MAGIUS

 

AUTORE:  TK

PAIRING:  nessuno.                              CENSURA: per tutti.

NOTE: i personaggi sono quasi tutti della scrittrice J.K. Rowling; alcuni sono stati inventati dall’autrice di questa fanfiction. Questa storia segue idealmente quelle narrate in “Carissimo Potter” e “Una strana storia”. Buon divertimento.

 

“Prima di iniziare questo banchetto, desidero dare il benvenuto agli studenti di Beaubatons e di Durmstrang ed ai loro presidi, Madame Maxime e Severus Piton. – Albus Silente era in piedi accanto al tavolo dei professori nella grande sala da pranzo addobbata a festa – Vorrei augurare loro una buona permanenza qui a Hogwarts ed inoltre auguro buona fortuna a tutti gli studenti che decideranno di partecipare al Torneo Tremaghi che, come tutti saprete, quest’anno è dedicato alla memoria di Cedric Diggory. In seguito ai tristi avvenimenti accaduti due anni fa, avevamo deciso di abolire il torneo; tuttavia, dopo la sconfitta di Voldemort, abbiamo ritenuto che questa decisione fosse troppo drastica e abbiamo stabilito di indire quest’anno una nuova edizione del torneo. Nel corso della settimana gli aspiranti a partecipare al torneo potranno inserire il loro nominativo nel Calice di Fuoco, che verrà posto nel salone d’ingresso della scuola. Avrete sette giorni di tempo. Come forse saprete, il torneo avrà una durata minore rispetto alle passate edizioni e ad esso potranno partecipare gli studenti di età superiore ai sedici anni. Beh, credo di aver detto tutto e visto che siamo tutti affamati, pongo fine a questo discorso.  Spero che il banchetto sia di vostro gradimento!”.

Appena Silente si mise a sedere, il silenzio nella sala venne rotto dallo scoppio di voci degli studenti e dal rumore di piatti e posate.

“Gli studenti di Durmstrang hanno certe facce lugubri!” esclamò Hermione. “Ci credo, con Piton come preside!” ribattè Ron. “Victor Krum non c’è. Chissà cosa fa adesso che ha finito la scuola” si chiese Harry fissando il tavolo degli studenti di Durmstrang. “Beh, adesso può dedicarsi a tempo pieno al Quiddich. Beato lui!” gli rispose Ron con un sospiro. “Chi sarà quel tizio di Durmstrang grande e grosso?” chiese Harmione curiosa. “A giudicare dalla faccia, sarà un secchione!” rispose uno dei gemelli Weasley. “Non c’è nemmeno Fleur Delacour. Che peccato!” esclamarono in coro Harry e Ron. “Che idioti! –sbottò Hermione – E tu, Neville, non puoi ridurti in questo stato ogni volta che Piton è nelle vicinanze!”. “N-non è c-colpa m-mia” rispose Neville, che fino a quel momento era rimasto immobile e tremante, con gli occhi sbarrati e senza toccare cibo. “Piton non può farti nulla, mettitelo in mente! Non insegna più qui a Hogwarts!” continuò Hermione esasperata. “P-però p-potrebbe r-ritornare qui”. “Scherzi? Piton tornare qui ad Hogwarts? Secondo me non ci pensa nemmeno! A Durmstrang comanda lui e può fare quello che vuole” bofonchiò Ron con la bocca piena di pollo arrosto. “Già, non tornerà mai, soprattutto ora che anche Sirius insegna qui. Lo detesta tanto quanto detesta me!” aggiunse Harry. “Hai sentito, Neville? Ora smetti di tremare e mangia!” ordinò Hermione. “C-ci p-proverò” le rispose Neville con scarsa convinzione. “Vi ho già detto che intendo partecipare al Torneo Tremaghi? “ chiese Hermione euforica. “Sì, un milione di volte!” rispose Ron trangugiando delle patatine fritte. “E tu, Harry, hai deciso se partecipare?” proseguì imperterrita la ragazzina ignorando Ron. “Certo che parteciperà: è il campione in carica! E inoltre, se non lo facesse, gliela darebbe vinta a Piton!” insorse Ron. “Già, è proprio così. –disse Harry sospirando – Se non partecipassi, farei una figuraccia e Piton ne sarebbe felicissimo; ma se partecipassi e non vincessi sarebbe anche peggio! Piton farebbe salti di gioia!”. “Il p-professor P-Piton ci sta os-servando –tartagliò Neville – C-cambiate d-discorso, per f-favore; p-potrebbe s-sentirvi!”. “Ma che dici, Neville! Non può sentirci con questo chiasso e inoltre è lontano” protestò Hermione sbuffando. “Beh, comunque è meglio cambiare discorso. Con Piton non si sa mai!” tagliò corto Harry, sbirciando con la coda dell’occhio il tavolo dei professori dove era seduto Piton.

 

Il mattino seguente, Severus Piton si stava recando nella sala da pranzo per la colazione ed era immerso nei suoi pensieri. Odiava stare ad Hogwarts e non vedeva l’ora di tornarsene a Durmstrang. Quando Cornelius Caramell e Albus Silente gli avevano parlato del Torneo e gli avevano chiesto di far partecipare i suoi studenti, Piton stava per mandarli al diavolo; poi però ci aveva ripensato: la sua scuola doveva partecipare e vincere la Coppa, a qualsiasi costo. E così adesso era lì a sciropparsi Harry Potter e Sirius Black, che nel frattempo era stato nominato nientemeno che insegnante di Pozioni! Ad un tratto Piton udì alle sua spalle la voce di Silente che lo chiamava; si voltò e vide il vecchio mago che avanzava verso di lui lungo il corridoio con il volto terreo. “Severus, devo parlarti. E’ urgente! Vieni nel mio studio: lì c’è Cornelius Caramell che ci attende”. Piton lo seguì con un sospiro.

“Stamattina ho ricevuto una brutta notizia e così sono subito corso qui. – Caramell era visibilmente agitato e parlava velocemente – Qualcuno ha aiutato Lucius Malfoy ad evadere da Azkaban ed ha ucciso Peter Minus ed i due Dissennatori che dovevano sorvegliarli. Non si sa chi è stato, tutto è accaduto troppo velocemente, ma gli unici sospettati sono i Mangiamorte. Chi altri avrebbe potuto fare una cosa del genere? Tu che ne pensi, Severus?”. Piton rimase silenzioso per un po’, meditando. Poi disse:” Non so cosa dire. L’unico mago che mi viene in mente e che potrebbe fare una cosa del genere è morto molti anni fa”. “E se Malfoy ed il suo misterioso complice venissero qui ad Hogwarts per vendicarsi di te, Severus, e di Harry Potter? Forse dovremmo sospendere il Torneo” propose Caramell sempre più agitato. Piton e Silente si guardarono senza dire una parola, poi Piton disse:”Non credo che si debba sospendere il Torneo; tuttavia conviene aumentare le misure di sicurezza qui alla scuola, almeno finchè non scopriremo che intenzioni hanno Malfoy ed il suo socio”. “Sono d’accordo. Provvederò subito ad avvertire i professori e Madame Maxime; poi insieme penseremo alle misure di sicurezza” concluse Silente.

Più tardi, Piton uscì dallo studio di Silente deciso a non rinunciare alla colazione e mormorando a bassa voce: ”Avrei dovuto prevederlo prima di venire qui ad Hogwarts: quel Potter porta iella!!”.

 

“Stamattina ho messo il mio nome nel Calice di Fuoco! - annunciò Hermione trionfante – E tu, Harry, hai già messo il tuo?”  “Ancora no”. “Che aspetti?” continuò imperterrita la ragazzina. “C’è ancora tempo; altri cinque giorni” ribattè Harry mogio. “Ehi, Harry, non dirmi che hai paura? Ce la farai, ne sono sicuro!” esclamò Ron battendogli una mano sulla spalla. I tre ragazzi stavano camminando lungo un corridoio diretti verso l’aula di Pozioni; voltando un angolo si ritrovarono di fronte ad un gruppetto di studenti di Durmstrang guidato dal ragazzo robusto di cui avevano parlato al banchetto di benvenuto. Alla vista di Harry, i ragazzi di Durmstrang si guardarono fra loro con una strana espressione sul volto, poi fecero dietro-front e si allontanarono velocemente lasciando Harry, Ron ed Hermione a bocca aperta.

