L’INQUILINO
Autrici:
in ordine alfabetico, Amrlide, Gwillion,
Mariacarla, Silvia.
Censura:
PT
Note:
i personaggi sono della Rowling eccetera eccetera.
Quella
che avete davanti è una costoria, fanfiction monumentale scritta a quattro mani
e uscita per la prima volta sul Forum 1, terminata sul Forum 2 e giunta in
questo formato grazie all’opera meritoria di gratitudine di
Gwillion (a lei i nostri più sentiti ringraziamenti)^^
I parte
Che Severus Piton non avesse
una buona opinione dei babbani era risaputo, che non potesse provare simpatia
per dei parenti di Harry Potter altrettanto lampante, ma cosa avrebbe dovuto
pensare di quegli idioti che avevano pubblicato su un giornale babbano il loro
indirizzo e il loro nome, in barba a tutti gli incantesimi di protezione che
Silente aveva intessuto sulla loro casa? Severus Piton preferiva non
pronunciarsi al riguardo, soprattutto perchè se l' avesse dovuto fare avrebbe
usato un linguaggio parecchio scurrile.
- Perchè non rispondi tu a
quell' annuncio di... qual è la parola babbana... affitto? - Aveva detto il
vecchio Albus Silente e purtroppo Piton non si trovava nelle condizioni di dire
di no ad Albus Silente.
Così si era ritrovato indosso
quegli stupidissimi pantaloni babbani, quella stupidissima giacca babbana, quella
cravatta che detestava (non solo non portava più cravatte dai tempi del suo
studentato ma l' imbecille che gli aveva preparato il travestimento non aveva
trovato niente di meglio che dargli una cravatta gialla e rossa, presa da
chissà dove? Dal guardaroba di Grifondoro, certo) e per completare il tutto
aveva i capelli tirati indietro, lucidi per quella che sembrava un chilo di
brillantina (sembrava, ed invece era, purtroppo il grasso naturale dei suoi
capelli). Il numero 4 di Privet Drive. A Severus Piton non restava che bussare.
O forse secondo le usanze babbane avrebbe dovuto suonare quella specie di
pulsante accanto alla porta.
Nessuno veniva ad aprire,
Piton iniziava a sentirsi parecchio scoraggiato e soppesò lentamente la goffa
ventiquattrore babbana in cui aveva celato i componenti per le sue pozioni. Che
fosse arrivato troppo tardi? Che nella casa ormai ci fossero solo cadaveri? No.
Due Potter uccisi sotto il suo naso nel corso della stessa vita erano troppi,
decisamente troppi.
- Allora chi va ad aprire?! -
la voce di zio Vernon tuonò senza preoccuparsi di deviarla lontano dalla
cornetta che teneva in mano. Era al telefono con il suo ufficio; detestava
essere interrotto nelle questioni di lavoro. Qualcuno poteva anche degnarsi di
occuparsi della porta! Non bastava che lavorasse tutta la settimana per
mantenere la sua famiglia e un nipotastro a carico? Doveva anche fare il
factotum? Magari se fossero riusciti ad affittare la camera degli ospiti,
avrebbero potuto permettersi una domestica, cosa che sua moglie Petunia
desiderava da tempo. Ma per ora bisognava arrangiarsi!!
- QUALCUNO PUO' APRI… - la
possente voce si smorzò di colpo vedendo Harry, il nipotastro, avviarsi verso
l'ingresso. Vernon fu preso dal panico. - FERMO TU!! Vuoi far scappare il nostro
potenziale inquilino?! Dudl.. - ma le parole soffocarono di nuovo. Dudley era
in camera sua con il broncio a seguito di un'altra lite sulla sua dieta. E
Petunia era indaffarata al piano di sopra, probabilmente non aveva nemmeno
sentito il timido squillo del campanello. Guardò lo sguardo interrogativo del
nipote. - Va bene, apri. Se è un
acquirente fallo accomodare qui in salotto. Ma non aprire bocca!! Io mi sbrigo
il più velocemente possibile. -
Quando si vide di fronte il
viso ben noto del giovane celebre Harry Potter, Severus trattenne a stento un
sospiro, indeciso tra il suo abituale disgusto ed il sollievo per aver
rimandato almeno di qualche minuto l' incontro con i parenti babbani dell'
allievo.
- Attento, Potter - disse in
un sibilo serpentino - il professor Piton non esiste, e reggimi il gioco,
altrimenti inizierò a segnarmi sin d' ora i punti da togliere a grifondoro. -
Petunia Dursley si affacciò
dalle scale, gettando un'occhiata al piano di sotto. Aveva un udito
formidabile, dopotutto, e le era parso di sentire il tintinnio fievole del
campanello della porta. Aveva lasciato da parte quello che stava facendo, ed
era andata a controllare.
