Un altro viaggio...

Autrici: Gwillion (nella parte di Egle) & Mac (nella parte di Piton)

Censura: io direi v.m 14

Pairing: io e Severus... tanto per cambiare.

Avvertenze: contiene allusioni assortite a Viaggio ad Hogwarts e alle vicende del Piton Fan Club... le autrici si sono macchiate inoltre di crudeltà assortite.

 

Maglione blu pantaloni, un filo di trucco, la giovane si guardò velocemente nello specchio... perché il suo caro amico telefonava sempre all' ultimo minuto quando si trattava di uscire? Borsa telefonino... no, prima il ciondolo di Mac... ma dov' era finito? Eccolo, lì, sopra ad un mucchio di fogli stampati... La ragazza fece per prenderlo... e un lampo la portò... nell' incoscienza.

Il giovane incappucciato era chino sul suo più recente esperimento quando una misteriosa luce lo accecò... come un'esplosione improvvisa e poi scemò, lentamente, lentamente...

Ma dopo la luce... nella cupa sala c'era... qualcuno di inaspettato. Ed il giovane mago estrasse la bacchetta... calandosi ancor di più il cappuccio sugli occhi.

- Cosa come quando - sussurrò la ragazza stordita... ancora nella mano stringeva il rotolo di fogli fittamente coperti di caratteri di stampa.

- Chi sei... - sibilò l'uomo... e la punta della sua bacchetta riluceva di rosso - Chi sei? - ripetè... ed avanzava minaccioso.

- Io mi chiamo... Egle. -

- Egle... - sussurrò l'altro - Chi sei, Egle? Da dove vieni... chi ti manda? -

- Non mi manda nessuno... credo, spero... se mi manda qualcuno non ha chiesto il mio permesso. - disse la giovane in un sussurro - E non so neppure se declinandoti le mie generalità nominerò dei luoghi a te conosciuti. Comunque sia... studentessa, Palermo, Sicilia, Italia. -

L'uomo si fermò, ed abbassò un po' la bacchetta, e poi si liberò del cappuccio... i suoi occhi neri rilucevano scettici, e il volto, seppure giovane, era severo.

- E posso sapere... dove... sono? -

- In un luogo... di morte. -

La giovane sbarrò gli occhi. Non disse nulla. Anche perché l' unica frase che le passava per la testa suonava più o meno come... oh che bello, devo saltare di gioia... e il suo cervello si rifiutava di mandare alla bocca una simile scempiaggine.

- Perchè quel sorriso sul tuo volto, sciocca? -

- Non sto sorridendo! -

O almeno lo sperava.

- Non hai alcun potere magico... non è vero? -

- No... non ho... - la giovane deglutì... improvvisamente le sembrava che i fogli nella sua mano bruciassero. Ma rimase immobile... sperava solo...

E l'uomo notò il tremito delle mani dell'altra... i fogli che stringeva... e la fissò indagatore.

Occhi neri, capelli neri, volto pallido... mantello nero... la giovane si sentì girare la testa.

- Dammi quei fogli... -

La giovane valutò per un istante l' ipotesi di... mangiare le prove... ma considerate le dimensioni dei fogli... le sembrava un po' troppo difficile... e così li tese all' altro, tremante. Avrebbe voluto chiudere gli occhi... ma subito dopo li riaprì, come per sbirciare la reazione dell' altro.

I neri occhi dell'uomo corsero rapidi sui fogli... leggendo... leggendo... ed una vaga espressione di fastidio si dipinse sul suo volto.

L' altra si appoggiò stancamente ad una colonna. Come in attesa di una... sentenza.

- Cosa... cosa è questo, ragazza? -

- Una cosa... stupida. - fu l' unica risposta che l' altra riuscì a dare. Fa che non sia lui... pensava una parte del suo cervello... sta zitta imbecille... rispondeva però... l' altra di rimando.

- Come sai... queste cose? - sibilò il mago - Tu menti... chi ti ha mandata? -

E' lui... e io sono fritta.

- So... parecchio... ma non... universo parallelo... mondo dove questa realtà si trova su un libro... credo, spero... o qualche mago si diverte a pubblicare tra i babbani... in tal caso mi sarei spostata solo nel tempo... -

Fortunatamente aveva scelto di appoggiarsi alla colonna, altrimenti sarebbe crollata a terra stecchita.

Il mago improvvisamente socchiuse gli occhi, e si accostò all'altra, afferrandola per la vita - Devo portarti via di qui... - mormorò.

La giovane annuì. Non disse nulla.

Ed il mago la portò... lontano.

E adesso? Pensò l' altra... ma non osava fare domande.

Erano in una camera buia... fredda. I mobili d'ebano ed i tendaggi blu emergevano a stento dall'oscurità... ed il piccolo fuoco che ardeva nel camino non riscaldava quasi.

Il mago lasciò andare la ragazza, arretrando di qualche passo. E tornò a scrutare i fogli che ancora stringeva.

L' altra dal canto suo cercava di ricostruire mentalmente COSA ci fosse in quei fogli... ma forse era meglio... non pensare proprio.

Severus sollevò per un attimo lo sguardo da ciò che stava leggendo, e scoccò un'occhiata a metà tra il disgusto e l'ironico alla giovane.

- Così questa saresti... tu? - disse piano - Un uomo dovrebbe, come una droga, sapersi insinuare tra i miei pensieri. Escludo a priori invece che io possa indossare i panni della seduttrice... - lesse, e fissò l'altra.

- Io... più o meno... -

Rispose la giovane, rossa in volto, talmente rossa da sentire lei stessa il calore delle proprie guance. E il peggio doveva ancora venire!

- Più o meno... - gracchiò l'altro, sprezzante e poi si produsse in una smorfia malevola, leggendo - Temo che in ogni cosa non ci sia solo bianco e nero. Ma anche un profondo grigio. Quindi non riesco a vedere nei babbani le semplici vittime inconsapevoli e innocenti. C'è dell' altro, ci deve essere dell' altro. E noi conosciamo solo frammenti della storia. Tuttavia... morte e sangue non riesco a giustificarli, non così, non di fronte a questo schermo. Una situazione particolare, forse... ma parlando di linee generali e conflitti quasi astratti, no. E credo di aver detto tutto. - e rise... rise freddamente, guardando la giovane con profonda superiorità.

- C' era chi aveva risposto che sperava nella riappacificazione eccetera eccetera... - sussurrò la ragazza chinando il capo... - C' è da chiedersi... o forse, no, forse è meglio non chiederselo. -

- Cos'è... ma cos'è questo? Un gioco? -

- Si... un gioco... - disse l' altra... anche se le parole stentavano ad uscire dalla sua gola.

- Un gioco... su qualcosa di mortale! - sibilò l'altro e tornò a leggere: - Sei circondata dai mangiamorte. Le loro maschere d' argento sono imperscrutabili, e tu... Descrivi la tua reazione.

