- Siamo al sicuro... - fece Severus.

In quel momento Voldemort barcollò, sarebbe caduto se Mariacarla non l' avesse tenuto.

- Signore... - sussurrò l'altra - Devo portarti in una delle camere da letto... devi stenderti... e tu Severus, devi aiutarlo! E' stato colpito da una freccia... velenosa. -

Piton annuì - Se posso. -

- Serve aiuto? - domandò Victor liberandosi frettolosamente della maschera e del mantello.

- Si... - fece Severus.

Ed intanto avevano condotto l'Oscuro a distendersi su un letto, in una delle camere della Torre, e Severus stava osservando la ferita, sotto gli occhi di Mac e di Victor.

- E' un veleno... potente... - disse, invitando Victor ad avvicinarsi, e lasciò cadere qualche goccia di una pozione che teneva in tasca sui lembi della ferita ancora sanguinolenta e scura. Attese pochi istanti, e poi strinse i denti mentre le gocce di liquido blu si mutavano in un vapore verdastro che salì verso l'altro sfrigolando.

Allora Piton fissò Victor con gli occhi socchiusi.

- Fai qualcosa, Severus... - implorò Mac.

- Io... - l'altro si morse il labbro inferiore.

- Dagli l'antidoto al veleno... - pregò ancora la giovane.

- Non c'è antidoto. - disse Severus in un soffio - Crouch sa il fatto suo. Non possiamo fare nulla... l'unica possibilità è nella capacità di ripresa del suo organismo... -

- Non è possibile... - sussurrò l'altra con gli occhi che si riempivano di lacrime - Non è possibile... quella freccia doveva colpire me, non lui... -

- Non possiamo combattere il veleno... - disse Victor mordendosi un labbro - Ma cercheremo di aiutare il suo corpo a contrastarne gli effetti. - ed il volto del giovane era cupo.

Mac annuì, asciugandosi gli occhi con la manica dell'abito che indossava.

Severus... sospirò... dopotutto salvare l'Oscuro era un'impresa quasi disperata.

- Dobbiamo sistemarlo... avrà freddo, poi caldo... convulsioni, forse... -

- E non sappiamo se in questa torre c' è tutto il necessario... - aggiunse Victor - Io... io credo che andrò a controllare. -

- C'è un laboratorio nella Torre... - disse Mac in un filo di voce - Al livello inferiore... forse lì troverete ciò che serve. -

- Buono a sapersi... - fece il giovane allontanandosi - E... noi non ci arrendiamo, ricordalo. Non ci arrendiamo. -

- Verrò con te, Victor. - disse Severus.

- Sicuro... -

- Si, Victor... è meglio... - e Piton fissò l'altro come per dirgli che, non essendoci quasi speranze, era giusto che Mac restasse con Voldemort sola, almeno per un po'.

- Andiamo... - disse l' altro in un soffio.

Ed uscirono.

- Mariacarla... - sussurrò la voce di Voldemort.

- Signore... Voldemort... - rispose l'altra in un soffio, avvicinandosi al letto.

- Chiamami... col mio nome... -

- Tom, amore mio... -

- Ecco... il Signore cade... e resta l' uomo... -

- Ti riprenderai, molto presto... io resterò qui, giuro che non mi allontanerò mai, e tu ti riprenderai molto presto... -

L' altro non disse nulla e fece per portare la mano di lei alla bocca. Ma era troppo debole...

La donna gli prese la mano tra le sue, e sorrise.

- Pregherò tutti gli Dei per te, amore mio... non temere. Non temere nulla. Solo... solo ricorda che io ti amo. Ricordati di me.... -

- Tu sei il mio solo pensiero... la mia sola luce. -

- E allora... non lasciarmi. -

- Non lo farò, non voglio farlo. -

- Guarirai, allora. - sussurrò l'altra - Non ci separerà nulla... non adesso che ci siamo trovati. - disse, ricacciando le lacrime.

- Non piangere... te ne prego, mia... mia... mia Mariacarla. -

- Ti inganni... io non sto piangendo... - disse lei, e lacrime calde le scivolavano sul volto.

- E' vero... - disse lui con un sorriso triste - non stai piangendo... -

- Devi vivere... - sussurrò la giovane donna - Vivi ed io vivrò. Ti seguirò ovunque... Tom, te lo giuro. -

E l' uomo sorrise appena.

- Ora... riposa, e lascia che il tuo sangue combatta la sua battaglia per te. Io resto qui, ti tengo la mano. Non avere paura... -

- Ho avuto spesso paura, ma non ora, non ora. Solo dolore... all' idea di perderti. -

- Perdermi... - l'altra sorrise, e non piangeva più - Non è in discussione. Non accadrà. Te lo ho già detto... non accadrà. Io ti amo... ti amo così tanto che... come potrei perderti? -

- No, non puoi. -

- E non accadrà. -

- Non dire più nulla ora... voglio specchiarmi nei tuoi occhi, così lucidi, così carichi d' amore... -

L'altra assentì appena, sorridendo.

- Sei così bella... -

- E sono tua... -

Ma non c' erano più parole sulla bocca di Voldemort, solo un sorriso che nessuno a parte la donna aveva mai visto.

 

- Sono due giorni ormai che sappiamo poco o nulla... - sussurrò Evan.

- Sappiamo che stiamo per perdere tutto... - sibilò Malfoy.

- Io non voglio crederci... - disse il ragazzo stringendo gli occhi - Non ci credo. -

Galatea gli prese le mani - Ma se... ma se... -

- Se dovesse... è questo che mi chiedi? -

- Cosa farai... cosa sarà di te... potresti venire con me... -

- Venire dove? Nel mondo che Crouch sta preparando nessuno di noi sarebbe al sicuro. Te compresa. Ed almeno te... almeno te dovrò proteggerti. Dato che non sono riuscito... -

- Ma tu non potevi fare nulla... -

- E' vero, Evan. - sospirò Lucius - Quella maledetta freccia non era neanche per Lui. -

- Non sappiamo se le altre fossero avvelenate allo stesso modo. - sussurrò Victor - Ed io credo di si, ad onor del vero. -

- Contano i fatti. - sibilò Malfoy - E i fatti sono che lui sta morendo. -

Uno strano sguardo passò negli occhi di Lestrange, ma poi l' altro decise di tacere.

- Come mi guardi, Victor? - sibilò Lucius - Non è forse vero? Sono due giorni che Voldemort è in fin di vita... -

- Scusami... è solo che... nulla, sono nervoso. -

- Oh, piantala! - sbottò Severus - Sono due giorni che avrebbe dovuto esser morto ed invece è vivo! -

Lucius alzò le spalle.

- Può essere si salvi... forse... -

- Se non ti avessi visto combattere ad Hogwarts... - sussurrò Victor.

- Cosa? -

- Lasciamo stare, Lucius. E' meglio per tutti. -

- Oh, no, Victor! - sibilò Malfoy - Io so cosa vuoi dire... credi che miri a prendere il suo posto, non è vero? -

- Io non so cosa pensare. - fece l' altro trattenendosi a stento dal gridare - Forse voglio solo qualcuno con cui prendermela, qualcuno che sia qui... e non lontano, troppo lontano... Ma... - il giovane chiuse gli occhi e scosse lentamente la testa.

- Se volessi prendere il potere lo farei... non così, non ora! - sibilò Malfoy - Sei patetico, Victor! -

- Io non ho detto proprio nulla... - sibilò l' altro - Sei tu che hai fatto tutto... e non a caso, io credo. -

- Tu vuoi provocarmi... piccolo idiota saccente... -

- Sono nervoso... mi sembra di averlo già detto. E meglio che la conversazione finisca ora, per il bene di entrambi. -

- Si... è meglio che la smettiate... -

Severus si girò, c'era Mac ferma sulla soglia, pallida.

- Le vostre grida potrebbero disturbare il sonno di mio marito. - disse con un mezzo sorriso, quasi folle - Vi ho sentiti... state zitti... troppo rumore. Io torno da lui, mi chiama... - disse, e tornò verso la camera da letto.

- Scusami Lucius... - borbottò Victor, e si allontanò scuotendo la testa. Andandosi a sedere nell' angolo più oscuro della stanza.

Anche Lucius tacque, e chinò la fronte.

- Bene... se le cose dovessero andar male certo non faremo i cammellieri in questa terra sperduta. - sussurrò Evan.

- E' poco ma sicuro. - fece Galatea, asciutta.

E l' altro la strinse più forte, scuotendo lentamente la testa.

- Oh, voglio andarmene! O impazziremo tutti come quella! -

- Non è pazza... - disse Gwillion quietamente - non lo è. -

- Si che lo è! Ma che conta? - fece Galatea rannicchiandosi contro un muro.

L' altra ragazza scosse lentamente la testa, senza sapere che dire.

- Lasciatela stare... - sussurrò Severus - Io la capisco. E poi... è successo tutto dopo il loro... matrimonio. Cosa pensereste voi? -

- Oh, basta! - fece Victor alzandosi - Non possiamo star qui a piangerci addosso. Dobbiamo... dobbiamo trovare qualcosa da fare. Provviste, contatti da riprendere, qualsiasi cosa, o saremo noi a impazzire. -

- Provviste... - Severus assentì - Dovremo andare fuori a cercarle... con prudenza. -

In quel momento si avvicinò Narcissa, con passo leggero. E sussurrò qualcosa all' orecchio di Lucius.

