Autrice: Mariacarla
Questa storia è da considerarsi terza parte della trilogia de Il Mangiamorte e la Babbana, e Tra le Braccia del Male (e in questo caso “La Speranza del Tempo” va considerata come un’altra possibilità… diciamocela tutta, sto giocando a inventare Universi Paralleli… o qualcosa del genere!).
Censura: Sconsigliato ai minori di anni 16. (per qualche motivo, stavolta… ho inserito
delle scene più “forti”, eppure si tratta di poche scene. Funzionali alla
storia, per questo…insomma, “sconsiglio” ai minori di anni 16, solo per
coscienza, altrimenti direi… leggete. Al massimo chiudete un occhio su certe
scene!)
Il Mangiamorte e la Babbana, Terzo Episodio
RIFLESSO D’OMBRA
I
Il cielo era grigio. Pesanti e plumbee nubi chiudevano la vista, e nascondevano le montagne d’intorno. Si era sollevata persino una pesante coltre di nebbia. Era una sera quasi opprimente… con le rade goccioline di pioggia sottile e quasi tagliente che picchiavano sulla pelle, come sulla pietra e sull’erba…
Una figura camminava spedita, il mantello frusciante
e dall’orlo sporco di fango, e gli stivali che quasi scricchiolavano sull’erba
bagnata e fresca. Percorreva un sentiero appena tracciato tra gli alberi, tra i
salici ed i cespugli di fiori bizzarri, simili a gigli, con le corolle gonfie
per l’acqua che avevano raccolto, e le campanule quasi rattrappite e sciupate.
A tratti leggerissimi soffi di vento sospingevano i
lunghi rami penduli dei salici verso la figura ammantata, ma quella proseguiva,
quasi incurante, quasi parte di quella natura malinconica.
Poi raggiunse una piccola radura circondata dalle
fronde, e si fermò. Fissò un punto… ma la nebbia era così fitta da rendere
impossibile il vedere oltre la lattiginosa barriera… e poi, come d’incanto, e
di incanto si trattava, tutto si dissolse, rivelando… una lapide.
Piccola lapide di pietra consumata. Bassa e coperta
di muschio.
L’uomo avanzò, passando una mano sulla pietra
tombale… e il muschio ed i rampicanti che la ricoprivano si ritrassero.
Frusciando, scivolando all’indietro si ritirarono sulla terra umida, docili al
comando.
L’incisione sulla lapide era quella di una piccola
barca, e sulla barca una donna giovane, i capelli lunghi sciolti nel vento.
L’uomo passò le dita sottili sulle rune incise e sorrise a mezza bocca.
“ Bocca sottile, bocca di serpente, occhio di lago,
e capelli di seta… dormi bambino, canta bambino, tra le braccia della mamma… ”
La dolcissima voce di donna si diffuse nell’aria,
tutto intorno… simile essa stessa ad aria, a soffio di vento… e le rune sulla
pietra rilucevano, di un venefico verde, e tutto s’era fatto silenzioso ed
immobile… tutto taceva, tranne quella voce dolcissima e limpida. E poi anche
quella si spense… e il vento riprese a soffiare tra le fronde, la pioggia a
picchiettare.
La figura ammantata si rannicchiò sulla terra,
contro la lapide. E la pioggia pioveva, la nebbia velava il mondo, il vento
spazzava le vie degli uomini.
- Io ti canto mio bel pupo… fai la ninna fai la
nanna… sei la gioia della mamma… - Aura Kay sollevò Pandora tra le braccia.
Poco distante Severus Piton osservava sua moglie e
sua figlia con un sorriso. Erano passati lunghi mesi da quando Aura aveva dato
alla luce la bambina figlia dell’amore e della speranza.
L’avevano chiamata Pandora… “tutti i doni” in greco.
E per Piton quella creatura aveva significato
davvero ricevere ogni dono possibile ed immaginabile.
L’uomo sospirò, sedendosi lentamente sulla sponda
del letto, e inclinò la testa, soddisfatto – E’ bella… - disse.
- Bella… - Aura socchiuse gli occhi, stringendo la
bambina, e si sedette accanto al suo sposo – Bella la nostra bambina… la nostra
gioia… -
- Mi dispiace solo di una cosa. Presto le vacanze
finiranno… e noi torneremo a scuola… -
- Non sarà spiacevole… persino gli studenti ci
aiuteranno a prenderci cura di questa creatura. -
- Se Draco glielo permetterà… - Piton sorrise
dolcemente.
Era passato più di un anno… dal momento in cui il
giovane Draco era entrato a far parte della famiglia del professor Severus
Piton. Rinnegato dai Malfoy, quasi ucciso da suo padre perso nella smania di
potere… Draco aveva trovato una nuova e più affettuosa famiglia con Aura,
Piton… ed ora con la piccola Pandora.
- E’ così geloso di lei… non permette a nessuno di
toccarla… - continuò il professore.
- E’ così con tutti i fratelli e le sorelle più
piccole, io credo… -
- Oh, no… tu passi e tocchi le persone, le tocchi e
loro cambiano… fa parte del tuo
segreto… -
Aura sorrise piano, passando la bambina a Piton. La
tenera pelle della loro creatura contro quella del mago… le due creature che
amava più d’ogni altra cosa, insieme al loro figlio adottivo.
- Devi riposare, Aura… - sussurrò Severus,
sopraffatto dalla tenerezza – Devi riposare, ti sei stancata troppo in questo
periodo… -
La donna si distese languidamente sulle coperte –
Sai, Severus… - mormorò – Certa gente crede che quando due persone si sposano e
poi hanno dei figli il rapporto perda parte del suo fascino, l’abitudine e la
stanchezza prendano possesso di tutto… io dico… queste persone sono scellerate…
-
- Riposa Aura… - e Piton trattenne una risata… se mi
vedessero, pensò, se mi vedessero così… forse qualcuno lo penserebbe davvero… e
non potrebbe sbagliare più di tanto… mie adorate creature.
Hogwarts. Le vacanze di Pasqua erano alla fine, e
presto i ragazzi sarebbero tornati a popolare i corridoi della scuola con i
loro mille scherzi, e giochi, problemi…
Albus Silente fissava i corridoi vuoti,
l’espressione persa.
Una visita lo aspettava… una visita che a lungo
aveva sperato di non dover ricevere.
- Vecchio amico… -
Silente alzò lo
sguardo sul volto provato di Malocchio Moody.
- Alastor… -
L’uomo dalla gamba di legno ed i lunghi capelli
grigi grugnì scotendo la testa – Mi dispiace di essere qui, mi spiace di
doverti dare questa notizia… -
Silente assentì, e guidò l’altro verso il suo
studio. Ma Moody non attese di essere seduto e comodo per iniziare a parlare.
- Albus, Dio sa cosa avrei voluto dare per non
doverti dire tutto quello che ho scoperto! – iniziò – Darei l’unica gamba
buona, o il resto del naso… darei qualunque cosa! Oh, certo se tu sentissi quel
debosciato di Caramell ed i suoi assistenti, o i giovani Auror… - Moody scosse
la testa amaramente – Loro non crederebbero mai e poi mai ad un vecchio come
me. Pazzo! Rincitrullito! E’ così che mi chiamano! Pensano che io abbia finito
per perdere completamente il lume della ragione… ma, Albus, tu sai… posso
essere… estremo… - il vecchio uomo tossicchiò imbarazzato –
Ma non svitato! Non del tutto! E in tutto questo tempo ho osservato con attenzione…
-
Silente sollevò la testa.
- Tu sai quale era il mio compito principale, un
tempo? Accertarmi che nessuno tentasse incantesimi proibiti… quegli incantesimi
che… in quanti conosciamo? -
- Neanche Caramell… c’eravamo il vecchio Crouch, tu,
io… e… qualcun altro. Qualcuno che si impossessò di antichi testi proibiti… -
Moody assentì teatralmente.
- La stessa preparazione di quegli incantesimi rende
quasi impossibile la loro preparazione… ingredienti rarissimi… -
- Esatto, Albus! Ed il mio compito era vigilare che…
-
- Non ci fossero segni della preparazione di qualche
incantesimo del genere… -
Moody annuì ancora.
- Qualcuno… qualcuno sta tentando, vero? -
- Si. – Malocchio abbassò la testa, sembrando ancora
più brutto e vecchio.
- E al Ministero… -
- Non mi credono. Diamine, Albus! Erano altri tempi…
nessuno sa di quei dannati incantesimi, adesso! Nessuno sospetta che qualcuno
possa avere davvero in mente di fare qualcosa di tanto… tanto… distruttiva… -
- E così, vecchio amico… ancora una volta saremo noi
a prenderci cura di tutto? -
- Così sembra… a chi chiederai aiuto? Non possiamo
farcela tu ed io… siamo… vecchi… -
- Credo di avere qualcuno che possa aiutarci… -
Aura dormiva, e accanto a lei la figlia sua e di
Severus.
Piton le osservava, percorrendo, di tanto in tanto,
il corpo di Aura con le dita leggere… era così bella la sua sposa. Bella e
forte… e per la prima volta lo aveva fatto sentire amato ed accettato… aveva
accettato tutto di lui.
Si, questa era la sua forza.
Questa era, adesso, la loro forza… conoscevano
entrambi tutto l’uno dell’altro. Eppure questa conoscenza non era diventata un
limite; pur sapendo ogni cosa… avrebbero potuto continuare a conoscersi
all’infinito. Severus si distese,
riflettendo. Aveva imparato che c’era un modo per scoprire le cose diverso
dalla razionalità, dal pensiero indagatore e scientifico. Severus aveva
scoperto la forza dell’istinto. Per lunghi anni come Mangiamorte s’era servito
dell’istinto… ma mai in questo modo… mai gli aveva dato tante certezze, mai gli
aveva offerto tante sicure scoperte. Sapere, alla fine, di essere davvero parte
di qualcosa… e non di un astratto potere, di intrighi e inganni… ma qualcosa di
così semplice… così… Piton socchiuse gli occhi, rapito. E poi… una luce
violetta baluginò nella stanza, e Severus, seppe che era successo qualcosa, e
maledisse la sfortuna che tornava a perseguitarlo ancora ed ancora.
Si infilò di fretta una veste e raggiunse lo
specchio che teneva coperto con un telo… lo specchio che gli permetteva di
comunicare con Silente.
- Albus… - sibilò Piton – Cosa vuoi… le vacanze non
sono ancora finite, o forse mi sbaglio? -
- Non ti sbagli, Severus. Ma io ho bisogno di te. -
- Adesso?! -
Piton inarcò un sopracciglio, e socchiuse gli occhi…
minaccioso.
- Mi spiace, Severus… ma il momento esige… -
- Cosa, Albus? Quale scusa mi propinerai adesso?
Saremmo tornati tra due giorni… -
- Né due giorni, né due minuti… subito. Tornate
subito. Devo parlare a te… e ad Aura. -
- Lasciala fuori! Non esiteresti a coinvolgere
neanche una donna che… -
- Severus… - la voce di Aura lo bloccò, e il tocco
della mano di lei sulla spalla lo indusse a tacere.
- Torneremo Silente… se è grave… -
- Lo è. -
L’immagine nello specchio svanì lentamente… e Piton
si domandò perché non riuscisse a vedere neanche una scintilla di dispiacere
negli occhi di Albus Silente per tutto ciò che, ne era certo, sarebbe accaduto.
- Aura… - iniziò a dire.
- No, Severus, non dire nulla… - mormorò la donna –
So come la pensi, ed anche io vorrei tenerti al sicuro. Ma entrambi sappiamo
che se non agiremo nella migliore delle maniere… non ci sarà un futuro. -
- Maledizione! – Piton chiuse gli occhi – Ti detesto
quando sei così sensata… -
Aura Kay, la babbana che aveva sposato un ex
Mangiamorte, sfiorò la bocca del suo mago con le labbra.
- Non dire nulla… - mormorò infine – Avverti Draco…
io preparerò tutto qui… -
Draco, in quel medesimo istante, stava volando con
la sua scopa… saettava tra gli alberi, si produceva in serrate giravolte e giri
della morte, e poi tornava a volare, radente, verso il Castello dei Piton.
- Due giri della morte e Draco Malf… e Draco afferra
il boccino d’oro! – strillò, concedendosi un’altra evoluzione da Coppa del
Mondo di Quidditch.
Poi il ragazzo puntò la scopa verso l’alto… e salì,
salì per poi puntare verso la terra in una discesa frenetica… e… quasi si
dimenticò di fermarsi in tempo.
Qualcuno stava avvicinandosi al Castello dei Piton…
Qualcuno si avvicinava, rapido ma barcollante.
Per un istante Draco si chiese se non dovesse
correre da Aura e Severus per avvertirli… ma poi la sagoma misteriosa scivolò a
terra, e più per istinto il giovane smontò dalla scopa e corse verso quella
persona.
Era una babbana! Draco si morse la lingua… cosa
doveva fare? Lo aveva visto volare?! Ma sembrava star male…
Il ragazzo sollevò la giovane donna e la trascinò
verso il castello.
- Padre! Madre! – urlò… e tirò un sospiro di
sollievo quando vide Severus correre verso di lui attraverso il parco.
- Draco! – fece Piton, a bocca aperta – Cosa… -
- Questa persona sta male… attraversava il parco… -
il ragazzo scosse la testa, non sapeva altro…
E Piton sapeva che non era né il momento né il caso
di perdersi in chiacchiere.
La giovane visitatrice era stata distesa su un
letto.
Piton aveva stabilito che era soltanto stanca…
doveva aver camminato a lungo.
Adesso lui, Aura e Draco la osservavano…
attendendosi una spiegazione.
- E’ proprio babbana… - sussurrò Draco, e poi si
morse la lingua. Ma i suoi abiti, tutto… la dichiaravano per ciò che era.
Avevano preso ciò che aveva in tasca, solo per scoprire di chi si trattasse,
per cercare dei documenti.
Ma non avevano trovato nulla... solo un
quaderno.
Lentamente la giovane aprì gli occhi…
- Che è successo? – domandò.
- Ti sei sentita male… sai dove sei? -
- Londra? No Londra era due giorni fa… ero partita…
da qualche parte in Scozia… mi hanno derubata… vi prego, devo andare alla
polizia, hanno preso tutto… i documenti, i bagagli… sono una turista, credo… -
- Calmati… - fece dolcemente Aura - Chi sei? -
- Mi chiamo… - l’altra si morse le labbra.
- Non lo sa… - sussurrò Aura – Deve essere sotto
shock… -
- Chiamiamola Kore… c’era scritto Kore a margine di
una pagina, sul quaderno che aveva… - disse Draco.
- Kore… -
Intanto Piton rifletteva… la giovane era davvero
solo la vittima di un furto? Era arrivata inconsapevolmente da loro? No… no,
non poteva fidarsi…
- Dobbiamo andare ad Hogwarts… lei verrà con noi. Ci
penserà Silente… - disse il mago.
