Carissimo Potter… (Snake’s Eye)

 

AUTORE:  TK

PAIRING:  nessuno.                              CENSURA: per tutti.

NOTE: i personaggi sono quasi tutti della scrittrice J.K. Rowling; alcuni sono stati inventati dall’autrice di questa fanfiction.

La fanfiction è una lettera inviata da Severus Piton a Harry Potter. Buon divertimento!! (se amate il genere romantico-sdolcinato con sbaciucchiamenti e cose simili, lasciate perdere! L’autrice non è una persona romantica!).

 

Carissimo Potter  (non ti illudere, il “carissimo” è puramente ironico!),

ti scrivo per ricordarti che per la seconda volta mi devi la vita; anzi, in realtà moltissime persone devono a me la loro vita. Ti scrivo anche per raccontarti gli eventi che hanno portato alla tua salvezza; l’inizio e il finale già li conosci.

Comincerò da quando Albus Silente mi ha chiesto di diventare di nuovo una spia contro Voldemort. Ho accettato, ben sapendo di correre un rischio enorme: fare il doppio gioco con Voldemort ed essere scoperti significava una sola cosa: la morte! Anche ora preferisco non pensare a quello che sarebbe potuto accadere se non avessi ricevuto un aiuto prezioso da alcuni amici fedeli. Una volta, all’inizio del tuo secondo anno a Hogwarts, il tuo piccolo compare Weasley ha detto che tutti mi detestano. Ti assicuro che si sbagliava! Alcuni amici li ho anch’io …    ma procediamo con ordine; di questi amici ti parlerò a suo tempo.

Ti chiederai, forse, perché ho accettato un incarico così pericoloso; ebbene, l’ho fatto per vari motivi: ero stanco di essere maltrattato, ridicolizzato e considerato un mago di seconda categoria. Quando ho iniziato il mio primo anno ad Hogwarts come studente, conoscevo più incantesimi della maggior parte degli studenti dell’ultimo anno; me la cavo egregiamente con le pozioni e sarei un eccellente insegnante di Difesa contro le Arti Oscure (ora in particolare). Inoltre ero stanco di essere considerato con sospetto dagli oppositori di Voldemort. D’accordo, sono stato un Mangiamorte, ma ero giovane (e poi, in fondo, tutti possono sbagliare!); quando mi sono reso conto di chi era in realtà Voldemort, sono tornato dalla parte giusta ed ho rischiato la vita fornendo informazioni su di lui. A quanto pare, però, questo non è servito a molto: Silente mi ha offerto la cattedra di Pozioni, ma non ha mai permesso che avessi quella di Difesa contro le Arti Oscure, pur sapendo che la desideravo molto. Silente diceva di fidarsi di me, ma io ho il sospetto che non si fidasse abbastanza…    Ha preferito assumere un tizio che si è rivelato uno schiavo di Voldemort, un altro che ha dimostrato di essere un perfetto idiota, un lupo mannaro ed un ex auror rimbambito che si è fatto sequestrare da un seguace di Voldemort, invece di dare la cattedra a me, un esperto di Arti Oscure!!!

E dunque, come ti dicevo, sono diventato di nuovo una spia contro Voldemort. Non è stata una cosa facile: Voldemort era un essere molto intelligente; inoltre non si fidava di nessuno, eccetto se stesso. Non è stato facile convincerlo che ero ancora dalla sua parte ed ho dovuto inventare delle scuse credibili per giustificare il fatto di non essere accorso alla sua chiamata il giorno in cui è risorto. Voldemort mi ha messo alla prova in molte occasioni; ho dovuto fingere di essere ancora un suo servo fedele ed ho dovuto obbedire ai suoi ordini senza un minimo di esitazione: un solo piccolo errore da parte mia avrebbe significato la mia fine!  Molte volte sono stato sul punto di mollare tutto; molte volte ho avuto la tentazione di andare dal “grande” (ironico!) Silente e dirgli in faccia di cercarsi un’altra spia, magari Sirius o Lupin, i suoi “cocchi”, che lui difende e a cui ha affidato i compiti più facili e meno rischiosi! Già, perché non ha affidato ad uno di loro il compito di fare la spia? Eh no! Loro non si toccano!! Meglio mandare Severus Piton, tanto a chi importa se gli succede qualcosa?

