uomo divertito e con un sorriso.

- Che diavolo vuoi?

- Ciò che è mio. – le sussurrò passandole un dito sulla guancia.

Hellen allontanò il viso da quel tocco freddo – Io non ho il diamante.

Con una mossa fulminea Lucius le prese il mento con una mano e la costrinse ad avvicinare la faccia alla sua.

- Ma io non voglio il diamante… voglio te. - e la baciò. La donna lo respinse subito e tirò fuori la bacchetta. Ma l’espressione di Malfoy non cambiò, continuava a sorridere mentre faceva cenno di “no” con il dito:

- E’ no bambina. Non vorrai che scagli l’Avada Kedavra su i tuoi amici?- la ragazza fece una smorfia e poi mise la bacchetta ai piedi di Severus. Lucius iniziò a passeggiare per la stanza osservando con odi e disprezzo tutti i presenti:

- Mezzosangue… babbanofili… ex- detenuti…. lupi mannari… giganti… e per finire..- disse guardando Severus immobile – traditori. Mia cara mi sorprende che tu passi il Natale con certa feccia.

- Sei tu la feccia Malfoy!- tuonò la ragazza con tutto il fiato che poteva avere nei polmoni.

Il sorriso dell’uomo vacillò per qualche istante, poi si avventò sulla ragazza e la strinse con tutta la forza che aveva. Hellen tentò di sfuggirgli ma inutilmente, lo vide infilare una mano in una tasta del suo mantello e tirare fuori una fiala contenente uno strano liquido nero. Malfoy stappò la boccetta con i denti e lo sputò a terra, le mise il liquido davanti alla bocca cercando di farle bere il suo contenuto:

- Bevi!- la intimò mentre spingeva sempre di più la fiala contro le sue labbra serrate – Bevi maledizione!- le aprì con forza la bocca e fece scivolare il liquido dritto nella sua gola. Hellen tossì cercando di sputarla, non voleva cedere al potere della pozione, ma sentiva un fuoco arderle nel ventre, un fuoco che poi si espanse per il resto del suo corpo. Le palpebre divennero pesanti e il mondo attorno a lei si faceva sempre più sfocato fino a quando non divenne del tutto nero. I suoi occhi si spensero e cadde in un sonno profondo tra le braccia del suo rapitore. Lucius la guardò un poco, la prese in braccio e uscì dalla sala grande.

 

Nella grande sala qualcuno iniziava a muoversi, l’incantesimo si stava dissolvendo.

Severus si stava destando da un sonno profondo, era successo qualcosa… lo sentiva… lo intuiva. Un incantesimo ecco cosa era successo, qualcuno aveva scagliato un incantesimo su tutte la  persone che erano nella scuola, bhé non c’era da chiedersi che fosse stato era ovvio! La paura iniziò ad invadere il professore che stava cercando di far accelerare lo scioglimento dell’incantesimo. Sentiva tutto il corpo informicato… iniziava a muore un braccio… Hellen dov’era? Cosa era successo? …. Ecco anche la gamba ora si muove…. Chissà se tutti erano nelle sue condizioni. La rabbia iniziava a mescolarsi con la paura, rabbia per aver sottovalutato le difese della scuola e quel lurido di Malfoy, rabbia per aver abbassato la guardia solo per un giorno… solo per qualche ora, rabbia per non aver capito subito che Lucius avrebbe attaccato proprio quando la scuola sarebbe stata vuota. …. Bene anche l’altro braccio si sta muovendo…. Cosa poteva fare ora? Dove l’aveva portata? Cosa voleva? Lei non aveva il diamante con se, cosa poteva cercare? Mentre era sotto l’effetto dell’incantesimo aveva sentito delle voci ma erano lontane ed irriconoscibili, non ricordava niente solo un gran fascio di luce azzurra che invadeva la stanza, l’ultima cosa che ricordava con chiarezza era il corpo della sua Hellen premuto contro il suo mentre cercava di proteggersi. Improvvisamente qualcuno lo stava scotendo, aprì di scatto di occhi sperando che fosse Hellen che lo chiamava, magari era stato solo un sogno! Invece si trovò davanti la faccia di Silente:

- Severus tutto a posto? Sei ancora immobile?

- Solo un poco. Cos’è successo?- chiese mentre tentava di risvegliare l’altra gamba.

- Immobilus…e molto potente anche. Malfoy è riuscito ad entrare.

Allora Piton iniziò a guardarsi attorno:

- Dov’è Hellen?

- L’ha presa. – Severus guardò il Preside negli occhi e poi sedette su una sedia e mise la testa tra le mani. Era impossibile, perché quanto tutto sembrava andare per il verso giusto qualcuno o qualcosa li separava? Perché non potevano esser felici come tutti? Stava per piangere ma non poteva farsi vedere davanti a tutti, al sua Hellen, la sua metà era sparita e finita chissà dove. E su Lucius l’avrebbe uccisa dopo che aver scoperto che non possedeva il diamante?

- La troveremo. – disse Lupin vedendolo in quello stato – Non le succederà niente. Vedrai…

Severus guardò, negl’occhi, ad uno ad uno le persone li presenti, nessuno sapeva cosa fare ma quello che lo preoccupava più degli altri era lo sguardo perso di Silente. Non aveva ancora detto niente di incoraggiante, niente che sollevasse lo spirito e l’umore di tutti, era preoccupato forse lui più di tutti.

Piton volse lo sguardo a terra e vide una fialetta di vetro che luccicava, si inginocchiò e iniziò ad esaminare il contenuto, lo annusò e lo assaggiò leggermente:

- E’ una pozione soporifera. – disse guardando gli altri – Se l’ha rapita la voleva viva. Ma per cosa?

- Non lo so Severus. – disse Albus tristemente – Probabilmente lui è convinto che possiede il cristallo. Secondo te ha la sua bacchetta?

Piton aprì la bocca quando venne interrotto da uno strano rumore, tutti iniziarono a guardarsi attorno cercandone la fonte fino a quando Sirius trovò qualcosa. Si avvicinarono e videro una bacchetta appoggiata a terra che si stava comportando in modo strano, ruotava si se stessa velocemente senza mai fermarsi e facendo uno strano sibilo.

