IL CLUB PITON 2
Doveva essere mattina…il sole filtrava dalla
feritoia nel muro, e, lontano, qualche uccellino stava cantando. Dea si tirò a
sedere, e cercò di mettere a fuoco la stanza. Tirsa stava dormendo, Maya era
ancora sdraiata, ma con gli occhi aperti.
“ Buongiorno… ”
Maya si voltò lentamente, sembrava che non avesse
dormito molto “ Ciao ”
Dea si alzò, e si arrampicò su uno dei tavoli
accatastati accanto al muro, cercando di arrivare all’apertura nel muro, per
guardare fuori.
“ Vado a fare una passeggiata nel parco ” disse infine “ Sarò di ritorno tra un’oretta, per la colazione. ”
Maya la osservò mentre usciva, e poi si girò di
nuovo a guardare il soffitto, ed a pensare a Piton…
La natura nel parco del castello era rigogliosa, il
verde intenso e cangiante catturava lo sguardo e pacificava i sensi. Dea
lasciava scorrere le mani sulle fronde e sulle foglie, traendo piacere dal solo
contatto con quelle creature vive eppure silenziose. C’erano persone che,
pensando alle piante, continuavano a ritenere che fossero ‘oggetti’…inanimati
ornamenti dei quali si poteva fare a meno tranquillamente. Dea scosse la testa,
per lei non era così. Erano vive quelle creature, e respiravano esattamente
come lei o come qualsiasi essere umano. Sospirò, aveva passato un’intera serata
a fare la stupida, desiderosa di scorrazzare dietro Severus Piton, e pronta a
farsi beffe di Maya e della sua stranezza. Però…non era strana anche lei? Non
era forse sfiduciata nei confronti degli uomini? Viveva in compagnia di un
gatto, in un appartamentino sopra quello dei suoi genitori, e cercava di
nascondersi di aver paura dei contatti umani…ma aveva davvero paura di
soffrire, di essere fraintesa per colpa di uno stupido uomo. Forse erano
pregiudizi, forse…Aveva sognato Piton perché era il personaggio di un libro, e
non un uomo in carne ed ossa? Ed ora che Severus era diventato ‘reale’, tutto
era più difficile. Dopotutto aveva avuto una notte per pensarci, e perché il
suo istinto la mettesse in guardia, sul chi va là…pronta a fuggire. Forse Maya
non aveva torto. Forse Maya non era davvero strana come Tirsa e lei avevano
creduto…come poteva definire strano qualcun altro, quando lei stessa era
incapace di avere una soddisfacente vita sociale?
Ripensò alle parole di Lupin…e non era un piccolo
miracolo essere lì? Avere ascoltato quelle persone che, nemmeno ventiquattro
ore prima, erano ancora catalogabili come invenzioni di una scrittrice? E poi
si rese conto, come se fosse stata una rivelazione, come se se ne fosse accorta
solo adesso, che era stata proprio la gentilezza di Lupin a metterla a suo agio
la sera prima, a non farle avvertire l’assurdità di tutto quanto.
Percorse con le mani la superficie irregolare di un
cespuglio fiorito, e, seguendolo, si trovò in una radura che offriva un
panorama da mozzare il fiato, il limite della Foresta che si affacciava sul
lago scintillante nella luce del sole. Ma non era sola: su una roccia, in
contemplazione dell’orizzonte c’era Lupin.
Severus Piton starnutì: quante volte lo aveva già
fatto quella mattina? Sarebbe passato in Infermeria, per farsi dare qualche
rimedio istantaneo contro il raffreddore da Madama Chips. Il ricordo dei
cubetti di ghiaccio era ancora vivo e doloroso…aveva passato una notte
infernale. Si strinse meglio nel mantello, e rabbrividì. Era colpevole, lo
sapeva. Aveva organizzato lui di far finire quelle tre scocciatrici a dormire
in un ripostiglio gelido…però non se ne pentiva. Se l’erano cercata,
soprattutto quella smorfiosa che gli aveva versato il ghiaccio sulla testa. Se
avesse potuto avrebbe usato la magia, per trasformarla in una lumaca gigante, o
qualcosa del genere…ma a Silente non sarebbe piaciuto. Si sarebbe inventato,
con calma, una più consona vendetta, per sfogare la rabbia. Tutto sommato,
però, era soddisfatto della reazione della ragazzina che si era data alla fuga,
la aveva spaventata…certo, non in maniera convenzionale, ma per il momento era
sufficiente.