 

“Ho messo il mio nome nel Calice” annunciò Harry rassegnato mentre si sedeva al suo posto al tavolo di Grifondoro nella grande sala da pranzo. Era ora di cena e la sala era gremita di ragazzi affamati. “Finalmente ti sei deciso! Domani sera ci sarà il sorteggio dei nomi!” sbuffò Hermione con evidente malumore. “Bravo Harry! –esclamò Ron – Ehi, Hermione, che ti prende? E’ da ieri che sei piuttosto acida”. “Mi da fastidio il comportamento di quelli di Durmstrang –sbottò la ragazzina – Ogni volta che ci vedono insieme o mi incontrano da sola cambiano rapidamente strada!”. “Sì, l’ho notato anch’io. Anche con me e Ron fanno la stessa cosa” confermò Harry. “Già, è vero! Ne stavo parlando con Harry proprio stamattina” disse Ron adocchiando il tavolo degli studenti di Durmstrang. “Forse c’è lo zampino di Piton” azzardò Harry lanciando un rapido sguardo al tavolo dei professori. “Appena la cena sarà finita andrò a fare quattro chiacchiere con qualcuno di quelli – disse Hermione bellicosa, fissando il tavolo di Durmstrang – Magari con il tizio grosso che sembra il capo”. Ron e Harry si lanciarono uno sguardo senza parlare.

Al termine della cena, Hermione partì all’attacco. “Perché tu ed i tuoi compagni evitate me ed i miei amici? Che c’è, vi siamo antipatici o pensate che abbiamo una malattia contagiosa?” chiese Hermione al presunto capo di Durmstrang. Il ragazzo la fissò per un po’, sorpreso e indeciso se rispondere o darsi alla fuga; poi fissò con aria interrogativa i suoi compagni, che nel frattempo si erano messi a distanza di sicurezza dalla ragazzina. Alla fine prese una decisione e rispose: “Il nostro preside, il professor Piton, ci ha ordinato di stare alla larga da voi tre. Il preside ci ha detto che il tuo amico con gli occhiali… beh, lui dice che il tuo amico porta iella e un tantino anche tu e l’altro con i capelli rossi. E’ per questo che vi evitiamo e che continueremo ad evitarvi finchè rimarremo qui in questa scuola. Mi dispiace per voi, ma questi sono gli ordini di Piton e dobbiamo rispettarli”. Detto questo, il ragazzo si allontanò velocemente seguito dai suoi compagni.

“Avevi ragione, Harry! Piton ha colpito ancora!” esplose Hermione furente mentre usciva dalla sala con i suoi due amici.

 

La sera seguente tutti attendevano con ansia il sorteggio dei nomi dei tre studenti che avrebbero affrontato le prove del Torneo Tremaghi. Finita la cena, il Calice di Fuoco fu portato nella sala e fu accolto da un’ondata di mormorii. Silente si alzò dal tavolo dei professori, si avvicinò al calice e prese la parola: “Finalmente è giunto il momento decisivo: stiamo per conoscere i nomi dei tre coraggiosi che parteciperanno al Torneo. Prego tutti voi di mantenere il silenzio fino a che il sorteggio non sarà terminato. Dopo che il Calice avrà deciso quali dovranno essere i concorrenti, si procederà al rito della Pesa delle Bacchette, che verrà effettuata da un esperto in materia, il signor Olivander”. Silente tacque per un po’ mentre Olivander faceva il suo ingresso nel salone, poi riprese:” Madame Maxime, Severus, vi prego di avvicinarvi e prendere posto al mio fianco: il Calice sta per decidere!”.

Le luci della sala si spensero mentre gli occhi di tutti erano puntati sul Calice, le cui fiamme bianche e blu splendevano nel buio. Improvvisamente le fiamme divennero rosse ed iniziarono a sprizzare scintille; un pezzetto bruciacchiato di pergamena volò fuori dal Calice e finì nelle mani di Silente. “Il campione di Beaubatons è … Roger Auclain!”. Un applauso scrosciante invase la sala mentre il ragazzo nominato si recava verso il tavolo dei professori. Silente fece un gesto con la mano e il silenzio tornò; il Calice sputacchiò un altro pezzo di pergamena: “Il campione di Hogwarts è … Harry Potter!” disse Silente reprimendo un sorriso compiaciuto. Il volto di Piton rimase invece impassibile. Gli applausi si scatenarono di nuovo, più forti di prima,  accompagnati dalle voci degli studenti di Hogwarts che acclamavano Harry.  Di nuovo tornò il silenzio, mentre il Calice emetteva l’ultima pergamena. “Il campione di Durmstrang è … Igor Vassiliev!”. Dal tavolo di Durmstrang si alzò il ragazzo robusto che aveva discusso con Hermione e anche lui fu omaggiato dagli applausi, mentre Piton ridacchiava soddisfatto. “Oh, no! Proprio il tizio grosso con la faccia da secchione! E guarda Piton come ride!” sbottò Ron disperato. “Non parteciperò al Torneo” mugugnò Hermione con le lacrime agli occhi. “E ti lamenti! – cercò di consolarla Ron – Dalla faccia giuliva di Piton direi che questo Igor è proprio un tipo tosto! Povero Harry, lo aspettano tempi duri!”.

Al termine della pesa delle bacchette, Silente diede le ultime direttive ai sorteggiati: “Allora, ragazzi, mi complimento con voi e vi faccio i miei auguri di buona fortuna. Sono sicuro che il Calice ha scelto gli elementi migliori”. A queste parole Piton fissò Harry Potter e sorrise sarcastico; Harry notò il sorriso e rabbrividì. “Avete esattamente venti giorni di tempo per prepararvi alla prima prova; sono sicuro che userete questo tempo nel miglior modo possibile. Adesso andate a dormire e di nuovo buona fortuna! Ah, dimenticavo … se doveste avere bisogno di qualcosa potete rivolgervi a me, a Madame Maxime o al professor Piton”. Harry ebbe una fugace visione di se stesso che chiedeva consigli a Piton e gli venne un groppo in gola; Piton fissò Harry con un luccichio negli occhi e disse con voce melliflua: “Harry Potter è il campione in carica: sono sicuro che non avrà bisogno di consigli!”.

“Sono stato tutto il pomeriggio in biblioteca, ma non sono riuscito a combinare granchè” disse Harry mogio qualche sera dopo, mentre attendeva la cena insieme agli altri studenti. “Se ti serve aiuto per studiare non hai che da dirmelo” intervenne Hermione premurosa. “Già, ti darò una mano anch’io. Non possiamo permettere a quelli di Durmstrang di vincere!” esclamò Ron adocchiando il tavolo degli allievi di Piton. Prima che la cena fosse servita Silente annunciò: ”Ho una comunicazione per gli studenti di Durmstrang: il vostro preside, il professor Piton, ha dovuto assentarsi improvvisamente perché deve sbrigare delle faccende urgenti lontano da Hogwarts e starà via alcuni giorni. Mi ha pregato di dirvi che mentre lui sarà assente sarete affidati al professor Remus Lupin. Per qualunque cosa, quindi, potete rivolgervi al professor Lupin o a me. E adesso, buon appetito a tutti!”.

“Piton sparisce e affida i suoi a Lupin? Questa mi è nuova!” disse Ron sospettoso. “Cosa avrà in mente? Che starà combinando?” aggiunse Harry in tono preoccupato. “Beh, in effetti la cosa è un tantino strana. Piton ci tiene a vincere il Torneo e non ne fa un mistero; ha anche ordinato ai suoi ragazzi di tenersi alla larga da noi. E allora perché se ne va all’improvviso  e li lascia nelle mani di Lupin, che tra l’altro detesta?” continuò Hermione pensierosa.  “Sta tramando qualcosa, ne sono sicuro!” disse Ron battendo i pugni sul tavolo. “Ehi, e questo cos’è?” chiese Harry sorpreso fissando un piccolo pezzo di pergamena che aveva trovato sotto il piatto. “Sembra un biglietto. Apri e leggilo” suggerì Ron curioso. Harry aprì il bigliettino e lo lesse in silenzio, mentre Ron e Hermione lo guardavano impazienti; poi lo passò agli amici affinché anche loro potessero leggerlo. Sulla pergamena era scritto, con calligrafia incerta e piena di errori: “Per Hary Potter: Dobby vuole vederlo domani pomerigio in biblioteca vicino allo scafale dei libri di erbe”.

“Dobby? Che avrà in mente?” si domandò Hermione. “Beh, domani lo sapremo” disse Harry addentando i primi bocconi della cena. “E se fosse una trappola di Piton? Magari ha fatto solo finta di andarsene ed è invece nascosto qui nella scuola per combinare chissà cosa!” esclamò Ron accigliato. “Ron, stai diventando paranoico!” sbuffò Hermione. “Macchè paranoico! Di Piton è meglio non fidarsi, ricordatelo!” le rispose Ron con un’occhiataccia severa.