- Ritrovus...- disse infine Remus

- Molto ingegnoso. – disse Silente mentre si lisciava la barba.

- Cosa sarebbe?- chiese Black.

- E’ un incantesimo di ritrovamento. Hellen deve aver incantato la sua bacchetta così, anche se la lascia in giro, torna sempre al suo padrone. Vedi come gira? La sta cercando.

In quello stesso momento la bacchetta si fermò di scatto in direzione della porta, emanò un potente fascio di luce creando una strada e iniziò a seguirla. Severus, Silente, Remus e Sirius seguivano la bacchetta per i corridoi della scuola sperando che Lucius non avesse mai abbandonato l’edificio. Il fascio di luce raggiunse un camino e la bacchetta si fermò a mezz’aria, Silente si chinò e passò un lungo dito su una strana polvere davanti al caminetto spento.

- E’ Polvere Volante.

- Cosa? Ma Albus i camini della scuola non sono collegati con il mondo della magia per non far uscire gli studenti di nascosto. Come ha fatto?- chiese Piton

Per tutta risposta Silente alzò le spalle come per significare che Malfoy poteva fare questo ed altro al Ministero.

- Posso esser andati ovunque!- urlò Sirius più imbestialito che mai.

Ma come risposta il fascio di luce che emanava la bacchetta iniziò a muoversi  formando una parola, quattro uomini rimasero a guardare e Severus sorrise pensando a quanto era ingegnosa la sua donna.

 

Hellen stava galleggiando nel vuoto… nel buio ma sentiva caldo e tranquillità, non voleva svegliarsi, non voleva vedere dove Lucius l’aveva portata. Non voleva accorgersi che tutto era vero, che era lontano dal suo Severus, voleva che tutto fosse stato un sogno, un bruttissimo sogno, voleva svegliarsi tra le braccia forti del suo uomo, voleva esser amata e protetta. Si sentiva sola… terribilmente sola, chissà se l’avrebbero trovata prima che Lucius la uccidesse? Forse non si erano ancora svegliati dall’incantesimo che quel verme aveva fatto a tutti gli altri, forse non sapevano che era sparita e adesso non la stavano proprio cercando.

Improvvisamente le venne in mente la sua famiglia, sua madre e suo padre così buoni e comprensivi con lei! Erano morti entrambi sotto la cupola di terrore di Voldemort, chissà se  erano felici? Chissà se erano fieri di quello che aveva fatto e delle sue scelte, sempre dettate del cuore anche se strane e stravaganti. Era ancora una ragazzina quando successe ma Silente l’aveva accolta come una figlia, come se la conoscesse da tanto tempo. Sapeva che lui e suo padre erano molto amici e la sua morte aveva lasciato un duro colpo nel cuore del Preside ma, come lui stesso e suo padre dicevano sempre, “La morte non è che il principio di una nuova vita.” E con la loro morte lei aveva iniziato una nuova vita, diventando sempre più forte, desiderosa di uccidere l’uomo che le aveva distrutto la famiglia, desiderando vendetta per poi vivere in felicità. Ma questa agognata felicità non arrivava mai, neppure con Severus, quando tutto andava bene qualcosa era sempre successa nella loro storia d’amore. Si amavano da anni ma Voldemort ha sempre fatto in modo di dividerli.

Una rabbia feroce iniziò a divampare nel corpo della donna e sentiva il bisogno di vendetta.

“… lasciti trasportare dall’odio bambina mia…” era una voce… una voce fredda e roca che le parlava nel profondo delle sue tenebre… una voce che diceva di dare sfogo al suo odio.

“ Odia tutti quelli che ti hanno fatto del male…. Severus…” No! Severus non le avrebbe mai fatto del male, non avrebbe mai potuto… “ Ne sei sicura?”  la voce continuava a parlarle continuava a dire che tutti quelli che pensava esser suoi amici la stavano tradendo… la stavano dimenticando. “Loro non sono come te… non hanno il tuo potere…neppure tu sai quanto puoi esser forte….tuo padre è forte!” Mio padre? Mio padre è morto anni fa… “No… è vivo…” la voce sibilava parole che suonavano assurde nell’orecchio della donna. Suo padre vivo? Non poteva esser vero l’aveva visto lei stessa steso al suolo inerme e senza vita. “… non lasciarti confondere da quello che ti hanno voluto far vedere piccola mia…. Tuo padre è vivo e più vicino di quanto tu possa immaginare… E anche lui ti abbandonerà, nessuno ti salverà… nessuno.. né Severus… né Sirius… né Remus… nessuno… tu gli hai fatto male e loro non ti vogliono più nella loro vita…” NO!

La sua voce risuonò forte e sicura all’interno della sua mente e si svegliò si soprassalto. Si alzò a sedere sul letto e si guardò intorno. Era una stanza molto bella, elegante e lussuosa, stava in bel letto comodo e indossava un bel vestito rosso. Il camino acceso e scoppiettante rendeva il posto caldo e accogliente. Riconosceva quella camera, c’era stata molte volte e sapeva molto bene dove si trovava. Un incubo…. era solo stato un incubo, continuava a ripeterselo ordinando al suo cuore di rallentare altrimenti sarebbe morta. Solo un incubo…. ma il più spaventoso che si ricordasse da anni.

- Ben svegliata. – disse Malfoy che era seduto su una poltrona davanti al camino – Dormito bene?

- Perché mi hai portato qui?

- Perché questa è la nostra casa.

- Io non avrò mai una casa con te!- sibilò a denti stretti.

- Sei veramente innamorata di Severus?

- Darei la mia vita per lui.

- Cambierai presto idea…- disse allungando la mano per prendere la coppa di vino posta sul tavolino accanto a lui.

- Non ne sarei così sicura.

- Credi che perda il suo tempo a cercare una sgualdrina come te? Che va nel letto del primo che passa solo per rubare uno stupido diamante?

Grosse lacrime scesero sul volto della giovane… forse Lucius aveva ragione…

- Ma tu eri il custode di quel diamante…- disse cercando di piangere il meno possibile.

- No mia cara… io non ero il custode del diamante nero. Ero il custode di qualcosa di molto più prezioso per il Signore Oscuro.

- E cosa sarebbe?

