Autrice: Ida
Censura: Per tutti
Pairing: Difficile
a dirsi. Ci sono solo due personaggi e quindi il dubbio non è fra chi è… ma se
c’è. Io dico di sì. E voi?
Personaggi: C’è Severus Piton, ovviamente,
ed Ahlyssa.
Nota : Questo racconto sviluppa una parte della storia Cuore Oscuro, che è
quindi opportuno avere
letto prima per poter capire il carattere dei due personaggi. Ma questo
racconto, soprattutto, è dedicato ad una mia cara amica (la tenera Joey) che,
con una sua dolcissima mail, mentre commentava il racconto “Cuore Oscuro”, mi
ha fatto venire il desiderio di scrivere questa storia, così “melodrammatica”,
e me ne ha dato anche il coraggio. Ecco le bellissime parole di Joey e la mia
risposta:
Joey : E poi dolcissimo Severus che la culla per ore,
me lo immagino, la carezza e le sussurra parole per tranquillizzarla, in
effetti chissà lei come era terrorizzata, ma poi basta il suo abbraccio
a farla sentire protetta… mmmmmm… mi immagino proprio la scena!
Ida: Credo che potrei scrivere delle storie per il solo
piacere di fartele leggere e commentare: è fantastico vedere come tu ti sei
immaginata, in modo assolutamente perfetto, le scene che io ho scritto...
quasi da farmi venire i brividi...
E così, detto e fatto. Ed anche il titolo
della storia era tutto per Joey… solo per i suoi occhi, visto che l’avevo
scritta per lei.
- Che cosa? Maledizione Malocchio, perché non mi hai
avvertito subito? – urlò Piton, completamente fuori di sé.
- Perché sapevo che saresti stato così pazzo da cercare di
andare a salvarla… ad ogni costo e contro ogni logica! - rispose lentamente il
vecchio mago, mentre il suo occhio magico spaziava per la stanza.
Piton era semplicemente furioso: Alhyssa, la sua Alhyssa era
nelle mani di Voldemort ormai da due giorni… e nessuno lo aveva avvertito. Si
scagliò contro Lupin:
- Tu… tu… Mannaro maledetto… Tu lo sapevi… perché… perché… -
Piton si accasciò su una poltrona sgangherata, il viso tra le mani.
- Mi dispiace, Severus. – sussurrò debolmente Lupin,
appoggiandogli una mano sulla spalla.
Piton si rialzò bruscamente:
- Toglimi le mano di dosso… -
Lupin si tirò di lato:
- Mi spiace… veramente. Lo sai quanto anche io tenga ad
Alhyssa… - ripeté Lupin in tono sommesso.
- No Remus… sei tu che non capisci quanto io tenga a lei…-
esclamò con gli occhi che sprizzavano scintille - Ed ora andrò a riprendermela!
–
Piton si diresse con passo deciso verso la porta. Lupin non
cercò neppure di fermarlo, ma lo seguì silenziosamente. Giunto alla porta,
Piton si girò di scatto:
- Cosa stai pensando di fare? – gli chiese rudemente.
- Vengo con te. – disse semplicemente Lupin.
Gli occhi di Piton lanciavano fiamme:
- Potevi pensarci prima Remus… Io vado da solo. –
Quindi aprì la porta ed uscì sbattendola forte alle sue
spalle.
Lupin abbassò gli occhi… anche lui amava Alhyssa… eppure non
era stato capace di andare a salvarla. E non aveva neppure avvertito Severus,
l’unico che avrebbe avuto il coraggio di farlo. Ed ora lui stava andando… anche
se era troppo tardi… anche se avrebbe rischiato inutilmente la sua vita. Però
stava andando… da solo. Lupin scrollò le spalle e rimase ad osservare la figura
nera che si allontanava nella notte, mentre un macigno gli pesava sul cuore…
non aveva avuto il coraggio… non lo aveva avuto.
* * *
Piton era molto soddisfatto di se stesso. Contro ogni ragionevole probabilità era riuscito ad arrivare al nuovo covo di Voldemort… ed aveva scoperto che Alhyssa era ancora viva. Ed era là… oltre quella porta.
In un attimo il mago superò anche quell’ultimo ostacolo e fu
all’interno della cella. Umida… fredda… completamente buia. E quel fagottino,
rannicchiato a terra in quell’angolo… era la sua Alhyssa. Per un lungo istante
gli mancò il fiato ed il cuore prese a battergli all’impazzata: si stava
muovendo… era viva!
