Nota: il nome della madre
dei draghi, Beryl e quelli degli altri sono tratti dal libro "L'era dei
dragoni" di Jean Rabe
Il
Patto- Isabella Di Paoli
Un' altra estate era
passata, lentamente per Piton, che per tutta la sua durata non aveva fatto
altro che pensare a Naleh, a come gli sorrideva dolcemente, al suo sguardo che
sembrava scrutare dentro il suo cuore, a tutto ciò che gli confessava... a come
si era messa fra lui e l'incantesimo che l'avrebbe ucciso, a come si era
abbandonata fra le sue braccia, esanime.
Di solito, nel
profondo del suo cuore, era felice di tornare a Hogwarts, ma quest'anno, non
sentiva il motivo per esserlo.
Che lo volesse o
meno, anche quell'anno avrebbe dovuto tornare in quella scuola, e così fu.
Partecipò al banchetto di inizio anno solo come presenza, non mangiò ne parlò
con gli altri professori ( tra cui, di ritorno dall'oblio, il sorridente
Gilderoy Allock, che avrebbe riaperto il Club dei Duellanti ) e appena Silente
ebbe congedato gli alunni, lui scattò in piedi per andarsene il più presto
possibile, ma il preside lo fermò.
- Come hai passato
l'estate, Severus? -
- Perché fa domande
di cui sa già la risposta, Silente? - rispose seccato lui.
- Non perdere mai la
speranza, amico mio. Buonanotte. -
Quella notte, Severus
si svegliò di soprassalto, dopo l'ennesimo incubo. Con il respiro affannoso si
guardò intorno e, constatato il fatto che stava solo sognando riappoggiò la
testa sul cuscino. Ma all'improvviso sentì una voce che risuonava nella sua
testa come un eco lontano: Vieni da
me...vieni da me...sussurrava. Lui sentiva qualcosa di familiare in quella
voce che lo spinse a non avere timore, ad alzarsi dal letto, a vestirsi e a
uscire nel parco.
Mentre passava vicino
alla casa di Hagrid, si fermò malinconico a guardare il recinto vuoto di Beryl,
il grande drago blu e argento di Naleh, dove si sedevano di solito nelle
giornate calde a parlare.
Vieni
da me... lo esortò ancora la voce, distogliendolo da quei ricordi. Lui,
sentendosi attratto dalla foresta proibita, preso mano alla bacchetta vi si
addentrò. Tutto si aspettava di vedere tranne quello che effettivamente vide:
Naleh sdraiata fra i rami di un grosso albero lo fissò intensamente e un
sorriso si disegnò sul suo volto.
Piton cadde in
ginocchio, sconvolto. Lei scese dall'albero, gli si inginocchiò di fronte e gli
accarezzò il volto: - Cosa c'è, Severus? Non ti ricordi di me? - Una lacrima
sgorgò dagli occhi di lui, che, ripresosi, la strinse forte a sé, in preda alla
felicità.
- Come sei tornata
qui? Pensavo fossi morta... - i due ora erano sdraiati sull'erba, l'uno di
fianco all'altra, appena fuori dalla foresta. - E' grazie a Beryl se sono qui,
adesso. - rispose Naleh - Lei mi voleva bene al punto di scendere a un patto
con Thakisis, la madre di tutti draghi: la sua vita in cambio della mia. -
- Il tuo drago si è
sacrificato per te?! Dici sul serio?! -
- Si. Il suo spirito
vivrà per sempre in me, e io ora posso prendere le sue sembianze. E' come se io
e Beryl fossimo diventate una cosa sola. Non la dimenticherò mai. -
- Non avevo mai
sentito di un drago comportarsi così. - disse Piton - Ero convinto che ci
odiassero... -
- Non tutti. -
rispose Naleh - A volte, una persona e un drago possono instaurare un legame
fortissimo, che non si potrà mai spezzare. -
- Credi che ciò possa
accadere anche fra due persone? - Naleh si voltò a guardarlo - Temo che niente
possa durare per sempre, Severus. - I due si avvicinarono e si baciarono.
