PAIRING:
nessuno.
CENSURA: per tutti.
NOTE: i personaggi sono
quasi tutti della scrittrice J.K. Rowling; alcuni sono stati inventati
dall’autrice di questa fanfiction. Questa storia segue quella narrata in
“Carissimo Potter”, anche se è scritta in chiave comica. Buon divertimento.
Scuola di
Magia di Durmstrang.
Alcuni
giorni dopo, il professor Piton era nel suo studio e stava leggendo con
interesse il libro di maledizioni egizie che gli era stato inviato dal suo
carissimo amico e consulente personale Imhotep-En-Ath. Sentì bussare alla
porta: era il suo segretario. –“ Signor preside, scusi se la disturbo, ma
all’ingresso c’è un certo Adalbert Bradsbury che chiede di lei: vorrebbe
parlarle”- -“Adalbert Bradsbury? Mai sentito. Fallo entrare.”- rispose Piton, sperando in cuor suo che non
fosse un altro scocciatore. Poco dopo nello studio fece il suo ingresso un
individuo con lunghi boccoli biondi e un abito fucsia con rifiniture rosa
shocking; sul viso aveva stampato un largo sorriso. Alla sua vista il professor
Piton sbiancò: -“Non è possibile! Gilderoy Allock!!”- -“Oh no, si sbaglia. Il
mio nome è Adalbert Bradsbury; il suo segretario deve averle riferito male!
Sono qui per proporle un’importante impresa; naturalmente il grosso del lavoro
lo farò io, ma visto che lei è così famoso, credo che sarebbe felice di
partecipare. Come forse saprà, Harry Potter è misteriosamente scomparso ed io
ho intenzione di cercarlo. Ho già risolto con successo molti misteri e …”- -“F-U-O-R-I
D-I Q-U-I !!!!!!!!!!!!”-.
Il
segretario del professor Piton, che attendeva pazientemente fuori dallo studio,
udì un enorme fracasso provenire dall’interno dello studio stesso, come se degli
oggetti venissero lanciati attraverso la stanza. Ad un tratto la porta si aprì
e il sedicente Adalbert Bradsbury si precipitò nel corridoio, con i capelli
scarmigliati e le vesti fucsia sporche di una strana roba verdastra e
appiccicosa. Sulla soglia comparve anche Piton, furente. –“Marcus, - disse al
segretario che lo fissava allibito – fa in modo che quell’individuo esca da
questo edificio e non vi rimetta mai più piede! Se dovesse ripresentarsi al
cancello, sguinzagliagli contro i miei fedeli alligatori!”-. Detto questo,
Piton rientrò nella sua stanza e chiuse la porta con un calcio.
Due giorni
dopo, il professor Piton era ancora immerso nello studio del libro inviatogli
dal suo amico. Di nuovo fu interrotto dal segretario che gli annunciò con voce
incerta: -“Ehm, preside, mi scusi per l’interruzione….ehm, ma vede…ehm al
cancello ci sono due persone che insistono per vederla. Uno è il tizio che è
venuto giorni fa con l’uomo barbuto e l’altro è…ehm…Adalbert Bradsbury. Cosa
faccio?”- -“Assolutamente nulla! Il cancello è chiuso e non possono entrare.
Anzi, ora che ci penso, sguinzaglia gli alligatori: non si sa mai…”-. Nel
frattempo dalla finestra aperta della stanza era entrato un grosso gufo reale;
l’animale aveva svolazzato in circolo un paio di volte, poi aveva sganciato,
sulla testa di Piton, un rotolo di pergamena e successivamente si era dato alla
fuga, forse prevedendo quello che sarebbe successo in seguito. Piton, irritato,
prese il rotolo e lo lesse: era una lettera del Ministro della Magia Cornelius
Caramell. Ad un tratto Piton appallottolò la pergamena e la lanciò nel fuoco
che ardeva nel camino, gridando: -“Questa è una congiura! Si sono messi tutti
d’accordo per farmi venire un esaurimento nervoso! Prima Lupin e Sirius Black,
poi addirittura Gilderoy Allock e adesso Caramell! Ma cosa credono, che io stia
tutto il giorno con le mani in mano? E soprattutto, credono che io debba
eternamente salvare la vita di Harry Potter? IO DETESTO HARRY POTTER!!! La sua scomparsa è la cosa più
bella che possa capitare e invece tutti quanti, piuttosto che esserne contenti,
non vedono l’ora di riaverlo tra i piedi! Roba da non credere! Se continuano a
scocciarmi con questa storia di Harry Potter, mi faranno diventare matto! Devo
correre ai ripari!”-. Prese una pergamena da uno dei cassetti della scrivania e
iniziò a scrivere rapidamente, mentre il segretario lo fissava attonito, senza
parole. Mezz’ora dopo Tyto, il barbagianni del professor Piton, sfrecciava a tutta velocità fuori dalla
finestra diretto verso il lontano Egitto.
