Autrice: Virgy Censura:PT
Pairing : Piton/Leyla
Nota : parte dei personaggi sono frutto
dell’immaginazione della malefica Rowling. In attesa che lei si decida a
sfornare il quinto libro, noi andiamo per la nostra strada.
Specchiati nelle mie note
Parte prima
Stralci di immagini si
inseguivano nel suo sogno tormentato. Scene a metà continuavano, episodi
vissuti venivano ripercorsi per poi essere troncati e precipitare in un vortice
di colori sbiaditi: un mucchio di libri sparpagliati sul pavimento era
l’immagine più frequente e inconcepibilmente dolorosa. Piton si alzò di scatto
a sedere sul letto, nel buio si passò la mano sul collo e sulla fronte
imperlata di sudore. Incubi..incubi, solo incubi.
***
Il mattino era sorto chiaro
e brillante, stranamente senza nuvole. Uno spiffero gelido aveva attraversato
le cortine del letto di Leyla che si affacciò seccata scoprendo che la sua
amica aveva aperto la finestra e contemplava il paesaggio assorta
<<Chiudi un po’, io sto morendo di freddo!>> la rimbeccò. Kathy la
guardò sorridendo ironica, rammentandole che tanto il freddo se lo sarebbe
dovuto prendere comunque,e in buona dose anche, perché avevano lezione con la
Professoressa Sprite in prima ora quella mattina. <<Stupido tempo
inglese!>> mugugnò prima di uscire interamente dal letto, <<in
Italia in questa stagione fa ancora caldo!>> sbottò ad una sempre più
divertita Kathy. Si lavò e si vestì, poi scesero insieme nella sala comune per
raccattare il loro amico. Come Leyla anche Max era italiano e loro due in
particolare si conoscevano da molto, si confidavano su ogni argomento
possibile..i classici migliori amici.
La serra era umida e l’odore
di terra pizzicava le narici,mentre degli affannati Grifondoro si occupavano di
capricciose piantine in compagnia dei Tassorosso. Leyla con le braccia
indolenzite appoggiò sul tavolo un vaso che aveva tirato fuori dallo scomparto
sottostante <<I miei muscoli stanno perdendo tono>> osservò
<<e come potrebbero non esserlo, quando chi non gioca a Quidditch non ha
altre possibilità di fare sport?>> disse tra se e se. <<Ti
piacerebbe tornare a ballare?>> le chiese Max <<Altroché…quello si
che faceva sudare!>>. Leyla a quel pensiero sentì una stretta di
nostalgia allo stomaco. Nella sua vita “babbana” andava in palestra
regolarmente e seguiva una divertente lezione di ballo funky. Lei, il giovane
insegnante e gli altri compagni erano diventati amici e uscivano assieme molto
spesso..quanto le mancavano! E quanto le faceva bene quello sport e quella
musica. Alzò per un momento la testa come per seguire col naso la scia di
un’idea, strinse gli occhi come era solita fare quando si concentrava e tornò a
lavorare di buona lena con il cervello che congetturava senza sosta.
Alla pausa per il
pranzo(dopo trasfigurazione,cura delle creature magiche e artimanzia) espose il
suo piano ai due amici, sventolando davanti a loro un bel foglio di pergamena
scritto con cura: <<Non ci ho pensato in tutti questi anni!Stupida che
sono!>> Kathy e Max si impossessarono curiosi del foglio e lessero
attentamente:
“Gentile signor
Preside;
Le scrivo
per esporle una
piccola idea che
ho avuto oggi. Lei
sa che fare attività fisica è
molto importante, non solo
per la “linea” ma anche per scaricare
la tensione. Qui nonostante io
mi trovi benissimo
mi creda, chi non pratica
il Quidditch non ha
occasione di fare
attività sportiva.
Volevo proporle
di mettermi a
disposizione un’aula abbastanza
grande in modo
da tenere, durante due giorni della settimana nelle ore
non impegnate nello studio o nelle lezioni,
un piccolo corso di Ballo Funky (una
danza molto ritmata e
divertente che io
stessa ho praticato
per parecchio tempo)…”
La lettera proseguiva nella
spiegazione dettagliata del progetto e i ringraziamenti la chiudevano
graziosamente. Leyla guardò i suoi amici eccitatissima, poi con la loro
approvazione la chiuse in una busta e la fece recapitare.
***
Passò una settimana senza
che Silente accennasse ad una risposta,poi un giorno Leyla venne convocata nel
suo studio. Quando ritornò nella sala comune, o meglio irruppe, faceva salti di
gioia: il preside aveva approvato dicendole che gli sembrava un’idea perfetta.
Gli aveva messo a disposizione un’aula grande, avevano stabilito i giorni e gli
orari (il martedì e il giovedì dalle 19
alle 20) ed era stato perfino approntato un apparecchio per leggere i comuni cd
babbani che sarebbero serviti durante la lezione. La ragazza stese un volantino
da attaccare alla bacheca e in base alle adesioni avrebbe deciso quando
cominciare. Già dal giorno stesso a cena ragazze,e anche qualche ragazzo, si
era recato da lei per l’adesione, solo formale in quanto non sarebbe costata nulla.
