TI ODIO

 

Autrice: Crystal

Censura: PT

Note : copyright e personaggi della Rowling ecc. ecc.

Questa è la mia prima fic, per favore siate clementi. Per chiunque volesse scrivermi per commentare il mio raccontino può farlo all'indirizzo

r.arnone1@virgilio.it

 

 

Era autunno inoltrato ormai, le foglie cadevano placide ed indifferenti agli affanni umani nel cortile di Hogwarts; nonostante tutto però la temperatura si manteneva piuttosto mite; tanto da permettere agli studenti di trascorrere le ore di Difesa contro le Arti Oscure all’aperto e, dato che per motivi ai ragazzi ignoti mancava il professore, passavano il tempo dedicandosi alle loro attività preferite…

-Guardate, una mezzosangue, un pezzente e un “eroe”…

Si sentì una voce gridare in mezzo al cortile di Hogwarts.

-Harry, io tra due minuti salto addosso a Malfoy e lo rovino.

Questa volta a parlare era stato un ragazzo dagli inconfondibili capelli rossi.

-Ron, non dare peso alle sue parole; ignoralo, è solo quello che si merita.

Rispose  un calmo e in apparenza padrone di sé un altro ragazzo, famoso per una significativa cicatrice a forma di saetta sulla fronte.

-Ron, Harry ha ragione; sai perfettamente che reagendo d’impulso faresti soltanto il suo gioco, non farci caso; prima o poi si stancherà!

A fargli eco, una ragazza nota in tutta la scuola per la sua saccenteria.

Ron in  cuor suo sapeva che Harry ed Hermione avevano pienamente ragione, ma non poteva impedirsi di detestare quel Serpeverde strafottente.

-Che c’è Weasley, ti si è ammuffita la lingua?Potrebbe anche essere possibile, considerando che vivi in una topaia…

Un’assordante risata echeggiò tra i Serpeverde, mentre i Grifondoro scuotevano la testa indignati dal comportamento di Malfoy.

-Malfoy!

Gridò un Ron rosso in viso per l’incontenibile rabbia.

-Fai in modo di non capitarmi sotto tiro da solo e in un luogo buio; perché altrimenti nemmeno il tuo “caro papino”con i suoi dannati soldi riuscirebbe a rimetterti insieme!

Stava per voltarsi e raggiungere il portone di ingresso, quando continuò acido:

- Ammesso che voglia farlo….

Un silenzio opprimente calò sul cortile di Hogwarts. Il volto di Malfoy, già pallido per natura, se possibile, sbiancò ancora di più e non trovò la forza per ribattere.

Al che Ron, eccitato per la momentanea vittoria aggiunse, ghignando:

-Ora siamo pari, “biondino”…

Dopodiché, si voltò e insieme ai suoi inseparabili amici, si diresse verso l’aula di Pozioni.

Malfoy intanto non era riuscito a muovere un muscolo; era come paralizzato, perso in chissà quali pensieri, fu Goyle a riportarlo alla realtà:

-Capo, hai sentito che ti ha detto quel pezzente. Ti ha detto…

-Stai zitto idiota!

Lo interruppe brusco Malfoy per poi continuare con nuovo vigore e cinismo mentre un piano infame si delineava dietro ai suoi occhi:

-Adesso abbiamo due ore di lezione di Pozioni e se non erro, siamo in compresenza con i Grifondoro, giusto…?

Le sue labbra sottili iniziarono a curvarsi in un alquanto improbabile sorriso…

-E sempre se non sbaglio Piton non vede molto di buon occhio Potter e la sua comitiva di straccioni…

Stava diventando sempre più cattivo; la sua voce grondava sarcasmo e i suoi occhi chiari brillavano pregustando la scena a cui avrebbero assistito.

-Bene, quel mentecatto si pentirà di avermi chiamato “biondino”… - “e non solo…”-Aggiunse tra se.

Era strano, ma al pensiero delle frasi dette dal Grifondoro, nei suoi occhi era saettato un lampo di tristezza; forse non era stato quell’ appellativo a far indignare il suo orgoglio, o almeno non solo quello…

Draco, si accinse ad entrare nella scuola, per non arrivare in ritardo a lezione,Piton non era certo un uomo che permetteva tali mancanze nei suoi confronti, e questo gli ricordava un altro uomo, che lo stesso Piton conosceva bene….

“Padre, voi fareste di tutto purché io stia bene… è così vero?

Mormorò al vento, speranzoso ma con una punta di rassegnazione nella voce…

 

 

 

-Mi auguro per voi che abbiate studiato il decimo capitolo….

Cominciò una voce tutt’altro che cordiale.

-Perché oggi ho deciso di sottoporvi ad una “prova pratica” sugli argomenti trattati in quelle pagine.

Lapidario come sempre, Piton insegnante di Pozioni, aveva terrorizzato i suoi allievi con poche parole.Non lo si poteva certo definire un uomo affabile e comprensivo, ma sapeva come farsi rispettare; nemmeno i più insolenti si sarebbero azzardati anche solo a respirare senza il suo permesso.  Forse però qualcuno che sfidava apertamente (o quasi) Piton c’era: Potter.

Lui, era l’unico che si azzardasse a ribattere alle frasi pungenti del professore senza la paura di essere punito, o meglio, paura ne aveva, ma il suo odio per Piton gli faceva dimenticare persino un po’ di sana cautela. Quando incontrava gli occhi neri del professore, non poteva fare a meno di cogliere la luce di sfida che vi brillava all’interno. Sembravano dirgli: “Hai abbastanza fegato da sfidarmi, o sei solo un rammollito che gioca a fare il super-eroe?”