Malfoy so voltò e guardò la ragazza con una strana luce negli occhi, fece un ghigno e rispose:

- Tu.

 

- Io vado prenderla!- disse Piton sicuro di sé.

- No. – disse Silente

- Perché?

- Perché potresti trovare una Hellen che non conosci.

- Albus…. non capisco… 

- La storia che vi ha raccontato non è del tutto vera. Ci sono molte cose che neppure lei sa.

- Quali cose?- chiese un Piton sull’orlo di una crisi di nervi.

 

- Io?- chiese Hellen stupita e spaventatala quella rivelazione – Cosa vuole da me Voldemort?

Lucius si alzò e si sedette sul bordo del letto:

- Ti sei mai chiesta perché sei stata marchiata sul collo?

- Io… non… perché…- ma non riusciva a parlare. Sapeva che doveva trovare il modo di scappare eppure qualcosa le diceva di restare e che quella era sempre stata casa sua, che Lucius l’avrebbe protetta da qualcosa.

- E’ una cosa strana…- disse Lucius che sembrava stranamente dolce e le accarezzava i lunghi capelli neri -…ma il Signore Oscuro aveva sentito fin da subito il tuo enorme potere. L’hai ereditato dal tuo vecchio… anche lui è molto potente talmente potente che Voldemort l’ha sempre temuto.

- Mio padre è morto molti anni fa.

- No bambina. È vivo… far finta di esser morto deve esser un vizio di famiglia.

- Cosa c’entra mio padre con il mio Marchio Nero?

- Tempo al tempo….- disse Malfoy. La prese per le spalle e la buttò sul letto – ti ricordi come ci divertivamo insieme?- sussurrava mentre le accarezzava il corpo.

- Mi fai schifo….- e cercò di liberarsi dalla presa ma lui strinse più forte strappandole un grido soffocato.

- Piccola mia…. è inutile che ti ribelli… lui verrà a prenderti. Severus e tutti i tuoi amici non potranno fare nulla per salvarti. – la baciò nuovamente e si alzò lasciando al ragazza sdraiata e singhiozzante – Ti lascio il tempo per pensare. Quando tornerò sono sicuro che mi ascolterai molto più volentieri.

Hellen sentì la porta chiudersi e la chiave girare nella serratura. Ora era sola, sentiva la lacrime scorrere sul suo viso e sul suo collo fino ad arrivare sulle costose lenzuola di seta del letto. Si alzò e fece un giro di perlustrazione cercando una via di fuga ma niente. La finestra era sbarrata e la porta chiusa a chiave senza la sua bacchetta non poteva andare molto lontano. Si sedette su una delle poltroncine davanti a l camino e si lasciò trasportare dal tepore che emanava il fuoco.

Voldemort voleva lei… perché? E, soprattutto, come ci sarebbe riuscito? Era morto e quindi come poteva volerla ancora? Forse Lucius le aveva detto quelle cose solo per spaventarla.. solo per farle capire quanto fosse stato stupido tornare dopo sei anni convinta che tutto fosse finito. E suo padre? In quella giornata era già la seconda volta che qualcuno le diceva che suo padre era vivo… non era possibile!

Mise la testa tra le mani e pensò al suo Marchio Nero… perché l’aveva sul collo? Perché era differente? Perché tutti dicevano che era forte?

“Perché tu sei forte piccina…” ancora quella voce roca e fredda che le parlava nella testa. Non era vero lei non era forte era una strega come molte…”Perché sei entrata nei Magiamorte?” era un lavoro…solo un lavoro “Sappiamo tutti e due che eri attratta dal potere di Voldemort… sappiamo che ti piaceva sentire la sua potenza invadere il tuo corpo… ti piaceva non è vero?” NO! “ Si Hellen, lo sai che ti piaceva… e il Signore Oscuro lo aveva capito. E ti ha dato un dono molto grande…” Quale dono? “ Il suo potere che scorre nelle tue vene… “

Hellen iniziò a piangere…. Iniziava a capire… capiva cosa quella voce le stava dicendo. Aveva sbagliato tutto per tanti anni. Voldemort non la cercava per ucciderla… Voldemort la cercava per finire il suo rituale.

“Vedo che hai capito Hellen, hai capito che sei tu l’erede di Voldemort! Sei tu la prescelta per finire il compito del Signore Oscuro! Sei tu quella che porterà la distruzione sul mondo intero. Per questo sei stata marchiata sul collo, per far capire a tutti che tu eri diversa… eri speciale. Lucius ti ha solo portato per mano fino al tuo potere. Il cristallo nero non poteva esser usato da chiunque… solo l’erede poteva toccarlo.”  Ma io no ho il diamante con me, l’ho perso dopo averlo rubato. Non sono io l’erede di Voldemort! “No.. il cristallo è dentro di te. Si è fuso in te… scatenando l’immenso potere che racchiude.”

La ragazza cadde a terra e iniziò a piangere. Non poteva esser vero… non poteva esser lei l’edere di Voldemort. Come poteva esser vero? Non aveva questi poteri straordinari che tutti dicevano, non poteva averli!

- Ma tu chi sei?- sussurrò sperando di non ricevere più risposta da quella voce.

“ Io sono colui che ti ha donato i suoi poteri… sono colui che conosce le tue paure e i tuoi

segreti… sono colui che non ti ha mai abbandonato anche quando eri solo una sporca babbana.” Voldemort. “Si…. sono colui che ti aiuterà a sconfiggere i tuoi nemici” Sei tu il mio nemico! “Ne sei sicura? Guardati bene attorno…. Nessuno verrà mai a prenderti… nessuno ti salverà…. Nessuno si ricorderà di te. Proprio come quando eri una babbana e nessuno ti ha cercato. Severus è con Camilla ora.” NO! “Mentre Sirius e Remus ti odiano per esser stata una Mangiamorte” Non è vero! ”Neppure tuo padre potrà salvarti ora.” Basta parlare di mio padre! Lui è morto! “ E io continuo a dirti che è ancora vivo…. e lui sapeva che eri stata prescelta… lui sapeva tutto fin dall’inizio.”