Lucius la fissò per un attimo - Sei sicura? Dov'è? -

- Nel giardino... credo. -

E Lucius si alzò... per raggiungere, in giardino, suo figlio.

Draco aveva lo sguardo perso nel vuoto. Giocherellava, con il suo pugnale. E taceva.

- Draco... -

- Papà... - disse l' altro in un sussulto. Per poco l' arma non gli cadde di mano.

- Cosa c'è, Draco? -

- Cosa... nulla, nulla io credo. - fece il ragazzo... con un tono che diceva esattamente il contrario.

Lucius osservò prima il pugnale e poi il ragazzo...

- E se anche ci fosse qualcosa... mi sembra che vi siano dei problemi di maggiore importanza adesso. -

- Affrontiamo prima i piccoli e poi i grandi. Eppure... qualcosa mi dice che non è un piccolo problema il tuo. -

- Io... io non avevo mai ucciso prima. -

- Io credevo che... -

- Lo so. - disse l' altro chinando il capo - In qualche modo ho lasciato intendere il contrario. -

Lucius scosse la testa: - Avresti dovuto dirmelo. -

- Forse dovevo. Eppure... -

- Eppure? -

- Ho sedici anni compiuti. Non eravate troppo più grandi quando io sono giunto. Ma il ruolo del bambino sembra quasi che mi appartenga... e non so. Non volevo mostrarmi debole, probabilmente. -

- E credi sia una debolezza non aver mai ucciso? -

- Non ho detto questo. Ma non sapere come si reagirà di fronte alla morte... -

- Non è una debolezza. - disse Lucius con fermezza.

- Vorrei tanto cancellare quel rosso dai miei occhi... - mormorò il giovane.

- Questo non è possibile. E la sola debolezza è proprio questa... -

L' altro annuì, cupamente.

- Sai cosa ho provato... nei primi giorni in questo tempo? - domandò d' improvviso.

- Cosa? -

- Invidia. -

- Invidia? -

- Di ciò che vedevo... giovani talmente seri da sembrare quasi uomini, convinti, pronti a lottare e di tutto questo ai miei giorni, che cosa era rimasto? Io... e Vince Tiger e Gregory Goyle. E quasi nient' altro. -

- Se tu... vedessi... - Lucius gli voltò le spalle, facendo qualche passo - Se tu vedessi... un ragazzo che tutti considerano senza cuore, uno pronto a tradire in ogni istante... capace di mettere in fuga persino un elfo domestico. Un ragazzo che aveva davvero paura la prima volta che... e avrebbe fatto di tutto per mendicare uno sguardo ammirato... -

- Chiunque ascoltasse tutto quello che hai detto in questo giardino... non saprebbe che provare ammirazione. - sussurrò il giovane.

- Ammirazione... - Lucius rise - Sai cosa è successo prima? Victor credeva che... ma che importa. Non c'è motivo per la tua invidia. Forse io ti invidio. -

- Invidi me? - disse l' altro sorpreso.

- Si... - sorrise Lucius - Tu sei rispettato da tutti, qui. Ed io... ti voglio bene. -

- Questo lo so. - disse il ragazzo sorridendo - Ma quello che io sono... è anche merito tuo. Nel bene e nel male. -

- E allora credimi, so che questa strada è difficile. Ma se ti conosco so che vuoi percorrerla... abbi fiducia in te stesso, Draco. -

E l' altro annuì soltanto. E ripose il pugnale nell' elsa.

 

Una donna dai capelli biondi finemente appuntati sembrava persa tra i suoi gigli bianchi. Juliet Crouch curava quelle piante, parlava loro come se fossero bambini.

- Mamma... -

- Piccolo! - fece lei facendo cadere a terra le forbici - Sei davvero qui... -

- Perdonami, mamma! - fece Barthy abbandonandosi tra le sue braccia - Io non volevo darti pena... tu... tu... -

- Vieni dentro. - disse l' altra soltanto - E' pericoloso restare qui. -

- E lui... c'è? -

- E' chiuso nel suo studio, sta parlando con un inviato di uno dei ministeri stranieri... -

- Non posso stare molto... cercavo... documenti... -

- Ed io non posso aiutarti... mi dispiace... -

In quel momento... un rumore alle loro spalle.

Juliet Crouch chiuse gli occhi. Quasi volesse sparire.

- Ma cosa vedo... - fece la voce cattiva di Barthemius senior.

- Padre... - sibilò Barthy.

- Padre? Non osare chiamarmi a quel modo, bastardo! -

- Barthy... - disse la donna in un flebile sussurro.

- Tu non sei più mio figlio. - disse l'uomo, seccamente.

- Io non voglio esserlo! - gridò l'altro.

La donna si appoggiò a una siepe, forse sarebbe caduta se non avesse avuto vicino il cespuglio.

- Mamma... -

- Juliet! -

I due Barthy scattarono quasi all'unisono verso di lei.

- Vorrei non aver mai sentito... - sussurrò lei.

- La ucciderai! - urlò il Ministro al figlio - E' colpa tua... -

- Io... - il ragazzo arretrò, gli occhi sgranati.

- Mai previsione fu più esatta... ma la responsabilità... quella potrebbe essere in dubbio. -

- Antonin! - fece Barthy, riconoscendo la voce di Dolohov.

- Ma bene... un altro sporco assassino! -

- Accetto il termine. Mi si addice. - disse l' altro senza scomporsi.

- Sento la barriera magica intorno a te... - sibilò Crouch - E dunque non posso ucciderti... riprenditi pure il tuo disgraziato compare. Tanto... morirete tutti. -

- In quale futuro è scritto? Ma i futuri... possono andar distrutti. - disse l' altro facendo un passo avanti.

- So delle vostre fole... -

- Favole? E chi ha stabilito che sono favole? -

- Assurdità... - rincarò lui.

- Se preferisci crederlo... Ma la parte che ti riguarda... la conosci? Potrebbe essere... istruttivo. -

- Non ho paura d'essere minacciato! -

- Vuoi essere tu a narrare? - disse Dolohov al ragazzino - Forse io potrei essere troppo crudo... o troppo poco. -

- La mamma morirà... a causa tua... - sussurrò il ragazzo - Dopo che tu... tu mi condannerai a vita ad Azkaban... -

Juliet scosse la testa... come a voler negare quelle parole.

- Tu meriti Azkaban a vita! - strillò Barthemius senior, ma sembrava turbato.

- E in questa versione dei fatti non hai torturato nessuno... - sussurrò Dolohov scuotendo la testa - E adesso... c' è altro da dire oppure ci leviamo di torno? -

- Andiamo... - sussurrò il ragazzino.

Juliet Crouch era ormai in terra, svenuta.

Il Ministro la sollevò delicatamente tra le braccia, prima di riportarla in casa.

 

- Ci siete tutti? - domandò Antonin guardandosi intorno - Dato che sono brutte le notizie in mio possesso. -

- Non abbiamo trovato nessun documento a casa di mio... del Ministro. - disse gravemente Crouch.

Dolohov sorrise:

- A quanto pare invece di una brutta notizia dovrò darne una buona. -

- Davvero? - chiese Severus.

- Mentre Crouch ripudiava suo figlio... - il bulgaro fece apparire un pesante fascio di carte.

- Quelli... quelli sono... - Barthy sgranò gli occhi.

- Spero siano gli originali... non vorrei aver preso dei falsi. - disse l' altro scrollando le spalle.

- Scommetto che sono veri! - disse Severus, in un improvviso attacco di buonumore.

- E adesso le notizie funeree... le leggi di Crouch sono state approvate senza fiatare... un centinaio di persone... probabilmente innocenti sono finite ad Azkaban... e i dissennatori hanno avuto il permesso di lasciare l' isola. -

Andromaca socchiuse gli occhi disgustata.

- E qui invece? - disse l' altro in un soffio.

- Qui... - Andromaca scosse la testa - Lui è sempre sul punto di... e forse presto ci sarà una seconda persona da seppellire. -

 

 

Notte, tenebra scura. Voldemort si agitava in quella tenebra informe. Tu ci hai ucciso... tu ci hai ucciso... sussurravano le voci. E lui si nascondeva... poiché tra i volti nascosti nella tenebra sapeva che avrebbe trovato... anche quello di sua madre.

Cercava qualcuno... e non ricordava il suo nome... la cercava... la cercava...

Castelli fatti di fumo, svanivano al suo passare... ma lei dov' era... aveva promesso che non si sarebbero perduti... dov' era? La luce che spezzava le tenebre... l' ombra che lo proteggeva dalla luce... svanite in un' oscurità informe. E lui continuava a cercare... mentre un dolore lancinante gli attraversava le membra. E il suo nome era... Mariacarla.

 

- Rieccoci riuniti... - sussurrò Evan - A discutere del nulla, immagino. -

- Del nulla... - fece Malfoy.

- Argomento affascinante... - sussurrò Dolohov - ma piuttosto inutile. -

- Ma qualcosa ci sarà da fare... - mormorò Severus.

- Il nostro primo pensiero è Voldemort... senza di lui... - disse Victor scuotendo la testa.

- Siamo nulla... - sussurrò Andromaca.

- Possibile non ci sia un antidoto, un... - fece Rosier mordendosi un labbro.

- E se... non un antidoto... - sibilò Lucius mordendosi le labbra.