Il pomeriggio seguente i tre ragazzi si recarono all’appuntamento. “Ma Dobby, come fai a sapere queste cose?” chiese Harry meravigliato dopo che l’elfo gli ebbe rivelato in cosa consisteva la prima prova del Torneo Tremaghi. “Dobby ha udito Silente e gli altri presidi che discutevano in una stanza ed ha deciso di avvertire Harry Potter” rispose prontamente l’elfo. “E vai! Adesso potrai prepararti bene! Vincerai la prima prova!” disse Ron esultante. “Ma vincere così non è onesto!” protestò Hermione. “E chi se ne frega! – replicò Ron con un’occhiataccia – Harry, non darle retta! Non farai mica come nell’edizione scorsa, non lo dirai agli altri concorrenti?”. Harry riflettè per qualche istante, poi disse: ”Potrei dirlo al concorrente di Beaubatons, ma non mi fido granchè di quello di Durmstrang: e se riferisse tutto a Piton? Quello non vede l’ora di farmi fare una figuraccia; se sapesse che so della prima prova mi farebbe espellere dal Torneo e mi accuserebbe di aver barato anche nella scorsa edizione. Non posso correre questo rischio!”. “Bravo Harry, tieni la bocca chiusa e vinci il Torneo per Hogwarts! Voglio vedere Piton andarsene da qui con i suoi studenti strisciando!”. “Però non è giusto. E’ una truffa!” continuava ad insistere Hermione fissando severamente Ron. “Lo so che non è giusto, ma non posso fare altro. Non voglio offrire a Piton  l’occasione per affossarmi!” disse Harry esasperato. “Harry Potter vincerà il Torneo! Dobby scoprirà anche le altre prove!” esultò  Dobby felice. “Ehm, grazie Dobby, ma nelle altre due prove preferisco arrangiarmi da solo” rispose Harry mogio.

 

Nei giorni seguenti la scomparsa di Piton  fu compensata dalla comparsa della giornalista Rita Skeeter, che si aggirava per i corridoi di Hogwarts armata di carta e penna tentando di estorcere interviste e confidenze a tutti quelli che le capitavano a tiro. Uno dei suoi bersagli preferiti era naturalmente Harry Potter che, memore delle passate disavventure causategli proprio dalla tipa, cercava in tutti i modi di evitarla.

Rita: “Oh, guarda chi c’è: Harry Potter! Allora, come procedono i preparativi per il Torneo? Sei emozionato, teso, preoccupato …”.

Harry: “Ehm, mi scusi, ma ho fretta. Devo andare a lezione”.

Rita: “Solo cinque minuti, Harry caro. Sei certo di vincere il Torneo o temi i tuoi concorrenti? Cosa pensi di loro?”.

Harry: “Ehm, sono in ritardo; non posso fermarmi neanche un secondo”.

Rita: “Un tuo ex insegnante è ora il preside di una delle scuole rivali di Hogwarts. Cosa pensi di lui? Senti la sua mancanza? Vorresti che tornasse ad insegnare qui?” …

L’intraprendente donna continuava imperterrita con la sua raffica di domande senza mostrare segni di resa. “Le ho già detto che devo andare perché è tardi. Addio!” disse Harry riuscendo finalmente a sottrarsi alle sue grinfie. “Ci rivedremo presto, caro!” lo minacciò la tipa con un largo sorriso.

I primi effetti delle incursioni della giornalista si ebbero alcuni giorni dopo, quando uscì il numero della “Gazzetta del Profeta” che conteneva l’articolo sul Torneo Tremaghi.

“Harry, hai letto cosa ha scritto la Skeeter? Roba da non credere!” disse Ron mentre lanciava il giornale ad Harry, che era seduto al tavolo della sala da pranzo e attendeva la colazione. “No, non ho ancora visto il giornale. Ne ha combinata un’altra delle sue, eh? Cosa si è inventata stavolta?” gli rispose Harry sbirciando preoccupato il giornale. “Leggi e vedrai!” esclamò Ron con uno sguardo eloquente. Harry si decise ad aprire il giornale e a leggere l’articolo incriminato: in esso la Skeeter parlava del Torneo Tremaghi, citava i nomi dei concorrenti, si chiedeva se Harry Potter avrebbe vinto di nuovo e poi si lanciava in un lungo elogio su Severus Piton: “Il preside della scuola di magia di Durmstrang è il famoso Severus Piton, ex insegnante di Pozioni alla scuola di Hogwarts. Oltre a dirigere in maniera molto efficiente la scuola, Piton insegna anche Arti Oscure ed è molto apprezzato dai suoi studenti, che si dicono entusiasti del loro professore e preside e  molto felici e onorati di frequentare una scuola di così alto livello, diretta da un mago di così grande fama e bravura. Come tutti sapete, infatti, Severus Piton è il mago che è riuscito finalmente a liberarci dal famigerato Voldemort, salvando il mondo da enormi pericoli…” e poi “Come vi ho già accennato, i suoi studenti lo adorano e lo considerano un professore eccezionale e un preside capace. Anche i suoi ex studenti di Hogwarts considerano Piton allo stesso modo dei loro colleghi di Durmstrang e confessano di sentire la mancanza dei suoi dotti insegnamenti. “La sua partenza ha lasciato un vuoto incolmabile qui nella scuola –ha confessato Harry Potter con le lacrime agli occhi – Ci manca e vorremmo tutti che tornasse ad insegnare qui. Per noi studenti il professor Piton è stato come un secondo padre…” “. L’articolo continuava, ma Harry smise di leggere. “Piton come un padre? Certo che ‘sta giornalista ne inventa di scemenze!” protestò disgustato. “E perché, la storia che Piton ci manca non è una scemenza? Neville ha ancora gli incubi!” aggiunse Ron battendo i pugni sul tavolo. “La Skeeter promette anche di intervistare Piton per far conoscere ai lettori la sua vita privata. Dobbiamo tenere d’occhio i prossimi numeri della Gazzetta: sono curiosa di sapere cos’altro scriverà su di lui” disse Hermione, che aveva già letto l’articolo. “Puah, visto il modo in cui ne ha parlato ora, ho una certa idea di cosa scriverà in futuro. Piton è un professore eccezionale … Ha lasciato un vuoto incolmabile … Tsè, vorrei tanto che questa Skeeter fosse stata al posto nostro alle lezioni di Pozioni: adesso saprebbe chi è veramente Piton!” continuò Ron in preda al disgusto. “A proposito di Piton, non è ancora ritornato qui ad Hogwarts. Chissà cosa starà combinando?” si domandò Hermione. “Spero che non stia tramando qualcosa contro di me. La prima prova del Torneo è vicina” disse Harry alquanto preoccupato. “Spero che sia talmente occupato da non poter venire ad assistere alla prova!” aggiunse Ron con un ghigno malefico. “Magari!” replicò Harry speranzoso.

 

Le speranze di Harry e Ron furono vane: il giorno della prima prova del Torneo Tremaghi Piton era presente, in forma smagliante e più allegro del solito, cosa che aumentò di parecchio i timori di Harry Potter. Al Torneo erano presenti anche il ministro della magia Caramell, vari notabili del Ministero ed i genitori di Cedric Diggory. Tutti gli spettatori e gli ospiti d’onore erano assiepati sugli spalti del campo di quiddich, dove si sarebbe svolta la prova. I tre concorrenti erano nel campo, visibilmente tesi e con gli occhi fissi su tre tendoni colorati, uno bianco, uno azzurro e uno nero che erano stati preparati sul prato del campo. Silente prese la parola e, dopo le classiche frasi di rito ed i vari ringraziamenti agli intervenuti, disse: “Adesso spiegherò a tutti voi e soprattutto ai tre giovani concorrenti come dovrà svolgersi la prova. Inizialmente la prova prevista era un’altra, ma pare che siano avvenute fughe di notizie, per cui siamo stati costretti ad ideare in fretta un’altra prova”. Mentre Silente pronunciava queste parole, Harry ebbe un sussulto: Silente aveva forse scoperto che Dobby gli aveva passato delle informazioni? Fissò il volto del vecchio mago, ma non notò nulla; allora cercò con gli occhi Piton e si accorse che quest’ultimo lo stava fissando con uno strano sorriso. Era stato forse Piton a scoprire di Dobby? In un attimo Harry fu certo, dal modo in cui Piton sorrideva, che era certamente così. Ma come aveva fatto? La sua sparizione da Hogwarts era stata davvero un trucco come aveva sospettato Ron o Piton era in grado di leggere i suoi pensieri anche a distanza? Harry fu scosso da un brivido e cominciò a maledire il momento in cui aveva messo il suo nome nel Calice di Fuoco. Silente, nel frattempo, continuava a parlare: “Ogni concorrente dovrà entrare in una delle tende: la bianca è riservata al concorrente di Hogwarts, l’azzurra al concorrente di Beaubatons e la nera a quello di Durmstrang. Naturalmente, quando i concorrenti saranno entrati, la tenda sparirà per permettere al pubblico e a noi della giuria di assistere alla prova. In ogni tenda ci sono un paiolo e tutto l’occorrente per realizzare una pozione, ovvero la ricetta e gli ingredienti. Ognuno dei concorrenti dovrà preparare la pozione e con essa dovrà cospargere una delle tre statue presenti nella tenda: due sono realmente statue di pietra, mentre la terza è in realtà uno degli studenti sotto l’effetto di un incantesimo pietrificante. La pozione è un antidoto e servirà ad annullare l’incantesimo. Naturalmente solo le pozioni preparate correttamente avranno effetto; inoltre ogni concorrente dovrà saper scegliere la statua giusta poiché potrà usare la pozione solo una volta. Avrà importanza anche il tempo che ogni concorrente impiegherà per “risvegliare” il suo compagno: il più veloce avrà naturalmente il punteggio più alto. Ora, ragazzi, andate nelle tende e … buona fortuna!”.