La voce di Voldemort la stava convincendo. Nessuno l’avrebbe trovata e nessuno si sarebbe ricordata di lei. L’avevano abbandonata e, questa volta, per sempre. Sentiva l’odio crescere in lei… sentiva il bisogno di vendetta verso tutti quelli che la stavano abbandonando, sentiva la rabbia verso tutti quelli che sperava fossero stati suoi amici ma che si erano rivelati dei veri traditori.

 

- Ascoltami Severus,- disse Silente – un pezzetto di Voldemort è dentro di lei.

- Cosa?- chiese con un filo di voce

- Nel cristallo nero non c’era dentro solo il sangue di Voldemort ma anche un pezzetto della sua anima.

- Perché è dentro Hellen?

- Perché il diamante si è fuso con l’erede del Signore Oscuro non appena lei lo ha toccato.

Piton impallidì improvvisamente, era Hellen il successore di Voldemort. Non lui o Lucius ma Hellen la ragazza che sembrava più dolce e buona del mondo era l’erede dell’essere più mostruoso che si fosse mai visto sulla faccia della terra. Non era vero… non era possibile…

Sirius e Remus si guardarono stupiti e senza riuscire a dire neppure una parola. Anche Silente era molto nervoso e preoccupato forse più del solito.

- Ovviamente lei non sapeva niente. – specificò il Preside – Ma Voldemort ha riconosciuto il suo potere fin dalla prima volta che la vide. Hellen è forte ha dentro di se il bene e il male. Unite queste forze sono imbattibili, per questo Voldemort la vuole con se.

- Il bene e il male?- chiese Black

- Il male perché è stata prescelta come erede di Voldemort. Lui le ha donato il suo potere, ora è dentro di lei e sicuramente le starà parlano convincendola a unire le sue due forze e a sostituirlo.

- Albus…- disse Remus spaventato –… il potere del bene dove lo ha preso?

- L’ha ereditato da suo padre… o così si dice.

- Tu sapevi tutto vero?- chiese Severus arrabbiato più che mai – Tu sapevi che era l’erede di quel mostro! Sapevi che il diamante era dentro di lei! Sapevi che era in pericolo e non hai fatto niente?

- Sapevo tutto è vero. Ho capito subito cosa volesse fare Voldemort con i suoi poteri e ne ho avuto la certezza quando l’ha marchiata sul collo.

- Mi stai dicendo che sapevi tutto questo prima che lei entrasse nei Mangiamorte?- Severus stava urlando. Quell’uomo aveva mandato la sua ragazza incontro ad una morte certa senza dire una parola. – Se sapevi quello che aveva in mente quel pazzo e l’hai lasciata andare? Perché?

- Perché se lei non fosse andata, tu non saresti qui a parlare con me e Voldemort sarebbe ancora in libertà e molte persone sarebbero morte. Ti ho detto tutto questo solo per metterti in guardia. Quando arriverai potrai trovarti davanti un nuovo Voldemort solo molto più potente e non la tua Hellen.

 

“Ora ti dirò una cosa Hellen… tuo padre… il padre che ti ha abbandonato quando eri ancora una neonata ha sempre saputo…. Sapeva del tuo enorme potere e sapeva che io ti avrei cercato. Ma ti ha abbandonato lo stesso… ti ha fatto soffrire ugualmente. Ha separato te e Severus per tanti anni sapendo il male che ti aveva fatto.” Mi stai dicendo che è colpa sua se sono stata così male? Se ho dovuto abbandonare il mio mondo è solo a causa sua? “Si bambina mia… è solo per colpa sua e del suo egoismo. Ti devi vendicare di lui… devi vendicare tutta la tua sofferenza… tutto il tuo dolore.” Si… non posso perdonarlo per quello che mi ha fatto… devo… devo punirlo per tutto il male che mi ha fatto. Deve pagare per quello che ha fatto a me e Severus…. “Brava hai capito… unisci i tuoi poteri.. fondi il male e il bene… e conquista il mondo!”

 

Lucius era di sotto nel salotto, sedeva davanti al camino spento e pensava a quello che stava succedendo nella camera sopra di lui. Aveva sempre saputo che Hellen era stata scelta dal suo Signore come successore e questo lo faceva imbestialire. Una donna scelta come suo erede, un potere così grande era  sprecato per quella sgualdrina. Il suo compito era stato quello di proteggerla e ci stava riuscendo ma poi quella donna era scappata portando via il cristallo. Inizialmente aveva pensato che lei avesse capito e che volesse conquistare il mondo con le sue forse, aveva aspettato che si facesse viva nel pieno delle sue forze e pronta a uccidere chiunque le si parasse davanti ma poi… quella sciocca non era arrivata e lui aveva capito! Hellen non aveva mai sospettato quale fosse stato il destino che Voldemort aveva scelto per lei e aveva scelto di vivere una vita da babbano piuttosto che allearsi al suo padrone. Ma a Voldemort non scappa niente e lui era furbo… sapeva che, prima o poi, qualcuno l’avrebbe distrutto e l’idea di trasferire un frammento della sua anima del diamante nero era stata geniale. E ora il suo padrone le stava parlando… si, l’avrebbe convinta a riversare tutto quel suo potere al male. I Mangiamorte sarebbero stati riuniti e Voldemort sarebbe tornato più forte e vendicativo che mai.

Ma l’idea che non fosse stato scelto lui per succedere il suo Signore era una tortura! Lui, purosangue da generazioni, appartenente alla casa dei Serpeverde da secoli, conoscitore delle Arti Oscure era diventato il baby sitter di quella donnaccia! Ma doveva aspettare, presto il suo signore l’avrebbe ricompensato a dovere e avrebbe punito tutti i traditori. Severus sarebbe stato il primo.

Improvvisamente sentì un rumore provenire dalla camera della ragazza. Si alzò di scatto dalla poltrona e corse su per le scale, con un rapido gesto della bacchetta aprì la porta. Un forte vento gelido lo colpì entrò nella stanza e vide la donna piagata a terra mentre ansimava e tremava. Si inginocchiò per vedere se stava bene quando si accorse che le usciva del sangue dalla bocca.

Hellen alzò di scatto la testa e Lucius Malfoy dovette trattenere un urlo di terrore.