Piton si mostrava estremamente spietato con chi osava mancargli di rispetto o non riusciva mai a combinare nulla di buono, il poveretto che incappava nella sua collera perdeva  tutte le facoltà mentali e motorie; come succedeva ogni volta a Neville Paciock.

Piton si accingeva a tornare alla cattedra, quando colse con la coda dell’ occhio Ron e Harry parlottare sotto voce.

-Potter! Weasley!

Tuonò un Piton pronto a elargire sgridate a quei due insolenti Grifondoro, il professore aveva una predilezione per i suoi Serpeverde; sempre pronti a farsi valere, a volte anche a sproposito, ma erano ancora giovani e avrebbero imparato a loro spese che in certe occasioni è meglio tenere a freno la lingua.

- C’è forse qualcosa che vi turba? Voi avete studiato vero, non c’è bisogno di suggerirvi le risposte a vicenda….

Cominciò con tono soave a dir poco inquietante.

-Anche perché, tra tutti e due, non ne azzeccherebbero una  nemmeno per sbaglio….

Aggiunse non troppo sotto voce un sogghignante Malfoy.

-Sta zitto vile Serpeverde!

Soffiò tra i denti Ron sotto lo sguardo gelido di Piton.

-Come hai detto, straccione? Ripetilo se ne hai il coraggio!

-Io coraggio ne ho da vendere! Sei tu la femminuccia che si rifugia dietro la figura di papà appena le cose cominciano a prendere forme più consistenti!

-Come osi pezzente! Io…

-Tu cosa Malfoy…!

Si intromise Harry continuando:

-Non sei mai stato capace di nulla di buono in tutta la tua vita.

Harry cominciava ad infervorarsi, non gli andava giù il fatto che Malfoy si facesse così spudoratamente beffe  degli altri, senza che il professore dicesse o facesse nulla per farlo smettere.

“Bene Potter, fai vedere a tutti chi sei veramente”

Pensava malignamente Draco.

-Ad essere sinceri, nessun Serpeverde è mai stato capace di qualcosa di buono; dal primo all’ultimo.

Come per sottolineare quel concetto, Harry fissò lo sguardo negli occhi di Piton.

-Potter, attento a come parli…

Quello di Piton non era che un mormorio astioso, che però Harry aveva udito benissimo, ma aveva scelto di ignorare.

-Sapete solo sputare veleno, ma a conti fatti non valete niente…

-Potter, un’altra parola e non la passerai liscia!

Piton cominciava a stancarsi dell’atteggiamento poco rispettoso di Harry.

-Siete solo malvagi, non sapete fare altro che del male, siete….siete…siete solo…

-Potter! Ora basta!

Piton era veramente furioso e questo Harry l’aveva capito, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro e con gli ultimi brandelli di audacia e di collera che gli erano rimasti, trovò la forza di aggiungere:

-Siete solo degli assassini!

Un silenzio surreale aleggiò nella stanza per svariati minuti; tutti si aspettavano di sentire le urla del professore echeggiare per tutta la scuola, ma la sua reazione li spaventò più del pensiero di Voldemort; quando parlò, la sua voce era calma e più fredda della morte, sembrava provenire da lontano, come un’oscura minaccia senza nome.

-Potter, nel mio studio… subito.

 

 

 

-Allora Potter…

Cominciò Piton non appena Harry ebbe varcato la soglia della stanza buia e umida che Piton usava come laboratorio e ufficio.

-Ora esigo sapere perché devi sempre essere così insolente.

Il suo tono di voce era calmo, ma i suoi occhi tradivano una rabbia tenuta a freno a stento.

-Non sopporto più le tue malefatte, sei un pessimo esempio per tutte le case e….

-Non vedo come possa essere di cattivo esempio ai suoi cari Serpeverde - lo interruppe Harry – Sanno essere delle pessime persone anche senza il mio aiuto!

Harry aveva cominciato ad alzare la voce “Con che diritto quest’ ex-Mangiamorte si permette di fare la predica a me”stava pensando Harry.

-Signor Potter, lei ha ragione a dire, o meglio a pensare, che io ero un Mangiamorte; ma ora non stiamo parlando di me, ma di lei.

Harry sapeva che Piton era un mago oscuro, ma non aveva mai pensato che potesse arrivare a leggere nel pensiero…

“Un momento, se è così potente da leggermi nel pensiero, chissà quali malefatte avrà compiuto prima di ravvedersi…a patto che l’abbia fatto veramente….”

-Potter, lei ha di nuovo ragione, ho fatto del male a molta gente ma….

Piton stava fissando Harry come se volesse incenerirlo e, nell’impossibilità di poterlo fare, si “limitò” a gridare:

-Ma nessuno le dà il permesso di pensare anche solo per un istante che io possa tradire Silente!

-E questo chi me lo assicura, già una volta è passato dalla parte del male, potrebbe rifarlo!

Anche Harry gridava, sapeva che si stava mettendo nei guai, e guai seri anche, ma non riusciva a tacere, non poteva tacere, anche se stava rischiando l’espulsione.

 -Potter, non l’autorizzo a parlarmi in questo modo, lei non sa come andarono veramente le cose, lei non può sapere…-la sua voce si stava riducendo ad un sussurro.