Vennero interrotti dalle prime luci del sole, che faceva timidamente capolino
dagli alberi della foresta. - Sarà meglio che tu torni al castello. - disse
Naleh - I tuoi colleghi potrebbero impensierirsi. -
- Vieni con me!
Silente sarà felice di accoglierti... - Lei si morse il labbro inferiore - Non
so, Severus... -
- Ti prego! - disse
lui - Non posso lasciarti andare ora che ti ho ritrovata! - Naleh sospirò - Va
bene, mi hai convinta. Lo faccio per te. - disse sorridendo.
I due salirono
insieme la scalinata ed entrarono nel castello. Quando fecero ingresso nella
sala grande, tutti i presenti li seguirono con gli sguardi colmi di stupore nel
veder tornare Severus Piton a fianco di una persona che si diceva morta.
L'unico che non sembrava sorpreso, era Silente che in qualche modo sembrava che
venisse sempre a sapere le cose prima di tutti gli altri. - Ben tornata, Naleh.
Sono molto felice di riaverti fra noi. - Naleh sorrise in risposta e andò a
sedersi tra Piton e Lucius Malfoy, che sembrava alquanto preoccupato. - Come... tu eri... lui...
- Capirai presto che
non è facile sbarazzarsi di me. - disse lei, beffarda.
- Ringrazio il cielo per questo. - disse
Piton.
Il giorno dopo, nel
pomeriggio ci fu la prima lezione di duello. Tra gli sguardi sognanti delle
alunne, baldanzoso più di prima, fece il suo ingresso Allock, bardato di tutto
punto. - Ben venuti. - disse, senza mollare il suo sorriso smagliante - Ben
venuti a tutti voi. Io, come immagino tutti voi sappiate, sono Gilderoy Allock,
e vi insegnerò la nobile arte del duello. Ora, ho bisogno di un professore per
farvi una dimostrazione... no, grazie, Severus, credo che questa volta chiederò
a qualcun altro... Ah, Naleh! Posso chiederti questo favore? - Naleh,
appoggiata a un muro con le braccia conserte fece un ghigno - Ma certo,
Gilderoy. Ne sarò onorata. - Detto ciò si alzò e salì sulla pedana. Gettò il
mantello di lato e prese mano alla bacchetta. - Sono pronta. - disse portandola
davanti al viso. Allock la imitò - Molto bene. Vediamo di cosa sei capace. - Si
girarono e si allontanarono di qualche passo per poi girarsi ancora e mettersi
in posizione. - Stupeficium! - gridò Allock. Una scia
rossa partì dalla sua bacchetta, ma Naleh la evitò, piegandosi indietro. - Beryllinthranox! - urlò a sua volta. Con
lo stupore di tutti i presenti, il fantasma di un grande drago blu e argento
uscì ruggendo dalla bacchetta di Naleh. - ... Beryl... - mormorò Piton,
riconoscendo il drago. Quando l'animale spalancò le fauci, volando verso
Allock, lui gridò: - Va bene! Hai vinto! Richiama il drago! - Naleh ghignò
ancora. Poi sussurrò qualcosa e il fantasma tornò da lei che lo accarezzò prima
che sparisse. - Ma... che cosa...? - Allock era ancora senza fiato. - Beh,
ragazzi, questo non è un incantesimo comune, e non credo che lo imparerete mai.
Ma non è questo che volevo insegnarvi. Volevo che capiste che è meglio cercare
sempre di evitare l'attacco dell'avversario, se potete. Spero che il professor
Allock approfondirà con voi questo argomento. - disse Naleh. - Ma... ma certo!
- disse Allock - Era proprio di questo che volevo parlarvi oggi. Grazie mille,
Naleh, Puoi andare. - Naleh scese dalla pedana e tornò al suo posto accanto a
Piton. - Ma... quell'incantesimo... quello era il fantasma di Beryl, vero? - le
chiese. - Sì. Anche questa è una clausola del patto stipulato con Thakisis. Con
questo incantesimo posso rievocare lo spirito di Beryl, come con un Patronus. -
rispose lei.