Leyla camminava
frettolosamente nel corridoio, una pila di libri in precario equilibrio sulle
braccia le ostruivano quasi completamente la visuale. In ritardo allungò il
passo, ma mise male il piede in un punto dove il lastricato era sconnesso e si
riversò in avanti. Si aspettava di sentire il doloroso duro della pietra ma
atterrò morbidamente tra un paio di braccia forti. I libri comunque erano
caduti a terra in disordine. <<Odiosi pavimenti medievali!>>
imprecò. <<Stai più attenta a dove metti i piedi, ragazzina!>> la
redarguì una voce sibilante e antipatica. Lei alzò gli occhi: era Severus Piton
il professore più odioso di tutti.Decise comunque di essere gentile
<<Grazie professore!>> sfoderò un sorrisone e continuò: <<se
non ci fosse stato lei a quest’ora sarei in infermeria!>> lui non
replicò,la rimise bruscamente in piedi e se ne andò lungo il corridoio.Si fermò
prima di voltare l’angolo e vide la ragazza intenta a raccogliere i libri
caduti. <<Pozioni dopo pranzo! La cosa più disgustosa che ci possa
capitare!>> si lamentò Kathy mentre si dirigevano alla scala che
conduceva allo gelido sotterraneo di Piton. L’interno era piuttosto inquietante
e Leyla si distrasse osservando le svariate specie di cose indecifrabili che
galleggiavano nel barattoli allineati nello scaffale che correva attorno al perimetro dell’aula.Il professore, arcigno
come al solito, girava per la classe. <<Monteleoni la tua soluzione è
troppo liquida!>> sbottò rivolgendosi a Leyla che alzò lo sguardo
sorpresa. <<Ma ciò non mi sorprende>> continuò lui <<quando
sei così distratta che non guardi nemmeno dove metti i piedi!>>. Max e
Kathy la guardarono sbigottiti. Era la consuetudine che se la prendesse con gli
studenti che non erano della sua casa, soprattutto Grifondoro, ma con Leyla in
particolare non si era mai comportato così.
Comunque quelle due ore
infernali e le successive passarono.La ragazza tornò in fretta al dormitorio,
si cambiò in una canottierina e in un paio di comodi pantaloni larghi “da
funky” e scese nell’aula a preparare tutto.
Piano piano il posto
cominciò a riempirsi di ragazze e ragazzi, il totale sarebbe poi risultato di
30 persone. Leyla si sentiva eccitata e responsabile,quindi si presentò a
quelli che non la conoscevano ed espose brevemente il programma del
corso,scusandosi per la sua poca esperienza in campo di insegnamento,mentre Max
e Kathy che ovviamente partecipavano,sorridevano beffardi.
La lezione ingranò subito.
Ci fu mezz’ora di riscaldamento e stretching e poi la ragazza spiegò i primi
passi di una coreografia che veniva provata anche con la musica davanti ad un
enorme specchio a tutta parete uscito da non si sa dove. Durante gli ultimi
dieci minuti il professor Silente entrò seguito da Piton..con una faccia più
contrariata che mai..si vedeva che odiava il ballo!Ma cosa era poi che non
odiava?
<<Professori! Volete
vedere che sappiamo fare?>> ammiccò Leyla. Silente assentì entusiasta
mentre osservava i ragazzi che, anche se un po’ maldestramente, si muovevano
all’unisono in una graziosa coreografia sulle note di “U got it bad” di Usher.
Silente battè le mani
contento e poi uscì al termine della lezione.Piton rimase a fissare Leyla che
si passava un asciugamano sul collo,mentre la canottiera che era leggermente
salita sul busto scopriva un piccolo piercing all’ombelico.Lei alzò lo sguardo
e sorrise,lo sguardo di lui ancora fisso sulla sua figura. Fece un sorrisetto
in risposta e uscì dall’aula.
Le settimane passavano, le
lezioni di Leyla andavano sempre meglio e ogni volta Silente entrava accompagnato
da qualche insegnante.Un giovedì sera a metà del riscaldamento Piton entrò
nell’aula.
Non dette spiegazioni e si sedette su una sedia
all’angolo. Osservò arcigno tutto e tutti per l’intera ora. Leyla, che era tra quelli convinti che
Piton non si potesse comprendere,fece finta di niente per tutta la lezione.In
realtà lo scrutava dallo specchio, fissava il modo in cui socchiudeva gli
occhi, la piega dell’angolo della bocca,le mani strette alle braccia conserte.
Lui di contro la spiava impercettibilmente. I movimenti aggraziati,l’entusiasmo
che si sprigionava dalle sue mosse, il sorriso e la benevolenza che metteva in
quell’insegnamento. Alla fine dell’ora lei, con l’asciugamano sulle spalle si
avvicinò.
<<Allora
professore,come mai qui?>> <<Volevo rendermi bene conto
dell’idiozia di questa attività>> rispose lui sibilando. La risposta le
arrivò come uno schiocco di frusta. Stava per rispondere maleducatamente quando
si frenò,fece un sorriso di convenienza e se ne andò verso i bagni per la
doccia.
In seguito i rapporti tra
Severus Piton e Leyla si intesirono ancora di più. Lui la rimbeccava spesso per
sciocchezze, trovava ogni pretesto per toglierle dei punti e la guardava
ironico e superiore. Lei non si capacitava di quella persecuzione. All’inizio
era stata zitta incassando le frecciate, poi le sue mani avevano cominciato a
tremare di rabbia finché non aveva risposto maleducatamente alla sua ultima
provocazione. Le era costata una punizione: pulire il laboratorio da cima a
fondo. L’aveva scontata con lui dentro l’aula che, mentre fingeva di correggere
dei compiti, la guardava di sottecchi mentre un dolore gli lacerava lentamente
il cuore. Leyla tremava di rabbia e il suo sguardo si posava su Severus.
Dapprima lo guardava con odio poi i suoi sentimenti presero pieghe più morbide.
Era diventata una dolce ossessione, che la perseguitava nel sonno,che la
catturava durante l’ora del pranzo, durante le sue lezioni.
Nulla impediva però alla
rabbia di ribollire furiosa. Una sera si trovò con Max nell’aula dove ballavano,
per provare una coreografia da illustrare il giorno seguente. Parlando di
quella situazione insostenibile, ma tacendo i sentimenti che stavano nascendo
in lei, Leyla gesticolava più che nervosamente. Max parlandole le prese i polsi
e iniziarono a lottare furiosamente sul pavimento. Non si facevano male, ma
questo era <<Un metodo sicuro e
veloce per scaricare la tensione della piccolina>> come sentenziava Max
rivolgendosi a Leyla. Piton che passava in quel corridoio si affacciò, non
visto, alla porta. Vide i due che lottavano a mani nude, l’uno sull’altra e la
voce di Leyla gli giunse nell’orecchio.
<<Mi odia, mi detesta.