-Sapere cosa? Tutti mi squadrano, tutti mi compatiscono e io non so perché; tutti la evitano, tutti bisbigliano… io devo sapere, io ho bisogno di sapere….

-Sa benissimo perché mi evitano…

Ora gli occhi di Piton non erano più accesi di collera ora, erano vuoti, malinconici, attraversati da una profonda amarezza; la sua voce suonò intrisa di dolore quando riuscì a ritrovare la forza di parlare:

-Come ha detto lei stesso, io ero un Mangiamorte, potrei tornare dalla parte “dei cattivi” in qualsiasi momento…- un sorriso amaro gli incurvò gli angoli della bocca ed Harry provò quasi un senso di rimorso per tutto ciò che gli aveva detto, forse era vero che ora aveva capito di aver sbagliato ed era pentito per le azioni efferate che aveva compito: sciocchezze di gioventù, sciocchezze che tutti pagavano estremamente care e avrebbero continuato a scontarle per tutta la vita: il male, portato a quei livelli, potrà anche essere perdonato, ma non potrà mai essere dimenticato…- E ora Potter, è libero di andare.

Harry indugiava sulla porta  “È la prima volta che lo vedo così…come dire… vinto, forse dovrei…”

- Potter, non voglio la sua pietà - il solo pensiero che qualcuno potesse provare un sentimento simile nei suoi confronti gli ridiede la sua solita  forza d’animo, o quasi. - Le ho detto di sparire, non si preoccupi non la punirò, ma non si azzardi a raccontare a qualcuno del nostro colloquio…mai!

Piton sembrava tornato quello di sempre “Forse sarà pure pentito, ma rimane sempre un gran  figlio di…”

- Potter, io le consiglierei di andarsene, velocemente! Prima che cambi idea e le faccia lucidare tutti i trofei della scuola con Gazza!

Visto il tono di voce usato da Piton, Harry pensò bene di alzare i tacchi e tornare alla torre dei Grifondoro.

Fu solo dopo l’essersi assicurato di essere rimasto solo che Piton si permise di lasciarsi cadere sulla poltrona con un sospiro rassegnato:

- Remus… quasi vorrei che fossi qui in questo momento….

Fu solo dopo svariati minuti dall’aver formulato quel pensiero che Piton si rese veramente conto di ciò che aveva appena detto.

“Ma che diavolo vado a pensare – si disse – sarà il peso di ciò che mi porto dentro, la mia condanna,  la mia morte…”

Piton  posò le dita a massaggiarsi stancamente le tempie, da quel giorno di più di un anno prima, si era sorpreso sempre più spesso a pensare a lui; ancora non riusciva a darsi una risposta per come l’aveva trattato.

“Che stia pagando anche questo? Ma quando smetterò di soffrire, quando smetterò di sentirmi così male ogni volta che vedo Potter, quando smetterò di sentirmi un verme pensando a lui? Forse però un modo per far cessare tutto ci sarebbe…..”

Negli occhi di Severus brillava una luce strana mentre pronunciava queste parole, quasi stesse seriamente vagliando l’ipotesi del suicidio, ma poi fortunatamente si riscosse  da quel passeggero momento di profondo sconforto nel quale era precipitato e così, con un mesto sorriso appena accennato, il mago si accinse a uscire dal suo studio e voltatosi ancora una volta indietro, pensò fugacemente quanto tristemente:

 “A volte vorrei che la mia vita non fosse così vuota, ma d’altronde me la sono cercata…forse è giunta l’ora di parlare con Remus di quella sera…”

Scosse però con forza la testa, come a voler cancellare quello sciocco pensiero:
 “Si, proprio io! Severus Piton non deve delle spiegazioni a nessuno, tanto meno a quel morto di fame. Non chiederò scusa per quel che ho fatto; se l’è cercata. Almeno avrà imparato che non ci si può intromettere tra me e i miei obiettivi e, aiutando Black, è proprio ciò che ha fatto lui, non avrebbe dovuto, se l’è meritato….”

Piton continuava a ripetersi quelle frasi come per cancellare il pensiero di una colpa dall’ anima già provata, ma di quale colpa parlava, della rivelazione che lui aveva fatto su Lupin quella mattina di molti mesi prima , o forse no…?

 

 

-Lei è molto gentile Silente, ma non credo di poter accettare ciò che lei così gentilmente mi offre.

-Ma perché?  Lei è una delle persone più valide che abbiano messo piede ad Hogwarts… è sicuro che non sia piuttosto una questione di non volere anziché non potere?

-No, non fraintenda…

arrossì l’interlocutore del canuto preside:

-Ma non credo che sia una buona idea e poi, il mio collega non ne sarà certo entusiasta, già una volta ha fatto capire a chiare lettere di non volermi più in giro per la scuola….e questo non credo proprio che lo sopporterebbe; lo prenderebbe come un affronto personale.

-Sempre a preoccuparsi degli altri prima che di sé stesso, vero? Comunque il professore non avrà di che obiettare, non si preoccupi, penserò a tutto io; stasera  dopo cena informerò Severus dei nuovi, come dire, cambiamenti!

Con questo, l’anziano  preside lo congedò, affidandogli la chiave della sua stanza.

-Si riposi, le sarà utile.

Concluse poi con un aperto sorriso che però, anziché rassicurare, fece correre un brivido freddo giù per la schiena del suo ospite.