- No… no… basta… Uccidimi e facciamola finita! –
La voce di Alhyssa era un lamento strascicato… sembrava allo
stremo delle forze. Provò una penosa stretta al cuore mentre le si avvicinava:
- Sono io Alhyssa… stai tranquilla… sono venuto a portarti
via da qui! – sussurrò dolcemente.
Dopo un attimo di incertezza ed incredulità la ragazza si
alzò barcollando:
- Severus… Severus… - singhiozzò, mentre si rifugiava tra le
sua braccia, aggrappandovisi disperatamente.
Severus la strinse per un attimo tra le braccia: sentiva il
cuore di lei battere furiosamente, mentre il suo corpo era attraversato da
tremiti convulsi. La sollevò subito tra le braccia sussurrando:
- Va tutto bene Alhyssa… ci sono qua io adesso… è tutto finito…
finito. –
Uscì velocemente da quell’orrida cella e percorse a ritroso
il cunicolo oscuro, sempre tenendo Alhyssa fra le braccia. Arrivato
all’ingresso della prima grotta la depose a terra, vicino ad un braciere che
emanava una cupa luce sanguigna. Alhyssa non aveva mai smesso di tremare. Si
inginocchiò vicino a lei e, per la prima volta, riuscì a scorgerle il viso tra
i riflessi della fiamma.
Il suo cuore mancò un colpo… il viso della sua Alhyssa era
tutto pesto e sanguinante… cosa… cosa… cosa le avevano fatto? Nei suoi occhi
poteva leggere un terrore infinito… lo stesso terrore che avevo visto negli
occhi di Berylll, quindici anni prima.
- Alhyssa… - mormorò – Alhyssa… - e la strinse di nuovo,
delicatamente, fra le braccia, incapace di guardare oltre quel povero viso
tumefatto.
Ora era lui che tremava, mentre una rabbia sorda montava nel
suo cuore e nella sua mente… Come avevano osato… come avevano potuto farle del
male… perché, perché Malocchio non lo aveva avvertito subito?
Si obbligò a lasciarla andare ed a rialzarsi: doveva trovare
al più presto una via di fuga.
- Torno subito … solo un istante… -
- No… non lasciarmi sola…ti prego… -
Tornò a chinarsi su di lei, sfiorandole delicatamente il
viso, gonfio per le percosse, e le sussurrò dolcemente:
- Torno subito, non aver timore. Ma dobbiamo andarcene da
qui al più presto. –
Si alzò nuovamente e si diresse all’uscita della grotta,
sempre senza perderla d’occhio un solo istante. All’improvviso una nuova
stretta al cuore: aveva notato che la tunica della maga era stracciata in più
punti… e sporca di sangue.
La sua rabbia era sempre più incontenibile. Ma la via di
fuga era libera: dovevano approfittarne subito. Le fece segno di raggiungerlo.
Ma quando la vide alzarsi e trascinarsi verso di lui zoppicando a fatica… di
nuovo il suo cuore mancò un colpo. Tornò di corsa verso di lei e la sollevò
nuovamente fra le braccia:
- Non puoi farcela a camminare in queste condizioni… Mentre
la strada è ancora lunga ed il sole ormai è sorto. Dobbiamo nasconderci da
qualche parte ed aspettare di nuovo l’oscurità. – mormorò sottovoce, cercando
di sorriderle in modo rassicurante.
Ma mentre la guardava… si sentiva morire… era veramente in
condizioni pietose. Ancora poche ore… e sarebbe stato troppo tardi.
* * *
Ecco, ora erano al sicuro. Almeno fino al momento della fuga
vera e propria.
La luce del sole filtrava da diversi spiragli ed illuminava
il pulviscolo che roteava, con abbondanza, nella catapecchia abbandonata, un
tempo adibita a deposito.
Alhyssa era di nuovo tra le sue braccia e gli sorrideva
debolmente:
- Non sono riusciti ad estorcermi nulla… sai, in nessun
modo… - mormorò con orgoglio.
La guardava… guardava quel dolce viso, quel viso che,
lentamente, contro la sua volontà, aveva cominciato ad amare. C’era ancora il
terrore nei suoi occhi, il terrore del ricordo di ciò che le avevano fatto. Ma
c’era anche tanto orgoglio. Era coraggiosa la sua piccola Alhyssa… e forte,
molto forte.
Le sorrise con tutta la dolcezza del suo cuore addolorato:
- Non ne avevo mai dubitato… lo so che sei in gamba. Non
lavorerei in coppia con te, se non fosse così. Lo sai. –
- Non dovevi venire qui… e rischiare la tua vita per me. –
Severus socchiuse gli occhi per un istante… rischiare la sua
vita? Avrebbe dato qualsiasi cosa per essere stato al posto suo mentre qui
maledetti la torturavano.