Per un po’ le cose sono andate bene: Voldemort sembrava convinto della mia fedeltà verso di lui e così potevo sorvegliare le sue mosse e informare Silente. Ma all’improvviso qualcosa è andato storto…    Una sera ho risposto, come al solito, alla chiamata di Voldemort: quando mi sono materializzato nel luogo dell’incontro, un piccolo cimitero nei pressi di Londra, ho trovato ad aspettarmi Voldemort e Lucius Malfoy; degli altri Mangiamorte non c’era traccia. Ai piedi di Voldemort era acciambellato Nagini, il serpente gigante. Tutti e tre mi fissavano; attorno il silenzio era innaturale, il buio era fitto, nuvole oscure impedivano la vista della luna e delle stelle. Lo sguardo di Malfoy era crudele, il suo sorriso beffardo; ma gli occhi  di Voldemort…    nel guardarli, per un lungo attimo ho avuto una terribile sensazione: era come trovarsi in cima al cratere di un vulcano che sta per eruttare: vedi la lava bollente che sale verso di te e vorresti scappare via, ma sai già che ciò non avrebbe senso, perché la lava è più veloce e prima o poi ti raggiungerà e ti inghiottirà.Una morsa di paura mi attanagliò lo stomaco: se le mie sensazioni erano giuste, la mia vita stava per finire. Voldemort si era accorto della mia paura ed era scoppiato a ridere con un riso stridulo che mi faceva quasi rizzare i capelli. Poi  -“Severus, per quanto tempo pensavi di poter continuare con il tuo doppio gioco? L’età sta facendo brutti scherzi al caro vecchio Silente, se crede di potermi spedire tra i piedi delle spie senza che io me ne accorga! E pensare che, una volta, tu eri uno dei miei uomini migliori. Se mi fossi rimasto fedele, come ha fatto Lucius, avremmo potuto fare grandi cose. Ma no! Tu ti sei fatto ricondurre sulla strada del bene come una brava pecorella ubbidiente! Hai accettato di farti mettere i piedi in testa dal vecchio Silente ed ora anche da quel bamboccio di Harry Potter! Non dirmi che ti è simpatico, dopo tutto quello che ti combina. Sai, a Hogwarts ho molte spie, tutte insospettabili, che mi riferiscono per filo e per segno tutto quello che succede. Il piccolo Potter ti detesta e ti maltratta; se potesse ti farebbe cacciare dalla scuola e tu che fai? Gli salvi la vita! Eh no, Severus, così non va. Mi hai profondamente deluso! E tu sai cosa succede a quelli che mi deludono o mi tradiscono: a loro riservo la morte peggiore che possano immaginare!” – Appena terminate queste parole, Voldemort aveva impugnato la sua bacchetta magica e aveva pronunciato la formula della maledizione Cruciatus. Un dolore orribile si impadronì del mio corpo e caddi a terra. Voldemort era stato talmente rapido che non avevo potuto nemmeno reagire. E poi cosa avrei potuto fare? Non ci sono difese contro questa maledizione. Sapevo che presto mi avrebbe ucciso; bastavano solo due parole: Avada Kedavra, e tutto sarebbe finito. Non potevo fare assolutamente nulla, se non stare steso a terra in preda ad una sofferenza atroce. In quei momenti ho pensato a te, Potter, a Remus, Sirius e Silente. Mi sono chiesto cosa avreste fatto quando avreste avuto la notizia della mia morte. Sicuramente tu ne saresti stato contento, e anche Sirius; già una volta lui mi ha giocato un brutto scherzo ed ha rischiato di uccidermi. In quanto a Silente, l’unico suo problema sarebbe stato quello di dover trovare un’altra spia che mi sostituisse; ed in fondo, Silente non mi ha mai stimato abbastanza, altrimenti mi avrebbe dato la cattedra di Difesa. Voldemort aveva ragione: avevo salvato la vita ad un marmocchio ingrato che mi detestava e che detestavo, ed ora stavo per morire perché cercavo di nuovo di salvargli la vita. Improvvisamente la situazione mi sembrò alquanto buffa; forse era un modo per cancellare il dolore dalla mia mente, ma iniziai a ridere. Guardai Voldemort e notai che aveva un’espressione sorpresa: probabilmente non aveva mai visto nessuno ridere mentre era sotto l’effetto della maledizione Cruciatus. Ad un tratto udii la voce di Malfoy: - “Dev’essere impazzito! Padrone, uccidiamolo subito ed andiamocene. Abbiamo cose più importanti da fare; dobbiamo pensare a sistemare Harry Potter!” - -“Sì, forse hai ragione Lucius. Abbiamo cose più importanti da fare che stare qui a torturare un verme” – la sua voce aveva assunto improvvisamente un tono metallico; sembrava irritato. –“E’ ora di finirla. Addio Severus!” – Sì, era proprio ora di finirla. In quel momento iniziai a desiderare che la fine arrivasse al più presto; la morte, almeno, avrebbe fatto scomparire quel dolore insopportabile…    Presto sarei morto…    - “No! Severus non puoi permettere che Voldemort ti uccida! Devi resistere e combatterlo!” – Era una voce reale o qualcosa nella mia mente? Guardai Voldemort: non aveva battuto ciglio. La voce quindi era nella mia mente. – “Tu sei l’unico che può sconfiggere Voldemort! Ricordi quello che ti disse, tanto tempo fa, il Custode?”- Sì, lo ricordavo.