- Vernon, tesoro, è la porta?
-
Ma Vernon non le rispose, e
Petunia scese le scale, curiosa.
- Insomma... -
Si fermò. Sulla soglia c'era
un tipo lugubre...
- Harry! Allora cosa aspetti
a far accomodare l'ospite? -
Vernon, che ancora lottava
con la cornetta sul prezzo di un contratto, non si era accorto della moglie
sulle scale e non vedeva nemmeno il probabile acquirente. Ma soprattutto, cosa
stava facendo quel mostro ambulante? I vicini avrebbero potuto accorgersi che
non era normale... e anche la sua futura fonte di reddito!
- Allora lo fai accomodare si
o no?! -
Petunia, se non fosse stato un gesto molto poco elegante, si
sarebbe grattata la testa con aria interrogativa... ma era una Signora, ed
anche davanti a quello spettacolo doveva comportarsi con dignità.
Ma Vernon continuava a dire
qualcosa e... non vedeva, non vedeva!
Petunia si avvicinò alla
porta, scansò Harry e la spalancò.
- Buonasera, desidera? - chiese.
Fissò lo sconosciuto con
palese disprezzo: era un capellone, questa la diceva lunga.
Poi si girò verso Vernon e
disse: - Vuoi attaccare quel telefono! Insomma, Vernon Dursley, corri qui! -
Possibile che quella fosse la sorella della bella e ambita Lily
Potter? Si domandò Piton osservando l' espressione arcigna e ostile della donna
che si era presentata sulla porta. Ma se credeva di intimorirlo si sbagliava di
grosso.
- Mi chiamo Severus
Slythering... - disse, nel caso in cui il mio vero nome fosse arrivato alle
orecchie babbane - vengo dalla... Transilvania. -
Chi è che mi chiamava
vampiro, Potter?
- Perdonatemi dunque se la
mia conoscenza dell' inglese non è perfetta. Ho letto sul giornale del vostro
annuncio e dal momento che mi serve una sistemazione non mi dispiacerebbe
vedere la camera che affittate. E poi passando qui mi sono innamorato di questo
luogo così or... - orribile sarebbe il termine giusto ma è meglio che non sia
pronunziato, nemmeno sulla bocca di un transilvano poco padrone della lingua
-...originale. -
Originale era una bella
parola, ma ora che ci pensava, Silente, sempre pronto a commiserare le
condizioni di vita del povero piccolo Potter, non gli aveva parlato dello
spasmodico desiderio di normalità della sua famiglia babbana?
- Originale, ho detto, - si
affrettò ad aggiungere - forse per rendere meglio l' idea avrei dovuto dire nel
perfetto originale stile inglese. -
Sentire trambusto e non
capire cosa succede è un supplizio.
Vernon si era risollevato
quando aveva visto Petunia scendere dalle scale di corsa e scansare quell'ebete
del nipote dalla porta. Se lo avesse considerato un ragazzo normale, avrebbe
anche potuto chiedersi perché teneva la bocca aperta come un baccalà e gli occhi
strabuzzati. Ma questo non importava.
Si era più impensierito
sentendo l'invocazione di aiuto da parte della moglie; di solito sapeva gestire
le persone normali da sola. Invece
l'aveva chiamato, anzi, gli aveva anche intimato di interrompere la telefonata,
pur sapendo che era per il lavoro! Qualcosa non quadrava. Chi c'era alla porta?
- Richiamo più tardi. - disse
in malo modo al suo interlocutore prima di far cadere la linea. Poi si
precipitò nell'ingresso al fianco della moglie per vedere finalmente chi si
presentava come inquilino.
Un'orribile cravatta gialla e
rossa! Dove poteva averla pescata? in un vecchio costume da pagliaccio?
Capelli lunghi e brillantina!! Che fosse un hippy?
Nessun mezzo automobilistico!
Chi era, un pezzente?
Gli era sembrato di capire
che fosse straniero, e portava solo quella goffa ventiquattrore?
Sua moglie aveva avuto
ragione a spaventarsi.
L'idea di un cospicuo
guadagno cominciò a dissolversi...
Scoraggiato grugnì un: -
Salve... diceva? -
Piton, fissò per un attimo l'
uomo panciuto che aveva davanti, poi la moglie secca e rinsecchita e rimase
quasi stupito dalla sensazione di ostilità nei suoi confronti che i due
sembravano emanare. Non aveva mai percepito nulla di simile... a parte che
nelle lezioni con grifondoro, certo, ma lì almeno poteva vantarsi della cura e
perseveranza con cui aveva coltivato l' avversione (per altro reciproca) dei
suoi alunni. La mano dell' uomo si portò istintivamente verso il taschino della
giacca, dove una penna stilografica in legno di noce nascondeva una bacchetta
magica in miniatura. Poi però gli avvertimenti di Silente gli tornarono alla
memoria: non usare la magia a meno che non sia strettamente necessario, e
soprattutto sii discreto.
