Questa è la mia prima fic, per favore siate clementi. Per chiunque
volesse scrivermi per commentare il mio raccontino può farlo all'indirizzo
Era autunno inoltrato ormai, le foglie cadevano placide ed indifferenti
agli affanni umani nel cortile di Hogwarts; nonostante tutto però la
temperatura si manteneva piuttosto mite; tanto da permettere agli studenti di
trascorrere le ore di Difesa contro le Arti Oscure all’aperto e, dato che per
motivi ai ragazzi ignoti mancava il professore, passavano il tempo dedicandosi
alle loro attività preferite…
-Guardate,
una mezzosangue, un pezzente e un “eroe”…
Si
sentì una voce gridare in mezzo al cortile di Hogwarts.
-Harry,
io tra due minuti salto addosso a Malfoy e lo rovino.
Questa
volta a parlare era stato un ragazzo dagli inconfondibili capelli rossi.
-Ron,
non dare peso alle sue parole; ignoralo, è solo quello che si merita.
Rispose un calmo e in apparenza padrone di sé un
altro ragazzo, famoso per una significativa cicatrice a forma di saetta sulla
fronte.
-Ron,
Harry ha ragione; sai perfettamente che reagendo d’impulso faresti soltanto il
suo gioco, non farci caso; prima o poi si stancherà!
A
fargli eco, una ragazza nota in tutta la scuola per la sua saccenteria.
Ron
in cuor suo sapeva che Harry ed
Hermione avevano pienamente ragione, ma non poteva impedirsi di detestare quel
Serpeverde strafottente.
-Che
c’è Weasley, ti si è ammuffita la lingua?Potrebbe anche essere possibile,
considerando che vivi in una topaia…
Un’assordante
risata echeggiò tra i Serpeverde, mentre i Grifondoro scuotevano la testa
indignati dal comportamento di Malfoy.
-Malfoy!
Gridò
un Ron rosso in viso per l’incontenibile rabbia.
-Fai
in modo di non capitarmi sotto tiro da solo e in un luogo buio; perché
altrimenti nemmeno il tuo “caro papino”con i suoi dannati soldi riuscirebbe a
rimetterti insieme!
Stava
per voltarsi e raggiungere il portone di ingresso, quando continuò acido:
-
Ammesso che voglia farlo….
Un
silenzio opprimente calò sul cortile di Hogwarts. Il volto di Malfoy, già
pallido per natura, se possibile, sbiancò ancora di più e non trovò la forza
per ribattere.
Al
che Ron, eccitato per la momentanea vittoria aggiunse, ghignando:
-Ora
siamo pari, “biondino”…
Dopodiché,
si voltò e insieme ai suoi inseparabili amici, si diresse verso l’aula di
Pozioni.
Malfoy
intanto non era riuscito a muovere un muscolo; era come paralizzato, perso in
chissà quali pensieri, fu Goyle a riportarlo alla realtà:
-Capo,
hai sentito che ti ha detto quel pezzente. Ti ha detto…
-Stai
zitto idiota!
Lo
interruppe brusco Malfoy per poi continuare con nuovo vigore e cinismo mentre
un piano infame si delineava dietro ai suoi occhi:
-Adesso
abbiamo due ore di lezione di Pozioni e se non erro, siamo in compresenza con i
Grifondoro, giusto…?
Le
sue labbra sottili iniziarono a curvarsi in un alquanto improbabile sorriso…
-E
sempre se non sbaglio Piton non vede molto di buon occhio Potter e la sua
comitiva di straccioni…
Stava
diventando sempre più cattivo; la sua voce grondava sarcasmo e i suoi occhi
chiari brillavano pregustando la scena a cui avrebbero assistito.
-Bene,
quel mentecatto si pentirà di avermi chiamato “biondino”… - “e non solo…”-Aggiunse
tra se.
Era
strano, ma al pensiero delle frasi dette dal Grifondoro, nei suoi occhi era
saettato un lampo di tristezza; forse non era stato quell’ appellativo a far
indignare il suo orgoglio, o almeno non solo quello…
Draco,
si accinse ad entrare nella scuola, per non arrivare in ritardo a lezione,Piton
non era certo un uomo che permetteva tali mancanze nei suoi confronti, e questo
gli ricordava un altro uomo, che lo stesso Piton conosceva bene….
“Padre,
voi fareste di tutto purché io stia bene… è così vero?
Mormorò
al vento, speranzoso ma con una punta di rassegnazione nella voce…
-Mi
auguro per voi che abbiate studiato il decimo capitolo….
Cominciò
una voce tutt’altro che cordiale.
-Perché
oggi ho deciso di sottoporvi ad una “prova pratica” sugli argomenti trattati in
quelle pagine.
Lapidario
come sempre, Piton insegnante di Pozioni, aveva terrorizzato i suoi allievi con
poche parole.Non lo si poteva certo definire un uomo affabile e comprensivo, ma
sapeva come farsi rispettare; nemmeno i più insolenti si sarebbero azzardati
anche solo a respirare senza il suo permesso.
Forse però qualcuno che sfidava apertamente (o quasi) Piton c’era:
Potter.
Lui,
era l’unico che si azzardasse a ribattere alle frasi pungenti del professore
senza la paura di essere punito, o meglio, paura ne aveva, ma il suo odio per
Piton gli faceva dimenticare persino un po’ di sana cautela. Quando incontrava
gli occhi neri del professore, non poteva fare a meno di cogliere la luce di
sfida che vi brillava all’interno. Sembravano dirgli: “Hai abbastanza fegato da
sfidarmi, o sei solo un rammollito che gioca a fare il super-eroe?”