Silente si diresse verso il palco della giuria, mentre Harry e gli altri due ragazzi si dirigevano ognuno alla propria tenda. Harry aveva lo stomaco contratto e desiderava tanto essere da un’altra parte; non era mai stato bravo nel preparare pozioni e Piton lo sapeva benissimo: di sicuro c’era il suo zampino. Piton si sarebbe fatto un sacco di risate se lui avesse sbagliato nel preparare la pozione. Harry era talmente immerso nei suoi pensieri che non si accorse delle acclamazioni dei suoi compagni e tantomeno di Piton che lo fissava ridendo dal tavolo della giuria. “Eh sì – pensò Piton – Questo momento mi ricompensa dei giorni che ho dovuto passare qui ad Hogwarts con Sirius Black e questi altri idioti tra i piedi. Caro Potter, ora voglio proprio vedere come te la cavi con la pozione; non riuscirai mai a battere Igor Vassiliev. Credo che mi divertirò un sacco oggi!”.

I concorrenti entrarono nelle tende che subito scomparvero rivelando le statue di pietra, tre per ogni tenda, i paioli e i tavoli con gli ingredienti per la pozione. Il silenzio scese sul campo di quiddich, mentre i tre ragazzi cominciavano ad armeggiare con le sostanze magiche. Harry sudava freddo e sperava vivamente in cuor suo di non commettere errori, mentre Piton continuava a fissarlo augurandosi ancor più vivamente che il ragazzino pestifero sbagliasse.

Con somma gioia di Piton, Igor Vassiliev fu il primo a terminare la preparazione della pozione, che aveva un bel colore rosso rubino. Il ragazzo si avvicinò alle statue, le esaminò per un po’, poi estrasse la sua bacchetta magica e pronunciò una formula; quindi con la bacchetta toccò ad una ad una le tre statue che gli erano state assegnate: le vere statue non subirono modificazioni, mentre quella falsa si illuminò di una luce bluastra. “Oh, l’incantesimo Ostende incantatio, bene bene! - esclamò Silente compiaciuto – Hai proprio un ottimo allievo, Severus”. “Grazie, Albus. Chissà se Potter sarà alla sua altezza?” chiese Piton ridacchiando. “Oh, ce la farà anche lui, non preoccuparti” rispose Silente tranquillo. “Io non mi preoccupo affatto!” lo rimbeccò Piton con un largo sorriso.

Intanto Igor Vassiliev aveva riempito una brocca d’argento con la pozione da lui preparata ed aveva bagnato con essa la “statua” luminescente: subito l’incantesimo pietrificante fu annullato e la statua si trasformò in un ragazzo vivo e vegeto. Gli studenti di Durmstrang si alzarono in piedi battendo le mani, imitati da Piton al settimo cielo. Gli altri due concorrenti erano ancora alle prese con la pozione. Alla fine la pozione di Harry aveva assunto un colore rosa confetto, mentre quella di Roger Auclain, il concorrente di Beaubatons, aveva un colore decisamente viola. I due comunque non si persero d’animo e rivolsero la loro attenzione alle proprie statue; individuarono anche loro le “statue” giuste e versarono su di esse le pozioni. Harry incrociò le dita e attese: la sua “statua” cambiò solo di colore, diventando rosa come la pozione, mentre la pietra della “statua”  del ragazzo di Beaubatons si trasformò in vetro. I due ragazzi si guardarono imbarazzati e poi guardarono la giuria, non sapendo cosa fare. “Beh, la prossima prova andrà certamente meglio” azzardò Silente grattandosi la testa. Piton non rispose: era troppo impegnato a ridere.

 

Purtroppo, però, nei giorni seguenti Piton non ebbe altre occasioni per ridere: Rita Skeeter era ricomparsa e lo tampinava assiduamente cercando di strappargli delle rivelazioni sulla sua vita privata da pubblicare nel suo prossimo articolo.

Rita: “Allora, caro Severus, parlami un po’ di te”.

Severus: “Mi chiami professor Piton e mi dia del lei, prego”.

Rita: “Cosa fai di bello nel tuo tempo libero?”.

Severus: “Io non ho tempo libero, io lavoro sempre!”.

Rita: “Senti la mancanza di Hogwarts e dei tuoi ex studenti?”.

Severus: “Assolutamente no!”

Rita: “Sei scapolo, vero? Qual è la tua donna ideale?”.

Severus: “Perché non si fa i fatti suoi?”.

Rita: “Caro, hai mai pensato di sposarti e di avere dei figli?”.

Severus: “No! Io sto bene da solo!”.

Rita: “Severus, perché non ci accomodiamo in una stanza, soli soletti, e non parliamo un po’ di noi?”.

Severus: “Si tolga dai piedi! Io ho altro da fare!”.

Rita: “Ma Severus, non scappare così! I miei lettori ed io vogliamo sapere tutto di te!”.

Severus: “Vada al diavolo e si porti appresso anche i suoi lettori!”.

Rita: “Non ti libererai così facilmente di me, Severuccio caro! …”.

Dopo un paio di giorni a contatto con la Skeeter, Piton cominciava ad essere esasperato: si sentiva come una lepre inseguita da un branco di cacciatori; la Skeeter gli piombava addosso non appena metteva piede fuori da una stanza, lo inondava di domanda idiote e non lo mollava finchè lui non riusciva a chiudersi in un’altra stanza. Alla fine Piton cominciò a meditare di ritornarsene, armi e bagagli, alla tranquillità di Durmstrang.

La situazione peggiorò quando uscì il famigerato articolo di Rita Skeeter interamente dedicato a Piton: “…Severus Piton, Sevie per gli amici, nonostante il suo aspetto serio e professionale, confessa di essere un inguaribile romantico: “Adoro i fiori e la natura, mi piace passeggiare al tramonto del sole – ha rivelato il famoso mago all’autrice di questo articolo – Non ho ancora trovato la mia anima gemella , ma spero di incontrarla presto per condividere con lei le gioie della famiglia e del focolare… Ho lasciato Hogwarts con il cuore colmo di tristezza, ma so che i miei cari studenti sono in ottime mani. Sento molto la mancanza dei miei pargoletti, in particolare di Harry Potter, quel carissimo ragazzo per il quale sono stato un padre ed un amico…etc etc”.

Dopo aver letto l’articolo Piton era furibondo: il desiderio di tornarsene a Durmstrang  fu immediatamente sostituito da desideri omicidi rivolti contro la malefica giornalista. “Come osano pubblicare simili oscenità??? Quella scribacchina da strapazzo… quella pirata della carta stampata!! Ma gliela faccio vedere io! La trascino in tribunale, la riduco sul lastrico! E con lei quello pseudo-giornale che osa pubblicare simili schifezze!! Quella disgraziata … se mi ricapita a tiro la strangolo! Gliele do io le interviste, a quella vecchia megera! …”

Invece Harry Potter aveva recuperato una parte del suo buonumore, perso dopo la prima prova del Torneo Tremaghi. “Sevie per gli amici, ah ah, che ridere! Chissà la faccia di Piton quando leggerà questo stupido articolo!”. “Piton un inguaribile romantico, ma dove?” aggiunse Ron in preda alle risate. “E la faccenda dell’anima gemella? Ah ah! Solo una donna con il cervello in pappa potrebbe sposare un tipo come Piton! Ah ah!” continuò Harry. Harry e Ron, però, non erano gli unici a divertirsi per questa storia: anche gli altri studenti di Hogwarts avevano letto l’articolo e ridacchiavano, sebbene non in presenza di Piton. Gli unici a rimanere seri furono gli studenti di Durmstrang, che da quel giorno iniziarono a tenersi alla larga anche dalla pericolosa giornalista. Rita Skeeter però non si fermò lì: ben decisa a conoscere la vita privata di Piton, tornò all’attacco con metodi più subdoli …