- A che pensi? - domandò Draco inclinando il capo.

- Ecco... unicorni... -

- Sangue di unicorno... - ripetè Victor pensieroso.

- Esatto... -

- Ma è assurdo... - mormorò Andromaca.

- Ma devono morire per forza... - fece Gwillion, deglutendo appena, in un sussurro che forse solo Severus riuscì a sentire.

- Si... - sussurrò Piton.

La giovane non disse nulla, ma il suo sguardo era carico di tristezza.

- Un unicorno vale forse più di Voldemort? - domandò Lucius accigliandosi.

- Forse il problema è più su chi ricadrà il sangue di quell' unicorno... - disse Dolohov in una scrollata di spalle.

- Mi meraviglio di te, Antonin... -

- Credi che io mi ponga di questi problemi... - disse l' altro con un sorrisetto sul volto affilato - Stavo solo interpretando il silenzio degli altri. -

- Allora andiamo! Prendiamo un unicorno e torniamo! -

- Io mi... oppongo. - sussurrò Andromaca.

- L' idea non entusiasma troppo neanche me... - ammise Victor - aspettiamo almeno... cerchiamo di trovare qualche altra soluzione, prima. -

- Ma morirà! Vi rendete conto che se non è ancora morto è solo per un caso fortunato? -

- Io non me la sento di dare il mio assenso... - ammise Rosier scuotendo la testa.

- E se fosse stato lui a dare l' ordine? - domandò Dolohov inclinando il capo.

- Ma non lo ha dato... - disse Piton - Ed anche io sono contrario. -

- E la maggioranza vince io credo. - disse Victor - Oppure... -

- Oppure? -

- Oppure non bisogna chiedere il parere della maggioranza. -

- Ma credo che ci opporremmo... - sibilò Severus.

- Già, lo credo anche io. - ammise l' altro in un sospiro.

- Voi siete pazzi... - sibilò Lucius - E chi sarebbe il traditore, poi? -

- Già... tu hai sin troppo del traditore... - disse Victor con un smorfia - Sin troppo. Però... -

- Cosa? - sussurrò l'altro.

- Non so... non ti piacerà quello che sto per dirti, io temo. -

Lucius strinse gli occhi, cattivo.

- No, - ripetè l' altro - io credo proprio che non ti piacerà. -

 

- Hai... hai altre cattive notizie per me, Barthemius? - domandò Silente fissando in tralice il volto magro del ministro.

- Cattive? - Crouch ghignò - Non credo di poter mai più pensare di avere cattive notizie... -

- Che siano buone per te... non ci assicura che lo stesso valga per chi deve ascoltarle. -

- Davvero? Oh, non prendertela a male, Albus! -

- Ti sembra forse che io me la stia prendendo a male? - disse l' altro sorridendo dolcemente.

Barthemius rise, rise soltanto.

- Ognuno ha i suoi punti deboli d' altronde... - fece il vecchio inclinando il capo.

- Ma quelli di qualcuno son più deboli degli altri... - sibilò il Ministro.

- Anche tu ne hai uno. -

- Tu trovi? - il viso di Crouch era deformato in una smorfia.

- La luminosa carriera del nostro ministro... potrebbe subire un brusco arresto se solo... -

- Se solo? -

- Se solo certe spiacevoli verità venissero alla luce. -

- Sei pazzo? -

- Alcuni sostengono di sì... non lo sapevi? -

- Maledetto... -

- Un figlio rapito fa molto più comodo di uno mangiamorte, non è vero? Ma perché imprechi adesso? Ho forse detto che intendevo... -

- Un figlio traviato... vuoi dire... - sillabò Crouch.

- Non è di ciò che posso dire io che devi preoccuparti... ma dell' opinione pubblica, che è tiranna. -

- Se pensi di minacciarmi... -

- Volevo solo farti notare che non sono poi così vulnerabile come potresti aver pensato. Non è una minaccia. A meno che tu non preferisca sentirla come tale. -

Barthemius sorrise... un sorriso crudele.

- Non era una minaccia... - tornò a dire il vecchio con un sorriso.

In quel momento... bussarono alla porta...

- Avanti... - sibilò Crouch... e sgranò gli occhi... era Lucius Malfoy.

- Un Malfoy... qui... - sussurrò Crouch - Cosa vuoi? Cosa vuoi prima che ti faccia arrestare? -

- Calma Ministro... - sorrise Malfoy, cauto - Vengo... nel tuo interesse. -

- Il mio interesse? -

- Esattamente. Ho deciso di... salire sul carro del vincitore, per così dire... -

- E come posso crederti? -

- Ho un'informazione... -

Crouch socchiuse gli occhi - Davvero? -

- Anche non fosse vero... - sussurrò Silente - varrebbe comunque la pena di ascoltare. -

- E' vero. - disse Malfoy con fermezza - E rischio molto venendo qui, ma... spero in una ricompensa... -

- Dimmi ciò che devi... poi vedremo... -

- Lord Voldemort è morente... per salvarlo i miei amici hanno deciso di mandare qualcuno a prendere... qualcosa che è alla Gringott e che potrebbe salvarlo... -

- Qualcosa... - disse Silente, improvvisamente pallido.

- La pietra filosofale... -

- Cosa? - sussurrò Crouch - Cosa? -

- E' alla Gringott. - ripetè Lucius.

Silente annuì in un vago cenno d' assenso.

- Follia... - sibilò Barthemius.

- I miei amici assalteranno la banca... credi che questa informazione valga come lasciapassare per me? Mi lascerai salire sul tuo carro? -

Crouch assentì - Ma adesso... voglio vedere quella pietra... Silente, portaci là dove la pietra è conservata... -

- Posso darvi la chiave... non c' è bisogno che io venga. - disse l' altro, seppur a malincuore.

- E sia... - disse Crouch.

 

Mariacarla sedeva accanto al letto di Lord Voldemort, stringendo la mano dell’uomo con flebile fermezza, con dolce disperazione. Asciugava la fronte sudata del mago e la bagnava per dare conforto all’opprimente calore che a volte lo faceva delirare, poi lo copriva per dargli sollievo dal gelo che veniva a tormentarlo. Restava così… senza allontanarsi mai di più che di pochi passi, senza nutrirsi, senza bere, senza dormire.

Sfiorava le dita del mago e le carezzava, le baciava, le stringeva. E immaginava il momento in cui l’uomo si fosse destato da quel sonno troppo vicino alla morte. Non gli avrebbe permesso di morire, no, no, no… ma se non avesse potuto… impedirlo?

Allora piangeva prendendosi il volto tra le mani, e carezzava il pugnale che portava alla cintola, il pugnale che nell’estrema ora le avrebbe permesso di seguire Lord Voldemort...

Poi si dava della pazza, e tornava a baciare la ferita attraverso la quale il veleno s’era insinuato nel corpo del suo sposo. Pregava senza sosta, e giurava di non darsi mai riposo, mai tregua… non avrebbe dormito, non avrebbe sorbito neanche un goccio d’acqua… e invocava il nome del suo amato, Voldemort. Solo Voldemort.

 

Gwillion sedeva, con gli occhi sbarrati nelle tenebre. La sua bacchetta avrebbe potuto creare un flebile chiarore per lei. Ma la giovane temeva più le ombre che si annidano al confine della luce, piuttosto che l' oscurità informe. Poiché quelle ombre spesso erano simili alle sagome... alle loro sagome.

Dei passi risuonarono in quel buio. Severus, preoccupato, cercava la sua donna.

La giovane sobbalzò per un istante, ma quando vide la figura familiare di lui nell' oscurità un sorriso si disegnò sul suo volto.

- Gwillion... - sussurrò dolcemente l'uomo.

- Ci sono... novità? - domandò lei sollevando il capo.

- Nessuna. Ma non sono venuto a parlarti di loro... -

- No? -

- E' te che cerco... -

- Io sono qui. Riflettevo... o forse cercavo di non riflettere. -

- Da quando sei tornata... non sei la stessa, Gwillion. - disse tristemente Severus.

- Io... mi dispiace, se... se per causa mia... -

- Cosa, Gwillion? Sembra che tu ti sia chiusa in un mondo che nega l'ingresso a me e agli altri, e poi... -

La giovane si alzò.

- Io non vorrei chiuderti mai fuori dal mio mondo... -

- Ma lo hai fatto. E nessuna delle nostre sofferenze sembra interessarti. Ti rinchiudi, spaventata, a rimuginare... come se nulla ti importasse. Nè di me, nè della tua amica, nè di altri. -

- Non posso far nulla... è questo senso d' impotenza che... non posso far nulla... per nessuno di coloro che potrei voler aiutare... m' importa Severus, m' importa. Ma ho... paura di soffrire. -

- Tutta colpa di Azkaban! - disse Severus in un sussurro doloroso.

- Forse... e forse è solo un aspetto di me che quel luogo ha risvegliato. -

- Un aspetto... di te? -

- La mia vigliaccheria... l' incapacità di affrontare la vita. -

Severus scosse la testa - E' grande il male di Azkaban... tu non lo sai, non dubitare di te... -

- Cosa non so? - domandò l' altra facendosi più vicina.

- Tu... - Severus le prese il volto tra le mani - Io... -

- Cosa... - ripetè lei in un sussurro.