 

Severus, Silente, Remus e Sirius uscirono dal camino qualche minuto dopo che Lucius corse nella camera di Hellen. Si guardavano attorno, non c’era nessuno che li aspettasse, nessuno che voleva combattere. Solo calma… troppa calma. Con gli occhi aperti e le bacchette, sguainate come se fossero state delle spade, girarono tutto il grande salone fino a quando non vennero incuriositi da strani rumori che provenivano dai piani superiori. Piton fece un gesto agli altri uomini e si incamminarono per le scale. Arrivati in cima vennero investiti da un vento gelido, cerando di stare in equilibrio Severus si rese conto che quel vento arrivava da una camera proprio davanti a loro. Faticosamente e contrastando quella potenza tentò d‘entrare nella camera seguito dagli altri.

Quando entrarono videro uno spettacolo orribile. Hellen era al centro della stanza dentro un vestito rosso, con una mano aveva sollevato Malfoy tenendolo per il collo. Lui non si muoveva e non parlava. La ragazza voltò subito lo sguardo e quando li vide scagliò il corpo inerme dell’uomo. Con prontezza di riflessi riuscirono a scansarlo facendo sbattere Lucius contro una parete della camera da letto.

Il volto della ragazza era totalmente cambiato era vecchio, rugoso e grigio mentre gli occhi erano diventati rossi come il fuoco. Non ci volle molto per capire che Voldemort si era impossessato del corpo della fanciulla.

Vendo quella scena il mago/a si mise a ridere una risata glaciale… crudele e malvagia.

- Avete intenzione di fermarmi?- chiese la cosa che si era impossessata di Hellen. – Mi fermerai tu Severus? O tu Albus? Allora?

- Fermati Hellen!- urlò Silente – Contrasta Voldemort! Non farti convincere.

Allora la cosa rise di nuovo:

- Albus… Hellen ha ascoltato tutto quello che gli ho detto e ha deciso di darmi il suo potere per vendicarmi di tutti coloro che le hanno fatto del male. E tu sarai il primo!

Dalle mani della giovane partì un fascio di luce che colpì il Preside e lo fece sbattere contro l’armadio. Remus e Sirius accorsero a soccorrerlo. Solo Severus era rimasto li immobile a fissare quella che, fino a un paio di ore prima, era stata la sua donna.. la sua Hellen dolce…gentile. Ora era solo un mostro ma la sua mente era stata offuscata da quell’essere meschino e crudele. Lei non era così non poteva credere che avesse deciso di dare il suo potere a Voldemort.

- Hellen… ti prego…non..- ma un altro fascio di luce colpì Severus in pieno che cadde a terra.

- Severus….- disse sorridendo - … mi hai tradito. Ti sei schierato con Silente… e poi hai tradito la tua donna.

Piton scattò in piedi… cosa aveva fatto?

- Che cosa le hai detto?- urlò contro il mostro.

- Solo quello che serviva per convincerla a darmi il suo strepitoso potere.

- Le hai mentito!

- No… ho solo distorto un po’ la verità.

Dalla bacchetta di Piton partì una luce rossa che colpì Hellen / Voldemort ma non servì a nulla.

- Pensi veramente che queste cose funzionino su di me?

- Hellen!- urlava Severus disperato – Svegliati! Hellen non far vincere Voldemort.

Hellen galleggiava nel suo mondo nero senza sentire nulla del mondo esterno. Era cullata da quella tranquillità cullata e protetta dalle sue paure. Venne svegliata da una voce… una voce molto famigliare che la chiamava ma era troppo in lontananza per poterla riconoscere.  Sentiva che qualcuno aveva bisogno di lei, faticosamente e contro voglia aprì gli occhi, si girò verso quella che poteva sembrare la fonte di quel suono e rimase all’ascolto. Pezzetti di frase le giungevano all’orecchio ma non n capiva il senso, stava succedendo qualcosa ma non ricordava cosa. Poi le venne in mente quello che era successo, per un secondo aveva creduto alle parole di Voldemort e questi aveva preso la situazione in pugno prendendo possesso del suo corpo. Era intrappolata nella sua mente, nel suo mondo immaginario. Improvvisamente vide una piccola luce provenire da lontano, un luccichio provenire da molto lontano. Iniziò dirigersi verso quel posto e man a mano che si avvicinava la voci diventavano più chiare e riconoscibili.

- Voldemort!- urlò nella sua testa – Cosa stai facendo?

“ Sto punendo tutti quelli che ti hanno fatto male….” NO! Sei tu quello che va punito…. Loro non hanno fatto niente “Ormai è tardi…”

il terrore si impossessò della ragazza… doveva vedere… doveva sapere quello che stava succedendo. Si concentrò e una finestra si aprì davanti a lei. Hellen vide quello che stava accadendo fuori… Voldemort si era impossessato del suo corpo e stava distruggendo le persone che le erano più care.

- Smettila!- tuonò ma senza risultato. Continuava a scagliare incantesimi e a scagliare Silente e gli altri da una parte all’altra della stanza.

Doveva fare qualcosa… la sua attenzione venne, nuovamente, attirata dal quel luccichio in lontananza. Lasciò perdere la finestra e corse verso quella cosa che luccicava. La luce si faceva sempre più intensa fino a quando Hellen si trovò davanti il Cristallo Nero.

“Hai trovato il cristallo… molto bene… rompilo e bevi il mio sangue…” Scordatelo! Io non mi unirò mai ad un viscido come te.

Silente notò che il potere di Voldemort stava diminuendo, aveva visto nei suoi occhi rossi come il sangue una luce differente. Hellen si stava ribellando. Anche Severus notò il cambiamento e cominciò a chiamare la sua amata a pieni polmoni.

- Lo senti vero?- disse la ragazza – Mi sta chiamando… non mi odia… mi ama e basta. Ora tu sparirai

“No… puoi anche aver perdonato Severus ma non puoi perdonare tuo padre… lo stesso padre che ti vuole sconfiggere in questo preciso momento…”  Mio padre è morto e non è qui! “Sicura? Il potere che racchiudi, quello del bene, è il suo dono. Il dono di un padre molto forte che mi ha sconfitto in passato, lo stesso padre che ti ha proposto di entrare nei Mangiamorte, lo stesso padre che è il Preside della scuola dove insegni… Mia cara Hellen è Silente il tuo vero padre.”

