“ Spegnete quella dannata radio! ” gridò alla fine,
e si tirò un cuscino sulla testa.
“ Non ho voglia di mangiare, e sto…sto studiando… ”
disse nervosamente a suo cugino che si era affacciato sulla porta, sperando che
non vedesse la copertina del libro che stringeva tra le dita. Il ragazzo inarcò
le sopracciglia e fece un sorriso scettico.
“ Zio, non ha fame. Studia… ” borbottò mentre
usciva, e poi aggiunse qualcosa che Maya non sentì, ma doveva essere una cosa
spiacevole.
“ Io odio le visite dei parenti…oh, odio tutta
questa ipocrisia! ” scivolò giù dal
letto con un movimento felino e accarezzò i quaderni che aveva poggiato sulla
scrivania, ne aperse uno dalla copertina fucsia e lesse qualche rigo scritto
fitto con una calligrafia piuttosto particolare. Poi lo scagliò contro la porta
“ Io me ne andrò da qui! Io diventerò ‘qualcuno’…metteranno il mio nome sui
libri…e poi…poi… ” si lasciò ricadere sul letto “…E poi sarò esattamente quello
che voglio essere…qualunque cosa sia! ” abbracciò il cuscino, abbandonandosi
all’idea di fughe meravigliose in perduti paradisi, all’idea di un amore da
romanzo…da quel genere di romanzo che tentava di scrivere da una vita; ma poi
lo sguardo le cadde sul quaderno aperto scompostamente ai piedi della porta, e
sospirò, nascondendo la testa nel guanciale, dicendosi che, alla fine, erano
tutte storie, le solite storie di sempre…le fantasie di una ragazza fallita su
tutti i fronti. Maya adorava discorrere con sé stessa: a dire il vero discorreva solo con sé
stessa; inevitabilmente i suoi ragionamenti finivano o con un eccessiva dose di
irrazionale speranza per un futuro che andava contro ogni logico buon senso, o
con un’ammissione assai deprimente della propria inettitudine. Aveva molte o
poche passioni, a seconda del momento, e a seconda di come la si guardasse, ma c’era
un punto fermo: un amore incrollabile per le letture capaci di trascinarla in
quel genere di mondi che sognava la notte, quando non era più Maya, la ragazza
incapace di vivere e ragionare come tutti…però c’era una cosa che condivideva
con molte persone: l’amore per Harry Potter!
Gettati sul suo letto davano bella mostra di sé tutti i libri del
piccolo mago, e le pagine spiegazzate rivelavano di essere state lette e
rilette fin quasi ad essere conosciute a memoria. Maya si ribellò alla
deprimente insoddisfazione che minacciava di rovinarle la serata ed aprì il
“Calice di Fuoco” soffermandosi sui passaggi che la divertivano di più…a dire
il vero c’era un personaggio in quei racconti che la stregava…Severus Piton. La
ragazza ridacchiò e si tuffò nella lettura, già pronta a veleggiare verso mondi
di magia…
Lontano dalla casa di Maya, molto lontano, c’era una
persona che stava rientrando dal lavoro: Dea aprì svogliatamente la porta di
casa e lasciò cadere su una sedia, distrattamente, la posta e i giornali.
Poggiò la sua borsa piena di scartoffie su un tavolo e chiamò la sua gatta. La
piccola e miagolante Cornelia balzò tra le braccia della sua padrona “ Corny, piccola, ti sono mancata eh? Hai
fame? Anche io ho fame…diamine, sono a pezzi! Perché la vita non gira mai come
vorremmo, eh? Tu lo sai? No…certo che no: tu sei una gatta! ” disse, carezzando
la sua pelliccia morbida. Entrò in cucina, dopo essersi tolta le scarpe ed
averle gettate all’aria, e afferrò una scatola di croccantini per felini, li
versò in una ciotola e ne assaggiò qualcuno indolentemente “ Non male…se non mi
aumentano lo stipendio finirà che faremo la pappa uguale! ” lasciò la ciotola
alla gatta affamata, e per sé prese un pacco di biscotti al cioccolato, si
sedette davanti alla tv, senza guardarla davvero, e si rilassò. Raccolse da un
basso tavolino uno dei libri di Harry Potter e cominciò a leggere. Dea aveva un
punto in comune con la lontana Maya, di cui non sospettava nemmeno l’esistenza,
l’amore bislacco per il professore di Pozioni, Severus Piton!
Tirsa non conosceva né Dea né Maya, era una
brillante studentessa con il massimo dei voti e prossima a conseguire una
Laurea che, per la difficoltà della materia, avrebbe causato problemi a molte
persone pronte a definirsi ‘intelligenti’. La sua era una mente matematica,
pronta a fare calcoli tra i più difficili, agile e scaltra. Tirsa era china sui
libri di studio, quando bussarono alla porta e sua madre, sorridendo, le portò
un vassoio con the e pasticcini “ Ti
va, tesoro? ”
Tirsa rispose al sorriso, e sua madre si sedette al
suo fianco, poggiando il vassoio sulla scrivania, mentre la porcellana della
tazza colma di the tintinnava toccandosi con la zuccheriera “ Dovresti fare una pausa. Hai studiato tutto
il pomeriggio. Davvero, ormai sei alla fine della corsa, puoi anche rallentare
un po’… ”
“ No, ne abbiamo già parlato. Voglio fare in fretta.
Ho fretta, capisci, fretta di prendere in mano il mio futuro. ”
“ Si. Però ricorda una cosa: tu hai diritto al tuo
tempo. Per favore, almeno stasera, chiudi i libri. Esci, o guarda la
televisione, o fai qualcosa… ”
Tirsa bevve il the a piccoli sorsi, gustandolo “ Va bene, allora per questa sera, ma solo
per stasera, mi concederò un po’ di pausa. ”
Sua madre lasciò la stanza, e la ragazza chiuse i
libri di studio, si spostò sul divano e aprì uno dei libri di Harry Potter,
alla ricerca delle scene migliori del suo personaggio favorito: Severus Piton.
Maya sorseggiò la cioccolata calda che aveva
preparato e si poggiò “Il Calice di Fuoco” sulle ginocchia, poi alzò la testa
…fisso la propria immagine riflessa nello specchio e fece una cosa che adorava
fare: immedesimarsi nei personaggi dei libri che leggeva “ Ora eseguirò un potente incantesimo… ” declamò con fare teatrale “ L’incantesimo per realizzare i miei
desideri! Così arriverò ad Hogwarts! ”
Dea addentò l’ultimo biscotto, e si alzò per
spegnere la tv, tenendo ancora in mano “Il Prigioniero di Azkaban”, guardò
Cornelia “ Tu credi che la magia
esista? Oh, già…tu sei una gatta, non potresti saperlo… ” ma gli occhi gialli
del felino scintillarono “ Che dici? Ci
provo? Allora…voglio materializzarmi ad Hogwarts…anzi no, lì non ci si può
materializzare…io voglio, voglio, voglio materializzarmi ad Hogsmeade! ”
Tirsa buttò la testa all’indietro, e cominciò a
fantasticare sul libro che aveva appena finito di rileggere “La Camera dei
Segreti”. La fiammella della candela profumata che teneva sempre accesa sulla
sua scrivania attirò la sua attenzione. Si concentrò sulle cose strabilianti
che aveva letto, e mormorò più a sé stessa che a qualcun altro
“ Chissà se queste cose possono esistere davvero…io
penso di no, sarebbe assurdo…ma sarebbe bello! Chissà…abracadabra! Abracadabra!