- Vorrei liberarti... -

- Quando sono con te... non sento catene. -

- Eppure io le sento queste catene... o forse... -

- Parla Severus, poiché io temo i tuoi silenzi. -

- Forse devi saggiare fino in fondo le catene... per essere libera... il male, la morte... -

Un brivido attraversò il corpo della giovane.

- Io sono... nelle tue mani. -

E catene di gelido metallo strinsero i polsi e le caviglie dell'altra...

La giovane socchiuse gli occhi, mentre barcollava sotto il peso dell' acciaio.

- Ho visto i tuoi sogni... - sussurrò Severus - Ho visto come hai dipinto il mio volto... da demone. -

- Non avrei potuto... sognare un altro volto. -

- Sono io il tuo demone... - sibilò il mago, mentre le catene trascinavano la giovane contro un muro.

E lei annuì appena, mordendosi un labbro.

- Il tuo demone che ti ama... e odia ciò che puoi diventare... -

- Cosa posso... diventare? -

- Una creatura... vuota... - sussurrò lui, ormai vicinissimo.

E l' altra tornò annuire, sbarrando gli occhi nella tenebra.

Le mani di Severus presero a percorrere il suo corpo... e la giovane non parlava, a stento riusciva a respirare.

Più intense si fecero le carezze di lui... quasi violente sopra l'abito della donna.

- Mio... demone... - sussurrò lei.

- Mia vittima... lascia che io possegga la tua anima... -

- E' tua... - mormorò l' altra... - è qui per te... -

- Ed io ne farò ciò che voglio... - fece l'uomo con voce suadente.

L' altra chiuse gli occhi, come lasciandosi cullare da quella voce.

Il mago sorrise... crudele.

- Ora... - sussurrò lui, e lacerò con violenza il corpetto dell'abito della giovane.

- Ora... - ripete lei in un brivido.

Ma l'altro non disse nulla, chino sul suo petto, stringendole il seno, baciandolo furiosamente.

E un vago gemito uscì dalle labbra di lei, completamente abbandonata alla furia del mago.

E con un lento, ultimo, bacio Severus s'allontanò di qualche passo, rimirandola ansante e bruciante... mentre lei si sentiva ardere al solo sguardo dell' altro.

Poi s'accostò ancora, e prese a sollevarle, lentamente la gonna...

- Severus... - mormorò lei, in un soffio.

E l'uomo strappò anche quel tessuto... potrebbe lacerare la mia anima altrettanto facilmente... pensò la giovane, e uno strano sorriso si formò sul suo volto.

Ancora una volta, con selvaggia furia l'uomo la strinse, cercando la sua pelle, sfiorandola con passione infinita... e poi le catene s'allentarono, per permettere che la donna scivolasse sul pavimento.

E lei cadde, come se fossero state solo le catene a permetterle di reggersi sulle sue gambe.

Severus scivolò su di lei... con dolce lentezza. Baciando ogni centimetro di carne nuda e fremente.

- Sono tua... sono solo tua... -

- Più che mia... -

- Di più? -

- Di più... - sussurrò lui prima di cercare la bocca, la lingua di lei con la sua.

E lei si abbandonò a quel bacio, come se null' altro esistesse oltre alle labbra del suo uomo.

E Severus prese a far scorrere la lingua sul collo della donna, e sul seno.

- Di più... - ripetè lei - è... possibile? -

Ma l'altro non poteva rispondere.

Severus stava sollevano lentamente i seni della donna con le mani, stringendoli... saggiandone le rosse punte con la bocca, e strofinando il viso sulla tenera pelle.

- Sì, lo è. - sussurrò la giovane - E ancora non so come. -

Poi Severus lasciò scorrere il capo sul ventre della donna, ed infine si sollevò, osservandola...

- Cosa vedi? - mormorò lei... tremante.

- La mia donna... ed io devo terminare l'esorcismo che la libererà dal male... -

- Devi. -

Severus lasciò scorrere le mani sul ventre della donna, carezzando con dita tremanti il suo ombelico, e poi più giù, più giù... e la costrinse ad allargare le gambe.

- Devi... - ripetè lei in un sussurro quasi impaurito.

In un istante Severus si liberò dalle vesti...

E lei inclinò il capo, come per catturare nel suo sguardo il corpo dell' altro.

Poi l'altro si allungò su di lei... il suo corpo eccitato premuto contro quello della donna.

- Una così piccola porta per così tanto piacere... - sussurrò.

- Piccola... perché solo uno possa trovarla... -

E con esitante lentezza lui entrò in lei... sospirando per il piacere che il suo umido calore sapeva dargli...

Poi sorrise... allontanandosi... solo per entrare ancora...

- Solo uno... - disse lei protendendo le sue dita verso il giovane.

L'altro la strinse, rotolando di lato. E lei fu su di lui...

La ragazza sorrise, baciando il volto di lui.

- Guidami.... - sussurrò, mentre già prendeva a sollevarsi leggermente.

Ma... sottili e robusti steli di rampicanti si allungarono dal soffitto scuro verso di lei, cingendole i polsi, le braccia, la vita...

- Che sia il tuo gioco, dunque. - disse la ragazza in un sussurro.

Lentamente, avvinta dall'edera viva, la giovane fu sollevata... non abbastanza da separare il suo sesso da quello dell'uomo...

- Il tuo gioco... -

Severus sorrise, reclinando il capo e pregustando ciò che sarebbe venuto.

Ed i sottili rami presero a torcersi in modo che la donna ruotasse... come su un perno... ed ogni sussulto, ogni movimento, il lento andare dei rami... provocavano un'ondata di piacere.

Piton socchiuse gli occhi e represse un grido... la voce rotta dal desiderio, ascoltando il respiro ansante dell'altra. Il volto contratto dall'emozione...

Lenti si torcevano i rami... lenti guidando da donna in una danza che sembrava non dover aver fine. E poi... poi non poterono continuare oltre, e con una leggera oscillazione la spinta data dalla torsione impresse un movimento rapido e quasi violento al corpo di lei, spingendola in una folle rotazione.

Severus premé la testa sulla scura pietra della sala, e gridò... urlò non potendosi trattenere oltre... inondando di sè la donna. Urlò fino a quando i rami d'edera non sciolsero Gwillion... lasciandola cadere tra le sue braccia.

L'uomo rimase zitto... stringendola...

- Ricorda questa emozione... - sussurrò ancora a fatica - Dimentica le nere volte fumose di Azkaban... i suoi mostri vestiti di stracci. Non sono un demone, ma un uomo... solo un uomo. E tu una donna libera. E se l'emozione, l'amore che io posso darti non può vincere la tenebra della notte... allora non v'è ragione che io ti stringa ancora tra le mie braccia. -

- Uomo e demone, tenebra e luce... tu sei tutto per me, - sussurrò la giovane - e adesso, adesso voglio piangere tra le tue braccia, perché il pianto lavi via la paura che ha dimorato nel mio cuore. -

- Allora... piangi, se questo pianto laverà via il tuo dolore... -

E lacrime sgorgarono dagli occhi della giovane, eppure un sorriso sfiorava il suo volto.

- Gwillion... - sussurrò Severus facendole scorrere le dita sul volto chiaro.

- Severus... - mormorò lei stringendosi più forte all' altro.

- Non permettere mai più alla tenebra di un incubo di separarci... io sono vero... e posso proteggerti davvero. -

- Sì, tu puoi... tu... puoi. -

- E se... se tenebra deve avvincerti... lascia che sia solo io quella tenebra... -

- Non chiedo altro. - sussurrò lei protendendosi a baciare il volto dell' altro.

Piton sorrise, tornando a stringerla: - Allora lasciamo questo scuro ripostiglio... -

- Sì. - mormorò l' altra inclinando il capo, lasciando che i suoi capelli scivolassero il corpo di lui.

- Ci sono... camere da letto più consone... -

- Devi solo guidarmi... - tornò a dire la giovane alzandosi.

- Basta stringerti... - sussurrò lui... e svanirono verso la camera che condividevano, e Severus posò gentilmente la giovane sul loro letto.

- Sei così... dolce... - mormorò la giovane - di una dolcezza che potrebbe essermi fatale... -

- Stringo la mia preda tra spire d'amore... -

La giovane non disse nulla, carezzò solo il volto magro dell' altro, e sorrise.

- Non temi ti intossichi la mia ossessione per te? -

- Perché dovrei temerlo? -

- A volte ho paura che possa arderti... -

- E' così... è così... ma non devi aver timore, non sei io mi affido alla fiamma con il sorriso sulle labbra. -

Piton socchiuse gli occhi, facendole scorrere le dita sul corpo... con languida insistenza, fino a carezzare l'umido... giardino segreto della sua donna. E con un vago gemito l' altra si abbandonò a quel tocco così intenso.

Severus s'allungò ad afferrare la bacchetta magica che aveva lasciato cadere sul letto.

- Cosa... cosa vuoi fare? -

- Darti tutta la intensa forza della mia magia... -

La giovane annuì appena.

Lentamente Severus prese a penetrarla con la bacchetta...

E l' altra deglutì appena, sbarrando gli occhi.

Intensa prese ad essere la spinta dell'uomo... e la punta del catalizzatore magico iniziò a riscaldarsi.

- Tu... io... ooooh .- furono le sconnesse parole uscite dalla bocca di lei.

Ed una forza magica, luminosa e tiepida prese a diffondersi nel corpo della donna...