- Fuggire è impossibile... tentare di implorare pietà... controproducente come minimo. E la mia maschera di razionalità crollerà in un istante. Implorerò presto... lo so... - chiudo gli occhi - Non c' è giustizia a cui possa appellarmi... sono io la prima a non crederci. E ogni mia sciocca parola peggiora la mia situazione... -

Ma come non parlare? Come? Che sia il canto del cigno? (o del brutto anatroccolo che si finge cigno...) -

- Nella tranquillità della propria casa... anche la morte può sembrare un gioco. -

L'altro tornò ad accostarsi alla giovane - Nella tranquillità della propria casa... anche lì ho visto uomini coraggiosi torcersi ed urlare d'orrore... - disse, sollevandole il mento con occhi di ghiaccio.

- La morte può entrare, me ne rendo conto... ma finchè resta fuori della soglia è così facile ignorarla... è necessario ignorarla... altrimenti non sarebbe possibile vivere. -

Sussurrò la giovane.

- Sì, sì... per i vili è così. -

L' altra chiuse gli occhi. E' vero... Pensava.

- Ed ora perchè i tuoi occhi si chiudono, fanciulla straniera? Perchè mai... scappi, forse, dalla realtà... dal timore che io so d'incuterti? Perchè la tua vita è in mano mia. -

- Non posso fuggire... - sussurrò lei mordendosi un labbro.

- No, proprio no... no davvero. E tutte le tue belle parole scritte per gioco... non ti salveranno. -

- Non... non avevano questa pretesa. - disse la ragazza, sforzandosi per riaprire gli occhi.

- Lo so che non l'avevano. E' inutile che me lo dica tu... - ghignò il giovane uomo - Sono solo così... divertenti... -

- Divertenti... -

Ripetè l' altra quasi senza accorgersene. Ma forse sarebbe stato meglio tacere, pensò subito dopo.

Il mago tornò a sollevare il mento dell'altra con uno scatto - Penso che lo farò, sai? E potrebbe non piacerti... o forse si? -

Voleva... voleva... voleva? Il cervello della giovane improvvisamente non era più in grado di connettere...

- Non hai più parole? Non ne hai? - sussurrò dolcemente l'altro - Sembravi così acuta... ed ora taci... ma non tutte le prede servono per discorrere... -

- Le parole potrebbero anche esserci... ma... ora... sembrano così inutili... - rispose la ragazza con voce tremante.

- Sai dove ci troviamo? Ora questa dimora è mia, ma... un tempo... un tempo era un sicuro nascondiglio... dove portare le proprie vittime... -

La giovane... tornò a deglutire.

Ho giocato per troppo tempo a fare la vittima... pensò, triste.

L'uomo ripiegò i fogli - Li leggerò dopo... adesso non desideri vedere le camere di tortura sotterranee, per esempio? -

- Veramente no! - esclamò la giovane - Ma ho scelta? -

- Credi di essere più al sicuro qui? - domandò Piton - Eppure... vedi quel letto? E' una macchina di tortura più efficace di tante altre, a volte... -

- Non ho detto di sentirmi al sicuro... non ho certo l' aspetto di chi si sente al sicuro. - mormorò la giovane chinando il capo - Solo mi sembrava che una frase del tipo... sì, non vedo l' ora di vedere la vergine di Norimberga e la ruota fosse... particolarmente stupida. -

- Vederle... provarle... - sussurrò l'uomo, carezzevole - Seguimi... -

La giovane annuì, vagamente terrorizzata. Poteva, poteva? Sì... poteva.

Percorsero silenziosi corridoi... dove ogni passo poteva risuonare per eternità... e poi, Severus si fermò, e si girò verso la donna.

S'avvicinò, sfiorandole i fianchi con le mani. E sorrise.

La ragazza rabbrividì. Quel tocco... quelle mani... sognate quasi per gioco... adesso... adesso...

Il sorriso di Severus si fece più luminoso... mentre un abito diverso si formava sul corpo dell'altra, una tunica di un luminoso blu.

- Questo è più consono... - disse, interrompendo il contatto tra loro, e tornando a voltarsi.

Più consono a cosa? Avrebbe voluto chiedere la giovane. Ma non osava.

Tornarono a percorrere le misteriose sale della dimora... buie ed ampie, silenziose... come sprofondate in un sonno incantato. Ed infine raggiunsero una sala da pranzo.

Niente ferri di tortura a vista... non che servano. Basta una bacchetta... ma... fermiamoci qui, per favore... pensò la giovane fra sé.

- Siedi... - disse il mago indicando il tavolo... e portate apparvero magicamente come il candeliere che gettava una luce soffusa d'intorno.

- Siedo... -

Il mago sorrise - Non t'avrei ucciso... non se tu avessi rifiutato di sederti... non avere paura... non ancora. Non hai fame? -

- Molto confortante... e non ci sono motivi per cui dovessi rifiutarmi di vedere... e fame... direi proprio di no... dal momento che devo aver lasciato lo stomaco da qualche altra parte... e poi se dovessi tagliuzzarmi... dopo... i prodotti della digestione sono poco carini a vedersi, credo... -

- Questo lo so meglio di te... mi trovo a vederli... quasi tutti i giorni... - sussurrò l'uomo portando un calice di vino alle labbra.

La giovane annuì... come nauseata. E pensava tra sé qualcosa del tipo... potevo risparmiamela, questa!

Il mago sorrise.

- Parlami di te... - sussurrò.

- Non c' è molto da dire... la mia vita è così banale... studio, libri, vita tranquilla, e troppi sogni. -

- Sogni... che sogni, ragazza? -

- Magia... - mormorò l' altra, come se in quella parola ci fosse tutto.

Il mago socchiuse gli occhi... e giunse le mani. Quando tornò a riaprirle... un giglio dai bagliori metallici era comparso. L'uomo si alzò per raggiungere l'altra... e lentamente appuntò il fiore incantato sulla scollatura della sua veste.

- Magia... - sussurrò.

- E'... molto bello... ma... -

- Ma? -

- Questo giglio è così luminoso, ma non c' è solo luce... c' è anche... ombra... non posso dimenticarlo... e anche se volessi... qui, ora... sarebbe impossibile. -

- Dimenticarlo... t'ho dato il fiore perchè tu lo ricordassi... - si chinò a sussurrarle il mago all'orecchio.

- Allora... grazie. -

- Sai chi sono? - domandò improvvisamente l'altro, ed i suoi occhi mandarono un lampo di luce.

- Io... forse... credo. Ma sapere il tuo nome... non basta a dirmi chi sei. -

- Sarebbe... un inizio, non credi? E sembra che tu... sappia molto... -

- E' forse... più un male che un bene, io temo. -

Disse l' altra chinando il capo.

- Racconta... -

- Raccontare? - mormorò l' altra... e per poco non cadde giù dalla sedia.