Voglio andare a vedere tutte le cose assurde e favolose di Hogwarts! ”
Lo
specchio mandò un bagliore accecante; gli occhi della gatta vibrarono di una
luce vagamente inquietante; e la fiamma della candela si ingrandì fino ad
avvolgere quasi tutta la stanza.
Tre ragazze ignare si trovarono catapultate
attraverso un turbine di luci e suoni molto lontano dalle loro dimore…verso
l’Inghilterra, verso…
“ Aaaargh! ”
gridò Maya, giusto un secondo prima di trovarsi appesa ai rami più bassi
di una quercia, mentre poco più in là Tirsa si sollevava da una pozza di fango,
e invocava l’aiuto del Cielo, e Dea si rimetteva a sedere, sputando polvere e
imprecando.
“ Cacchio! Tiratemi giù di qui! ” strillò Maya,
cercando di imitare Tarzan per non finire malamente a terra “ Avete sentito? Ehi? Siete sorde? Aiutooo!
”
“ Oh Cielo! ”
sbottò Tirsa “ Che ci fai lì?
Che ci faccio IO QUI! ”
“ Scusate, non mi sento bene; forse ho avuto un
incidente…non ricordo come sono arrivata qui…c’è stato un incidente, vero? Sono
uscita fuori strada? Mi hanno investita? C’è un medico? ”
“
Oh, un incidente? Ma io ero in camera mia…chi sei tu? Che posto è questo? ”
“ Porca vaccaaaa! Vedete macchine? Vedete dottori?
No! Guardate me! Ehi, penzolo da un albero, potreste ‘gentilmente’ aiutarmi a
scendere?! ”
Ma prima che potessero decidersi ad intervenire la
ragazza cascò a terra come un frutto maturo, e si sollevò esclamando qualcosa
di molto volgare.
“ Stai…bene? ” accennò timidamente Tirsa.
“ Certo! Ti pare che io stia male? Voglio dire…sono
solo caduta da un albero! Ero solo nella mia stanza a leggere Harry Potter e ho
immaginato di fare uno sciocco incantesimo…e mi ritrovo chissà dove…oh, si
certo! Sto alla grande! ”
“ Aspetta un attimo! Un…incantesimo? Hai detto…un
incantesimo? ” strillò Dea.
“ Si, sai quelle cose che fanno i maghi…Harry
Potter…ma che sto dicendo…è assurdo! ”
“ Harry Potter?! Incantesimi?! ” mugugnò Tirsa.
“ Ok, vi giuro…non mi sono drogata, sono nel pieno
possesso delle mie facoltà mentali. Ma ero proprio in camera mia…e ora sono
qui. Dove sarebbe ‘qui’ poi…che ne so! Avete un cellulare? Per telefonare a casa…
”
“ No! Stavo leggendo Harry Potter anche io! Ho
provato a fare un incantesimo anche io! E…non avrà funzionato? ” disse Dea,
eccitata.
“ Non è possibile… ” Tirsa era pallida “ Anche io…il mago…l’incantesimo… ”
“ Santissimo Cielo! ” sibilò Maya “ Non mi starete
dicendo che…sciocchezze! Che scherzo è questo? ”
“ Non è uno scherzo…ma, non capite? La
magia…funziona davvero! ”
“ E’… ” Maya
stava per dire ‘assurdo’, ma si girò per guardarsi intorno, e vide, in
lontananza, la sagoma gigantesca di un castello… “ E’…Hogwarts! ”
Tirsa e Dea si voltarono all’unisono verso
l’imponente maniero ed ebbero differenti reazioni, Tirsa si premette una mano
sulla bocca, strabuzzando gli occhi; Dea avanzò in direzione del castello,
prima piano, poi di corsa.
“ Aspetta tu! ” gridò Maya “ Aspetta…non è
umanamente possibile! Si tratta di un sogno…questo è un sogno, un sogno
stupendo! ”
“ Ragazze, non mi sento bene. Per favore, chiamate
qualcuno… ” Tirsa si lasciò cadere sul
terreno, e fissò con occhi vacui il panorama e le due persone che aveva
davanti “…Se è uno scherzo, vi prego,
ditemelo subito! ”
“ Non penso proprio che sia uno scherzo…no. Io credo
che, se tutte e tre stavamo provando a fare una magia, qualche cosa ha
funzionato…è strano, ma io ci credo nella magia! Sono esattamente dove volevo
essere…che incantesimi avete provato a recitare? ” mormorò, eccitata, Dea.
“ Io ho detto che volevo fare un potente incantesimo
per realizzare i miei desideri…e, beh, vi sembrerà sciocco, io ho sempre
desiderato un mondo incantato e imprevedibile come…come questo… ” e Maya additò
il castello.
“ Ma io volevo solo scherzare…cioè, mi piacerebbe se
queste cose esistessero, ma…non è possibile. Io non credo negli incantesimi.
” sussurrò Tirsa.
“ Però sei qui! ” esclamò Dea “ Questo dovrebbe cambiare radicalmente le
tue percezioni! Insomma, è impossibile, ma ci siamo! Ci siamo! ”
“ Inutile lambiccarsi il cervello! Siamo qui, anche
se forse è un sogno. E se fosse un sogno…scusate, ma sono ad Hogwarts e non ci
tengo a trascorrere le poche ore concessemi dalla notte (ammesso di non essere
svegliata prima) con voi, senza andare a dare un’occhiata in giro, io vado…
” e Maya spiccò la corsa verso il
maniero, ridendo e saltellando come una bambina impazzita per un gioco che
desiderava da tanto. Dea la seguì, e Tirsa, incapace di restare da sola tra gli
alberi, quasi al buio, suo malgrado, le raggiunse.
Il castello era una visione da mozzare il fiato. Si
ergeva, maestoso, a dominare il panorama; alle innumerevoli finestre brillavano
delle luci che si riflettevano sulla superficie scintillante del lago.
Improvvisamente, Maya si fermò. Tirsa e Dea la
guardarono. La ragazza si morse un labbro, e abbassò lo sguardo.
“ Sapete…improvvisamente ho paura…sento un grosso
peso sullo stomaco. E’ come se avessi un appuntamento con il destino…e ho
paura. Ho paura che sia un sogno, ma ho anche paura che questo, tutto questo,
possa essere reale. ”
“ Uhm…già. Però…sentite, io ho sempre sognato
qualcosa del genere, vi prego, andiamo! ” mormorò Dea “ Qualunque cosa sia
davvero, non voglio perdere questa occasione. ”
“ Sentite…ma voi credete che siamo davvero qui?
Cioè…siamo finite in un libro? O è un’altra dimensione, o in Inghilterra questo
posto esiste davvero? ” chiese Tirsa.
“ Non lo so. Ok, scusatemi! Ho avuto un
comprensibile attacco di panico, ma…tu hai ragione! Dobbiamo proprio andare lì!