II
Hogwarts… l’edificio era imponente come sempre… le alte torri di scura
pietra e le luci del tramonto alle sue spalle…
Severus Piton si fermò a guardare la scuola, la sua
sagoma familiare… eppure provava un briciolo di risentimento verso quel posto e
verso i suoi abitanti… oh, era stato lì che aveva incontrato Aura, ma era anche
a causa della funzione di ultimo baluardo della pace e della giustizia che
detestava quel posto! Ogni volta che tutto sembrava dover andare nel giusto
verso, ogni volta che la sua vita diventava “normale”… ogni volta… accadeva
qualcosa…
Aura sembrò intuire quel pensiero, e prese la mano
del mago. Si fissarono solo per un attimo, e poi avanzarono insieme verso il
castello.
Più dietro Draco portava Pandora e sospingeva avanti
Kore… aveva fatto un mezzo tentativo di spiegarle tutto (tanto con un oblivion
si sarebbe potuto rimediare), ma la giovane sembrava incredula… ancora
incredula, ed era ammutolita davanti alla materializzazione, e poi davanti al
castello… sembrava aver perso la parola.
Silente era fermo al grande portone istoriato.
- Severus… Aura… - disse il bianco mago, e poi
sorrise a Draco e alla bambina, e fissò, amichevole, Kore.
- Sarà il caso di entrare subito… c’è Alastor che
vuole vederti, Aura. -
- Malocchio è qui? – fece la donna, contenta.
- Si, ma gravi problemi ci affliggono… -
- Al solito… - sibilò Severus, inarcando un
sopracciglio.
- E la vostra ospite… - accennò Albus.
- Kore… ne parleremo dopo, Silente. – disse Piton, e
si avviarono all’interno.
Lo studio del Preside era accogliente… certo Piton
non aveva mai compreso perché si conservassero tutti i ritratti dei presidi
addormentati, ma…
Alastor Moody fissava Severus un po’ storto, e
sorrideva ad Aura, eppure il suo volto era segnato da una preoccupazione che
nessuno dei due gli ricordava.
- Allora, Preside… - tagliò corto Piton.
Silente lo fissò con gli occhi chiari velati da
pensieri assai cupi – Lasciate che vi racconti una storia… -
Severus inarcò un sopracciglio – Questo non è mai un
buon inizio… - disse.
- Non lo è affatto. – borbottò Moody – Ma ora
ascoltate. -
- Allora… - riprese Silente – Tutto è cominciato
molti anni fa… quando Crouch senior era a pochi passi dal potere, e quando
Voldemort stava per trionfare… -
- Bel periodo… - sussurrò Severus.
- Lo rimpiangi?! – fece Moody con l’unico occhio
buono di fuoco, e l’altro magico che roteava furiosamente.
- Rimpiango il tempo in cui io sapevo di non poter
scegliere! Non come adesso… adesso che so di non poter scegliere quando mi
illudono di essere libero… -
Alastor chinò il capo.
- Vi prego… - sussurrò Aura, cercando lo sguardo di
Severus, dandogli il muto sostegno che sapeva di volergli, di dovergli offrire
in quei momenti.
E Silente ricominciò, ancora una volta: - All’epoca
Crouch ed alcuni di noi si preoccuparono che alcuni… alcuni trattati magici
fossero fatti sparire… -
- Il rogo della Biblioteca di Lapis Incertum! –
sibilò Severus, ricordando qualcosa che aveva sentito solo sussurrare.
- I più credono che Lapis Incertum sia esistito solo
in vecchie leggende, ma… esisteva davvero. -
Severus s’era fatto attento.
- La Biblioteca era tenuta da un guardiano cieco… su
una piccola isola. Un’isola incantata. Un vero labirinto nascondeva tomi e tomi
d’antica saggezza. -
- E di pericolosa saggezza… - disse Alastor – Libri
che nei secoli erano stati conservati lì perché nessuno potesse accedervi. -
- Tre libri in particolare… tre libri dai quali, nel
tempo, solo tre formule sono trapelate… -
- Le Maledizioni senza Perdono! – disse Aura,
improvvisamente illuminata.
- E’ esatto. -
Severus ascoltava a bocca aperta Moody e Silente che
si avvicendavano nel racconto.
- Ma quelle erano le formule meno pericolose tra le
pagine di quei libri. Per lungo tempo s’era fatto di tutto per insabbiare le
leggende sulla loro esistenza, siamo quasi riusciti a modificare e snaturare la
storia, ma… Voldemort sapeva. Quando parliamo di lui parliamo di un uomo che ha
studiato senza posa lunghi anni… ed è furbo. -
- Così… sapemmo che Voldemort s’era messo sulle
tracce dell’isola… -
- Una notte Crouch, io e Moody raggiungemmo l’isola…
decisi a distruggere quei libri. Ma Voldemort ci attendeva al varco… due ne
distruggemmo, e uno… lo rubò. Nello scontro un’ala della Biblioteca andò a
fuoco… ecco come nacque la leggenda dell’incendio di Lapis Incertum. -
- Leggenda che poi… facemmo di tutto per soffocare.
-
- Tremavamo all’idea che Voldemort… ma dopotutto il
libro era pesantemente cifrato… e forse Voldemort non sarebbe riuscito… ma poi
lui cadde… e la nostra preoccupazione si acquietò. Ma Alastor ha vegliato per
tutto questo tempo, e adesso… ai suoi occhi si è chiarita una terribile verità…
-
- Voldemort ha decifrato il libro. E sta per tentare
uno dei più pericolosi incantesimi di distruzione… un ancestrale incantesimo
che gli metterà l’Inghilterra e poi il mondo tra le mani… -
Moody picchiò a terra con la gamba di legno – Va
fermato! –
Ma se ha davvero questo potere… noi come… - Piton li
fulminò con lo sguardo
- Ancora una volta volete che altri si occupino di
riparare ad un vostro errore! -
Silente lo fissò dritto negli occhi – Non c’è,
comunque, altra scelta… -
- Metteremo a punto un piano… non c’è tempo da
perdere… - disse Moody.
- E noi… non possiamo tirarci indietro. – sospirò
Aura – Però… che incantesimo… esattamente cosa vuol fare Voldemort? -
Malocchio si tormentò un po’ le mani: - Pensa di
dover conquistare una Nazione e poi il mondo. Credi sia facile? Troverai sempre
resistenza, qualcuno che continui ad oltranza a cercare di difendere il suo
territorio ed i suoi valori. La conquista non è semplice. Ci vorrebbero anni
per ottenere il potere. E poi anni per pacificare completamente le proprie
conquiste, e poi anni ancora per ricostruire ciò che fosse andato perduto, ed
ancora tempo per modellare il mondo a tua immagine e somiglianza. E, no… è
decisamente un’impresa sovrumana. Voldemort potrebbe eliminare la maggior parte
di questi inconvenienti: farsi cadere le Nazioni tra le mani, far credere che
questo fosse il destino… e non dover affrontare resistenza né ricostruzioni. –
- Esiste… un simile potere? – chiese Aura, cercando
lo sguardo di Severus.
- Esiste la leggenda di una spada… una spada che ti
fa re. – disse Silente.
Severus e la sua sposa impallidirono.
- Excalibur? -
- Una specie. La leggenda babbana è nata perché
molto tempo fa trapelarono notizie su quell’incantesimo… ed ovviamente fu
interesse dei maghi di allora distorcere la verità, credo possiate capirlo. -
- Ciò che ha Voldemort… è molto più di una leggenda.
– disse Moody, cupo – E noi non conosciamo esattamente gli elementi che gli
serviranno per la sua magia… non possiamo anticiparne le mosse. L’unica azione
possibile è entrare nel suo covo e… fermarlo così, dall’interno. -
Un silenzio quasi irreale scese tra i quattro nello
studio del Preside. Solo la fenice di Silente sembrava divertirsi e faceva
rumore zampettando sul trespolo.
Rimasero silenziosi finché il vecchio pendolo non
ebbe rintoccato le sei. Allora Piton sollevò il suo volto pallido e scarno, i
capelli scuri che gli ricadevano sul viso, e gli occhi neri accesi di fiamma, e
fissò Aura, la sua donna con i capelli intrecciati e gli occhi del colore dello
zaffiro che rilucevano alla luce del fuoco acceso nel camino e cercò una
risposta. Aura sorrise lentamente. Un sorriso appena accennato, ma gli occhi
erano due pozze di vita e luminosa speranza. Per un istante a Severus sembrò
che quegli occhi riempissero di luce l’intera stanza.
- Prepareremo il nostro piano. – disse, alzandosi.
La donna lo seguì verso la porta.
- E la straniera con voi? – domandò Moody prima che
uscissero – Chi è? -
- Una babbana. Una turista… - sospirò Aura Kay.
- Una babbana, una turista. – ripeté Severus – Una
donna di cui non sappiamo nulla. Il resto di nulla. Ricorda solo questo… viene
dall’Italia, era a Londra giorni fa e la derubarono. Sembra aver perso memoria
di tutto il resto. Non ricorda neanche il suo nome. La abbiamo chiamata Kore,
c’era questo nome scritto su una pagina del quaderno, per altro vuoto, che
aveva con sé. Forse era stata al British ed osservava delle statue… ecco perché
quella parola. -
- Tutto molto semplice e strano. – valutò Moody.
- Una cosa è certa, non è una maga. Ma staremo
attenti… - fece Piton con un gesto della mano – O forse dovreste incaricarvene
voi. Noi abbiamo già i nostri problemi, mi sembra. -
- Voi la avete condotta qui. -
- Perché non c’era altro da fare! Ha varcato in
qualche modo le difese di casa mia, anche se forse solo perché le false
informazioni visive che ho disseminato non potevano far presa su una mente
provata dalla fatica e dallo shock… - Piton
scosse la testa – Eppure
non era prudente condurla qui? Non era meglio indagare? -
Moody chinò un po’ la testa – Il Mangiamorte conosce
la sua lezione. –
- E l’Auror la sua… - sibilò Severus.
- Tenete da conto Kore… - sussurrò Aura – Noi… ci
ritiriamo. Credo sia meglio. -
La bacchetta venne agitata in aria, e una piccola
fiamma si accese nella lampada ad olio che pendeva dal soffitto, appesa ad una
catenella.
- Tutto va come deve andare. – mormorò la donna
velata di scuro che, improvvisamente, la flebile luce aveva rivelato.
L’uomo che aveva acceso la lampada sorrise appena –
Tutto va come deve andare… è l’ineluttabile. –
- Tutto tranne un piccolo imprevisto. -
- Non manca materiale sulla faccia della Terra, e
non c’è fretta. -
- Le voci parlano di un Auror ad Hogwarts. -
- Un vecchio pazzo che già una volta fu sconfitto. -
La donna inclinò il capo – E tuttavia il Signore
prende provvedimenti… -
- E’ accorto. E’ prudente. -
- Una trappola sarà tesa… -
- Un piccolo diversivo? -
L’uomo sorrise, e soffiò sulla lampada che tornò a
spegnersi.
- E’ ora di andare, Narcissa… -
Severus Piton si fermò, poggiandosi al davanzale di
pietra di una grande finestra. Il mondo fuori era avvolto nella semi oscurità.
Piton socchiuse gli occhi… gli piaceva quell’ora…
gli piaceva osservare le cose attraverso la morbida e tenue luce serale.
Le verdi cime degli alberi erano scure, simili a
nuvole basse poggiate su tronchi neri, il lago sembrava plumbeo. Eppure…
Severus scosse la testa, non trovava nulla di mortifero in quella visione quasi
priva di luce. Persino l’aria aveva un sapore diverso.
E poi Severus sorrise, sorrise al contatto con il
corpo di Aura. La donna si stava stringendo a lui, e Piton percepiva il calore
del corpo dell’altra premuto contro il suo. E persino la stoffa delle vesti
sembrava arricchire, rendere più sensuale quel contatto. Dopotutto… gli piaceva
sfiorare il corpo di Aura ancora coperto dagli abiti… ne traeva una strana
sensazione… il velluto, la seta tra le dita, tessuti morbidi al contatto,
nell’attesa della… pelle di lei.
Severus sospirò… i seni di Aura premuti contro la
sua schiena, il suo odore speziato… i suoi capelli…
Lentamente il mago si voltò.
- Lascia che ti porti in camera… - sussurrò, con
un’urgenza nella voce che tradiva il desiderio.
Aura sorrise, accostandosi a baciare la bocca
sottile di lui, sfregando il proprio viso contro quello dell’altro.
- In camera… - ripeté, e sorrise ancora. Ma non si
mosse, e prese le mani di Severus, guidandole lungo il suo corpo.
Piton socchiuse gli occhi – E’ così… eccitante e
tranquillizzante tutto questo… - mormorò – Tu sai come darmi pace… -
L’altra tornò a guidare le mani di lui, fermandole
sul proprio petto.
E Severus strinse tra le dita la sua carne,
attraverso il tessuto dell’abito, suscitandole un gemito leggero.
Era così bello toccarla, sfiorarla… con una
infinita, intensa, violenta delicatezza…
Oh, lui amava ogni recesso, ogni angolo, ogni lembo
di quel corpo aggraziato! Lo… adorava, come del resto adorava l’anima di lei. E
la sua venerazione aveva conosciuto la più alta gratificazione quando Aura era
stata in attesa della loro bambina. Il ventre sferico le aveva conferito una
nuova, più completa grazia, una bellezza perfetta ed arcana… ed il peso del
seno gonfio di latte, le forme più piene e dolci. E poi… di nuovo quel corpo era mutato… come mutava la luna.
Sempre uguale, sempre nuova…
Adesso Piton stringeva ancora tra le sottili e
pallide dita i capezzoli turgidi della giovane donna, percepiva il peso dei
seni ancora rigonfi di nettare. Avrebbe carezzato e tormentato quei
meravigliosi bottoncini per ore, per giorni, per sempre…
E cercò la bocca di lei.
- In camera… - disse ancora, incapace di trattenersi
oltre.
Aura si guardò attorno per un istante… nessuno. Il
corridoio era buio, sgombro e silenzioso. Non passava quasi mai nessuno di là…
La donna si allontanò di qualche passo dall’altro, e
si slacciò la tunica di velluto rosso.
- Aura… - fece l’altro con voce soffocata, diviso
tra la preoccupazione per il posto dove si trovavano ed il desiderio impellente
di lei.
Ma la donna non intendeva spostarsi, né andare
altrove. Sorrise, mentre si lasciava scivolare la veste.
Severus si avvicinò, dimentico d’ogni altra cosa, e
le sfiorò il mento con un dito. I neri occhi accesi della più ardente passione.
Si liberò in fretta dell’abito nero e del mantello.
E scivolò con la donna sul freddo pavimento di pietra. Ma era poi… freddo? Ad
entrambi non era mai sembrato d’essersi trovati su un giaciglio più
confortevole e morbido…
- Bella… - sussurrò lui.
Ed Aura chiuse gli occhi, schiudendo le gambe e
lasciando che il suo sposo fosse in lei… che riversasse in lei il suo piacere,
il suo desiderio… la sua anima.