- Si... racconta t'ho detto... e se non volessi sai che io... posso... io... posso. -

- Lo so. - disse l' altra cupamente - Ma in genere quel che io potrei raccontarti... lo sai già, Severus... oppure appartiene a un futuro... che potrebbe non realizzarsi mai. -

Cavolo... nel test era nominato il moccioso con la cicatrice... non poteva nemmeno far finta che non esistesse... non poteva... aveva il tempo di inventarsi una nuova trama... no, che non l' aveva!

- Molto bene. Cosa pensi che ti farò? -

- Non voglio saperlo... non voglio pensarlo ad essere sinceri... e se è un invito più drastico a sciogliermi la lingua... tempo sprecato... parlerò... devo solo riordinare un attimo le idee. -

- Sai che io... devo scoprire il massimo da te? -

- Potrebbe non convenirti... - disse l' altra con uno sguardo tagliente - nei libri che ho letto tu eri... un traditore. O almeno... così sembrava. -

L'uomo rise, e fissò l'altra con occhi privi di sentimento - Traditore? -

La giovane deglutì... cosa poteva dire... cosa...

- Scusami... - Balbettò, senza nemmeno rendersene conto.

- Forse ora dovrei portarti ai miei compagni, sai? Per smentirti. -

La ragazza si nascose il volto tra le mani.

- Presto o tardi... si sarebbe comunque arrivati a questo, no? Forse potevo cambiare il modo... ma il contenuto delle mie parole presto o tardi sarebbe stato lo stesso... insomma dovevo dirlo a te... prima, prima... -

- E forse io non ti condurrò subito da loro... ma solo perchè tu potresti avere informazioni per me... informazioni di valore. -

- Capisco. -

Disse l' altra, il viso ancora coperto dalle sue dita.

- La notte sta scendendo... e domani sarà un giorno impegnativo per me, per te. Forse dovresti dormire... -

- Dormire? - ripetè l' altra con uno strano tono nella voce.

Il mago sorrise... crudele - Ti accompagno in camera... - disse con tono privo di repliche.

L' altra annuì, senza parlare. Dormire... tormentarsi nel buio in attesa del giorno dopo... ma se questi erano gli ordini...

E raggiunsero la camera da letto. Severus rimase immobile a fissare il letto, e poi la giovane.

Forse gli ordini erano altri... santi numi... perché? Perché queste situazioni le hai sognate un po' troppo spesso... disse una voce cattiva nella sua mente. E la giovane riuscì solo a torcersi le mani... incerta.

- Spogliati... - disse l'uomo in un sibilo.

Che faccio, che faccio, che faccio... ti spogli, no? Questa non è nemmeno la parte peggiore della storia... zitta, pervertita! Se mi vedi tale... è perché anche tu lo sei... abbiamo finito di votare? Sì... e anche di spogliarci... sotto la tunica non c' era nulla. Nella mano sinistra della giovane rimaneva il giglio d' argento.

- Vai a letto... -

L' altra annuì. In fondo... ci teneva tanto a rimanere spogliata di fronte agli occhi dell' altro. Avrebbe voluto mettersi le coperte sopra la testa, persino. Ma poi non lo fece...

Trascorsero pochi istanti... ed il giovane uomo si distese accanto all'altra. E lasciò scorrere le dita sui suoi fianchi.

La ragazza abbandonò la testa fra i cuscini. Quegli occhi... erano proprio come li aveva immaginati... eppure... provava quasi voglia di piangere...

Le mani del mago tornarono a percorrere il corpo dell'altra, ma con dolcezza.

E poi la strinse delicatamente.

- Buonanotte... - sussurrò.

- Non dormirò... e lo sai. Buona... notte, comunque. -

Il mago si limitò a ghignare, e strinse la giovane più forte, socchiudendo gli occhi.

Oh, desiderava che quella ragazza capisse che era totalmente nelle sue mani... che avrebbe potuto fare ogni cosa contro di lei. Ma desiderava anche che...

Silenzio. Notte, buio. E le mani di un uomo... sul suo corpo.

Vorresti... di più? Disse una voce cattiva nella mente della giovane. Certo non strillerai se dovesse... oh, ma forse... potrebbe renderlo orribile non ci hai pensato? Non ho certo fatto voto di morire ver... oh, zitta... morire! Questo si che è qualcosa su cui dovresti riflettere! Stai per morire e nemmeno te ne rendi conto, non ancora... stai per...

La giovane si sentì come fulminata da quel pensiero... fu come se la paura, che fino ad ora aveva dimorato nella parte razionale della sua mente, le fosse improvvisamente scesa nelle ossa, e nel cuore. Lacrime le inondarono il viso... e lei chinò appena il capo... sperando che l' altro... non vedesse, non sentisse...

Ma il giovane mago era ben più sveglio di quanto l'altra credesse... e sorrise... sorrise rendendosi conto del turbamento della donna.

Accostò le labbra al collo della giovane, e vi depose un lento bacio.

La ragazza si irrigidì per un istante, un breve istante. E taceva.

- Desideri essere consolata? - sussurrò il mago - Io posso farlo... -

- Tu puoi... tutto. - rispose l' altra in un sussurro.

- Io posso... ma la domanda è un'altra... - sibilò il mago, inducendo la giovane a voltarsi.

- Una domanda a cui non ha senso rispondere... perché nulla ha meno valore temo di ciò che io posso desiderare, e poi... mi chiedo quale sia... la tua idea di consolazione. -

- Voltati... non darmi più le spalle... guardami negli occhi... -

La giovane annuì, quasi tremando.

Il mago la strinse più forte... prima di prendere con la bocca le lacrime che ancora bagnavano il viso della donna.

L' altra chiuse gli occhi per un istante... paura e piacere sembravano rimescolarsi nel suo animo...

Una parte dell'animo del giovane mago gridava di... prendere quella donna e piegarla del tutto, ma...

Severus lasciò scivolare la sua bocca su quella dell'altra, e mordicchiò piano le labbra della giovane.

Paura e piacere... ripetè la giovane nella sua mente... ma era paura di provare piacere la sua, o un piacere che nasceva dalla paura stessa?

E intanto Severus desiderò un bacio vero... un bacio più profondo.

La giovane chiuse gli occhi, abbandonandosi a quelle labbra... è un dono della morte, prima che la falce colpisca. Ma non era un dono che lei potesse... o volesse rifiutare.

- Riposa, adesso... ti prego... - disse l'uomo con voce soffocata - O non potrò... fermare il mio desiderio. -

- E ha importanza per te? - sussurrò la giovane, come stupita. Poi affondò la testa tra i cuscini, come presa da un sonno improvviso, troppo improvviso in verità... per essere vero.

- Non voglio amare un corpo simile a quello di un cadavere... nè uno troppo facile a cadere nella mia rete... - sussurrò lui, ma a voce bassa, troppo bassa per essere udita distintamente

Troppo facile... almeno questo la giovane l' aveva sentito... e trattenne appena un sussulto. Ecco cosa pensa... troppo facile... e si sorprese nell' accorgersi quanto dolore le desse... quella constatazione.