Per quanto si
sforzasse, quella notte Piton non riusciva a prendere sonno. Così decise di
fare un giro per il castello.
Mentre passeggiava
lungo un corridoio, gli parve di sentire qualcosa: una musica proveniva da una
stanza. Scoperta qual'era, vi entrò e vide Naleh che suonava una melodia triste
e malinconica con un flauto, seduta accanto a un finestrone.
Lui le si avvicinò
lentamente e si sedette di fronte a lei, aspettando che finisse. Naleh,
terminato di suonare, staccò le labbra dallo strumento e guardò Piton negli
occhi. - Ho paura, Severus. Lo sento, vuole vendicarsi. - Lui e la prese tra le
sue braccia - Anch'io ho paura, sai? E' normale avere paura. Ma adesso, sei tu
il mio primo pensiero. -
- Sto meglio adesso
che ci sei tu... - disse Naleh - Grazie. -
Al mattino, a
colazione, insieme a tutti gli altri gufi che portavano la posta uno era
destinato a Naleh. - Oh, no! - disse dopo averlo letto.
- Cattive notizie? -
le chiese Piton.
- Purtroppo sì.
Questa è una lettera di un mio collega, mi informa che Onysablet è scappata! -
- Chi è Onysablet? -
chiese Lucius.
- Onysablet è una
feroce femmina di Ungaro Spinato! Non oso pensare a cosa potrebbe fare ora che
è in libertà... potrebbe addirittura spingersi nel mondo dei babbani! -
- Un vero peccato...
- disse Lucius sarcastico.
- Non scherzare, se i
babbani vedessero il drago la nostra copertura salterebbe. - disse Piton.
- Senza contare i
guai nei quali finirebbe la nostra Scuola di Avvicinamento... il ministero ci
farebbe chiudere! - esclamò Naleh - Devo trovarla al più presto. -
- Verrò con te. -
disse Piton.
- Non pensarci
nemmeno! E' molto pericoloso! E poi tu hai un incarico importante qui. -
- Non mi importa! Ti
ho già detto che non voglio perderti di nuovo. -
Naleh stava per
ribattere quando si sentì un rombo lontano. - Oh, no... - gemette - E'
già qui. -
- Che cosa succede? -
domandò Silente.
- Voi... non uscite
dal castello, portate gli alunni al sicuro. - disse lei.
- Rispondi alla mia
domanda, per favore. - ribatté Silente deciso.
- Non c'è tempo ora! Vi spiegherò dopo.
Andate! - I ragazzi, confusi, vennero
condotti nei sotterranei e Naleh uscì di corsa nel parco. La grande femmina di
drago si levava al di sopra della foresta sbattendo le grandi ali nere e
ruggendo.
- Midalha, ye cano ti nembo! - urlò Naleh.
Il drago si voltò a guardarla con le narici fumanti. - Nasuri takyo ne! - gridò ancora lei in quella lingua sconosciuta.
Onysablet si gettò in picchiata verso l' avversaria. Naleh chiuse gli occhi e
si concentrò. Piton, che non era andato nei sotterranei ma assisteva alla scena
da fuori dal castello gridò - NALEH! SCAPPA! TI UCCIDERA'! - Onysablet, sentite
le urla di quel personaggio che non aveva visto prima, frenò la picchiata e
dopo un momento di indugio si scagliò contro di lui con le fauci spalancate. Ma
prima che potesse arrivare, Naleh, che aveva preso le sembianze di Beryl, si
frappose fra i due. I due draghi ingaggiarono una lotta feroce, fino a quando, dopo
molta fatica, Naleh riuscì ad averla vinta. Il corpo di Onysablet giaceva
sull'erba, privo di sensi. La giovane si ritrasformò in essere umano e,
spossata dalla fatica della lotta, si accasciò anch' essa sull'erba. Venne
portata in infermeria e alcuni draghieri, tra cui Charlie Weasley portarono via
il drago.