– “Voldemort mi ucciderà, non posso difendermi, non posso fare nulla, lo sai”- pensai rivolgendomi all’essere che comunicava telepaticamente con me.

_”Lo so, ma ti aiuterò io. Prendi la bacchetta magica e tieniti pronto: appena te lo dirò, smaterializzati. Penserò io a fermare la maledizione. Ma tu non devi arrenderti, Severus! Devi sconfiggere Voldemort! Se dovesse tornare al potere, molta gente morirà per causa sua. Tu sai cosa devi fare. Cerca il Custode, sai dove trovarlo; lui ti darà quello che ti occorre. Addio Severus, e fa in modo che la mia morte non sia inutile”- Nel frattempo, Voldemort stava pronunciando le parole magiche. Afferrai faticosamente la mia bacchetta, che tenevo in una tasca interna della tunica. –“Avada Kedav…    “-  -“Ora Severus!”- Mentre mi smaterializzavo percepii un movimento rapido tra me e Voldemort e udii un lungo sibilo di dolore. –“Addio Nagini – pensai – la tua morte non sarà inutile, te lo prometto!” - .

 

Mi materializzai di nuovo. Ero in una stanza buia, con le imposte chiuse. Un odore di polvere e di stantio mi aggredì le narici. Ero nella mia casa. Da quanti anni non mettevo più piede qui? Cinque? Sei? Forse. Ci sono troppi ricordi in quella casa, ricordi della mia infanzia, di quando ero più giovane. Ricordi di mia madre e di mio padre, morti da tempo, e di Atheris il Custode. Mia madre era bravissima nel preparare pozioni; tutto quello che so sulle pozioni l’ho imparato da lei. Mio padre mi aveva iniziato molto presto alla Magia Oscura; è per questo che durante i miei studi a Hogwarts ero più in gamba di tutti gli altri studenti, persino di quelli dell’ultimo anno. In quanto ad Atheris, mi aveva fatto conoscere i segreti e le forze della natura e mi aveva tenuto compagnia nei momenti di solitudine. Era stato nello stesso tempo un grande amico ed un grande maestro. Era morto anche lui, ucciso da uno di quegli esseri umani che credono di essere gli unici ad avere il diritto di vivere sulla terra e che vedono gli altri esseri viventi come scocciature da eliminare. Atheris era un serpente. Ti ho parlato, all’inizio di questa lettera, di alcuni amici: beh, i serpenti, caro Potter, sono i miei migliori amici, con i quali posso comunicare telepaticamente. Senza di loro ora non sarei di certo vivo! Prima di morire, Atheris mi aveva rivelato molti segreti sconosciuti ai maghi e ai babbani e aveva detto che un giorno, forse, avrei dovuto affrontare e sconfiggere un essere che avrebbe messo in pericolo la vita di tutti gli esseri viventi. Beh, Potter, quel giorno si stava avvicinando!