Quella notizia arrivò come una frustata sul cuore di Hellen. Silente suo padre… il suo vero padre. Non poteva esser vero… era una bugia. “Piccola Hellen guardalo bene… è un vecchio che ti ha abbandonato fin da piccina… perché non ti voleva. Prova solo odio verso colui che ti ha generato ma che non ti ha voluto.” No… non lo odio non ci riesco. “ Bevi il mio sangue e puniscilo per male che ti ha fatto” NO! “Allora non  mi lasci altra scelta piccolina mia…”

Il diamante sparì e Hellen ripiombò nel buoi più assoluto.

Severus vide il mostro restare immobile fermo per alcuni minuti come se stesse parlando con qualcuno… poi qualcosa apparve nella sua mano. Non ci volle molto per capire che si trattava del diamante, Voldemort alzò le braccia e buttò la testa indietro per accogliere dentro di se il suo stesso sangue… per reincarnarsi totalmente in Hellen. Stava per spezzare il cristallo quando si bloccò e iniziò a dimenarsi. Stava lottando… il Signore Oscuro stava lottando con qualcuno dentro di se… Hellen si stava ribellando. Con una mossa improvvisa Piton corse verso la cosa e gli strappò di mano i cristallo. Voldemort gridò per la rabbia e si diresse verso il traditore ma  si bloccò nuovamente.

- Hellen non puoi ribellarti…- gridava Voldemort - … sei la prescelta! Non puoi rifiutare il tuo destino.

Improvvisamente il volto della ragazza tornò normale:

- Si che posso! Io non voglio avere più niente a che fare con te! Io non devo punire nessuno!- urlò con la sua voce normale. Ma il suo aspetto mutò di nuovo rivelando ancora il viso del male.

- Guarda tuo padre Hellen… guardalo e prova odio nei suoi confronti. Ti ha abbandonata e poi ti ha buttato tra le mie braccia.

Gli occhi verdi della ragazza si indirizzavano verso Silente che la guardava con le lacrime agli occhi poi guardò Severus che aveva il cristallo tra le mani.

- Severus rompilo… distruggi l’ultima parte di Voldemort.

Severus guardò Hellen, il diamante, Silente e poi ancora Hellen e buttò il diamante a terra che, purtroppo, non si ruppe ma rotolò fino a i piedi di Silente che lo guardò poi alzò lo sguardo verso la figlia.

- Non lo fare Albus! – tuonò la voce di Voldemort  -se rompi il diamante tua figlia morirà insieme a me. L’hai abbandonata e ora la vuoi anche uccidere?

Silente era confuso… Voldemort diceva la verità? Cosa poteva fare… la sua bambina era in pericolo e lui, per la prima volta nella sua lunga vita, non sapeva che fare..

- Distruggilo..- sibilava la voce di Hellen che non riusciva più a trattenere Voldemort - … ti prego distruggi il diamante.

Silente alzò gli occhi e vide il volto della su Hellen distrutto dalla sforzo di trattenere il suo peggior nemico, i suoi occhi verdi brillavano e due grandi lacrime scesero lungo le sue guance rosa.

- Ti prego padre…- sussurrò nuovamente - .. non ce la faccio più. Distruggi il diamante nero.

Lacrime amare scesero lungo il volto dell’uomo mentre distruggeva il cristallo sotto i suoi piedi.

Si sentì un urlo di dolore e poi una grande luce bianca invase tutta la casa di Malfoy.

 

- Sei veramente suo padre?- chiese Piton a Silente nella sala d’aspetto dell’infermeria della scuola.

- Si. – rispose il vecchio – Sua madre è morta dopo averla data alla luce e io ho dovuto affidarla al mio migliore amico perché sapevo che potere aveva dentro di sé e avevo paura che Voldemort la trovasse.

- Allora perché mandarla tra i Mangiamorte?

- Se devo esser sincero non lo so, Severus. Probabilmente è stato lo stesso Voldemort che mi ha spinto a mandare la mia stessa figlia tra le braccia del mio peggior nemico.

Da una porticina uscì un dottore che si avvicinò ai due:

- E’ un miracolo che sia sopravvissuta a tutto questo. È stato uno sforzo enorme, ha sopportato tanti incantesimi… nelle sue condizioni poi…è veramente un miracolo che entrambi stanno bene.

- Entrambi?- chiese Piton perplesso.

- Si… lei e il bambino.

 

Hellen volteggiava ancora nella sua mente ma , questa volta, era sola. Basta con le voci.. basta con le sensazioni… basta con le lotte… basta con la paura e la rabbia.

Solo lei e i suoi pensieri.

Ricordava poco di quello che era successo, sapeva solo che Malfoy l’aveva rapita e che Voldemort le aveva parlato dicendole che era lei il suo erede. Quell’erede a cui lei dette la caccia per tanto tempo. Voldemort era dentro di lei e aveva scatenato tutta la sua rabbia e tutto il suo rancore tenuti nascosti in tutti questi anni. Il Signore Oscuro voleva uccidere Silente.. questo era chiaro.. lo voleva morto per poter tornare a scatenare il terrore tra gli uomini. Silente era l’unico che poteva fermarlo e lui lo sapeva bene.  Ma Voldemort aveva fatto male i conti con la sua parte buona. Era vero aveva dentro di sé un enorme potere, era vero Voldemort aveva passato in lei, tramite il Marchio Nero, i suoi poteri oscuri, era vero lei era attirata dal suo potere nero e dalla sua potenza, ed era vero era arrabbiata con molte persone. Ma non era abbastanza per provare odio e per volersi vendicare, in lei c’era il potere buono di suo padre, l’aveva ereditato da lui e per quanto poteva esser grande la forza di Voldemort lei non avrebbe mai tradito la sua natura.

Ma sarà veramente finita? Il Signore Oscuro si sarà arreso? O una parte di lui vive ancora nel suo corpo, magari starà dormendo o aspetta il momento opportuno per uscire allo scoperto e riprovare.

Voldemort sentiva il suo potere… lo stesso di suo padre…. lo stesso di Albus Silente.

I suoi pensieri si soffermarono sulle frasi che il Signore Oscuro le aveva detto per convincerla a fondere il bene e il male creando una potenza distruttrice fuori da ogni immaginazione.