Starnutì
ancora, e stramaledisse la sfortuna che, da anni ormai, lo perseguitava.
Tirsa sbadigliò e fisso i sacchi a pelo, vuoti,
delle sue compagne d’avventura. Maya era appollaiata su un tavolo, e stava,
evidentemente, rimuginando su qualcosa.
“ Ciao! Dov’è Dea? ”
“ A passeggio, credo. Dormito bene? ”
Tirsa si stiracchiò, rendendosi conto di essere
piuttosto indolenzita “ Non molto, direi. Allora, si va da Silente per farci
cambiare stanza? ”
“ Si, buona idea…suppongo che manchi poco alla colazione.
Io mi sono già ‘preparata’, fallo anche tu, e scendiamo. ”
A Tirsa non sfuggì l’occhiata depressa che Maya
aveva dato all’alone di vino che era rimasto a macchiarle il vestito.
“ Per quella macchia…ci penserò io, dopo. Verrà via
in un attimo, non ti preoccupare. ”
Maya alzò gli occhi, grata “ Grazie, ma è inutile. Forse dovrei chiedere a Dobby di trovarmi qualche straccio da mettere
addosso… ”
“ Forse dovrebbe trovare qualcosa a tutte
noi…sembriamo tre stupide tra questa gente vestita con tuniche e mantelli! ”
Maya ridacchiò
“ Già! Allora, andiamo? ”
Remus Lupin infilò un fuscello d’erba tra le labbra
e fischiò…la melodia si perse, rimbombando, nella radura. Dea avanzò,
lentamente, e si fermò alle spalle del mago.
“ Sei mattiniera… ”
disse Remus, smettendo di fischiare, e sorridendo.
“ Mi piace osservare la natura, di mattina. Anche
tu, però, sei mattiniero. ”
“ Vengo qui ogni giorno, a riflettere. Sei la prima
persona che si spinge fin qui…un po’ mi dispiace. ”
“ Perché? ”
Dea aggrottò la fronte.
“ Perché fino ad ora questo posto è stato il mio
segreto. Adesso lo conosci anche tu. ”
“ Allora…non temere, perché io me ne andrò, prima o
poi. ”
Lupin si voltò: aveva colto una sfumatura di
tristezza nella voce della donna.
“ Non vuoi andartene? Non vuoi tornare a casa? ”
“ Non lo so. Una parte di me vorrebbe non dover
andare via da qui, ma l’altra, prima o poi, sentirà nostalgia… ”
“ Nostalgia…un sentimento strano, non credi? Ne sono
una vittima… ”
Severus Piton mandò giù un’abbondante sorso di pozione
contro il raffreddore, e sentì un immediato sollievo. Sospirò. Aveva diverse
ore di lezione, per quel giorno, e poi si sarebbe dedicato alla dolce
vendetta…avrebbe reso pan per focaccia a quella stupida ragazzina. Si diresse
verso la Sala Grande, desiderando di poter trascorrere qualche ora di sonno in
più.
Albus Silente si passò una mano sulla lunga barba
argentea, e ridacchiò, con fare gentile
“ Mi dispiace molto! ”
“ Non importa. Vede, a noi, in fin dei conti, va
bene anche restare in un ripostiglio con le scope. Ma eravamo certe che ci
fosse stato un equivoco… ” disse Tirsa,
affabile.
“ Certamente un equivoco. Dopo vi farò accompagnare
da Minerva alle vostre stanze, e, questa volta, state certe che ne avrete una
ciascuno, e che dormirete su comodi letti…ma, adesso, sedetevi a tavola!
Facciamo colazione! ” il vecchio e potente mago indicò la lunga tavolata.