- Io non ho rischiato nulla… sono solo venuto a riprendermi
il mio compagno di lavoro. – disse bruscamente.
Bene, tutto stava tornando alla normalità: quello sì che era
il solito antipatico Severus. Il viso di Alhyssa si aprì in un sorriso… e la
ferita sul suo labbro si riaprì.
Severus guardava il sangue uscire lentamente… osservava
tutte le ferite sul volto della donna che amava. E desiderava baciare
delicatamente quella bocca… e tutti quei graffi e quei tagli… uno per uno… con
infinita dolcezza… con tutto il suo amore.
Invece sospirò silenziosamente e passò la sua mano sul volto
di Alhyssa, sfiorando con delicata lentezza ogni ferita. Ed al suo passaggio la
pelle si rimarginava istantaneamente.
- Grazie. – mormorò la giovane Auror.
Severus sorrise, sempre silenzioso, e le sfiorò ancora una
volta il viso, in una tenera carezza.
Alhyssa lo guardava… e non riusciva più a capire cosa stesse
succedendo. Lui continuava a sorriderle… ed era tremendamente preoccupato per
lei. Ma, soprattutto, non l’aveva ancora sgridata per essersi cacciata nei
guai… da sola. Ecco… questo era veramente strano… molto strano.
Ora la mano di Severus stava scendendo lentamente sul collo
di Alhyssa, sulla sua spalla e sul braccio, sfiorando le ferite che
scomparivano a quel lieve tocco. La maga si mosse leggermente e Severus notò
uno strappo sulla tunica, all’altezza del seno. Sollevò la stoffa… e inorridì.
Il segno scuro sul seno era inequivocabile: sapeva bene quale terribile maledizione
l’aveva provocato, quale intenso dolore Alhyssa aveva dovuto sopportare. E
negli occhi della sua donna, ora, era tornato il terrore.
- Chi è stato? Chi ha osato farti questo? – domandò
cupamente, mentre il respiro gli si faceva sempre più rapido ed i denti
stridevano da quanto li stava convulsamente stringendo.
- Io… io… - Alhyssa chiuse gli occhi, quasi incapace di
reggere quel doloroso ricordo - … è stato Malfoy. – disse in un soffio.
Severus strinse i pugni, fino a conficcarsi le unghie nel palmo
delle mani. Poi aprì del tutto la tunica e appoggiò delicatamente la sua mano
sul seno della maga. Chiuse gli occhi e si concentrò, mormorando parole
incomprensibili. Lentamente Alhyssa percepì una sensazione di calore, leggera
all’inizio e mano a mano sempre più intensa… sembrava che Severus riuscisse a
far uscire il dolore dal suo corpo attirandolo nella sua mano. E la mano del
mago divenne ben presto bollente, gonfia e livida. Infine lui interruppe il
contatto e si guardò la mano. Poi chiuse nuovamente gli occhi e scrollò il
capo… non era giusto, non era giusto… perché proprio Alhyssa, perché? Voldemort
gli aveva già portato via Beryll… Alhyssa no… no, a lei non doveva accadere
nulla…
- Grazie Severus. Ma la tua mano… ora… -
Le parole della giovane lo riportarono bruscamente alla
realtà.
- La mia mano non ha nulla, o quasi. – disse rudemente,
strofinandosela contro il fianco. – Invece, io voglio sapere quali altre
terribili ferite nascondi sotto la tunica. –
Alhyssa riprese a tremare… e lui si sentì mancare. Cos’altro
potevano averle fatto? Sapeva di essere ormai vicino alle lacrime… non ce la
faceva più… la sua Alhyssa, la sua adorata Alhyssa…
Seguì con lo sguardo il punto che gli indicava la mano
tremante della donna: l’inguine.
Cominciò a sollevare lentamente la tunica, scoprendole
delicatamente le gambe. Poi si fermò, all’improvviso. Alhyssa non indossava
biancheria intima e c’era del sangue rappreso… in alto, sulla coscia. Socchiuse
gli occhi e si chiese cos’altro avrebbe dovuto scoprire su quel corpo
meraviglioso… quale altra terribile tortura. Ma era una domanda vana… sapeva
benissimo cosa i Mangiamorte facevano agli Auror… ed alle donne…
La guardò negli occhi… ed ancora rivide il terrore. Il
terrore di Beryll si confondeva nel terrore di Alhyssa.