Il bene… il male… suo padre.

Ma lei sapeva la verità, Silente era il suo vero padre, l’aveva abbandonata perché era stato costretto, lui non aveva colpa se non quella di amarla troppo.

Lentamente il buio si stava diradando lasciando posto alla luce.

Hellen si era svegliata.

Si sentiva molto stanca, affaticata, aveva la testa pesante e il corpo tutto dolorante volva vedere dove fosse. Alzò molto piano la testa facendo mille smorfie di dolore. Era nell’infermeria della scuola… come c’era arrivata? La sala era deserta, le file di letti accanto al suo erano vuoti, nessun rumore neppure il lontananza quindi le vacanze di Natale non dovevano esser ancora finite.

Con calma, facendo un movimento alla volta, si sedette sul letto appoggiando la schiena allo schienale del letto di ferro.

Mise una mano sul ventre sperando che il suo bambino stesse bene, che non gli fosse successo niente.. chissà se avevano detto a Severus che sarebbe diventato padre tra qualche mese? E chissà lui come l’ha presa questa notizia? Certo avrebbe preferito dirglielo in un altro modo ma era stata sempre interrotta! Fece un piccolo sorriso pensando al suo piccolino e a Severus… chissà dov’era adesso?

Madama Chips entrò e, appena la vide, si precipitò accanto a lei:

- Ben svegliata!

- Quanto ho dormito?

- Tre giorni… non sapevamo più cosa pensare ma i medici dicevano che stavi bene. Che dovevi solo riposare.

- Il bambino?

- Sta benissimo. Il dottore ha detto che è un miracolo se state bene entrambi.

- Severus e gli altri come stanno? Silente…

- Calma Hellen… Severus, Lupin e Black stanno bene solo qualche lieve ferita. Silente è stato quello più colpito ma ora sta bene.

 La ragazza si sentì tremendamente in colpa per aver colpito gli altri.

- Come ci sono arrivata qui?

- Non sono io che ti deve parlare di queste cose..- disse Madama Chips sempre sorridendo – ora riposa.

- Dov’è Severus?

- L’ho buttato fuori dall’infermeria! Erano due giorni che non dormiva aveva bisogno anche lui di risposo come tutti.

- Madama Chips lo può chiamare per favore?- chiese speranzosa Hellen.

La donna allargò il suo sorrise e annuì, poi cose verso il camino a chiamare il professore.

Non ci volle molto, Hellen riconobbe subito i passi veloci di Piton mentre correva per i corridoi.

Appena entrò, la ragazza, cercò di sembrare il più tranquilla possibile ma era stanca e aveva un bisogno assoluto di piangere tra le braccia di qualcuno che l’amava. Lui corse ad abbracciarla, baciarla e dirle quanto l’amava e che le era mancata.

- Cos’è successo?- chiese quando Severus si era seduto su una sedia.

- Cosa ricordi?

- Poco… le parole di Voldemort… il cristallo e Silente che lo fece a pezzi. – si mise una mano sulla testa.. le stava scoppiando. Piton si avvicinò preoccupato ma lei fece un gesto con la mano per dire cha andava tutto bene.

- Dopo che Albus ruppe il diamante c’è stata come una forte esplosione. Eri a terra, pensavamo che fossi morta ma poi respiravi e ti abbiamo portata a casa.

- Malfoy?

- E’ morto…

Hellen lo guardò negl’occhi e poi mise una mano sulla bocca aveva ucciso Malfoy… chiuse gli occhi e iniziò piangere. Severus l’abbracciò non poteva vederla così:

- Non è stata colpa tua! È stato Voldemort… tu non c’entri.

- Vi ho fatto male…- disse tra i singhiozzi – ho ferito te, Remus e Sirius, senza tenere conto di Silente…io non posso….

- Hellen non hai colpa. Non ci hai fatto tu del male… ma Voldemort… solo lui. – le alzò il viso e le asciugò le lacrime facendo un piccolo sorriso.

- Hai saputo del bambino?

Severus annuì e la baciò.

Una settimana dopo Hellen uscì dall’infermeria in piene forze e pronta per finire l’anno scolastico. Remus e Sirius erano stati molto gentili e premurosi con lei, era coccolata e amata da tutti. Ma era una settimana che non vedeva suo padre e volva parlagli a tutti i costi.

 

Silente era nel suo studio da ore, pensava alla sua bambina e a quello che voleva dirle ma non trovava il coraggio riparlarle apertamente. Provava rabbia e vergogna nei suoi confronti e sperava che Hellen non provasse lo stesso. Aveva anche pensato di lasciare la scuola ma non avrebbe eliminato il problema. Non sapeva come affrontare il discorso, non sapeva come introdurlo e non sapeva quello che lei pensava così si era rifugiato nel suo studio con Fanny che cantava felice.  Si alzò e prese il pensatoio dalla credenza e lo mise sulla scrivania, si sedette e iniziò a buttarci dentro qualche pensiero.

I più brutti, Voldemort… la morte di sua moglie…. l’abbandono di Hellen… lei tra i Mangiamorte… lei babbana e lei “posseduta” dal Signore Oscuro. Ma questo non cambiava i fatti, non parlava con la sua bambina per paura e vergogna. Si alzò, nuovamente, e guardò fuori dalla finestra.

Tra poco gli studenti sarebbero tornati e la vita frenetica di Hogwarts sarebbe ricominciata.

Era così assorto nei suoi pensieri che non sentì la porta dello studio che si apriva.

- Allora non sei sparito?- chiese ironicamente una voce femminile alle sue spalle.

Albus si voltò e vide la su Hellen sana e salva che sorrideva.

- Hellen.. – sussurrò.

- Non sei venuto in infermeria… perché?

- Paura…

- Di me?

- Di me stesso.

La ragazza si avvicinò al padre e guardò fuori dalla finestra.

- E’ bello il panorama qui.

- Perché sei venuta?

- Perché ti volevo parlare… prima di tutto perdonami se ti ho fatto del male in quella casa. Io… non ero pianamente in me…

Albus fece un gesto con la mano e la azzittì:

- Non voglio sentire altre parole del genere. Severus mi ha detto che ti senti anche in colpa per la morte di Malfoy. Tu non c’entri.