Ebbene, così avrebbe fatto.
Sfoderò il sorriso più cordiale di cui fosse capace (ma non poteva garantire il
risultato) e tornò nuovamente a presentarsi, nella sua falsa identità di
transilvano.
- Ovviamente comprendo che
vorrete vedere almeno un mio documento prima di accogliermi in casa... -
Aggiunse poi, e la storia del
documento era in realtà una banale scusa per tirar fuori dalle sue tasche una
delle più potenti magie babbane: uno portafoglio traboccante di banconote.
Vernon rabbrividì davanti a
quella sbieca smorfia che molto lontanamente poteva assomigliare a un sorriso.
Però soldi ne aveva... non potevano essere falsi...
Di certo si era pagato un
taxi, non avrebbe potuto di certo venire fino a Londra in macchina... per i
capelli... di certo non aveva avuto tempo di sistemarsi a dovere... se cercava
un stanza in affitto e non ripiegava nell'albergo, era certamente perché aveva
degli impegni stabili a lungo tempo... magari lavorava nel suo stesso
settore...
Vernon guardò la moglie per
vedere la sua opinione.
Petunia allungò il collo,
assumendo quasi le sembianze di un'ossuta giraffa. Piantò il suo sguardo da
avvoltoio sul gonfio portafoglio del lugubre e bislacco visitatore, e storse la
bocca in una smorfia che si poteva interpretare come un moto meditativo... il danaro è danaro... si disse Petunia.
E fece un cenno minimo a Vernon... sperando che capisse. Tuttavia, Petunia non
era abituata a transigere sui propri pregiudizi... e rivolse al transilvano uno
sguardo così fintamente gentile da essere quasi rivoltante:
- Penso che possiamo prendere
in considerazione di ospitarla... ma... ehm... in considerazione dell'originale
stile inglese che le piace tanto... deve assolutamente tagliarsi quei capelli.
Ehm... e forse la sua cravatta... -
Petunia cercò di addolcire la voce... ma il miele non era nelle sue
corde, e si rivolse a Vernon. - Tesoro...- sussurrò... e la sua faccia non
poteva essere cavallina più di così. Sperò che Vernoncino suo dicesse qualcosa
di definitivo al tizio... come si chiamava? Signor Slythering...
I capelli! Tagliarmi i capelli! Anche questo dovrei subire per te,
Potter! Non era meglio forse, finire fra le fauci di Remus? In fondo però i
capelli di un mago potevano ricrescere in una notte, e questo era molto più
facile per Piton che riuscire a dare a loro un aspetto meno.. untuoso.
Comunque la questione dei
capelli poteva aspettare, l' importante era che la serpe riuscisse ad entrare
in seno alla famiglia Dusly, o come cavolo si chiamava, poi avrebbe potuto
anche mordere.
- Non posso dire di
apprezzare troppo questa cravatta. - ammise con un vago sogghigno - E' il mio
capo ad essere innamorato di tali colori (vero, Silente era grifondoro fino
all' osso) ma questo coso offende la mia vista forse più della vostra, e certo
non intendo farne sfoggio più del necessario. Ogni consiglio inoltre per adeguarmi
all' originali stile inglese... (forse il suo sarcasmo era troppo evidente? ma
dalle facce dei due babbani non sembrava) ogni consiglio dicevo per adeguarmi
all' originale stile inglese sarà da parte mia sempre bene accetto. -
E forse mi darete anche un
buon motivo per trasformarvi in rospi, e giustificare persino le mie azioni di
fronte a Silente.
Petunia Dursley si erse in
tutta la sua notevole altezza e produsse un sorriso sbilenco. C'era in lei
qualcosa che si agitava... il desiderio di stroncare il sarcasmo e l'ironia che
trasudavano dalla voce del signor Slyequalchecosa... ma era anche donna di buon
senso, e al denaro sonante che la chiamava dal portafoglio del tizio... non
sapeva nè poteva dire di no.
In fin dei conti... se quelle
banconote erano lì dentro ci doveva essere un motivo: il denaro poteva
qualificare un uomo. E poi il richiamo dei soldi e il desiderio di smorzare i
toni del capellone non andavano necessariamente in contrasto!
Petunia Dursley aveva una
buona dose di sarcasmo e malignità da sfoderare all'occorrenza.