Polinesia,
Snakes’s Island (piccola isola a sud di Tahiti, non segnata sulle carte
geografiche). Una settimana dopo.
Il
professor Piton si stava godendo la vacanza, la prima vera vacanza della sua
vita. Si dondolava su un’amaca fissata ai tronchi di due palme e studiava un
libro di Arti Oscure; su un ramo vicino, all’ombra, sonnecchiava Tyto il
barbagianni; un pitone era arrotolato attorno ad uno dei cavi che collegavano
l’amaca ai tronchi. Il suono delle onde che si infrangevano sulla spiaggia era
rilassante; la brezza marina faceva tremolare le fronde delle palme; un profumo
floreale si diffondeva nell’aria fresca; gli uccelli cinguettavano
allegramente. Piton smise di studiare, chiuse il libro, mise gli occhiali da
sole e si distese sull’amaca: avrebbe fatto un sonnellino. Tutto era
tranquillo, non c’era traccia di scocciatori in giro: era l’unico essere umano
su quell’isola…
Uno strano
rumore lo fece svegliare; aprì gli occhi e vide tre rapaci che svolazzavano
sopra di lui. Cercò di mettersi a sedere, mentre i volatili si posavano sulle
sue gambe: si trattava di un gufo reale, un gufo comune ed un allocco che aveva
al collo un fiocco rosa; tutti e tre recavano una pergamena arrotolata
attaccata alla zampa; la pergamena portata dall’allocco era di un tenue color
lilla e profumava di lavanda. In preda ad uno strano presentimento, Piton prese
cautamente le tre pergamene, le aprì e le lesse. I mittenti erano Cornelius
Caramell, Albus Silente e Adalbert Bradsbury (alias Gilderoy Allock); l’argomento
era sempre lo stesso: Harry Potter era ancora introvabile e Severus Piton era
l’unico, forse, che poteva fare qualcosa. –“Non è possibile! – gridò Piton
esasperato – Come hanno fatto a sapere che sono qui?”-. A queste parole seguì
una serie di colorite imprecazioni, che furono parzialmente coperte dal rumore
prodotto dalle ali dei rapaci che, spaventati, si erano alzati
contemporaneamente in volo, e da un tonfo: il pitone aveva perso l’equilibrio
ed era precipitato a terra.
Egitto,
Tebe. Tomba di Imhotep-En-Ath, Gran Sacerdote di Amon-Ra ai tempi del faraone
Ramses I. Stesso giorno.
-“Ma
ti rendi conto, Imhotep, non posso nemmeno fare una vacanza in santa pace senza
essere disturbato! E tutto per colpa di Harry Potter!! Secondo me, lo ha fatto
apposta a sparire: mi odia e vuole vendicarsi. Magari è in combutta con i suoi
cari amici Lupin, Sirius e Silente. Ce l’hanno con me perché ho sconfitto
Voldemort e sono diventato famoso: vogliono farmela pagare! Vogliono farmi
diventare pazzo, ne sono certo!!”- -“Secondo me, Severus, stai esagerando. Forse è davvero successo
qualcosa a questo Potter. E poi, cos’ha di tanto speciale questo ragazzino?
Perché tutti si preoccupano così tanto per lui?”- -“E’ quello che mi chiedo anch’io! Dovrebbero essere contenti che
si sia finalmente tolto dai piedi; dovrebbero festeggiare! E invece no! Non
solo cercano di ritrovarlo a tutti i costi, ma pretendono anche che io lasci i
miei numerosi impegni per scoprire dov’è andato a finire! Per non parlare di
quel cialtrone di Gilderoy Allock, che è venuto a propormi di diventare il suo
assistente! Roba da non credere! Io, Severus Piton, il mago che ha sconfitto
Voldemort e che ha ricevuto l’onorificenza dell’Ordine di Merlino di Prima
Classe, il consulente unico del Ministero della Magia, diventare l’assistente
di quel coso, quel bambolotto idiota che, tra l’altro, osa anche inviarmi
lettere profumate! Ma ti rendi conto?”- . Severus Piton stava disteso sul
coperchio di un sarcofago egizio di pietra nera, con le braccia incrociate sul
petto e parlava con voce alquanto adirata. Accanto a lui, Imhotep-En-Ath
ascoltava attentamente e passeggiava avanti e indietro nella piccola stanza
tombale dalle pareti dipinte; una parte delle bende funebri che lo avvolgevano
penzolavano e sobbalzavano ad ogni suo movimento; un grosso scarabeo d’onice
incastonato nell’oro pendeva sul suo petto, appeso ad una raffinata catena
d’oro. –“Forse, Severus, dovresti
andare ad Hogwarts a ritrovare questo Harry Potter; solo così smetteranno di
importunarti”-. –“Ma sei matto,
Imhotep? Io ritrovare Harry Potter? MAI ! Non sono mica il suo angelo custode!