- Ho permesso a Voldemort d’entrare in me. Questa non è una colpa?

- E’ lui che ha scelto te.

- Già. Perché me?

- Forse perché voleva farmi del male. Lui sapeva chi eri…

- Dimmelo tu chi sono.

Lui la guardò negli occhi e vide la donna forte e riconobbe sua madre in quello sguardo.

- Sei Hellen Benter. Figlia di Ferdinand e Demetra Benter.

- No…- disse seccamente lei- io sono Hellen Silente. Figlia di Albus Silente che ha dovuto affidarmi al suo migliore amico per proteggermi da Voldemort e per non farmi conoscere il mio destino. Ovvero quello di portare di me un pezzetto di quel mostro e un pezzetto di mio padre.. il mago più potente del mondo.

Silente la guardò perplesso ma dove aveva saputo tutte queste cose? Ma lei continuò per niente arrabbiata anzi era tranquilla e sorrideva:

- Mi hai affidato al tuo migliore amico ma sapevi che lui non è capace di mentire. Mi ha detto che non ero figlia loro qualche settimana prima di morire. Non mi disse chi erano i miei veri genitori ma mi disse che mia madre era morta di parto e che mio padre era stato costretto a lasciarmi. Non ti ho mai odiato… come potevo? Dopo la loro morte tu ti sei comportato come un padre. Avevo solo quindici anni e tu ti sei occupato di un’adolescente scatenata. Mi hai affidato alle persone più buone del mondo, ho avuto un’educazione esemplare e mi hanno trattata come una loro figlia senza farmi mancare niente e, per questo, li considero sempre miei genitori. Ma… sei tu mio padre e non posso certo dimenticarlo.

- Hellen io…non sapevo cosa fare… sei arrabbiata?

- Non potrei mai esserlo.

Due grosse lacrime scesero lungo le guance della giovane mentre abbracciava suo padre.

- Sei fiero di me?- gli sussurrò nell’orecchio mentre lo abbracciava forte.

Lui le diede uno sguardo colmo di amore paterno e le spostò i capelli neri davanti al viso sistemandoli dietro un orecchio.

- Hai salvato la vita di molte persone. Sei una donne forte e combattiva, hai fatto sempre le scelte giuste, non mi hai mai deluso e non hai mai deluso le persone a cui ti ho affidato. Ti ho seguito anche quando eri una babbana e hai vissuto una vita meravigliosa. Questo mi basta per esser l’uomo più orgoglioso di sua figlia sulla faccia della terra.

- Tutto quello che sono lo devo a te.

- Pensi che potremmo ricominciare come una famiglia?

- Inizia ad abituarti all’idea di diventare nonno. 

 

Severus e Hellen passeggiavano per il parco della scuola tutto innevato. Mano nella mano e silenziosamente percorrevano i sentieri che portavano alla foresta proibita pensando al loro futuro finalmente insieme felici. Si ritrovarono, nuovamente, sotto l’albero con l’incisione che Hellen aveva fatto l’ultimo anno di scuola. Piton accarezzò la pancia della sua amata sorridendo all’idea che dentro c’era il frutto del loro amore.

- Devo ancora darti il mio regalo. – disse dolcemente e face scivolare al dito della giovane un anello di fidanzamento. – Vuoi sposarmi?

Hellen non sapeva cosa dire guardò Severus con le lacrime agl’occhi e gli saltò al collo.

 

- Albus posso entrare?- chiese Piton facendo capolino nella porta della studio del Preside.

Silente indicò una poltrona dove Severus si sedette. Lo guardò negl’occhi conscio di on voler parlare con il Preside ma con il padre della sua donna

- Ho una paura…-disse guardando per terra.

- Dimmi Severus.

Ma non riusciva a parlare… era difficile ammettere che aveva paura e ora non riusciva a dire il motivo di questo timore.

- Hai paura per tuo figlio?- disse Albus capendo benissimo i timori del professore.

- Sì, insomma nascerà il nipote di Albus Silente e di…

- Voldemort?

- Albus lo sai anche te.. Hellen è l’erede di Voldemort anche se il cristallo è stato distrutto lei ha sempre dentro di se un pezzo del Signore Oscuro. Come nascerà questo figlio? E se sarà una reincarnazione del male? Se mio figlio seguirà le strade di Voldemort?

- Capisco le tue paure ma non puoi fare niente. Puoi solo aspettare e pregare che Hellen  trasmetta al bambino la sua parte buona. Lei dovrà convivere con Voldemort per il resto della sua vita ma non è questo l’importante…

- E quale sarebbe?

- Sono le scelte che una persona fa. Tu hai scelto di ribellarti a Voldemort… Hellen ha fatto lo stesso… vostro figlio nasce da due persone forti e molto potenti ma che hanno saputo seguire il loro cuore e non il potere. Non importa quale sarà il potere che vostro figlio avrà, saranno le sue scelte a condurlo su una strada piuttosto che un’altra. In fondo bene e male non esistono realmente e questo Voldemort l’aveva capito subito. Esiste un solo potere poi sta ad ognuno di noi scegliere cosa farne. Dovrete insegnare al bambino a scegliere con il cuore proprio come avete fatto tu e Hellen.

- E se questo non funziona? Voldemort è forte… e se tornasse? Se non l’avessimo sconfitto?

- Io poso rispondere a tutte le tue domande Severus. Se Voldemort tornasse sapremo sconfiggerlo di nuovo e poi questo bambino avrà tutta la protezione che gli occorre. Ha un padre e una madre eccezionali… un intero castello protetto da incantesimi… degli zii – riferendosi a Remus e Sirius e, a questa frase Piton fece una piccola smorfia – pronti a sacrificarsi per lui…e poi ha un nonno niente male. – disse ironicamente.

Piton uscì dallo studio del Preside più tranquillo e si diresse al suo ufficio dove avrebbe preparato il nuovo programma per il trimestre che stava per iniziare. Quando entrò Hellen lo accolse con un forte abbraccio, lui lo contraccambiò con altrettanto amore e si rese conto che la vera vita e la vera felicità sarebbero incominciati solo ora.

 

Fine