Qualche sera dopo, Piton era nella sua stanza e stava studiando; nella scuola regnava il più assoluto silenzio, segno che tutti gli studenti erano già a letto e dormivano saporitamente. Verso l’una decise che anche per lui era ora di dormire, per cui chiuse i libri e cominciò a svestirsi. Improvvisamente il suo sguardo fu attratto da un piccolo oggetto scuro posato su un lembo della coperta che era sul suo letto. Piton scrutò la cosa per qualche secondo, poi si avvicinò per osservarla meglio: era uno scarabeo. Ad un tratto un urlo di rabbia ruppe il silenzio notturno: “Aaaahh! Ancora tu, disgraziata!!! Come osi?? …Maniaca! …Guardona! …Spiona! …Adesso ti spiaccico come uno scarafaggio, così impari a spiarmi! …Non mi sfuggirai, scribacchina da strapazzo! …”. Le grida furono accompagnate da una serie di tonfi: Piton infatti stava cercando di schiacciare lo scarabeo-Skeeter che svolazzava per la stanza tirandogli addosso tutto ciò che gli capitava per le mani. Non riuscendo però nel suo intento, poiché lo scarabeo continuava a sfuggirgli, decide di passare a sistemi più energici: afferrò la bacchetta magica e cominciò a lanciare addosso all’ “insetto” delle sfere di fuoco. “Ti faccio arrosto, brutta spiona! Non mi sfuggirai!”. Le grida d’ira di Piton finirono per svegliare i suoi vicini di stanza; Remus Lupin, preoccupato, andò a bussare cautamente alla sua porta: “Severus, cosa succede? Severus?”. La porta si aprì e comparve un Piton alquanto alterato, in jeans e maglietta nera: “Che vuoi, Remus?” “Che succede? Stai bene? Perché fai tanto chiasso?” “Lo so io che succede!” rispose Piton irritato mentre si guardava alle spalle alla ricerca dell’insetto-Skeeter. Lupin notò che la stanza di Piton era invasa dal fumo ed era in estremo disordine, per cui chiese: “Ma Severus, che stai combinando?” “Sto preparando un arrosto per il pranzo di domani, va bene? Adesso sparisci, non ho tempo da perdere!”. La Skeeter, però, approfittando della porta aperta e della distrazione di Piton, riuscì a filarsela dalla stanza e sfrecciò a tutta velocità nel corridoio, cercando di trovare in fretta un rifugio sicuro. Piton se ne accorse, spinse di lato Lupin e cominciò ad inseguirla correndo a piedi nudi per il corridoio: “Dove scappi, disgraziata! Non ho ancora finito di arrostirti! Torna indietro se ne hai il coraggio!”.

Il mattino seguente, Piton uscì dalla sua stanza per andare a fare colazione: aveva un’aria bellicosa e una paletta schiacciamosche nascosta nella manica della veste nera nel caso che la Skeeter, che era riuscita a fuggire, fosse ricapitata a tiro.

 

I giorni che precedettero la seconda prova del Torneo Tremaghi trascorsero senza altri avvenimenti di rilievo. La Skeeter era scomparsa dalla circolazione e l’eco dei suoi articoli si era affievolito. Tutti gli studenti erano rosi dalla curiosità di sapere cosa sarebbe successo nella seconda prova e facevano scommesse su chi ne sarebbe stato il vincitore.

Harry Potter di giorno tentava di studiare e di notte era afflitto dagli incubi: nel sonno vedeva spesso un Piton raggiante che reggeva la Coppa Tremaghi su cui era inciso il nome “Durmstrang”. Purtroppo per Harry, il giorno fatidico arrivò.

I palchi che erano stati preparati nel prato che fiancheggiava la foresta proibita erano strapieni di studenti vocianti; un palco era invece riservato ai professori, agli ospiti e alla giuria. I tre concorrenti, estremamente pallidi, attendevano il loro destino nel mezzo del prato. Silente si alzò in piedi e prese la parola:”Eccoci qua di nuovo tutti insieme per la seconda prova del Torneo Tremaghi. Siete tutti ansiosi di sapere cosa succederà, vero?”. Un coro di “Siiiiii” si levò dai palchi pieni di studenti. Piton alzò gli occhi al cielo e sbuffò, impaziente. “Ebbene – riprese Silente – adesso ve lo dirò. Prego il nostro Rubeus Hagrid di avvicinarsi”. A queste parole, Hagrid sbucò dalla foresta proibita trascinandosi dietro tre strane creature simili a dei ponies, ma con la pelle squamosa e privi di coda e criniera. Un coro di “Ooohh!!!!!!” accompagnò  la comparsa del gigante e delle creature. Piton sbuffò di nuovo e cominciò a tamburellare con le dita sul bracciolo della sua sedia. “Come tutti saprete, questi sono ipposauri. Essi verranno di nuovo liberati nella foresta e il compito dei nostri tre piccoli eroi sarà quello di riportarli qui. I centauri della foresta seguiranno i ragazzi e ci riferiranno tutto quello che accade. Naturalmente il concorrente che per primo tornerà qui con uno degli ipposauri avrà il punteggio più alto. Tutto ciò servirà a mettere alla prova le conoscenze dei concorrenti che riguardano le creature magiche. Beh, non perdiamo altro tempo in chiacchiere. Hagrid, libera gli ipposauri!”. Hagrid obbedì agli ordini: sciolse le briglie che legavano le creature e cominciò a scacciarle gridando “Sciò, sciò! Andate nella foresta!”. Gli ipposauri non se lo fecero ripetere due volte e si diressero a razzo verso il folto degli alberi. “Adesso, ragazzi, tocca a voi – disse Silente rivolto ai tre concorrenti – Andate e buona fortuna!”. “Era ora!” borbottò Piton a bassa voce. I tre ragazzi corsero verso la foresta e ben presto sparirono tra la vegetazione. “Beh, a noi non resta altro da fare che aspettare!” disse Silente mettendosi a sedere. Il mormorio degli studenti ricominciò, mentre gli occhi di tutti erano rivolti verso la foresta. Piton continuava imperterrito a tamburellare sul bracciolo della sedia.

Dopo circa due ore, nessuno dei concorrenti era ancora ricomparso. Tutti gli spettatori erano più tesi che mai; Silente si tirava la barba, Madame Maxime giocherellava con un anello che aveva al dito e Piton, stanco di tamburellare, aveva iniziato a mordicchiare un ciuffo dei suoi capelli. Trascorse un’altra ora. Improvvisamente un centauro uscì dal bosco ed annunciò che uno dei concorrenti stava arrivando con il suo ipposauro.  Tutti smisero di vociare e scese il silenzio. Finalmente il primo dei concorrenti sbucò dalla vegetazione con l’ipposauro che gli saltellava attorno cercando di addentare qualcosa di verde che il ragazzo aveva in mano. Piton scattò in piedi con un sorriso sul volto: “E’ Igor Vassiliev!” annunciò raggiante, scoccando un’occhiata significativa verso Silente, che fece finta di niente. Un’ondata di “Urrà!!” si sollevò dal gruppetto di studenti di Durmstrang, mentre Igor si avvicinava al palco della giuria. Il ragazzo mostrò a tutti il fascetto di erbe che aveva in mano e poi lo consegnò all’ipposauro, che lo divorò avidamente. “Oh, il ragazzo ha trovato l’erba pimpinella. Ma che bravo!” disse Silente. Gli ipposauri, infatti, sono molto golosi di erba pimpinella; Igor l’aveva trovata e l’aveva usata per attirare l’animale verso il prato. “Beh, è il migliore dei miei studenti! – replicò Piton con soddisfazione – Comunque, anche gli altri ragazzi della mia scuola non sono da meno!”.

Il silenzio scese di nuovo, mentre gli studenti attendevano gli altri due concorrenti. Il tempo trascorse e finalmente i due ragazzi fecero quasi contemporaneamente la loro comparsa: il ragazzo di Beaubatons aveva trasformato una liana in una corda e con quella era riuscito a catturare uno degli ipposauri; l’animale però non ne voleva sapere di tornare indietro ed il ragazzo era costretto a trascinarlo e a spingerlo;  anche Harry Potter era riuscito a catturare un ipposauro con lo stesso metodo, ma non aveva avuto migliore fortuna: la bestiola, irritata, aveva iniziato a mordere e scalciare e si era poi data alla fuga trascinando con sé il ragazzino che teneva ben stretta la corda. Fortunatamente per Harry, l’ipposauro aveva deciso di dirigersi verso il prato ed ora galoppava verso il palco della giuria con Harry, malconcio e pieno di lividi e graffi, ancora attaccato alla fune. “Ecco che arrivano anche Harry e Roger” disse Silente con un sorriso imbarazzato, mentre Piton si copriva il viso con le mani per soffocare le risate.