E poi, se lo ritrovassi vivo e vegeto, si metterebbe di nuovo nei guai e mi
toccherebbe andare di nuovo a salvarlo. Piuttosto, mi piacerebbe sapere chi è
il responsabile della sua sparizione: ho una mezza idea di assumerlo come mio
assistente vita natural durante. Dovrebbero dargli un premio, altroché!”- -“Bah, quelli non ti lasceranno in pace
finchè il bambino non sarà stato ritrovato. Continueranno a tempestarti di
lettere e a inseguirti ovunque andrai!”-
-“Però qui a casa tua non possono entrare, no?”- -“No. La maledizione che ho posto sulla mia
casa impedisce a chiunque di avvicinarsi. Solo i miei amici più stretti possono
entrare e rimanere incolumi”-. –“Allora
resterò qui dentro per tutto il resto delle mie vacanze. Se tu sei riuscito a
vivere chiuso qui per più di tremila anni, posso farlo anch’io per un misero
mesetto!”- -“Apprezzo molto la tua
compagnia, Severus, ma secondo me dovresti affrontare il problema. Scappare non
serve. E poi questo Potter è solo un ragazzino: perché ti terrorizza così tanto
il fatto di avere a che fare con lui?”-
-“Tu non lo conosci, Imhotep! E’ un cataclisma, altro che ragazzino! Una
sola ora passata con lui ti farebbe rimpiangere di non essere morto tremila
anni fa!!”- -“Se ciò che dici è vero,
allora spero di non incontrarlo mai!”-.
Hogwarts,
Scuola di Magia. Una settimana dopo.
Il
professor Piton sedeva rigido nello studio del preside Albus Silente: il suo
amico e consulente Imhotep-En-Ath era riuscito, dopo molte insistenze, a
convincerlo ad affrontare il “problema Harry Potter”. –“Sia chiaro, Albus, -
stava dicendo Piton con voce tetra – questa è l’ultima volta che mi occupo di
salvare Harry Potter!” – .
-“Certo,
Severus, certo” – si era affrettato a rispondergli Silente mentre in cuor suo
sospirava di sollievo. Nella stanza erano presenti anche Cornelius Caramell e
Sirius Black che, con volto imbronciato, se ne stava nell’angolo più lontano
dal posto dove era seduto Severus Piton. Caramell disse: -“Remus Lupin ha
trovato una persona che forse può aiutarci nelle ricerche. Questa persona dice
di sapere cosa può essere accaduto al caro Harry. Fra poco avremo il piacere di
conoscerla. Spero veramente che possa esserci d’aiuto!”-. Di lì a poco, Remus
Lupin entrò nello studio accompagnato dalla persona sopra citata. Severus
Piton, alla sua vista, si coprì il viso con le mani, disperato, e cominciò a
pentirsi amaramente di aver seguito il consiglio del suo amico Imhotep.
-“Buongiorno
a tutti! Io sono Adalbert Bradsbury e sono qui per guidare le ricerche di Harry
Potter”- e poi, sempre con voce allegra, - “ Ho già risolto molti casi
complicati nella mia vita. In confronto a quelli, questo caso è una
bazzecola!”-. Il professor Piton si lasciò sfuggire un lamento; Silente era
imbarazzato. Allora Lupin disse timidamente: -“Beh, forse può davvero aiutarci
a ritrovare Harry! Sembra così sicuro di sé”-.
–“Certo, come no! – rispose acido Piton –Con questo genio
dell’investigazione tra i piedi ritroveremo Potter in un baleno!”-. –“Eh, eh – ridacchiò compiaciuto il
sedicente Bradsbury – il professor Piton sicuramente conosce già le mie
imprese. Sono certo però che non conosce quelle più recenti”- e poi rivolto a
Piton –“Certamente sei ansioso di conoscerle, vero caro collega?” -. Piton lo
fulminò con uno sguardo assassino, mentre sguainava la sua bacchetta magica.
Bradsbury si affrettò ad aggiungere: -“Beh, naturalmente adesso dobbiamo
pensare ad altro. Ci sono cose più importanti che hanno la precedenza. Ti
aggiornerò sulle mie imprese dopo che avremo ritrovato il caro Harry!”-.