 

 

Poche ore dopo, in sala mensa, Piton fu sul punto di soffocarsi con il boccone di stufato che stava stancamente masticando, si alzò di scatto e, (tra lo sconcerto comune in tutti gli astanti non avvezzi ad un tale scatto(a tavola)da parte del professore di Pozioni) si apprestò ad uscire dalla stanza facendo cenno a Silente di seguirlo.

L’arzillo vecchietto lo seguì con un mezzo sorriso divertito dipinto sul volto rugoso.

 -Dunque – iniziò con un tono di voce intermedio tra la rabbia trattenuta a stento e lo sgomento –  Rem…cioè Lupin tornerà ad insegnare Difesa…

-Proprio così Severus, hai capito perfettamente.

Lo interruppe il preside.

-Ma perché, che bisogno c’era di chiamare Lupin per quella cattedra, quando ormai tutti sanno  che è un lupo mannaro; i genitori non accetteranno mai che un licantropo insegni ai loro ragazzi e poi, ci sono qui io; potrei ricoprirlo io quel ruolo e lei potrebbe, con tutto il rispetto, assumere un altro professore di Pozioni!

 -Si potrebbe Severus, ma credo sia meglio che tu continui con la tua materia, ormai l’anno è cominciato, non vorrai interrompere il programma e poi, se ci pensi bene, in tutta l’Inghilterra tu sei l’unico che possa tranquillamente dire di essere un esperto in Pozioni, senza mentire, ovviamente!

-Preside!– cominciò ad infervorarsi Piton –Io sarei perfettamente in grado di svolgere l’incarico egregiamente, senza contare che…

- Severus – lo interruppe nuovamente Silente fissandolo con uno sfavillante sguardo risoluto, quasi duro – so benissimo cosa sei in grado di fare…

Silente  lasciò in sospeso la frase non appena si fu reso conto di come potevano essere fraintendibili le sue parole; lui intendeva dire che sapeva quale fosse il valore di Piton, pensava solo che avere un’altra persona altrettanto valida in giro per la scuola non avrebbe potuto che far comodo e, avendo già insegnato quella materia i ragazzi erano abituati a vederlo nei panni di insegnante di Difesa e sapevano anche che era molto paziente e accomodante; cosa che di Piton non si poteva propriamente dire…. , ma lui poteva anche interpretarlo come un atto di controllo su un ex-Mangiamorte che, magari, da esperto conoscitore della magia oscura sarebbe potuto cadere in tentazione e riutilizzarla, anche se per fare del bene, sempre di magia oscura si trattava e lui non avrebbe potuto ammetterlo, non con una minaccia come Voldemort così impellente.

Era però troppo tardi ormai, Severus aveva frainteso; prima ancora che potesse rettificare lui si era voltato con uno sguardo affranto e aveva mormorato allontanandosi:

-Va bene allora, d’altro canto, è lei che comanda….

 Silente aprì la bocca per ribattere ma la richiuse, ormai lui era lontano e richiamarlo indietro per rivangare il passato avrebbe solo peggiorato la situazione.

Solo quando Piton si fu chiuso la pesante porta di quercia alle spalle si permise uno stanco sospiro appoggiandosi ad essa, quasi a chiederne il sostegno:

“In questo periodo sembra che nulla mi vada per il verso giusto – pensò con l’ironia di chi ormai ha perso tutto – ho provato ad evitare almeno te, ma sembra che le nostre strade siano inesorabilmente destinate ad incrociarsi vero Remus? A quanto pare siamo alla resa dei conti, è ora che io paghi anche per quello che ti ho fatto; è strano come a volte il destino possa  particolarmente accanirsi contro di te; sbagli una volta e quello  ti perseguiterà  per sempre, inesorabilmente, facendoti commettere errori su errori, sino consumarti il cervello e il cuore….ma questa volta sistemerò le cose; in un modo o nell’altro, risolverò tutto ciò che ho lasciato in sospeso con te!”

Fu con quello sguardo fiero e combattivo che si diresse verso il grande letto a baldacchino in legno massiccio, dove avrebbe cercato di dormire, per quelle poche che ore che la sua coscienza gli concedeva,sonni forse un po’ meno agitati del solito.

 

 

In un’altra stanza del castello, un’altra persona era logorata da altrettanti, simili pensieri.

“Allora Sev, pare proprio che per un assurdo e beffardo destino le nostre strade si debbano sempre riintrecciare nelle situazioni più pericolose e simili tra di loro; spero almeno che questa volta l’epilogo sia diverso, che la mia vita possa continuare nella tranquillità che sono riuscito faticosamente a riacquistare dopo il nostro ultimo incontro…

Almeno per questa volta, se ti riesce Severus, non distruggermi, non lo sopporterei…non di nuovo…”

 

 

-Ehi ragazzi, secondo voi chi sarà il nuovo professore di Difesa?

I ragazzi del Quinto Grifondoro e Serpeverde fremevano di impazienza; quella mattina Silente aveva preso  la parola e aveva annunciato che da quello stesso giorno sarebbero riprese le lezioni di Difesa (di cui loro avevano due ore subito dopo la colazione) ma non aveva voluto pronunciarsi oltre, lasciando tutti, persino gli altri professori all’ oscuro.

-Chissà cos’avrà escogitato sta volta quel vecchio rimbambito?!?!

-Malfoy!  Bada a come parli; Silente è un grand’ uomo e tu non ti puoi permettere di insultarlo così!