 

Le sere seguenti, dopo cena, Piton uscì nel parco per passeggiare: era preoccupato e l’aria fresca della notte lo aiutava a riflettere. Dov’erano finiti Lucius Malfoy e il suo misterioso complice? Forse Malfoy non voleva vendicarsi di lui o di Harry Potter ed in quel momento era nascosto dove nessuno avrebbe potuto trovarlo. O forse aveva cercato di entrare a Hogwarts, ma le imponenti misure di sicurezza glielo avevano impedito. Ma il suo complice … se era chi pensava Piton, sarebbe entrato nella scuola qualunque fossero le misure di sorveglianza: perché allora non si era ancora fatto vivo? O forse Piton si sbagliava, forse i suoi sospetti erano infondati e lui era davvero morto …

Una sera Piton stava passeggiando ai margini della foresta proibita, immerso nei suoi pensieri. Ad un tratto si fermò: aveva la sensazione di essere osservato. Si guardò attorno attentamente e notò un grosso gufo che lo fissava appollaiato su un ramo di una vecchia quercia. I due rimasero a fissarsi per un po’, in silenzio, poi Piton sorrise e mormorò: “Non mi sbagliavo, è proprio come pensavo”. Il gufo allora aprì le ali e volò all’interno del bosco; Piton lo seguì sorridendo. Camminò per circa mezz’ora tra gli alberi  ed i cespugli, poi arrivò ad una radura dove il gufo lo attendeva. “Sono davvero contento di rivederti vivo e vegeto, Johannes” disse Piton ridendo. L’animale si guardò attorno, poi scomparve e al suo posto comparve un uomo piuttosto anziano con lunghi capelli bianchi ed una lunga veste nera. “Anch’io sono contento di rivederti, Severus” rispose l’uomo a voce bassa. “Devo suggerire al ministro della magia di aggiornare l’elenco degli Animagi: ce ne sono troppi in giro che non compaiono nella lista” disse Piton con un sorrisetto. L’uomo sorrise a sua volta e rispose: “Spero che non vorrai inserire anche me nell’elenco. Io sono morto!”. “Per essere morto, non te la passi troppo male!” disse Piton continuando a ridere. “Già! – replicò l’uomo fissando Piton negli occhi – Ho saputo che, circa un mese fa, sei andato in giro a fare domande su di me e così ho deciso di venire a farti una visita”. “Quando mi hanno detto che qualcuno aveva fatto evadere Malfoy da Azkaban ed aveva ucciso Peter Minus e due Dissennatori, ho pensato subito a te: tu sei l’unico che conosca in grado di far fuori i Dissennatori. Però sapevo che eri morto e così ho deciso di indagare qua e là.  Perché hai fatto una cosa del genere? Malfoy è una mezza tacca, perché lo hai aiutato ad evadere rischiando di farti scoprire?”. “Con Malfoy avevo un debito da saldare ed io, nonostante tutto, sono un uomo d’onore. In quanto a Minus, bah, era un essere inutile e mi ha visto liberare Malfoy: ho dovuto ucciderlo altrimenti avrebbe spifferato tutta la verità in cambio di uno sconto di pena. Non mi va di avere di nuovo a che fare con quei maledetti auror!”. “Come hai fatto a sopravvivere, tanto tempo fa? Mike Miller, l’auror che ti inseguiva, era un tipo veramente in gamba!”. “Sono sopravvissuto grazie alla mia capacità di trasformarmi in un animale e dopo ho deciso di sparire dalla circolazione. Nessuno ha mai scoperto che sono ancora vivo, nemmeno Voldemort. Ma tu ti sei insospettito. Io ho sempre saputo, Severus, che sei un tipo intelligente; e sei anche un mago eccezionale, anzi sei il migliore! La notizia che avevi eliminato Voldemort non mi ha per nulla meravigliato: eri l’unico mago in grado di poter fare una cosa del genere; io stesso non sarei mai riuscito a farlo”. “Ho avuto due ottimi maestri: mio padre e te, Johannes”. “Oh no! La verità, Severus, è che tu eri un ottimo allievo; il migliore che io abbia mai avuto”. “Cosa farai adesso? E Lucius dov’è?” chiese Piton, dopo alcuni minuti di silenzio. “Malfoy verrà qui ad Hogwarts: dice di avere un conto in sospeso con te e con Harry Potter. Io gli ho detto che non deve più contare su di me: ho ripagato il mio debito con lui e adesso siamo pari. Resterò qui nella foresta per un po’, fino a che Malfoy non sarà stato di nuovo catturato, e poi me ne tornerò da dove sono venuto”. “Stai attento: qualcuno potrebbe scoprire che sei ancora vivo e che sei qui ad Hogwarts”. “Oh, non preoccuparti per me, Severus; nessuno scoprirà la verità, a meno che non sia tu a rivelarla”. “Non lo farei mai, lo sai. Però potrebbe farlo Malfoy nel caso che venisse catturato”. “Sì, è molto probabile. Ma questa è una faccenda che potresti sistemare tu, Severus. Dopo aver eliminato Voldemort sei diventato un eroe nazionale, anzi mondiale: gli altri maghi ti daranno retta qualunque cosa tu faccia o dica”. “E’ vero” gli rispose Piton ridendo; poi, dopo una breve pausa, riprese: “D’accordo. Cercherò di inventare una storiella credibile da propinare agli altri. E poi, sarebbe la mia parola contro quella di quel delinquente di Lucius Malfoy! Comunque tu stai attento lo stesso”. “Va bene, starò attento. Adesso vai: qualcuno potrebbe chiedersi che fine hai fatto”. “Oh, non c’è pericolo. A quest’ora dormono tutti, studenti ed insegnanti. L’unico che potrebbe creare problemi è quel marmocchio pestifero, Harry Potter: ha un mantello dell’invisibilità che utilizza per girovagare a suo piacimento nella scuola in piena notte, in barba ai regolamenti; al posto di Silente l’avrei già cacciato a calci fuori da qui. Sì, forse è meglio che vada; quel rompiscatole potrebbe essere in giro. Spero di rivederti, Johannes!”. “Ci rivedremo certamente”.  Detto questo, l’uomo con i capelli bianchi si ritrasformò in gufo e volò via. Piton rimase per qualche minuto a fissare le ombre in cui l’animale era sparito, poi si voltò e si diresse lentamente verso la scuola.

 

“Lucius Malfoy verrà qui alla scuola: ha un conto aperto con me e con Potter”. Piton era seduto nello studio di Albus Silente e parlava con molta calma. “Ne sei sicuro?” gli chiese Silente aggrottando le sopracciglia. “Certo, conosco bene Malfoy”. “Beh, con le misure di sicurezza che abbiamo ideato non riuscirà mai a compiere la sua vendetta”. “Già, ma non possiamo di certo vivere blindati in eterno. Dobbiamo escogitare una trappola per catturare lui ed il suo complice”. “Hmmm, hai ragione, Severus. Hai qualche idea?”. “Sì. Basta fare in modo che Malfoy e l’altro tizio riescano ad entrare qui nella scuola; potremmo lasciare libera una delle vie d’ingresso alla scuola, per esempio quella sotto il Platano Picchiatore: Lucius la conosce bene. Naturalmente questa via sarà ben sorvegliata; quando quei due delinquenti saranno qui, sarà facile catturarli”. Silente riflettè per un po’ in silenzio, poi rispose:”Sì, come idea non è male. Ne parlerò con Cornelius Caramell e gli chiederò di mandarci qualche auror: potrebbero esserci utili”. “Bene. Fammi sapere cosa ne pensa Caramell, così potremo elaborare il piano con maggiore precisione” disse Piton alzandosi dalla sedia e apprestandosi ad uscire dalla stanza.

 

“Domani c’è la terza prova del Torneo: farò un’altra figuraccia!” disse Harry mogio, chiudendo con un sospiro i libri che aveva davanti. “Andiamo, Harry, non dire così!” lo rimproverò Hermione. “Già; ce la farai, vedrai. Faremo tutti il tifo per te” aggiunse Ron battendogli una mano sulla spalla. “No, non ce la farò. Quell’Igor è troppo bravo; Piton l’ha addestrato davvero bene!” insistette Harry. “Non devi demoralizzarti, Harry. Domani cerca di fare del tuo meglio e vedrai che andrà tutto bene” gli disse Hermione incoraggiante. “E’ questo il problema: non so se riuscirò a fare del mio meglio. So che Piton non vede l’ora che io faccia errori e questo mi fa innervosire; e quando sono nervoso non riesco a concentrarmi e a pensare”. “Devi cercare di rimanere calmo. Non pensare a Piton; fa finta che lui non ci sia” continuò la ragazzina. “Questo sarà proprio impossibile, con Piton lì a fissarmi” sospirò Harry scoraggiato.

 

L’indomani mattina una folla di studenti vocianti affollava i palchi preparati ai bordi del lago. Harry aveva lo stomaco paralizzato e non riusciva a pensare; Roger Auclain era pallido come un cencio e Igor Vassiliev era serio come sempre. Tutti osservavano gli strani oggetti che galleggiavano sull’acqua calma: tre sfere colorate e luminose, una bianca, una azzurra e una nera, e una serie di piccole piattaforme grigiastre poste a poca distanza l’una dall’altra, che formavano una specie di strada galleggiante che conduceva alle tre sfere. Silente fece il suo solito discorso, sorridendo benevolo: “Siamo finalmente all’ultima prova, quella decisiva. Oggi sapremo chi è il vincitore; questa sera ci saranno la premiazione ed una festa per celebrare la conclusione del Torneo. In questa prova ci sono in palio un numero maggiore di punti che nelle altre prove; noi della giuria abbiamo deciso così per aiutare i concorrenti più svantaggiati, nel caso che uno di loro riesca a terminare la prova per primo. Adesso spiegherò ai ragazzi cosa dovranno fare. Potete vedere tutti le tre sfere e le piattaforme che galleggiano sull’acqua del lago: ogni concorrente, passando su quelle piattaforme, dovrà raggiungere e prendere una sfera; la blu è per Beaubatons, la nera per Durmstrang e la bianca per Hogwarts. I tritoni e le altre creature del lago cercheranno di ostacolarli in ogni modo e di impedire che portino a termine la prova. Per cui – disse Silente rivolto ai tre – state attenti, ragazzi! Ora andate e buona fortuna!”.