Un'ultima volta l'uomo lasciò scorrere le mani sui fianchi dell'altra, prima di voltarsi con un sospiro.

 

Era mattino. La giovane quasi si stupiva di avere... dormito. E continuava a tenere gli occhi chiusi. Temendo il risveglio, temendo... il giorno.

- Il sole è alto... - disse la voce del giovane mago. Lui era in piedi, accanto al letto... già vestito, e sveglio da tempo.

E l' altra si mise a sedere, stropicciandosi gli occhi con una mano. Come se non bastasse aveva un aspetto orribile al mattino... e quasi si odiò per aver formulato un simile pensiero.

- Desideri immergerti in una vasca d'acqua? L'ho fatta preparare per te... -

Per lavarmi o affogarmi? Una voce cinica nella mente della giovane. Ma quello che disse fu invece... un ringraziamento quasi balbettato.

- Vieni allora... - disse l'uomo, e l'aiutò ad alzarsi, avvolgendola in un lenzuolo a mo di abito... e poi la sollevò tra le braccia, portandola verso una sala sorprendente...

Numerose piccole colonne di marmo nero e bianco, avvolte da piante d'edera circondavano una piccola piscina ornata da mosaici... come d'antichi affreschi e mosaici erano ornate le pareti di quel bizzarro e decadente locale. Non v'era soffitto... se non il cielo, ed i raggi del sole cadevano obliqui nell'acqua chiara della vasca.

- E'... molto bello. - sussurrò la giovane - E date le circostanze... non dovrebbe essere importante... e invece... forse... lo è ancora di più. -

Poi tacque. Con la vaga sensazione che il pensiero, logico nella sua testa, fosse diventato sulle proprie labbra una somma sciocchezza.

- Immergiti... - ordinò quasi l'uomo con un sorriso, deponendo a terra la giovane.

La ragazza annuì, affrettandosi a raggiungere l' acqua.

 - Ci sono stati... uomini per te? - domandò improvvisamente l'altro.

- Solo nei sogni. - rispose l' altra chinando il capo. Per non incontrare lo sguardo del mago.

- Nei sogni... e non hai timore di me? -

- Timore... e... non solo... - la giovane chiuse gli occhi, mordendosi la lingua.

- Avvicinati al bordo della vasca... lascia che ti massaggi la schiena... -

Lascia... la giovane sgranò gli occhi per un istante. E poi rise, mentalmente, della sua stessa sorpresa... fece come gli era stato chiesto... anche se con una vaga... riluttanza.

- E' bianca la tua pelle... - disse l'uomo disegnando piccoli cerchi sulla carne dell'altra.

E facciamo in modo che ci rimanga... pensò la giovane fra sè. Niente contatto con i ferri di tortura, prego.

L'uomo si chinò più profondamente... e le sue mani esplorarono nuovi percorsi sulla pelle dell'altra.

La giovane rabbrividì... perché era così... piacevole? Perché... quasi non riusciva... a ragionare.

E poi le dita di Severus scivolarono lente verso la morbida carne dei seni della giovane.

E l'uomo si morse appena le labbra, sorridendo...

L' altra reclinò indietro la testa... ho paura, pensò, e voglio aver paura... e non c' è solo, paura... e d' altronde... perché rifiutare il miele posto sull' orlo del calice amaro... prima che il fiele lo avveleni?

Severus desiderava... tormentare quella carne... tormentarla con una lenta dolcezza, e intanto pose la bocca sul collo dell'altra, percorrendolo con la punta della lingua.

 - Perché? - disse la ragazza, in un brivido, ma poi chiuse gli occhi e - Scusami - disse - era una domanda sciocca. -

- Desideri che smetta? - fece l'uomo in un sibilo, e le sue dita si contrassero...

- No. - disse l' altra in tono chiaro. E poi chinò il capo come se quella parola equivalesse a una condanna.

Il mago sorrise... il suo volto era tutto un sorriso... infinito.

- E' una dichiarazione di... di appartenenza, quasi? -

- La cosa ti dispiace? Ti rendo forse... troppo facile il gioco? -

- Affatto... non è mai facile come può sembrare, sai? C'è ancora tanto da... -

- C' è... o forse sarebbe meglio... che io non sapessi... -

- Se desideri... ma presto saprai... presto... -

La giovane chiuse gli occhi. Non c' era nulla che potesse dire.

- Vieni fuori, adesso... -

- Si... vengo... - per un istante aveva sentito l' acqua come una protezione... ma si era sbagliata, e dunque... - E... per asciugarmi? -

L'altro sorrise, ed un caldo vento avvolse il corpo della donna.

Certo sperare in accappatoio era troppo... e sembra che gli ultimi giorni della mia vita dovrò passarli in tenuta adamitica... e nonostante tutto... la cosa continuava a metterla a disagio. Oltretutto alla luce del sole... erano molti i difetti del suo corpo... almeno agli occhi della giovane. Il lenzuolo... sì, c' era sempre il lenzuolo... e si chinò per prenderlo.

- Cosa fai? -

- Non posso raccoglierlo? - fece l' altra, e bloccò la mano a metà.

- Provi... vergogna? -

- Se devo dirti quello che provo... puoi anche metterti seduto... ci vorrebbe del tempo. Provo vergogna si, una parte di me la prova, un' altra urla di disgusto per questa vergogna insensata... un' altra si atteggia a fatalista e interrompe la discussione leggendo brani degli epitaffi che va componendo... un' altra ancora si è distaccata e ride della confusione generale che si agita nel mio cervello... - la giovane si interruppe portando le mani alla testa - un' altra è completamente persa nel fascino morboso della situazione, un' altra continua a dire che devo restare lucida... e a me sembra di stare andando in pezzi... ma adesso ho detto troppo, quindi vedrò di tacere. -

Severus si avvicinò sorridente, e carezzò piano le spalle della donna, mentre un abito viola si formava sulla pelle di lei.

- Le numerose parti di me... ringraziano. -

Disse l' altra in un sussurro.

- Cosa credi... ci attenda adesso? -

- Io non credo... - rispose l' altra mordendosi un labbro - ecco... già è abbastanza complicato... affrontare una cosa per volta... se mi metto pure a fantasticare sul futuro... no, io cerco di non farlo almeno. -

- In laboratorio... -

La giovane chinò il capo. Cercando di solo di non tremare.

- Ho esperimenti da fare... -

Su di chi? Pensò la ragazza. Ma si guardò bene dal dirlo.

- Dunque, senza indugi... seguimi. -

L' altra annuì. C' è solo da vedere se si accontenta di terrorizzarmi o... ma che bisogno ha di calcare ulteriormente la mano? A terrorizzarmi ci riesce benissimo! Pensò la giovane mentre una morsa di paura tornava a contrarle lo stomaco.