“ Ci ho pensato su, questa notte ” disse Tirsa
“ Piton non è il superuomo che credevo. Forse avevi ragione: una cosa è
pensare che una persona possa essere ‘carina’ un’altra è scoprire che poi ha un
carattere assolutamente impossibile. Fintanto che ne leggevo le storie…fino a
quando maltrattava Harry…ma noi! Non ha fatto una figura né da superuomo, né da
grande mago. ”
Maya annuì cautamente “ Però, forse, ho sbagliato io. ”
“ No! E’ proprio un villano…figurati, per me questo
genere di uomini è meglio guardarli da lontano, idolatrarli. Scoprirne le
debolezze è davvero deprimente. ”
Maya chinò la testa…che poteva fare? Poteva
ammettere con l’amica una cosa che non ammetteva neanche con sé stessa? Piton
continuava a piacerle, non aveva mai smesso di piacerle, a dire il vero; però
la sconcertava. I suoi modi arroganti, il suo ego smisurato, la sua faccia
tosta…e tutto quello che c’era dietro, suscitavano in lei due contrastanti
emozioni: da una parte ammirazione e desiderio, e dall’altra la voglia di
ridimensionarlo. Sbuffò.
“ Dove ci sediamo? Non vicino al mostro… ” disse Tirsa, e, senza attendere risposta, si
diresse verso un posto vicino a quello di Sirius Black.
Dea entrò con Lupin, e si sedettero anche loro dalla
parte del tavolo opposta a quella dove comunemente sedeva Severus.
Piton entrò frettolosamente nella sala, si guardò
intorno ( a Maya sembrò di cogliere una sfumatura di tristezza nei suoi occhi
scuri ), e si accomodò. Poi guardò il gruppetto che aveva davanti e disse a
voce sufficientemente alta “ Né lupi, né criminali, né ragazzine saccenti: una
colazione finalmente perfetta! ”
Black ebbe uno scatto iroso, ma Tirsa gli poggiò una
mano sul braccio “ Io credo che sia solo invidia, la sua… ”
Sirius la guardò con simpatia improvvisa, e cominciò
una fitta conversazione con la ragazza.
Subito dopo colazione, Silente si alzò, reclamando
il silenzio e per fare uno dei suoi annunci
“ Siamo in tempo di visite ad Hogwarts! Ieri abbiamo ricevuto tre amiche
straniere che resteranno con noi per un certo periodo. Oggi abbiamo una cara
amica in arrivo dalla Francia… ”
Maya alzò la testa e lasciò cadere distrattamente il
suo tovagliolo a terra.
“ …Una persona che conoscete dal tempo del Torneo
Tre Maghi che si è disputato qui due anni fa… ”
Ti prego…pensò Maya…fa che sia Madame Maxim…fa che
non sia ‘lei’…
“ La signorina Fleur Delacour, che arriverà tra
pochissimo…secondo i miei calcoli! ”
Oh, no! Ci voleva giusto una ragazza bella e
brava…una che, in tutte le anticipazioni su Harry Potter che ho letto, ha ottime probabilità di far colpo su Piton!
Si disse Maya, e sospirò, sconsolata…
“ Ecco…la passaporta è sincronizzata per…tre
secondi…due secondi…un secondo! Benvenuta! ”
Una giovane donna affascinante stava in piedi al
centro della sala, gli occhi di tutti gli uomini ( eccetto Sirius, Remus e, con
sommo sollievo di Maya, Severus ) e dei
ragazzi fissi su di sé.
“ Cielo! ”
fu il commento di Tirsa.
“ E’ una…una ragazza insipida! ” disse forzatamente
Dea.
Ma Maya la guardò con attenzione, e dal basso del
suo aspetto comune, sentì crollare ogni speranza. Qualche volta si era guardata
allo specchio, trovandosi carina, o almeno passabile, ma, guardando quella
donna, aveva la netta impressione di essersi giudicata sempre troppo
favorevolmente. Fleur era un angelo, un angelo carnale: bellissima, soave, ma
anche profondamente seducente. L’abito celeste le svolazzava attorno al corpo,
ed i capelli biondi e lunghi le ricadevano morbidamente sulle spalle. Maya si
disse che era meglio non guardare oltre, non farsi male…notando quanta e quale
differenza ci fosse tra loro.
“ Miei cari ragazzi… ” disse Silente “ …un
applauso per la nostra ospite! ” e nella Sala Grande scrosciarono gli
applausi “ Mia cara Fleur, lascia che
io ti faccia accompagnare nelle tue stanze! ”
Maya arrossì, sentì che qualcosa dentro di lei si
era rotto, non appena Silente ebbe fatto cenno a Piton di accompagnare la
francesina.