-Oh, bene! Il “prode” Potter che si erge a difesa dei deboli e dei derelitti si altera se dico la verità; ma come? Tu non eri quello che parteggiava sempre per la sincerità e la correttezza?

-Mi stupisce che tu sappia cosa significhino  le parole “sincerità” e “correttezza”, Malfoy…

-Al contrario sono io a stupirmi Weasley, non pensavo che sapessi così tanti sinonimi per una parola; se ne vuoi conoscere altri, hai solo da chiedere, posso sempre prestarti il mio dizionario vecchio, nel più che ovvio caso che tu non possa permettertene uno nuovo…

-Sei disgustoso Malfoy, tu come tutti quegli insulsi Serpeverde,voi non meritate la nostra considerazione!

-Per certi versi ha ragione signorina Granger, ma  in fondo qualcosa di buono lo avranno pure loro, dico bene?

Tutti si voltarono in direzione della porta e rimasero attoniti; davanti a loro nella sua consueta tunica lisa, stava un sorridente Remus Lupin che si accingeva ad entrare in classe.

-Professore!

Esclamarono Harmione, Harry e Ron all’unisono, però poi la ragazza ebbe un pensiero:

-Dunque sarà lei il nostro professore di Difesa, vero?

Terminò lei con un sorriso.

-Certo, non siete contenti di rivedermi?

Continuò un sempre più sorridente Lupin tra il serio e il faceto.

-Certo che….

-No! – interruppe una voce – certo che non siamo contenti di ritrovarci un famelico e pericoloso lupo mannaro a scuola che potrebbe sbranarci in qualsiasi momento…

“Lo sapevo, Silente ha detto che avrebbe risolto tutto con Severus,  degli alunni non ha mai parlato… - pensò con un sorriso sempre più amaro il professore – speriamo che almeno le altre tre case non mi odino come Serpeverde, se no è la fine.”

-Non devi preoccuparti Draco – interloquì Ron calcando quasi malignamente sull’ ultima parola  - nemmeno a un lupo mannaro verrebbe mai in mente di morderti per paura di avvelenarsi…

Draco scoccò un’occhiata corrosiva al Trio e fece per aprire bocca, ma il professore con un gesto della mano lo bloccò:

-Non preoccupatevi ragazzi, sono certo che quest’anno non si ripeteranno gli spiacevoli inconvenienti di parecchi mesi fa; il professor Piton mi preparerà una pozione che io non mancherò di prendere ogni volta che ci sarà la luna piena, non temete; se non di me, almeno di Piton vi fidate no? 

Questo sembrava aver messo un freno alle rimostranze, forse non del tutto infondate, dei Serpeverde; ma per quanto era destinata a durare quella precaria tregua?

 

 

Come volevasi dimostrare, il giorno dopo durante la colazione, una miriade di gufi planò sulle teste dei presenti in sala per depositare in grembo a Lupin altrettante di lettere di rimostranze, alcune persino a Silente, e addirittura qualche strillettera era stata recapitata al povero professore di Difesa; la cosa era stata prevista, così come lo era stato che i mittenti di quelle buste fossero i genitori dei Serpeverde…

“Lo sapevo che la mai presenza a scuola non sarebbe  passata inosservata e, specialmente, incontestata…però – pensò poi cambiando pensiero – devi proprio odiarmi Severus, se non mi hai rivolto nemmeno uno sguardo da quando sei entrato, non un saluto,un cenno scocciato, un ti odio….?”

“Sei qui, ti vedo, ma faccio finta di niente; non sopporterei di leggere nel tuo sguardo parole di rimprovero; non anche da te…Remus….”

Mentre la stanza era pervasa da grida e strepiti, un fragore improvviso fece voltare tutti di scatto: le porte si spalancarono rivelando la figura imponente ed autoritaria di un uomo inconfondibile:

-Padre! – esclamò la miniatura dell’uomo sia per carattere che per aspetto – sono contento che siate venuto subito!

-Come avrei potuto non farlo dopo quello che mi hai raccontato Draco?

Malfoy padre avanzò nella sala tra il mutismo generale

-Preside, che bisogno c’era di chiamare a scuola un lupo mannaro?

-Sono sicuro Lucius, che se vorrai delle delucidazioni in materia potrò fornirtele in separata sede…

Ribatté impassibile il preside:

-Certo che voglio approfondire e parlare di questa più che discutibile decisone, ma intendo farlo ora; in modo che tutti gli studenti sappiano in che razza di persona confidano: in un vecchio irresponsabile che prende decisioni a caso, senza preoccuparsi dell’incolumità dei suoi alunni; un uomo che prende decisioni avventate senza riflettere sulle conseguenze, senza il giudizio…

-Di chi Malfoy, del tuo? – lo interruppe per niente scosso  Silente – da quando sei tu a decidere cos’è meglio per la comunità?

-Mio figlio studia qui, mi preoccupo per lui…

Fu la trasparente scusa alla sua irruzione a scuola.

-E poi…

-E poi niente Malfoy – l’interruppe un voce; Piton si era alzato con tanta veemenza dalla sedia da farla cadere a terra – tu non sei nella posizione di stabilire dove sia il giusto e dove lo sbagliato! In questo periodo, a scuola serve una persona competente in Difesa e se sono due, questo non può che aumentare la protezione esercitata sugli allievi; lupo mannaro o no, sempre una persona molto esperta di tecniche difensive contro le Arti Oscure rimane – dopo lo scatto di poco prima, Piton sembrava aver riacquisito il pieno possesso delle sue emozioni e con una voce a dir poco inquietante, piantò i suoi occhi scuri  in quelli di Malfoy  assumendo  una luce più che eloquente sul significato intrinseco delle sue parole.