Più tardi un alto ansimo sfuggì alle labbra della
donna, liberandosi sugli altri che aveva trattenuti, e risuonò lungo il
corridoio scuro… inducendo chi si trovava non troppo distante a voltarsi, e poi
a tornare ai suoi affari immaginando che uno spettro avesse levato i suoi
sospiri…
Draco tratteneva tra le braccia la piccola Pandora,
seduti attorno al giovane stavano i suoi amici, Harry, Ron ed Hermione.
Tutti intenti a fare smorfie ed a scherzare con la
neonata.
Poco più distante sedeva Kore, e fissava il suo
quaderno bianco… le lettere greche vergate a margine.
Hermione Granger sollevò la testa – Non riesci a
ricordare nulla? – domandò.
Kore la fissò, quasi sconsolata: - No… ricordo con
certezza d’essere venuta in Inghilterra per un viaggio. Ma non ricordo
esattamente da dove, né il mio nome, né la mia famiglia… nulla. Solo una scena
molto sfocata. Un gruppo di ladri… volevano rubarmi tutto, e devono esserci
riusciti… e poi… poi tutto è vago… mi sono trovata davanti a quel castello e
Draco e… ancora non ci credo che voi esistiate! Siete come i folletti, e le
fate… esseri incantati… –
Draco storse un po’ la bocca – Io non sono un
folletto, né una fata. –
- Volevo solo dire che… non volevo offenderti. –
sussurrò lei, abbassando la testa.
Hermione scoccò un’occhiataccia a Malfoy – Senti
Kore, perché non ti metti una veste più adatta? Perché non ti vesti come noi? –
- Io… non ne ho. Di vesti, voglio dire… ho solo
questa. -
Draco aggrottò la fronte fissando gli abiti babbani
di Kore.
- Posso farti apparire io qualcosa… - propose
Hermione.
- Sei certa? – chiese Ron – Sei certa di avere il
buon gusto necessario a… -
Hermione gli tirò un libro sulla testa. Poi si
concentrò, e agitò la bacchetta.
- Kore, c’è un abito dietro quel separé… - disse la ragazzina – Vai a cambiarti! -
La giovane sorrise, e scivolò dietro al paravento.
- E voi non spiate! – sibilò la Granger a Ron, Harry
e Draco.
Quando la giovane ricomparve… i ragazzi trattennero
il fiato, ammutolendo per l’inatteso mutamento che la veste da maga aveva
operato sulla giovane Kore.
- Sto bene? – domandò lei.
- Si… si… - borbottò Draco, arrossendo appena un
po’, e tornando a voltarsi dall’altra parte.
- Wow, Kore! – fece Ron – Sicura di non aver mai
indossato nulla del genere? Sembra che questo genere d’abito sia fatto
esattamente per te! -
III
Moody,
Silente, Piton ed Aura erano seduti attorno alla scrivania del Preside. I loro
volti erano tesi e concentrati.
- E’ una mezza follia… - disse Severus.
- Il che vuol dire che è esattamente per te,
ragazzo! – ringhiò Moody – Solo un folle può compiere questa impresa e tornare
a casa… - disse, e c’era una luce di approvazione nei suoi occhi, in quello
sano e nell’altro incantato.
Severus scosse la testa, inarcando un sopracciglio,
ma lasciò scorrere il dito sulla mappa che avevano davanti. E man mano che
percorreva luoghi e distanze, questi, magicamente e simili ad ologrammi,
sembravano prendere consistenza e sollevarsi dalla piatta superficie di
pergamena.
- L’Isola dei Mangiamorte… - sussurrò Aura, e
strinse gli occhi riducendoli ad una fessura, ricordando particolari sgradevoli
– Non so… mi sembra impossibile che Voldemort voglia tornare lì dopo quanto è
accaduto l’anno scorso… - la donna portò le mani al collo, stringendo i suoi
amuleti.
- No. Non è assurdo… - mormorò Severus – Non questo.
-
- E allora cosa? – domandò Silente – Tu cosa ritieni
assurdo, Severus? -
Il mago dagli occhi scuri fece scorrere un dito
lungo il braccio sinistro… e sorrise, gelido: - Non credo che Voldemort abbia
in mente piani di conquista. –
- Cosa, allora? – chiese Malocchio, cauto.
- Governare… governare perché? Governare su chi… è
questa la domanda che dovremmo porci. -
Aura rabbrividì, quasi… istintivamente.
- Stai dicendo, Severus, che credi che lo scopo di
Voldemort non sia la conquista dell’Inghilterra, del Mondo dei Maghi? -
- Oh… forse lo è. Ma pensateci, anche se dovesse
eliminare ogni babbano sulla faccia della terra… - sibilò Severus – Resteranno
i maghi. -
Alastor si sporse dalla sedia, come per avvicinarsi
al mago più giovane.
- Continua, Severus… - fece Silente, in un soffio.
- Ed io… - mormorò Piton – Io non credo che l’Oscuro
desideri avere sudditi… neanche uno. -
- Cosa vuoi dire, Severus? – domandò Aura, con un
tono di spaventata urgenza nella voce.
- Che quello che i più non si sono mai sforzati di
capire è che c’è una differenza tra potere e governo. -
Moody ricadde all’indietro sulla sedia: - No… -
disse, pallido.
- Oh, invece si… - sorrise Piton, tornando a
carezzarsi il marchio sul braccio, con un sorriso a mezza bocca.
- Ma a che serve il potere, Severus? – chiese ancora
Aura – A che serve se non hai qualcuno su cui esercitarlo? -
- Tu, però, mia sposa, non ragioni nell’ottica di un
mago… tu non immagini cosa senta Voldemort nel suo smisurato potere… quando la
magia vibra nel suo corpo… - la voce di Severus s’era fatta più bassa, ed i
suoi occhi erano fissi alla parete, come se parlasse al nulla – Io ho
conosciuto una simile sensazione solo in minima parte… la potenza… sentirsi un
dio… -
Improvvisamente Piton si riscosse… e abbassò lo
sguardo sulla mano che Aura gli aveva posto sul braccio, delicatamente… là dove
l’Oscuro, invece, aveva posto con malvagia violenza il suo Marchio. L’uomo
sollevò gli occhi, a cercare lo sguardo della donna, e sorrise, grato, mentre la mano di lei scivolava lungo
l’avambraccio in una carezza.
- Voldemort non è interessato a governare, né
lascerà che alcuno governi per lui. Prenderà il potere e dopo rimuoverà
l’ostacolo… l’ostacolo che sono maghi e babbani. Ucciderà tutti, persino i suoi
Mangiamorte, un giorno. Io ne sono certo. E questo perché Voldemort non tiene a
nulla che questo mondo possa dargli. – terminò il mago con una certa durezza
nella voce.
- E’ un altro motivo per fermarlo. – disse Moody.
- E questa è una delle poche volte che siamo
d’accordo. – ghignò Severus con un sorriso obliquo.
- Partiremo oggi stesso… - sospirò Aura.
- Si, beh, il piano fa un po’ acqua e dovremo
improvvisare, ma… - Piton serrò le labbra, non voleva pensare che quella
missione avrebbe messo a repentaglio la vita della sua sposa, né che
probabilmente non avrebbero più visto la loro bambina.
- Ce la faremo. – sorrise la donna, mentre i
medesimi pensieri le attraversavano la mente.
- Solo una piccola richiesta, Severus ed Aura. –
disse Silente – La vostra Kore è innocua. Io e Moody la abbiamo studiata per un
po’. E’ certamente chi dice di essere, ed è sotto shock… noi non possiamo
aiutarla, non sarebbe saggio. Ma i babbani possono farlo. – Albus sospirò –
Quando partirete per l’Isola… la lascerete al primo commissariato di polizia,
dopo un leggero Oblivion. -
- E sia. – fece Severus, riarrotolando la mappa, e
guidando Aura fuori dalla stanza.
- Devo andare… - mormorò Kore con disappunto.
I quattro ragazzi la fissarono.
- Mi è stato detto prima… - sussurrò lei, ed una
lacrima le scorse sul volto.
- Così presto? – domandò Draco, ed arrossì un po’.
- Si… e dimenticherò tutto, così la polizia potrà
aiutarmi… -
- E’assurdo! – sbottò Ron Weasley.
- O forse sensato… - disse tristemente Hermione.
Harry si limitò a scuotere la testa.
Kore si lasciò cadere sul letto dove aveva dormito
per una sola notte, e strinse il cuscino, improvvisamente preda della
malinconia e del rimpianto: - E se fuori non avessi nessuno? – disse – Io non
voglio dimenticarmi… -
Hermione si sedette al suo fianco – Ma forse c’è una
famiglia che ti aspetta. –
- E che io non ricordo! Ma voi siete un sogno,
capite? Un sogno reale! Ed io devo rinunciare ad una fantasia così dolce
per una realtà che non conosco, che non ricordo… -
- Eppure… potremmo rincontrarci… - mormorò Draco –
E’ una sensazione. -
- Non sono neanche inglese… - biascicò Kore – Mi
senti come parlo male la vostra lingua? No… non ci rivederemo… -
- Ma no, dai! – disse Ron – Non si sa mai, e poi… a
me piace come parli. Mi piace la tua voce. -
Kore sorrise appena.
- Andrà tutto bene. – disse Potter, gentile.
- Grazie per come mi avete trattata ed accolta… -
mormorò la giovane – Anche se sono tanto più grande di voi, e straniera e… come
dite voi? Babbana. -
Aura canticchiava con la piccola Pandora tra le
braccia.
- Draco se ne prenderà cura… - sussurrò dolcemente
Severus.
- Lo so, e con lui la nostra Elfa domestica, e Ron
con Harry ed Hermione, e poi Minerva, ed anche Albus penseranno a lei. E Moody…
-
- E noi, non appena saremo tornati. -
Aura sorrise – E noi non appena saremo tornati. Ma…
- gli occhi della donna si riempirono improvvisamente di lacrime… e Severus
rimase quasi bloccato, immobile davanti a quell’improvvisa manifestazione di
debolezza di sua moglie…
- Aura… -
- Severus, morirò di nostalgia… io non voglio
lasciare la mia bambina e voglio che torniamo tutti e due… - singhiozzò lei.
- Torneremo, amore mio… - mormorò l’uomo, prendendo
tra le braccia lei e la bambina – Torneremo… un’alta soluzione non è neanche
contemplata per scherzo, no, no… e con la mia magia ed i tuoi strani poteri…
come potremmo non tornare? -
L’altra sorrise tra le lacrime.
- Sta bene… - sussurrò.
Ci volle un po’ di tempo perché tutto tornasse
tranquillo ed a posto. E poi Aura sistemò Pandora nella sua culla ed andò a
distendersi al fianco di Severus.
- Vieni qui… - sussurrò lui, stringendola.
- Poche ore ancora… -
Il mago sospirò.
- Dimmi, Severus… -
- Cosa? -
- Quella sensazione di cui parlavi, il potere… -
- Aura… la magia crea come un legame misterioso tra
il mago che la esercita e l’intero mondo che lo circonda. Ci sono pietre ed alberi,
acque, e molte altre cose che risuonano nella nostra magia vi partecipano… -
La donna sgranò gli occhi.
- Più grande è il potere che il mago acquisisce più
il mondo d’intorno partecipa alla sua grandezza… ma su questo piano gli uomini
e gli altri maghi risultano quasi inutili. Ci sono motivi per cui il nostro
popolo s’è diviso dal tuo… e non solo per roghi e persecuzioni… quello è venuto
dopo. Siamo noi che in origine ci siamo isolati… i maghi presi dal loro potere
si rinchiusero nelle loro celle, nelle loro torri, nei loro forti… in
astrazione… non avevano bisogno degli altri, e trovavano puro piacere solo
nella magia. Ovviamente c’erano dei limiti, e non tutti erano così. Ma in linea
di massima nei maghi più potenti la magia poteva portare una grande pietà verso
gli altri… o un grande egoismo. Ciò che il mago prova quando fa risuonare tutto
il suo potere è uno stato bizzarro… simile all’eccitazione, e non v’è alcuna
solitudine, perché sembra d’essere al cospetto dell’anima del Mondo. -
- Non posso comprendere tutto ciò che dici, Severus…
ma cerco di capirti. E dunque… Voldemort vuole tutto il potere e tutta la magia
del mondo perché vuole questa… beatitudine? -
- Io non so cosa voglia Voldemort. Ma sono certo che
non intende governare badando al suo popolo. Perché ciò lo distoglierebbe dal
suo fine unico e vero: la magia. -
Aura si strinse di più a Piton, e socchiuse gli
occhi.
- Ma non avere paura, Aura. Noi lo fermeremo. -
Kore si voltò a fissare Hogwarts un’ultima volta.
- Percorrerete il sentiero che porta fuori dalla
scuola, ed in fondo al viale principale troverete una macchina. Viaggerete come
babbani, almeno finché potrete. – disse Silente, dall’alto delle scale
d’accesso alla Scuola di Magia, e sorrise a Piton ed Aura.
- Sta bene… - disse il mago dagli occhi neri, e si
voltò, senza esitazione, seguito da sua moglie e da una Kore molto esitante.
Si allontanarono, rapidi, e quand’ebbero raggiunto
la macchina, Aura salì al posto di guida.
- E’ diverso tempo che non guido, sapete? – sospirò
– Tu sai farlo, Kore? -
- Non ne ho idea… ma a dire il vero… immagino di si.
Si, credo di si… -
- Ritroverai la tua memoria, presto. – disse Severus
– A casa tua… -
Kore si limitò a mordersi il labbro inferiore, e poi
annuì, senza convinzione.
Restarono in silenzio per un po’ durante il lungo
viaggio. Poi un bizzarro ronzio attirò l’attenzione di tutti…
- Cosa… di cosa si tratta? – fece Kore, infilando la
testa tra i due sedili anteriori.
- Accidenti… è il comunicatore magico camuffato da
telefono! – sbottò Piton
- Quello che ci ha dato Silente… -
Anche Aura si voltò a guardare, mentre Severus
tirava fuori dalla borsa… il più inverosimile telefono che si fosse mai visto
in giro.
- Attenta Aura! – strillò Severus, mentre la donna
sterzava per evitare una macchina.
- Guarda davanti… non distrarti… -
- Oh, non intendo lasciare nostra figlia orfana… non
così. – sibilò la donna riprendendo il controllo.
- Silente? – fece Piton, portandosi, con qualche
esitazione il finto cellulare all’orecchio – Albus sei qua dentro, Preside? -
Una voce risuonò nella cornetta – Severus! –
- Si, ti sento… -
- Abbiamo avuto una notizia dal Ministero… alcuni
Mangiamorte sembrano starsi spostando in una zona non troppo distante da voi…
credo stiano per compiere qualcosa… -
- O cercano ingredienti per l’incantesimo! – sbottò
Moody, che era al fianco del Preside.
- Fatti dare le coordinate… - disse Aura, che aveva
sentito.