- Sei anche... luce... - sussurrò lei sollevando appena il capo dai cuscini, cercando gli occhi di lui con lo sguardo.

E la luce li avvolse, mentre Severus lasciava scorrere via la sua bacchetta... per essere lui nel corpo di lei.

- Baciami, dammi le tue mani, la tua bocca... voglio tutto di te... - sussurrò la ragazza, in preda all'estasi.

E Severus la strinse con appassionata violenza, cercando la sua bocca, perlustrandola con la sua lingua... e furono uniti davvero.

Gwillion si strinse al giovane con tutte le sue forze, premendo il suo corpo come quello dell' altro. E lacrime scivolarono sulle sue guance, lacrime che parlavano solo di passione, e non... dolore.

E Piton seppe... che ogni turbamento era stato scacciato davvero.

- Mio sii mio come io sono tua... -

- Io... lo sono... -

- Lo sei... - sussurrò l' altra sollevandosi leggermente perché non vi fosse nulla fra i loro corpi... nulla se non la loro nuda pelle.

- Si... - sussurrò appena l'altro, estasiato, perduto negli occhi di lei.

- Come può una gioia così grande esistere... come può... -

- Ma esiste... in noi, amor mio... - mormorò l'uomo, scostando piano i capelli dal volto di lei.

- Vorrei non parlare più... perdermi solo nei tuoi occhi... -

E l'altro la fissò, stringendola con infinita premura, ed amore.

- Come potrei diventare una creatura vuota... quando ho te... il tuo sguardo, la tua voce... -

- Allora ricordatene! - fece lui cingendola con appassionata frenesia... e sorrise.

- Non l' avevo dimenticato... non veramente... -

L'altro si rilassò, felice.

- Lo so. -

- Allora perdoni la mia tristezza? La mia... paura? -

- Tu che credi? -

- Vorrei sentirlo dalle tue labbra. -

- Sei perdonata... -

E lei sorrise, stringendo più forte a sé l' altro.

 

Un serpente... un serpente sta sfiorando il mio corpo. Ed è così piacevole il suo tocco... Lord Voldemort si protese per carezzare la creatura. Ma invece di una serpe fu una mano bianca che sentì sotto le sue dita. Una mano, una mano di donna. Eppure non riusciva a vederne il corpo perso com' era nella nebbia rossastra del suo male... una mano fredda, quasi non sembrava viva. Una mano bagnata di pianto. L' uomo portò quella mano alla bocca, anche se ogni movimento era dolore, come se il suo corpo fosse stato mutato in pietra. Lei era lei... ma perché non lo raggiungeva, perché rimaneva lontana?

- Vieni a me... - sussurrò il mago - vieni a me... -

- La ucciderai... - fece una voce nella sua mente, la sua stessa voce - per portarla a te vuoi la sua morte? -

Il mago sbattè le palpebre sollevando a stento la testa.

- Questo è il regno della morte, non vedi? E lei si sta addentrando in esso... per te. -

- Io la voglio... lei è mia... però... -

- Devi tornare indietro... per lei. -

- Sì, io... devo. -

- E se devi... -

- Se devo lo farò. -

 

Draco si guardava intorno nervosamente... l' assenza di suo padre, e ciò che significava, lo rendevano assai inquieto.

Ma Lucius Malfoy... non era poi così distante...

- Draco? -

- Tutto a posto, papà? -

- Si... si, Draco... -

- Lo dici con un tono... -

- Sono solo... stanco. -

- Vuoi riposare? Gli altri aspettano notizie, ma se vuoi non dirò a nessuno che sei qui. -

- No... no... andrò da loro, Draco. -

- Ti accompagno... - disse il ragazzo in un sussurro.

Lucius sorrise - Notizie di Voldemort? -

- Non che io sappia. -

- Ancora morente, dunque... -

- Temo di sì. -

- Beh... non per molto... -

Il giovane non disse nulla, erano arrivati nella sala dalle pietre rosse, dove attendevano gli altri ragazzi.

- Sono qui... felici di vedermi? - chiese Lucius.

- Sei tutto intero... niente Auror alle calcagna... - Victor sogghignò - direi che possiamo esserne felici. -

- Oh, no... sono troppo lenti e sciocchi per me quelli! Ed ho portato... un regalo dalla Gringott... -

- Quel regalo? - disse Evan sbarrando gli occhi.

Lucius tirò fuori un pacchettino dalla tasca...

- Sicuri sia quella autentica? - domandò Victor mordendosi un labbro - Non vorrei ci avessero giocato... -

L'altro gliela tirò - A te il compito di esaminarla. -

- Grazie per la fiducia... -

- Di nulla... -

- Ci vorrà del tempo... e noi non ne abbiamo. - disse l' altro alzandosi.

 

Voldemort aprì gli occhi, e vide gli occhi di lei fissi nei suoi.

Ma Mac... sbattè le palpebre, come se stesse solo osservando un altro sogno.

- Sono sveglio... mia sposa... sono tornato da te... -

- Sei venuto a prendermi? - sussurrò lei con voce fievole.

- Tu mi hai riportato indietro... -

Improvvisamente l'altra si riscosse, ed i suoi occhi si riempirono di lacrime - Sei... tu... Tom... sei vivo... - disse, e già la gioia si dipingeva sul suo viso. -

- Vivo, e affamato... di cibo, di notizie... di te. -

L'altra portò alle labbra la mano di lui, baciandola, adorante - Io... io... saprai tutto... farò venire gli altri! -

- Andiamo noi... sono stanco di questo letto intriso di sudore! Ma il tuo volto... -

- Cosa, Amor mio? -

- E' così pallido... -

- La gioia... -

- Hai sofferto... per me. Ma adesso... è tutto finito. -

- Si... è finito, sei salvo... - sussurrò lei carezzandolo.

- Vogliamo andare? Devo sapere cosa è accaduto e poi... -

- Andiamo... andiamo, mio dolce Tom, andiamo! - rise lei al colmo della gioia.

 

- Io temo di non capirci nulla... - stava dicendo Victor fissando la pietra rossa. Quando Lord Voldemort e la sua compagna fecero la loro comparsa.

- Signore! - quasi gridò Severus Piton.

- Sono tornato... - sussurrò l' uomo, ma il suo sguardo era attirato dalla gemma nelle mani di Victor.

- Sei sano e salvo... - sussurrò Andromaca, e si asciugò gli occhi prima di ricomporsi.

- Credevamo che quella pietra... potesse salvarti... - disse Lucius.

- Avere quella pietra... è comunque una grande conquista. - disse l' altro annuendo appena.

- Victor la esaminerà. - sussurrò Severus.

- Me ne occuperò io stesso... in seguito. -

- Siamo... davvero felici di vederti, ma sappi che Crouch ha Silente... - disse Lucius.

- Crouch ha il mondo civile. Non solo Silente. - disse Lestrange cupo.

- Alcuni dei nostri sono morti... altri hanno tradito... - disse Barthy in un soffio.

- Ciascuno verrà ricompensato nel modo che merita. - disse Voldemort inclinando il capo.

- E' la nostra ora peggiore... - sibilò Severus - Molti ti credevano già morto. -

- E invece non lo sono. Certo... riprendere i contatti... ricostruire l' organizzazione perduta sarà faticoso... -

- Tornerai più potente di prima. - disse Mac in un soffio.

- Adesso serve solo un buon piano - disse Evan - già abbiamo il nostro Signore... -

- E siamo più determinati che mai! - ammise Severus.

- Sì, lo siamo. - disse Dolohov - Ma così dispersi... ci vorrebbe un modo per spargere i nostri occhi ovunque... e non essere più vulnerabili. -

- Esistesse l' acqua di fuoco... - sussurrò Gwillion.

- E se esistesse davvero? - domandò Mac.

- Certo che esiste! Solo è perduta. - disse Voldemort sbarrando gli occhi - Ma voi... ho quasi paura a chiedervi che ne sapete. -

- Beh... forse è meglio non saperlo, ma... perduta? E' ad Akhetkha! - disse Mac.

- Nessuno conosce la strada per la piramide... nessuno che sia di questo mondo, almeno. -

- Ma noi si! Vicino all'oasi di Kuhat! - disse ancora Mac.

- Non c' era pure un erede in questa storia? - disse Lestrange aggrottando la fronte.

- Anche nella nostra. - disse Gwillion con un sorrisetto, poi la sua espressione mutò - E se ci sbagliassimo su questo? Io non vorrei... -

- Ma no... uno dei due deve esserlo, o tutti e due... - valutò Mac.

- Uno dei due? - fece Gwillion inclinando il capo - Guarda che l' altro uno stava schiattando! -

- Eh vabbè... schiattava perchè... -

- Perché cosa? -

- Non per l'acqua! Per il resto... lo sai! -

- Io parlo di Black... guarda. -

- Oh... e allora? - sbuffò Mac - Meglio lui che... -

- Non è questo il punto comunque... solo non mi fido troppo delle nostre storie... ma se il candidato numero uno fa comparire il portale del serpente... -

- Eh, si! Non ci sarà bisogno di Sirius! -

- Ma si può sapere di che stanno parlando? - sbottò Evan - Qualcuno tra voi ci ha capito qualcosa? -

- Sono fatte così... - disse Severus, un po' contrariato.

- Se Gwillion si preoccupa tanto di questo candidato... - disse Antonin con un sorrisetto.

- Taci, Dolohov! - sbottò Piton.