Malfoy piccato voltò le spalle e fece per andarsene, ma appena mossi i primi passi si voltò nuovamente come colpito da una folgorazione:

-E tu Severus? Tu cosa ne pensi di tutto questo? Come mai non sei passato tu dietro la cattedra di Difesa?

-Qui non stiamo parlando di me Lucius…

-Forse è molto meglio così, chissà cosa potrebbe venir fuori, vero Sev?

All’occhiata beffarda di Malfoy, Piton aveva ridotto gli occhi a due fessure e stretto le labbra in un taglio che esprimeva disprezzo; per Malfoy e forse anche per quello che era stato lui stesso…

-Allora, non dici più niente? Ho forse detto qualcosa che non va?

Chiese in tono falsamente innocente Malfoy

“Severus, perché l’ hai fatto? – pensava intanto Lupin – Perché ti sei esposto alle spire di quel serpente a sonagli davanti a tutti? So quanto tu soffra a causa del tuo passato, ma l’ hai fatto per me, perché  forse non mi odi, dopo quella notte. Meglio non illudersi troppo, so che hai un gran brutto carattere quando vuoi, non credo che tu l’abbia presa così bene da perdonarmi.”

-Lucius – si risolse ad intervenire il diretto interessato, prima che le cose degenerassero – né tu né gli altri genitori avete di che temere – continuò con l’espressione più accomodante che riuscisse a trovare, ma soprattutto con tutto il coraggio che gli rimaneva per riuscire a parlare in modo disinvolto sotto gli occhi di tutta la scuola, ma soprattutto sotto i “suoi” – sia io che Piton ci impegneremo per ricordarci della pozione che mi impedisce di trasformarmi e tutti saremo al sicuro; vero professore?

- Sì… sì certo. Non mancheremo.

Riuscì a dire Piton quando riuscì a ritrovare la voce.

“Che mi aspettavo? Che mi ringraziassi magari? Dopo tutto quello che ti ho fatto è naturale che tu non voglia più sentir parlare di me. Nonostante il tuo carattere dolce e comprensivo non puoi perdonarmi, vero? Non ti biasimo, al tuo posto io ti avrei polverizzato, ma tu non sei come me; mi aspettavo questa tua indifferenza nei miei confronti, ma sentirla nella tua voce mi ha distrutto; però tu questo non lo dovrai mai sapere; rispetterò la tua decisione di mantenere le distanze; non ti farò mai più del male; dovesse andarne della mia stessa vita!” Pensò un Piton che quasi non si riconosceva nei propri pensieri; forse era vero, il tempo, ma soprattutto la solitudine, ha la facoltà di cambiare le persone; anche le più ostinate ed orgogliose.

Nel silenzio privo di ulteriori obiezioni che si era creato, Malfoy si voltò di scatto, uscendo a passo svelto, senza salutare neppure il figlio…

 

 

Nei giorni che seguirono la “visita” di Malfoy a scuola, le cose sembravano procedere per il meglio, ma questa era solo apparenza,o almeno lo era per quanto riguardava i professori di Difesa e Pozioni.

Non si parlavano, se non a monosillabi, proprio quando era indispensabile e cercavano di fare di tutto perché l’uno non si accorgesse dei sentimenti dell’altro. Era logorante essere così vicini, ma nel contempo così distanti; gli errori e le incomprensioni  del passato incombevano su di loro come una pesante coltre, densa di tristezza e solitudine; e pensare che un tempo era tutto diverso, un tempo loro erano riusciti a trovare un punto d’incontro, avevano creato un equilibrio che si era dimostrato molto conveniente per tutti e due; talmente conveniente che per un certo periodo erano riusciti a dimenticarsi dei loro problemi e delle loro angosce, diventando amici. Certo, davanti agli altri si trattavano quasi con una indifferenza, che però nascondeva un profondo legame; ma quella sera, la sera di più di un anno prima, tutto cambiò.

 

 

Il professore di Pozioni copriva a grandi falcate la distanza che lo divideva dagli appartamenti del professor Lupin: aveva preso la sua decisone, sarebbe andato da lui e, in un modo o nell’altro avrebbero sistemato le cose. Non ne poteva più della sua indifferenza e del suo muto odio, non sopportava più l’idea di dover mentire agli altri, a se stesso e a lui.

Una volta dinnanzi alla pesante porta che lo divideva dal suo più amato nemico, bussò con decisione finché non sentì la sua voce sottile e calma rispondere dall’interno:

-Avanti, è aperto!

Remus Lupin si aspettava di trovarsi davanti il preside o uno studente che gli chiedeva il suo aiuto per un compito particolarmente difficile, non sarebbe stata certo la prima volta, ma non era ancora pronto per quello che gli si parò dinnanzi all’improvviso, o forse, era pronto da una vita e non lo voleva ammettere nemmeno con se stesso per continuare a prendere tempo e far finta che non fosse successo niente, che non si fosse consumato gli occhi per piangere dilaniato dal senso di colpa, che non avesse sofferto per le ripercussioni che avevano avuto le sue scelte su di lui e sugli altri e che non avesse perso tutto, persino la dignità davanti agli occhi della persona che più amava.