” esclamò Maya, indicando prima Dea e poi il castello “ Ma secondo voi, siamo delle streghe? Perché…ecco…nella mia vita
mi sono capitati tanti fatti stravaganti, ed io pensavo di essere semplicemente
un po’ sensitiva, un po’ medium…ma… sappiamo fare davvero magie? Siamo streghe?
”
“ Io penso di si! E’ una situazione talmente assurda
che…beh, inutile che ci pensiamo, tanto non risolveremmo niente. Invece di
restare qui a riflettere, andiamo al castello, vediamo che succede. Smettiamola
di ragionare come faremmo nella vita di sempre. Da adesso siamo ‘quasi’ streghe
in visita ad Hogwarts, comportiamoci di conseguenza, e non voglio più sentire
parole come ‘impossibile’, ‘incredibile’, ‘assurdo’.” Dea sorrise, e riprese a
camminare, ma un gridolino soffocato di Maya la fece sobbalzare.
“ Non ci siamo neppure presentate! Piacere, io mi
chiamo Maya… ”
“ Piacere, Tirsa! ”
“ E io sono Dea! ”
“ Scusate, Tirsa, Dea…posso chiedervi una cosa?
Siete italiane come me, no? Beh, stiamo parlando italiano, almeno. Ma come è il
vostro inglese…perché tra poco… ”
“ Oh! Mediocre direi… ”
“ Ci penso io! ” esclamò Tirsa “ Ho dato tre giorni
fa un esame di inglese! Sono preparatissima! ”
“ Uff…è un sollievo, perché io non so fino a che
punto…beh, andiamo, non perdiamo più tempo. ”
Maya precedette le sue compagne d’avventura lungo la strada,
inerpicandosi lungo il sentiero impervio.
Le tre ragazze camminarono fino a quando non
sentirono le gambe indolenzite, poi la vicinanza del castello, e la visione a
poca distanza di una casetta di pietra al limitare della Foresta le colmarono
di nuova energia.
Tirsa, Dea e Maya si guardarono negli occhi, e si
avventarono sulla porta di legno della casa, bussando all’impazzata.
“ Hagrid, apri! Apriiiii! ”
“ Signor Hagrid, ci apra subito, per favore! ”
“ Hagrid! Hagrid! ”
Prima l’abbaiare di un cane, e poi un mormorio basso
le invogliarono a battere ancora più forte sulla porta.
“ Ehi! Chi va là? La volete buttare giù sta porta?
Arrivo! ” tuonò un vocione
dall’interno.
“ Cavolo! Arriva davvero! ”
“ Ragazze, avete sentito? Ha detto -Ehi! Chi va là?
La volete buttare giù sta porta? Arrivo!-
ha detto così, no? ”
“ Si…abbiamo sentito. ”
“ Ma…parla la nostra lingua! Deve essere l’effetto
della magia! ”
Prima che potessero rifletterci oltre la porta si
aprì, e un omone gigantesco si parò tra loro tre e l’ingresso della casa. Tutte
sapevano che l’aspetto di Hagrid non doveva indurre in errore; per quanto
avesse qualcosa di mostruoso…era una delle persone più gentili e comprensive
che fossero descritte nei romanzi di Harry Potter.
“ E voi chi siete? ” disse l’omone strabuzzando gli occhi, mentre il suo grosso cane
usciva fuori e annusava le straniere.
“ Thor! ”
strillò Maya, e accarezzò il grosso cane, che rispose leccandole la
faccia.
“ Che ne sapete che lui è Thor?! ” chiese Hagrid,
ancora più confuso.
“ Noi siamo streghe! ”
“ Siamo finite qui non so come…a proposito Harry è a
scuola? C’è ancora? A che anno è? ”
“ Dobbiamo vedere Silente, dobbiamo entrare ad
Hogwarts! ”
“ Hagrid, noi sappiamo tutto di te, devi aiutarci! ”
Improvvisamente a Maya venne in mente una cosa, e si
domandò come avesse fatto a non pensarci prima
“ Severus Piton insegna pozioni? E’ qui? ”
Tirsa e Dea si girarono verso la ragazza, a bocca
aperta…Piton, ma certo! Lui c’era? Il loro idolo, il personaggio che le aveva
fatte sognare era lì?
Hagrid era confuso, fissò le ragazze e si chiese
cosa dovesse fare “ Piton? Ma certo! Lo conoscete? E Harry…che volete da Harry?
Silente vi aspetta? ”
“ No, non ci aspetta…ma…Hagrid, Silente è un
grand’uomo, no? Ci vorrà ricevere subito se tu glielo chiedi! Ti prego…siamo
perdute se non ci aiuti! ”
L’omone richiuse la porta della sua dimora e si
avviò verso il castello, suscitando i versi di gratitudine delle tre
ragazze “ Vabbè…andiamo. ” mormorò.
Hagrid camminava davanti, con Thor che lo seguiva
dappresso, e Dea, Maya e Tirsa erano rimaste un po’ indietro, per confabulare,
e decidere cosa avrebbero raccontato una volta davanti al Preside di
Hogwarts.
“ Anche se supponiamo di essere streghe, noi…non
sappiamo se lo siamo davvero! Silente non ci crederà…che possiamo dirgli?
” chiese Tirsa, preoccupata.
“ La verità, suppongo. ” disse Dea.
“ La verità non basta, ragazze! Eh,no! Dobbiamo
fargli capire che siamo ‘importanti’…che non può buttarci fuori se non ci
crede…ho un’idea: con tutta la conoscenza delle storie di Harry Potter che
abbiamo, possiamo dimostrargli di sapere cose che altri non sanno,
costringendolo a credere che noi siamo davvero ‘importanti’ per lui…per tutti
qui! ” disse Maya.
“ Uhm…non credo di aver compreso, non perfettamente.
”
“ Senti…noi possiamo ragionevolmente essere
considerate come le custodi di molti dei segreti di Hogwarts, di Potter, di
Silente…di Voldemort. E poi, con tutto il nostro bagaglio di conoscenze, e
questa è la cosa più importante, noi siamo in grado di fare ragionevoli
previsioni per il futuro, no? ”
“ Adesso sì che ragioniamo! Se riusciremo a fargli
capire tutto questo saremo a cavallo! ”
“ Esattamente! ” Maya aveva un tono da cospiratrice.
Tirsa che stava ascoltando le due ragazze
sospirò “ Dobbiamo trovare il modo di
farci rimandare indietro! A casa saranno tutti in pensiero… ”
“ No! ”
proruppe Maya.
“ Beh, per adesso ci siamo, poi…se Silente troverà
il modo, chi vorrà tornare tornerà, e chi vorrà restare…sperando che sia tutto
vero! ” Dea mediò la posizione tra Maya
e Tirsa.
“ Sentite…cosa di queste storie vi piace di più? ”
“
Piton! ”
“
Severus Piton! ”
“ Si anche a me! Non è strano? Voglio dire…siamo qui
accomunate dalla stessa passione, dallo stesso amore…è come un segno! E’ come
uno di quei cartoni giapponesi dove le solite tre ragazze scoprono di possedere
poteri fuori dal comune, e raggiungono l’accesso ad un altro mondo. ”
“ io credo che le cose non accadano mai per caso.
C’è un motivo per cui siamo qui…anche se non so quale sia, non ancora… ” sentenziò Maya.