Riprese ad alzare la tunica e notò subito, a lato del pube,
gli inequivocabili segni che l’Incantesimo di Immobilizzo aveva lasciato su
quella parte del corpo così delicata. Ma per lasciare un segno così profondo…
per quanto tempo era rimasta così immobilizzata?
- Chi è stato… e perché ha lanciato lì l’incantesimo
immobilizzante… e perché così a lungo? – chiese con voce disperatamente roca.
Ma sapeva già la risposta.
Alhyssa scuoteva il capo, cercando di scacciare quei
terribili ricordi.
- Chi è stato? Chi? – chiese di nuovo Severus, ora con voce
terribilmente cupa.
- Malfoy… mi sono ribellata… preferivo morire piuttosto che…
- Alhyssa non riusciva a finire la frase. Severus la stava guardando…
assolutamente immobile… irrealmente immobile. Non respirava neppure.
- Così mi ha lanciato l’incantesimo… e mi ha violentata… più
volte… Era appena andato via quando sei arrivato tu. – terminò con un filo di
voce.
Appena andato via… appena andato via… Severus continuava a
ripetere ossessivamente quelle parole nella sua mente. Se solo fosse arrivato
prima… maledizione… se Malocchio l’avesse avvertito immediatamente.
Alhyssa era lì, abbandonata fra le sue braccia… e piangeva.
L’abbracciò delicatamente, con tutta la dolcezza del suo immenso dolore, e
prese a cullarla teneramente sussurrandole:
- E’ tutto finito… è tutto finito. Ora sei qui con me… con
me. – mentre le sue labbra sfioravano lievemente i suoi lunghi capelli e la sua
mano stringeva con infinito amore quella della donna. La sua donna… la donna
che amava… Alhyssa. Grosse lacrime silenziose rotolarono lentamente lungo la
sua guancia. Ti amo… ti amo… ti amo… come vorrei poterlo gridare al mondo
intero. Ti amo, ti amo disperatamente… e silenziosamente. E continuava a
cullarla, mentre la stringeva sempre più forte a sé.
Ed Alhyssa si stava perdendo in quell’abbraccio…
quell’abbraccio di Severus così dolce, così tenero, così delicato e rispettoso.
Sentiva la sua mano che l’accarezzava dolcemente, che stringeva le sue mani
ancora percorse da quel tremito incontrollabile… percepiva il suo respiro
leggero tra i capelli… sentiva le sue labbra sfiorarle la fronte. Non riusciva
a credere che fosse proprio Severus a fare tutto ciò… proprio lui… E per
questo, forse, era ancora più meraviglioso abbandonarsi a quella incantevole
sensazione di protezione… e di amore che emanava da quell’incredibile
abbraccio. Amore… amore… era solo un sogno… uno splendido sogno dopo quel
terribile incubo. E si strinse più forte a lui. Ora c’era lui a proteggerla…
ora c’era lui che si sarebbe occupato di lei… ed era così dolce… col viso
rigato dalle lacrime. Ora poteva finalmente lasciarsi andare. E chiuse gli
occhi.
Severus percepiva che Alhyssa stava finalmente rilassando il
suo corpo… e quel suo tremito incontrollabile, che non l’aveva mai abbandonata,
lentamente e progressivamente… ebbe fine.
Continuò a lungo a tenerla tra le braccia, cullandola
dolcemente. Era bello sentirla così vicina al suo corpo, al suo cuore. Non
riusciva a staccare le labbra dalla sua fronte… in quel bacio non dato… ma così
desiderato. Ti amo Alhyssa… ti amo. Ma non te lo dirò mai… non posso… non posso
farlo. Ma non riesco neppure a smettere di amarti.
Alla fine trovò la forza di staccarsi da lei.
- Se vuoi… posso farti un Oblivion… - le sussurrò dolcemente
- … e tutto svanirà. –
Alhyssa lo guardò a lungo. Severus era un mago veramente
straordinario… sembrava capace di fare qualsiasi cosa. Ma, soprattutto, aveva
appena scoperto quanto sapesse essere dolce come uomo. L’Oblivion le avrebbe
certo permesso di dimenticare tutto quello che era successo in quei due
terribili giorni… ma avrebbe probabilmente cancellato anche la dolcezza
infinita di quell’incredibile abbraccio di sogno. No… non poteva proprio
correre questo rischio.
Scosse la testa, silenziosamente. E gli sorrise. Lui la
ricambiò con un sorriso soave… e la strinse nuovamente a sé. Un sogno… poteva
essere solo un sogno. Era tra le braccia di Severus… e lui la stava nuovamente
cullando.