Fece un cenno a Vernon, e lo
chiamò da parte.
- Devo dire due paroline a
mio marito, ci scusi - disse al capellone, e fece segno a Harry di farlo
entrare in salotto, e accomodare sul divano.
Petunia si tirò Vernon da
parte: - Tutto sommato...non credi che sia l'inquilino che fa per noi? Ha
certamente una posizione... pensa se ci arrivasse uno spiantato! Direi di farlo
entrare, ma digli qualcosa su come si addobba! -
Aspettò che il marito
replicasse, ma piantò i suoi occhi da avvoltoio sul becero cafone
transilvano... lo avrebbero spennato, ma si sarebbe anche tolta il piacere di
metterlo a posto. Petunia era più che pronta alla schermaglia!
- In effetti non è il peggio
che poteva capitarci, cara... - anche gli occhietti porcini di Vernon cercarono
lo strano inquilino che ora stava esaminando il salotto. Qualcosa però in
quell'uomo gli dava fastidio. Sarà stata la smorfia con cui scrutava ogni
elettrodomestico del soggiorno, sarà (come diceva la moglie) il suo stravagante
modo di vestire. Complice era sicuramente l'aria da citrullo con cui il
nipotastro lo seguiva ovunque: sembrava indeciso se scoppiare a ridere o essere
terrorizzato. Harry non era normale, quindi assolutamente da non prendere in
considerazione; però...
- Sai che lavoro fa, quel ...
quel... Slytari o come si chiama! Potrebbe anche essere un poco di buono. Anche
uno spacciatore! Con la mala vita si possono accumulare un bel po' di soldi...
Dovremmo saperne di più! -
Chi poteva ascoltare i più
flebili sussurri dei giovani maghi affidati alla sua custodia non aveva certo
problemi ad ascoltare una conversazione che si teneva in un' altra stanza. Poco
di buono. Piton certo sapeva di essere stato definito in modi anche peggiori.
Spacciatore, il significato del termine non lo conosceva ma il modo in cui la
zio di Potter lo aveva pronunziato non gli piaceva per nulla. Mala vita, questo
era abbastanza chiaro, e Severus non riusciva a pensare a una mala vita più
mala vita della setta dei mangiamorte. Peccato che quest' ultima considerazione
dovesse tenerla per sè. Terrorizzare i Dursley era ormai una cosa che
desiderava TANTO.
L' uomo poi si voltò verso
Harry, con una smorfia sul volto: possibile che dovesse stargli così
appiccicato? Voleva davvero farlo scoprire? Piton non disse una sola parola, ma
si passò un dito lungo la gola, in un gesto minaccioso ed eloquente.
Petunia era d'accordo con suo
marito...era sempre meglio indagare sul conto di un tipaccio come quello che si
era presentato alla loro porta. E poi c'era un'altra faccenda: se lo avessero
accolto, dovevano trovare il modo di tenergli Harry molto lontano...o i loro
guadagni erano compromessi.
Petunia sussurrò tutto questo
a Vernon, e poi entrò nel salotto e si sedette davanti al tipaccio.
- Dunque, signor...come ha
detto che si chiama? Slyffing? Slotting? Slumming? Slaccing? Quali affari la portano da queste parti?
Devo immaginare che sia un uomo impegnato per essere venuto a vivere in un
posto come questo... gradisce un the?-
E fece cenno ad Harry di
andare a prendere il bollitore con l'acqua sempre bollente per ogni evenienza
ed il suo servizio di tazze bordate d'oro.
- Speriamo che quel piccolo
idiota non faccia danni... - si disse, ma ripiazzò i suoi occhiacci sul
capellone e si riconcentrò sulle domande che aveva pronte... -
Harry riapparve quasi subito
con il vassoio, ed avanzò traballando... porse il the a Petunia e Vernon, ma
mentre lo porgeva a Piton... Petunia allungò la gamba... ed Harry franò sul suo
prof di Pozioni...
Il the era caldo, e del
liquido bollente versato sui pantaloni non era esattamente quel che ci voleva
per migliorare la giornata. Senza contare che Piton aveva il forte e
giustificato sospetto che l' incidente non fosse stato affatto un incidente.
Come, il più giovane cercatore di quidditch da un secolo, il piccolo prodigio
di Grifondoro, non riusciva a tenere fra le mani un semplice vassoio delle
tazze da the?
Ma a questo avrebbe pensato
nel momento in cui fosse rimasto solo con Potter, eccome se ci avrebbe pensato!