“ E se fosse…se dovessimo…insomma, possiamo provare
a far cedere Piton alle nostre lusinghe, no? ”
ridacchiò Dea.
“ O forse…abbiamo uno scopo più elevato…salvare
Hogwarts, salvare Potter, salvare il mondo! ” sussurrò Tirsa.
“ …O forse lo scopriremo tra poco: ci siamo! ” Maya indicò l’enorme portone d’ingresso, e
sospirò, cercando di ricacciare l’ ansia che minacciava di farla impazzire.
Hagrid introdusse le ragazze in una sorta di
anticamera. E chiese di aspettare lì. Maya si aggirò per la stanza, per
imprimere ogni minimo dettaglio nella sua mente…era commossa! Non lo avrebbe
ammesso…non avrebbe detto di essere talmente tanto felice da potersi mettere a
piangere, ma dentro di sé permetteva alla tempesta di infuriare…e non riusciva
neanche più a ragionare lucidamente…e non che le altre due ragazze fossero in
condizioni differenti: erano decisamente su di giri! Maya le guardò di
sottecchi, chi erano? Non le conosceva…non sapeva niente di loro…e loro, per
fortuna, non sapevano niente di lei. Sospirò. Era avvenuta una svolta fiabesca
nella sua vita? No…era un sogno, però, se era un sogno, doveva assolutamente
permettere a sé stessa di viverlo come se fosse la realtà, come se non dovesse
finire. E tra poco…tra poco avrebbe visto ‘lui’! Lui…come se lo era sempre
immaginato. La prospettiva era sia estremamente allettante che estremamente
inquietante…
Hagrid rientrò nella sala, con gli occhi scuri che
scintillavano calorosamente.
“ Silente sta per scendere a cena. Potete unirvi a
noi…se avete fame. Poi parlerete di tutto. ”
“ Oh Cielo! ” bofonchiò Tirsa “ E’…è… ”
“ Delizioso! Muoio di fame! ” disse Dea, sorridendo
ad Hagrid.
“ Io…non so se ho fame… ” Maya sentì la sua voce, come se provenisse da qualche altra
parte. Tirsa e Dea la guardarono interrogativamente. Oh, pensò Maya, adesso
sono davanti ai miei sogni…e se i miei sogni non fossero all’altezza delle mia
aspettative…se li perdessi…se perdessi anche quelli…un brivido le corse lungo
la schiena, e lei si riscosse “ No,
scherzavo! Certo che ho tanta fame! ” si produsse in un sorriso curioso, che
strappò alle altre due ragazze uno sguardo carico di interrogativi, ma alzò le
spalle e si affiancò ad Hagrid, come se niente fosse.
Quattro lunghissime tavolate ospitavano gli studenti
di Hogwarts, e più oltre c’era il tavolo degli insegnanti, ancora vuoto.
“ Mi vergogno un po’… ” ridacchiò Dea “ io ho
superato da un bel pezzo l’età scolastica! ”
“ Anche io, beh…sono all’Università! ” disse
Tirsa “ Ma sono alla fine. Chissà che
pensano questi ragazzi vedendoci… ”
“ Già…che pensano…siamo evidentemente più grandi di
loro! Che facciamo, ci sediamo ai loro tavoli, o…dove? ”
La risposta venne da Hagrid, che indicò il tavolo
dei professori.
“ Wow! ”
fece Dea “ Perfetto! ”
Tirsa e Dea restarono a guardare la tavola per
qualche istante, e cercarono di ricordarsi, secondo le narrazioni dei libri di
Harry Potter, quale fosse il posto di Severus Piton e poi si andarono a sedere in zona. Maya sospirò, e si sedette in
un posto qualsiasi.
“ Vieni qui! ”
disse Tirsa, chiedendosi se ci fosse qualcosa che non andava in quella
ragazza.
“ No, sto bene qui, grazie. Da qui posso guardare
meglio. ” disse gentilmente Maya.
Dea si soffermò un secondo a pensare a quella
ragazza: era strano…all’inizio le aveva fatto un’impressione totalmente diversa
da quella che le faceva adesso, mentre restava seduta in disparte, guardando di
sottecchi i tavoli degli studenti, alzando lo sguardo al soffitto incantato,
che rifletteva il cielo, con estatica reverenza, come se avesse paura di
potersi perdere una singola particella di quella visione. Dea sospirò. Anche
lei era in estasi: come poteva essere altrimenti? Era tutto perfetto. Molto più
che perfetto…ma aveva chiesto a sé stessa di accettare tutto, senza pensarci
troppo. Ed ora prendeva tutto come se fosse normale, aspettando il momento in
cui, oltre che al panorama, avrebbe visto quello che le interessava davvero.
Tirsa era insolitamente agitata, esattamente come se
si fosse trovata davanti ad una equazione di non facile risoluzione, e quando
ad uno ad uno entrarono i professori, fu come se stessero vedendo qualcuno che
avevano sempre conosciuto.
Erano davvero…strani! Erano maghi e streghe che
insegnavano ad Hogwarts, ed il loro aspetto era esattamente quello che ci si
sarebbe aspettato, quello descritto nei libri…
Dea sussultava, riconoscendoli uno ad uno: la
professoressa McGrannit, Vitious, la Sprite, Vector, Sinistra, persino la
Cooman che doveva essere uscita dalle sue stanze in via del tutto eccezionale,
e…Silente! Silente era un vero spettacolo! Tirsa tirò la manica di Dea e le
mormorò all’orecchio qualcosa su Silente, e poi sul fatto che anche Maya dovesse
essere eccitata quanto loro, anche se restava calma e nascondeva l’agitazione.
“ Un momento! ” sussurrò Dea “ LUI dov’è? ”
“ Non lo so! ”
Tirsa si guardò intorno “ In
compenso chi sono quelli? ”
Dea contemplò i due maghi che erano entrati insieme,
e che stavano chiacchierando familiarmente.
“ Non dovrebbero essere qui! ”
“ …No! Sono proprio…loro? ”
“ Eh, credo di si! Evidentemente siamo ad un punto
della storia in cui è successo qualcosa che non conosciamo, per cui possono
farsi vedere liberamente da queste parti… ”
Tirsa aprì la bocca e la richiuse, troppo presa
dall’osservazione, per poter dire altro.
I due si avvicinarono al tavolo, e, separandosi, uno
si andò a sedere alla sinistra di Maya, e l’altro al fianco di Dea.
“ Buonasera. ”
disse il mago con i capelli castani striati d’argento, e sorrise
familiarmente a Tirsa e a Dea. Si sedette e cercò di fare conversazione,
educatamente.
“ Non credo che ci conosciamo. Mi chiamo Lupin,
Remus Lupin. ”
“ Professor R.J.Lupin? Insegna ancora Difesa Contro
le Arti Oscure?! ” si lasciò scappare Dea.