E io non gli ho fatto nulla. Perché devo soffrire così!! Se non fosse così
difficile parlargli!>>. Nel mentre si erano calmati e la ragazza giaceva
di schiena fissando il soffitto, le lacrime le rigarono le guance. Severus si
allontanò dalla porta, incapace di osservare la ragazza e inabile a sostenere
l’ondata di dolci emozioni che lo assalivano. Da tanto non le sentiva, lo
sgomentavano ma al tempo stesso le voleva sentire più vive che mai. Punirla,
rimproverarla.. era solo un modo per cercare di ricacciarle indietro.
Non voleva credere che si
chiamasse Amore…
Parte
seconda
Leyla cercava di soffocare le
lacrime nel cuscino. Piangeva così non
sapeva da quanto, disperata, cercando di non farsi sentire, soprattutto
da Kathy: Severus era diventato un chiodo fisso e, cosa più preoccupante di
tutte, non sembrava una semplice cottarella da studentessa. Di lui
l’affascinava praticamente tutto: l’austerità del vestito e del carattere, i
suoi occhi neri che scintillavano, le sue dita lunghe e affusolate.. l’attirava
perfino l’odio che nutriva per lei. Se avesse continuato a rimbrottarla almeno
si sarebbe ricordato che esisteva.
Parecchi piani più in basso
Piton era incapace di prendere sonno. Seduto alla scrivania guardava il
mozzicone di candela che andava consumandosi
vieppiù, senza poter pensare ad altro che a Leyla Monteleoni, la sua
studentessa di Grifondoro. Era assolutamente
vergognoso e fuori luogo che un insegnante si innamorasse di una sua
allieva, tanto più che lui cercava di convincersi che non fosse amore, ma
insoddisfazione o qualsiasi altro sentimento sarebbe andato bene. Non aveva nessuno con cui confidarsi, ma
avrebbe voluto veramente parlarne, farsi sbeffeggiare, mettersi nei guai? No, questo era sicuro. Si impose di non
pensare più a lei e si mise a dormire. Quella notte Leyla fece capolino nei
suoi sogni.
Sabato pomeriggio, anche se
nessuno studente si sognava mai di entrarci ma giustamente si godeva il relax,
i laboratori erano aperti ad uso dei ragazzi. Leyla si intrufolò nella stanza
con tutti i suoi ingredienti di pozioni: la voglia di compiacere Piton, almeno nello studio, era diventata la sua
prerogativa, agli occhi di tutti sarebbe parso un tentativo di perfezionarsi
per non farsi rimbrottare, per lei era un motivo per farsi ammirare. Iniziò a
preparare la soluzione Astringente, quella che il professore si ostinava a
definire “troppo liquida” e rimescolava così assorta che non si accorse che
Severus era entrato e fissava il liquido turchese che gorgogliava nel paiolo da
sopra la sua testa. <<Niente da
fare Monteleoni. E’ ancora troppo liquida!>> tuonò, incapace di
approcciarla in altro modo. La ragazza, passata la prima sorpresa, prese il
coraggio a quattro mani <<E allora provi lei a farla addensare se le
riesce tanto bene e quando ha finito mi faccia un fischio!>> urlò tutto
d’un fiato, fece per girarsi e andarsene ma lui l’afferrò per il braccio:
<<Aspetta.. io non..>> ma subito si fermò irritato per essersi
contraddetto. Leyla lo guardò per un momento speranzosa di poter iniziare una
conversazione tranquilla. Lui continuava a stringerle il braccio in silenzio e
lei irritata si divincolò e infilò la porta.
<<Monteleoni nel mio ufficio prima di cena!>> le urlò dietro
assicurandosi che l’avesse sentito.
Max e Kathy informati
dell’accaduto riempirono il professore di una serie di epiteti poco carini. Si
offrirono di scortarla nell’aula <<No vado da sola!>> gridò quasi.
Poi temendo di essere stata sospetta aggiunse << non vorrei si irritasse
ancora di più vedendomi con altra gente.. ai pazzi non si sa mai che passa per
la mente!>> gli altri due assentirono, attribuendo al giustificato
nervosismo l’exploit di prima.
Leyla scese mestamente i
gradini che portavano al sotterraneo, Piton nervosissimo girava e rigirava un
foglietto tra le mani, poi lo ripiegò e lo chiuse dentro ad un libro consumato.
Si udì bussare forte ed un
momento dopo Severus aprì la porta, lasciò entrare Leyla e la richiuse alle sue
spalle. <<Perché voleva
vedermi?>> chiese lei. Piton
prese un libro dalla scrivania e glielo mise tra le mani <<Se lo legga
per bene, magari impara a far addensare una soluzione decentemente!>>.
Questo era troppo. Senza dire nulla la ragazza aprì la porta ed uscì dallo
studio sbattendosela violentemente dietro, iniziò a salire i gradini ma
qualcosa scivolò fuori dal libro. Era un foglietto ripiegato che Leyla aprì
curiosa, sebbene ancora irata per il comportamento di lui. Sulla pergamena un po’ sgualcita era scritto
in inchiostro verde smeraldo:
“Leyla ti avrò fatto
arrabbiare di nuovo. Sono fatto così e così forse resterò. Non dovrei dirtelo e
spero che tu non apra mai questo libro e che questo foglio non ti salti agli
occhi, appena sarai uscita dalla mia stanza me ne sarò già pentito. Io ti amo”
La calligrafia era quella di
Severus, il libro le cadde di mano mentre stringeva il foglio con entrambe le
mani. Fece dietro front e si precipitò nello studio aprendo di schianto la
porta. Piton era seduto su una poltroncina, la faccia tra le mani. Appena la
vide scattò in piedi e vide il foglietto che Leyla gli porgeva. Nei suoi occhi non lesse disgusto ma solo
affetto, sull’onda del momento le prese il viso tra le mani. Lei non oppose
resistenza, assecondando quello che fino a quell’istante aveva sempre sognato e
desiderato ardentemente: vide le labbra di lui avvicinarsi incerte allora pose
le sue mani attorno al collo di Severus che incoraggiato la baciò dolcemente.