La colazione finì, per grazia di qualche Dio, e Maya
lasciò indietro Tirsa e Sirius, e Dea e Remus, per correre dritta verso la
propria stanza. Più o meno la McGrannit le aveva spiegato l’esatta ubicazione
della camera…sperava di riuscire a trovarla in un tempo ragionevole; ma del resto era sufficiente anche girare a
vuoto, pur di non restare vicina a Piton e a Fleur.
Tutto ad un tratto Maya si bloccò in un corridoio.
Si era… persa? Si guardò intorno…era stata troppo presa dai propri pensieri, e
non aveva prestato attenzione alla strada…
“ Che diavolo! ” sibilò, e tirò un calcio ad
un’armatura…che inclinò l’elmo come per suggerirle di non provarci più. Maya
fece d’istinto un salto indietro, e soffocò un grido di sorpresa. Una risatina
alle sue spalle la fece voltare. Oh, no! Pensò: è un incubo!
“ Tu sei molto divertonte! ” mormorò Fleur con la
sua voce soave. Piton fece un sorriso obliquo.
“ La nostra ragazzina è davvero molto divertente,
signorina Fleur. E non la ha ancora vista esibirsi al meglio! ”
“ Davvero? Oh, io vuole vedere…Silonte promette moi
che stasera c’est bal pour moi! Vous può esibire pour moi? Oui ? ”
“ Si, buona idea! Ragazzina…prepara qualche
pagliacciata per mademoiselle Delacour! Prego, Fleur, mi segua. ”
Mentre si allontanavano Maya udì distintamente i
commenti della francese…era indignata per la gente che Silente accettava di
ospitare ad Hogwarts: straccioni, buffoni, ragazzine sperdute e senza classe.
Piton stava ridendo?
Adesso non ce la faccio più, si disse Maya, adesso,
anche se non vorrei piangere…non posso trattenermi. Sentì le guance arrossate
per l’orgoglio ferito; non era importante che Piton la trovasse antipatica, ma
che lui e Fleur calpestassero a quel modo la sua dignità…come se non fosse già
sgradevole sapere di non essere all’altezza degli altri, come se non sapesse di
essere insignificante in confronto alla francese, come se non sapesse di essere
ridicola nel suo abito babbano e sporco…
Sentì le lacrime che scivolavano fuori, calde e
salate, e si diede della sciocca…doveva essere forte, forte! Riuscì a stento a
distinguere la sagoma di Lupin che si affacciava nel corridoio.
“ Maya! ”
disse, e le corse incontro.
La ragazza si girò dall’altra parte, sforzandosi di
smettere di piangere. Quando si voltò verso Remus aveva l’espressione più
normale possibile, ed un piccolo sorriso forzato. Ma le gote erano bagnate, e
gli occhi rossi.
Remus si chiese se fosse meglio assecondare
l’orgoglio della ragazza e fingere che non ci fosse nulla di strano, o se si
dovesse provvedere al suo cuore ferito. La seconda possibilità gli sembrò più
giusta.
“ Maya ”
disse dolcemente “ Che è
successo? ”
“ Niente. Mi ero persa…non riesco a trovare la
strada. Puoi aiutarmi? ”
A Lupin non sfuggì il tremito delle mani della
giovane, né il modo in cui cercava di soffocare il desiderio di piangere.
Allungò le braccia per stringerla, e premette la testa di lei contro il proprio
petto “ Adesso puoi piangere…qui non ti
vedrà nessuno, nemmeno io, stanne certa. ”
Una sensazione di benessere invase il corpo della
ragazza, e si lasciò andare in un pianto liberatorio, stringendosi alla prima
persona che, da tempo, fosse stata capace di riscaldarle il cuore.
Sirius Black, addentò una mela; seduto sul letto di
Maya osservava con aria corrucciata la scena. La ragazza era poggiata ad un
vecchio secretaire di legno tarlato, e raccontava cosa le fosse successo,
stringendo tra le mani una tazza di succo di zucca che Sirius aveva rimediato
in cucina. Remus era seduto su una poltrona, Dea era accanto alla finestra, e
Tirsa era intenta a frugare in una cassettiera.
“ Per come conosco Severus ” disse infine Black “ E’ stato fin troppo
generoso. Dovrai aspettarti di peggio, questo è stato solo l’inizio. ”
“ Generoso?! L’inizio?! Parola mia, quell’uomo è un
mostro! E pensare che mi piaceva! ”
sbottò Tirsa “ Se lo avessi tra
le mani…io…io gli ruoterei la lesta…così! E poi gli annoderei il mantello in
gola…così! E gli darei un gran calcio nel sedere…così! ” Tirsa si stava esibendo in un piccolo show
dimostrativo, con grande diletto degli amici.