L’uomo la guardò
“ Allora devo rimangiarmi quello che ho detto! Voi conoscete me. Io non
conosco voi! Si, insegno di nuovo…ma, sono così famoso? ”
“ Mi scusi! ”
biascicò Dea, ed il mago sorrise
“ Si, la conosciamo. La mia amica si chiama Tirsa, io sono Dea. Siamo…in
visita. ”
“ Onorato di fare la vostra conoscenza, signore! E
la ragazza seduta lì…è con voi? ”
Tirsa seguì lo sguardo di Lupin fino a Maya “ Si, si chiama Maya. Mi scusi, quello
seduto accanto a lei è Sirius Black? Come mai è libero di stare qui? Voglio
dire, non avrete catturato Peter Minus? ”
Remus
rischiò di strangolarsi con un
sorso di vino, e spalancò gli occhi “
Ma cosa… ” disse, mentre Dea affibbiava
una gomitata all’amica.
Poco distante Maya teneva ostinatamente gli occhi
fissi sul tavolo.
“ Puoi passarmi quel piatto di pasticcio di carne? ”
Maya non sentì, e quando qualcuno le batté una mano
sulla spalla, sussultò.
“ Ho detto, mi puoi passare quel piatto, per favore?
”
Alzò finalmente gli occhi sul mago che si era seduto
lì accanto. Aveva una faccia impertinente, due occhi intensamente blu, e lunghi
e lisci capelli neri. …Lunghi capelli neri come Piton, pensò Maya, ma non è
lui. Sembrerebbe…guardò verso le sue amiche e vide Lupin, si rigirò verso
l’uomo che le stava vicino e comprese.
“ Capisci quello che dico? ” c’era una nota di preoccupazione nella voce
di Black?
“ Ehm…si. Cosa ha detto? ”
“ Oh, meno male! Vedi, quel piatto, se non ti
dispiace, puoi passarmelo? ”
“ Ma certo! ”
Maya allungò una mano e porse il pasticcio di carne al mago che era
stato il più ricercato criminale del mondo magico.
“ E tu? ”
La ragazza lo guardò interrogativamente.
“ Tu non mangi? ”
“ Ma si…si…”
“ Cominciavo a preoccuparmi! Non ti conosco, sei
un’insegnante? ”
Maya
arrossì ed abbassò la testa, mentre si versava del succo di zucca ghiacciato.
“
No, io non insegno… ”
“
Sei una parente di qualche studente? ”
“
No… ”
“
E…posso sapere che ci fai qui? ”
Maya cercò una risposta adeguata; Black sembrava
gentile, ma lei non aveva voglia di discorrere: non sapeva che dire, e… se
avesse detto la verità…non è che lui avrebbe gridato che doveva andarsene? Tanto di lì a poco avrebbero dovuto dirlo a
Silente…a Silente che, era forse un’impressione, guardava sorridente in quella
direzione.
“ Sono una fan di Harry Potter, signor Black, o
meglio, una fan del suo odiato Severus Piton. Non so né perché né come sono
finita qui, né come e quando me ne andrò. E lei, non dovrebbe nascondersi? Non
c’è più pericolo che finisca ad Azkaban? O i Dissennatori hanno già lasciato
quel posto per correre da Voldemort? ”
Maya alzò i suoi occhi blu cangianti sul viso
sorpreso dell’uomo che aveva vicino.
Il mago gettò la testa all’indietro e rise di gusto.
“ Non ci ho capito niente! Ma mi hai davvero
sorpreso! Si, i Dissennatori hanno lasciato Azkaban…e evidentemente adesso
nessuno mi considera più un pericolo! E, ti prego, dammi del tu, chiamami
Sirius. ”
La ragazza sorrise, per la prima volta, e sorseggiò
il succo di zucca “ E’ buono! ” disse “ Non ne avevo mai bevuto prima… ”
“ Mai bevuto succo di zucca? Ma dove sei vissuta? ”
Lupin era proteso verso Tirsa e Dea, a bocca sempre
più aperta. Quando le due ragazze smisero di parlare lui le guardò,
incredulo.Poi si fece tremendamente serio.
“ Davvero una storia incredibile! E così…io, noi,
saremmo personaggi di un libro? ”
“ Si, nel nostro mondo. Ma…noi non sappiamo in che
relazione siano i nostri due mondi… ”
“ In pratica mi state dicendo che sono declassato da
essere umano, a personaggio di romanzo? ”
“ No! ”
sbottò Dea “ Per quanto ne
sappiamo a questo punto…potrebbe essere che i nostri mondi siano paralleli, o
forse…possiamo fare milioni di ipotesi, se ne rende conto? ”
Remus mise un gomito sul tavolo, e poi poggiò il
mento sulla mano, pensieroso.
“ Lo avete detto a Silente? ”
“ Dobbiamo parlargli dopo cena. ”
“ Signor Lupin, due domande… ” disse Tirsa “…primo: come potremo tornare a
casa, conosce qualche magia apposita? Secondo: dove si trova in questo momento
Severus Piton? ”
“ Per la prima domanda non ho una risposta. Per la
seconda…eccolo lì! ” e indicò una sagoma scura che si avvicinava a passo di
marcia, lasciando dondolare il lungo mantello nero.
Tirsa e Dea si alzarono di scatto, guardando Piton…
“ Quanto è… ”
“ E’ sexy! ”
sospirò Tirsa, e Remus storse il naso.
Severus Piton era più arrabbiato del solito quella
sera: aveva trovato alcuni ingredienti in meno nella propria dispensa per le
pozioni, ed era pronto a scommettere tutto ciò che possedeva, di sapere chi
fosse, o meglio, chi fossero i ladri. Attraversò la sala come un grosso
pipistrello nero, suscitando qualche commento tra i ragazzi seduti, e si fermò
a pochi metri dal tavolo dei professori. Accanto al suo posto c’erano due facce
nuove…Piton indietreggiò…lo guardavano, ridacchiavano maliziosamente. Severus
avvertì un brivido lungo la schiena e decise che avrebbe cambiato posto;
percorse la tavolata con lo sguardo ed individuò un posto libero. Anche se era
vicino a Sirius Black…beh, si disse, per questa sera farò un’eccezione e mi
siederò a meno di cinque metri di distanza da lui.
Dea e Tirsa storsero la bocca in una smorfia di
insoddisfazione…Piton si era seduto esattamente vicino a Maya…là dove non
avrebbe dovuto, e, per giunta, sembrava che la ragazza non se ne fosse nemmeno
accorta.
“ Certe fortune capitano sempre a chi non le merita!
” sussurrò Tirsa, contrariata.
Sirius Black versò un altro bicchiere di succo di
zucca a Maya “ E’ una storia
eccezionale! Ti prego, raccontamela ancora una volta! Certo, è anche molto
inquietante…ma tu racconta! ”
“ Non di nuovo, ti prego…domani, magari. Se domani
sarò ancora qui. ”
“ Oh, si! Scommettici! Lo dirò io a Silente: Maya
deve restare ad Hogwarts! ”
“ …Perché? ”
“ Perché?! Perché è talmente strano che ci sia
qualcuno che conosce il mio passato talmente bene da fare concorrenza a me
stesso…e che potrebbe prevedere il mio futuro…che c’è nel mio futuro? ”
“ Seppure ne avessi idea, non te lo direi. ”
“ Ah, fai la sostenuta? ” ridacchiò Black “ Vuoi
fare la preziosa, neanche tu fossi un diamante da mille carati! ”
Maya sorrise. E’ strano, si disse, essere qui, e
ridere…ridere come se conoscessi questa persona davvero, e da molto tempo.