- Io ho capito... - disse Lestrange con un sorriso - E non hai motivo di arrabbiarti, credo, Severus. -

- Non sono arrabbiato! -

- Insomma il candidato sarebbe lui? - domandò Voldemort.

- L'erede di Sethnet... - sussurrò Mac - si. -

- Ti dispiace? - sussurrò Gwillion all' altro.

- A me no. Se sarà utile... - valutò Severus.

- Dovrò creare una formula perché Severus possa trasmettere i poteri... - mormorò Voldemort - O le scrittrici hanno pensato anche a questo? -

- Beh... lo stava quasi uccidendo... forse dovresti pensare ad una nuova... o no? - domandò Mac.

- Mac... esistono due versioni della formula... - disse Gwillion mordendosi un labbro - Tornando sempre al pericolo di morte corso da Black... -

- Questo è vero... una sottrae la forza... l'altra la passa... -

- Allora è tutto a posto mi sembra... - disse Evan alzandosi - Che aspettiamo ad andare? -

- Dovremo prepararci... - disse Piton - Nel deserto si va! -

- E ad Akhetkha i poteri magici non funzionano esattamente a dovere. - ricordò Mac.

- Prima di metterci in marcia... - obbiettò Gwillion, arrossendo - a schermi telepatici come siamo messi? -

- Schermi telepatici? - domandò Severus - Posso provvedere, ma... perchè mai? -

- Effetti collaterali... - disse la giovane chinando il capo.

- Provvederò... -

- Spero di non essere stato coinvolto... - sussurrò Voldemort alla sua sposa - Lo spero vivamente. -

- Direi di no... proprio di no. - rispose lei.

- Ne sono lieto. E adesso... -

- Si va? -

- E' quasi notte... ed io sono affamato. Partiremo domattina. -

- Intanto io preparerò quel che serve. - disse Piton.

- Vogliamo andare, mia sposa? - domandò Voldemort - E... un' altra cosa... i nostri serpenti sono in salvo? -

- Si, lo sono. -

E i due si allontanarono, in silenzio.

- Al lavoro! - disse Piton, e sorrise.

 

L' oasi indicata dalle due ragazze esisteva davvero, ed era silenziosa con le sue rovine ed il lago illuminato dalla luna.

I giovani mangiamorte cercavano di scuotersi, invano dalle vesti la polvere del deserto, ed improvvisamente erano tutti di buon umore.

- Mi chiedo se non davamo portarci dietro la Skeeter... - disse Gwillion in un soffio.

- La Skeeter? - chiese Severus - Per torturarci?! -

- Per favorire una storia d' amore... -

- Dubito che alcuno possa amarla... - valutò il giovane.

- Oh, il Reietto si... - disse Mac.

- Il Re che? - domandò Evan sgranando gli occhi.

- Uno scarafaggio gigante in cerca di moglie... più o meno. - disse Gwillion.

- Se è uno scarafaggio, allora... - sorrise Piton.

- Tanti piccoli scarafaggetti azzurri in realtà. -

- Fa lo stesso! -

- Vedi... se avessi voluto torturare qualcuno avrei proposto la presenza dello sceicco scintillante. Alias canarino azzurro. Alias... -

- Allock... - disse Mac.

- Allock?! Gilderoy Allock?! - sibilò Severus - Puoi scordarti di mettere me e lui nello stesso posto! -

- Nemmeno se Allock è la... vittima sacrificale? - domandò Dolohov inclinando il capo.

- Tu lo conosci? E' insopportabile! Lo si potrebbe solo uccidere subito... impedendogli di parlare o di scintillare troppo. -

- Non mi piace la parola vittima riferita ad... altri. - disse Gwillion in un sussurro.

Severus si limitò ad un sorriso.

E la ragazza gli carezzò il volto, per poi appoggiare la testa sulla sua spalla.

- Penso di fare due passi... - fece intanto Lucius Malfoy, e si allontanò.

La notte era silenziosa, immota.

- Sei pensieroso... - disse una voce alle spalle del giovane.

Malfoy si voltò di scatto.

E Voldemort fissava il ragazzo, appoggiato ad un' antica colonna.

- Non sono più pensieroso del solito... -

- In altre parole sta diventando un' abitudine per te, esserlo. -

- Lo sono sempre stato. -

- C' è stato un tempo... in cui cercavi di nasconderlo, io credo. -

- No... non esattamente... - disse l'altro.

- Tu che parole avresti usato? -

- Tentavo di non mostrare i miei pensieri. -

- Invece adesso... le tue azioni di questi ultimi giorni lasciano trasparire molto. -

- Davvero? -

- Davvero. Hai fatto molto... per me. -

Lucius fissò il cielo - Beh... ho fatto qualcosa che fosse utile anche a me, dopotutto. -

- Certo, certo. Nessuno vorrebbe mai accusarti del contrario. Ed è questo uno dei nodi cruciali, o mi sbaglio? Nessuno ti accuserebbe mai del contrario. -

- Già... -

- Ma la maschera si è fatta pesante, non è vero, Lucius? - mormorò l' altro con voce dolce.

- La... maschera? -

- Ognuno di noi ha una maschera... l' immagine che vuol dar di se agli altri, che crede di dover dare. E quella di un Malfoy... -

Il ragazzo abbassò lo sguardo.

- Ma essere forti non è rendere la propria maschera inattaccabile, è sapersene liberare... al momento opportuno. -

- Strane parole... dette da te. -

- Proprio perché sono io a dirle, puoi crederle più vere. - disse l' altro con un vago sogghigno.

- Eppure la tua... maschera non ha cedimenti. - fece Lucius alzando le spalle.

- Ne sei certo? - disse l' altro scuotendo il capo - C' è un tempo e luogo per tutto e poi... ho avuto molti anni per perfezionare la mia... maschera. -

- Ed io come unico Malfoy rimasto... a parte mio figlio, per mio figlio e per la mia casata devo tenere la mia maschera... -

- No. Devi solo capire quando ti è necessaria e quando puoi farne a meno. Credi sia solo per un vezzo... che chiamo famiglia i miei mangiamorte? -

Lucius sospirò appena.

- Quello che dovevo dire l' ho detto. Non accantonarlo troppo in fretta. E un ultima cosa... -

- Cosa? -

Voldemort sorrise appena.

- Hai fatto un buon lavoro, Lucius. Un ottimo lavoro. -

E poi si allontanò nell' ombra.

Lucius Malfoy, solo... rimase immobile con i suoi pensieri.

 

- Così questa è la cittadella di Sethnet... - sussurrò Voldemort fissando gli alberi di arance e le case sparse tutt' intorno.

- Così sembra... - disse Piton.

- Paura? - sussurrò Evan fissando l' amico.

- E di cosa, Evan? - sbottò l'altro.

- Quella è la fonte dell' acqua di fuoco... - mormorò l' Oscuro con sguardo attento.

- Si... -

- Andrà analizzata, prima? - domandò Victor.

- Tu analizzeresti tutto, non è vero? - esclamò Rosier.

- Temo non ci sia tempo... - sussurrò Severus.

- Se te la senti... - disse Voldemort in un soffio.

- Fallo, dunque. -

Disse l' altro. Mentre Gwillion faceva un passo indietro, con gli occhi sbarrati.

E Severus si diresse verso la fonte... e gli altri lo fissarono mentre beveva in un silenzio assorto.

Una strana... sensazione... si impadronì subito di lui... potere... si, una sensazione di potere...

- Io speravo cadesse a terra sbavando... - sussurrò Evan.

- Fallo star zitto, Galatea... oppure gli pesto un piede. - disse Gwillion di rimando.

Tuttavia Severus... li fissava stranamente, soprattutto Voldemort...

- Cosa vedi? - sussurrò l' Oscuro.

L'altro non disse nulla.

- Severus... - fece Gwillion raggiungendo il ragazzo.

Severus si riscosse appena, fissando Gwillion... e la sensazione di onnipotenza... lo lasciò.

- E' a causa di una mia idea che hai dovuto affrontare questa prova... - disse l' altra abbracciandolo.

- Non ti preoccupare. - disse Severus cautamente - Non c'entri nulla tu... -

- Dimmi solo che va tutto bene... -

- Va tutto bene. -

- Domanda... - fece Rosier alzando la mano - Qualcuno mi spiega a che serve l' acqua di fuoco, esattamente? -

- La parola a Gwillion... -

- Veramente dovresti essere tu, Severus... io posso solo immaginare, tu senti. Comunque il senso era che lo spazio se ne va a quel paese... si possono trasportare persone cose e via dicendo con il pensiero da un luogo all' altro, osservarle a distanza... -

- Il Grande Fratello della magia... - sussurrò Galatea.

- Fortuna che lei può parlare solo del libro di Orwell... - disse la ragazza con una vaga smorfia sul volto.

Galatea sollevò le spalle - E a cosa dovevo riferirmi? -

- Meglio non saperlo... - sussurrò Gwillion - Davvero meglio non saperlo... un altro dei parti della società babbana, diciamo, comunque. -

- Capisco... -

- E adesso? - domandò Victor inclinando il capo - Che si fa adesso? -

- Che Voldemort si prenda questo potere... - disse Piton.

- Devi essere tu a pronunciare la formula, Severus. - disse l' altro sorridendo - E tu sceglierai con chi condividere questa magia. -

E l'altro... pronunciò le parole incantate perchè quel potere fosse per Voldemort...