- Un momento… c’è Kore con noi… - Piton scosse la
testa – Albus manda qualcuno… -
- Alcuni Auror seguono già i Mangiamorte… ma lo
sapete… dovete esserci anche voi! -
- Dannazione… dammi le coordinate! -
Quando Piton riagganciò il telefono fissò sua moglie
con un misto di apprensione ed irritazione – Non dovremmo metterci in guai più
grandi di quello che… -
- Si tratta solo di sorveglianza… e poi siamo così
vicini… - Aura accelerò, imboccando la corsia comunicante con l’autostrada che
i servi di Voldemort stavano sorvolando.
- C’è qualcosa che non quadra, però… - borbottò
Severus – E’ troppo plateale… è troppo… stupido… -
- Non abbiamo altre possibilità, però… ci tocca
controllare tutto… - sussurrò Aura – Anche se… con una macchina, poi… -
- Una scopa sarebbe meglio. – ammise Piton – Ma
almeno non perdiamo il gusto dell’essere in incognito… non faranno caso a noi…
-
Kore si limitava ad ascoltare… in preda ad una
strana eccitazione… avventura, mistero… e tutto questo rimandava il suo ritorno
al mondo babbano.
- Aspetta Severus! – Aura batté le mani sul volante.
- Cosa?! – fece l’altro, stupito.
- C’è una scopa… nel bagagliaio… -
- Oh… speravo non te ne ricordassi… -
- Ci tocca… - sorrise Aura, ammonitrice.
IV
Sette
scope sfrecciavano a tutta velocità sulle teste di centinaia di attoniti
babbani. Aura aveva dovuto guidare con tutta l’accortezza di cui era capace,
evitando diversi tamponamenti… e sfilando oltre le vetture che si scontravano
per la improvvisa, attonita distrazione dei guidatori.
- Ma cosa fanno… - sussurrò Piton fissando i sette
nemici volanti – Non ha senso… sembra si stiano deliberatamente facendo vedere…
-
- Che vogliano causare danni al Ministero… se i
babbani scoprono dei maghi… - Aura era perplessa.
- No… non mi sembra una mossa astuta… -
- Guardate! – indicò Kore con un gridolino – Planano
verso quel camion… -
- Vogliono assaltare un camion?! – borbottò Piton –
Voldemort deve aver perso buon gusto… -
- Che contenga un ingrediente di quelli che… -
- A questo punto è la possibilità più probabile… se
escludiamo l’inganno… - mormorò Severus.
- Già… accelero! Dobbiamo fermarli… - disse
improvvisamente Aura.
- Aura! – strillò Severus, spinto all’indietro
dall’improvvisa accelerazione.
Intanto la donna aveva tirato la leva che abbassava
il tetto della loro decappottabile.
- Devi allungarti al bagagliaio, Severus! Prendi la
scopa… è l’unico modo… da qui non possiamo disturbarli troppo… -
Aura strinse i denti… solo Dio sapeva se avrebbe
voluto mettere Piton a rischio, soprattutto adesso… ma era un loro dovere,
dopotutto. Lo avevano accettato da tempo… anche per Pandora, in fin dei conti.
Severus assentì, improvvisamente più serio.
- Che vadano in malora, trappola o non trappola… -
sibilò, e cercò di sgattaiolare verso il sedile posteriore…
Aura sterzò a destra, improvvisamente, tentando di
scansare un motociclista.
- Ah! – strillò Severus, e si aggrappò al sedile…
nel tentativo di non essere sbalzato fuori. Kore si allungò ad afferrarlo.
- Scusa… - urlò Aura… i capelli che si agitavano nel
vento, e l’espressione determinata.
- Dovete tenervi! Devo accelerare… o li perderò… -
Il camion davanti a loro correva all’impazzata… il
conducente doveva essere folle di paura, pensò Kore.
Severus tornò a muoversi, cautamente verso il retro
della macchina. E, infine, scivolò sul sedile posteriore.
- Posso aiutare? – domandò Kore, che in quelle
circostanze così stravaganti e pericolose aveva ritrovato la voglia di agire.
- No… - fece Piton, fissando il bagagliaio chiuso a
chiave, ed estrasse la bacchetta.
- Alohomora! – gridò, e il cofano si aprì con uno
scatto…
- Accio Scopa! – disse ancora, ed una lucente e
scintillante scopa si sollevò, planando verso la sua mano tesa.
- Fantastico! – sussurrò Kore, scostandosi i capelli
dagli occhi.
- Ho la scopa, Aura… - disse Piton…
- In bocca al Lupo! – disse l’altra di rimando.
Severus si sollevò in volo con un guizzo.
Kore scattò quasi all’in piedi per seguirlo nella
sua ascesa, rapita.
- Seduta! – urlò Aura – O sarai sbalzata fuori… -
Con il sibilo del vento nelle orecchie nessuna delle
due si accorse che il comunicatore era stato riattivato… Silente avvertiva di
ritirarsi: pattuglie di Mangiamorte erano avvistate in tutto il Paese… era una
manovra diversiva, mentre, probabilmente, da qualche parte Voldemort aveva
riportato una sua vittoria, imbrogliando tutti.
- Devo andare più veloce… - fece Aura con un gemito
quasi disperato – Non posso lasciare Severus solo… -
Per la prima volta Kore si accorse dell’angoscia sul
volto della donna alla guida, e si morse le labbra… vergognandosi della propria
baldanzosa eccitazione.
Piton, intanto, cercava di infastidire i Mangiamorte
in volo…
Quando i primi raggi luminosi saettarono in aria
Aura urlò.
Anche Kore trattenne il fiato… ma sembrava che Piton
sapesse il fatto suo, solo contro sette bruti.
Poi un raggio violaceo lo colpì, ed il mago perse
quota.
- Aura… - gridò Kore, spaventata – Raggiungilo…
precipiterà… -
La babbana pigiò l’acceleratore fino in fondo… Kore
si tenne al sedile, e si voltò di scatto – Oh, no! Macchine della polizia! –
strepitò, sentendo il suono delle sirene
- Seguono anche con noi, credo… - disse, gettando un occhio al cursore che indicava la
velocità… ormai fermo al massimo da molto.
- Che seguano quello che gli pare… dannazione.
Severus! – urlò Aura, mentre raggiungeva il marito che perdeva sempre di più
velocità e quota.
- Dobbiamo prenderlo… - strillò Kore, alzandosi in
piedi sul sedile, in un disperato tentativo di attirare l’attenzione di Severus
quasi schiantato… o di afferrarlo…
- Kore… - fece Aura –
Cadrai… -
- Fidati ! – urlò la ragazza, e rimase in
precario equilibrio, piegandosi solo di tanto in tanto per non essere sbalzata
fuori.
Severus scivolava, con la sua scopa verso la
macchina, e la polizia incombeva alle loro spalle.
D’altro canto i Mangiamorte davanti a loro
sembravano impazziti in folli evoluzioni… e poi uno di loro vide la macchina
che li seguiva… e la giovane in piedi sul sedile che cercava di afferrare Piton
semi svenuto.
Lucius Malfoy sgranò gli occhi…
- Nott! – urlò, ed uno degli incappucciati si voltò
– Quella non è la babbana che ci è sfuggita? -
L’altro osservò e poi assentì.
- Prendiamola! – sorrise Lucius, e le due scope, la
sua e quella di Nott, scartarono all’indietro… superando Piton.
- Aura! – urlò Kore.
Ma era troppo tardi perché l’altra donna potesse
fare alcunché… Aura tentò di richiamare alla mente uno di quegli straordinari
poteri che a volte le permettevano di risolvere una situazione perigliosa… ed
un lampo arancione attraversò il cielo, senza colpire nulla.
La babbana era troppo impegnata a guidare per
prendere la mira…
- Aiutami! – urlò ancora Kore, prima di essere
sollevata da Nott.
Aura Kay non poté far altro che osservare i due
Mangiamorte che rapivano la giovane, esattamente mente la scopa di Severus
tornava a sollevarsi, ed il mago si riprendeva.
- Severus! – gridò Aura – Hanno preso Kore… -
Ma Piton non poteva far nulla… erano troppo rapidi…
e la polizia stava per raggiungere Aura…
- Abbandona la macchina! – strillò Severus, protendendo
una mano verso la moglie.
- Non qui! – gridò Aura, e si guardò intorno… se
avesse abbandonato la vettura a sé stessa… avrebbe causato altri incidenti…
doveva fermarla, o portarsi fuori dal flusso delle altre macchine.
Ma più oltre… c’era un canale… un canale che
scorreva sotto i ponti dell’autostrada…
- Severus, seguimi! – strepitò, e si voltò per
guardarsi alle spalle… sterzò a destra… verso la recinzione della corsia… si
sollevò appena in tempo, mentre la macchina scivolava nel canale di sotto.
Piton afferrò saldamente Aura, e la issò a bordo
della scopa, mentre si allontanavano dal posto… ancora una volta verso
Hogwarts.
- Avreste dovuto essere più accorti! – sbottò Moody
– Ascoltare i nostri messaggi! -
- Più… accorti? – fece Piton con un ghigno malefico
– Più accorti?! Stiamo rischiando la vita per voi! – sibilò, alzandosi di
scatto e battendo le mani sulla scrivania.
- Severus… - fece Aura.
- No, Aura ! – urlò Piton – Adesso devo dirlo!
Consento a questa gente di servirsi di me solo per un assurdo debito che sembra
io non possa mai ricambiare. E prendo sulle mie spalle molte delle loro
responsabilità. Ma come credi che mi senta quando sono costretto a mettere in
gioco la tua vita? – Severus puntò un dito contro Silente, che restava tranquillo
– Come credete che mi senta ogni volta quando mi domando se rivedrò mia figlia?
O se immagino che Aura possa morire ed io… io… io non dovrei più ascoltarvi!
Ecco l’unica verità… Io dovrei liberarmi dei miei dannati sensi di colpa… -
- Sensi di colpa che ora provi anche per Kore. –
disse Silente, asciutto.
Piton scosse la testa – Che siate dannati voi e
loro… -
- Sfortunatamente, Severus… - tornò a dire Albus
Silente – L’unico modo che hai per vivere tranquillo… è combattere. -
Aura trasalì appena, stupita dal cinismo nella voce
del Preside, e cercò lo sguardo di Moody che si voltò quasi di scatto.
- Albus… - mormorò la donna.
- Sulle scelte non si torna indietro, Aura. – disse
Silente con il medesimo tono, privo della consueta condiscendenza.
- No, Albus… - fece Aura con tono improvvisamente
duro – Se così fosse adesso non sederesti al caldo ed al sicuro tra queste
mura. Ricordatelo! E se credi che… mio marito ti ha dato più di quanto dovesse,
ed a me sembra che tu continui a chiedere solo perché ne hai un disperato
bisogno. -
- Forse è vero. – ammise Silente – Ma non sono solo
io ad averne bisogno. E’ il mondo… -
- E questo giustifica la distruzione continua di un
essere umano? – sibilò la babbana
- Giustifica il modo in cui… - Piton le aveva posto
una mano sulla spalla.
- Salverò Kore. – disse l’uomo – Non per voi, non
per il mondo. Lo farò perché lei è stata presa tentando d’aiutarmi. In merito
al resto… non illudetevi che siano i vostri giochi a legarmi. Le tue
sottigliezze, Preside, possono aver presa su un Potter, su un Grifondoro. Non
su di me. Se resto… è perché voglio farlo. E se incidentalmente la salvezza di
Kore coincidesse con il fermare Voldemort… che sia così, per il resto… -
Severus si alzò, seguito da sua moglie – Ma un
giorno potrei accorgermi che non sia valsa la pena di ascoltarti, Silente,
ricordatelo. –
Era umido…
Kore si tirò su.
Dovevano averla gettata sul fondo di un vecchio
pozzo.
Inutile invocare aiuto… si rese conto. Assolutamente
inutile.
La giovane scosse la testa rabbiosamente: - Ora
basta! - sibilò. C’era troppa confusione nella sua testa… timore, incredulità…
Improvvisamente s’era ricordata ogni cosa. Non era
Kore il suo nome, e come tutti avevano compreso non era inglese, ma turista in
visita in Gran Bretagna dall’Italia. Alcuni giorni prima aveva visitato il
British Museum, e come Severus aveva ipotizzato con Aura, s’era soffermata ad
esaminare delle statue greche. Le statue di giovanette… le kore come venivano
chiamate. Eppure non era stata quella circostanza a farle scrivere a margine di
una pagina del suo quaderno “Kore”. Cosa l’aveva portata in Inghilterra? La
donna aveva preso una vacanza dal giornale presso il quale lavorava, e tutto
per perfezionare alcune ricerche necessarie a scrivere un libro… il suo sogno.
C’erano stati anche altri motivi a spingerla lontano… ma rinchiusa in quella
cella era meglio non pensarci. Eppure… aveva finito per prendere il nome del
principale personaggio del suo racconto. Kore.
Dopo la visita al Museo si era diretta a passo rapido
verso le stradine più scure di Londra, i viottoli che i turisti e la gente a
posto non frequentavano. Ma d’altra parte lei era così… le piaceva vedere il
mondo per tutte le sue sfumature… e non aveva esitato, sicura di sé, a
percorrere metri d’asfalto poco raccomandabile.
Poi…
Poi aveva visto, da lontano, quasi nascosta da un
muro semi crollato, uno spettacolo incredibile: un uomo… aveva battuto un
lampione con colpi ritmici… e s’era aperto un varco… un varco nella muratura di
una casa! Lo spettacolo oltre l’incredibile apertura le aveva fatto trattenere
il fiato… una strada nerastra, edifici storti e contorti, insegne inquietanti…
e personaggi a dir poco bizzarri. Ci sono momenti in cui un essere umano mette
da parte la ragione: ebbene, quello fu il momento in cui Kore mise da parte la
ragione. Si sporse… desiderosa di varcare quella misteriosa porta tra mondi…
Ma qualcuno interruppe il suo sogno.
- Cosa ci fa una sporca babbana a Notturn Alley? –
aveva domandato una voce gelida e cattiva.
- Forse è venuta a farsi acciuffare… - sghignazzò
un’altra voce – Ce ne serviva una, no? Perché non questa? -
- Lasciatemi! – aveva strillato la donna, certa
d’essere finita tra le mani di due ladri… o peggio. Ed era riuscita a scappare
per qualche metro… prima di essere riacciuffata e poi e poi… fino a quel
momento la donna non aveva mai sentito parlare di smaterializzazione: e quando
si trovò, d’improvviso, in una fredda camera di pietra… si domandò se non fosse
impazzita.
Circostanze del tutto fortuite, poi, le avevano
consentito di mettersi in salvo… e di riuscire a nascondersi in una foresta,
dopo essere stata colpita dall’incantesimo di uno dei suoi carcerieri… che le
aveva procurato la temporanea amnesia. Il resto… era storia di poche ore prima…
l’arrivo al Piton Manor… ed il resto.
E così… pensò la donna, tastando le pareti muschiose
del pozzo in cui era stata segregata, quei furfanti mi hanno ripresa! Solo che
ora so che non sono ladri… ma maghi oscuri, e che le loro intenzioni possono
essere molto peggiori di un furto o di uno stupro…
Eppure… una strana eccitazione si stava impadronendo
di lei, come se la percezione della realtà si facesse più sottile… come se la
donna iniziasse a comportarsi con la fredda praticità che nei sogni si
accompagna anche alle situazioni più assurde.