Questo non mi sembra più l’uomo che è fuggito da Azkaban, il ragazzo accusato ingiustamente, colui che
era pronto ad uccidere, ma…è come era prima di scontrarsi con il carico di
dolore e disperazione portato da Voldemort…non è faticoso immaginare che fosse
tanto allegro anche con James, Remus, e Peter.
Sirius
guardò oltre la spalla della ragazza e ridacchiò, maliziosamente “ Come hai detto, prima? Una...fan? ”
“ Eh? ” Maya non colse
l’ammiccamento negli occhi di Black.
“ Abbiamo visite! Come mai questo vecchio e ‘buon’
amico si degna di venirsi a sedere proprio qui? Ha forse annusato l’odore della
celebrità? ”
“ Non penso proprio di aver capito a cosa tu ti
riferisca. ” una voce glaciale suonò
alle spalle di Maya, e la ragazza esitò a voltarsi.
“ Come avrai notato, ci sono due ragazzine piuttosto
sgradevoli lì sedute…al mio posto. Altrimenti non sarei certo qui…ma tu vedi
altri posti liberi? ”
“ Ragazzine? Suvvia Severus! Donne! E belle, anche!
Non vedi Remus? E’ un po’ che è tutto preso dalla conversazione! ”
“ Si, immagino. Sai, vorrei vedere se gli
spuntassero coda ed orecchie…quelle due ‘ragazzine’ sarebbero ancora lì? ”
Maya non si era ancora voltata, ed aveva colto,
improvvisamente, il bagliore gelido negli occhi di Sirius.
“ Ma Severus, non dovresti essere scortese. Qui c’è
un’amica di quelle signore… ”
“ Ah, si? ” chiese Piton, sedendosi “ Buonasera. E’ un vero piacere…che c’è per
cena? Ah…pasticcio di carne, non è che io ne vada matto… ”
“ Scusalo. Il ‘nostro’ Severus non conosce le buone
maniere. Non sempre almeno. ”
Maya trovò la forza di voltarsi e di guardare in
faccia l’uomo che la aveva portata sin lì. Quella creatura che, credeva,
potesse vivere solo sulla carta, e nella sua fantasia…e che adesso, invece, si
trovava al suo fianco, con tutta la sua sgradevole saccenteria.
“ Buonasera… ”
disse flebilmente, ma Piton non si degnò di guardarla. E lei abbassò di
nuovo la testa, fissandolo con la coda dell’occhio, appagandosi solo con la sua
vicinanza.
Dea e Tirsa stavano strizzando tra le mani dei
poveri, malcapitati, tovaglioli, in un attacco di gelosia isterica.
“ La vostra amica non è una ‘fan’ di Severus? ”
chiese con tono garbato Lupin, distraendole dal tormentare i tovaglioli.
“ A suo dire…si, non sembra, vero? ” disse Tirsa.
“ Dice di esserlo, ma io la ho trovata un po’ strana
sin dall’inizio: ha un modo curioso di comportarsi. All’inizio sembrava
straboccare di energie, poi…tutto un tratto sembra una bambina troppo timida,
spaesata, fuori luogo per trovarsi ovunque. ”
“ Davvero? ” Remus inclinò la testa “ Sapete…mi ha ricordato un po’ me stesso,
voglio dire, con il suo atteggiamento. ”
Dea e Tirsa lo guardarono, senza capire.
“ A voi non è mai capitato di sentirvi straniere in
terra straniera? Anche a casa vostra…circondate da persone che dovrebbero
esservi simili, non avete mai avuto l’impressione di essere diverse? Come se
aveste sempre qualcosa in meno, ed anche qualcosa in più che segna una
differenza insormontabile tra sé stessi e gli altri? ”
“ Veramente non saprei… ” disse Tirsa “ Ma si, è
probabile di si: credo capiti a tutti prima o poi. E’una cosa assolutamente
normale. ”
“ E non bisogna mai lasciare che sia lo sconforto a
prenderci. Andiamo…Remus, tu parli così per ovvi motivi…ma lei, no. ”
“ Perché sono un Lupo Mannaro, dici? No, io non
credo che sia solo questo. Ma, naturalmente potresti avere ragione. ” Lupin chinò la testa, con aria grave.
Improvvisamente Maya si riscosse: possibile che si
facesse inibire dalla timidezza proprio adesso? Proprio nel momento in cui si
trovava a vivere una situazione che non si sarebbe mai più ripetuta:era finita
nel bel mezzo di un’avventura di Harry Potter! Che diavolo…e se poi avesse
fatto la figura dell’idiota, beh, pazienza, tanto nessuno la
conosceva…lentamente sentì tornare la fiducia in sé stessa. Black la guardò con
curiosità “ Noto un piccolo cambiamento… ” disse “ Una nuova sorpresa per
questa sera? ”
“ No, figurati. E’ che mi sento rizzare i
capelli…quando sono troppo vicina ad un maleducato… ” disse alzando la voce, e voltandosi verso Piton, bruscamente.
Il professore si lasciò scivolare un pezzo di carne
dalla forchetta, e si voltò, inarcando un sopracciglio.
“ Prego? ”
“ Ho detto che mi si rizzano i capelli in testa,
quando finisco vicina ad un maleducato.E’ sordo? ”
Piton stava cambiando colore. Lupin, dall’altra
parte del tavolo, si grattò il mento e fissò la faccia divertita di Sirius “ Però…è coraggiosa, sta facendo arrabbiare
Severus, fossi in lei ci penserei due volte. Ma lui non le piaceva? ”
“ Ecco perché dicevamo che era strana… ” mugugnò
Dea.
“ Temo di non capire. ” disse gelidamente Piton.
“ Mi spiace. Ma stia certo che so riconoscere un
signore da un villano, quando me li trovo davanti. ” Oddio…che sto dicendo? Pensò Dea…possibile che, ancora una volta,
in presenza di una persona che mi piace, io non trovi di meglio che insultarla?
“ Ed io so riconoscere una signora… ” Piton la squadrò “ Ed ora non vedo nessuna signora. A proposito: che ci fa una
ragazzina stupida e saccente a questa tavola? Non dovresti tornare con gli
altri studenti? ”
“ Severus…non dovresti esagerare, razza di stupido!
” sibilò Black.
“ So difendermi da sola! ” scandì Maya, con un cenno
imperioso “ Maleducato, villano,
cafone…qualche altra cosa? ”
“ Uff…Hogwarts è davvero in crisi se Silente si può
permettere di ospitare gente simile… ”
“ Ah, certo, dimenticavo! Lei non aspira al posto di
preside? Gongolava come un lattante davanti ad un dolciume, qualche anno fa,
quando Draco Malfoy le suggerì che suo padre poteva mettere una buona parola
per farla eleggere preside. Non è successo al tempo dell’apertura della Camera
dei Segreti…quando Silente è stato allontanato? ”
Sirius Black cercò di girarsi dall’altra parte per
non scoppiare in una grossa risata.
Piton si raddrizzò sulla sedia…inarcando le
sopracciglia più di quanto Maya credesse fosse possibile fare.