Fu un bacio che sembrò eterno, le labbra soffici di Leyla assecondavano i movimenti
del professore che le assaggiava avidamente come si assaggia il proprio
desiderio realizzato. Quando si staccarono le gote di Leyla erano bagnate di
lacrime: amarezza,felicità, paura si alternavano nella sua mente mentre si
perdeva negli occhi scuri del suo amore.
<<E adesso, Leyla.. non
so se è stato.. vorrei averti sempre accanto, perché sei diventata il mio
pensiero fisso. E’ difficile in questa situazione>> disse lui, i suoi
occhi ancora intrappolati in quelli di lei.
Nella mezz’ora che seguì
capirono da soli che quello che volevano era appartenere l’uno all’altra, non
importava la difficoltà che avrebbe comportato. Stabilirono che si sarebbero
comportati come al solito per non destare sospetti e piano piano la cosa iniziò
a farsi intrigante. A tavola quella sera stessa Leyla, interrogata su come era
andato lo “scontro” con Piton, raccontò del libro ma non del biglietto, delle
sue parole crudeli e del fatto che se
ne era andata sbattendo la porta. Mentre gli altri due non guardavano fissò il
tavolo dei professori: Severus la guardava impercettibilmente, accennò con il
capo e lei rispose con un sorriso appena accennato. Anche se erano troppo
ansiosi di rivedersi avevano concordato di rimandare all’indomani per non
destare sospetti, si sarebbero visti nell’intervallo pomeridiano nell’aula di
Pozioni.
***
Le settimane scorrevano e
l’amore cresceva e li teneva incatenati l’uno all’altra, incapaci di fare a
meno di sguardi, baci e carezze impercettibili. Piton si arrischiava ad essere
quasi di buon umore, con Leyla aveva ritrovato il vigore, la gioia, il tormento
e riscopriva la sua fisicità forzatamente sepolta. Non avevano ancora passato
una notte insieme, ma le carezze si erano fatte vieppiù profonde ma sempre
caste e sembrava che a tutti e due per ora stesse bene così.
Una mattina Leyla si vide
recapitata una lettera ben chiusa con un sigillo.La aprì cauta e lesse:
“Stasera mangia poco, dì che
ti senti poco bene e vai a letto presto…ti aspetto elegantemente sul tardi”
Inequivocabile la calligrafia di
Severus. Lo guardò e lui assentì col capo, poi tornò ad interessarsi al suo
bacon: ma perché voleva che andasse da lui vestita elegante? e perché avrebbe
dovuto mangiare poco?
In ogni caso dopo il pranzo
iniziò a fingere di accusare dolori alla testa e nausea. Non fu difficile e,
riuscita a sottrarsi alle pressanti premure dei suoi due amici si recò al
dormitorio. Severus aveva pensato a
tutto: le aveva fatto avere il suo mantello dell’invisibilità.. in effetti come
avrebbe giustificato una passeggiata notturna per il castello in abito da sera?
Non aveva mangiato nulla e lo
stomaco le si stringeva per i morsi della fame mentre cautamente scendeva le
scale del sotterraneo.Arrivata davanti alla porta si infilò le scarpine col
tacco che aveva tenuto in mano per evitare il rumore e bussò. Severus aprì e
per poco non ci rimase: un lungo abito scuro la fasciava fino ai piedi, dove si
apriva in un’ampia svasatura. Lo scollo era a sbuffo in modo da lasciare le
spalle scoperte e le bretelline nere del vestito facevano capolino civettuole.
La ragazza entrò nella stanza: al centro di essa era stato messo un tavolo
apparecchiato per due, con un candelabro che emanava una luce suggestiva: una
cena romantica! Leyla esclamò felice battendo le mani e si gettò al collo di Severus
che la strinse e la baciò intensamente, quindi la invitò a mettersi a tavola.
La serata fu stupenda e il cibo squisito e dopo il dolce Piton si alzò ed
estrasse una piccola scatola dal
mantello, la porse a Leyla che lo guardò interrogativa mentre le guance si
imporporavano: i regali la imbarazzavano sempre. Invitata dallo sguardo di lui
tolse il coperchio: dentro, tra l’imbottitura di raso bianco era adagiato un
bracciale a spirale dalla forma di serpente. Nell’incavo degli occhi erano
incastonati due rubini rosso sangue. <<Guarda all’interno>> la
incoraggiò Piton. Leyla girò il bracciale: dalla parte della testa c’era una
piccola incisione, molto semplice ma elegante con in loro nomi intrecciati,
posta tatticamente in modo che non fosse facilmente visibile. <<Ti
piace?>> le chiese : lei
l’osservò senza fiato: era veramente bello e lo mise subito: il serpente
avvolgeva le sue spire tre volte attorno al polso posando la testina
sull’attaccatura della mano. Lo guardò
incapace di dire nulla,prese il viso di lui tra le mani e lo tempestò di baci,
poi si appoggiò allo schienale della sedia <<Dalla prossima settimana lo
indosserò ogni giorno>> <<Perché dalla prossima?>> chiese lui
<<Perché così potrò dire di averlo comperato ad Hogsmeade! Altrimenti non
si spiegherebbe.. un gioiello non salta fuori all’improvviso>> lui
assentì col capo, poi notando l’ora che si era fatta alquanto tarda le
disse <<Andiamo, ti riaccompagno
alla torre>> e prendendola per mano l’aiutò a infilarsi il mantello e
lasciarono insieme la stanza.