E raggiunsero una sala scura e con scaffali stracolmi di boccette misteriose.

La giovane si guardò intorno con gli occhi sbarrati. Quel luogo sarebbe potuto persino piacerle... se non avesse nutrito ancora il sospetto di stare per correre più rischi del rospo di Paciock in quel momento e tra quegli scaffali.

- Siediti lì e taci... - sussurrò il mago, indicando uno sgabello.

E l' altra fece come gli era stato detto... obbediente.

E poi il mago sorrise - Non v'è nulla di simile lì da dove vieni? Mi riferisco a pozioni... e simili. -

- Non il vostro genere... di pozioni. -

- Avvicinati... vieni qui accanto... -

Si avvicinò.

- Vogliamo vedere se con un po' d'aiuto... riesci a preparare una pozione? -

La giovane sgranò gli occhi.

- Sì, sì... spero solo di non dover bere l' intruglio poi... -

- Dipende... da cosa prepareremo. Se fosse Veritaserum... ma non ti dirò se questa pozione... sia o non sia per te... non ancora... -

- Mi preoccupavo piuttosto per un auto avvelenamento. E poi... non credi che sarei felice di bere il famoso Veritaserum... per certi versi... almeno... -

- Chissà... ma non garantisco di propinarti quello... -

- Tanto non ho scelta... - disse l' altra inclinando la testa - E questa pozione... dunque? -

- Comincia a prendere quel porta provette e tre fiale pulite... apprendista maga. - disse l'altro sorridendo.

- Appre... - ripetè la giovane sorpresa... poi scosse la testa e fece come le era stato detto.

- Controlla che quelle provette siano davvero pulite e dopo prendi quei quattro barattoli sullo scaffale più basso. Ricorda che un errore può costarti la vita. -

Giusto per lavorare con la dovuta calma... pensò la ragazza fra sé. Ma eseguì gli ordini senza fiatare.

Prepararono un composto dall'iridescente candore...

- Mescilo con delicata lentezza... - sussurrò il mago, accostandosi alla giovane - Con lentezza... -

- Non è il genere di cose che io sappia fare velocemente... affetto una carota nel tempo in cui mia nonna ne sminuzza cinque... o il paragone ti offende? -

Il mago non rispose... stava slacciando piano il corsetto della veste dell'altra.

- La pozione... - mormorò lei... mentre la sua attenzione si divideva pericolosamente tra lo strano miscuglio... e la mano dell' uomo.

- Questa carne è come la pozione... - mormorò il mago... e le sue mani esploravano, indiscrete, il corpo dell'altra.

- Devi essere ardente e delicata... come io sfioro la tua pelle... -

Qui farò esplodere tutto! Pensava la ragazza fra sé, eppure... eppure...

- Chissà perchè ti faccio questo... non te lo chiedi? - sussurrò l'altro sfiorandole il collo con le labbra.

- Per confondermi? Più di quanto io non lo sia? -

- Chi lo sa... - sorrise - Ma ora... non è il momento di provare quella pozione? -

- E' già pronta? -

Stupida, stupida, stupida... se proprio devi parlare dì almeno qualcosa di più intelligente!

- E' un composto assai semplice... devi provarlo... -

Cucchiaio, dito, con che la prendo questa roba... infine portò la coppa alle labbra.

Ma Severus la bloccò - Non va bevuta... -

La giovane chiuse gli occhi. Sono un' imbecille, ormai è conclamato.

Il mago sorrise appena, ma il suo volto era quasi duro quando estrasse la bacchetta.

- E adesso? -

Disse l' altra in un sussurro.

- Non posso più attendere... - disse l'uomo, puntando la bacchetta.

La giovane lo fissava... con occhi spenti. Non osava... quasi nemmeno pensare.

Il mago agitò la bacchetta, e le fiale che erano rimaste sul tavolo scomparvero... mentre la coppa che fino a poco prima era stata tra le mani dell'altra, adesso galleggiava a mezz'aria.

Magia... la parola tornò ad aleggiare nella mente della ragazza.

- Ti trovo... interessante... - sussurrò il mago - Troppo per ignorarlo... -

- Grazie... - disse la giovane di sfuggita. Parlando ancora una volta troppo in fretta, forse.

- Sai cosa voglio? -

- Ad essere sinceri... no. - disse l' altra... e arrossì.

- Indovina... -

La giovane si morse un labbro.

- Detesto indovinare quando non c' è nulla in gioco... figuriamoci adesso! -

- Davvero non vuoi? - sorrise l'uomo, ma era un sorriso crudele, e spinse l'altra più verso il tavolo.

- Qualcosa mi dice che non si tratta solo di una raccolta di informazioni... in questo momento... ma potrei sbagliarmi. -

- Smetti di giocare! - sibilò l'altro stringendola alla vita - Comincia a seccarmi questo atteggiamento da bambina... adesso voglio la donna... -

- Ma io... io... - la giovane scosse la testa, in preda ad una nuova paura improvvisa.

- Cosa? Quale scusa addurrai? - sibilò l'altro strappandole con un impeto inconsueto la veste.

- Niente scuse... solo... - non riusciva a parlare, le parole le morivano in gola.

L'altro la prese tra le braccia, e la depose piano sul tavolo...

- Guarda... cosa mi hai fatto... - sussurrò, svestendosi.

Guardare... un istante dopo la giovane aveva gli occhi fuori dalle orbite. E cosa... no... il mio cervello è completamente andato... non sono in grado di rispondere in maniera sensata... a nulla.

Severus raccolse la coppa che ancora galleggiava a mezz'aria, e si avvicinò all'altra.

- I miei sogni... spesso... somigliavano a questo... - mormorò la giovane, senza saperne bene il motivo. O forse voleva solo... che l' altro sapesse.

- Non è un sogno, Egle... -

Mormorò Severus, e iniziò, lentamente, a versare il contenuto della coppa sulla pelle della giovane... il caldo e vischioso contenuto della coppa sulla pelle sottile e pallida del ventre dell'altra, e poi sui seni, sulle braccia. E sorrideva... sorrideva affamato e crudele.

- No... non è un sogno. -

Ammise l' altra.

Poi la coppa cadde a terra, mentre le sottili dita dell'altro massaggiavano la pelle della fanciulla, con una violenza delicata. E la luce nei suoi occhi cresceva...

La giovane fissava l' altro... senza parlare. Perché non osava pronunciare il pensiero che adesso nasceva nella sua mente.

- Sarai mia, presto... - disse l'uomo in un sussurro, e si chinò a baciare la donna.

E inizio a credere che varrebbe la pena di morire per questo... sì, diglielo, cos' è un invito a scannarti? Ma la seconda voce era debole... sin troppo debole nella mente della giovane.