Entrarono
nell'infermeria Hagrid con Naleh, apparentemente senza peso tra le braccia del
mezzogigante, seguito a ruota da Piton, Silente e la McGranitt. - Ma cosa è
successo, Albus? Cosa ci faceva quell' Ungaro Spinato nel parco? E la
ragazza...? -
- Non l'ha spiegato
neanche a me, Minerva. Severus, tu eri fuori, puoi illustrarci come si sono
svolti i fatti? - Piton, che era assorto a guardare il corpo privo di sensi di
Naleh, preso da un turbinio indistinto di pensieri che mai avrebbe creduto gli
potessero invadere la mente nel vederla distesa su quel lettino
dell'infermeria, si scosse - Lei... deve aver parlato con il drago... deve
averlo provocato... lui si è tuffato su Naleh, ma quando mi ha visto ha puntato
verso di me... lei ha preso le sembianze del suo drago e mi ha salvato... -
- Ha preso le...?! - domandò la McGranitt
incredula.
- Credo che Naleh non
ci abbia rivelato tutto riguardo al suo ritorno. Sbaglio forse, Severus? -
domandò Silente. Piton cercò in tutti i modi di evitare il suo sguardo
indagatorio: aveva paura che se avessero saputo come era tornata in vita, se
fossero venuti a conoscenza di ciò che provavano l'uno per l'altra, li
avrebbero allontanati. Quindi cercò di cambiare discorso: - Albus... se me lo
concede vorrei restare qui, per questa notte. - Silente lo guardò da sopra gli
occhialetti a mezzaluna. Sembrava aver già capito tutto. - Sì, Severus. Puoi
restare. Andiamo, Hagrid, Minerva... - La McGranitt guardò Piton per un attimo,
dubbiosa, poi uscì dietro a Silente, seguita da Hagrid.
Piton passò la notte
nell'infermeria, seduto accanto al letto della draghiera, assorto nei suoi
pensieri. Ma nonostante facesse di tutto per contrastarlo, Morfeo non voleva
lasciare incompleta la sua opera, e Piton si addormentò, con la testa
appoggiata sulle braccia e con le braccia sul lettino. Naleh si svegliò poco
dopo e lo vide addormentato. "Povero Severus... che passato irrequieto hai
avuto..." pensò, accarezzandogli i capelli. "Vorrei tanto poter fare
qualcosa per te... " Il tocco di lei forse si era fatto più pesante,
perché Piton, sentendolo sulla pelle, si svegliò. - Scusa - disse lei - Non
volevo svegliarti... -
- Come stai? - le
chiese lui.
- Stò meglio, grazie.
Tu avresti bisogno di dormire ben più di me... -
- Oh... ma stò bene,
non ti preoccupare. -
- E Onysablet?
Dove... ? -
- L'hanno portata via
dei tuoi colleghi, dopo che sei svenuta. Mi hai salvato la vita ancora una
volta... -
- Non potevo
permettere che Onysablet ti uccidesse. Ormai sei ciò che di più caro ho al
mondo... - Lui alzò la testa e la guardò negli occhi: di nuovo quei folli
pensieri gli attraversarono la mente. Le si avvicinò e sfiorò le sue labbra con
le sue, ma quel fugace tocco si trasformò presto in un intenso bacio. Piton le
toccò le spalle nude e le sentì fremere sotto le sue dita. - Hai le mani
fredde. - sussurrò dolcemente lei, in un breve intervallo. - Scusa. - le
rispose lui - Ma non posso farne a meno... -
Per la seconda volta,
forse fu un bene, vennero interrotti dalla luce dell'alba, che illuminava
l'infermeria con i suoi primi raggi. I desideri dei due fuggirono insieme alle
ombre della notte, lasciando spazio alla consapevolezza di dove erano e di cosa
stavano per fare. - Forse... farei meglio ad andare, ora stò bene... - disse
Naleh. - Sei sicura che sia tutto a posto? Puoi restare, se non è così... - le
domandò lui. - No, è tutto ok, davvero. E' meglio che... che vado ora... - fece
una gran fatica a pronunciare quelle parole, avrebbe tanto desiderato stare lì
con Severus ancora un po', ma se Madama Chips li avesse scoperti...