Piton
si mostrava estremamente spietato con chi osava mancargli di rispetto o non
riusciva mai a combinare nulla di buono, il poveretto che incappava nella sua
collera perdeva tutte le facoltà
mentali e motorie; come succedeva ogni volta a Neville Paciock.
Piton
si accingeva a tornare alla cattedra, quando colse con la coda dell’ occhio Ron
e Harry parlottare sotto voce.
-Potter!
Weasley!
Tuonò
un Piton pronto a elargire sgridate a quei due insolenti Grifondoro, il
professore aveva una predilezione per i suoi Serpeverde; sempre pronti a farsi
valere, a volte anche a sproposito, ma erano ancora giovani e avrebbero
imparato a loro spese che in certe occasioni è meglio tenere a freno la lingua.
-
C’è forse qualcosa che vi turba? Voi avete studiato vero, non c’è bisogno di
suggerirvi le risposte a vicenda….
Cominciò
con tono soave a dir poco inquietante.
-Anche
perché, tra tutti e due, non ne azzeccherebbero una nemmeno per sbaglio….
Aggiunse
non troppo sotto voce un sogghignante Malfoy.
-Sta
zitto vile Serpeverde!
Soffiò
tra i denti Ron sotto lo sguardo gelido di Piton.
-Come
hai detto, straccione? Ripetilo se ne hai il coraggio!
-Io
coraggio ne ho da vendere! Sei tu la femminuccia che si rifugia dietro la
figura di papà appena le cose cominciano a prendere forme più consistenti!
-Come
osi pezzente! Io…
-Tu
cosa Malfoy…!
Si
intromise Harry continuando:
-Non
sei mai stato capace di nulla di buono in tutta la tua vita.
Harry
cominciava ad infervorarsi, non gli andava giù il fatto che Malfoy si facesse
così spudoratamente beffe degli altri,
senza che il professore dicesse o facesse nulla per farlo smettere.
“Bene
Potter, fai vedere a tutti chi sei veramente”
Pensava
malignamente Draco.
-Ad
essere sinceri, nessun Serpeverde è mai stato capace di qualcosa di buono; dal
primo all’ultimo.
Come
per sottolineare quel concetto, Harry fissò lo sguardo negli occhi di Piton.
-Potter,
attento a come parli…
Quello
di Piton non era che un mormorio astioso, che però Harry aveva udito benissimo,
ma aveva scelto di ignorare.
-Sapete
solo sputare veleno, ma a conti fatti non valete niente…
-Potter,
un’altra parola e non la passerai liscia!
Piton
cominciava a stancarsi dell’atteggiamento poco rispettoso di Harry.
-Siete
solo malvagi, non sapete fare altro che del male, siete….siete…siete solo…
-Potter!
Ora basta!
Piton
era veramente furioso e questo Harry l’aveva capito, ma ormai era troppo tardi
per tornare indietro e con gli ultimi brandelli di audacia e di collera che gli
erano rimasti, trovò la forza di aggiungere:
-Siete
solo degli assassini!
Un
silenzio surreale aleggiò nella stanza per svariati minuti; tutti si
aspettavano di sentire le urla del professore echeggiare per tutta la scuola,
ma la sua reazione li spaventò più del pensiero di Voldemort; quando parlò, la
sua voce era calma e più fredda della morte, sembrava provenire da lontano,
come un’oscura minaccia senza nome.
-Potter,
nel mio studio… subito.
-Allora
Potter…
Cominciò
Piton non appena Harry ebbe varcato la soglia della stanza buia e umida che
Piton usava come laboratorio e ufficio.
-Ora
esigo sapere perché devi sempre essere così insolente.
Il
suo tono di voce era calmo, ma i suoi occhi tradivano una rabbia tenuta a freno
a stento.
-Non
sopporto più le tue malefatte, sei un pessimo esempio per tutte le case e….
-Non
vedo come possa essere di cattivo esempio ai suoi cari Serpeverde - lo interruppe
Harry – Sanno essere delle pessime persone anche senza il mio aiuto!
Harry
aveva cominciato ad alzare la voce “Con che diritto quest’ ex-Mangiamorte si
permette di fare la predica a me”stava pensando Harry.
-Signor
Potter, lei ha ragione a dire, o meglio a pensare, che io ero un Mangiamorte;
ma ora non stiamo parlando di me, ma di lei.
Harry
sapeva che Piton era un mago oscuro, ma non aveva mai pensato che potesse
arrivare a leggere nel pensiero…
“Un
momento, se è così potente da leggermi nel pensiero, chissà quali malefatte
avrà compiuto prima di ravvedersi…a patto che l’abbia fatto veramente….”
-Potter,
lei ha di nuovo ragione, ho fatto del male a molta gente ma….
Piton
stava fissando Harry come se volesse incenerirlo e, nell’impossibilità di poterlo
fare, si “limitò” a gridare:
-Ma
nessuno le dà il permesso di pensare anche solo per un istante che io possa
tradire Silente!
-E
questo chi me lo assicura, già una volta è passato dalla parte del male,
potrebbe rifarlo!
Anche
Harry gridava, sapeva che si stava mettendo nei guai, e guai seri anche, ma non
riusciva a tacere, non poteva tacere, anche se stava rischiando l’espulsione.
-Potter, non l’autorizzo a parlarmi in questo
modo, lei non sa come andarono veramente le cose, lei non può sapere…-la sua
voce si stava riducendo ad un sussurro.