–“Ecco, pensiamo alle cose importanti – tagliò corto Piton – Dunque Potter era
qui ad Hogwarts quando è scomparso”-. –“Sì, certo”- rispose Silente. –“Chi è stata
l’ultima persona a vederlo?”- chiese Piton.
–“Beh, gli ultimi sono stati Hermione Granger, Ron Weasley e gli altri
compagni di stanza”- disse ancora Albus.
–“Dovevo
immaginarlo! – sbottò Piton – Se possibile, Albus, vorrei interrogarli subito.
Magari sanno qualcosa”-. –“L’ho già
fatto io, Severus, e non ho scoperto niente di utile. Comunque li manderò a
chiamare e li farò venire subito qui. Chissà che non salti fuori qualcosa di
nuovo”- disse Silente. –“Remus mi ha
detto che avete perquisito tutta Hogwarts, il parco e Hogsmeade senza trovare
nessuna traccia di Potter”- -“Sì, Severus, è vero – confermò Silente – E’ per
questo che abbiamo pensato ad una vendetta da parte di qualche Mangiamorte”- .
–“No, i Mangiamorte non c’entrano, ne sono sicuro – disse Piton pensieroso – I
più pericolosi, tra cui Lucius Malfoy e Peter Minus, sono rinchiusi ad Azkaban;
in quanto agli altri, non vogliono vendicare Voldemort: hanno altri problemi a
cui pensare. Piuttosto, avete controllato se tra la roba di Potter ci sono il
mantello dell’invisibilità e la Mappa del Malandrino?”- -“Sì – rispose Silente
– abbiamo controllato io e Sirius. Sono tutti e due nel baule di Harry”-. –“E i passaggi segreti? Li avete
ispezionati? Scommetto che Potter li conosce tutti!”- -“Sì, certo”-.
Piton
rimase silenzioso, immerso nei suoi pensieri. Fu interrotto dall’arrivo di
Hermione Granger, Ron Weasley, Neville Paciock, Seamus Finnigan e Dean Thomas.
Neville, alla vista di Piton, sbarrò gli occhi e si immobilizzò. Gli altri si
guardarono in modo interrogativo. –“Vi ho fatto chiamare, ragazzi – disse
Silente con voce dolce – perché il professor Piton vorrebbe rivolgervi qualche
domanda a proposito di Harry”-.
–“Scusate se mi intrometto, colleghi, - intervenne Allock, che fino a
quel momento era rimasto in silenzio – vi dispiacerebbe se conducessi io
l’interrogatorio? Ho esperienza in questo genere di cose e…”- -“Sì, mi dispiacerebbe! – ringhiò Piton
inferocito – Ora, per favore Allock, siediti e chiudi il becco!”- -“Io mi chiamo Adalbert Bradsbury, non
Allock…”- -“CHIUDI IL BECCO !!!”- urlò
Piton alzandosi in piedi. Neville, nel frattempo, era sobbalzato ed aveva
iniziato a tremare in maniera incontrollata. –“Mi è stato detto – disse Piton
con voce fredda, rivolto ai ragazzi – che voi siete gli ultimi ad aver visto
Potter prima della sua scomparsa”- -“Sì, certo professore”- rispose pronta Hermione – “Abbiamo cenato
tutti insieme, come al solito, poi siamo saliti nella stanza comune di
Grifondoro; lì abbiamo finito i compiti e poi ci siamo salutati prima di andare
a dormire. Da allora io non l’ho più visto”-.
–“Beh – continuò Ron, rosso per l’imbarazzo – noi ragazzi siamo andati
tutti nella nostra stanza e ci siamo messi a letto come ogni sera. Poi mi sono
addormentato e quando mi sono risvegliato, il mattino dopo, Harry non c’era. Ho
pensato che si fosse già alzato per andare a lavarsi e fare colazione, ma non
era nella sala da pranzo. Io e Hermione l’abbiamo cercato senza successo e poi
abbiamo avvertito il professor Silente”-. –“Sì, è andata così”- confermarono Seamus e Dean. Neville
continuava a tremare e non riusciva a spiccicare parola. Piton lo fissò per
qualche istante, poi disse: -“Va bene, potete andare”-. I ragazzi uscirono
dalla stanza spingendo a fatica Neville che aveva le gambe semiparalizzate
dalla paura e camminava a malapena. –“Hmm, i ragazzi non sanno niente; avevi
ragione, Albus. Comunque proverò anch’io a perquisire la zona. Se dovessi
scoprire qualcosa di nuovo, sarai il primo a saperlo”-. Detto questo, Piton
uscì, inseguito da Gilderoy Allock che gridava con voce giuliva: -“Aspettami,
collega! Vengo anch’io. In due si scoprono più cose!”-.