“ Cosa? Che ne sa…voglio dire, è un’informazione
assolutamente imprecisa. ”
“ Non cerchi di spaventarmi con quell’espressione:
sembra solo un grosso idiota. Scommetto che si tratta della stessa faccia da
idiota di quando Moody, pardon, Barthy Crouch con l’aspetto di Moody, la
pizzicò sulle scale,e lei era convinto che fosse stato Potter a servirsi dalla
sua dispensa di schifezze per pozioni… ”
Piton scattò in piedi, poi, recuperando
faticosamente la calma si sedette…ma sembrava che sulla sedia qualcuno avesse
sistemato dei carboni ardenti.
“ Chi è lei? ” sibilò pericolosamente, con un
diabolico scintillio negli occhi .
“ Chi?! Credevo lo sapesse: non sono una signora.
Sono una stupida ragazzina saccente. Lo sa che ha una faccia davvero orrenda?
Vuole bere qualcosa? ” ed afferrata una
brocca di vino, riempì il calice di Severus.
Maya stava andando troppo oltre…ne era dannatamente
consapevole. Purtroppo sapeva che il suo carattere era disastrosamente
infiammabile, e che una sorta di orgoglio bacato non le consentiva di accettare
di essere infatuata di qualcuno che non la riverisse a dovere. Una vocina, nel
profondo della sua anima le gridò che non si buttavano via così le occasioni
preziose, ma un’altra vocina rispose che Piton se l’era cercata, e che andasse
al diavolo…dopotutto era il personaggio
di un libro.
Maya passò il calice colmo di vino a Severus, nel
momento in cui, allarmato per quanto stava vedendo, Lupin si era alzato,
seguito da Dea e da Tirsa, per tentare
di sedare gli animi.
Piton scostò freddamente la mano di Maya, ma ci mise
troppa violenza, e le rovesciò addosso tutto il contenuto del calice.
“ Oh, spiacente! ” disse Piton, con un tono che
sottintendeva esattamente il contrario, e i suoi occhi sembrarono ancora più
freddi.
“ Severus sei davvero un imbecille! ” disse Black, guardandolo
con disprezzo.
Lupin si era avvicinato, e si era domandato se per
un istante non fosse balenata una lacrima negli occhi di Maya, e se non fosse
stata prontamente ricacciata indietro…prese il suo fazzoletto e lo passò
gentilmente alla ragazza. E quando lei alzò lo sguardo con riconoscenza, fu
certo che davvero una lacrima avesse tentato di fuggire dai suoi occhi blu.
“ Lieto di conoscerti, Maya. Le tue amiche mi hanno
detto il tuo nome. E’ stato davvero un incidente sgradevole, sono certo che Severus
non avesse intenzione di rovesciarti il vino addosso. ”
Piton, dal canto suo, aveva seguito con un certo
fastidio l’avvicinamento di Remus con quelle due ragazze che gli lanciavano
sguardi di fuoco. Si alzò “ Me ne vado, tanto la cena era rovinata comunque. ”
Maya sentì se stessa alzare la voce e dire “ Doveva
essere pazzamente geloso di Allock, signor
Piton! E aveva proprio ragione di esserlo! ”
Severus non si voltò, rallentò per un attimo, ma non
si fermò. Uscì dalla sala lasciandosi dondolare il mantello alle spalle.
Black si alzò e strinse la mano di Dea, e poi quella
di Tirsa “ Piacere! ” disse “ E voi? Anche voi venite da un altro mondo, vero?
”
Le due ragazze annuirono, e fissarono sdegnate Maya,
che fece spallucce.
La cena era finita. Con sollievo Dea seguì gli
studenti che uscivano dalla Sala Grande, e attese che Silente facesse un cenno,
o che si avvicinasse. Più passava il tempo, più aveva timore che tutto fosse un
sogno, e che potesse risvegliarsi prima di aver fatto quanto desiderava. Tirsa
era impaziente di chiedere spiegazioni sul perché fossero finite laggiù, e Maya
era ormai fuori gioco.
Silente, dopo tutto, le ricevette con simpatia e
calore, ascoltò la loro spiegazione, con aria grave. Non fece molte domande, né
chiese che gli venisse rivelato il futuro. Si disse addolorato di non sapere né
come le tre ragazze fossero arrivate, né di come potessero tornare a casa. E
assegnò loro una stanza, in attesa di trovare una soluzione.
“ Ma dico, sei matta? Trattarlo a quel modo…lo sai
come è fatto? Adesso non ti rivolgerà più la parola! ” Dea era furente, camminava davanti a Maya,
con Tirsa, e insieme le due amiche borbottavano contro la pazza che aveva osato
sfidare Severus Piton, l’unico, il grande, l’inimitabile.
“ E speriamo che questo non abbia le sue
ripercussioni su di noi! Voglio dire…tu lo hai insultato, ma noi no! Credi che
abbiamo ancora qualche chance? ”
“ E chi lo sa?! Una cosa è certa…voglio entrare
nella stanza da letto di Severus almeno una volta, prima che ce ne andiamo. ”
“ Nella stanza da letto? Solo per vederla? ” Tirsa ridacchiò.
“ Sempre che lui mi ci faccia entrare, adesso!
” e si girò per lanciare
un’occhiataccia a Maya.
“ Ora basta! ”
sbottò Maya “ Ho cambiato idea:
Piton non mi piace più! E’ davvero un mostro…è talmente antipatico che io, io
lo… ”
“ Che tu cosa? ”
Piton si affiancò alla ragazza. Maya arrossì vistosamente.
“ Non è buona norma segnalare la propria presenza?
E’ da villani ascoltare le conversazioni altrui! ”
“ Ma io sono un villano, ragazza! Non pensare,
comunque, che mi dessi pena di spiarti. Passavo per caso… ”
“ E camminava nell’ombra come uno spettro?! ”
“ Mi spiace se il mio modo di camminare non ti
piace. No…in realtà non mi dispiace affatto! Buona notte! ” disse, e superò rapidamente il gruppetto di
ragazze.
“ Che uomo insulso! ” sibilò Maya, nascondendosi la
faccia tra le mani, e cercando di far smettere di battere tanto forte il cuore.
“ Insulso?! Ehi, dico! Ti pare insulso? E’ legittima
difesa, la sua… ” sbraitò Dea.
Piton, intanto, si fermò alla fine del corridoio e
si voltò verso le ragazze “ Ah, complimenti per la stanza che vi è stata
assegnata! ” ed entrò in una camera, sbattendosi la porta alle spalle.
“ Non è stato…gentile? ” mormorò Tirsa, in estasi.
“ Troppo direi… ”
disse Maya, avvertendo la puzza di bruciato nell’aria.
“ Andiamo, ammettilo, hai fatto un errore: a te
Piton non è mai piaciuto, vero? Ho visto come guardavi Black! …Lui ti piace,
vero? ” domandò Dea, con aria da cospiratrice.
“ Oh, no! Non mi piace nessuno! ” e Maya corse avanti, cercando di darsi un
contegno, ed incapace di sopportare oltre le parole delle sue amiche. Raggiunse
rapidamente la stanza che era stata riservata per loro, e lì fuori trovò una
‘creatura’ che doveva essere un elfo domestico. Il poverino si picchiava la
testa contro la porta.
“ Santo cielo, smettila! ” gridò Maya, e si chinò per bloccarlo “ Che succede? ”
L’elfo la guardò sconsolato “ Silente grand’uomo! Dobby non vuole che
Silente fa figura di pidocchioso e maleducato con le ospiti! Non per colpa di
Piton… ” e, istintivamente, tentò di
suonarsi la testa sul legno della porta.