Un applauso di incoraggiamento accompagnò i tre ragazzi mentre si avvicinavano al lago; i tre si strinsero la mano in segno di saluto e di augurio e poi si incamminarono cautamente sulle piattaforme galleggianti. Camminare su di esse era come camminare sul terreno solido, per cui i tre concorrenti inizialmente riuscirono ad avanzare senza problemi verso le sfere, saltellando da una piattaforma all’altra. All’improvviso, però, alcuni tritoni sbucarono ridendo dall’acqua e cominciarono a scuotere le piattaforme su cui si trovavano i concorrenti, cercando di farli cadere.  I tre, presi alla sprovvista, cercarono di mantenere l’equilibrio per un po’ e poi caddero in acqua. Tornarono a galla aggrappandosi alle piattaforme e cercarono di risalirvi, mentre i tritoni li schizzavano battendo l’acqua con le loro code. Dopo molti tentativi, i tre ragazzi riuscirono a risalire sulle piattaforme e ad avanzare un altro po’. Dopo i tritoni fu il turno degli avvincini, che si aggrapparono con le loro dita lunghe e sottili alle caviglie dei concorrenti e li fecero di nuovo ripiombare in acqua. La prova continuò in questo modo, con i tre ragazzi che tentavano di raggiungere le sfere e che contemporaneamente dovevano vedersela con le strane creature acquatiche che li ostacolavano con molto impegno. Sembrava quasi che le creature si divertissero: spuntavano improvvisamente fuori dall’acqua emettendo strani suoni, si lanciavano verso i tre concorrenti e poi sparivano di nuovo nelle profondità del lago. Nel palco della giuria nessuno parlava; Silente si tirava di nuovo la barba, Madame Maxime giocherellava di nuovo con il suo anello e Piton si mordeva le unghie. Gli studenti, invece, incitavano i loro beniamini gridando a squarciagola.

Ad un tratto gli studenti di Durmstrang si alzarono tutti in piedi battendo le mani e gridando di gioia: Igor Vassiliev aveva raggiunto per primo la sua sfera. Anche Piton si era alzato in piedi ed aveva iniziato a battere le mani sorridendo. Silente si lasciò sfuggire un sospiro e disse a bassa voce: “Peccato! Sarà per la prossima volta”. Piton lo udì e gli rispose ridendo: “Eh no, Albus! Mi dispiace per te, ma la prossima volta vinceremo ancora noi!”. “Questo è da vedere! – disse Madame Maxime delusa – La prossima vittoria sarà di Beaubatons!”. Finalmente anche Harry e Roger riuscirono a raggiungere le sfere e uno scroscio di applausi riempì l’aria. Igor strinse amichevolmente la mano ai due rivali e poi tutti e tre salutarono il pubblico sorridendo; poi i tritoni li aiutarono a tornare a riva, dove furono accolti dalla folla degli studenti. “Suvvia, ragazzi. - intervenne Silente – I nostri eroi sono stanchi e bagnati; lasciate che vadano ad asciugarsi e a riposarsi. Stasera potrete festeggiarli come meritano”. La folla, allora, si divise lasciando passare i tre ragazzi. Silente si avvicinò ad Harry e gli mormorò: “Non prendertela, ragazzo! La prossima volta andrà meglio!”. Anche Piton, raggiante, aveva raggiunto il suo allievo e si complimentava con lui.

Quella sera, alla festa, le rivalità furono messe da parte e tutti mangiarono e si divertirono a volontà. Anche Piton era particolarmente allegro, soprattutto al momento della premiazione, quando fu portata nella sala la Coppa Tremaghi con inciso il nome di Durmstrang.

“Non prendertela, Harry. Hai fatto del tuo meglio” disse Hermione al ragazzino, cercando di consolarlo. “Già, non è andata poi così male. Te la sei cavata abbastanza bene!” confermò Ron sgranocchiando un pezzo di pollo arrosto. “Hmmm, meno male che è finita! Spero che nel prossimo futuro non vengano organizzati altri tornei, almeno finchè sarò qui ad Hogwarts! Ne ho abbastanza!” sospirò Harry.

 

“Ho dato ordine ai miei studenti di preparare le valige: partiranno domani pomeriggio. Anche Madame Maxime ed i suoi ragazzi partiranno domani. Io resterò qui finchè Malfoy ed il suo amico non saranno stati catturati” disse Piton pensieroso. “Meglio così, avremo meno studenti da sorvegliare” rispose Silente. La festa era terminata e gli studenti, stanchi ma allegri, erano già nelle loro stanze. Invece Piton, Remus Lupin, Sirius Black e Albus Silente si erano riuniti nello studio di quest’ultimo per discutere il piano per catturare Malfoy. “E’ strano che Malfoy non si sia fatto ancora vivo. Se vuole veramente vendicarsi di te, Severus, e di Harry, avrebbe già dovuto farlo approfittando del caos causato dal Torneo Tremaghi. Perché aspettare tanto?” chiese Lupin perplesso. “Forse Malfoy non vuole la vendetta; ti starai sbagliando, Severus. Lucius non è tanto pazzo da rischiare la libertà che è riuscito faticosamente a riconquistare per venire qui ad Hogwarts per far fuori te e Harry. A quest’ora sarà a migliaia di chilometri da qui, nascosto in un posto sicuro. In quanto al complice, bah, si sarà nascosto anche lui!” aggiunse Sirius fissando Piton. “Non mi sto sbagliando. Conosco Lucius meglio di tutti voi e so che verrà qui!” rispose secco Piton. “Beh, sul fatto che tu conosci Malfoy meglio di noi non ci sono dubbi! Era un tuo vecchio compare, no Severus?” chiese Sirius ironico. Piton gli lanciò un’occhiataccia e poi disse: “Io so difendermi da solo, ma qualcuno dovrà tenere d’occhio Potter. Potresti farlo tu, Sirius, visto che sei il suo padrino, ma stai attento a non perderlo mai di vista: potrebbe combinarne una delle sue, tipo vagare per la scuola di notte nascosto sotto un mantello dell’invisibilità!”. Stavolta fu Sirius a lanciare un’occhiataccia a Piton e i due rimasero per un po’ in silenzio a fissarsi bellicosamente. “Smettetela voi due! Questo non è il momento di litigare!” li rimproverò Lupin. “Ha iniziato Sirius!” ringhiò Piton. “Ho detto solo che Malfoy era uno dei tuoi compari. E’ la verità, no? E magari conosci anche il complice misterioso! Dev’essere anche lui un Mangiamorte!” ululò Sirius puntando un dito contro Piton, che si alzò in piedi e disse con voce gelida: “Perché non chiudi il becco, Sirius? Se conoscessi il nome del complice ve l’avrei già detto!”. Lupin si alzò a sua volta e si mise fra Sirius e Piton per impedire che venissero alle mani, mentre Silente tentava di riportare la calma: “Basta, ragazzi, basta! Abbiamo cose più importanti a cui pensare! Adesso calmatevi e stringetevi la mano”. “Stringere la mano a quell’individuo? Nemmeno per sogno!!” sbraitò Piton sedendosi di nuovo e incrociando le braccia. “Pfui!” sputacchiò Sirius. Per qualche minuto nella stanza regnò un silenzio profondo, mentre Piton e Sirius Black si guardavano in cagnesco e Silente e Lupin sospiravano scuotendo la testa. “D’accordo. Adesso che vi siete calmati possiamo studiare i dettagli del piano” propose Silente guardando attentamente gli altri tre. Piton ricambiò lo sguardo, si schiarì la voce e cominciò: “Allora, secondo me dovremmo …”.

 

Trascorsero alcuni giorni senza che Malfoy si facesse vivo. Piton e Sirius  continuavano a litigare e Lupin e Silente erano costretti a tenerli d’occhio per evitare il peggio.

Piton: “Sparisci, Sirius! Mi stai scocciando!”.

Sirius: “Se c’è qualcuno che deve sparire, quello sei tu! Tornatene a Durmstrang!”.

Piton: “Non preoccuparti, me ne andrò appena avremo accalappiato Malfoy!”

Sirius: “Beh, spero proprio che ciò avvenga al più presto! Non ce la faccio più ad averti tra i piedi!”.

Piton: “Non credere che rimanere qui mi diverta! Nemmeno io ti sopporto! Perché, invece di scocciare, non vai a studiare? Visto lo scarso livello dei tuoi studenti, immagino che come insegnante tu non sei granchè!”.

Sirius: “Come ti permetti, brutto rospo viscido!”.

Piton: “Rospo viscido a me? Razza di lurido verme…”.

Lupin: “Basta!! Smettetela!”.