“Ora
lo strangolo, ora lo strangolo, ora lo strangolo… Mi sbatteranno ad Azkaban, ma
sarò contento”, pensava tra sé il professor Piton mentre camminava lungo uno
dei corridoi di Hogwarts in compagnia di Allock, che non aveva resistito e gli
stava propinando il racconto dei suoi improbabili duelli con mostri, streghe e
zombies. Poi si ricordò dei consigli di Imhotep: “Cerca di rimanere calmo,
respira profondamente e pensa a qualcosa di bello e rilassante”, così iniziò a
pensare alla Polinesia, al suono delle onde e della brezza fra le palme. Il
vociare di Allock però lo riportò ben presto alla realtà e fece riemergere i
progetti omicidi: “Ora lo strangolo, ora lo strangolo…”.
Erano
trascorsi due giorni interi; tutta Hogwarts era stata ispezionata di nuovo da
cima a fondo, ma Harry non era stato
ancora trovato. Ora il silenzio inondava la scuola: era notte fonda e tutti
dormivano. Severus Piton, invece, non riusciva a chiudere occhio. “Dov’è
Potter?” continuava a chiedersi. “Finchè non sarà stato ritrovato non potrò
tornarmene a Durmstrang. Mi toccherà rimanere ancora in questa gabbia di matti
a contatto con Sirius Black e con quella piattola di Allock!”. Alla fine decise
di fare una passeggiata per i corridoi bui e silenziosi della scuola; perlomeno
adesso non aveva Allock alle calcagna e poteva riflettere senza essere
interrotto. Vagò per circa un paio d’ore, meditando. C’era qualcosa che non
andava: in qualche modo sentiva che Harry era vicino, molto vicino; e allora
perché non riuscivano a trovarlo? La sensazione era molto forte e Piton era
sicuro di non sbagliarsi: Potter era lì da qualche parte! Ad un tratto udì un
leggero fruscio davanti a sé; si immobilizzò all’istante e aguzzò la vista,
esaminando con attenzione il corridoio buio e apparentemente vuoto. Rimase
immobile. Di nuovo il fruscio e un’ombra che strisciava lentamente lungo il
corridoio rasente i muri. Da dove era sbucata fuori l’ombra? Piton si avvicinò
cautamente, deciso a scoprire chi fosse l’altro nottambulo. Quando gli fu
abbastanza vicino, un’ondata di profumo noto e inconfondibile lo avvolse.
–“Allock!”- gridò Piton all’improvviso. L’altro sobbalzò, si voltò e lo fissò
sorpreso. Poi si riprese rapidamente e disse:-“ Oh sei tu, collega! Cosa fai in
giro a quest’ora? Dovresti essere a letto a dormire. Non sai che il sonno è una
mano santa per le rughe?”- -“Io non ho rughe!”- sibilò Piton a denti stretti.
–“Però potrebbero venirti da un giorno all’altro. Prevenire è meglio che
curare, caro collega!”-.
Con i
pugni stretti e imprecando a bassa voce, Piton si allontanò prima di commettere
gesti irreparabili.
Il
pomeriggio seguente Piton era nel suo ex studio e stava preparando la pozione
speciale che impediva a Remus Lupin di trasformarsi in lupo mannaro. –“Meno
male che sei qui, Severus. Sei l’unico che conosca che riesce a preparare con
successo questa pozione; stanotte ci sarà la luna piena e con tutti i guai che
ci sono già, un lupo mannaro in giro non è certo di aiuto”-. –“Se vuoi, Remus, quando sarò tornato a
Durmstrang potrei preparartene un po’ ogni tanto e spedirtela” – concesse
Piton: quel giorno Gilderoy Allock non si era fatto vivo e di conseguenza Piton
era di buonumore. –“Oh magari, Severus; mi faresti un grosso favore! – e poi
con tono triste – Spero che Harry stia bene. Sono molto preoccupato. Non riesco
proprio a capire cosa può essergli successo!”-. –“Io ho la sensazione che sia
molto vicino e forse ho trovato una spiegazione alla sua sparizione, ma prima
devo controllare una cosetta…”-. Piton non terminò la frase: Allock era entrato
improvvisamente nella stanza senza nemmeno bussare.
-“Finalmente
vi ho trovato, colleghi. Il professor Silente mi ha detto che eravate qui e
così sono venuto subito per informarvi che oggi ho fatto molti progressi nelle
ricerche e presto risolverò il caso Potter! E’ stata una giornata veramente
dura, ma io ci sono abituato!”-. Nell’udire queste parole Lupin guardò
speranzoso Piton, che rispose al suo sguardo con un ghigno di derisione.