- Credo che farò a meno del
the - disse poi l' uomo con un sorriso tirato, che tutto pareva meno un
sorriso. - Quanto alla sua domanda, il mio nome è Severus Slythering, e mi
occupo di... pozioni magiche. -
Le espressioni allarmate e
perplesse sul volto dei Dursley, lo sguardo di puro terrore negli occhi di
Harry, valsero l' azzardo di quelle parole, e quasi fecero scordare al mago il
the che ancora gli colava dalle caviglie.
- O per meglio dire mi occupo
di chimica, in un laboratorio di ricerca. Fino all' anno scorso insegnavo, lì in
transilvania, ma adesso ho finalmente detto addio a quei piccoli mostri dei
miei alunni, e mi sono messo in viaggio per la vecchia e gloriosa Inghilterra.
E adesso se non vi dispiace,
i miei bagagli sono alla stazione, quest' abito è inservibile... vorrei almeno
che mi indicaste il bagno. -
Severus aveva appena
terminato di parlare, quando un' idea DIABOLICA gli si affacciò alla mente: i
Dursley sapevano che Harry era un mago, ignoravano invece che il possibile
inquilino lo era. E se fosse accaduto di strano, di inspiegabile, chi sarebbe
stato accusato?
In quel momento il the smise
di gocciolare, e persino le macchie sparse su Piton e per il salotto quasi
svanirono.
- Strano, molto strano - commentò Severus con un tono quasi distratto - non
avevo mai visto un liquido evaporare così velocemente... dev' essere per il
caldo che fa in questa stanza. -
Petunia aprì la bocca...ma ne
uscirono solo dei suoni strozzati. Era...impossibile!!! Le macchie di the erano
evaporate in maniera... magica...
Alzò lo sguardo su
Harry...DOVEVA ESSERE STATO LUI! Lui, quel piccolo orribile scherzo della
natura! Quel mostro... voleva far fuggire i possibili ospiti!
Dopo questi rapidi pensieri,
Petunia si ricordò di aver assistito ad una magia... e cercò di trattenersi dal
saltare sul lampadario; semplicemente si alzò di scatto e fece qualche passo
verso la porta, ma poi si ricordò che c'era il danaroso capellone da
spennare... non poteva mollarlo così (anche Vernon sembrava assai stupito), e
si costrinse a fermarsi... a dirgli qualcosa... una giustificazione per
quell'orrore...
- Eh... sì... fa davvero
caldo in questa stanza; non per nulla il TG ha detto che Privet Drive è la
strada più calda d'Inghilterra... abbiamo temperature... ehm... sopra i 40
gradi... come ai tropici. Come vede è un posto molto... amabile! - E rise
nervosamente...
Poi guardò Vernon, sperando
che facesse qualcosa... contro Harry!
Lo zio di Harry sembrava come
paralizzato, e Piton non sapeva se lo divertiva maggiormente il suo silenzio o
le patetiche scuse della moglie.
- 40 gradi? - disse poi in tono noncurante - Certo sarà un cambiamento degno d'
interesse rispetto al gelido laboratorio della mia vecchia scuola. Certo però
che lì, non intendo offendere nessuno (menzogna) ma devo dirlo, lì se avessi
avuto uno studente così imbranato fra le mani lo avrei punito pressochè
quotidianamente (vero), anche se certo i preparati di laboratorio sono un
tantino più pericolosi del vostro the... ad evaporazione rapida. -
- Oh, ma non si preoccupi...
questo... è... ehm... un povero orfano che abbiamo... ehm... portato qui per
qualche tempo da una Casa d'Accoglienza; sa... siamo caritatevoli, e lo abbiamo preso per insegnargli qualcosa...
Certamente sarà seriamente punito per questa mancanza... lei insegnava?-
Petunia sorrise forzatamente e poi guardò Harry... e... seppe che Harry aveva
capito che di li a poco sarebbe scoppiata una bomba.
" Uff... la stiamo scampando bella - si disse Petunia si tocca - sempre di
finire in mano a dei cretini: prima Harry il mostro, ed ora questo buzzurro...
uff... parla come se credesse che non fossimo capaci di insegnare l'educazione
ad un ragazzo.. .e poi... eureka!!! - Petunia fece un largo sorriso... - Ho
trovato il modo di prendere capra e cavoli! Chiederò al capellone di scegliere
una punizione per Harry, ma dirò ad Harry (se non vuole essere legato e
costretto nello scantinato per un mese, con il pericolo di restarci per sempre
senza tornare a scuola) di non ascoltare quello che gli dirà di fare
Slythering! Così Slythering che crede di essere tanto bravo...farà la figura
dell'idiota che non sa combinare nulla! "
- Harry...vieni portiamo in cucina le tazze vuote... - disse Petunia, e Harry
la seguì in cucina.