Avevo perso la cognizione del tempo. Quante ore erano passate dal momento in cui mi ero materializzato nel cimitero? Non lo sapevo. Uscii fuori dalla casa e vidi che era ancora notte . L’unica cosa certa era che dovevo cercare subito il nuovo Custode; dovevo trovarlo! In realtà fu lui a trovare me: mi stava aspettando, sapeva che sarei arrivato. Sapeva anche cos’era successo al cimitero; Nagini, prima di morire per salvare la mia vita, glielo aveva comunicato. Il Custode, Eryx, mi disse di seguirlo nel boschetto vicino alla casa. Ci fermammo accanto ad un buco nel terreno ai piedi di una quercia secolare. Poi mi disse di prendere ciò che era contenuto nel buco. Infilai la mano e poi il braccio nel foro: c’erano degli oggetti. Li tirai fuori e li esaminai: si trattava di una strana bacchetta, probabilmente magica, e di una palla del diametro di circa dieci centimetri fatta di un materiale simile alla giada. Eryx mi spiegò il significato di quegli oggetti: la bacchetta era fatta esternamente di platino e argento, mentre al suo interno conteneva sangue e veleno di serpente. Era magica, come avevo pensato, ed era molto antica, ma non era come le altre bacchette: poteva essere usata solo per difendersi da incantesimi lanciati da altri maghi. La sfera, o Occhio del Serpente, come la chiamava Eryx, era invece uno strano strumento che serviva come mezzo di comunicazione tra il Custode e le Sentinelle. Sicuramente, Potter, non avrai mai sentito parlare delle Sentinelle. In realtà nessun babbano e pochissimi maghi sanno della loro esistenza. Probabilmente nemmeno Silente ne ha mai sentito parlare. Io stesso ho saputo di loro grazie alle rivelazioni di Atheris. Ebbene si tratta di creature che hanno il  compito di proteggere i babbani dalle azioni e dalla magia dei maghi. Esse sorvegliano i maghi e comunicano ciò che osservano al Custode, il loro capo, per mezzo dell’Occhio del Serpente. Quando un mago mette in pericolo il suo mondo e quello dei babbani, come nel caso di Voldemort,il Custode ha il compito di intervenire e di scegliere un mago abbastanza potente, Colui che riporta l’Ordine; a questo mago vengono affidati l’Occhio e la bacchetta d’argento, che serviranno per sconfiggere il mago malvagio. Eryx disse che affidava a me i due oggetti: mi aveva scelto per diventare Colui che riporta l’Ordine. Naturalmente accettai l’incarico, anche se con qualche preoccupazione. Mi chiesi perché aveva scelto proprio me; c’erano tanti altri maghi potenti in giro, Silente per esempio: Albus aveva già combattuto contro altri maghi oscuri, perché non scegliere lui? Il Custode doveva aver captato i miei pensieri perché disse:-“ Ti ho scelto perché Atheris ti conosceva, ti stimava molto e si fidava di te. Anch’io mi fido di te. E poi, Silente non è la persona giusta”-. Fui sorpreso da questa affermazione, ma Eryx mi disse di guardare nell’Occhio: c’erano delle cose che ignoravo e che dovevo sapere. Feci come mi aveva detto; guardai nella sfera verdastra e…    rimasi senza fiato! L’Occhio mi aveva mostrato avvenimenti accaduti molti anni prima, avvenimenti che riguardavano Voldemort…    -“Voldemort lo sa? E Silente?”- chiesi improvvisamente a Eryx. –“Voldemort non lo sa, ma Silente sì, anche se non ne ha mai parlato con nessuno”-. Rimasi a fissare Eryx per un po’; non riuscivo a dire nulla, ero senza parole! Però, pensai, questi spiegava molte cose; adesso capivo perché Silente…     Dovevo al più presto andare da lui e farmi dare delle spiegazioni plausibili! Poi all’improvviso un pensiero mi passò nella mente: dov’era Voldemort? Cosa stava facendo in quel momento? Guardai di nuovo nell’Occhio, sperando di trovare una risposta alle mie domande. La risposta non tardò ad arrivare…    -“Eryx, Voldemort è a Hogsmeade!” gridai in preda alla sorpresa. Eryx mi guardò preoccupato, poi disse: -“Allora cercherà di entrare a Hogwarts! Tu gli sei sfuggito e forse teme che avvertirai Silente. Devi andare subito lì e fermarlo!”- -“Non può entrare a Hogwarts, almeno non subito – dissi  sicuro – Tutte le vie d’ingresso sono sorvegliate: Silente ha preso gli opportuni provvedimenti. Inoltre nessuno può materializzarsi e smaterializzarsi entro i confini della scuola. Dovrà trovare un altro modo per entrare e nel frattempo potrò avvertire Silente e gli altri professori” - -“No, Voldemort cercherà di arrivare subito alla scuola per uccidere Harry Potter. C’è una via d’ingresso non sorvegliata e Voldemort la conosce: passerà di là!”- -“Una via non sorvegliata? Impossibile!” dissi, mentre ripercorrevo nella mia mente tutti i corridoi, i cunicoli segreti e le vie d’accesso. Conoscevo Hogwarts centimetro per centimetro meglio delle mie tasche: non potevano esserci vie d’ingresso non sorvegliate! Ma all’improvviso…    -“E’ vero! Una via non sorvegliata c’è!”- gridai in preda ad una crescente inquietudine. –“Ma come ha fatto Silente a non pensarci? Perché non ha bloccato anche quel cunicolo? Dovrà rendermi conto anche di questo!”- . Ero inviperito! Come si poteva commettere una sbadataggine simile? Se Voldemort fosse riuscito ad entrare a Hogwarts con te, Potter, e gli altri studenti presenti nella scuola, avrebbe sicuramente fatto una strage! Dovevo intervenire subito, ma cosa avrei fatto se avessi incontrato Voldemort? Lui avrebbe certamente cercato di nuovo di uccidermi ed io non sapevo ancora come usare la bacchetta d’argento. Il Custode però sorrise e mi disse di non preoccuparmi: avrei saputo cosa fare al momento opportuno. Lo guardai, un po’ sorpreso e un po’ scettico, ma il suo sguardo sicuro mi fece capire che stava parlando sul serio.Dovevo fidarmi ed andare avanti, non avevo tempo da perdere. –“Spero che sia davvero come dici! Adesso devo andare; se tutto andrà bene ci rivedremo presto. Se invece le cose andranno male…    “- non potei continuare. Salutai Eryx con un cenno della mano e mi smaterializzai.