Le labbra del mago abbandonarono quelle della donna. Percorrendo il corpo di lei... poi sollevò la testa, fissando l'altra negli occhi - Sai che... pozione hai avuto? - domandò - Tu... sentirai tutto... di più... molto di più... -

L' altra seppe solo annuire.

- Già prima mi sembrava a tratti di impazzire... -

Di desiderio.

L'uomo inclinò la testa, tornando a percorrere con la lingua i sentieri del corpo dell'altra.

- Ma come sentirai più il piacere... così sarà anche per il dolore... -

- Dolore... -

Ripetè la giovane... come ipnotizzata.

- E piacere... - sussurrò l'altro, sorridendo mentre lasciava scivolare una mano a scoprire ed esplorare il segreto giardino d'estasi che mai nessun altro aveva conosciuto.

- Severus... - sussurrò la giovane, quasi aggrappandosi a quel nome nelle onde d' emozione che invadevano il suo essere.

Il mago si morse un labbro, mentre le sue dita si facevano più ansiose, più indiscrete.

- Piacere... e dolore... - sussurrò ancora.

- Tu sei entrambi... -

- Ma ora... ti darò il secondo. - sibilò, e la sua bocca morse la bianca pelle dell'altra... mentre scivolava su di lei.

Dolore... la giovane rispose con un breve urlo. Eppure non era... soltanto dolore...

- E poi... - continuò il mago - Varcata la soglia resta soltanto estasi... solo quella... -

La ragazza non disse nulla, le sue mani cercavano l' altro... per stringerlo a sé.

- Ebbene... sia così... sii... mia... - mormorò l'uomo... ed affondò nell'altra, stringendola con un sussulto. Chiudendole la bocca con un bacio, impedendole di gridare.

Dolore... piacere... e sua... sua... i sogni impallidivano, svanivano mutandosi in spettri.

Severus iniziò a prenderla con dolcezza, piano... piano... perchè lei potesse assaporare ogni istante, ma poi... poi la dolcezza lasciò il posto ad una fame violenta.

La giovane urlò, desiderando urlare... eppure il dolore era solo... una minima parte di ciò che provava. Urlava il nome di lui, come fosse stato un incantesimo.

Ed il mago pronunciava il nome della donna, mescolandolo ai baci... ai morsi, alla sete che lo avvinceva. E la stringeva di più, sempre di più... quasi folle.

- Severus... -

Ed in fine, in un ultimo sussulto, lui le diede piacere, e prese il suo...

- Severus... - tornò a sussurrare la giovane, ancora una volta.

L'uomo l'accarezzò, e sospirò... non desiderava parlare, no... ma la strinse, e la sollevò tra le braccia... e furono nella camera da letto.

L' altra inclinò appena il capo... come in attesa.

L'uomo la depose sul letto, tra le lenzuola. E la osservava.

- Continui a confondermi, lo sai? -

- Perchè? - sussurrò il mago sedendosi presso di lei.

- Non... non te ne rendi conto? -

- No... -

- Io quello che provo... è così ingarbugliato... c' era anche... c' era il tuo volto nei miei sogni... e adesso... e potresti uccidermi... e... - la giovane chiuse gli occhi, quasi sommersa dalle sue stesse parole.

- T'ho già uccisa... -

- Uccisa... ma... non credevo fosse così dolce... morire. -

- Ma io ti ho uccisa davvero... è stato un dolce sacrificio... ma la ragazza che è entrata qui... in parte è morta. -

- Non è soltanto... cresciuta? -

- E' lo stesso... - sussurrò Piton distendendosi accanto all'altra.

- Detto in quell' altro modo... sembra una cosa brutta, però. -

- Davvero? Non necessariamente... -

La giovane socchiuse gli occhi.

- Immagino di avere un' ottica un po' troppo ristretta... istintivamente la parola uccidere non... ma lasciamo perdere, è meglio. -

- E tornerò ad ucciderti, sai? -

- Tutto dipende... dal modo. -

- Hai un buon odore, sai... fragrante... -

- Sono le tue pozioni... -

- No... - sussurrò l'uomo, tirando a sè la donna.

No... l' altra sorrise... timidamente.

- E' vero che voi non maghi siete assolutamente da eliminare... è assolutamente... vero... - mormorò il mago affondando i denti nel collo dell'altra.

Ancora un breve urlo. E un pensiero a sproposito. Beh, almeno non ti chiama babbana... la giovane odiava quel termine... ma poi fu l' altro a tornare ad attirare tutta la sua attenzione.

- Cosa devo fare di te? Cosa? Posso trattenerti sempre qui... legata a me? -

L' unica risposta dell' altra fu uno sguardo... triste.

- Desideri che ti lasci andare via? - domandò il giovane uomo, mentre la sua bocca affondava nella tenera carne della donna.

La giovane chiuse gli occhi.

- Desidero... ciò che desidero adesso sarebbe... poterti dire che accetto tutto di te, a qualsiasi prezzo. Ma non sono capace, non sono capace. -

- Dimmi solo se desideri andare, o... no. Non voglio saperlo... a suo tempo ti metterò davanti alla scelta. -

L' altra si strinse all' uomo con tutte le sue forze.

- La gioia che mi dai ora è così grande, così grande da sembrarmi folle, ma proprio per questo so che potresti darmi una disperazione altrettanto grande. E ho paura... non saprei... affrontarla. -

- Potrei evitare di darti... disperazione. - sussurrò il mago - Potrei... liberarti. -

- Eppure non è... ciò che desidero realmente. Temo la vita... l' ho sempre temuta... ed è così dolce l' ombra del tuo... morire. -

- Dolce... come una coppa di veleno... - sorrise l'uomo, lasciando scorrere un dito sul ventre della donna - Amo preparare solo veleni di mortale dolcezza... dolci come il sapore della tua femminilità. -

E la giovane socchiuse gli occhi.

- Sono tua... se credessi nel destino... direi che ti ero... destinata. -

- Davvero? Ma sai che io ci credo? E dunque... se è il destino a volerci uniti... supererai ogni prova... -

L' altra sobbalzò poi tornò a chiudere gli occhi.

- Anche io in qualche modo ti uccido... e forse lo ignori... -

- E se non lo ignorassi? Se volessi essere ucciso? Non lo hai pensato... non è vero? - e le carezze del mago si facevano più insistenti.

- Oh, io credo che tu lo voglia... il tuo futuro... un futuro che non potresti amare... o forse tu adesso intendi... altro? -

- Il futuro... vorrei impedirti di parlarne, giovane donna. Impedirti di vedere, adesso... per quale pazzia ci interroghiamo su ciò che sarà? Ciò che io so... ciò che tu sai... ora non contano. -

La giovane si morse un labbro, e non disse nulla. Come incerta sul senso delle parole dell' altro.

- Non avere paura... non per un po'. -

- Per un po'... - ripetè l' altra, e quasi sorrideva.

- Desideri passeggiare nel mio giardino? - domandò improvvisamente l'uomo.