- Molto bene, ragazzo! - sussurrò la zia - se ci tieni a tornare a scuola
dovrai far fare a Slythering la figura del cretino... -
Poco dopo tornarono nel salotto.
- Dunque... lei è un insegnante... perchè non prende sotto la sua esperienza
Harry? Come una specie di mentore... -
La figura del cretino...
questa volta Piton aveva dovuto usare la magia per sentire, ma ne era valsa la
pena. L' uomo provava una selvaggia voglia di ridere, poichè se Harry aveva
buon senso (cosa non del tutto certa) avrebbe capito che era molto più
pericoloso infastidire lui piuttosto
che i suoi parenti babbani. Tre lunghi anni ancora lo aspettavano a Hogwarts,
in fondo.
E se invece Harry avesse deciso, di accontentare la zia, ebbene Piton avrebbe
potuto PUNIRLO.
Quanto all' acida Petunia, c' era una cosa che lei aveva dimenticato:
- Nonostante il grande amore che io
provo per i giovani virgulti come il vostro Harry, temo di doverle fare notare
che lei sta correndo un po' troppo. Non crede che dovremmo stabilire prima la
questione dell' affitto e poi pensare all' educazione dell' orfanello? Inoltre
ancora non ho nemmeno visto la stanza, e non posso nemmeno dire se sia adatta o
meno alle mie necessità. Se rimarrò vi assicuro che cercherò di passare il
maggior tempo possibile con il vostro piccolo Harry (devo farlo purtroppo) ma
non è ancora detto che io rimanga. -
- Ah, ma certo! Vuole vedere
subito la stanza? E' una questione che possiamo risolvere subito... se vuole
seguirmi! -
Petunia si diresse verso l'ingresso. Il signor Slythering la seguiva; Petunia
si fermò un attimo a guardare Vernon ed Harry nel salotto...
Salirono le scale, e Petunia spalancò una porta...
Un intenso odore di lillà fu la prima cosa che si avvertì aprendo la porta, poi
la donna entrò in una stanza che era... era...
Al centro troneggiava un letto coperto da cuscini in tinte che variavano dal rosa
al violetto tenue, con una coperta lavorata all'uncinetto con fantasie di
orsetti. Sui comodini stavano dei vasetti di fiori freschi, e su un tavolo poco
distante erano allineate alcune bambole di porcellana di quelle da quattro
soldi e fintamente eleganti, con altri strabordanti ninnoli di cattivo gusto.
Le pareti erano coperte da un vecchio parato a fiorellini, e il pavimento era
coperto di tappeti rosa...
- Questa era la stanza riservata ad un'eventuale sorellina di Dudley...non è
bellissima? -
Petunia rivolse un sorriso crudele a Slythering...
- Sono semplicemente commosso
- disse Piton con le lacrime agli occhi - all' idea di poter trascorrere dei
mesi in un simile luogo. Ormai è deciso, farò di tutto per avere questa stanza,
e non avete che da dirmi il prezzo, per avere subito almeno un paio di mesi d'
anticipo. -
Per lo meno i soldi sono di Silente, pensò Piton, e aveva la tentazione di
chiedere alla donna se poteva procurargli un pigiama e una vestaglia in tinta con la stanzetta, ma non osò
farlo, c' era il rischio che lei l' accontentasse.
Più l' uomo si guardava intorno poi e più i particolari della camera si
facevano sfocati, in un unica onda di morbido, carezzevole... rosa. L' uomo
poggiò una delle sue unghie aguzze su un grasso bimbo argentato che reggeva un
gigantesco grappolo d' uva di finta ambra gialla.
- Non ho parole, semplicemente non ho parole. -
Petunia tirò fuori dalla
tasca un biglietto e lo sventolò sotto il naso dell'uomo. C'era scritto il
prezzo della stanza... un prezzo salato, molto salato.
- E' un po' cara, ma, come le ho detto, questa è la migliore zona residenziale
nel raggio di miglia, il clima... è amabile come quello dei tropici, e poi non
ha detto che questa camera le piace tanto?
Petunia saltellò verso la finestra e l'aprì. " Colpo mortale! " si
disse: - Il rosa le si intona tantissimo! Anzi...-
Saltellò verso l'armadio ed estrasse un fagotto:- Questa è una cuffia da notte
in rosa... il suo colore! se resta sarà sua! E poi... lì dentro ci sono una
meravigliosa camicia da notte e una vestaglia...giusto della sua taglia, ad
occhio e croce!-
E tirò fuori una larga camicia di pizzo rosa... (Beccati questo...capellone? E
ora?)
La cagna doveva avere un
pizzico della magia della sorella, non tanto da poter essere chiamata maga, ma
abbastanza per avere degli sprazzi di telepatia, non c' erano altre
spiegazioni.