Quel fine settimana tutto il
castello si riversò in massa ad Hogsmeade. Il tempo reggeva discretamente e “I
tre manici di scopa” non erano affollati da avventori che si riparavano dal
temporale. Kathy, Max e Leyla erano
seduti ad un tavolo d’angolo discutendo del più e del meno mentre Leyla pensava
febbrilmente ad un modo per rimanere sola il tempo sufficiente a fingere di
aver comprato il bracciale che teneva accuratamente nascosto nella borsa. Non
poteva destare sospetti e tantomeno essere maleducata; in quel momento ebbe un
lampo di genio e mentre Kathy era andata al bancone a prendere da bere la
ragazza lanciò a Max uno sguardo complice:
<<Mi devi aiutare>> gli disse fissandolo con occhioni
teneri <<ho visto una cosina qua
vicino che vorrei comprare a Kathy, non è che potresti.. hem “allontanarla” per
un pò?>>. Max annuì sorridendo perché Leyla era solita fare piccoli
regali agli amici anche senza motivo, di quei pensierini che ti stampano il
sorriso in faccia per tutta la giornata. Così appena usciti dal locale Max
dirottò Kathy dalla parete opposta a quella che aveva preso la sua migliore
amica. Leyla si diresse subito nella cartoleria li vicina e, avvicinatasi al
banco, ispezionò i grossi vasi che contenevano ogni genere di penne. Alla fine
ne scelse una che faceva improvvisamente guizzare dall’inchiostro impresso
nella pagina piccole stelline brillanti. Uscita, si avviò al luogo
dell’incontro ma si fermò bruscamente
di fronte ad una vetrina: era un negozio di chincaglierie varie, dalla
bigiotteria ai mobili, e su di un tavolino esposto bruciava un’asticella di
incenso. Il profumo era intenso, sapeva di terra rossa, di sole bruciante, ma
Leyla era stata attirata dalle forme che prendevano le spire di fumo
srotolandosi nell’aria: e più disparate a dire il vero, un elefantino, una
luna, rimanevano a ballonzolare per un
po’ in aria per poi perdersi. Uscì dal negozio con gli incensi magici per Max,
che amava quel genere di cose: non c’era da stupirsi se entrare nella sua
stanza era come entrare in un santuario indiano! Si infilò il bracciale al
polso e si diresse dai suoi amici.
<<Grazie! È carinissima!>> trillò Kathy. Leyla porse il pacchetto a Max <<Ce n’è anche per te.. un regalo in
cambio del dirottamento!>> e appena gli spiegò cosa facevano gli incensi
l’abbracciò stretta. Poi lei tirò su la manica della tunica e mostrò il
gioiello: i commenti furono positivi ma colse un barlume dubbioso nei 4 occhi
fissi al suo polso <<Oh su!>> rise <<non è che, visto che ho
un “braccial-serpente” vuol dire che sono PRO-SERPEVERDE!>> <<Ma no
sciocchina! È solo che è un po’ inquietante. Bello ma inquietante>>
rispose Kathy <<Ti si addice. Dove l’hai preso? Magari Piton lo nota e si
addolcisce se pensa che tu vada matta per i serpenti!>> ; alla menzione
di Piton Leyla fece una smorfia di disgusto <<l’ho preso in un negozio
là.. pieno di ciarpame>> accennò vaga e prese a camminare nella direzione
opposta.
Le settimane passavano e
l’inverno arrivò plumbeo e freddo. A volte il sole si faceva vedere, stiracchiando
i raggi su tutto il parco ma il freddo più forte estingueva il pallido calore
che faceva capolino.
Ancora una volta gli studenti
erano in gita al villaggio. Leyla era abilmente riuscita ad evitare l’uscita
adducendo vaghi malanni già dalla sera prima in modo da poter passare del tempo
con Severus senza che la paura l’attanagliasse alle spalle. Il professore la guardava dormire nel suo letto
reclinata sul fianco, la mano posata sul cuscino. Scostò una ciocca di capelli scuri che era calata davanti al
naso: i capelli erano una fissazione di Leyla: una mattina se ne era entrata
nella sala grande per la colazione con i capelli di un altro colore: il suo
caldo castano era diventato un corvino dai riflessi viola intenso.. lui aveva
dovuto fare uno sforzo per non farsi scivolare la tazza dalle mani: l’effetto
era fantastico e i suoi occhi grigi
risaltavano ancora di più incorniciati dalle ciocche scure. L’aveva fatto per
piacergli come gli aveva poi spiegato.. non sapeva perché ma si immaginava che
i capelli mori lo attirassero di più. Le aveva risposto con una tirata
d’orecchie giocosa, dicendole che in realtà era lei che l’attirava..
irresistibilmente.. ma che per amor suo si sarebbe fatto attirare anche dai
suoi capelli neri. L’aveva stretta, presa in braccio facendo vagare le sue mani
lungo il suo corpo forse con troppa foga perché lei si irrigidì, si liberò
della presa e pose una distanza tra loro andandosi a sedere dietro alla
scrivania. Non ci aveva fatto molto caso comunque, troppo preso dalla sensazione
che lo invadeva solo guardandola.
Distrattamente cominciò a
precorrere con l’indice il contorno del viso ,scese sul collo e sul braccio,
sulle pieghe della gonna e nell’incavo del ginocchio. A questo tocco la ragazza
sussultò e aprì gli occhi stancamente.
<<Perché dormivo?>> chiese all’uomo ma poi si accorse di un
grosso libro che giaceva aperto vicino a lei <<Ah.. Storia della Magia..
scusami non avrei dovuto, di solito non mi addormento mai studiando>>
aggiunse a mo di giustificazione <<ma ora che sono sveglia..
>> <<ora che sei
sveglia...>> sussurrò lui sulle sue labbra. Il bacio fu profondo, lunghi
brividi lo percorrevano mentre mordeva quelle labbra piene e arrendevoli, le
sue mani si risvegliarono percorrendo i fianchi e le gambe della ragazza,
chiedendo di più. Una mano di lei si afferrò alla spalla, l’altra bloccava il
polso, lo allontanò, voleva sperare con un gesto che sembrasse gentile, dal
lei <<E’ tardi, io credo proprio
di dover andare. Staranno per tornare in effetti, è meglio che vada in
camera>> lui fece per trattenerla ma lei scivolò dalla sua presa e
raccolta la borsa si diresse alla porta <<qualcosa non va?>>
domandò Severus con la voce preoccupata. Lei tornò indietro e gli dette un
piccolo bacio sulla fronte <<Tutto bene,sul serio.. io.. beh io
vado>> e uscì. Appena giunta in camera si sedette sul bordo del letto
passandosi la mano sulla fronte. Non sopportava più tanto stress, non sarebbe
stato il caso di parlarne con Kathy? O con Max? o con entrambi? Sarebbe
riuscita a spiegar loro la sensazione che l’amore di quell’uomo che tutti
odiavano le regalava? La felicità che provava stando con lui? E quel problema
che lei aveva.. no era troppo personale per confessarlo.