-Sapere
cosa? Tutti mi squadrano, tutti mi compatiscono e io non so perché; tutti la
evitano, tutti bisbigliano… io devo sapere, io ho bisogno di sapere….
-Sa
benissimo perché mi evitano…
Ora
gli occhi di Piton non erano più accesi di collera ora, erano vuoti,
malinconici, attraversati da una profonda amarezza; la sua voce suonò intrisa
di dolore quando riuscì a ritrovare la forza di parlare:
-Come
ha detto lei stesso, io ero un Mangiamorte, potrei tornare dalla parte “dei
cattivi” in qualsiasi momento…- un sorriso amaro gli incurvò gli angoli della
bocca ed Harry provò quasi un senso di rimorso per tutto ciò che gli aveva
detto, forse era vero che ora aveva capito di aver sbagliato ed era pentito per
le azioni efferate che aveva compito: sciocchezze di gioventù, sciocchezze che
tutti pagavano estremamente care e avrebbero continuato a scontarle per tutta
la vita: il male, portato a quei livelli, potrà anche essere perdonato, ma non
potrà mai essere dimenticato…- E ora Potter, è libero di andare.
Harry
indugiava sulla porta “È la prima volta
che lo vedo così…come dire… vinto, forse dovrei…”
-
Potter, non voglio la sua pietà - il solo pensiero che qualcuno potesse provare
un sentimento simile nei suoi confronti gli ridiede la sua solita forza d’animo, o quasi. - Le ho detto di
sparire, non si preoccupi non la punirò, ma non si azzardi a raccontare a
qualcuno del nostro colloquio…mai!
Piton
sembrava tornato quello di sempre “Forse sarà pure pentito, ma rimane sempre un
gran figlio di…”
-
Potter, io le consiglierei di andarsene, velocemente! Prima che cambi idea e le
faccia lucidare tutti i trofei della scuola con Gazza!
Visto
il tono di voce usato da Piton, Harry pensò bene di alzare i tacchi e tornare
alla torre dei Grifondoro.
Fu
solo dopo l’essersi assicurato di essere rimasto solo che Piton si permise di
lasciarsi cadere sulla poltrona con un sospiro rassegnato:
-
Remus… quasi vorrei che fossi qui in questo momento….
Fu
solo dopo svariati minuti dall’aver formulato quel pensiero che Piton si rese
veramente conto di ciò che aveva appena detto.
“Ma
che diavolo vado a pensare – si disse – sarà il peso di ciò che mi porto
dentro, la mia condanna, la mia morte…”
Piton posò le dita a massaggiarsi stancamente le
tempie, da quel giorno di più di un anno prima, si era sorpreso sempre più
spesso a pensare a lui; ancora non riusciva a darsi una risposta per come
l’aveva trattato.
“Che
stia pagando anche questo? Ma quando smetterò di soffrire, quando smetterò di
sentirmi così male ogni volta che vedo Potter, quando smetterò di sentirmi un
verme pensando a lui? Forse però un modo per far cessare tutto ci sarebbe…..”
Negli
occhi di Severus brillava una luce strana mentre pronunciava queste parole,
quasi stesse seriamente vagliando l’ipotesi del suicidio, ma poi fortunatamente
si riscosse da quel passeggero momento
di profondo sconforto nel quale era precipitato e così, con un mesto sorriso
appena accennato, il mago si accinse a uscire dal suo studio e voltatosi ancora
una volta indietro, pensò fugacemente quanto tristemente:
“A volte vorrei che la mia vita non fosse
così vuota, ma d’altronde me la sono cercata…forse è giunta l’ora di parlare
con Remus di quella sera…”
Scosse
però con forza la testa, come a voler cancellare quello sciocco pensiero:
“Si, proprio io! Severus Piton non deve
delle spiegazioni a nessuno, tanto meno a quel morto di fame. Non chiederò
scusa per quel che ho fatto; se l’è cercata. Almeno avrà imparato che non ci si
può intromettere tra me e i miei obiettivi e, aiutando Black, è proprio ciò che
ha fatto lui, non avrebbe dovuto, se l’è meritato….”
Piton
continuava a ripetersi quelle frasi come per cancellare il pensiero di una
colpa dall’ anima già provata, ma di quale colpa parlava, della rivelazione che
lui aveva fatto su Lupin quella mattina di molti mesi prima , o forse no…?
-Lei
è molto gentile Silente, ma non credo di poter accettare ciò che lei così
gentilmente mi offre.
-Ma
perché? Lei è una delle persone più
valide che abbiano messo piede ad Hogwarts… è sicuro che non sia piuttosto una
questione di non volere anziché non potere?
-No,
non fraintenda…
arrossì
l’interlocutore del canuto preside:
-Ma
non credo che sia una buona idea e poi, il mio collega non ne sarà certo
entusiasta, già una volta ha fatto capire a chiare lettere di non volermi più
in giro per la scuola….e questo non credo proprio che lo sopporterebbe; lo
prenderebbe come un affronto personale.
-Sempre
a preoccuparsi degli altri prima che di sé stesso, vero? Comunque il professore
non avrà di che obiettare, non si preoccupi, penserò a tutto io; stasera dopo cena informerò Severus dei nuovi, come
dire, cambiamenti!
Con
questo, l’anziano preside lo congedò,
affidandogli la chiave della sua stanza.
-Si
riposi, le sarà utile.
Concluse
poi con un aperto sorriso che però, anziché rassicurare, fece correre un
brivido freddo giù per la schiena del suo ospite.