- Quella camicia, quella cuffia sono splendide - disse Piton cercando
disperatamente una via d' uscita - ma io non potrei non potrei davvero
indossarle, mi ricordano troppo quelle che portava la mia povera prozia
Serpentina sul letto di morte. -
Un profondo respiro, e speriamo che tanto sia bastato.
- Quanto al prezzo non ci sono problemi. Oltretutto nemmeno avrei compreso che
si trattava di una cifra alta, poichè ho ancora diversi problemi con il cambio.
-
Certo che ne ho, quante falci vale una sterlina, o quanti zellini?
- Ottimo! Siamo d'accordo...la camera è sua! -
Petunia gongolò...
- Comunque, visto il suo buon gusto, deve proprio apprezzare l'orsetto luminoso
che c'è accanto al letto: le terrà compagnia nelle sue ore solitarie... lei è
single? Beh, ma ora si metta comodo... la aspettiamo per la cena tra 45
minuti...
E Piton sprofondò la testa
tra i cuscini rosa e lillà, senza pensare a nulla. Quarantacinque minuti di tregua
sarebbero potuti passare sin troppo in fretta.
Vernon stava salendo le scale
quando sentì la moglie che si avvicinava alla soglia della camera.
Quella lunga permanenza di quei due nella stanzetta l'aveva preoccupato non
poco. Ma sentire la voce acuta della moglie lo rassicurò: quel transilvano non
le aveva fatto niente. Una volta aveva sentito in un documentario che nel
continente avevano strani costumi riguardo gli ospiti e le mogli altrui. Per
fortuna, sembrava che il loro inquilino
avesse davvero appreso i sani costumi inglesi.
Quella preoccupazione l'aveva distratto dalla ramanzina che spettava al caro
nipotino. Vernon aveva ben intuito le intenzioni della moglie e stava
adeguatamente istruendo quell' ebete.
Ora non poteva rimanere così sulle scale; sembrava che origliasse. Ormai era
sicuro che la sua Petunia sarebbe scesa di lì a poco, poteva tranquillamente
attenderla in salotto.
Petunia scese in salotto...non sapeva perchè, ma si sentiva felicemente
cattiva...la prospettiva di combinare qualche scherzetto al buzzurro la faceva
fremere di gioia, soprattutto perchè con Slythering poteva anche trovare il
modo di combinare guai al mostriciattolo Harry Potter.
Intravide Vernon in salotto: - Vieni in cucina, tesoro... Slythering ha preso
la stanza, ed ora dobbiamo valutare la cosa... -
Si diresse alla cucina, e iniziò a preparare la cena... due cene: una per la
famiglia Dursley, l'altra tipicamente
inglese (e a questo pensiero Petunia trattenne a stento una risata) per il
transilvano, mentre ascoltava il marito.
Vernon seguì la moglie in
cucina parlando lentamente e preoccupato mentre la guardava trafficare dietro i
fornelli
- Ehm cara... quel Slythering... i suoi bagagli non sono ancora arrivati,
dovremmo imprestargli qualcosa... non sono convinto sulla sua sincerità, usa il
sarcasmo troppo frequentemente... le smorfie che gli deformano il viso fanno
venire i brividi... mi sembra che stiate prendendo un po' troppa confidenza voi
due... non prenderai troppo sul serio la tua missione di fargli apprendere il
sobrio stile inglese?... da quella che ho capito vuoi dargli una lezione
utilizzando Harry, e io ti condivido in pieno... ma è una nostra fonte di
reddito, non rischierai di farlo scappare dalla vergogna? e poi affidarsi a
Harry per questo non mi sembra il caso... mi stai ascoltando, tesoro? Perché
prepari due cene? Dudley è a dieta non vorrai metterlo in tentazione! Non ci
stai mettendo troppe spezie in quella zuppa?
Quando Piton aveva scelto di
acuire i propri sensi e soprattutto l' udito con la magia sapeva che sarebbe
stato utile, ma non aveva immaginato che proprio dei babbani sarebbero stati il
pericolo maggiore.
E tuttavia... si stava quasi divertendo. Che splendida Serpeverde (splendida
non per aspetto, ma il carattere era quello) sarebbe stata quella Petunia! E
adesso capiva perchè sua sorella si era gettata fra le braccia di Potter,
qualsiasi cosa sarebbe stata meglio della vicinanza di quella donna!
Una bambola dagli occhi di vetro nero guardava l' uomo con un aspetto solo un
poco più ebete di quello dimostrato nelle ore precedenti dal piccolo Harry
Potter.