 

- Adesso che siamo soli... - sussurrò l' Oscuro alla sua sposa - C' è una cosa che volevo chiederti. -

- Cosa, Signore? -

- E' molto semplice. Vuoi che ripeta per te... l' incantesimo che Severus ha pronunciato? -

L'altra non seppe che dire.

- Non ho mai pensato ad avere un potere così grande. - sussurrò poi.

- Chi meglio di te saprebbe custodirlo. -

- Ma a me basta essere... protetta. -

- Non è solo il potere che ti offro - disse l' uomo prendendo le mani dell' altra - ma le chiavi... della mia mente. -

- Tu vuoi che io le possegga? -

- Io lo voglio. Ma se tu non vuoi... -

- Desidero avere quelle chiavi, si... questo lo voglio... -

- Ma se il prezzo di quel potere... ti spaventa... -

- Tu mi aiuterai? -

- Credi che potrebbe essere diversamente? -

- Allora io non ho paura. - sussurrò la donna - Se mi aiuti... io non ho paura... di nulla. Ma dimmi... perchè vuoi che io... -

- Per averti completamente... per essere tuo completamente. -

L'altra sorrise - Ti amo così tanto... -

- Mea vis fiat tua vis per vulnera amoris, mea vis tua fiat per ruborem oris. - sussurrò l' uomo e poi si chinò a baciare l' altra.

Mac socchiuse gli occhi: - Questa sensazione... così strana... -

- Cosa senti? -

- Te... -

- Vieni più vicina... ti voglio più vicina... sulla mia pelle... -

L'altra rabbrividì, obbedendo.

- Queste vesti... lasciamo che si mutino in fumo... -

- Si... -

E l' altro la strinse a sé, baciando ogni centimetro della sua pelle nuda.

- Ho avuto così paura di perderti, amore mio... - sussurrò lei - Ed ora mi tieni di nuovo tra le tue braccia... ed il nostro legame è più forte... sono così immensamente felice, mio Signore... -

L' uomo poggiò un dito sulla bocca dell' altra e presala tra le braccia la portò dolcemente verso il letto, l' antico giaciglio della cittadella.

- Io... lascia che parli... - mormorò lei baciando quel dito - Ho bisogno di dirtelo... -

- Dillo, dunque... ma poi sarò io a parlare. -

- Ti amo disperatamente, ecco... ed ora sono così piena di gioia che potrei morirne... -

- Tu sei il mare fecondo, di scure alghe intessuto... - mormorò Voldemort carezzando i capelli di lei.

La donna sorrise socchiudendo gli occhi.

- Io sono il fiume che ti cerca, e continua a cercarti. - e strinse il suo corpo contro quello dell' altra.

Lei sospirò...

- Tu sei il mare custode di rossi coralli e perle... - e baciava lentamente la bocca della sua sposa.

E l'altra era completamente abbandonata tra le braccia di lui.

- Io sono il fiume... che lento fluisce nel mare... - sussurrò l' uomo all' orecchio dell' altra, e come le onde si muoveva nel corpo di lei.

La donna cercò la bocca del mago... bruciante d'amore.

- Acqua noi siamo acqua, nati della stessa acqua, all' acqua insieme torniamo... -

- Voldemort... - sussurrò lei, ma a voce così bassa da essere inudibile, e lo fissava...

- Fiume e mare... la madre dalle grandi braccia che mi accoglie... - tornò a dire l' uomo mentre i suoi movimenti si facevano più ardenti, imperiosi.

E l'altra gemeva...

- Fiume e mare... il fiume genera il mare e in esso si perde... come io mi perdo tra le tue braccia, donna mortale. -

- Signore... -

I baci dell' uomo frattanto si facevano più dolci, carezzevoli... mentre lui sfiorava con le dita leggere il corpo di lei.

Piccole lacrime scivolavano dagli occhi di lei, rapita dalla tenerezza inattesa di quel momento.

- Io... le mie parole sono terminate, mia dolce sposa... almeno per qualche tempo. -

- Mio Voldemort, cosa ho fatto per essere prescelta tra tante? - sussurrò lei - Cosa ho fatto per meritare questa grazia? Perchè le ali della Morte hanno interrotto il loro volo per accogliermi? -

- A volte non ci sono perché... tu eri lì e splendevi... splendevi... -

- Non è vero... questo non è vero. Ero solo... uno strumento... tu credevi fossi una spia... e volevi sedurmi. -

- Non confondere il canto della ragione con quello dei sentimenti, mia sposa. -

- Non voglio confonderli... -

- Io volevo sedurre una spia... ma dal bagliore del suo animo sono stato sedotto. -

- Ed io che... stavo quasi per gettarmi da un balcone... se non avessi saputo che Loki era Voldemort... -

- Fortuna che stiamo nei sotterranei... - disse l' altro prendendo la mano di lei e baciandola - Giusto per evitare tentazioni, intendo. -

- Era che... Loki cominciava ad attrarmi... e non volevo tradire Voldemort... pur senza conoscerlo davvero. Sono sciocca, vero? -

- E' il genere di sciocchezza che mi fa bruciare per te... -

L'altra percorse le labbra di lui con la punta della lingua, e sorrise.

- Io brucio per te... brucia il mio corpo... brucia la mia mente... lo senti non è vero, come brucio? -

- E tu... mi senti? Anche io... brucio... -

- Sì... lo sento... -

- Le nostre gambe, le nostre braccia intrecciate... le nostre bocche... -

Lord Voldemort non disse nulla, ma tornò ad attirare a sé l' altra. E i suoi occhi per un istante brillarono di sangue.

La donna prese a mordicchiare con delicatezza la pelle delicata delle spalle del mago, e sorrideva.

- Vogliamo... -

- Cosa? - sussurrò lei, senza allontanarsi dalle sue spalle.

- Vogliamo tornare a mescolare la nostra acqua? - disse lui sorridendo appena.

- Si... non v'è bisogno di chiedermelo... - sussurrò lei - Ho sempre sete... sempre... -

- Facessimo solo quello di cui c' è bisogno... la nostra vita sarebbe assai triste. - disse l' altro scostando i capelli dal volto della donna.

- Davvero? - mormorò lei, dando mostra di non aver sentito, e prendendo a baciare piano il collo di lui...

- Ma ora... non voglio parlare... voglio solo la tua bocca. - disse l' uomo prendendo con delicatezza il volto di lei tra le mani. E prese a baciarla, baci dapprima a fior di labbra, poi più profondi, e voraci.

E l'altra si stringeva a lui... baciandolo... bruciando...

Le mani di Voldemort scivolarono lungo il corpo di lei... senza fermarsi...

- Sono la tua donna... dimmi che lo sono... dimmi che ti scorro nel sangue... -

- Tu sei il mio sangue... -

- Tua... tua... tua fino a bruciare nel tuo fuoco... - disse l'altra passando le mani sul viso di lui, con delicata intensità.

- Fuoco e acqua... mescolati insieme... magia... potere... -

E tornava a insinuarsi nel corpo della donna, con dolce violenza.

- Piano... piano... - sussurrò lei - Voglio che mi ami a lungo... -

- Come tu ordini... mia sposa... -

- Forse... non vuoi? - sussurrò lei, assecondando i movimenti del mago.

- Lo voglio... io lo voglio... - rispose l' altro in un gemito.

- Parlami... di te... -

- Di me... tu sai tutto di me... -

- Descrivimi le tue sensazioni... -

- Ciò che provo... quando mi sei vicina? Io... è luce è ombra... è... è tutto... -

- Cosa provi, ora? - sorrise lei, staccandosi un pò dall'uomo.

- Una parte di me... se ne sta andando... -

L'altra sorrise, tornando ad avvicinarsi, costringendo il mago a prenderla su di sè.

- Mia... tu sei mia... - sussurrò l' uomo carezzando le morbide curve dell' altra.

- Io ti do piacere... -

- Tu vuoi darmene... -

- Non lo vuoi? -

- Secondo te? - fece l' altro con un sogghigno, mentre la sua bocca scivolava verso il seno di lei.

- Questo piacere io... sto per raggiungerlo in tutta la sua... violenza... -

- Urla allora... urla per me... -

- E tu... per me... -

- Che le nostre urla si confondano nella notte... -

L'altra cercò le mani dell'uomo prima di essere scossa dall'incontrollato fremito del piacere... e gridò. E le urla di lui si unirono a quelle di lei, sfrenate, senza controllo.

L'altra scivolò al fianco del mago, ancora tremante... gli occhi socchiusi... in cerca di baci.

- Amami... amami sempre... -

- Ti amerò sempre... e... so di non poterti chiedere lo stesso, ma tu... non lasciarmi... mai... -

- Perché... perché credi non potere? -

- Intendo dire che tu non mi... -

- Ti ho già chiamata amore... - mormorò lui, triste - Credevi davvero... -

L'altra lo strinse - Eri stato tu a dirmi che... -

- Non sai che a volte io mento? Ma non... non sto mentendo adesso. -

- Allora... imploro il tuo perdono... e... - l'altra sorrise... di un sorriso di pura luce, e premé la bocca con violenza contro quella dell'altro...

- Non devi essere perdonata... solo... devi ascoltarmi. - disse lui con un sorriso.

- Ascoltarti? -

- Io ti amo... - sussurrò l' uomo dolcemente.