Il tempo scorreva
veloce, arrivò la neve che ricoprì il parco di un manto candido e cominciarono
le vacanze di Natale.
Un giorno, Piton uscì
a cercare Naleh, che non vedeva dalla sera prima, e gli parve di vederla seduta
sulla staccionata del recinto vicino alla capanna di Hagrid e le andò incontro.
- Naleh! E' da ieri che non ti vedo! Perché sta mattina... - ma notò qualcosa
di strano quando lei alzò la testa: l'occhio visibile non era del suo verde
brillante, ma rosso fuoco, e una lingua biforcuta saettò tra le labbra. Prima
che Piton riuscisse a dire qualcosa, la strana Naleh gli alitò in faccia e lui
perse i sensi.
Si risvegliò in
un'enorme stanza le cui pareti rilucevano di rosso e di oro, nell'aria
aleggiava l'odore dello zolfo.
- Ben arrivato, Severus Piton. - sibilò una voce. Piton
alzò la testa e vide, troneggiante davanti al lui, una donna con la pelle
ricoperta di squame verdi e gli occhi giallo-ambrati di un drago. Aveva lunghi
capelli rosso-fuoco, riuniti in una miriade di piccole treccine. - Chi... chi
sei tu? - domandò lui, un po' stordito dal pesante odore di zolfo. - Io sono la
madre di tutti i draghi, Thakhisis. Naleh non ti ha mai parlato di me? -
- Lei... sì, l'ha
fatto... mi ha detto del patto che vi lega... ma perché mi hai portato qui?
Dov'è... -
- Una cosa alla
volta, mio caro. Vedi, io quando voglio posso vedere attraverso gli occhi dei
miei figli, i draghi, e così posso anche vedere attraverso quelli di Naleh.
Attraverso i suoi occhi, ho visto te, Severus, ho sentito quello che lei prova
quando è con te. - Piton tossicchiò. - Dove... dove vuoi arrivare? -
- E tu. - continuò
Thakhisis - Tu la ami come lei ama te? - Lui tacque per qualche istante. Non
riusciva a capire dove la donna volesse arrivare. - Io... io la amo... con
tutto il cuore... lei ha saputo tirare fuori il meglio di me... mi ha salvato
la vita anche a costo della sua... e sono pronto a fare lo stesso per lei. -
rispose. Thakhisis ghignò - Pensa a quello che dici, Severus. Sei sicuro di
amarla fino a tal punto? Ma soprattutto, sei sicuro che lei ricambi totalmente?
-
- Che vuoi dire?! -
- Nel suo cuore ho
visto un'altro uomo, oltre a te... -
- Tu... tu
menti... -
- Non ti mentirei
mai. Questo è l'uomo che ho visto. - ciò detto, agitò una mano e, sospesa nel
vuoto, comparve l'immagine del volto di Lucius Malfoy.
Piton rimase
sgomento. - No... lui non... - Thakhisis si alzò dal suo trono e si avvicinò a
lui. - Mi dispiace, Severus. Guardami. - lui alzò la testa: il volto di lei era
vicinissimo al suo. - Io posso darti tutto. Posso farti re. Alleati con me,
insieme possiamo fare grandi cose... - Piton abbassò lo sguardo al pavimento. -
Credimi, Naleh non ti merita. Chiedimi qualunque cosa, esaudirò ogni tuo
desiderio. - Lui la guardò negli occhi. - Allora
riportami da lei. -
- Come... come, scusa?! -
- Mi hai sentito.