“ Calmati! Non vorrei essere nei panni di Severus,
allora… ” ridacchiò Sirius.
“ E ora? ”
Dea li interruppe “ Questa sera miss Francia e mister Antipatia
proveranno ad umiliarti ancora…che hai intenzione di fare? ”
“ Non lo so! Ma stai pur certa che non mi
umilieranno affatto! Dovessi entrare nella Sala Grande con una brocca d’acqua
gelida e versarla sulla testa di quel… ” ma Maya non aveva il cuore di dire che
Piton fosse un mostro, perché era il
mostro che le piaceva.
“ Io ho un’idea… ” disse Tirsa lentamente “ Forse avremo bisogno di Dobby, secondo voi
gli elfi domestici sanno cucire? ”
Non era un ricevimento aperto a tutti: i professori
e solo un’esigua rappresentanza delle Case di Hogwarts erano pronti a
festeggiare l’arrivo di Fleur Delacour.
Ma la Sala Grande, subito dopo cena, con qualche
colpo di bacchetta magica, era stata agghindata in maniera assolutamente
fantastica. Ogni cosa era perfetta, dalle decorazioni sui tavoli al cielo
riflesso magicamente sul soffitto, sereno e scintillante di stelle.
Severus Piton odiava le feste, e provava una certa
antipatia per la mielosa Fleur, ma la possibilità di dare una lezione a quella
ragazzina saccente che lo aveva annaffiato nel cuore della notte era troppo
allettante. Dopo aver lasciato Maya nel corridoio, Piton si era chiesto se non
avesse esagerato: forse sarebbe stato meno peggio trasformarla in un rospo
cornuto, o qualcosa del genere…però…gli bruciava troppo di essere stato
trattato da idiota. Voleva vendetta, e se la sarebbe presa. Distruggere
l’orgoglio di una bimba sciocca non era un grande sacrificio, si disse,
mettendo a tacere i sensi di colpa: in Inghilterra, e forse nel resto del
mondo, non c’era uomo cocciuto e puntiglioso quanto Severus Piton, tanto che
tutte le sue doti venivano subissate e nascoste dalla straordinaria capacità di
risultare antipatico. E non che non avesse tutte le carte in regola per poter
essere un uomo piacevole…ma, con l’andare del tempo, Piton aveva trovato più
comodo interpretare la parte del cattivo, dell’essere ambiguo e malevolo che
tutti conoscevano. Da un certo punto di vista era divertito e stranamente
orgoglioso della propria fama distorta, ma d’altro canto…spesso diventava
difficile dover accettare che le persone si allontanassero da lui per solo pregiudizio,
o perché inclini a credere che avrebbe commesso qualsiasi nefandezza. Pensando
tutto questo, Severus, ricordò a sé stesso che gli errori del passato non
venivano mai cancellati completamente, e che, per tutti, ormai avrebbe dovuto
accettarlo, sarebbe rimasto il perfido mangiamorte Piton.
Compreso nel suo ruolo di eroe oscuro e tenebroso,
si era dimenticato quanto potesse essere piacevole avere qualcuno che lo
amasse. Erano secoli e secoli che nella sua vita non si affacciava qualcuno
pronto a dirgli che lo amava. Ma poi, era mai successo? Piton si lisciò
distrattamente il mantello. No, il primato mondiale era certamente suo:
creatura meno amata sulla faccia della terra. Ridacchiò, e ricominciò a pensare
a quello che avrebbe fatto passare a quella ragazzina…sarebbe fuggita da
Hogwarts a gambe levate, se non quella sera stessa, entro due o tre giorni al
massimo.
Tutti gli invitati avevano cominciato a raggiungere
la Sala. Tirsa stava già volteggiando con Black, al centro della pista da
ballo. Poco oltre Lupin aveva invitato Dea a seguirlo in una passeggiata
notturna nel giardino.