“ Calma…Dobby? Hai detto proprio Dobby?! ” sussurrò
Maya.
Dietro di lei Tirsa e Dea mormorarono eccitate.
“ Piacere di conoscerti, Dobby! Davvero…è un vero
piacere! Senti, per favore, vorresti spiegarmi cos’è questa storia? ”
“ No, Dobby è troppo triste! Lui e suoi compagni
elfi tentano ripulire…riparare…restaurare…sgomberare…ma non possibile! ”
“ Spiegati meglio, ti prego. Entriamo, faccela
vedere questa camera… ”
Dobby spalancò la porta e saltellò all’interno.
Maya, Dea e Tirsa lo seguirono. Maya sgranò gli occhi e sentì il sospiro
angosciato di Tirsa, e l’esclamazione soffocata di Dea. Guardò Dobby…sembrava
che piangesse.
“ Stanza non può essere ripulita meglio di così…stanza
è una vera schifezza! ” disse l’elfo, e Maya annuì. Era proprio una vera
schifezza: e non era una camera da letto. Doveva essere stata un’aula, o forse
un ripostiglio. Una grossa feritoia sulla parete lasciava penetrare spifferi
d’aria gelida; due arazzi strappati penzolavano alle spoglie pareti di pietra,
e diversi banchi erano stati accatastati a ridosso del muro. La cosa più
drammaticamente ridicola erano, però, tre vecchi sacchi a pelo viola, poggiati
giusto al centro del pavimento polveroso.
“ E questo sarebbe il fasto di Hogwarts? Queste
erano le cose meravigliose che volevo vedere?! ” biascicò Tirsa, con l’aria di
una che stesse per piangere.
Maya sentì il sangue ribollire “ Chi è stato ad
incaricarsi di scegliere la stanza per noi? Rispondi, Dobby! E’ stato…Piton?
Vero? ”
“ Si…lui ha detto a Silente che lui cercava stanza
più degna per ospiti. Lui ha detto a noi elfi di venire qua e pulire, ma non
troppo. Tutti elfi disperati, ma loro non può dire di no! Dobby, però, viene e
avverte: Silente non è pidocchioso e maleducato, lui no! ”
Dobby tentò di colpire il muro con la sua strana
testa, ma Dea lo acciuffò giusto in tempo.
“
Non ti preoccupare Dobby…voi non avete colpa. Io lo so. Calmati… ”
Ma
forse era Maya ad avere bisogno di un calmante “ Che ha detto Piton, vi ha
spiegato perché questa…stanza? ”
“
Lui dice che voi sta più fresche qui! ” ed additò la feritoia che lasciava
entrare il vento gelido.
“
Ah, davvero? Bene…Dobby, questa stanza andrà benissimo, almeno fino a quando
Silente non vorrà cambiarcela…domani. Ora, però, voglio un piacere da te…dove
dorme precisamente il professor Severus Piton? E poi, più tardi, vorrei che mi
portassi una grossa caraffa d’acqua gelida, piena di cubetti di ghiaccio… ”
disse Maya, e mentre si voltava, Dea e Tirsa rabbrividirono per il suo sorriso
luciferino.
Dea
e Tirsa si rigirarono negli scomodi
materassi, che non attutivano quasi per nulla la sgradevole sensazione di
essere stese su un pavimento di pietra. Maya si stava alzando. Tirsa si tirò su
e si stropicciò gli occhi “ Che fai? ”
“
Io? Nulla…devo cercare il bagno, scusate se vi ho svegliate… ”
Anche Dea si sollevò “ Non è che hai cattive
intenzioni, vero? Non vuoi peggiorare la nostra situazione, no? ”
“ Non vedo come sia possibile peggiorarla! Tranquillizzatevi:
vado a fare un giro verso il bagno. ”
“ Perché ti porti dietro quella caraffa? ” chiese Tirsa.
“ Perché ho molta sete, e devo riempirla. ”
“ Ehi, aspetta un attimo…Dobby te la ha portata non
più di dieci minuti fa…lo ho sentito entrare…è piena. Che ci devi fare? ”
“ Niente! Dormite! ” disse piano Maya, ed uscì
reggendo la pesante brocca piena d’acqua gelida e cubetti di ghiaccio. Si
chiuse la porta alle spalle e mormorò qualcosa che suonava molto simile a “ Vado a lasciarvi definitivamente campo
libero…fa caldo, eh? Stare fresche, eh? ”
Scivolo verso i piani inferiori, cercando di non
fare rumore, e, seguendo le indicazioni di Dobby, e quelle che aveva appreso
leggendo i libri di Harry Potter, raggiunse i sotterranei. Si fermò davanti ad
una porta di massiccio legno scuro. Poggiò silenziosamente la brocca a terra, e
si sfilò un piccolo pezzo di filo metallico dalla tasca, lo incurvò alla punta
e lo infilò nel buco della serratura. Maya cercò di essere il più silenziosa
possibile, e gongolò quando, con un ‘clic’ metallico, la serratura cedette ai
suoi assalti. Restò in ascolto per qualche minuto. Poi scivolò fino al letto
del nemico, intuendo la forma del suo corpo sotto le lenzuola scure, sollevò la
brocca sopra la testa, e…acqua e cubetti di ghiaccio zampillarono sul
bell’addormentato, che se ne stava al calduccio in una stanza riparata e
confortevole.
Per un istante Piton non comprese: sentì una specie
di dolore, poi il gelo…pensò di essere vittima di un attentato, o di aver fatto
un incubo. Ma le lenzuola bagnate lo avvertirono dello scherzo a cui era stato
sottoposto: per un folle attimo immaginò che, guardandosi attorno, avrebbe
visto Black, o peggio…Potter. Ma, alzandosi di scatto, vide solo la sagoma di
una ragazza che reggeva una brocca e che rideva.
“ Tu… ”
sibilò, furioso come un cobra pronto a colpire.
“ Sono venuta a ringraziarla per la stanza,
professore. Ho pensato che avesse caldo! ”
E Maya scappò verso la porta aperta, ridendo, e
tirando la brocca verso il letto.
Piton schivò la caraffa, si alzò istintivamente e,
con un balzo, raggiunse lo spazio vuoto tra Maya e l’uscita.
“ Adesso ti darò una lezione! ” disse, afferrandola per un braccio. Maya lo
guardò spaventata, e Piton si compiacque della propria espressione truce e
feroce. Ma, poi, si rese conto che non era la sua faccia a spaventare la
ragazza…ricordò con un sussulto di essere andato a letto svestito…lasciò di
scatto il polso della sua assalitrice e la sospinse fuori, sbattendo la porta
con un grido rabbioso.
Maya restò imbambolata per un attimo. Poi corse a perdifiato verso il suo sacco a pelo viola, desiderosa di dimenticare e di dormire. Ma quando fu al sicuro, stringendo il cuscino e nascondendovi la faccia arrossata, si disse “ Oh, mamma! Che ho visto…io lo ho visto per la prima volta! Proprio il mio peggior nemico doveva essere il primo uomo nudo della mia storia! ” e nascose ancora di più la faccia, tremando.