-Oh, Severus, sei tu.

Chiese uno stupito e un po’ titubante professore di Difesa.

-Aspettavi forse qualcuno Remus?
Non poté far a meno di chiedere Piton con un tono di voce insinuante. Lupin lo fissò sgranando gli occhi per la sorpresa, occhi che però acquistarono una sfumatura di tristezza quando si rese conto di trovarsi  al cospetto di Severus Piton, uomo freddo e calcolatore, professore odiato dai due terzi degli studenti della scuola e “il bugiardo che si prendeva gioco dei sentimenti altrui” come lo chiamava Sirius,quel Severus che teneva lontano gli altri e non permetteva che qualcuno si intromettesse nella sua vita e non il Severus che aveva cominciato a conoscere tempo prima; quel Severus lui l’aveva perso per sempre…

-No. – rispose brusco per non mostrare all’altro quanto le sue parole l’avessero ferito.

-Sai, è una fortuna – continuò l’altro – mi sarebbe dispiaciuto interrompere “qualcosa” di importante…

-Se sei venuto per la pozione ti ricordo che la notte di luna piena è ancora lontana.

Si affrettò a interrompere Lupin, non gli piaceva la direzione in cui stava vertendo il discorso. Troppi brutti ricordi…

-A dire il vero non sono qui per quello, dovrei parlarti, mi fai entrare?

Chiese Piton mentre già si accingeva ad attraversare il salotto scostando leggermente Lupin.

-Prego fai pure!

Lo rimproverò a mezza voce il collega; non sopportava quei suoi atteggiamenti di superiorità e malcelato disprezzo per le persone che riteneva “inferiori” a lui; atteggiamenti che erano tipici e radicati negli esponenti della sua Casa.

Come se non l’avesse nemmeno sentito, Piton si avvicinò al fuoco che ardeva stanco nel camino e voltatogli le spalle, rimase in silenzio ad osservare le fiamme danzare sulle note del suo requiem interiore.Non sapeva di preciso perché si stesse comportando così, era come se all’improvviso avesse sentito il bisogno di aggredirlo e i ricordi, che ancora una volta erano tornati prepotenti a riscuotere il loro tributo, non l’aiutavano di certo…

 

Più di un anno prima – Hogwarts

 

Piton stava portando il calice con la pozione anti-trasformazione a Lupin. Dopo l’essere ritornato dalla parte del bene, lui era l’unico che avesse cercato di capirlo, di stargli vicino e, soprattutto, lui era l’unico ( a parte Silente) che gli avesse mai creduto completamente. Gli aveva offerto la sua amicizia  e da allora passavano insieme molto tempo; era già addirittura successo che Lupin gli chiedesse come era meglio affrontare un argomento di Difesa; Piton sapeva benissimo che lo faceva solo perché sapeva quanto lui tenesse alla sua cattedra, ma era contento ugualmente che qualcuno gli chiedesse la sua opinione in materia.

Era arrivato a fidarsi di lui.

Si fermò  sulla soglia della porta leggermente socchiusa, aveva già accostato le nocche all’architrave per bussare quando sentì due voci a lui ben note: un apparteneva a Lupin, ma l’altra era di…

-Sirius!Ma che hai combinato! Perché non hai raccontato subito tutto?!

Domandò con voce carica di apprensione Lupin al suo interlocutore

-Sì, certo. E cosa raccontavo, chi mi avrebbe creduto? E poi, se quella mummia di Piton mi becca qui, è capace di spedirmi all’altro mondo! – Provò a scherzare Black.

“Sì, come tentasti di fare tu…Bastardo!”

Il suo più acerrimo nemico Sirius Black era lì, a pochi metri da lui. Avrebbe avuto la possibilità di immobilizzarlo e consegnarlo ai Dissennatori in cinque secondi. Lui, il pericoloso criminale che aveva largamente contribuito alla morte di Lily e James, lui, che aveva cercato di ucciderlo, lui che ora cercava rifugio tra le mura del castello da un suo vecchio amico. Era deplorevole come un individuo della sua risma potesse arrivare a tanto. La sua cattura gli avrebbe fruttato L’Ordine di Merlino.

Un altro pensiero però soggiunse ad offuscare la possibile vittoria: Lupin lo stava aiutando.

Lupin stava dando asilo ad un assassino e questo faceva di lui suo complice. Non poteva credere che un uomo dall’indole mite e calma come Remus potesse essere capace di simili scelleratezze!

Ma se le cose stavano così, doveva intervenire subito e così si preparò a far irruzione nella stanza con la bacchetta tesa in pugno, orami dimentico persino della pozione.

Fu un attimo, Lupin lo fissò allibito, balbettando qualche vuoto e inutile:

-Non è come pensi, Severus, aspetta…!

Ma Black fu più veloce di lui. Abituato com’era a scappare, mentre lui era da anni fuori allenamento. In una frazione di secondo lo disarmò e Piton sentì solo l’eco lontana di un incantesimo, poi…. il buio.