Silente: “Ma ragazzi! Vi sembra questo il momento di litigare??” …

Finalmente giunse il giorno fatidico. Era l’una di notte e Hogwarts era immersa nel silenzio. Piton era nella sua stanza e studiava. Ad un tratto udì un lieve rumore contro il vetro della finestra; si voltò verso di essa e vide un gufo che lo fissava appollaiato sul davanzale. Si alzò, aprì la finestra e il gufo volò nella stanza. Piton fissò l’animale senza parlare e lo vide trasformarsi in un essere umano. “Lucius Malfoy sta arrivando. E’ ad Hogsmeade e sta cercando di entrare qui ad Hogwarts passando nel tunnel sotto la vecchia casa” disse l’uomo in un sussurro. “Resta qui. Penso io a Malfoy”  mormorò Piton prima di uscire dalla stanza.

Piton arrivò nel parco correndo silenziosamente e si diresse verso il Platano Picchiatore; lì vicino, nascosto dietro alcuni cespugli, c’era Lupin che quella notte era di sentinella. “Remus preparati! Malfoy sta arrivando – bisbigliò Piton nascondendosi anche lui nei cespugli – Ho già avvertito gli auror; tra poco saranno qui”. “Sono già pronto!” gli rispose Lupin. I due rimasero in silenzio fissando la base del Platano. Poco dopo giunsero quattro auror che si appostarono nelle vicinanze. Improvvisamente i rami dell’albero si mossero per qualche secondo e poi si immobilizzarono di colpo; una sagoma scura sbucò dal terreno e rimase immobile per un po’, guardandosi attorno; poi iniziò ad avanzare lentamente verso il castello. “E’ Malfoy. Ma dov’è il complice?” bisbigliò Lupin. “Forse lo ha mollato” sussurrò Piton. “Che facciamo adesso?”. “Aspettiamo ancora un po’, poi lo accalappiamo”. Aspettarono in silenzio, mentre Malfoy si avvicinava al portone principale; sembrava essere solo, del complice non c’era nessuna traccia. “Va bene, andiamo!” decise Piton; fece un segnale agli auror e tutti e sei si lanciarono con le bacchette magiche in mano su Lucius Malfoy. Quest’ultimo, preso alla sprovvista, si diede alla fuga verso la foresta proibita, ma ben presto si rese conto che i suoi inseguitori stavano per raggiungerlo, per cui si fermò e si voltò brandendo la bacchetta magica. Piton però fu più veloce e lo disarmò con un incantesimo, poi gli auror gli piombarono addosso prima che potesse raccogliere la bacchetta e lo legarono con corde magiche. “Maledetti! La pagherete! E tu sarai il primo, Severus!” gridò Malfoy mentre gli auror lo trascinavano verso la scuola. “Certo, come no!” esclamò Piton seguendoli.

 

“Gli auror hanno interrogato Malfoy per farsi rivelare il nome del complice che lo ha aiutato ad evadere” disse lentamente Silente. Era nel suo studio insieme a Piton, Lupin e Sirius Black. “Lucius ha parlato?” chiese Piton. “Sì, e ha fatto un nome”. Silente fece di nuovo una pausa, mentre gli altri tre lo fissavano ansiosi. “E allora? Chi sarebbe l’uomo del mistero?” domandò Piton irritato dalla lentezza di Silente. Il vecchio mago si decise finalmente a parlare: “Malfoy dice che è stato aiutato da Johannes Magius”. “Cosa? Johannes Magius, l’ex braccio destro di Voldemort? Ma non è possibile!” intervenne Sirius sorpreso. “Già, è impossibile; Sirius ha ragione. Magius è morto molti anni fa” aggiunse Piton calmo. “Lo so – precisò Silente – Per questo le affermazioni di Lucius Malfoy mi sorprendono molto. Non so proprio cosa pensare”. “E se non fosse morto? Se avesse finto di morire come ha fatto Peter Minus?” suggerì Lupin. “Sì, potrebbe essere – esclamò Sirius alzandosi di scatto dalla sedia su cui era seduto – Se Minus è riuscito a far credere a tutti di essere morto, potrebbe averlo fatto anche Magius: ai tempi era un mago molto potente. Per lui sarebbe stato uno scherzo fingere la propria morte”. “Sì, questa potrebbe essere una spiegazione alle parole di Malfoy – confermò Silente illuminandosi in volto – Se non ricordo male, i suoi resti non furono ritrovati”. “Ma quale finta, Magius è morto davvero! E’ stato ucciso da Mike Miller, uno degli auror più esperti; era migliore persino di Malocchio Moody!” disse Piton fissando Silente. “Beh, forse Miller si è sbagliato ed ha creduto di averlo ucciso! Dopotutto i resti non sono stati trovati, no?” continuò Sirius. “Miller non era certo un babbeo, non si sarebbe mai fatto prendere in giro così! E poi i resti non furono ritrovati perché Miller, per impedire che Magius gli sfuggisse, ha praticamente carbonizzato la torre in cui si era nascosto. Ho visto il posto, anni fa, e persino le pietre con cui era stata costruita la torre erano mezze fuse. Per non parlare del fatto che Magius, se fosse stato ancora vivo, non avrebbe mai abbandonato Voldemort; era stato il suo maestro ed era il suo braccio destro e non lo avrebbe mai tradito” precisò Piton tranquillo. “Beh, anche questo potrebbe essere vero. Se Magius fosse vivo, perché sarebbe rimasto nascosto quando Voldemort aveva bisogno di aiuto, rischiando invece di farsi scoprire per far evadere da una prigione un tipo come Malfoy?” riflettè Silente grattandosi la folta barba. “E allora perché Malfoy avrebbe detto agli auror che il suo complice è Magius?” chiese Sirius accigliato. “Probabilmente durante il periodo che ha trascorso in prigione gli è dato di volta il cervello: Azkaban non è certo un bel posto e i Dissennatori non sono creature simpatiche. Tu ne sai qualcosa, Sirius” gli rispose Piton. “Sì, su questo hai ragione. Molti prigionieri impazziscono ad Azkaban” ammise Sirius pensieroso. “E allora chi ha fatto evadere Malfoy? E che fine ha fatto? – domandò Lupin fissando Piton – Sono stati uccisi Peter Minus e due Dissennatori, e questa è roba da Mangiamorte!”. “Sì, questo è vero. Non c’è dubbio che il complice sia un Mangiamorte. Magius era un mago molto potente e conosceva bene la magia nera; era uno dei pochi in grado di uccidere un Dissennatore. Probabilmente ha insegnato alcuni dei suoi incantesimi a qualche mago della banda di Voldemort che ha deciso di rischiare e dare una mano a Malfoy; in fondo Lucius aveva parecchi amici fedeli tra i Mangiamorte. Poi però il complice deve essersi accorto che Lucius dava segni di follia e quando questi gli ha detto della vendetta che voleva compiere, deve aver deciso di mollarlo perché non se la sentiva di rischiare ancora: in giro ci sono ancora parecchi auror che non vedono l’ora di accalappiare i Mangiamorte ancora in libertà” spiegò Piton senza scomporsi. Gli altri rimasero in silenzio per un po’, poi Silente parlò: “Sì, dev’essere così. E’ la spiegazione più plausibile. Inoltre ho visto Malfoy poco prima che gli auror lo interrogassero: non faceva altro che gridare, imprecare e giurare vendetta contro di te, Severus, e contro Harry Potter. In effetti, non sembrava molto sano di mente, poveraccio!”. “Resta il fatto che c’è un omicida in libertà!” disse Sirius imbronciato mentre tornava a sedersi. “I Dissennatori non sono creature umane, anche se in qualche modo sono anch’essi esseri viventi. Ma per quanto riguarda l’omicidio di Peter Minus, se ne occuperanno gli auror; noi non possiamo fare altro” rispose Silente pensieroso. “Sì, lasciamo questo compito agli auror. Chissà che, prima o poi, Lucius non torni in sé e non riveli il vero nome del complice. Comunque suggerirò a Caramell di migliorare la sorveglianza di Azkaban; non si sa mai” disse Piton sorridendo.

 

Quella sera Piton fece una passeggiata nella foresta proibita.

“Finalmente posso tornarmene al mio nascondiglio – disse Magius a voce bassa – Ti sono debitore per l’aiuto che mi hai dato, Severus; ormai non ho più l’età per affrontare gli inseguimenti degli auror”. “Tu non mi devi niente, Johannes; anzi, sono io ad essere in debito con te per tutto ciò che mi hai insegnato. Comunque non sei tanto vecchio come dici e sei ancora in gamba; basta vedere come hai ridotto quei Dissennatori”. Magius rise, poi disse:”Tornerai a Durmstrang?”. “Sì, parto domani. Sono rimasto qui fin troppo! Qualche volta passa a trovarmi, se puoi”. “Sì, credo proprio che verrò. Devo ancora insegnarti l’incantesimo elimina-Dissennatori”. “A presto, allora!”. Johannes Magius rise di nuovo sommessamente, poi si trasformò in un gufo e volò via nella notte.

 

 

FINE