Mi materializzai a Hogsmeade. Non vedevo l’ora che questa storia finisse, nel bene o nel male. Speravo di trovare Voldemort lì, ma lui non c’era: guardando nell’Occhio vidi con orrore che era già a Hogwarts. Dovevo fare in fretta! Mi recai di corsa alla Stamberga Strillante e mi precipitai nel cunicolo che conduce alla scuola: eh già, era proprio quella la via non custodita. E dire che era stata costruita per volere di Silente! Possibile che non aveva pensato a farla sorvegliare? Tanto valeva, allora, far entrare Voldemort dal cancello principale e stendergli davanti un tappeto rosso! Arrivai finalmente al Platano Picchiatore: i suoi rami erano immobili, segno che Voldemort era passato di lì. Dovevo entrare nel castello, ma non potevo di certo passare per il portone! Decisi di usare il passaggio segreto che dal giardino conduceva nel mio studio, per cui sgattaiolai, più in fretta e più silenziosamente che potevo, verso l’apertura del passaggio posta nel tronco cavo di un vecchio albero. Giunsi al mio studio: era ancora come lo avevo lasciato, segno che nessuno vi era entrato dopo che io ne ero uscito. Cosa dovevo fare? Innanzitutto dovevo sapere in quale parte della scuola si trovava Voldemort e se era solo o con altri Mangiamorte. E poi dovevo preparare il più in fretta possibile un piano decente: non avevo certo intenzione di farmi uccidere! Controllai se avevo ancora la mia bacchetta e la bacchetta d’argento: sì, le avevo. Consultai l’Occhio del Serpente per conoscere i movimenti di Voldemort; essa mi mostrò Peter Minus e Lucius Malfoy che si muovevano silenziosamente in un corridoio del secondo piano. Dunque Voldemort non era solo. Ma dov’era? Chiesi alla sfera di mostrarmelo, ma non ottenni alcuna risposta: essa continuava a mostrarmi Malfoy e Minus. Fortunatamente era l’alba e gli studenti stavano ancora dormendo. Dovevo avvertire subito Silente, la McGranitt e gli altri professori, e soprattutto dovevo trovare te, Potter, prima di Voldemort. Uscii dal mio studio e mi precipitai ai piani superiori. Quando giunsi nei pressi della stanza della McGranitt, bussai cautamente alla sua porta per riferirle quello che stava succedendo. Le dissi anche di avvertire Silente e gli altri professori e di fare in modo che gli studenti rimanessero nei loro dormitori. Poi mi diressi verso le stanze di Grifondoro. All’improvviso, in uno dei corridoi, mi ritrovai faccia a faccia con Malfoy e Minus: alla mia vista Minus si nascose dietro un’armatura, mentre Lucius, che aveva in mano la sua bacchetta, pronunciò rapidamente la formula della maledizione Cruciatus. Riuscii ad estrarre dalla mia veste la bacchetta d’argento e la puntai contro di lui, mormorando una strana formula che mi era venuta in mente quando avevo toccato la bacchetta. Essa divenne fredda al tatto ed emise una luce biancastra e spettrale, tuttavia per qualche secondo che a me parve un’eternità non successe altro; scese il silenzio e io e Malfoy ci fissammo negli occhi. Malfoy era sorpreso poiché il suo incantesimo sembrava non aver funzionato; effettivamente io non provavo dolore: la bacchetta d’argento, in qualche modo, doveva aver bloccato la maledizione. Ad un tratto, però, la luce della bacchetta si spense e Malfoy emise un grido di dolore, cadde a terra ed iniziò a contorcersi: la maledizione Cruciatus aveva colpito lui invece di me. Peter Minus, che aveva assistito alla scena, lanciò un grido di paura e si diede alla fuga. Allora estrassi la mia bacchetta e gli lanciai la maledizione Cruciatus: anche lui cadde a terra e cominciò a contorcersi e a gemere. Osservai i due per