- Desidero... nulla in contrario ai giardini. -

- Allora lascia che ti avvolga, che ti drappeggi con un lenzuolo... voglio vederti vestita così... come le donne d'un tempo... -

L' altra annuì, e sorrise. Sorrise di nuovo.

- Ogni tuo gesto, ogni tua attenzione... come una droga... nei miei pensieri. -

L'uomo sorrise... e trasportò la giovane verso un freddo giardino. Il muschio cresceva lungo viottoli di pietra consumata, e sulle statue antiche, persino sul tronco degli alberi ritorti. Pozze d'acqua scura mandavano cupi bagliori, riflettendo la pallida luce che filtrava tra i rami... e l'odore della resina arborea si spandeva dolcemente d'intorno.

- Bello... perché mi inondi di tanta... bellezza? - sussurrò la giovane.

- Bello... non so se sia bello... ma questo giardino è come me, ed io volevo portarti in me. -

- Ai miei occhi è semplicemente stupendo. Ma io ho strani gusti... e non mento sai... - la ragazza sorrise - ci sono le prove. -

L'altro le chiuse la bocca con un bacio - Passeggia con me, adesso... lungo sentieri segreti... -

La giovane annuì, stringendosi al mago. Poggiando appena il capo sulla sua spalle.

E iniziarono a vagare... a volte tutto sembrava silenzioso, incantato... ed altre volte il canto degli uccelli riempiva l'aria.

Poi raggiunsero una rovina... simile ad un antico tempio... un luogo magico, nascosto tra i rami e le pietre...

La ragazza continuava a guardarsi intorno, con gli occhi sbarrati.

Entrarono nel tempietto... il soffitto era aperto sopra una vasca di ninfee... ed ai due lati fontane coperte di verde muschio zampillavano d'acqua e il suono limpido del suo scrosciare era come musica. Alcune statue osservavano i due visitatori dai lati della sala... ed i loro occhi parevano vivi.

Grazie di questo, pensava la giovane... grazie... ma non parlava, per non rompere l' incantesimo.

- Vieni a rimirare le statue... - sussurrò il mago, alla fine - Vengono dalla Grecia... sono antiche, e di perfetta bellezza. -

- Sto... rimirando... -

- Hanno la bellezza della morte... - disse l'uomo, carezzando il gelido volto di marmo d'una statua di fanciulla.

L' altra annuì, annuì soltanto.

- Potresti essere una di queste statue... - sussurrò poi - la tua pelle... ha lo stesso candore. -

Alla faccia della Rowling e dei suoi... "colorito giallognolo!"

- Non ho la loro tranquilla fissità... - mormorò il mago con espressione grave, e sospinse l'altra accanto alla statua, allontanandosi per osservare.

Poi s'accostò, e sfiorò la gelida bocca di marmo... e dopo strinse la donna viva e calda tra le sue braccia e la baciò come solo i vivi possono fare.

- E' vero... - sussurrò lei - ancora una volta ho detto... una cosa sciocca. -

In quel momento una statua d'uomo... allungò le sue gelide braccia, cingendo la vita della donna. Imprigionandola in un abbraccio di pietra... e Severus sorrise.

- E questa è la punizione... immagino... - disse l' altra, incerta se essere preoccupata o meno.

- Punizione... perchè punizione? -

- Perdere un abbraccio di carne per uno di pietra... il tuo abbraccio... -

- Ma anche un amante di pietra... può avere i suoi vantaggi. Lui non ti seccherà mai con le sue ciance, ad esempio... - e la statua si muoveva ancora... e labbra di pietra scivolavano sul collo della donna.

- Non mi sembra che tu cianci... - rispose l' altra cercando di divincolarsi.

- E tra le braccia della pietra diventerai anche tu un'opera d'arte... ed il tempo non avrà alcun significato... - sussurrò ancora il mago, mentre edera cresceva avvinghiandosi alle gambe della donna.

- Mi arrendo... - mormorò l' altra scuotendo la testa - mi arrendo al tuo volere. -

Il mago assentì, e si avvicinò lentamente, lasciando scivolare a terra il lenzuolo che ricopriva il corpo dell'altra.

- Siamo ritornati al momento di aver paura? - domandò la giovane in un sussurro - Se vuoi dirmelo, intendo. -

- Paura... estasi... incertezza... gioia... chissà... - sibilò l'uomo.

- Però devi ammetterlo. - disse l' altra inclinando il capo - La conversazione del convitato di pietra lascia un po' a desiderare. -

- La sua conversazione è una conversazione che tu non puoi udire, fanciulla... parla la lingua del tempo... la lingua della pietra... -

- E tu... riesci ad ascoltarla? - domandò lei, ed era quasi seria adesso.

- Io sì... - disse il mago socchiudendo gli occhi, i suoi occhi di buia luce - Io conosco la lingua del tempo e quella della pietra... ed ho lungamente conversato con le statue... e poi con gli alberi, con l'acqua... con le ombre del passato. Quelle ombre che ti danzano intorno... ma che non vedi, non senti... eppure esse stanno lambendo la tua pelle, s'agitano ai margini del tuo pensiero... -

- Forse se fossi sola... ma non è un invito a lasciarmi qui, sia chiaro. -

- No, lo so... non lo è. Eppure se ti lasciassi qui... mi conosceresti molto meglio... -

- Sarebbe una buona ragione... - ammise l' altra, esitante.

- Forse... - ma le bianche braccia di marmo s'erano aperte, e l'edera ritirata, e la giovane ricadde tra le braccia del mago.

- Meglio, molto meglio... - sussurrò lei stringendosi all' uomo.

- Questo luogo è come un'urna... un'urna come potrebbe esserlo persino il ventre di una madre... ma ora siamo in due... -

- Se tu mi vuoi... far entrare... -

L'altro sorrise, e strinse la giovane... cercò le sue labbra.

Val la pena di essere qui... val la pena... pensò lei... e rispose al bacio dell' altro, con esitante lentezza.

- Una sorta di fuoco mi prende quando... quando ti sfioro, ti tocco... ed ardo... -

- E' vero? - domandò l' altra, come stupita.

- Sì... e dopo mi resta un languore... come se tu fossi oppio... -

- Non mentirmi ti prego... - fece l' altra stringendosi all' uomo - Ti prego... per quanto possono valere le mie preghiere. -

- Non è menzogna... e forse dovrei scappare... ma desidero troppo essere in te... averti vicina. -

- Come, perché? Come è potuto accadere? Non è una storia questa (sic) dove uno come te possa quasi all' istante... per una come me... -

- Come... perchè... che ne sai tu? -

- Non so... io non so... e vorrei... sapere. -

- Non è tempo di sapere... ma è tempo di piacere. - disse l'altro, e condusse la giovane verso l'uscita del tempio... facendola distendere sull'erba umida.