Allock, abbigliato con una elegante tunica color albicocca e con i riccioli in
perfetto ordine, si avvicinò al paiolo in cui bolliva la pozione e continuò
imperterrito: -“Una pozione? Ah sì, questa la conosco, l’ho preparata un
mucchio di volte. Ti serve aiuto?”-
-“No”- rispose Piton secco. –“D’accordo, come vuoi”-. Allock allora si
mise a gironzolare per la stanza curiosando qua e là, poi iniziò ad osservare attentamente
i due maghi. –“Remus caro, hai mai pensato di rinnovare il tuo guardaroba? Quei
vestiti che indossi mi sembrano alquanto vecchiotti. Se vuoi ti do l’indirizzo
del mio sarto di fiducia!”- -“Ehm, no
grazie”- rispose Lupin imbarazzato. –“E tu, Severus, basta con quel look
funereo! Dovresti passare a tinte più allegre; il turchese, per esempio, il
giallo paglierino o un bel color malva”-. Ad un tratto Piton si immaginò
abbigliato con i colori che Allock gli aveva appena citato: un brivido cominciò
a corrergli lungo la spina dorsale. Distolse con orrore la mente da quei
pensieri e fissò Allock con sguardo bellicoso: -“Non hai niente da fare tu? Vai
ad importunare qualcun altro! E per quanto riguarda il nero, trovo che sia un
colore assolutamente stupendo! Risparmia i tuoi consigli per i bambolotti come
te e sparisci immediatamente!”-. –“Beh, riprenderemo il discorso quando il tuo
cattivo umore sarà passato. Arrivederci, colleghi!”- e se ne andò. –“Uno di questi giorni lo faccio fuori!!” –
sbraitò Piton, che aveva perso del tutto il suo buonumore.
-
“Comunque, come ti dicevo, Remus, - continuò tentando di recuperare la calma –
credo di avere un’idea che spiega la sparizione di Potter, ma ho bisogno del
tuo aiuto. Stasera dobbiamo cercare un passaggio segreto che nessuno qui ad
Hogwarts conosce”-. –“Cosa? Un
passaggio segreto sconosciuto? Ma ci vorranno secoli! Hogwarts è
grandissima!”- -“Non ci vorranno
secoli; io so dove cercare e in due non dovremmo impiegare molto tempo. Però mi
serve anche l’aiuto di Sirius per un’altra faccenda; dovresti dirglielo tu: se
glielo chiedessi io, non accetterebbe mai”-.
–“D’accordo, se serve per aiutare Harry …”- -“Adesso ti spiego …”- e Piton iniziò ad esporre a Lupin la sua teoria.
Quella
sera Piton guidò Lupin nel corridoio dove la notte precedente aveva incontrato
Gilderoy Allock. Si disposero ognuno ad una estremità del corridoio e in
silenzio iniziarono a scrutare e tastare i muri e gli oggetti presenti.
Passarono alcune ore. Ad un tratto: -“Severus, vieni. Forse ho trovato qualcosa”-.
Piton accorse e Lupin gli mostrò un sottile filo di stoffa bluastra che
fuoriusciva dal muro. –“Qui deve esserci una porta segreta. Questo filo deve
essere appartenuto all’abito di qualcuno che ha usato questa porta. Dobbiamo
trovare il meccanismo che la fa aprire”- e ricominciarono a scrutare e tastare.
Dopo circa mezz’ora di inutili tentativi, udirono un lieve scricchiolio e la
porta si aprì. I due si guardarono, poi: –“Cosa hai toccato?”- chiese Piton a
Lupin. –“Beh, ho solo tastato il muro”-. –“Anch’io. Però senza volerlo ho
sfiorato con la punta dello stivale una delle mattonelle alla base del muro.
Dev’essere stato questo”- e diede di nuovo un colpetto al muro con lo stivale:
la porta si richiuse con un altro scricchiolio. Quando la porta fu aperta di
nuovo, videro che al di là di essa c’era una stretta scalinata buia che
scendeva verso il basso. –“Dove condurrà la scala?”- chiese Lupin con un
bisbiglio. –“Non lo so. Andiamo a vedere”-. Presero le candele magiche che
avevano portato con loro e che erano servite per illuminare il corridoio ed
iniziarono a scendere. Man mano che scendevano, l’aria si faceva sempre più
fredda e umida. Poi le scale terminarono; ad esse seguiva un cunicolo contorto
scavato nella roccia. I due maghi proseguirono e, dopo un po’, giunsero in una
stanzetta rettangolare con le pareti anch’esse fatte di roccia. Nella stanzetta
erano presenti un tavolo sgangherato di legno con sopra una lampada ed un paio
di occhiali, e una vecchia poltrona; su di essa, legato come un salame e imbavagliato,
c’era Harry Potter. I due maghi gli si avvicinarono e lo esaminarono: -“Sta
bene, almeno mi sembra. Chi lo ha rapito e legato deve avergli fatto un
incantesimo per farlo dormire”- disse Piton a bassa voce. –“Meno male che lo
abbiamo ritrovato sano e salvo! Ma chi sarà stato a fargli questo?”- -“Una mezza idea io ce l’avrei! – rispose
Piton continuando a bisbigliare – Ora però dobbiamo slegarlo e portarlo fuori
di qui. Penseremo dopo ad accalappiare il colpevole”-. Erano intenti a slegare
Harry quando Piton, di colpo, si girò e iniziò a fissare il cunicolo buio.