Riportami da Naleh. E lasciaci in pace. -
- PERCHE' TORNARE DA
UNA COMUNE MORTALE QUANDO PUOI AVERE ME, QUANDO PUOI AVERE IN PUGNO IL MONDO
MAGICO?! -
- Perché io amo
Naleh, non mi interessa possedere il potere quando ho lei. Quando lei è al mio
fianco, niente più è importante per me. Dimentico la scuola, le mie
responsabilità, le mie preoccupazioni. Voglio solo stare con lei, non mi interessa
nient' altro. -
- Dici ciò anche
sapendo che prova qualcosa anche per un'altro uomo? -
- Sono sicuro che ciò
che prova per Lucius Malfoy non è lo stesso che prova per me. Non mi interessa
ciò che sente per lui. - concluse Piton. Thakhisis lo fissò a lungo. Poi gli
voltò le spalle e tornò sul suo trono. - Rispetto la tua scelta. Hai un animo
nobile e fedele, nonché coraggioso ad affrontarmi così. Avete la mia
benedizione, Severus. Và, torna da lei. - disse. Prima che Piton potesse
replicare, si sentì strappato via con violenza da una forza invisibile e si
ritrovò nel parco, dove aveva perso i sensi. Si rialzò e si pulì il mantello
dalla neve. La voce di Thakhisis rimbombò ancora nella sua testa: - Veglierò su
di voi. Non pentirti mai della tua scelta. Non voltarti più indietro. - poi
svanì, come un sogno. Piton si guardò ancora un attimo attorno, poi si riavviò
al castello, pensando a quello che Thakhisis aveva detto di Lucius. Era proprio
vero o la donna aveva mentito per scoraggiarlo? Davvero Naleh gli aveva
nascosto una cosa del genere? Sì, c'era intesa fra quei due, ma non poteva
credere che ci fosse amore...
"Parlerò con
Naleh" pensò "Mi spiegherà cosa stà succedendo."
Arrivato nel salone
d'ingresso, Naleh gli corse incontro e lo abbracciò. - Ciao! Scusami se non mi
sono fatta vedere, ma stamattina presto ho ricevuto un gufo urgente da... - si
fermò di colpo. - Perché il tuo mantello sa così di... zolfo... - un fulmine le
attraversò il cervello e delle immagini si accavallarono nella mente: una stanza
enorme, Beryl che veniva fulminata, gli occhi fiammeggianti di una donna. - ...
Thakhisis... - mormorò - Tu... sei stato da... -
- Sì, Naleh. Ho
parlato con la madre dei draghi. - Naleh si staccò da lui e si portò le mani
alla bocca. - Oh... no... non ti avrà... - ma venne interrotta dalla voce di
Allock - Oh, ma guarda! Cercavo giusto voi! Volevo chiedervi se... - ma si
zittì subito nel vedere le facce dei due - Ahm... va tutto bene? -
- Non è il momento,
Allock. - intimò Piton - Io e Naleh dobbiamo parlare. -
Nella sala del trono
di Thakhisis, la donna stava seduta pensando a quanto Naleh fosse stata
fortunata ad aver trovato un uomo come Severus. Le sue parole l'avevano colpita
profondamente.
All'improvviso,
qualcuno si materializzò al centro della stanza: Codaliscia con tra le braccia
il suo signore, Voldemort.
- Ti avevo pregato di
non venire senza preavviso qui. - disse Thakhisis, seccata.
- Bada a come ti
rivolgi a me, donna. - sibilò lui - E piuttosto, spiegami perché ti sei
lasciata fuggire Severus Piton. Credevo avessimo un accordo. -
- Sono affari miei,
con tutto il rispetto. Ora vattene, con il tuo squallido servo. Mi stai
importunando. -
- Come osi... -
- BASTA! - urlò
Thakhisis. Codaliscia tremò. - MI HAI STANCATO! -
continuò - Sparisci dalla mia vista. Non avrai più
l'appoggio mio né tanto meno dei miei figli. -
- Avrai ancora mie
notizie, Thakhisis. - disse Voldemort minaccioso, prima di sparire in una
nuvola rossa insieme a Codaliscia.
- Allora? Che sta
succedendo, me lo vuoi spiegare? - la voce di Piton, questa volta non aveva
niente di dolce nel chiedere ciò a Naleh, che sedeva su una panca della
biblioteca con la testa fra le mani. - Che cosa ti ha detto di me? - gli
chiese.