- Le due cose si negano forse a vicenda? - sussurrò l' altra e poi - Ma no, sto zitta... non temere. -

- No... no... ma non saprai... - sussurrò il mago... e già la sua bocca percorreva il corpo dell'altra, indugiando sul morbido petto, sul collo...

- Io... - la giovane poi sorrise... cedendo... al piacere.

- A te piace che io giochi sul tuo corpo, non è vero? -

- I giochi che hai fatto sin ora mi sono piaciuti... molto. -

- Poi verrà il tempo che sia anche tu a giocare... ma se ti ho compresa tu preferisci essere giocattolo... -

- Un... forse... - la giovane si morse il labbro - Un termine meno offensivo non esiste? Ma me lo merito, temo. -

Severus si accigliò - Non è un termine offensivo... non lo capisci? -

- Non volevo dire che lo fosse nella tua mente... tuttavia... -

- Tuttavia? -

- Oh, beh... io usavo... vittima! - disse l' altra a metà tra la risata... e il timore. - Giocattolo fa pensare a una cosa, non a una persona, ecco tutto. -

- Che sciocchezza... che sciocchezza... - e affondò i denti nel collo dell'altra.

- Sciocchezza? - riuscì a dire la giovane... mentre i morsi dell' altro... la rubavano a sé.

- Sì... - e la strinse più forte.

- Sciocchezza... - ripetè l' altra... ma la parola aveva perso... ogni significato.

- Dì il mio nome... - sussurrò il mago... affondando in lei.

- Severus... -

- Egle... -

L' altra rispose solo affondando le dita tra i capelli dell' altro. Era così bello sentire quel nome... sulle sue labbra, con la sua voce...

- Mia... - mormorò il mago - E non andrai da nessuna parte... giuralo... -

- Lo giuro. - sussurrò la giovane - Lo giuro. Hai la mia promessa. A te il compito di serbarla... di non... -

- Non dire troppo... non dire troppo... -

- Io posso anche tacere... ma tu conosci le parole che ho pronunciato... e non puoi cancellare i miei pensieri... non con una semplice frase. -

- Credi che io voglia questo? Cancellarli? - domandò l'uomo stringendo la presa, quasi ferocemente.

- Io... io non lo so... -

- Allora se non sai... non credere, non presupporre... affidati a me anima e corpo. -

- Io mi affido a te anima e corpo. - la giovane chiuse gli occhi - Quali che siano le conseguenze. -

- Non temere... seppure dovessi prendere la tua vita... sarà senza dolore. -

- Grazie... grazie... - mormorò l' altra, e si strinse all' altro. Lacrime rigavano il suo volto.

- Non piangere... non devi... -

- Non sono lacrime che mi dispiaccia versare. -

- Ma io non voglio vedere lacrime sul tuo volto. E non adesso... adesso voglio vedere solo... tu sai cosa... -

La giovane sorrise, e allungò appena una mano, per carezzare il volto dell' altro.

Severus prese quella mano per baciarla, succhiandone le punte delle dita, e sorrideva.

E il sorriso sul volto dell' altra si allargò ancora di più.

- Vorrei insegnarti molte cose... molte cose... -

- Lo farai... io credo. -

- Desideri che torniamo alla mia dimora? -

- Come preferisci... per me non ha importanza... davvero. - e fissava gli occhi dell' altro, il loro nero splendore.

- Ho paura che tu prenda troppo freddo, restando qui... possiamo andar via senza fatica... - disse l'altro, posando la bocca sulle labbra dell'altra... e poco dopo erano in camera.

- Sì... direi proprio senza fatica. - ripetè la giovane, e sorrise.

- Ed ora... -

- Ora... -

Il mago si tirò a sedere - Vieni qui... -

- Vengo... - ripetè l' altra. E continuava a sorridere.

- Siedi su di me... -

- Spero di non schiacciarti con il mio dolce peso, comunque... oh, vorrei non smettere mai di sorridere! -

- Allora non smettere... -

- Non sto smettendo, mi sembra. - E poggiò il capo sulla spalla dell' altro.

- Baciami, fanciulla... e i tuoi sorrisi non avranno fine... -

- Ti avrei baciato comunque! - e eseguì, con lentezza, la piacevole incombenza.

- Stai già imparando... e questo è confortevole... presto saprai tutto... -

- Insegnamenti monotematici, dunque? - domandò l' altra inclinando la testa. Ma continuava a sorridere.

- Monotematici, quale sciocchezza... -

- Diciamo limitati a un aspetto della vita... importante... ma pur sempre... ah già... di quale vita parlo? Questo è il tempio di eros e thanatos... -

- Ma la morte che qui si trova... è come rinascita. -

- Non era mia intenzione negarlo. -

Severus sorrise - Senti il fuoco che io sento? -

L' altra non disse nulla, ma tornò a baciare l' uomo. Stringendosi a lui con tutte le forze che aveva.

- Puoi trovare da solo la risposta. -

- Eppure... non posso tacerti qualcosa che ti darà... dolore... -

- Parla. Per favore. E poi... consolerai il mio dolore. -

- Di certo... altri sanno che sei qui... -

- Capisco. -

- Verranno a cercarti... indagheranno... -

L' altra potè solo annuire.

- Dovrò trovare un modo per convincerli, ma se... se... -

- Mi hai già promesso più di quanto non avrei mai osato chiederti, Severus. -

- Le promesse non risolvono i veri problemi... o i miei giuramenti di fedeltà... -

- Se dovrò morire, morirò. Più di questo... non posso dire. -

- Morire... non basta... a volte. -

La giovane chiuse gli occhi. Non riusciva a parlare.

- E' già molto per me... che non sia tu a volerlo. -

Sussurrò infine. E non togliermi anche questo, te ne prego.

- Ma non ti avranno... lo giuro... in ogni caso non ti avranno... -

- Non se questo deve voler dire per te... -

- Questo non deve interessarti... -

- Io voglio che mi interessi! -

- Ma è saggio? Lo è? -

- Devo solo mettere sulla bilancia due diversi dolori. E poi scegliere. Ecco tutto. -

- Deve essere necessariamente dolore... - l'uomo scosse la testa - No, no... -

- No. Non necessariamente. Eppure sono le ipotesi peggiori... quelle che stiamo considerando, mi sembra. -

- Forse, allora... dopotutto dovresti odiarmi... - sussurrò il mago.

- Forse... ma... non lo so. Tu mi confondi, te l' ho detto. -

- Non vedi quanto sono egoista? -

- L' egoismo... posso comprenderlo... d' altronde... ho ciò che mi merito. Dopo aver passato la vita a dire... cavalieri bleah, eroi schifo, grif... -

La giovane si interruppe, come a disagio.

- Dunque giustificheresti... ma vestiamoci, desidero mostrarti qualcosa... -

- O fai apparire gli abiti, Severus. O mi dici dove sono. -

L'altro agitò la bacchetta, e sorrise.

- Grazie. - disse l' altra, e sorrise a sua volta.

 

[continua]   [fuori]