Poche
ore dopo, in sala mensa, Piton fu sul punto di soffocarsi con il boccone di
stufato che stava stancamente masticando, si alzò di scatto e, (tra lo
sconcerto comune in tutti gli astanti non avvezzi ad un tale scatto(a tavola)da
parte del professore di Pozioni) si apprestò ad uscire dalla stanza facendo
cenno a Silente di seguirlo.
L’arzillo
vecchietto lo seguì con un mezzo sorriso divertito dipinto sul volto rugoso.
-Dunque – iniziò con un tono di voce
intermedio tra la rabbia trattenuta a stento e lo sgomento – Rem…cioè Lupin tornerà ad insegnare Difesa…
-Proprio
così Severus, hai capito perfettamente.
Lo
interruppe il preside.
-Ma
perché, che bisogno c’era di chiamare Lupin per quella cattedra, quando ormai
tutti sanno che è un lupo mannaro; i
genitori non accetteranno mai che un licantropo insegni ai loro ragazzi e poi,
ci sono qui io; potrei ricoprirlo io quel ruolo e lei potrebbe, con tutto il
rispetto, assumere un altro professore di Pozioni!
-Si potrebbe Severus, ma credo sia meglio che
tu continui con la tua materia, ormai l’anno è cominciato, non vorrai
interrompere il programma e poi, se ci pensi bene, in tutta l’Inghilterra tu
sei l’unico che possa tranquillamente dire di essere un esperto in Pozioni,
senza mentire, ovviamente!
-Preside!–
cominciò ad infervorarsi Piton –Io sarei perfettamente in grado di svolgere l’incarico
egregiamente, senza contare che…
-
Severus – lo interruppe nuovamente Silente fissandolo con uno sfavillante
sguardo risoluto, quasi duro – so benissimo cosa sei in grado di fare…
Silente lasciò in sospeso la frase non appena si fu
reso conto di come potevano essere fraintendibili le sue parole; lui intendeva
dire che sapeva quale fosse il valore di Piton, pensava solo che avere un’altra
persona altrettanto valida in giro per la scuola non avrebbe potuto che far
comodo e, avendo già insegnato quella materia i ragazzi erano abituati a
vederlo nei panni di insegnante di Difesa e sapevano anche che era molto
paziente e accomodante; cosa che di Piton non si poteva propriamente dire…. ,
ma lui poteva anche interpretarlo come un atto di controllo su un ex-Mangiamorte
che, magari, da esperto conoscitore della magia oscura sarebbe potuto cadere in
tentazione e riutilizzarla, anche se per fare del bene, sempre di magia oscura
si trattava e lui non avrebbe potuto ammetterlo, non con una minaccia come
Voldemort così impellente.
Era
però troppo tardi ormai, Severus aveva frainteso; prima ancora che potesse
rettificare lui si era voltato con uno sguardo affranto e aveva mormorato
allontanandosi:
-Va
bene allora, d’altro canto, è lei che comanda….
Silente aprì la bocca per ribattere ma la
richiuse, ormai lui era lontano e richiamarlo indietro per rivangare il passato
avrebbe solo peggiorato la situazione.
Solo
quando Piton si fu chiuso la pesante porta di quercia alle spalle si permise
uno stanco sospiro appoggiandosi ad essa, quasi a chiederne il sostegno:
“In
questo periodo sembra che nulla mi vada per il verso giusto – pensò con
l’ironia di chi ormai ha perso tutto – ho provato ad evitare almeno te, ma sembra
che le nostre strade siano inesorabilmente destinate ad incrociarsi vero Remus?
A quanto pare siamo alla resa dei conti, è ora che io paghi anche per quello
che ti ho fatto; è strano come a volte il destino possa particolarmente accanirsi contro di te;
sbagli una volta e quello ti
perseguiterà per sempre,
inesorabilmente, facendoti commettere errori su errori, sino consumarti il
cervello e il cuore….ma questa volta sistemerò le cose; in un modo o
nell’altro, risolverò tutto ciò che ho lasciato in sospeso con te!”
Fu
con quello sguardo fiero e combattivo che si diresse verso il grande letto a
baldacchino in legno massiccio, dove avrebbe cercato di dormire, per quelle
poche che ore che la sua coscienza gli concedeva,sonni forse un po’ meno
agitati del solito.
In
un’altra stanza del castello, un’altra persona era logorata da altrettanti,
simili pensieri.
“Allora
Sev, pare proprio che per un assurdo e beffardo destino le nostre strade si
debbano sempre riintrecciare nelle situazioni più pericolose e simili tra di
loro; spero almeno che questa volta l’epilogo sia diverso, che la mia vita
possa continuare nella tranquillità che sono riuscito faticosamente a
riacquistare dopo il nostro ultimo incontro…
Almeno
per questa volta, se ti riesce Severus, non distruggermi, non lo
sopporterei…non di nuovo…”
-Ehi
ragazzi, secondo voi chi sarà il nuovo professore di Difesa?
I
ragazzi del Quinto Grifondoro e Serpeverde fremevano di impazienza; quella
mattina Silente aveva preso la parola e
aveva annunciato che da quello stesso giorno sarebbero riprese le lezioni di
Difesa (di cui loro avevano due ore subito dopo la colazione) ma non aveva
voluto pronunciarsi oltre, lasciando tutti, persino gli altri professori all’
oscuro.
-Chissà
cos’avrà escogitato sta volta quel vecchio rimbambito?!?!
-Malfoy! Bada a come parli; Silente è un grand’ uomo
e tu non ti puoi permettere di insultarlo così!