Parte
terza
Piton era perplesso. Le sue
mani ancora odoravano di lei e il suo cuore ancora bruciava di dolore represso.
Il suo ventre ribolliva di desiderio negato, i suoi muscoli guizzavano
inquieti. Leyla si comportava sempre più stranamente. Tutto sembrava procedere
bene, i sorrisi e gli sguardi durante la giornata, lo sfiorarsi nei corridoi..
ma quando erano da soli non riusciva mai a raggiungerla completamente. Lei
poneva delle barriere sia fisiche che mentali, impedendogli di toccarla oltre,
di scrutare profondamente nei suoi pensieri. Se le sue mani si arrischiavano
più del dovuto lei si irrigidiva e con una scusa se ne andava, poi si
comportava normalmente, o almeno cercava di farlo. Il nervosismo la tradiva
ogni volta che si trovavano in un luogo da soli.
Sentiva la cattiveria montare
dentro di lui, la rabbia, l’infelicità… non riusciva a controllare la
situazione, si sentiva impotente guardando lui e Leyla che precipitavano in un
baratro buio. Ogni volta che la guardava sentiva amore e desiderio bollirgli
dentro, il fatto che ancora non fosse stata sua lo attirava, gli stessi freni
erano delizia, ma il suo comportamento era un muro troppo duro da sfondare.
L’aveva guardata ballare, e la gelosia si aggiunta al calderone di sensazioni
che gli scorrevano nelle vene: la coreografia che stavano eseguendo prevedeva
un pezzo in coppia e lei ballava con un ragazzo, probabilmente quello più agile
tra gli allievi, e dai due emanava una sensualità che tra loro pareva essersi
assopita: una mano del ragazzo era salda sulla sua vita un’altra le stringeva
la mano destra pronta per la giravolta, i corpi che si strusciavano sinuosamente
lo costrinsero a voltare lo sguardo. Cosa avrebbe potuto fare?
Leyla attraversava un periodo difficile. Non
riusciva a dare un nome corretto alle sue paure, ai suoi desideri. Sentiva di
stare ponendo barriere tra il suo corpo e quello di Severus, si vergognava,
voleva parlargli ma poi era presa dall’ansia, fingeva tranquillità ma in realtà
soffriva dentro. Vedeva lui accettare con paziente rassegnazione ogni suo
sbalzo d’umore, ogni barriera, ogni ostacolo. Sapeva che non avrebbe potuto
sopportare le mani di lui, il suo corpo forte che si muoveva su di lei.
Si svegliò nel tardo
pomeriggio, la prima cosa che vide fu una busta posata sul suo cuscino. L’aprì,
la calligrafia non era di Severus ma di Kathy:
“Ci conosciamo da tanto, lo
sappiamo, e ci diciamo sempre tutto. Ieri mentre ero tornata su a prendere la
mia borsa ho notato che avevi dimenticato il bracciale sul comodino. Così l’ho
preso per provarlo e accidentalmente ho
letto l’incisione all’interno.
Perdonami Le non l’ho fatto apposta ti giuro.
Io e Max capiamo perché tu non
abbia voluto parlarcene, siamo stupiti ma capiamo anche che forse questo è un
segreto troppo pesante da custodire da soli. In questo periodo sei sempre cupa,
se hai bisogno di una mano… sai che siamo con te. Ora stai dormendo, noi siamo
in sala comune se vuoi..
Ti vogliamo bene Max e Kathy”
Leyla lasciò uscire dalla
bocca un gemito e le lacrime presero a scorrere sulle sue guance. Corse nella
sala comune e trovò i due che leggevano davanti al fuoco. Bastò loro vedere la
sua faccia, gli occhi rossi e le lacrime. Max la strinse e lei bisbigliando
raccontò tutto…tutto tranne quel problema…
Ora che anche i due sapevano
l’umore di Leyla migliorò sensibilmente: non doveva più ingannarli, poteva
confidarsi, contare sul loro aiuto..tuttavia le cose continuavano a non andare
bene..per nulla.
Piton aprì la porta di scatto
e si trovò davanti una Leyla che sembrava triste, lacerata dal dolore e tesa.
La fece entrare e lei rimase
in piedi.. le diede un piccolo bacio prima che lei indietreggiasse e iniziasse
a riversargli addosso un fiume di parole.
<<Non penso che dovremmo continuare a vederci.. la situazione sta
diventando insostenibile, soffriamo entrambi io lo vedo…veramente fermiamoci
finchè possiamo salvarci…>> continuò così incapace di fermarsi, lui non
credeva alle sue orecchie, mentre il cuore cominciava a gonfiarsi di dolore,
gli occhi si riempivano di lacrime che pizzicavano per uscire. Ad un certo
punto la ragazza si bloccò, lo fissò per un momento: avrebbe voluto non dirgli
nulla, saltargli al collo e baciarlo, farsi proteggere dai suoi fantasmi.
Invece scoppiò in singhiozzi e prima che lui potesse tentare di afferrarla
corse verso il suo dormitorio.
Piton era rimasto al centro
della stanza, incapace di reagire al dolore sordo che gli rimbombava nelle
orecchie. Senza un motivo preciso lei l’aveva lasciato a ricadere nella sua
vuota esistenza priva di emozioni, quelle più dolci di cui lei si era fatta più
che degna dispensatrice, lo aveva lasciato.. lasciato.. lasciato.
Una notte insonne calò su di
loro, a nulla erano valse le attenzioni di Max
e Kathy e a nulla le pozioni sonnifere che lui sapeva preparare. Nei
loro letti si rigiravano chi divorato dai sensi di colpa, chi dal dolore acuto
dell’abbandono.