- Se non altro, Alastor, adesso sappiamo esattamente
una cosa… -
Moody fissò Silente contrariato: - Peccato che
saperla non ci aiuti a scansarla. - borbottò.
- Questo è vero… - sospirò stancamente l’altro -
Però… mi sforzo di appigliarmi a ciò in cui ho sempre creduto… che la
conoscenza sia potere. E poi non è finita… - il vecchio si lasciò cadere su una
poltroncina, e Fanny, la fenice, gli saltò in grembo.
- Finita? Come potrebbe esserlo! -
- Voglio dire che Aura e Severus hanno ancora la
loro missione. Per quanto disgraziata possa essere, e dura e… lo so, non
dirmelo. So che Aura è come se fosse tua figlia per te… ma anche tu sai che in
questa guerra… -
- Io come Auror ho fatto un giuramento, e per questo
giuramento ho rinunciato all’idea di avere una famiglia. Vedi, capisco i
sentimenti di Piton… e lui è stato ben più coraggioso di me. Lui ha accettato
di seguire il suo cuore… io ho preferito mettere a tacerlo… -
- E’ stato un sacrificio anche il tuo. -
Malocchio sorrise cupamente: - Credi ci sia eroismo
in questo? Il vero eroismo è seguire il proprio cuore ed i propri ideali,
cercando di dare il giusto peso ad entrambi. Il mio è stato… egoismo, forse. -
- Egoismo? - Silente si accigliò.
- Esatto. Oh, mi friggerei prima di dirlo a quel
ragazzo! Ma tu sai cosa è successo a noi Auror quando abbiamo smesso di
muoverci con il cuore… quelli come me, e come tanti altri, sono stati
estromessi o spediti in missioni suicide. O sono stati molto sfortunati… penso
ai Paciock. E’ questo che mi fa ben sperare se penso ad Aura e Severus: loro
conoscono il peso di un errore. Ma sanno anche come andare oltre. E’ per questo
che non condivido le tue piccole scenette volte a spronarli… -
Silente increspò appena la bocca in un accenno di
sorriso.
- Ma, Albus… - continuò Moody - Anche se so che
Voldemort deve essere fermato… vorrei comunque sapere che ci fossero garanzie
per questo mondo sciagurato… -
- Fermiamolo… - sospirò Albus - E poi pensiamo al
resto. Ma se Severus avesse ragione… se il desiderio di Voldemort è brillare
nell’infinita conoscenza ed ardere il mondo per ottenere la sua fiamma… allora
non ci sarà più nulla per cui preoccuparsi. Forse Severus… direbbe qualcosa
come “salviamo questo schifoso mondo e poi pensiamo al resto”, no? - il Preside
sorrise appena.
Aura rimaneva ferma davanti allo specchio, quasi
assorta.
Severus Piton, suo marito e padre di sua figlia, le
si accostò silenziosamente, prima di lasciar scorrere le lunghe dita sul corpo
che, nella luce delle candele, sembrava d’oro.
Il mago le carezzò la schiena, il collo… infilandole
poi le dita tra i capelli appena spettinati. Aura sorrise quietamente, mentre
il mago le annodava piano le ciocche in una ardimentosa acconciatura, e poi
socchiuse gli occhi, ridendo con lo sguardo, ed indietreggiando per premere il
suo corpo su quello dell’altro.
- Mi vuoi provocare? - sussurrò lui - La bambina
dorme… -
- Dorme due stanze al di là di questa… - mormorò
l’altra - Lo sai. -
Il mago sorrise - Sei così apprensiva… forse volevo solo
conoscere la tua risposta… -
- Ora la conosci? -
Piton inclinò la testa, facendo scivolare le mani a
stringerle i seni rotondi e gonfi
- Si… -
Aura gettò indietro la testa, premendola sulla
spalla dell’altro, con un sottile gemito.
- Voglio mangiarti, Aura… - sussurrò Piton - Voglio…
voglio… -
- So cosa vuoi… - sorrise l’altra - Lo voglio anche
io. -
Il mago inclinò la testa per deporle un lento bacio
sulla carne bianca del collo, respirando l’odore di lei, dei suoi capelli. Poi
la spinse dolcemente verso lo specchio, ed Aura socchiuse gli occhi,
aggrappandosi alla cornice dorata, e trasalendo al contatto tra la superficie
gelida di vetro e la sua pelle. Spinse indietro il bacino ed allargò un po’ le
gambe.
Quando Severus entrò in lei con un singulto di
soddisfazione, la donna sorrise, estasiata…
V
Lucius
Malfoy fece appena in tempo a dare una sbirciatina al volume bruciacchiato e
rilegato con pelle nera, alle sue pagine di pergamena giallognola coperte di
una scrittura indecifrabile e di disegni… osceni. Osceni fu la prima parola che
gli venne in mente osservando la realistica riproduzione di una donna gravida
intenta a partorire una creatura d’incubo. D’altra parte un tempo era stato
quasi normale credere che demoni ed uomini potessero accoppiarsi tra loro.
Ma il libro si chiuse con uno scatto, e la stella
dorata sulla copertina riverberò di un malefico scintillio.
Allora Lucius si allontanò con un po’ troppa fretta
dal leggio su cui era posato il libro, e si scansò, cercando di evitare le
malefiche vibrazioni che saturavano l’aria tutto intorno… persino troppo
malefiche per lui.
- Tutti gli ingredienti sono pronti. - disse, senza farsi sfiorare dall’idea che
tra tutti gli ingredienti, tra pietre e piante ci fosse… un essere umano.
Lucius credette di indovinare un cenno d’assenso
dall’uomo seduto su una poltrona voltata verso il fuoco.
Quando la pallida mano di Voldemort si allungò ad
afferrare una coppa di vino speziato posato su un piccolo tavolino di fianco
alla poltrona, Malfoy trasalì ancora una volta per quanto… bianca sembrava
quella pelle.
Ecco… era come la mano di un morto. Ma Lucius si
impose di scacciare i pensieri inappropriati… dopo tutto… era un Malfoy lui.
Sangue davvero puro… e futuro radioso. Qualcosa… si doveva pur sopportare, come
il prendere ordini da un mezzo sangue, anche se il mezzo sangue in questione
era Lord Voldemort, il temuto Oscuro Signore. Colui Che Non Deve Essere
Nominato.
- Tutti gli ingredienti sono pronti, Signore. - si
sforzò di dire ancora - Abbiamo persino ripreso la babbana che ci era sfuggita…
-
- Se immagini che questo ti faccia onore… - disse la
voce metallica e di ghiaccio del potente Oscuro - Resta il fatto che una donna
v’è scappata tra le dita… una donna babbana. -
Malfoy chinò il capo, non potendo permettersi di
rispondere.
- Signore… - disse poi, prendendo il coraggio a due
mani - Come si manifesterà la spada che ti darà il potere di conquistare
l’Inghilterra, l’Europa, il Mondo… -
- Il rito è arcano, viscido servitore… - e Lucius
non vide il sorriso sul volto di Voldemort… il sorriso di scherno rivolto a
lui.
- Ma… -
- Non è necessario descriverti ogni dettaglio… ma a
suo tempo vedrai. E ricorda… per esattamente quarantotto ore nessuno dovrà
disturbarmi… in alcun modo. Ogni più piccolo errore sarà pagato… con la
morte…con la morte a dir poco. E tutti… indistintamente tutti voi lascerete
l’Isola. Nessuno dovrà restare qui… -
- Ma non è rischioso… -
- Nessuno… oserà venire qui, e chi mettesse piede
sull’Isola, del resto, non troverebbe nulla. Tutto sarà celato come ti ho
insegnato, nel più segreto rifugio. -
Malfoy deglutì - Nessuno ti disturberà… sigilleremo
la porta di pietra… non sarà più possibile aprirla, se non dall’interno. -
- Molto bene… - Voldemort inclinò la testa, fissando
il fuoco, e quasi gongolava.
- Tra poco più di un’ora tutto sarà iniziato… -
Rumori… qualcuno discendeva le scale verso il pozzo.
Kore aveva recuperato interamente la sua lucidità… e
s’era disposta mentalmente all’idea di affrontare ogni nemico che si fosse
messo sulla sua strada: uomini, maghi e mostri.
Ma dall’alto della scalinata comparve una figura
molto poco spaventosa, una donna abbigliata di bianco, con una torcia.
Narcissa Malfoy arricciò le labbra in una parvenza
di sorriso… un sorriso di superiorità. Fissò la babbana, i suoi abiti
inadeguati e sporchi, i capelli arruffati, le mani graffiate.
Puzzava di babbana a mille miglia… pensò la donna. E
socchiuse gli occhi ricordando che poco più di un anno prima era stata chiamata
a preparare un’altra babbana per un altro rito. Ma poi Aura Kay era scappata
con il suo indegno marito, Piton il traditore… mentre quest’altra donna non
sarebbe andata oltre le mura di pietra del rifugio: i morti non possono
camminare.
Kore fissò la donna appena giunta con il mento
sollevato, in segno di sfida. Non sapeva cosa dire… e “liberatemi”, o “voglio
andarmene” sarebbero suonate tanto ridicole come affermazioni. Adesso, ancora
una volta, sentiva rinascere in sé una strana baldanza… una inaspettata
lucidità, come se la sua testa potesse funzionare meglio in una situazione
estrema, piuttosto che nella vita di tutti i giorni.
- Dove sono? – chiese quietamente.
- Ha importanza? – rispose l’altra, gelida.
- Ha importanza per me. Perché sono stata catturata?
-
- Non sapresti capire ciò che potrei dirti. –
mormorò Narcissa con un mezzo sorriso cattivo – Servi per un piccolo affare del
Signore da cui prendo ordini. -
Kore si morse un labbro. Cosa sapeva lei degli
affari dei maghi? A suo tempo Aura era stata un agente babbano al Ministero
della Magia, ma lei… era finita in quel guaio per pura sfortuna. Ed un solo
giorno trascorso tra le mura di Hogwarts non le aveva fornito le conoscenze
necessarie a conoscere il modo in cui andava la società degli incantatori.
Aveva capito, in definitiva, solo una cosa: c’erano
i buoni e c’era un cattivo con il suo piccolo, astuto, sfuggente esercito.
Silente, Aura, Piton erano i buoni. E dunque…
- Che genere di affare? -
- Ti ho detto che non lo capiresti. -
- Sappiate che non c’è nessuno che possiate
ricattare tenendomi qui, e… -
Narcissa non trattenne una risata.
- Nessun ostaggio… come immaginavo non sei in grado
di capire. Ed è una fortuna. -
- Volete… uccidermi? – sibilò Kore, scostandosi una
ciocca di capelli dalla fronte.
L’espressione della strega si indurì – Adesso
seguimi. –
- Dove? -
- Ti farai un bagno… per cominciare. E ti metterai
un vestito decente. -
Kore si accigliò. Ma aveva scelta? Eppure… una sottile
inquietudine prese a serpeggiarle in cuore…
La parte più segreta della fortezza sull’Isola dei
Mangiamorte era costituita da un edificio sotterraneo interamente scavato nella
roccia viva.
Doveva essere stato un tempio, una volta, molto
tempo addietro, prima che Voldemort trovasse l’Isola… l’Isola capace di
spostarsi come fosse stata viva.
Dovevano esserci state bizzarre incisioni alle
pareti, ma il tempo, e mani irridenti le avevano grattate via con una ferocia
impietosa. Solo nei punti più nascosti sembrava che dall’oscurità che
circondava la roccia potessero sollevarsi gli spettri degli antichi guerrieri
che avevano nascosto i loro beni più preziosi, la ragione stessa della loro
vita su quella segreta oasi tra le acque. Poi… il male s’era impossessato di
ogni cosa, permeandola, e non l’aveva più lasciata…
Kore sentì un brivido freddo scorrerle lungo la
schiena, mentre veniva condotta oltre la gigantesca porta di pietra, e
socchiuse gli occhi, respirando l’odore del muschio, l’aria estremamente umida,
il puzzo stordente di acque stagnanti.
Era buio… non buio come nel pozzo dove era stata
rinchiusa prima, ma… solo tre bracieri
ardevano nell’oscurità… e…
Kore rabbrividì ancora, sul pavimento era stato
disegnato, con candele dalla flebile luce, un grande pentacolo…
La giovane si domandò se gridare, scalciare,
protestare potesse servire a qualcosa… ma la risposta era ovvia: no. E così…
non c’era altro da fare che accettare la Sorte, o attendere che si presentasse
un’occasione, un momento propizio alla fuga. Ma quando i suoi carcerieri
nerovestiti la legarono con spesse catene ad una parete… Kore abbandonò quasi
ogni speranza. E più si faceva strada la consapevolezza di non poter far nulla…
più… più una misteriosa, speculativa curiosità si impadroniva di lei. Ed in
verità… Kore aveva cominciato a sospettare d’essere diventata come la
protagonista dei suoi racconti, del libro che avrebbe voluto scrivere.
Lucius Malfoy osservò, celato dalla sua maschera
argentea, la babbana legata. Narcissa aveva fatto un buon lavoro, rendendola,
almeno, presentabile…
Se non fosse stata babbana, il che per Malfoy
bastava a qualificarla come animale e non come essere umano, sarebbe stata
persino appetibile con i capelli lunghi intrecciati che mandavano, nel
riverbero delle luci fioche, lampi come di metallo brunito, il naso dritto, la
bocca socchiusa e sensuale del colore di una mela matura, carnosa, e gli occhi
di uno strano colore che sembrava mutare con mutare degli stati d’animo della
donna. Adesso sembravano intensamente blu… di un blu cupo, notò il mago, e
scosse la testa, ricordandosi ciò che lei era. Poi con Narcissa e gli altri che
erano rimasti nella sala svanì… come d’incanto, e Kore, sola, si chiese cosa
stesse per accadere.
Ed infine una lenta processione di incappucciati
avanzò al suono di lontani gong. Gli uomini reggevano torce dal fuoco verde,
scortando una figura, ammantata di tenebra come gli altri (eppure la sua
tenebra sembrava più densa e profonda). Regale era l’incedere di colui che
sembrava il capo, ed ogni suo movimento era essenziale ed elegante, misurato
come se ogni passo avesse avuto uno scopo rituale.
Per un solo istante Kore ne rimase… affascinata,
come la preda che osserva il serpente che sta per colpirla.
Gli uomini nerovestiti si disposero in un cerchio,
il loro capo (doveva essere tale), sempre in centro, e gettarono al suolo,
intorno al pentacolo che Kore aveva potuto vedere al suo ingresso, le torce.
Tutti i fuochi si spensero con un crepitio… e gli incappucciati presero a
sfilare verso un altare di roccia, depositandovi ognuno un piccolo pacchetto. E
come erano venuti… si allontanarono, richiudendo la grande porta di pietra…
La giovane prigioniera era adesso sola, sola con il
più pericoloso tra gli uomini. Eppure il mago non sembrò neanche preoccuparsi
della sua presenza, recitando le sue formule misteriose dall’interno del
complicato pentacolo. Poi raggiunse l’altare… e Kore si sporse per vedere cosa
stesse facendo… ma non riusciva a vedere nulla, ed immaginò che l’uomo stesse
preparando una qualche pozione, o un intruglio di qualche natura.