-Oh,
bene! Il “prode” Potter che si erge a difesa dei deboli e dei derelitti si
altera se dico la verità; ma come? Tu non eri quello che parteggiava sempre per
la sincerità e la correttezza?
-Mi
stupisce che tu sappia cosa significhino
le parole “sincerità” e “correttezza”, Malfoy…
-Al
contrario sono io a stupirmi Weasley, non pensavo che sapessi così tanti
sinonimi per una parola; se ne vuoi conoscere altri, hai solo da chiedere,
posso sempre prestarti il mio dizionario vecchio, nel più che ovvio caso che tu
non possa permettertene uno nuovo…
-Sei
disgustoso Malfoy, tu come tutti quegli insulsi Serpeverde,voi non meritate la
nostra considerazione!
-Per
certi versi ha ragione signorina Granger, ma
in fondo qualcosa di buono lo avranno pure loro, dico bene?
Tutti
si voltarono in direzione della porta e rimasero attoniti; davanti a loro nella
sua consueta tunica lisa, stava un sorridente Remus Lupin che si accingeva ad
entrare in classe.
-Professore!
Esclamarono
Harmione, Harry e Ron all’unisono, però poi la ragazza ebbe un pensiero:
-Dunque
sarà lei il nostro professore di Difesa, vero?
Terminò
lei con un sorriso.
-Certo,
non siete contenti di rivedermi?
Continuò
un sempre più sorridente Lupin tra il serio e il faceto.
-Certo
che….
-No!
– interruppe una voce – certo che non siamo contenti di ritrovarci un famelico
e pericoloso lupo mannaro a scuola che potrebbe sbranarci in qualsiasi momento…
“Lo
sapevo, Silente ha detto che avrebbe risolto tutto con Severus, degli alunni non ha mai parlato… - pensò con
un sorriso sempre più amaro il professore – speriamo che almeno le altre tre
case non mi odino come Serpeverde, se no è la fine.”
-Non
devi preoccuparti Draco – interloquì Ron calcando quasi malignamente sull’
ultima parola - nemmeno a un lupo
mannaro verrebbe mai in mente di morderti per paura di avvelenarsi…
Draco
scoccò un’occhiata corrosiva al Trio e fece per aprire bocca, ma il professore
con un gesto della mano lo bloccò:
-Non
preoccupatevi ragazzi, sono certo che quest’anno non si ripeteranno gli
spiacevoli inconvenienti di parecchi mesi fa; il professor Piton mi preparerà
una pozione che io non mancherò di prendere ogni volta che ci sarà la luna
piena, non temete; se non di me, almeno di Piton vi fidate no?
Questo
sembrava aver messo un freno alle rimostranze, forse non del tutto infondate,
dei Serpeverde; ma per quanto era destinata a durare quella precaria tregua?
Come
volevasi dimostrare, il giorno dopo durante la colazione, una miriade di gufi
planò sulle teste dei presenti in sala per depositare in grembo a Lupin
altrettante di lettere di rimostranze, alcune persino a Silente, e addirittura
qualche strillettera era stata recapitata al povero professore di Difesa; la
cosa era stata prevista, così come lo era stato che i mittenti di quelle buste
fossero i genitori dei Serpeverde…
“Lo
sapevo che la mai presenza a scuola non sarebbe passata inosservata e, specialmente, incontestata…però – pensò
poi cambiando pensiero – devi proprio odiarmi Severus, se non mi hai rivolto
nemmeno uno sguardo da quando sei entrato, non un saluto,un cenno scocciato, un
ti odio….?”
“Sei
qui, ti vedo, ma faccio finta di niente; non sopporterei di leggere nel tuo
sguardo parole di rimprovero; non anche da te…Remus….”
Mentre
la stanza era pervasa da grida e strepiti, un fragore improvviso fece voltare
tutti di scatto: le porte si spalancarono rivelando la figura imponente ed
autoritaria di un uomo inconfondibile:
-Padre!
– esclamò la miniatura dell’uomo sia per carattere che per aspetto – sono
contento che siate venuto subito!
-Come
avrei potuto non farlo dopo quello che mi hai raccontato Draco?
Malfoy
padre avanzò nella sala tra il mutismo generale
-Preside,
che bisogno c’era di chiamare a scuola un lupo mannaro?
-Sono
sicuro Lucius, che se vorrai delle delucidazioni in materia potrò fornirtele in
separata sede…
Ribatté
impassibile il preside:
-Certo
che voglio approfondire e parlare di questa più che discutibile decisone, ma
intendo farlo ora; in modo che tutti gli studenti sappiano in che razza di
persona confidano: in un vecchio irresponsabile che prende decisioni a caso,
senza preoccuparsi dell’incolumità dei suoi alunni; un uomo che prende
decisioni avventate senza riflettere sulle conseguenze, senza il giudizio…
-Di
chi Malfoy, del tuo? – lo interruppe per niente scosso Silente – da quando sei tu a decidere cos’è
meglio per la comunità?
-Mio
figlio studia qui, mi preoccupo per lui…
Fu
la trasparente scusa alla sua irruzione a scuola.
-E
poi…
-E
poi niente Malfoy – l’interruppe un voce; Piton si era alzato con tanta
veemenza dalla sedia da farla cadere a terra – tu non sei nella posizione di
stabilire dove sia il giusto e dove lo sbagliato! In questo periodo, a scuola
serve una persona competente in Difesa e se sono due, questo non può che
aumentare la protezione esercitata sugli allievi; lupo mannaro o no, sempre una
persona molto esperta di tecniche difensive contro le Arti Oscure rimane – dopo
lo scatto di poco prima, Piton sembrava aver riacquisito il pieno possesso
delle sue emozioni e con una voce a dir poco inquietante, piantò i suoi occhi
scuri in quelli di Malfoy assumendo
una luce più che eloquente sul significato intrinseco delle sue parole.