qualche secondo, poi decisi che era meglio lasciarli lì e venire a cercarti. Con loro avrei fatto i conti più tardi; un posto ad Azkaban non glielo avrebbe tolto nessuno! Estrassi da una tasca l’Occhio del Serpente e cercai ancora una volta di sapere dove si trovasse Voldemort, ma a quanto pareva, nemmeno la sfera sapeva dov’era. Come era possibile? Perché le Sentinelle, che erano sicuramente presenti ad Hogwarts, non l’avevano visto? Cominciai a sentirmi irrequieto; strani pensieri si affollavano nella mia mente. Finalmente giunsi al dormitorio di Grifondoro. Attraversai il passaggio situato dietro il quadro della Signora Grassa ed entrai nella sala comune: tutto era calmo e silenzioso. Di Voldemort non c’era traccia. Salii cautamente le scale e mi diressi alla tua camera, ma quando vi entrai tu, Potter, non eri a letto. I tuoi compagni di stanza, invece, dormivano beatamente. Ti confesso , Potter, che in quel momento ho avuto la folle idea di andarmene di lì e di lasciarti nelle mani di Voldemort. La situazione era tragica e tu, con le tue azioni, non facevi che complicarla. Perché non eri nella tua stanza come tutti gli altri? Perché devi sempre complicarmi la vita? Fortunatamente ebbi un’idea: sì, forse sapevo dove cercarti! Uscii dal dormitorio e mi diressi verso lo studio di Silente. La tua cicatrice doveva averti avvertito della vicinanza di Voldemort e probabilmente avevi lasciato la tua stanza per andare da Silente. Mentre percorrevo uno dei corridoi incontrai la McGranitt in camicia da notte e vestaglia rosa che correva trafelata verso le stanze di Grifondoro. Dietro di lei, a poca distanza, trotterellava il professor Vitious. Chiesi loro se ti avevano visto o se avevano notato qualcosa di sospetto, ma nessuno dei due ti aveva incontrato e tanto meno aveva visto nulla di strano. La McGranitt mi disse che forse mi ero sbagliato e che Voldemort non era lì. La fulminai con uno sguardo furente e, mentre me ne andavo, le dissi di badare agli studenti. Per quanto riguardava Voldemort, avrei dovuto arrangiarmi da solo. Arrivato al quadro che copriva l’ingresso dell’ufficio di Silente, estrassi dalle vesti l’Occhio del Serpente e lo osservai: stava accadendo qualcosa nell’ufficio, ma la visione era confusa e non riuscii a capire cosa fosse. Comunque tu, Potter, eri lì dentro. Dovevo entrare anch’io, ma prima estrassi la bacchetta d’argento e, per precauzione, anche la mia. Oltrepassai con circospezione il quadro, salii le scale e giunsi all’uscio: da dentro provenivano solo gli stridii della fenice di Albus. Spalancai la porta ed entrai: la stanza di Silente era stata messa a soqquadro, sembrava quasi che vi fosse passato un tornado. Per terra giaceva Silente, con gli occhi semichiusi e i lineamenti del volto contorti dal dolore; un rivolo di sangue gli usciva dalla bocca. Tu, Potter, eri steso ai piedi di Voldemort ed eri apparentemente svenuto. –“Ci rivediamo, Severus. Se osi fare qualcosa li uccido!”- la voce di Voldemort era glaciale. –“Tanto li ucciderai comunque – dissi calmo – qualunque cosa io faccia. E’ per questo che sei qui, no?”- -“Certo che li ucciderò, Severus, e ucciderò anche te. Stavolta non c’è nessuno pronto a rischiare la vita per salvarti! Finalmente ho riacquistato il mio potere e nessuno potrà fermarmi, tanto meno tu”- -“Cosa pensi di fare quando ci avrai uccisi?”- dissi, mentre cercavo di riflettere. –“Conquisterò il mondo! Dopo che avrò eliminato Potter, l’unico essere vivente, oltre te, che è riuscito a sopravvivere alla mia magia, nessuno oserà combattermi! I maghi e i babbani cadranno ai miei piedi ed io sarò il loro unico padrone! Passerò alla storia come il più grande mago di tutti i tempi, sarò il dominatore del mondo!”