I giorni seguenti furono tesi
e malinconici, non un sorriso, uno sguardo, un biglietto. Pareva che il
castello si fosse fatto più gelido, il professore più duro e Leyla più debole.
Stralci di immagini si
inseguivano nel suo sogno tormentato. Scene a metà continuavano, episodi vissuti
venivano ripercorsi per poi essere troncati e precipitare in un vortice di
colori sbiaditi: un mucchio di libri sparpagliati sul pavimento era l’immagine
più frequente e inconcepibilmente dolorosa. Piton si alzò di scatto a sedere
sul letto, nel buio si passò la mano sul collo e sulla fronte imperlata di
sudore. Incubi.. incubi, solo incubi.
Piton si ritrovò nuovamente a
spiare Leyla e Max che lottavano sul pavimento dell’aula. Le mani strette da fasce protettive, la ragazza si
accaniva sul compagno che la respingeva facendola crollare a terra.
Si trovo a pregare che i due
parlassero di lui.
<<Mi dici
perché?>> la apostrofò Max . <<Non c’è nulla da dire!>>
aggredì lei <<Hai solo paura>> <<NO!!>> urlò
scagliandosi sul ragazzo. <<Invece si.. e se non ne hai dimmi perché.. su
dai dimmelo..>>. Leyla si fermò un momento, scostò una ciocca di capelli
dal viso sudato <<Vuoi sapere veramente perché? Beh comunque mi aspettavo
che lo immaginassi..>> Piton si faceva vieppiù attento <<è questa
strana faccenda del sesso! Mi fa male da morire lo sai!>> e dicendo
questo si slanciò con furia su Max << fare l’amore lega le persone, le fa
innamorare… oh io lo amo mannaggia a me! ma fa male, fa male fa soffrire e io non voglio… non.. >>
istintivamente mise le mani sul ventre come se avvertisse un dolore fortissimo
e si piegò sulle ginocchia. Severus resistette all’impeto di entrare nella stanza e prenderla tra le
braccia. Iniziava solo ora a rendersi conto della serietà del problema di
Leyla. Max le fu vicino e la strinse mentre lei si sforzava di non piangere
un’altra volta <<Lo sai che mi fa male.. io non voglio che sia così di
nuovo.. dimmi che non mi farà più male..>>. E con questo la conversazione
parve chiudersi.
La notte gli interrogativi
tormentavano la mente del professore “mi fa male” era la cosa che aveva
ripetuto più spesso.. ma a cosa si riferiva? Per fugare i suoi dubbi decise che
avrebbe fatto una cosa.. era disgustosa ma necessaria.
Max e Kathy sedevano tesi
nell’ufficio di Piton. Era sera tardi e l’insegnante di guardava dall’altra
parte della scrivania. Si schiarì la gola e con durezza disse che era stata una cosa necessaria convocarli ma non
per questo sarebbero dovuti andare in giro a spifferare il discorso ai quattro
venti.. soprattutto ad una persona..
<<Leyla. Ti ho sentito
parlare con lei ieri sera. Si so che tu sai>> aggiunse in risposta allo
sguardo sbigottito del ragazzo. <<Benché sia profondamente umiliante vi
ho chiamato qui per chiedervi di spiegarmi qual è il motivo per cui lei… lei..
oh al diavolo.. ha interrotto la nostra frequentazione..>>. Kathy e Max
si lanciarono uno sguardo obliquo <<Professore non credo che noi siamo le
persone più adatte pe..>>iniziò Kathy ma fu interrotta <<io la
amo.. e soffro.. si signor Canteri anche io ho un cuore.>> Max si
convinse:
<<Professore, Leyla
sembra forte, vuole sembrarlo ma è molto delicata. La ama intensamente mi
creda, con una forza che non ho mai visto impegnare per nessun altro. Ma da
quel lato là.. hemm lei sa che intendo..no?>> lo guardò speranzoso ma
l’uomo inarcò le sopracciglia per invitarlo a spiegarsi meglio <<dal
lato… fisico ecco, è ancora più fragile e spaventata.>>. Kathy gli venne prontamente in aiuto: <<Il fatto
è che, professore, Leyla da quel punto di vista non ha avuto una bella
esperienza.. No no non quello>> si affrettò a dire in risposta allo
sguardo allarmato di Piton.. <<le è capitato di farlo troppo presto
credendo fosse il momento. Non ha avuto l’abilità di capire che non era pronta
e la cosa si è portata dietro le conseguenze che lei ha visto. Non è mancanza
di desiderio ma la paura..>> <<Ma lei ti diceva sempre “mi fa
male”.. non capisco>> rispose lui. <<Farlo con una persona che si
scopre di non amare rende il rapporto sterile dal punto di vista della
passione. Le ha fatto molto male le prima volta ed è peggiorato nel tempo..
dolore fisico intendo. Poi al dolore si è sostituito il disgusto quasi e la
mancanza di alcuna sensazione..>> la spiegazione si protraeva, mano mano
i pezzi del puzzle andavano al loro posto. Piton sentiva crescere dentro di se
la consapevolezza dolorosa dell’esperienza della donna che amava.
Accomiatati i due ragazzi,
sistemò la poltrona davanti al fuoco e pensò a cosa poteva fare per
riavvicinarla.. per riprendere il loro rapporto, per far sciogliere le sue
paure con l’amore che lui era capace di darle per merito della dolcezza di lei.
La notte passò, il giorno sorse pigro, Severus Piton stirò le braccia alzatosi
dalla poltrona: <<Oh no quanto è tardi!>> aggiunse mentre si lavava
alla svelta e infilava gli abiti, senza passare in sala per la colazione si
diresse nell’aula dove,proprio in quel momento entravano i Grifondoro per la
lezione. Leyla sedeva al suo banco tra i suoi amici, gli occhi ostinatamente
fissi a terra, le mani che stringevano la penna. Severus la guardò: la
consapevolezza dei suoi sentimenti, del dolore provato dalla ragazza si
acuirono in lui…era Aprile e la primavera ridente correva nel parco.