Fu il gran fracasso in giardino a ridestarlo dal suo sonno artificiale e in lampo capì: Remus si era trasformato in un lupo mannaro. La vita degli studenti era in pericolo e lui poteva permettere che altre vite fossero stroncate sotto il suo sguardo impotente.Avrebbe rimandato le spiegazioni con Lupin a momenti più tranquilli e sicuri; spiegazioni che non sarebbero venute; poiché lui, dopo essersi recato da Lupin, aveva liberato tutto il suo rancore per ciò che credeva avesse fatto l’amico picchiandolo selvaggiamente, la furia cieca della sua rabbia non gli permetteva di ragionare in modo coerente e di lasciare almeno che l’altro si difendesse a parole e a gesti. Smise quando Lupin levò gli occhi supplichevoli su di lui nella muta preghiera di smettere perché lui era innocente e tutto era frutto di un equivoco; quegli stessi occhi che lui ricordava come gli occhi delle vittime che lo imploravano in vano di risparmiar loro la vita. I ricordi del suo torbido passato si mescolarono a quelli del presente facendolo sentire sbagliato e addirittura peggiore. In fondo sapeva che non era stato Black ad aver ucciso i Potter, ma qualcun altro; lui odiava Sirius solo per lo scherzetto giocatogli anni addietro e ora se la prendeva con Lupin perché…

Piton il giorno dopo, senza quasi saperne il motivo, rivelò a tutta la scuola la vera natura di Lupin. Avrebbe però avuto tempo per scoprire le vere ragioni che l’avevano portato a tanto.

 

-Severus? Ti senti bene?

Lupin si stava preoccupando, Piton da svariati minuti fissava vacuo il fuoco.

Come se fosse riemerso da un lungo sogno (o incubo) nei ricordi, Piton sobbalzò al sentirsi chiamare e voltò lentamente il capo nella direzione dalla quale era provenuta la voce; quando i suoi occhi ebbero messo a fuoco la figura scarna di Lupin provò, come allora, odio; un odio puro e totalizzante, che gli invase le membra prepotente come un incendio, divampando poi sulle sue labbra e prorompendo nella sua voce che eruppe velenosa nella stanza saturando l’aria di accuse tenute represse troppo a lungo per essere ancora costrette alla prigionia.

-Tu! Maledetto traditore! Come hai osato dare appoggio a quel criminale!

Si rendeva conto da solo che non era lì che voleva arrivare, ma non riusciva ad impedirsi di aggredirlo nella speranza di alleggerirsi la coscienza.

-Andiamo Severus – cercò di farlo ragionare – sai che non è stato Sirius a commettere quel delitto, perché non lo vuoi ammettere?!

Anche lui cominciava ad alterarsi, ma continuava a sentirsi in colpa, come si sentiva ormai da più di un anno.

Dopo insopportabili minuti di insostenibile silenzio che servì ad entrambi per calmarsi Piton continuò.

-Scusa per quella sera Remus, non avrei dovuto agire così. Sapevo che Sirius era innocente, ma lo odiavo e lo odio tuttora ma…

-Odi anche me Severus?

Domandò con un filo di voce Lupin

-No, non potrei odiare la vittima del rancore che scorre tra me e Black, ti abbiamo egoisticamente messo in mezzo; tutti e due. E che quando ti ho visto stare dalla parte del mio peggior nemico sono diventato geloso.

Ammise in fratta e a bassa voce Piton

Lupin sghignazzò non visto da Piton che aveva distolto lo sguardo per l’imbarazzo; non credeva che avrebbe mai ammesso una cosa del genere, ma poi, sentendosi in colpa per tutto il male che aveva arrecato ad un amico non solo con le percosse ma anche facendogli perdere il posto,senza un valido motivo, si sentì in dovere di fargli sapere almeno quello.

-Sev, non è stato facile per me non dirti di Sirius, mi sono sentito in colpa permettendo a Sirius di scappare senza che prima tu ti potessi chiarire con lui, sapevo quanto rancore gli portassi e non potevo darti completamente torto, ma non potevo nemmeno permettere che tu sfogassi la tua rabbia nei suoi confronti impedendogli di scappare,cerca di capirmi, ero tra due fuochi e non sapevo cosa fare; poi sei piombato nella stanza così arrabbiato che non ho avuto il tempo di spiegare e poi, dopo…

-Te le sei prese al posto di Sirius.

Finì per lui Piton che, dopo i chiarimenti, si sentiva sollevato almeno in piccola parte delle sciocchezze commesse.

Stava ancora riflettendo su un modo più efficace per scusarsi; tipo imbavagliare Malfoy  e obbligarlo ad arrampicarsi sul Platano Picchiatore per quello che aveva detto poche settimane prima in mensa; oppure arrampicarsi lui stesso sul Platano chiedendo perdono per non aver capito che Remus, pur essendo amico di entrambi, non poteva permettere che a Black accadesse qualcosa per un brutto scherzo giocato tempo prima a un compagno di scuola che non era mai riuscito a digerirlo ma, visto e considerato che lui era un Serpeverde fino al midollo e un comportamento del genere non poteva permetterselo, anche perché non era nel suo stile; preferì optare per il primo modo di chiedere scusa…Così poteva vendicarsi anche lui e dare di sé un’immagine di altruismo, un po’ contorto, ma pur sempre altruismo…

Non era ancora riuscito a decidersi completamente quando fu interrotto da un gesto di Lupin che aveva teso una mano verso di lui e guardandolo negli occhi aveva esclamato sorridendo:

-Piacere! Sono Remus Lupin, Grifondoro!

Piton fissò un po’ esitante alternativamente la mano tesa e il volto di Lupin, poi  si decise e con la sua tipica voce ferma fece eco:

-Piacere. Severus Piton, Serpeverde.

 

 

FINE

 

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