- . –“Il tuo progetto è alquanto ambizioso, Voldemort. Sinceramente, di Harry Potter non mi importa nulla, ma alla mia vita ci tengo molto. Non ho certo intenzione di morire proprio adesso! E poi, se mi uccidi, non saprai mai la verità sulle tue origini. A meno che non sia Albus a dirtela, ma a giudicare dalle condizioni in cui è adesso non credo che sia in grado di farlo.”- -“Che stai dicendo, Severus? Cosa ti stai inventando? So fin troppo bene quali sono le mie origini! Questo è solo uno stupido trucco per prendere tempo, ma non ti servirà a nulla! Avada Kedavra! Addio per sempre, Severus!”- La sua bacchetta magica emise un lampo di luce verde; nello stesso istante pronunciai una strana formula magica mentre mentalmente pregavo con tutte le mie forze che la bacchetta d’argento riuscisse a fermare la maledizione. La bacchetta divenne improvvisamente gelida e dovetti fare uno sforzo per non lasciarla cadere; tuttavia ero ancora vivo. Passarono alcuni lunghi secondi; il silenzio, che nel frattempo era sceso nella stanza, era opprimente. Persino la fenice aveva smesso di stridere. Voldemort allora si rese conto che qualcosa non aveva funzionato; con il volto contorto dall’ira, puntò di nuovo la bacchetta su di me e gridò nuovamente con tutto il fiato che aveva: -“Avada Kedavra!”-. Di nuovo ci fu il lampo di luce verde; ancora una volta pronunciai la formula magica, con il cuore che mi batteva forte nel petto e con la mente che turbinava di pensieri infausti: forse stavolta sarei morto, la bacchetta non avrebbe mai potuto resistere ad una magia così potente, Voldemort avrebbe vinto…    Di nuovo il silenzio ed un forte dolore alla mano che reggeva la bacchetta d’argento. Il dolore stava diffondendosi al braccio; era come se esso fosse imprigionato in un blocco di ghiaccio. Mi sembrò di aver perso la sensibilità alla mano, per cui la guardai e notai che stringeva ancora la bacchetta. Che stava succedendo? Volsi lo sguardo verso Voldemort e vidi che mi fissava; un’ombra di paura sembrò attraversargli il volto. D’un tratto la bacchetta d’argento divenne così calda che dovetti stringere i denti per non urlare dal dolore, sembrava quasi che avessi in mano un pezzo di carbone ardente. Tuttavia non potevo lasciarla cadere a terra: sapevo che se lo avessi fatto, essa avrebbe smesso di proteggermi. La bacchetta emise uno strano ronzio, a cui seguì un’onda infuocata che si diffuse in tutta la stanza e avvolse cose e persone. Vidi le fiamme che si levavano dai miei vestiti e pensai subito che tutto questo fosse dovuto all’esplosione della bacchetta d’argento che non aveva retto alla magia di Voldemort. Sentii le sue grida e lo vidi cadere a terra e rotolarsi nel tentativo di spegnere le fiamme che lo avevano avvolto, ma i suoi sforzi servivano solo a rafforzarle. Presto saremmo bruciati tutti e quattro. O no? Il fuoco continuava a levarsi dai miei vestiti, ma stranamente non provavo dolore; inoltre la bacchetta sembrava integra e si stava raffreddando. L’unico suono nella stanza era costituito dalle grida di Voldemort che continuava a bruciare. Il calore era insopportabile. Un denso fumo nero si levò dal corpo di Voldemort e dovetti chiudere gli occhi che stavano iniziando a farmi male. Non so dirti per quanto tempo sono rimasto così, con gli occhi chiusi, aspettando che tutto finisse. So solo che ad un certo punto mi sono accorto che era di nuovo sceso il silenzio e che la temperatura della stanza era tornata a livelli