<<Leyla.. Leyla
aspettami!>> le gridò Severus nel corridoio. La ragazza ostinatamente proseguiva
diritto finchè lui non le si parò davanti e le prese le mani che subito
ritrasse. <<Per favore devo parlarti..non scappare io non ti farò del
male..>> <<Come puoi esserne sicuro?>> fu l’ironica risposta
di lei, il tono saliva sempre più esasperato mentre la luce lunare che entrava
a fiotti dalle finestre bagnava il pavimento e le pareti danzando con le
fiaccole accese <<me ne stai facendo ora, standomi davanti…ti prego
lasciami stare già ogni volta che ti vedo mi sembra di morire..>> e fece
per scartare di lato e correre via quando lui la prese per le spalle, il volto
duro, gli occhi infiammati <<Invece ora mi ascolterai, fosse l’ultima
cosa che faccio!!>> tuonò e in men che non si dica avevano raggiunto il
suo studio. La fece sedere e poi si inginocchiò davanti alle sue gambe
prendendole le mani che tremavano… <<io lo so.. so quello che hai patito,
so la tua paura..>> le aveva raccontato del colloquio con i suoi amici e
l’aveva pregata di non adirarsi con loro.. ci erano stati costretti..
<<ma ti giuro, per quanto possa valere, che io ti amo più della mia
stessa vita. Hai portato la luce dentro di me, risvegliato emozioni che per
troppo tempo mi sono rifiutato di far riemergere.. non voglio farti male,
dovrei essere pazzo!>>. Lei guardava l’uomo ai suoi piedi assalita dai
sensi di colpa. Lo amava e desiderava ardentemente, i nodi della paura che la
avvinghiavano andavano sciogliendosi al suono delle sue parole. Istintivamente
si gettò con le braccia sul suo collo chiamandolo per nome e scusandosi all’infinito,
la voce disperata mano a mano che ripeteva quelle parole. Le mani del mago la
strinsero spasmodiche come a legarla a sé per sempre.. le prese delicatamente
il mento con le mani e la baciò con
tutto il desiderio represso negli ultimi tempi, i battiti del cuore
acceleravano e le mani di lei si aggrovigliavano nei suoi capelli neri.
Lentamente le mani di Leyla
scivolarono sulla fibbia del mantello di Piton che scivolò in terra. Gli occhi
di lui la fissarono sorpresi, increduli mentre le dita della ragazza
sbottonavano il colletto dell’abito. Lentamente, temendo di rompere con un
qualche movimento quell’incanto, la portò sul letto poco distante. Il dorso
della mano percorse delicatamente il contorno del mento e poi il collo, la
morbida curva del seno sopra la camicia.. <<Leyla..vuoi davvero.. te la
senti.. io non voglio che tu stia male.. possiamo aspettare, non farlo mai se
vuoi… >> <<No, Severus. Ti ho desiderato con tutta l’anima e
stavolta so che non sbaglio..>>. La casacca nera era scivolata sul pavimento,
i bottoni della camicia di Piton venivano via dalle asole uno ad uno. Le mani
della ragazza esploravano il corpo che le sospirava e tremava accanto. Lui si
tirò su e la svestì dolcemente, depositando piccoli baci sulla pancia
<<ma non ti da fastidio questo coso ficcato qua?>> le mormorò
sfiorando il piercing sull’ombelico di lei che scosse la testa e sorrise. I
loro corpi nudi di stringevano l’uno accanto all’altra titubanti, tremati di
desiderio. Fu uno sguardo, un piccolo sospiro e il collo della ragazza si
reclinò indietro sotto le labbra di Severus che entrò dentro di lei e fu dolce,
delicato. Si muoveva piano su di lei e quei movimenti così delicati le facevano
sfuggire piccoli sospiri di piacere,
misti a gioia per l’amore che lui le dimostrava. Il respiro di lui si fece
ansante sulle sue labbra, lei dopo breve lo seguì e prima di lasciarsi andare
insieme lei gli sussurrò <<Ti amo Severus>>, non glielo aveva mai
detto e ora gli donava tutta se stessa nel momento più bello e perfetto, con la
frase che lui per tanto tempo aveva desiderato sentire rivolta a lui solo per
lui.
***
La luna stendeva i suoi raggi
argentei nel parco attorno al castello. Piton e Leyla passeggiavano con i piedi
nudi tra l’erba bagnata e umida. Le mani si stringevano l’una all’altra , gli
occhi intrappolati si scrutavano con ardente affetto. Ad un certo punto Leyla
cadde a terrà rotolandosi e cercando di scappare dalla presa di Severus che le
pizzicava i fianchi facendole un solletico irrefrenabile, mordendola sulla guancia
tirandole giocosamente i capelli. Da una delle finestre della torre Max e Kathy
osservavano come due angeli custodi la scena. Erano abbastanza vicini da poter
vedere distintamente i loro corpi e uno scintillio improvviso proveniente dalla
mano della loro amica, distesa ridente sotto la luna li colpì.
<<No,dimmi che non è
vero!>> disse Kathy a Max <<Non dirmi che le ha regalato anche un
anello.. oddio adesso siamo finiti!>>. Un anello uguale al bracciale
circondava il dito indice di Leyla, uno uguale pendeva alla catenina che Piton
teneva nascosta sotto l’abito. <<Questo vuol dire che fa sul
serio?>> domandò la ragazza a Max guardando i due dalla finestra.
<<Ma sei matta! Non voglio nemmeno pensare a fare da testimone a
Piton!>> e rabbrividì. <<Ma
adesso andiamo>> aggiunse notando che i due si erano incamminati verso il
portone del castello <<Non è carino fare vedere che li
controlliamo>>.
Kathy gli scoccò uno sguardo perfido: <<Ma
loro hanno bisogno di noi!>> disse ironica <<si infileranno in
problemi assurdi senza accorgersene e allora a chi toccherà tirarli
fuori?>> <<Problemi assurdi? Per esempio??!>> la sfidò Max
<<Per esempio avere te come testimone al matrimonio!>> e con questo
sfrecciò fuori ridendo cercando di sfuggire al ragazzo che le correva dietro
per “vendicarsi” dell’offesa ricevuta.