Malfoy
piccato voltò le spalle e fece per andarsene, ma appena mossi i primi passi si
voltò nuovamente come colpito da una folgorazione:
-E
tu Severus? Tu cosa ne pensi di tutto questo? Come mai non sei passato tu
dietro la cattedra di Difesa?
-Qui
non stiamo parlando di me Lucius…
-Forse
è molto meglio così, chissà cosa potrebbe venir fuori, vero Sev?
All’occhiata
beffarda di Malfoy, Piton aveva ridotto gli occhi a due fessure e stretto le
labbra in un taglio che esprimeva disprezzo; per Malfoy e forse anche per
quello che era stato lui stesso…
-Allora,
non dici più niente? Ho forse detto qualcosa che non va?
Chiese
in tono falsamente innocente Malfoy
“Severus,
perché l’ hai fatto? – pensava intanto Lupin – Perché ti sei esposto alle spire
di quel serpente a sonagli davanti a tutti? So quanto tu soffra a causa del tuo
passato, ma l’ hai fatto per me, perché
forse non mi odi, dopo quella notte. Meglio non illudersi troppo, so che
hai un gran brutto carattere quando vuoi, non credo che tu l’abbia presa così
bene da perdonarmi.”
-Lucius
– si risolse ad intervenire il diretto interessato, prima che le cose
degenerassero – né tu né gli altri genitori avete di che temere – continuò con l’espressione
più accomodante che riuscisse a trovare, ma soprattutto con tutto il coraggio
che gli rimaneva per riuscire a parlare in modo disinvolto sotto gli occhi di
tutta la scuola, ma soprattutto sotto i “suoi” – sia io che Piton ci
impegneremo per ricordarci della pozione che mi impedisce di trasformarmi e
tutti saremo al sicuro; vero professore?
-
Sì… sì certo. Non mancheremo.
Riuscì
a dire Piton quando riuscì a ritrovare la voce.
“Che
mi aspettavo? Che mi ringraziassi magari? Dopo tutto quello che ti ho fatto è
naturale che tu non voglia più sentir parlare di me. Nonostante il tuo
carattere dolce e comprensivo non puoi perdonarmi, vero? Non ti biasimo, al tuo
posto io ti avrei polverizzato, ma tu non sei come me; mi aspettavo questa tua
indifferenza nei miei confronti, ma sentirla nella tua voce mi ha distrutto;
però tu questo non lo dovrai mai sapere; rispetterò la tua decisione di
mantenere le distanze; non ti farò mai più del male; dovesse andarne della mia
stessa vita!” Pensò un Piton che quasi non si riconosceva nei propri pensieri;
forse era vero, il tempo, ma soprattutto la solitudine, ha la facoltà di
cambiare le persone; anche le più ostinate ed orgogliose.
Nel
silenzio privo di ulteriori obiezioni che si era creato, Malfoy si voltò di
scatto, uscendo a passo svelto, senza salutare neppure il figlio…
Nei
giorni che seguirono la “visita” di Malfoy a scuola, le cose sembravano
procedere per il meglio, ma questa era solo apparenza,o almeno lo era per
quanto riguardava i professori di Difesa e Pozioni.
Non
si parlavano, se non a monosillabi, proprio quando era indispensabile e
cercavano di fare di tutto perché l’uno non si accorgesse dei sentimenti
dell’altro. Era logorante essere così vicini, ma nel contempo così distanti;
gli errori e le incomprensioni del
passato incombevano su di loro come una pesante coltre, densa di tristezza e
solitudine; e pensare che un tempo era tutto diverso, un tempo loro erano
riusciti a trovare un punto d’incontro, avevano creato un equilibrio che si era
dimostrato molto conveniente per tutti e due; talmente conveniente che per un
certo periodo erano riusciti a dimenticarsi dei loro problemi e delle loro
angosce, diventando amici. Certo, davanti agli altri si trattavano quasi con
una indifferenza, che però nascondeva un profondo legame; ma quella sera, la
sera di più di un anno prima, tutto cambiò.
Il
professore di Pozioni copriva a grandi falcate la distanza che lo divideva
dagli appartamenti del professor Lupin: aveva preso la sua decisone, sarebbe
andato da lui e, in un modo o nell’altro avrebbero sistemato le cose. Non ne
poteva più della sua indifferenza e del suo muto odio, non sopportava più
l’idea di dover mentire agli altri, a se stesso e a lui.
Una
volta dinnanzi alla pesante porta che lo divideva dal suo più amato nemico,
bussò con decisione finché non sentì la sua voce sottile e calma rispondere
dall’interno:
-Avanti,
è aperto!
Remus
Lupin si aspettava di trovarsi davanti il preside o uno studente che gli
chiedeva il suo aiuto per un compito particolarmente difficile, non sarebbe
stata certo la prima volta, ma non era ancora pronto per quello che gli si parò
dinnanzi all’improvviso, o forse, era pronto da una vita e non lo voleva
ammettere nemmeno con se stesso per continuare a prendere tempo e far finta che
non fosse successo niente, che non si fosse consumato gli occhi per piangere
dilaniato dal senso di colpa, che non avesse sofferto per le ripercussioni che
avevano avuto le sue scelte su di lui e sugli altri e che non avesse perso
tutto, persino la dignità davanti agli occhi della persona che più amava.