- Mi ha detto che
provi qualcosa per Lucius. Perché non me ne hai mai parlato? E se non me lo
avesse detto Thakhisis me lo avresti tenuto nascosto per il resto dei tuoi
giorni? -
- E' per questo che
non te l'ho mai detto, Severus! Avevo paura della tua reazione! -
- RISPONDI ALLA MIA
DOMANDA, NALEH! SONO STUFO DI ESSERE PRESO IN GIRO COSI'! -
- IO NON MI SONO MAI
PRESA GIOCO DI TE, LO VUOI CAPIRE?! VUOI PROPRIO SENTIRLO?! VA' BENE, FRA ME E
LUCIUS C'E' STATO QUALCOSA E ORA FATICO A DIMENTICARLO! SEI CONTENTO?! - gridò
fra le lacrime, poi appoggiata la testa sulle braccia e le braccia sul tavolo,
si abbandonò completamente al pianto. Piton si avvicinò a lei e le cinse le
spalle.
- Mi dispiace,
piccola. Non volevo ferirti... è che non sopporto l'idea che tu non sia solo
mia. Ehi... - le mise una mano sotto il mento e te sollevò dolcemente la testa
- Non fare così, ti
prego... non sopporto di vederti triste... - disse, asciugandole una lacrima.
Il suo sguardo si spostò sulla maschera che le copriva la metà sinistra del
volto. - Non mi hai mai detto cosa ti ha indotto a metterti questa maschera. -
- E'... ho avuto un
incidente con un drago, durante il corso che ho frequentato... -
Piton tese la mano e
la toccò, preso dal desiderio di vedere cosa nascondeva.
- No... Severus, ti
prego... - gemette Naleh.
- Sssh... ti
supplico, lasciami vedere cosa nascondi. - Naleh sospirò e lasciò che Piton le
levasse la maschera. Ciò che vide non lo lasciò certo indifferente: tre
profondi tagli rossi, segno di una zampata forse, le attraversavano l'occhio,
riportando dei segni anche dove, al posto di iride e pupilla, era di un bianco
latteo, segno di cecità. - Tu... non ci vedi da questo occhio...? - domandò un
po' scosso. - No... - rispose lei - Se quel drago avesse calcato di più la
mano, me lo avrebbe cavato, credo... ma non è comunque un bello spettacolo. -
disse lei rimettendosi la maschera. - Per questo preferisco che la gente non lo
veda. E' orribile, vero? - domandò.
- No... per me niente
di te può essere orribile. - disse lui sorridendole.
- Senti... mi
dispiace di averti tenuto nascosto il mio passato con Lucius... - sussurrò
Naleh.
- Non importa. Però
voglio che mi prometti che ti confiderai sempre con me, d'ora in avanti.
Promesso? - Lei lo guardò e un sorriso le si disegnò in volto:
- Promesso. - ripeté.
Severus le toccò i segni sulle spalle nude. - Anche questi... sono opera dello
stesso drago? -
- Sì. L'ultima prova
consisteva nel cercare di ammansirne uno senza ferirlo e senza usare la magia.
Nessuno ne esce senza neanche un graffio. -
- Ed è stata
Onysablet a farti questi? - domandò Piton. Naleh fese una risatina:
- In realtà è tutto
molto più ironico: questi me li ha procurati Beryl. Lo stesso drago che ha dato
la vita per me. -
- Beryl?! E'.. è
pazzesco! - esclamò lui.
- Eppure è così...
vieni, è meglio che andiamo, tra poco comincerà la cena. -
- Va bene. -
Passarono i giorni,
le settimane e i mesi, e così arrivò il caldo sole d'estate con gli esami di
fine anno. Di uscita da uno di quelli che doveva tenere di pozioni, Piton
decise di uscire nel parco.
L'aria era fresca e
piacevole sul viso e fra i capelli, e la superficie del lago riluceva.
Guardando in quella direzione, Severus vi vide qualcuno che nuotava. A un certo
punto, dall'acqua emerse la testa di Naleh, che nuotò fino alla riva e, dopo
essersi assicurata che non c'era nessuno (non vide Piton, che si era nascosto
dietro un albero), uscì dal lago con indosso solo la biancheria intima, e si
rivestì. Severus restò senza fiato, nel vederla e forse si scoprì un po',
perché la giovane si accorse della sua presenza e gli corse incontro. - Ciao!