Piton si era accomodato su una comoda poltrona, e
giocherellava con un lembo del mantello, scrutando distrattamente tutto
intorno. A quel punto era certo che Maya non sarebbe venuta al ballo, e questo
significava che forse stava già facendo i bagagli. Piton sogghignò. Si alzò,
non avendo più alcuno spettacolo a cui assistere, e decise di tornare alle
proprie stanze. Cercò di superare illeso l’assalto di Fleur che non vedeva altri
uomini interessanti e non troppo giovani o troppo vecchi in tutta la sala.
Scivolò verso la porta che dava sulle scale, e si fermò. Esattamente davanti a
lui c’era un’apparizione. Chi era quella donna? Un’ospite nuova? Una
visitatrice da un paese lontano? La donna attraversò la stanza, camminando con
portamento regale. Mentre lo superava, senza degnarlo di uno sguardo, Severus
avvertì il suo profumo…un aroma intenso ed inebriante. Gli passò tanto vicino
che Piton ebbe l’impressione che i lunghi capelli castani di lei gli
scivolassero sul viso…rimase immobile, come se i pochi secondi che erano
trascorsi tra l’ingresso della misteriosa ospite e il momento in cui l’aveva
superato, fossero stati lunghi quanto ore.
Severus si voltò, per seguire la sconosciuta, ma con orrore si rese
conto che si stava dirigendo…verso Lupin e Black. Salutò affabilmente i due
maghi, e le due ragazze che erano con loro. E poi si diresse verso Fleur…
“ Non è possibile! ” mormorò Severus, a nessuno in particolare, mentre la professoressa
McGrannit che volteggiava al centro della sala da ballo con Silente gli faceva
cenno con la testa di togliersi dal centro della pista.
“ Buonasera, signorina Delacour ” la francese si voltò bruscamente “ La festa è di suo gradimento? ”
Fleur fissò Maya, e sembrò che buona parte della sua
notoria grazia e bellezza le scivolasse via dal viso. Maya sorrise garbatamente
e con un leggero inchino si allontanò.
Un ragazzo dell’ultimo anno di Serpeverde le si
avvicinò timidamente, chiedendole se fosse libera, per danzare. Maya fece segno
di si, e si unì agli altri che ridevano e si muovevano al centro della sala.
Piton sentì un’improvvisa tristezza…e come se non
gli fosse più possibile fuggire da sé
stesso, avvertì con estrema lucidità il peso dell’isolamento che si era
imposto.
Aveva un macigno sul cuore, e la bocca arida. Rimase
immobile, fino a quando i ballerini che gli vorticavano intorno non lo
costrinsero ad allontanarsi; ed anche allora non fece che pochi passi prima di
voltarsi a guardare Maya, senza comprendere pienamente il motivo di
quell’improvvisa tempesta emotiva.
Vide la Sala Grande per quello che era…un posto
pieno di gente felice, che rideva e traeva soddisfazione dalla reciproca
vicinanza. E lui, sciocco, che aveva immaginato di poter umiliare quella
ragazza…e perché, poi? Perché gli era sembrata insignificante, e debole…e lui
si era sentito così superiore…ma lei non aveva avuto paura che per un attimo, e
poi si era rialzata. Perché era così triste? Perché il suo cuore doleva
all’idea che lei non l’avesse neanche guardato? La spaventosa paura della
solitudine, che per anni aveva nascosto nel luogo più remoto della propria
anima, tornò, tutto ad un tratto…e Severus abbassò gli occhi e serrò i denti.
Si girò verso la porta e si decise ad andarsene.
Non aveva mosso che pochi passi, quando qualcuno lo
urtò: Piton si voltò con uno scatto iroso.
“ Mi dispiace ”
Maya arrossì.
Severus fissò i suoi occhi scuri in quelli blu della
donna, e rimasero immobili a guardarsi così a lungo che il ragazzo di
Serpeverde, imbarazzato, si defilò.
Come se non fosse più padrone dei propri gesti, lui
prese le mani di lei tra le sue, e poi le cinse la vita, iniziando a danzare,
molto lentamente, senza smettere di contemplarla. Quando la musica finì, da
principio, non se ne accorsero; ma poi, tra le coppie che lasciavano la pista
da ballo lui si rese conto della
piccola follia che lo aveva costretto a comportarsi come uno scolaretto
innamorato, e, dandosi dello stupido, la lasciò sola, e attraversò la Sala,
quasi di corsa, come una nuvola nera e carica di tempesta.
“
Colpito e affondato! ” ridacchiò Black, avvicinandosi con Tirsa.