-Oh, Severus, sei tu.
Chiese
uno stupito e un po’ titubante professore di Difesa.
-Aspettavi
forse qualcuno Remus?
Non poté far a meno di chiedere Piton con un tono di voce insinuante. Lupin lo
fissò sgranando gli occhi per la sorpresa, occhi che però acquistarono una
sfumatura di tristezza quando si rese conto di trovarsi al cospetto di Severus Piton, uomo freddo e
calcolatore, professore odiato dai due terzi degli studenti della scuola e “il
bugiardo che si prendeva gioco dei sentimenti altrui” come lo chiamava
Sirius,quel Severus che teneva lontano gli altri e non permetteva che qualcuno
si intromettesse nella sua vita e non il Severus che aveva cominciato a
conoscere tempo prima; quel Severus lui l’aveva perso per sempre…
-No.
– rispose brusco per non mostrare all’altro quanto le sue parole l’avessero
ferito.
-Sai,
è una fortuna – continuò l’altro – mi sarebbe dispiaciuto interrompere
“qualcosa” di importante…
-Se
sei venuto per la pozione ti ricordo che la notte di luna piena è ancora
lontana.
Si
affrettò a interrompere Lupin, non gli piaceva la direzione in cui stava
vertendo il discorso. Troppi brutti ricordi…
-A
dire il vero non sono qui per quello, dovrei parlarti, mi fai entrare?
Chiese
Piton mentre già si accingeva ad attraversare il salotto scostando leggermente
Lupin.
-Prego
fai pure!
Lo
rimproverò a mezza voce il collega; non sopportava quei suoi atteggiamenti di
superiorità e malcelato disprezzo per le persone che riteneva “inferiori” a
lui; atteggiamenti che erano tipici e radicati negli esponenti della sua Casa.
Come
se non l’avesse nemmeno sentito, Piton si avvicinò al fuoco che ardeva stanco
nel camino e voltatogli le spalle, rimase in silenzio ad osservare le fiamme
danzare sulle note del suo requiem interiore.Non sapeva di preciso perché si
stesse comportando così, era come se all’improvviso avesse sentito il bisogno
di aggredirlo e i ricordi, che ancora una volta erano tornati prepotenti a
riscuotere il loro tributo, non l’aiutavano di certo…
Piton stava portando il
calice con la pozione anti-trasformazione a Lupin. Dopo l’essere ritornato
dalla parte del bene, lui era l’unico che avesse cercato di capirlo, di stargli
vicino e, soprattutto, lui era l’unico ( a parte Silente) che gli avesse mai
creduto completamente. Gli aveva offerto la sua amicizia e da allora passavano insieme molto tempo;
era già addirittura successo che Lupin gli chiedesse come era meglio affrontare
un argomento di Difesa; Piton sapeva benissimo che lo faceva solo perché sapeva
quanto lui tenesse alla sua cattedra, ma era contento ugualmente che qualcuno
gli chiedesse la sua opinione in materia.
Era arrivato a fidarsi di
lui.
Si fermò sulla soglia della porta leggermente
socchiusa, aveva già accostato le nocche all’architrave per bussare quando
sentì due voci a lui ben note: un apparteneva a Lupin, ma l’altra era di…
-Sirius!Ma che hai
combinato! Perché non hai raccontato subito tutto?!
Domandò con voce carica di
apprensione Lupin al suo interlocutore
-Sì, certo. E cosa
raccontavo, chi mi avrebbe creduto? E poi, se quella mummia di Piton mi becca
qui, è capace di spedirmi all’altro mondo! – Provò a scherzare Black.
“Sì, come tentasti di fare
tu…Bastardo!”
Il suo più acerrimo nemico
Sirius Black era lì, a pochi metri da lui. Avrebbe avuto la possibilità di
immobilizzarlo e consegnarlo ai Dissennatori in cinque secondi. Lui, il
pericoloso criminale che aveva largamente contribuito alla morte di Lily e
James, lui, che aveva cercato di ucciderlo, lui che ora cercava rifugio tra le
mura del castello da un suo vecchio amico. Era deplorevole come un individuo
della sua risma potesse arrivare a tanto. La sua cattura gli avrebbe fruttato
L’Ordine di Merlino.
Un altro pensiero però
soggiunse ad offuscare la possibile vittoria: Lupin lo stava aiutando.
Lupin stava dando asilo ad
un assassino e questo faceva di lui suo complice. Non poteva credere che un
uomo dall’indole mite e calma come Remus potesse essere capace di simili
scelleratezze!
Ma se le cose stavano così,
doveva intervenire subito e così si preparò a far irruzione nella stanza con la
bacchetta tesa in pugno, orami dimentico persino della pozione.
Fu un attimo, Lupin lo fissò
allibito, balbettando qualche vuoto e inutile:
-Non è come pensi, Severus,
aspetta…!
Ma Black fu più veloce di
lui. Abituato com’era a scappare, mentre lui era da anni fuori allenamento. In
una frazione di secondo lo disarmò e Piton sentì solo l’eco lontana di un
incantesimo, poi…. il buio.