Poi il mago si alzò dal letto, alla ricerca della sua valigetta. Avrebbe
preparato un antidoto alla pozione
che la strega babbana stava preparando per lui, non c' era altra soluzione.
La mistura era ormai pronta,
e Piton voltò il suo sguardo verso lo zuccheroso orologio orsetto. Strano a
dirsi erano passati solo cinque minuti da quando lo avevano lasciato solo. Il
tempo passava più lento nel silenzio e nella quiete.
Così l' uomo decise di scendere al pianterreno, e domandò con la sua voce
sussurrante se avevano un accappatoio da prestargli e se poteva lavarsi prima
di cena.
Oltretutto aveva ancora il the evanescente addosso (falso la magia lo aveva
fatto sparire completamente) e desiderava cambiarsi (vero, e buttare la
cravatta grifondoro nello scarico del water)
- Non scomodarti tesoro!
Resta pure qui in cucina con quella specie di zuppa... attenta a non
avvelenarti da sola... mi occupo io dell'ospite. Continuiamo la discussione
dopo... - "discussione? Stavo parlando da solo! Che avrà la mia
Petunia?"
Vernon uscì dalla cucina. Prima di raggiungere il signor Sylthering nella sua
camera diede un'occhiata in salotto: Harry era ancora lì seduto sul divano con
un'aria stralunata.
- Non potresti andare in camera tua, sottospecie di mostro ambulante?! Vedi di
non darci altri problemi oggi!! Anzi! Vedi di non darci problemi e basta!
Salì al piano di sopra. Prese un accappatoio dal mobile del bagno, si preoccupò
che questo fosse necessariamente pulito, spruzzò un po' di profumo per farlo
sembrare appena lavato e lo portò all'inquilino in camera. Per un attimo fu
abbagliato da tutto quel rosa: non era abituato a quella camera, l'aveva
arredata sua moglie in previsione di una figlia, e quando questa non era
arrivata, era stata utilizzata come camera per gli ospiti, specialmente zia
Marge. Lui non c'era entrato quasi mai.
- Spero che il colore non le crei problemi. Sa, questa camera piace molto a mia
moglie...
Vernon si fermò; era meglio non dare troppa confidenza a uno sconosciuto. Gli
porse l'accappatoio lindo e profumato.
- Forse le sarà un po' largo... - per un attimo a Vernon venne in mente di
prenderne uno di Dudley, ma scartò subito l'idea. - Quando arriveranno i suoi
bagagli? -
- I miei bagagli? - fece l'
altro in tono distratto - Ma io non ho bagagli. Gli abiti della transilvania
bordati di pelliccia non sono poi troppo indicati, specie al clima della più
calda delle strade di Inghilterra. Ho un cambio in valigia ma penso di recarmi
a Londra a più presto, per fare acquisti. E adesso se non le dispiace... -
Un bagno babbano con tutte le sue manopole strane era anch' esso una prova
ardua per un mago, e ad esempio Severus era certo che dovesse esserci qualche
attrezzo elettronico per asciugarsi i capelli e non riusciva a capire qual era.
Intanto penserò ai vestiti si disse, fissando cupamente il completo color
nocciola indossato durante il giorno. I pantaloni non erano poi così male, un
taglio anonimo e classico, idem per la camicia, la giacca era una specie di
trappola ma in fin dei conti faceva troppo caldo per indossarla. Il colore...
bisognava pensare al colore.
- Atrificium. -
Sussurrò Piton e gli indumenti diventarono di uno splendido nero. Ancora una
formula perchè i capelli non fossero più bagnati, e allora venne... la
sorpresa.
Lo specchio semi-offuscato dal vapore acqueo restituiva a Piton l' immagine di
un giovane con dei lunghi capelli neri e ondulati, quasi ricci verso le punte,
e soprattutto perfettamente puliti! Cosa c' era in quello shampoo babbano? Se
l' uomo non si fosse già convertito alla così detta causa del bene adesso aveva
un motivo per difendere con ancor più costanza quel mondo privo di magia che
Voldemort voleva distruggere. Mentre finiva di rivestirsi il mago ripeteva
sottovoce le complicate formule scritte sul retro del flacone dello shampoo,
finchè non le ebbe imparate a memoria.
Prima di scendere tornò ancora una volta a guardarsi nello specchio. Certo che
lui fosse bello nessuno avrebbe mai osato dirlo, ma... affascinante, forse? Poi
l' uomo scosse la testa, ridendo di se stesso. Un certo fascino lo possedeva,
sicuro, ma era quello del significato originale del termine: fascinum, ossia
una via di mezzo tra malocchio, incantesimo, maleficio.
In ogni caso Piton sorrideva apertamente mentre scendeva verso la cucina, ed
era quasi di buon umore.
[continua]