Infatti, il mago, Lord Voldemort… mesceva
sapientemente le erbe ed i rari ingredienti per la sua magia d’evocazione, e
preparava una mistura che avrebbe reso possibile l’avverarsi del suo scellerato
piano di dominio e conquista. Ma la blasfema natura del suo progetto, in quel
momento, sfuggiva del tutto alla donna incatenata.
Sigillate che furono le porte di nera pietra che
dividevano la sala in cui era rimasto Lord Voldemort dal resto della fortezza,
Lucius Malfoy si guardò intorno fissando gli altri Mangiamorte. Invitò diversi
tra loro a tentare una magia per forzare quegli incredibili ed incantati
battenti, ma nessun incantesimo andò a segno. E Lucius, con un sospiro
sollevato, fece cenno agli altri che potevano andare… Narcissa e lui
scomparvero per ultimi. Dopotutto cosa potevano fare? Era loro compito
allontanarsi, per non rischiare la vita… e poi chi avrebbe mai osato attaccare
in quel momento? E se anche un esercito di Auror fosse apparso dal nulla… non
avrebbero potuto varcare in alcun modo la soglia del rifugio. Solo dall’interno
si poteva aprire, solo Voldemort poteva… e dopo la sua magia sarebbe uscito
padrone del mondo, o morto. No… Lucius si smaterializzò sapendo che non v’era
nulla che potesse fare, se non attendere.
E nel silenzio dell’Isola… nessuno si accorse che
Aura Kay e Severus Piton erano apparsi tra le rocce, pronti a dar battaglia,
ignari di tutto.
Né alcuno sapeva che il rifugio era sì inviolabile
da esseri umani… ma aveva pur sempre… una piccola… crepa…
- Dobbiamo trovarli… - sussurrò Severus ad Aura, ed
i due si addentrarono nei bui meandri del covo del nemico.
L’uomo ammantato di nero aveva terminato di mescere
i suoi intrugli odorosi di strane spezie.
Kore lo osservava… rapita. Ormai capace di accettare
l’idea della morte, ormai cosciente che sarebbe di certo passata a miglior vita
tra atroci sofferenze, era, comunque, preda di una sensazione misteriosa…
Kore era quel genere di persona che passa il tempo
più ad osservare che non ad agire, una di quelle persone che, di norma, si
trovano male nel mondo, legate ai propri sogni, e si sentono costrette e
vessate da tutte le decisioni che la vita impone di prendere. C’era, questo è
da ammettere, anche un lato incline all’azione nella donna… una forza pronta a
venir fuori, implacabile, solo nel momento del vero bisogno. Ma adesso… una
parte della giovane era tesa allo spasimo, come nella speranza di cogliere ciò
che le avrebbe dato la possibilità di ritagliarsi una via di fuga… o se non la
fuga almeno la possibilità di colpire il nemico. Infliggergli almeno un danno…
come risarcimento per la morte che l’attendeva. E nel contempo Kore avvertiva
una sottile fascinazione… e… e, dopotutto, non aveva sempre sognato un mondo di
incantesimi, pozioni, magie? E se la morte era il prezzo per conoscerlo… ne
valeva, comunque, la pena. Divisa tra questi pensieri sobbalzò quando si
accorse che Lord Voldemort si muoveva verso di lei a passo rapido e sicuro.
Kore sgranò gli occhi mentre l’uomo la liberava
dalle catene.
Lo fissò… in attesa di una parola, di una richiesta.
Ma lui taceva. E tornò ancora verso l’altare, ignorandola.
La giovane si guardò intorno, era libera? Poteva
muoversi, andarsene? Ma no… se era stata sciolta dai legacci che la opprimevano
era solo perché… nella sua nullità non costituiva minaccia.
Si avvicinò al mago… e l’altro non sembrò
accorgersene, non fino a quando si voltò.
- Ferma. - disse con calma… gelida.
La donna… socchiuse la bocca, come per rispondere,
ma… quella voce… il tono non era imperioso, eppure ogni lettera parlava di
comando, potere… un potere al quale non si poteva disobbedire. E le gambe di
lei si rifiutarono di muovere solo un altro passo.
Se era stata sciolta dalle catene di ferro adesso
era vittima di catene ben più perigliose.
Poi… Kore si morse le labbra, quasi fino a farle
sanguinare… l’uomo s’era tolto la maschera e calato il cappuccio: la sua pelle
era liscia e bianca più di quella di un morto. Più candida della porcellana…e
più che un naso come quello di tutti gli uomini v’era una curiosa parodia di
naso… ed anche le labbra sottili contribuivano a dare a quel volto una qualità
serpentina. Ma ciò che sconvolse la giovane prigioniera furono… gli occhi.
Occhi rossi dalle pupille verticali. Occhi inequivocabilmente da serpente,
accesi di bagliori di sangue.
Lo sguardo chiaro di Kore si perse in quello cremisi
di lui… ed il blu degli occhi della giovane si tinse di una strana tinta
violacea.
L’uomo… sorrise. Un sorriso mostruoso eppure…
piacevole.
Quando la sua bocca serpentina si incurvava, si
increspava (in una piega sempre non
meno che ironica o sarcastica) in una parvenza di sorriso… la pelle delle
guance sembrava tendersi, e lui socchiudeva gli occhi in un’espressione di
finta, ingannevole benevolenza.
E, tuttavia, non disse nulla.
E Kore si sentì quasi ferita da quel silenzio… nella
necessità di udire di nuovo quella voce… dal desiderio di essere ferita dalla
sua qualità tagliente.
Ma l’altro taceva, e trafficava con i suoi magici
oggetti, e poi raccolse la polvere d’argento che aveva tritata finemente, e la
sistemò in una coppa di metallo. Avanzò al centro del pentacolo e…
Kore trattenne il fiato. Un vento gelido si levò,
facendola rabbrividire nella veste di sottili veli viola che indossava, un
vento arcano… che sembrava poterla sollevare… strapparle l’abito…
Il Mago Oscuro prese a recitare la sua formula di
terrore… la più potente formula, l’evocatrice della spada demoniaca che gli
avrebbe dato il potere…
Le fiammelle delle candele oscillarono, e la polvere
d’argento si levò dalla coppa… fino ai fuochi delle lampade… e lì bruciò con
uno sfrigolio… ed un vapore denso e malsano riempì la sala.
Kore osservava… rapita… avrebbe voluto urlare, ma la
fascinazione era più forte di ogni altra cosa… ed il vapore… quello strano
vapore… sembrava volerla avviluppare completamente… saturare i suoi polmoni…
strisciare sulla sua pelle, e negli occhi… in ogni orifizio, attraverso gli
abiti…
Per pochi secondi la donna pensò che sarebbe
soffocata, ma… non accadde. Al contrario… uno strano languore si impossessò di
lei, e sobbalzò quando due occhi rossi, di fuoco, scintillarono oltre la
cortina di fumo…
Severus Piton ed Aura si erano aggirati, senza
successo, e senza trovare nulla nelle sale degli edifici dell’Isola dei
Mangiamorte.
- Comincio a dubitare che siano qui… - disse Aura,
scorata.
- No… non c’è un altro posto che possa fungere da
catalizzatore magico come questo! - sibilò Severus inarcando un sopracciglio -
Devono essere qui. Qui… ed ancora non abbiamo visto ogni possibile
nascondiglio… -
- Spero non sia tardi… -
Piton si morse il labbro inferiore - Non può
esserlo… -
- No… - sussurrò Aura, posandogli una mano sul
braccio - Non lo sarà… coraggio! -
Severus assentì, tornando a guardarsi intorno… e
ricordò il grande rifugio sotterraneo.
- Seguimi, Aura! - disse, quasi eccitato…
improvvisamente, come se fiutasse una grande magia.
E raggiunsero le pesanti, enormi porte di pietra
sigillate con la più potente magia… e nessun tentativo valse ad aprirle.
- No! - urlò Severus - Sono lì, ne sono certo… ma
non possiamo entrare… possiamo solo… attendere… -
Aura strinse gli occhi, e poi… li sgranò.
- Severus! -
- Cosa… - l’uomo seguì lo sguardo di sua moglie e
vide… il vapore bluastro che usciva da una crepa nella roccia.
- E’ veleno? - fece la donna, coprendosi la bocca.
- Via da qui… - sibilò il mago, ma il vapore li
aveva già avvolti… avvolti come se non volesse più lasciarli.
- Via… da… qui… - sussurrò Aura, affannata, e senza
troppa convinzione.
Fissò Severus… ed i suoi occhi di fuoco nero, e
cadde a terra, allargando le gambe in un improvviso, insano desiderio d’essere
posseduta.
- Aura… - mormorò l’uomo, leccandosi le labbra
sottili, e scivolando al fianco di lei, su di lei… incapace di sottrarsi al
desiderio.
VI
Kore
socchiuse gli occhi, le fiamme delle
candele danzavano attraverso il vapore, scintillavano e palpitavano… sembravano
unirsi… separarsi, unirsi ancora.
Era stata trascinata al centro del pentacolo… ed il
vapore era così denso… e gli occhi del mago così rossi…
E poi Kore aveva avuto paura… quando s’era resa
conto di ciò che voleva… era eccitata, ecco tutto. Per qualche motivo era
eccitata a tal punto da non riuscire quasi a tenersi in piedi. Aveva le gambe
molli, liquide.
Poi l’altro aveva fatto qualche passo avanti, e le
aveva fatto scorrere le dita sul seno. La giovane aveva inarcato la schiena, la
bocca aperta in un grido muto alla furiosa pressione dell’altro. Le aveva
tenuto a lungo le punte dei seni tra l’indice ed il pollice, stuzzicandole con
intensa crudeltà, suscitando nella donna un piacere quasi animalesco; poi le
aveva lasciate e quelle erano scattate verso l’alto, i capezzoli più scuri e frementi,
duri come piccoli granati.
Poi il mago le aveva strappato la veste di veli, e
questa volta lei aveva urlato davvero. Aveva urlato… aggrappandosi alla veste
dell’uomo… strappandola anche lei.
Erano caduti al suolo, avvinghiati come serpenti,
presi da una violenta passione, una passione… furiosa. E Kore non aveva neanche
avvertito dolore quando lui era entrato in lei con un movimento repentino,
facendola donna… c’erano troppe altre sensazioni in gioco per provare dolore o
simili.
Era passato molto tempo… e Kore aveva iniziato a
comprendere che c’era qualcosa di assolutamente inumano in tutto quello che
stava accadendo… persino in quel desiderio… e quando la sua mente s’era
liberata, almeno un po’, dall’incantesimo e dal vapore bluastro… aveva visto… il
demone. Il demone che animava i movimenti del mago. Ed aveva compreso la
profonda oscenità di quel rapporto.
E in qualche modo anche lui sembrava essersi accorto
che la giovane donna era sfuggita in parte al suo controllo, era diventato più
violento… tingendo quel rapporto delle fosche tinte di una violenza carnale
dove, seppure la vittima era preda del più sfrenato dei piaceri, tutta la
passione ed il desiderio non sembravano poter nascondere o oscurare la
brutalità dei gesti, la magia che li animava e rendeva estremi, infiniti.
E poi… con un ultimo selvaggio grido… il demone mago raggiunse il suo piacere … e la strinse
con maggiore violenza, in un sussulto di puro trionfo.
Piton si sollevò a fissare Aura, Aura fissava lui,
ed il vapore si era dissolto così come era apparso.
- Cosa abbiamo fatto? – domandò la donna.
- Vorrei dire che abbiamo fatto l’amore, mia Aura,
ma… ti chiedo perdono… -
L’altra scosse la testa – Lo ho voluto anche io… -
sussurrò, soddisfatta eppure turbata.
- Non eravamo noi a volerlo… ma la magia… -
La donna si accigliò – Il vapore… -
- Andiamocene, Aura! Ora la partita non è nostra…
non possiamo giocare! – disse improvvisamente Severus, spaventato – Torniamo da
Pandora, ad Hogwarts… portiamo questa notizia… Voldemort ha compiuto il suo
incantesimo, e… taciamo il resto. Ma… via! Dobbiamo andare via da qui… -
Per la prima volta Aura si sentì portata a sfuggire
al rischio, anche se ne andava della salvezza del mondo… ma quella cosa che li
aveva posseduti… sì, a queste regole la partita non era loro, non più. E c’era
la piccola Pandora ad attenderli.
- Andiamocene subito. – assentì la donna – Eppure mi
domando che genere di, ma… -
- Non voglio saperlo! Non adesso… - sibilò Severus,
vergognandosi di ciò che aveva fatto, della selvaggia violenza che aveva usato
con sua moglie, guidato solo dal desiderio…
E l’ex mangiamorte e la babbana sfuggirono a quel
luogo misterioso… verso le più familiari sponde di Hogwarts.
- Perché? – ebbe, finalmente, la forza di sussurrare
Kore, stupendosi di non provare biasimo per ciò che era accaduto. Sapeva che il
desiderio era stato indotto dalla magia, ma sapeva anche che una simile
affermazione non sarebbe stata corretta, non del tutto.
Il pallido mago si voltò a fissarla, con una luce
perversa negli occhi – Lo vedrai… -
- Lo… vedrò? Mi… ucciderai in sacrificio? Questo
vuoi dire. -
- Morirai… - sussurrò dolcemente l’altro, facendo
scorrere le dita sul seno di lei.
- Morirò… - Kore strinse i denti – Non è giusto… -
- Decido io… ciò che è giusto… -
- Ma… -
- Vedrai… -
La donna scosse la testa, ed i capelli scuri
riverberarono nella luce appena soffusa.
- Io… oh… -
Lord Voldemort ghignò mentre la giovane si portava
una mano al ventre, con una smorfia.
- E questo è quanto. – sibilò Severus ad un Silente
e ad un Moody stupiti e demoralizzati.
- Se dobbiamo continuare a combattere, ci serve un
altro piano… - disse ancora.
- Rifletteremo… - sussurrò Malocchio, e congedò
Severus con un gesto della mano
- Riposati adesso… -
- E’ ciò che intendo fare. -
- Noi… cercheremo di trovare un altro modo… un
piano… - Silente fissò il panorama fuori dalla finestra.
- Se solo gli Auror ci aiutassero… - sibilò Moody.
- Non basterebbe. – Silente socchiuse gli occhi – A
questo punto solo un miracolo potrebbe salvarci… - e fissò nella direzione di
Severus… ma il mago era già uscito.
Piton percorse di fretta e furia i corridoi fino
alla camera di Aura. Aveva necessità di tornare da lei, tornare da lei e
parlare, discutere di quello che era successo… persino di farsi confortare…
La piccola Pandora era con Draco, al sicuro,
tranquilla…
E loro avevano bisogno di parlare, dovevano parlare!