- Un brivido mi sale lungo la schiena... un piacere che non ho mai conosciuto... un amore che non ho mai conosciuto, finora... -

- Io ti amo. - ripetè l' altro sorridendo.

- Tu mi ami...- sussurrò lei - Tu mi ami. E la mia anima è finalmente in pace con sè stessa... -

- Non lo era... ancora? - disse lui carezzandole il viso.

- Non del tutto... - ammise l'altra - Adesso ho raggiunto la pienezza... -

E lui la strinse a sé, pieno di dolcezza.

- Tu mi stringi così... eppure sento che dovrei essere io a farlo, sai? -

- Stringimi, dunque... mio mare. -

E l'altra lo strinse con tenera forza, e sorrideva ancora.

- Adesso... sono davvero la tua sposa... -

 

- Sei venuto... Barthemius. -

- Sei nel mio regno, Silente... non c'è bisogno che tu mi dia il benvenuto. -

- Il tuo regno... - disse l' altro scrollando le spalle - E tu proteggi bene il tuo regno? -

- Lo proteggo... si, lo proteggo... - sibilò il ministro.

- Ed è per questo che porti una chiave falsa... nella tua tasca? -

- Falsa... -

- Falsa. - disse il vecchio annuendo appena.

- Che imbroglio è, Silente?! -

- Malfoy si è impossessato della chiave vera, e tu non te ne sei accorto. -

- Ma sono pronto a giurare che... che tu... -

- Io cosa? - domandò il mago giocherellando con la lunga barba.

- Avrai preso le tue precauzioni. -

- Le ho prese. -

- Bene! E dunque... -

- So dove si trovano i nostri nemici. -

- Dove? -

- In pieno deserto... io temo. -

- Nel deserto?! -

- Ci aspetta un lungo viaggio... -

- Sono pronto, Silente... -

- Non così in fretta... ho delle meringhe in forno... vorrei mangiarle prima di muovere le mie stanche ossa. -

 

- Severus... - mormorò Voldemort fissando il giovane - Volevo parlarti. -

- Si, Voldemort... -

- L' acqua di fuoco... hai fatto esperimenti al riguardo? -

- Non ho avuto molta possibilità di farlo, ma sembra che qui non funzioni esattamente a dovere, ed a sentire i paragoni fatti da Gwillion... è molto meno potente di quella immaginata da lei. -

- Sì... - disse l' uomo sospirando - Per me è lo stesso, volevo solo una tua conferma. -

- E' così, dunque. -

- E non possiamo farci nulla. -

- Non sarà un potere risolutivo, ma... è un grande potere comunque. E poi possiamo studiare i testi della piramide... -

- Non diciamo agli altri comunque... non ancora. In fin dei conti per quel che ne sappiamo i nostri poteri potrebbero sempre aumentare... anche se io non ci spero molto. -

- Fuori da qui... può essere. -

- Staremo a vedere. Staremo a vedere. -

 

EXTRA BONUS (il germe della follia inizia a insinuarsi in noi)

 

Voldemort: - Riunitevi miei mangiamorte... -

Victor: - E' successo qualcosa di grave? -

Voldemort: - Molto grave. -

Draco: - Siamo attaccati? -

Voldemort: - Non si tratta di questo. -

Evan (sgranando gli occhi, quasi saltando): - Attaccati? Dove, dove? -

Piton: - Cosa allora? -

Voldemort: - State per assistere a una... pubblica punizione. -

Andromaca: (sgranando gli occhi, con fare drammatico) - Chi... chi di noi ha potuto mancarti di rispetto? -

Voldemort: (annuendo gravemente) - Chi sì è consumato... nel dolore per me. -

Piton: (scotendo il capo) - Non capisco... tutti soffrivamo... -

Gwillion: - Sì... ma non al punto da saltare i pasti... -

Piton: - Ti riferisci alla tua dama, Signore? -

Voldemort (annuisce di nuovo... cupo in volto)

Andromaca: - Che ha fatto? -

Gwillion: - Stava per schiattare... -

Andromaca: - Ma come?! -

Voldemort (Sbuffando): - Consunzione da dolore! E' mezz' ora che sto a dirlo! -

Andromaca: (perplessa) - Punisci chi ti ama? -

Voldemort: - Sapete che io mantengo sempre le promesse... -

Piton: - Ehm... e questo che c'entra? -

Voldemort (diventa rosso... in volto, non negli occhi)

Piton: - Temo davvero, davvero di non capire... -

Evan: - Che strano colore... non è che ha una ricaduta? -

Andromaca: - Sicuro di star bene, mio Signore? -

Voldemort (quasi purpureo): - Io le ho detto... -

Draco: - Forse servirebbe del ghiaccio... -

Galatea: - (agita la bacchetta e su Voldemort si rovescia una tormenta di neve per qualche secondo) Ecco... -

Piton: - (scotendo la testa) - Cosa hai detto? -

Voldemort: (scrollandosi la neve di dosso) - Le ho detto che l' avrei pubblicamente sculacciata per la sua dissennatezza. -

Evan -...- (barcolla e cade a terra)

Draco: - Tisana contro il mal di testa... ne ho bisogno... -

Victor: - Prendine anche per me, grazie. -

Gwillion (si tira in disparte... trattenendo risatine soffocate)

Galatea: - Scusate, non capisco... perchè questa reazione? -

Victor: (sospiro)

Evan: -...-

Gwillion (ricomponendosi): - Che dire... è una situazione quantomeno insolita... -

Victor : (grosso sospiro)

Galatea : - Ah... ma non avete mai visto nessuno sculacciare qualcun altro? -

Andromaca : - Ma è così... necessario? -

Voldemort: - Una promessa è una promessa. Vieni avanti... Mariacarla. -

( Si apre la porta )

Mariacarla: - Eccomi... (si è fatta i codini, porta un cestino di quelli dove i bambini dell'asilo mettono la merendina, ed indossa solo un grembiulino da scolaretta molto corto) -

Voldemort: (sbatte le palpebre... una decina di volte)

Evan: -... - (sbavante)

Victor: (si avvicina ad Andromaca e le sussurra qualcosa)

Draco (urla... si è gettato la tisana sui piedi)

Andromaca: (da uno schiaffo a Victor)

Lucius : - (sgranando gli occhi ) Oh, mamma... -

Mariacarla: - Se devo essere sculacciata... mi sono abbigliata in tono... -

Voldemort: - Credo si sia notato. -

Victor: - Che diavolo ho detto di male?!?! -

Andromaca: - Victor... hai ammirato un po' troppo quel grembiulino... -

Mariacarla: - Ebbene... se devo subire l'umiliazione... eccomi, sono pronta ( depone il cestello a terra, e chinandosi si tiene il grembiulino troppo corto ). -

Victor: - E' un abito... un pezzo di stoffa... e volevo vederlo indosso a TE! -

Voldemort: (deglutisce)

Evan: (produzione di saliva a livello industriale...)

Narcissa: (battendo un piedino per terra...) - Giovani Malfoy... -

Lucius: - Scu... scusa, Narcy... -

Andromaca: - (da un bacetto a Victor ) Allora sta bene! -

Piton: - La situazione si fa... molto imbarazzante... -

Gwillion: (con sguardo vagamente indagatore) - Imbarazzante? Lieta che tu usi questo aggettivo... -

Mariacarla: - Allora, mio Signore... siediti così che io possa sistemarmi sulle tue ginocchia ed essere punita... -

Galatea: - Evan... smettila! Sembri un armadillo eccitato... se non la smetti... scordati il mio letto... -

Evan -...- (dopo qualche istante si riscuote... e in un impeto di disperazione si tappa gli occhi)

Narcissa: - E' meglio che nemmeno tu guardi, Draco... sono serissima.. -

Voldemort: (si guarda intorno... come perplesso)

Piton: - Si... per gli altri. Ovviamente io... vuoi che non guardi neanche io? -

Mariacarla: - Allora... io sto aspettando... devo sollevarmi il grembiulino? O sta bene così? -

Gwillion: - Credo tu sappia giudicare... cosa è più opportuno da solo. -

Voldemort: (in tono quieto) - La riunione è sciolta... potete andare, miei mangiamorte. -

Piton: - Bene... andiamocene... -

Mariacarla: - Eh, no! Io ora aspetto la mia punizione! -

Evan: (sbatte su una colonna cercando di muoversi a occhi chiusi)

Narcissa: (si blocca mentre stava per afferrare per la collottola figlio e fidanzato) - Sì va o no? -

Victor: - Io lo spero... -

Voldemort: - Intendo punirti... ma credo sia meglio in privato, mia sposa. -

Andromaca : - Fuori! Andiamo... -

( Galatea trascina via Evan, di peso... )

Lucius: - D'accordo Narcissa... andiamo... ( ma si volta indietro a guardare... ) -

Mariacarla: - Avevi detto pubblica punizione... -

Voldemort (avvicinandosi all' altra) - Sto per togliermi i vestiti... tu sei avvertita. -

( Mariacarla afferra il cestino e lo butta contro gli altri... )

Piton: - (Preso in pieno... ) Ahi! -

Mariacarla: - Fuori! Tutti fuori, subito... chi non esce rischia la pelle! -

( Lucius si mette a correre... )

Victor: - Direi che è proprio il caso di andare... -

Due secondi dopo... la sala è deserta.

 

 

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