Fu il gran fracasso in
giardino a ridestarlo dal suo sonno artificiale e in lampo capì: Remus si era
trasformato in un lupo mannaro. La vita degli studenti era in pericolo e lui
poteva permettere che altre vite fossero stroncate sotto il suo sguardo
impotente.Avrebbe rimandato le spiegazioni con Lupin a momenti più tranquilli e
sicuri; spiegazioni che non sarebbero venute; poiché lui, dopo essersi recato
da Lupin, aveva liberato tutto il suo rancore per ciò che credeva avesse fatto
l’amico picchiandolo selvaggiamente, la furia cieca della sua rabbia non gli
permetteva di ragionare in modo coerente e di lasciare almeno che l’altro si
difendesse a parole e a gesti. Smise quando Lupin levò gli occhi supplichevoli
su di lui nella muta preghiera di smettere perché lui era innocente e tutto era
frutto di un equivoco; quegli stessi occhi che lui ricordava come gli occhi
delle vittime che lo imploravano in vano di risparmiar loro la vita. I ricordi
del suo torbido passato si mescolarono a quelli del presente facendolo sentire
sbagliato e addirittura peggiore. In fondo sapeva che non era stato Black ad
aver ucciso i Potter, ma qualcun altro; lui odiava Sirius solo per lo
scherzetto giocatogli anni addietro e ora se la prendeva con Lupin perché…
Piton il giorno dopo, senza
quasi saperne il motivo, rivelò a tutta la scuola la vera natura di Lupin.
Avrebbe però avuto tempo per scoprire le vere ragioni che l’avevano portato a
tanto.
-Severus?
Ti senti bene?
Lupin
si stava preoccupando, Piton da svariati minuti fissava vacuo il fuoco.
Come
se fosse riemerso da un lungo sogno (o incubo) nei ricordi, Piton sobbalzò al
sentirsi chiamare e voltò lentamente il capo nella direzione dalla quale era
provenuta la voce; quando i suoi occhi ebbero messo a fuoco la figura scarna di
Lupin provò, come allora, odio; un odio puro e totalizzante, che gli invase le
membra prepotente come un incendio, divampando poi sulle sue labbra e
prorompendo nella sua voce che eruppe velenosa nella stanza saturando l’aria di
accuse tenute represse troppo a lungo per essere ancora costrette alla
prigionia.
-Tu!
Maledetto traditore! Come hai osato dare appoggio a quel criminale!
Si
rendeva conto da solo che non era lì che voleva arrivare, ma non riusciva ad
impedirsi di aggredirlo nella speranza di alleggerirsi la coscienza.
-Andiamo
Severus – cercò di farlo ragionare – sai che non è stato Sirius a commettere
quel delitto, perché non lo vuoi ammettere?!
Anche
lui cominciava ad alterarsi, ma continuava a sentirsi in colpa, come si sentiva
ormai da più di un anno.
Dopo
insopportabili minuti di insostenibile silenzio che servì ad entrambi per
calmarsi Piton continuò.
-Scusa
per quella sera Remus, non avrei dovuto agire così. Sapevo che Sirius era
innocente, ma lo odiavo e lo odio tuttora ma…
-Odi
anche me Severus?
Domandò
con un filo di voce Lupin
-No,
non potrei odiare la vittima del rancore che scorre tra me e Black, ti abbiamo
egoisticamente messo in mezzo; tutti e due. E che quando ti ho visto stare dalla
parte del mio peggior nemico sono diventato geloso.
Ammise
in fratta e a bassa voce Piton
Lupin
sghignazzò non visto da Piton che aveva distolto lo sguardo per l’imbarazzo;
non credeva che avrebbe mai ammesso una cosa del genere, ma poi, sentendosi in
colpa per tutto il male che aveva arrecato ad un amico non solo con le percosse
ma anche facendogli perdere il posto,senza un valido motivo, si sentì in dovere
di fargli sapere almeno quello.
-Sev,
non è stato facile per me non dirti di Sirius, mi sono sentito in colpa
permettendo a Sirius di scappare senza che prima tu ti potessi chiarire con
lui, sapevo quanto rancore gli portassi e non potevo darti completamente torto,
ma non potevo nemmeno permettere che tu sfogassi la tua rabbia nei suoi
confronti impedendogli di scappare,cerca di capirmi, ero tra due fuochi e non
sapevo cosa fare; poi sei piombato nella stanza così arrabbiato che non ho
avuto il tempo di spiegare e poi, dopo…
-Te
le sei prese al posto di Sirius.
Finì
per lui Piton che, dopo i chiarimenti, si sentiva sollevato almeno in piccola
parte delle sciocchezze commesse.
Stava
ancora riflettendo su un modo più efficace per scusarsi; tipo imbavagliare
Malfoy e obbligarlo ad arrampicarsi sul
Platano Picchiatore per quello che aveva detto poche settimane prima in mensa;
oppure arrampicarsi lui stesso sul Platano chiedendo perdono per non aver
capito che Remus, pur essendo amico di entrambi, non poteva permettere che a
Black accadesse qualcosa per un brutto scherzo giocato tempo prima a un compagno
di scuola che non era mai riuscito a digerirlo ma, visto e considerato che lui
era un Serpeverde fino al midollo e un comportamento del genere non poteva
permetterselo, anche perché non era nel suo stile; preferì optare per il primo
modo di chiedere scusa…Così poteva vendicarsi anche lui e dare di sé
un’immagine di altruismo, un po’ contorto, ma pur sempre altruismo…
Non
era ancora riuscito a decidersi completamente quando fu interrotto da un gesto
di Lupin che aveva teso una mano verso di lui e guardandolo negli occhi aveva
esclamato sorridendo:
-Piacere!
Sono Remus Lupin, Grifondoro!
Piton
fissò un po’ esitante alternativamente la mano tesa e il volto di Lupin,
poi si decise e con la sua tipica voce
ferma fece eco:
-Piacere.
Severus Piton, Serpeverde.
FINE
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