Accidenti… Severus si bloccò per un istante nel corridoio, e carezzò il muro di
pietra fredda e umida. Cosa gli era saltato in testa?! Come aveva fatto a non
riconoscere subito i dannati effetti della magia?! Era logico… una magia
d’evocazione demoniaca, un veicolo per qualcos’altro… per qualcosa che non
capiva davvero. E per pura fortuna lui e sua moglie non si erano trovati al
centro dell’incantesimo, eppure così defilati il demone li aveva posseduti sino
a far perdere loro la ragione.
Severus non era un uomo sciocco, ma aveva paura
della perversa passione che aveva rivolto contro sua moglie, oh, non che lei
non lo avesse voluto, ma… era l’idea di aver perso il controllo, di non essere
esattamente lui a reggere il gioco che lo mandava in bestia. Si sentiva come se
avesse messo Aura tra le braccia di un altro, e questo gli dava l’orrida
sensazione di avere una freccia piantata in cuore. Solo un uomo senza cuore non
avrebbe provato orrore, si disse, solo un uomo senza cuore…
VII
Lo
sguardo di Kore era perso nel vuoto.
- Cosa… mi hai fatto? – sussurrò.
- Ho solo messo dentro di te… la mia possibilità. -
La donna gridò, era come se un diavolo si agitasse
dentro di lei, sangue e carne che pulsava, si gonfiava.
- La mia possibilità… che ti ucciderà. – sussurrò
Voldemort – Che ti spezzerà, ti aprirà come il guscio di un uovo, e la tua vita
darà vita alla mia vittoria. E’ un onore, babbana… per te è un onore. -
Piton
entrò nella sua stanza. Aura era sul letto, girata verso il muro. Dormiva,
forse, e Piton si sentì ancora bruciare per la colpa, per ciò che aveva fatto.
- Severus… - sussurrò la donna.
- Aura. – sorrise piano il mago, sedendosi sul
letto, scivolando alle sue spalle.
- Severus… - ripeté lei con una certa urgenza nella
voce.
L’uomo socchiuse gli occhi, allarmato dal tono di
lei, e le pose piano una mano sul volto – Cosa succede? –
- Io… -
- Aura! – quasi gridò l’uomo – Scotti… sei coperta
di sudore… -
Severus Piton prese la donna per le spalle,
obbligandola a voltarsi, ed i suoi occhi si sgranarono.
- C’è qualcosa dentro di me… sono incinta… - mormorò
lei, quasi piangendo, passandosi una mano sul ventre rigonfio che sembrava
pulsare.
E poi… le sfuggì un grido.
- Aiuto! – gridò Kore – Mi ucciderà… mi distruggerà…
- la sua voce era quasi irriconoscibile, un rantolo, un grido soffocato e
gorgogliante… mentre Voldemort sorrideva, allontanandosi per fissarla.
Il mondo di Kore sembrò perdere ogni senso quando la
risata del mago saturò l’aria, la riempì… mentre il dolore spezzava ogni
resistenza della donna, ed il sangue colava tra le sue gambe, come alimentato
dalle grida di lei… mentre la lama lucente di metallo invincibile scivolava
fuori dal suo ventre, partorita.
Piton si chinò su sua moglie con un grido.
Strinse la punta della lama scintillante tra le
mani, in modo che non ferisse Aura, e… pregò. Per la prima volta dopo molto
tempo non sapeva assolutamente cosa fare. Non sapeva cosa fare, cosa credere…
nulla!
In qualche modo riuscì ad evitare che la lama
facesse troppi danni, e quando anche l’elsa di gemme vide la luce, ancora una
volta Severus Piton seppe che sua moglie non era una creatura normale: gettò di
lato la spada, come se non avesse nessun valore, e rimase immobile a fissare la
luce che emanavano gli amuleti della donna… il misterioso potere della Fenice
che la stava sanando.
Erano trascorse ore.
Lucius Malfoy comparve dinnanzi alla sala di pietra
sigillata. Era tempo di scoprire cosa fosse accaduto.
Lentamente gli enormi battenti di pietra scivolarono
sui loro cardini. Si aprirono, e Malfoy si passò una mano sul volto… l’odore di
spezie era quasi insopportabile, ed una fitta nebbiolina rendeva tutto quasi
perfettamente invisibile.
Il Mangiamorte si guardò intorno, scorgendo appena
il bagliore tenue dei bracieri attraverso l’oscurità.
Avanzò, quasi a tentoni.
E chiuse gli occhi. Una luce accecante baluginò
nella sala.
Lord Voldemort sedeva sul trono di pietra,
l’espressione del trionfatore, avviluppato nel suo mantello nero fregiato
d’argento, stringendo tra le mani una lunga spada di metallo rilucente, come
rilucenti erano le gemme nere sull’elsa a forma di serpente.
Malfoy socchiuse gli occhi, cercando di abituarsi al
chiarore delle fiamme che erano salite dai bracieri.
- Ho vinto… - sibilò quasi Voldemort, come se stesse
vedendo il futuro, come se stesse godendo di un’immagine da venire, ma ormai,
per lui, certa.
L’altro uomo si guardò intorno, intimorito dall’idea
di tenere gli occhi fissi sulla spada mostruosa, da quel simbolo di potere
assoluto… che gli ricordava quanto lui stesso si stesse allontanando dalla supremazia.
Poco distante, in un lago di sangue, c’era Kore.
Immobile.
- La ragazza… -
- Puoi portarla via. Fai ciò che vuoi. – sorrise il
mago – E’ stata utile. -
La troveranno da qualche parte, penseranno ad un
altro omicidio tra babbani, un maniaco, forse… valutò Malfoy, avvicinandosi.
- Respira! – sussurrò appena.
Voldemort ne sembrò quasi contrariato.
- Morirà. Deve morire. – disse – Ma non c’è neanche
bisogno di scomodarsi per questo. Portala da qualche parte. -
Severus Piton aveva il volto tra le mani, il corpo
contratto, gli occhi immoti e carichi di dolore.
- Mi dispiace… - sussurrò appena Malocchio Moody.
Con un gesto nervoso il mago dai capelli neri
sollevò il capo e lo fulminò con lo sguardo.
- Ti dispiace? – sibilò, senza forza di gridare.
- Siete stati voi a… -
- Severus. – scandì piano Silente.
- No! No! No! Basta! – sibilò Piton – Ora basta! Ora
basta… ho pagato un debito, ne ho pagati mille. Ho portato mia moglie verso la
morte, ho rischiato di perderla, ed ora basta. Io… sono stanco. Stanco. -
Moody abbassò la testa, un po’ a disagio.
- Severus. – Silente cercò lo sguardo nero dell’ex
Mangiamorte con il suo di cristallo – Severus… Voldemort ha una spada. Domani,
oggi, la userà. E dopo? Cosa resterà di te, di Aura, di tua figlia. Del mondo
che vorresti. Della vita che ci maledici per non avere? Del perdono che hai
cercato per anni… cosa, Severus? – c’era solo dolcezza nelle parole del mago.
Piton lo fissò – E cosa mi resta se Aura muore? –
domandò, con la lucida consapevolezza dell’orrore di quella possibilità –
Restiamo qui, io e voi… passano gli anni, ma i nostri discorsi restano gli
stessi. C’è sempre un mondo da salvare, un essere… da fermare. E voi sapete chi
lui è per me. Tutto come sempre… -
-
Severus… -
-
No! No. Non pronunciare
più il mio nome così! – sibilò lui, ma era un sibilo stanco – E’ una
discussione che non ci porterà da nessuna parte! Se mi ritirassi con Aura ed i
miei figli… se… trovassi un posto, in un isola deserta… se… ci deve essere un
piccolo buco in cui nasconderci in cui vivere! -
- Credevo ti importasse di Kore. – valutò piano
Moody.
- Si! – sbottò il mago – Si! Ma mia moglie stava
morendo! Avrei dovuto impedirvi di coinvolgerla… -
Silente e Moody si fissarono.
Non c’era sul volto di Severus altro che amarezza,
ed un senso di colpa che non apparteneva più a loro. Ma ad una donna e ad una
bambina. Era la vita, dopotutto.
- Voldemort ha vinto. – valutò Moody – Stavolta ha
vinto. -
Per un istante lo sguardo di Severus tornò a
scintillare – Ditemi solo una cosa… chi gli ha consentito di vincere? Non siete
stati forse voi? Non è stato forse il vostro Ministero? Cosa dovrei fare io? –
- Combattere! – quasi gridò Silente.
- Ti darò la mia spada se la desideri! – rispose
l’ex Mangiamorte nel medesimo tono.
- Solo il padre della spada può usarla! -
- Per cosa, perché? Come? – si esasperò Severus.
- Basta. – mormorò Moody.
Silente si volse a fissarlo.
- Basta. – ripeté il mago – Basta. La partita è
finita. -
- Alastor! -
- Forse è un bene che Voldemort distrugga questo
mondo… e lo farà, se Piton ha ragione su di lui. E’ vero Severus. Abbiamo
consentito noi a Voldemort di vivere, e lo abbiamo fatto in molti modi. Questo
ci mette sul suo stesso livello, forse. Che tutto vada al diavolo, allora. -
Il mago si alzò, trascinandosi dietro la gamba di
legno – Tutto questo è molto ironico, sapete? Io stesso non avrei mai creduto
di poter pronunciare queste parole. Questa rassegnazione, questo… ma forse ho
combattuto solo per non accettare proprio la rassegnazione. Forse sapevo come
sarebbe finita. E poi ho conosciuto Aura, il suo potere così strano e
meraviglioso. E dall’altra parte c’era Silente con i suoi discorsi di pace, e
tu, ragazzo… che finivi sempre per tirarci fuori dai guai. Ma siamo umani. Una
donna con una bambina, il suo sposo roso dai dubbi, un vecchio ottimista.
Troppo umani per essere tanto potenti da vincere. Da vincere davvero. –
- Vincere davvero? -
I tre sollevarono lo sguardo.
Aura si teneva alla porta, pallida.
- Aura! – Severus fece per avvicinarsi, e si bloccò.
La donna aveva sollevato la spada dall’elsa d’oro rosso e gemme lucenti.
- Fermo, Severus… - sussurrò lei – Ti amo troppo per
permetterti di scappare adesso. Per vederti per il resto della vita piangere… -
- Aura! - implorò lui.
- Abbiamo un dovere. Abbiamo una spada… -
Era notte? Notte… Kore tentò di allungare le mani a
stringere il nulla. Precipitava, voleva aggrapparsi a qualcosa.
Era la morte?
Le cose, tutte le cose si facevano più chiare e più
scure in un turbinio folle. Lo avevano sempre detto: quando morivi ti tornava
in mente la vita trascorsa.
Kore strinse i denti. Ricacciando indietro il sapore
amaro di un’esistenza insignificante ed infelice, ed anche il sapore del
sangue.
Aveva il corpo in pezzi…
“ Bocca sottile, bocca di serpente, occhio di lago,
e capelli di seta… dormi bambino, canta bambino, tra le braccia della mamma… ”
Kore si riscosse un poco. Di chi era quella voce?
Quella voce insistente… che sembrava screziare di luce la tenebra che la aveva
avvolta.
Uno scintillio rosso… le riportò alla mente il
demone che la aveva avuta, la passione che la aveva uccisa.
“ Bocca sottile, bocca di serpente, occhio di lago,
e capelli di seta… dormi bambino, canta bambino, tra le braccia della mamma… ”
La donna si destò del tutto, tirandosi a sedere.
Non c’era nessuno… era viva. Non c’era più dolore.
Severus osservava cupamente l’elsa della spada che
emergeva dalla custodia di cuoio al suo fianco.
Aura era seduta poco distante.
- Raccontami la storia che abbiamo sentito… un’altra
volta. – disse, dondolandosi un po’ sulla sponda del letto.
- Quando i Romani raggiunsero questo paese vollero
cercare tutti i poteri dei Druidi e degli antichi maghi e sacerdoti. Hanno
detto così. -
- Si, continua. – sussurrò l’uomo, carezzando con un
dito le labbra di Pandora.
- I Maghi combatterono senza tregua e senza posa…
perché il loro potere non cadesse nelle mani sbagliate. Soprattutto per celare
un incanto che avrebbe dato ai Romani il potere definitivo sull’Isola, e poi…
sul mondo. -
- Il potere e la leggenda di una spada, figlia di un
demone, partorita da una donna. -
- Legata alla terra, ma di stirpe celeste… -
sussurrò Aura, osservando l’elsa luminosa dell’arma fissata al fianco del
marito.
- Continua. -
- I tuoi avi riuscirono a celare il loro potere… ma
prima questi e poi quei nemici, ed il tempo… li decimarono. E tutto finché non
nacque una stirpe magica diversa. Quella in cui tu stesso puoi riconoscerti. Ed
allora furono i maghi stessi a voler mettere da parte i loro più terribili
incantesimi per non cedere alla tentazione di usarli. Cercarono un’isoletta… -
- La medesima in cui si erano rifugiati i Druidi… -
- Si, e costruirono altre trappole e labirinti. Un
guardiano privo della vista avrebbe vigilato sempre… solo pochi terribili
incantesimi, con il tempo, trapelarono… -
- E poi… Lui. -
Aura socchiuse gli occhi, consapevole del fatto che,
ora più che mai, dire “padre” per Severus fosse difficile… adesso che era padre
lui stesso, adesso che sapeva cosa voleva dire amare un figlio. Ma nonostante
tutto… Voldemort restava suo padre. Che lui lo volesse o no.
- Lui ottenne il libro con l’incantesimo più
segreto. -
Piton annuì, fissando il contorno del volto di
Pandora.
- E… -
- Abbiamo visto ciò che è successo. – Aura si morse
le labbra – Ma io sono viva, Severus. E tu non devi provare rabbia, né sentirti
colpevole… -
L’uomo la fissò sorridendo appena: - Sai, Aura… il
potere del dominio a me non interessa affatto. Per me questa spada non ha
senso. Ma… è il tuo corpo che me la ha data… ed io devo usarla. Usarla solo per
fermare la sua gemella… -
La donna sorrise appena.
- Sei un uomo generoso, Severus. -
VIII
La musica
del pianoforte riempiva l’aria.
Era veloce, incalzante… eppure malinconica. Narcissa
Malfoy si avvicinò lentamente a suo marito.
Lucius sollevò lo sguardo senza smettere di suonare,
mentre la melodia si addolciva.
- La ragazza è viva. – disse la donna.
- Aha. -
- Non ne sei sorpreso? -
L’uomo increspò le labbra in una specie di sorriso –
No… -
- Ma… sai che stava morendo, e che Lui… credevo
avesse detto che… -
- Questo va al di là della sua stessa possibilità di
decisione. Ci sono cose che lui stesso è incapace di fare, benché non sia in
grado di ammetterlo. -
- Ma… -
La musica tornò ad essere incalzante.
- Una donna, un parto… era stato sulla tomba di sua
madre da poche ore soltanto. - sussurrò
Lucius Malfoy.
- Sembra che avremo visite. – mormorò Narcissa.
- Si. -
- Non… andiamo? -
- No. -
La donna inclinò il capo.