Lupin notò il suo strano comportamento: -“Cosa c’è, Severus?”- bisbigliò
guardando anche lui in direzione del corridoio senza però notare nulla.
–“Abbiamo compagnia!”- esclamò Piton a voce alta, senza distogliere lo sguardo
dal cunicolo. Dalle ombre emerse un individuo con una veste color pervinca:
-“Sei un vero rompiscatole, Piton! Hai rovinato il mio piano! Nessuno doveva
scoprire che Harry Potter è qui; tra qualche giorno l’avrei liberato
prendendomi il merito di averlo salvato da un misterioso rapitore!”-.
Nel
sentirsi definire “rompiscatole” da Allock, Piton sollevò pericolosamente le
sopracciglia. –“Adesso dovrò ricorrere
ad un incantesimo di oblio per farvi dimenticare tutto!” – continuò Allock
estraendo la sua bacchetta magica. –“E Sirius? Non doveva sorvegliarlo?”-
chiese Piton a Lupin senza perdere d’occhio Allock. –“Sì, mi sorvegliava e sono
stato costretto a toglierlo di mezzo!”- rispose Allock con voce angelica. –“Oh
mio dio, povero Sirius! Che gli hai fatto?”- intervenne Lupin preoccupato; il
volto di Piton, invece, si era illuminato di speranza. –“Nulla di grave, gli ho
solo fatto un incantesimo per farlo addormentare profondamente”-. Il volto di
Lupin allora si rasserenò; su quello di Piton si dipinse un’espressione delusa.
–“Sono spiacente di aver mandato all’aria il tuo piano, Allock, ma devo
riprendermi Potter a tutti i costi. Se me ne andassi da Hogwarts senza averlo
riconsegnato a Silente, farei una figura davvero grama. Inoltre non ho proprio
intenzione di perdere la memoria! Adesso fai il bravo e lasciaci tornare alla
scuola con Potter senza creare problemi. Se vuoi, potrai provare a rapirlo di
nuovo fra qualche tempo, ma prima avvertimi, così mi renderò irreperibile e tu avrai
campo libero!”-. Nell’udire queste parole, Lupin spalancò gli occhi e fissò
Piton allarmato; Piton se ne accorse e disse ridacchiando: -“Sto scherzando,
Remus!”-. –“Basta con le chiacchiere,
colleghi!”- intervenne Allock. –“Dimmi
prima una cosa, Allock. – insistette Piton – Come hai fatto a rapire Potter
sotto il naso di Silente e di Sirius Black? Sono sorpreso, stai facendo
progressi!”- -“Beh, è stato
facilissimo. Un elfo domestico di mia conoscenza che lavora qui ad Hogwarts mi
ha parlato di questa stanza segreta di cui nessuno, a quanto pare, conosce
l’esistenza. Mi ha anche aiutato ad entrare nella scuola senza che nessuno se
ne accorgesse. Io sono un mago eccellente, bello, elegante, intelligente: avevo
bisogno solo di un modo per dimostrare le mie qualità e farmi un po’ di
pubblicità e così ho deciso di farmi dare un piccolo aiuto da Harry Potter,
visto che è conosciuto da tutti i maghi. Che male c’è?”- . –“Che male c’è? – chiese Lupin arrabbiato –
Hai rapito un ragazzino! E tutto per farti pubblicità!”- -“Oh, quante storie per uno stupido
marmocchio! Cosa vuoi che mi importi di lui? Io devo pensare a me stesso! Se è
diventato famoso uno come lui – e indicò Piton – che assomiglia ad un
pipistrello ed è anche scontroso e antipatico, perché non dovrebbe essere
famoso uno con la mia classe? Comunque adesso basta, non ho tempo da perdere
con tipi come voi”- e si preparò a lanciare l’incantesimo dell’oblio. Piton,
però, insorse dicendo: -“Pipistrello a me? Come osi, brutto sgorbio!!”- e,
estraendo velocemente la bacchetta magica da una manica della veste, pronunciò
una formula magica: -“Alaq-en-sa-ath-pah”-. A queste parole Allock si trasformò
in una statua di pietra. Piton gli si avvicinò e disse, con un sorriso: -“Così
impari ad insultarmi! Devo ricordarmi di ringraziare il mio amico Imhotep: le
maledizioni che mi ha insegnato funzionano a meraviglia!!”-.