“
Colpito forse. Affondato no. ” disse Maya molto piano.
“ Perché non ce ne andiamo? ” propose Sirius “ Prendiamo qualcosa dalle cucine e facciamo
un pic-nic notturno nel parco? ”
“ No. Davvero, andate voi. Devono essere usciti
anche Dea e Remus. ” Maya sorrise e abbandonò la Sala Grande.
“ Contenta lei…noi andiamo? ” Tirsa si strinse al braccio di Black.
Maya corse per le scale, entrò in camera, chiuse
violentemente la porta e si tuffò sul letto. Non era così agitata perché
Severus aveva ballato con lei…aveva paura, paura di sé stessa. Era innamorata?
Difficile…non lo era stata mai…da cosa si poteva capire se si era innamorati o
no? Quali erano i sintomi? L’incapacità di guardare altro che lui, il modo in
cui il tempo sembrava cambiare la propria durata, la sensazione di debolezza
alle gambe, il desiderio di stabilire un contatto con il suo corpo? Erano
questi i sintomi? Chi poteva dirglielo? Nessuno lo aveva mai fatto…forse
avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione alle faccende di cuore, ai racconti
delle persone che aveva conosciuto. E poi c’era il terrore di perderlo…se se ne
fosse andata, se lui non l’avesse voluta? Erano faccende troppo complicate!
Molto lontane dalla sua percezione quotidiana della vita: c’era un motivo per
cui non aveva mai baciato, mai amato? Era un difetto che si trovava dentro o
fuori di lei?
Maya tirò il cuscino contro un muro. Al diavolo, si
disse, devo essermi rimbambita!
Severus Piton si agitava, seduto su una poltroncina,
nel proprio studio. Si era comportato da perfetto ebete. Meditò se non fosse il
caso di trasfigurare sé stesso in una lumaca carnivora, per punirsi di quella
disastrosa debolezza. No, adesso era tutto chiaro: odiava quella stupida
ragazzina, ora più che mai. Doveva fare qualcosa…forse farle spuntare un paio
di corna…o una coda…o anche buttarla nel lago e farla divorare dal mostro…si
alzò e precipitosamente, impedendosi di pensare, risalì le scale, verso la
stanza di Maya.
Lupin guardò il cielo. Mancava ancora poco alla luna
piena: sarebbe venuto il momento, molto presto, di rinchiudersi in camera, e di
bere la pozione preparata da Severus.
“ C’è qualcosa che non va? ” chiese Dea.
“ No. A parte…la luna, naturalmente. ”
“ Volevo chiederti…come è successo? ”
“ Che sono diventato un Lupo Mannaro? Per
un’imprudenza…se fossi stato più attento la mia vita sarebbe molto diversa. ”
disse amaramente Remus.
“ Eppure non dai l’idea di una persona imprudente.
Tutt’altro. Sembri sempre calmo, sempre in pace con te stesso. Dai l’idea di
essere sempre molto solido… ”
Remus rise di gusto, e poi si fermò a guardare Dea.
I raggi argentei ricadevano sui suoi capelli scuri e tagliati curiosamente;
l’abito della donna metteva in risalto la sua bellezza, ed il viso, disteso e
sereno era profondamente attraente.
“ Non è così. Non sono mai davvero in pace con me
stesso. Fingo di esserlo, ad uso e consumo degli altri… ” disse, aggrottando le sopracciglia, e
rivelando per la prima volta da quando Dea lo conosceva il suo volto
nascosto “ Io non sono davvero
all’altezza delle aspettative degli altri. ”
“ Questo non è vero. Credo che siano gli avvenimenti
del tuo passato a farti parlare così; è come se io ti conoscessi da tanto… ”
“ Tu mi conosci, infatti! Ma io non so nulla di te.
”
“ Non conosci i fatti del mio passato, è vero. Ma
un’idea la avrai, su di me… ”
Remus si chinò a raccogliere un piccolo fiore
violetto “ Penso che tu sia molto simile ad un fiore notturno…la tua bellezza è
nascosta per la maggior parte del tempo, ma, quando apri i petali non c’è
nessuno che resista al tuo profumo. ” infilò il fiore tra i capelli di Dea, e
sorrise.
La ragazza sentì un brivido correrle lungo la
schiena ed i muscoli che si irrigidivano
“ Torniamo, ho freddo. Ti prego. ”