- Stavolta… è meglio perdere… - sorrise l’uomo,
tornando ad immergersi nella musica.
- Albus! -
Moody entrò di corsa nello studio del Preside – Non
sono al Castello! –
- Sono andati… - sospirò il vecchio preside.
- Ad affrontare… Voldemort. -
- Si… si. -
Malocchio si lasciò cadere su una sedia –
Stramaledetta vecchiaia… - sussurrò – Mi verrà un colpo! Credi che… -
- Che ce la possano fare? -
L’Auror assentì.
- Chi meglio di Aura e Severus? – sorrise Silente.
Draco fissò il sole che stava calando all’orizzonte,
e sospirò. I sonaglini di Pandora risuonavano in tutta la stanza.
Il ragazzo si sforzò di trovarci un presagio lieto.
- Torneranno presto. – sussurrò Hermione Granger.
- Si. -
- Draco… - Ron gli battè una mano sulla spalla.
- Credi che Kore sia ancora viva? -
L’altro sorrise un po’ incerto.
- Se non altro… stavolta non è Harry il bersaglio… -
buttò lì il ragazzo biondo.
- Già… qualcosa di molto più grande… - sussurrò
Potter.
- Hei… credete davvero che il fine di… Voi Sapete
Chi sia distruggere tutto? -
- Sarebbe da lui, dopotutto, Ron. -
- Già. -
- Ma non accadrà… - mormorò Draco.
- Varcano le porte della mia dimora… avanzano… si
fermano ad osservare tutto intorno… cercano un nemico che li attacchi… ma ci
sono solo io… -
la voce di freddo metallo si lasciò sfuggire una
risata senza allegria, mentre la mano pallida stringeva la spada simile ad
argento liquido dall’elsa di fuoco verde.
- Troveranno il nemico che cercano. -
Piton intimò ad Aura di restare dietro di lui…
mentre varcavano l’arco di pietra ed entravano nella sala scura. Ma non tanto
scura da non notare l’ombra nera dagli occhi di fuoco che attendeva in un
angolo.
Severus spinse Aura indietro, e gettò di lato il suo
mantello, rivelando una nera veste da combattimento.
- Ancora una volta padre e figlio si affrontano… ti
saluto Severus Piton. – ghignò Voldemort – E questa volta non mi trovi
impreparato. Stavolta ho con me una spada… -
Voldemort sollevò l’arma demoniaca, ed un alone di
luce verde riverberò tutto intorno a loro.
Aura serrò le labbra. La luce spettrale dava
l’impressione che fossero immersi in un lago d’acqua putrida…
- Stai attento, Severus… - sussurrò.
- Padre! -
sibilò Piton – Levati di bocca quella parola! – l’immagine di Pandora
baluginò davanti ai suoi occhi, e poi l’immagine di Aura sporca del suo stesso
sangue e la lama di luce calda.
L’Oscuro Signore rise.
Aura Kay, la babbana, rabbrividì… non era la prima
volta che udiva quella risata, ma ogni volta era orribile. Sembrava strapparle
dal cuore la speranza. Era un suono che non conosceva sentimento alcuno, senza
traccia di allegrezza.
- Avanti Severus! – Voldemort si leccò le labbra –
Ho dovuto accoppiarmi con una vile sangue sporco… ma sembra che ne sia valsa la
pena. Eppure mi ripugna sapere che mio figlio trascorre le sue notti con uno
scarto dell’umanità. -
- Non gli farai perdere il controllo, Voldemort! –
sibilò Aura – L’unica feccia sei tu. -
- Avevo dimenticato che i babbani sapessero parlare…
di solito muoiono prima di aprire bocca con me. -
La donna fece per rispondere, ma si bloccò.
Stavolta era Piton a ridere – Tutte queste parole
per mostrarci una spada? –
- Non una spada, ma… Excalibur la
chiamerebbero i tuoi sciocchi protetti. – l’uomo arricciò le labbra sottili in
una smorfia soddisfatta – La spada che mi darà il controllo su tutto. -
- Davvero… ero convinto che a te non interessasse
governare… -
L’altro ghignò – Chissà. Ma forse hai ragione. Forse
questo è l’inizio. –
- Oh, si… e dopo? Distruggerai tutto per liberare
l’energia delle cose… per brillare nell’orgasmo della comunione assoluta con
tutte le forze della Natura? Non c’è che dire… un ottimo suicidio.
Spettacolare, prima di tutto. Ma se è morte che vuoi… -
Severus sfoderò la sua spada.
Al Signore Oscuro sfuggì un basso ringhio – Da dove…
-
- Si vede che ancora una volta non ti sei rivelato
all’altezza di ciò che credi di
essere. – rise Severus – C’era una falla nella caverna… ed ora c’è anche
un’altra spada. -
Voldemort quasi ululò.
- Maledetto… - sibilò, mentre la luce calda e ramata
della spada di Piton contrastava quella verdastra dell’altra arma.
- Da quel che io so… non possono esserci due
Excalibur. Il tuo piano è comunque fallito, povero pazzo. -
- Posso sempre ucciderti… - gridò Voldemort,
scagliandosi contro Severus.
Aura arretrò di un passo con un gridolino, mentre
scintille sprizzavano dalle lame delle due armi che si erano incrociate.
Per un istante l’intera caverna vibrò e tremò sotto
l’effetto dell’onda magica.
- Il mondo non sarà tuo! Neanche stavolta, mai! –
sibilò Piton, combattendo con l’esperienza e l’audacia di un vero cavaliere.
La spada d’argento roteò sulla testa di Voldemort e
si abbatté sulla sua gemella, incontrando la resistenza di Severus.
- Io distruggerò il mondo… prima o poi. Io sono
eterno. – sibilò l’Oscuro.
- Perché? Perché questo accanimento? – Severus stava
attaccando.
- Questo mondo… non ha diritto di esistere! –
strillò Voldemort, come furioso.
- Questo mondo non è tuo! E’ di tutti gli esseri
umani! -
- Questo mondo non a diritto di esistere! – gridò
l’altro, colpendo con una violenza inusitata, fuori controllo, ridotto a puro
odio e rabbia – Questo mondo… deve essere cancellato! -
- Cancella te stesso! – Piton respinse un assalto,
ed avanzò di qualche passo… improvvisamente sentiva una forza nuova.
Aura socchiuse gli occhi… ancora una volta, potente
ed inaspettato, il suo potere tornava a fare capolino. La investiva, la
percorreva… lo sentiva scivolare fuori da sé… verso i duellanti, verso Severus.
Aura, Pandora, Draco… amici nuovi e vecchi. Sua
madre… e l’erba dei prati, le pietre dei castelli, il cielo lucente… la mente
di Piton era piena di luce, di sentimenti, di desiderio di proteggere tutto ciò
che amava.
Per un istante gli sembrò che non ci fosse mondo più
bello di quello.
Persino i dolori, le umiliazioni… tutto andava via…
era così piccolo a paragone con una giornata di primavera!
Ricordò una mattina… quando era ancora nei
mangiamorte. Erano seduti sotto ad un albero… ridevano. Il cielo era così blu!
Lucius aveva indicato uno stormo di uccelli migratori, ed Evan Rosier aveva
fatto qualche battuta addentando le mele che il giovane Crouch aveva tirato giù
dai rami.
Chi li avrebbe potuti qualificare per ciò che erano?
Se solo Voldemort non avesse mai impresso il suo marchio di orrore e follia su
di loro… se solo… sarebbero stati persone normali! Un gruppo di amici…
Una indescrivibile sensazione di pietà per ciò che
era accaduto… quasi lo soffocò. Prima di tornare a ricordare il profumo dei
dolci appena cotti, e quello dell’inchiostro del suo calamaio ai tempi della
scuola.
- Questo mondo è nostro! – urlò con una convinzione
che fece barcollare Voldemort – E’ nostro! -
Aura si lasciò andare del tutto al suo potere… sì,
lo sentiva! Sarebbe accaduto qualcosa di puramente miracoloso!
Il mondo è nostro… è degli esseri umani… e noi
dobbiamo preservarlo… sì, è così, sussurrò la donna.
Voldemort arretrò… l’immagine opprimente di quattro
mura grigie lo sopraffece. L’orfanotrofio era stato un posto davvero
triste.
Aveva trascorso lì tutta la vita prima di ricevere
la lettera di Hogwarts, e poi le estati per altri sette anni…
Ricordava distintamente la sensazione orribile della
solitudine e del disprezzo. L’odore cattivo delle pareti ammuffite, il sapore
rancido del cibo… e se solo ce ne fosse stato ne avrebbe mangiate intere
scodelle, nonostante tutto!
E poi la guerra… i rifugi improvvisati… i
bombardamenti tedeschi, e i crolli, i ragazzini morti per le ferite o per gli
stenti.
Aveva avuto sei anni quando una delle volontarie che
si “prendevano cura” dei ragazzini gli aveva detto ridendo che era un cattivo
bambino che sua madre era morta di parto per colpa sua. Aveva sognato per anni
una donna che gridava in un lago di sangue… il ventre che le si apriva…
strappato da mani di neonato e vagiti simili a risate cattive… ricordò la
lapide di sua madre e… Kore…
Voldemort urlò. E Piton colpì con violenza.
- Il mondo è nostro! – strillò, approfittando della
debolezza dell’altro.
Acque, e terre e cieli! Questo sosteneva Severus.
Alberi nati da foreste secolari, ali nere di uccelli migratori, il canto delle
balene. La luna attraverso le nubi… il sorriso di sua figlia, la voce di Aura.
Sì, sì! Come poteva perdere?! Lui aveva tutto questo
a sostenerlo e Voldemort… niente!
- L’Amore! – urlò Piton, con gli occhi di fiamma
nera, bellissimi e spaventosi.
- L’Amore… - singhiozzò il suo nemico… mentre la sua
spada cadeva a terra, spaccata in due parti che divennero pietra.
E dopo ciò che restava dell’arma fu Voldemort a
scivolare a terra… la tunica nera lacera e sporca di sangue.
Ali nere di uccelli migratori… alberi secolari… la
luce della luna… Voldemort allungò una mano mentre la vista si annebbiava…
avesse potuto stringere quella visione! Ma tutto scivolò via… non aveva mai
posseduto nulla… perché avrebbe dovuto amare un mondo dove l’unico suo conforto
era restare fermo su una lapide, sperando in una parola di conforto da un morto
che non poteva parlare?
E poi vide solo oscurità.
Piton si fermò… affannato. Si domandò se trafiggere
Voldemort… ma scosse la testa.
E chiuse gli occhi, e sorrise.
E poi pensò che doveva distruggere la sua spada.
- Dalla a me… - sussurrò Aura, avvolta nella luce
radiosa del suo potere.
Severus annuì, sorpreso. E poi la donna sollevò
l’arma… e quella divenne polvere del colore dello zafferano… che si disperse in
un soffio di vento.
D’improvviso la caverna tornò ad essere nient’altro
che questo: una caverna… come se nessuno mai vi avesse combattuto.
- Andiamo via… torniamo a casa. -
- E così… tutto si è risolto. – Moody si stiracchiò
sulla sedia – E’ stato piuttosto semplice, alla fine… -
Piton lo fulminò con lo sguardo – Vecchio Auror da
strapazzo… - sibilò.
- E’ davvero bizzarro. – sorrise in quel momento
Aura, sedendosi e passando Pandora al suo sposo.
- Cosa? – domandò Draco, che poco distante stava
fissando gli allenamenti di Quidditch attraverso i vetri della finestra dello
studio di Silente.
- Come sbagliamo a considerare le ombre… -
I presenti si accigliarono – E’ un enigma? – domandò
Malocchio.
- Credo di no. – valutò Silente – Credo che voglia
dire che il nostro modo di considerare quelle che consideriamo “ombre” è a
volte assolutamente inadeguato. -
- E’ vero! – annuì la babbana – E’ proprio vero!
Consideriamo naturalmente l’ombra come assenza di luce, priva di riflessi,
piatta, e senza spessore, ma… -
- Non è così? – domandò Draco, un po’ sorpreso –
Voglio dire… non c’è motivo di credere che non debba essere così! -
- Forse fino ad ora non abbiamo avuto altri dati per
pensarla diversamente. – sorrise Silente – Ma adesso… c’è un problema che
dobbiamo affrontare… -
Severus scattò in piedi – No! – sibilò – BASTA! –
Moody ed Albus ridacchiarono – Ecco il nuovo orario.
– disse il Preside, porgendo loro un foglio
– Come vedrai Pozioni e Babbanologia sono state sospese per qualche
giorno. –
Piton inarcò un sopracciglio.
- Avete perso dei giorni, durante le ultime vacanze,
no? -
- Possiamo… - Aura sgranò gli occhi.
- Avete una settimana, ed ovviamente Draco può
venire con voi! -
Il giovane Draco saltò di contentezza, e poi afferrò
Pandora, mentre Piton stringeva Aura e la sollevava ridendo.
Lo studio di Albus Silente non era mai sembrato così
luminoso e felice, mentre Severus Piton, l’ex Mangiamorte, faceva danzare Aura,
la babbana, e sorrideva pregustando i
giorni scoppiettanti che li attendevano.
Le risatine di Malocchio Moody, ed il battimano di
Silente si unirono ai gridolini contenti della piccola Pandora.
Decisamente… era un buon giorno.
Il mondo salvo, il trionfo dell’amore… e le vacanze
inattese!
Epilogo:
Un’ombra scivolò accanto al corpo immobile del
Signore Oscuro. Erano andati tutti via, dimentichi di un Signore Oscuro
sconfitto e di una prigioniera babbana che avrebbe dovuto essere morta…
“ Bocca sottile, bocca di serpente, occhio di lago,
e capelli di seta… dormi bambino, canta bambino, tra le braccia della mamma… ”
FINE
NOTA:
Scrivere questa storia è stato… decisamente lungo. Con le precedenti avventure di Severus ed Aura non avevo incontrato tante difficoltà… più che altro morali. Fino all’ultimo sono stata indecisa sul se inserire o meno la faccenda del parto delle spade… spero vivamente di non aver disturbato nessuno, ed in tal caso vi domando vivamente scusa! Ma la gravidanza è un mistero così grande e bello che mi sembrava in qualche modo di offendere la sensibilità di qualcuno descrivendo una simile scena… in ogni caso ho tagliato parte dell’originale. Mi sembra più giusto così.
Ho voluto anche inserire un nuovo personaggio alle avventure di Aura: Kore. Kore è l’altro nome che si usava per Persephone, la sposa di Ade, dio degli Inferi… forse è superfluo dire che questo personaggio, in storie future, potrebbe avere un particolare sviluppo… e che mi sono subito legata a lei.
Inoltre quello che mi premeva di più era parlare di tutti quei riflessi che può avere un’ombra anche se non ce ne accorgiamo… per quanto velato possa essere ciò che volevo dire, l’argomento mi tocca e mi affascina profondamente…
Voi siete capaci di vedere i riflessi delle ombre?
Ancora una volta grazie a tutti voi che mi leggete, e non esitate a scrivermi, vi raccomando!
Mariacarla