normali. Riaprii gli occhi e vidi te e Silente ancora stesi a terra, ma senza segni visibili di bruciature; nemmeno io avevo segni di bruciature o ferite ed i miei vestiti erano intatti. La bacchetta d’argento aveva ripreso il suo aspetto originario. In quanto a Voldemort…    nel luogo in cui si era trovato c’era solo un mucchietto di cenere grigia. Finalmente era tutto finito! Voldemort non costituiva più un pericolo per nessuno! Addio per sempre Tom Riddle alias Voldemort. O forse dovrei chiamarlo…    Tom Silente? E sì, caro Potter! Forse non mi crederai, ma ti sto dicendo la verità, una verità che conosciamo solo io e Silente, e adesso anche tu. E’ ciò che mi ha rivelato l’Occhio del Serpente quando Eryx il Custode mi ha affidato il compito di combattere Voldemort e che Silente mi ha confermato quando, in seguito, gli ho chiesto spiegazioni. Voldemort, a quanto pare, non era a conoscenza di ciò: sua madre aveva tenuto per sé la verità, ma prima di morire aveva inviato una lettera a Silente per spiegargli tutto. Anche Silente aveva evitato di dire la verità al figlio (il perché non lo so; Silente si è rifiutato di dirmelo) e successivamente, dopo che Tom Riddle era diventato Voldemort, si era ben guardato dal mettere in giro una simile storia. Se la gente avesse saputo che è il padre di uno stregone assassino e malvagio, Silente non sarebbe mai divenuto un mago rispettato e famoso come lo è ora. Ti sei mai chiesto, Potter, perché il “grande Silente” non ha mai affrontato di persona Voldemort? Beh, io me lo sono chiesto un mucchio di volte e questo spiega tutto: non voleva di certo uccidere suo figlio con le proprie mani! Però sapeva che Voldemort doveva essere distrutto prima che causasse guai irreparabili all’umanità per cui, per raggiungere questo scopo, si è servito di altri, tra cui te e i tuoi fedeli amici e me. Fortunatamente tutto è andato per il meglio. Sono vivo grazie al sacrificio di Nagini, che non dimenticherò mai; e finalmente sono un mago potente e rispettato grazie ad Eryx che ha avuto fiducia in me e mi ha affidato l’Occhio e la bacchetta d’argento che mi hanno permesso di sconfiggere Voldemort. Molti maghi volevano che prendessi il posto di Cornelius Caramell al Ministero della Magia, ma io non sono tagliato per la politica. Silente si è finalmente deciso a darmi la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure, forse anche per ringraziarmi di avergli salvato la vita, ma io non ho accettato, come ben sai. Doveva ricordarsene prima!! Ora ho cose più importanti da fare e finalmente posso dedicarmi alla mia materia preferita. In quanto a te, Potter, spero di non rivederti mai più e di non sentire più parlare di te. Ti sarò estremamente grato se ti terrai a debita distanza dalla mia scuola e, nel caso infausto che tu abbia dei figli, se terrai a debita distanza da me anche loro (non si sa mai: tale padre, tale figlio!!); in fondo, ti ho salvato la vita due volte e merito qualcosa in cambio!

Saluta da parte mia i miei “cari nemici” Remus e Sirius; anche per loro vale quello che ho detto a te: dì loro di tenersi alla larga da me. Non ci tengo a rivederli, di loro ne ho abbastanza!

Addio, Potter,

a mai più.

 

                                                         Severus Piton

 

                                                       Ordine di Merlino, Prima Classe

                                   Preside della Scuola di Magia di  Durmstrang

                                Insegnante di Arti Oscure alla medesima scuola

                                              Consulente del Ministero della Magia