No ti avevo visto... -
- Hai... hai un corpo
splendido, Naleh... - mormorò lui. Lei arrossì un po': - Oh... mi hai visto...?
- Piton fece cenno di sì con la testa.
- Ah... eh, beh... Eheh...! - disse Naleh -
Forse avrei dovuto controllare meglio prima di uscire dall'acqua... al posto
tuo avrebbe potuto esserci uno stu... - ma si bloccò, guardando verso il
castello: Lucius Malfoy li osservava da un finestrone.
- Che c'è? - Chiese
Severus.
- No... niente,
niente. - rispose e gli diede un bacio - Scusami, ora, ma devo parlare un
attimo con Silente, a dopo! - e si incamminò verso il castello.
Nella sala d' ingresso trovò Lucius che le
rivolse un ghigno e le si avvicinò: - Sei ancora più bella dell'ultima volta
che ti ho visto nuda... - le sussurrò all'orecchio, dopodiché se ne andò,
lasciando la giovane da sola, immobilizzata davanti alla porta d'ingresso.
Naleh abbassò la testa e restò lì per un momento a pensare a quello che aveva
detto Lucius, che risuonava ancora nelle sue orecchie. Dopo un po' si scosse e
si avviò verso l'ufficio di Silente.
- Vieni pure, Naleh.
- disse il preside, ancora prima che lei bussasse. - Mi ha fatto chiamare,
Albus? - domandò.
- Si, mia cara.
Volevo parlarti di Severus. - la giovane arrossì un po' e cercò in tutti i modi
di evitare lo sguardo di Silente.
- Vedi, io so che c'è
qualcosa che vi lega, non c'è bisogno di essere chiaroveggenti per capirlo.
Purtroppo, questo fatto non permette a Severus di concentrarsi e non si dedica
più al suo lavoro come una volta... -
- Vuole dire che sono una distrazione per lui? - chiese Naleh.
- Ahimè, temo di sì.
Senza contare che gli alunni, scoperta questa sua debolezza, non gli portano il
rispetto che si merita, anzi, oserei dire che a volte, sebbene di nascosto, si
fan beffe di lui. -
- La smetta di
girarci intorno, Albus. Mi faccia indovinare, vuole che gli stia alla larga? -
Silente la guardò da sopra gli occhiali - So che è difficile per te, ma vorrei
chiederti di non tornare a Hogwarts l'anno che verrà. - Naleh represse le
lacrime che rischiavano di sgorgare dai suoi occhi e annuì con la testa.
- Sì. Sì, va bene.
Non mi vedrete più entro queste mura. -
- Grazie. Tu sai che
non c'è niente di personale in questo. Agisco solo nell'interesse di Severus e
di questa scuola. -
- Certamente, sì.
Ora... ora scusatemi, ma... devo proprio andare... sarà meglio che... che io
faccia le valigie... Addio... - mormorò e uscì dalla stanza, con una lacrima
che le rigava la guancia.
Venne così il momento
dei saluti, e Naleh spiegò a Piton ciò che Silente le aveva chiesto. - Cosa?!
Ma non può farlo! Chi gli dà il diritto di... -
- Ti prego, non fare
così... sai bene che è meglio per te, che è meglio per tutti. -
- E' meglio solo per Silente! Come può essere
così egoista... ?! -
- Shhh! Ti scongiuro, non parlare così! -
Piton abbassò lo sguardo. - E adesso? Dove andrai? - le chiese
- Probabilmente mi
unirò ai miei colleghi... oppure tornerò alla Scuola di Avvicinamento ai
Draghi... -
- E così... mi sfuggi
un'altra volta? -
- No, tu puoi venire
a trovarmi quando vuoi. - poi abbassando la voce - E anch'io verrò a farti
visita ogni tanto... - disse facendogli l'occhiolino. Lui la guardò negli occhi
e le sorrise - Arrivederci, allora. - Naleh ricambiò il sorriso - A presto,
amore mio. - i due si diedero un lungo bacio, dopodiché Naleh se ne andò,
lasciando Piton solo con i suoi ricordi.