Un’ora più
tardi, finalmente, ad Hogwarts tutto era tornato come al solito. Harry e Sirius
erano stati risvegliati (Piton aveva proposto di lasciarli in balia
dell’incantesimo, perlomeno finchè lui non fosse ripartito per Durmstrang; gli
altri lo avevano guardato sconvolti e Albus Silente si era affrettato a rompere
l’incantesimo) e adesso stavano bene. Allock era ancora una statua di pietra e
nello studio di Silente ferveva una accesa discussione per decidere il suo
destino. –“Io dico di mandarlo ad
Azkaban. E’ un delinquente ed è quello che si merita!”- tuonava Sirius Black,
che ancora non riusciva a mandare giù il trattamento che gli aveva riservato
Allock. –“Questa soluzione mi sembra un
po’ eccessiva, Sirius. Allock ha sbagliato, ma anche se non è la prima volta,
non è poi così cattivo”- -“Albus ha
ragione: Azkaban è una punizione eccessiva. Secondo me, bisognerebbe solo
renderlo innocuo, tutto qui.”- concluse Lupin. –“Ha rapito Harry e deve finire
ad Azkaban!!”- insisteva Sirius. –“Lasciamolo così com’è adesso. In quello
stato di certo non potrà nuocere a nessuno!”- propose Piton maligno. –“Ma
Severus!”- protestò Silente esasperato e poi continuò: -“Non possiamo mandarlo
ad Azkaban e tantomeno lasciarlo a fare la statua a vita. Remus ha detto una
cosa giusta: dobbiamo renderlo innocuo. In fondo, mi fa un po’ pena, anche se è
invadente e vanitoso; e poi, a quanto pare, non ha ancora recuperato del tutto
la memoria: dovremmo aiutarlo”-. Alla fine Piton, con una strana espressione
sul viso, disse: -“Ho un amico che, oltre ad essere un bravissimo mago, è anche
un grande esperto di psicologia e di medicina. Potrei chiedergli di prendere
Allock come suo paziente”-. Gli altri furono tutti d’accordo (tranne Sirius che
continuava a protestare); gli occhi di Piton si illuminarono e sul suo volto
comparve un sorrisetto malefico: aveva omesso di dire che il suo amico era
anche il più grande esperto mondiale di maledizioni…
Egitto,
Tebe. Tomba di Imhotep-En-Ath. Alcuni giorni dopo.
-“…e
così ho affrontato la strega: ero solo, ma non avevo paura. Contemporaneamente
due zombies mi attaccavano alle spalle…”-. Gilderoy Allock, abbigliato con una
sahariana verde acqua, camminava nella camera e gesticolava mimando le sue
gesta eroiche mentre parlava. Imhotep-En-Ath lo ascoltava seduto sul sarcofago
di pietra nera, con la testa fra le mani ed una espressione sofferente.
–“…allora il lupo mannaro mi aggredì, ma io,
caro collega, ero pronto a tutto e …”-
-“Non sono un tuo collega, sono un Gran Sacerdote”- precisò
laconicamente Imhotep per l’ennesima volta. –“Sì,certo. Come ti stavo dicendo,
collega, il lupo mannaro…”-.
-“…A
proposito, caro collega – Allock continuava a chiacchierare ininterrottamente –
non sarebbe ora di rinnovare il tuo guardaroba? Il tuo abbigliamento è, come
dire, un tantino antiquato! E’ ora che ti aggiorni! Se vuoi, ti do l’indirizzo
del mio sarto: è un vero mago del cucito…”-.
-“BASTAAAAAA
!!!!!!!!!!!!”-. Un urlo che sembrava provenire direttamente dall’oltretomba
squarciò improvvisamente il silenzio che regnava nella pianura di Tebe. Nella
zona, in quel momento, non erano presenti esseri umani: se lì vi fosse stato
qualcuno, avrebbe assistito ad un improvviso terremoto ed alla fuoriuscita,
dalle calde sabbie del deserto, di un oggetto non identificato abbigliato con
una sahariana verde acqua. L’oggetto, simile ad un proiettile, schizzava nel
cielo a tutta velocità. Quell’oggetto era Gilderoy Allock.
FINE (…forse…)
P.S. Nel caso non
l’abbiate notato, il personaggio di Imhotep è ispirato ai film “La Mummia” e
“La Mummia 2: il ritorno”.
^
_ ^