UNA  STRANA  STORIA

 

AUTORE:  TK

PAIRING:  nessuno.                              CENSURA: per tutti.

NOTE: i personaggi sono quasi tutti della scrittrice J.K. Rowling; alcuni sono stati inventati dall’autrice di questa fanfiction. Questa storia segue quella narrata in “Carissimo Potter”, anche se è scritta in chiave comica. Buon divertimento.

 

Scuola di Magia di Durmstrang.

Severus Piton, preside della scuola, nonché insegnante di Arti Oscure e consulente del Ministero della Magia, era impegnato a preparare una complicata pozione. Si era chiuso nel suo studio subito dopo aver terminato le lezioni che aveva in programma quel giorno e si era messo al lavoro senza perdere tempo; era la prima volta che preparava quella pozione, la cui ricetta risaliva forse al Medioevo, e voleva che tutto andasse bene: un ingrediente aggiunto nell’ordine o nei tempi sbagliati avrebbe reso vane le sue fatiche. – “Tutto procede alla perfezione”- si disse tra sé Piton, guardando il liquido nel paiolo virare dal giallo al rosso  appena lui aveva aggiunto le foglie tritate di morella. Il suo lavoro, però, fu presto interrotto: qualcuno bussava alla porta. –“Avanti”- disse Piton con voce alquanto irritata. La porta si aprì ed un omino magro e calvo con una tunica verde entrò nella stanza. –“Mi scusi, preside, ma ci sono due individui che chiedono di vederla. Ho detto loro che lei è molto occupato, ma insistono. Dicono che si tratta di una questione urgente”-. Il professore sospirò e abbandonò la sua pozione. –“D’accordo, falli entrare”- disse all’omino, che era il suo assistente e segretario. E poi, rivolto a se stesso, -“Spero che si tratti davvero di una cosa urgente, altrimenti…”-. Si sedette alla sua scrivania e attese. Dopo circa cinque minuti il segretario tornò in compagnia di due uomini, uno magro e con i capelli biondi e l’altro con capelli neri e una folta barba. –“Sirius? Remus?  Che ci fate da queste parti?”- esclamò Piton sorpreso. –“Siamo venuti da te per una faccenda urgente! Devi aiutarci Severus!”- la voce dell’uomo biondo era preoccupata. –“E’ successa una tragedia: Harry Potter è scomparso misteriosamente una settimana fa. E’ accaduto ad Hogwarts. Abbiamo perquisito palmo a palmo la scuola, il parco e tutta Hogsmeade, ma di lui non abbiamo trovato nessuna traccia! Silente e gli altri professori non sanno più cosa fare; abbiamo pensato ad un rapimento da parte di qualche Mangiamorte che vuole vendicare la sconfitta di Voldemort: solo tu puoi aiutarci, Severus; tu hai sconfitto Voldemort e conosci i Mangiamorte. Vieni con noi a Hogwarts!”- . –“Ma dico, sei matto Remus? – esplose Piton, ripensando improvvisamente alla pozione che aveva dovuto abbandonare – Prima di tutto, non definirei la scomparsa di Harry Potter come una tragedia, bensì come un dono del Cielo. E poi, credi che io non abbia nulla da fare durante il giorno? Non sono mica la balia di Potter! Gli ho già salvato la vita due volte; per i miei gusti, ho fatto anche troppo! Sicuramente sarà a vagabondare chissà dove incurante dei regolamenti della scuola, magari con la complicità dei suoi due amichetti, il marmocchio con i capelli rossi e la secchiona. Mi dispiace, Remus, ma dovete arrangiarvi da soli! Io ho cose più importanti da fare che correre a salvare la vita al vostro prezioso Potter.”-  -“Te lo dicevo, Remus, che non ci avrebbe aiutati! – la voce dell’uomo barbuto era colma d’ira – Lui odia Harry e sarà estremamente contento se dovesse essergli accaduto qualcosa di brutto! Andiamocene! Cercheremo Harry da soli!” -. Guardò Piton con disprezzo e si diresse verso la porta, trascinando l’uomo biondo per la manica del vestito. –“Sirius, tu non sei il padrino di Harry? Avresti dovuto tenerlo d’occhio! Come hai fatto a perderlo?”- chiese Piton sarcastico. L’uomo barbuto non rispose e non  lo degnò di uno sguardo, continuando a trascinare il compagno. Appena i due si furono allontanati, Piton chiuse la porta dello studio e si apprestò a ricominciare da capo il lavoro interrotto.

 

Alcuni giorni dopo, il professor Piton era nel suo studio e stava leggendo con interesse il libro di maledizioni egizie che gli era stato inviato dal suo carissimo amico e consulente personale Imhotep-En-Ath. Sentì bussare alla porta: era il suo segretario. –“ Signor preside, scusi se la disturbo, ma all’ingresso c’è un certo Adalbert Bradsbury che chiede di lei: vorrebbe parlarle”- -“Adalbert Bradsbury? Mai sentito. Fallo entrare.”-  rispose Piton, sperando in cuor suo che non fosse un altro scocciatore. Poco dopo nello studio fece il suo ingresso un individuo con lunghi boccoli biondi e un abito fucsia con rifiniture rosa shocking; sul viso aveva stampato un largo sorriso. Alla sua vista il professor Piton sbiancò: -“Non è possibile! Gilderoy Allock!!”- -“Oh no, si sbaglia. Il mio nome è Adalbert Bradsbury; il suo segretario deve averle riferito male! Sono qui per proporle un’importante impresa; naturalmente il grosso del lavoro lo farò io, ma visto che lei è così famoso, credo che sarebbe felice di partecipare. Come forse saprà, Harry Potter è misteriosamente scomparso ed io ho intenzione di cercarlo. Ho già risolto con successo molti misteri e …”-  -“F-U-O-R-I  D-I  Q-U-I !!!!!!!!!!!!”-.

Il segretario del professor Piton, che attendeva pazientemente fuori dallo studio, udì un enorme fracasso provenire dall’interno dello studio stesso, come se degli oggetti venissero lanciati attraverso la stanza. Ad un tratto la porta si aprì e il sedicente Adalbert Bradsbury si precipitò nel corridoio, con i capelli scarmigliati e le vesti fucsia sporche di una strana roba verdastra e appiccicosa. Sulla soglia comparve anche Piton, furente. –“Marcus, - disse al segretario che lo fissava allibito – fa in modo che quell’individuo esca da questo edificio e non vi rimetta mai più piede! Se dovesse ripresentarsi al cancello, sguinzagliagli contro i miei fedeli alligatori!”-. Detto questo, Piton rientrò nella sua stanza e chiuse la porta con un calcio.

 

Due giorni dopo, il professor Piton era ancora immerso nello studio del libro inviatogli dal suo amico. Di nuovo fu interrotto dal segretario che gli annunciò con voce incerta: -“Ehm, preside, mi scusi per l’interruzione….ehm, ma vede…ehm al cancello ci sono due persone che insistono per vederla. Uno è il tizio che è venuto giorni fa con l’uomo barbuto e l’altro è…ehm…Adalbert Bradsbury. Cosa faccio?”- -“Assolutamente nulla! Il cancello è chiuso e non possono entrare. Anzi, ora che ci penso, sguinzaglia gli alligatori: non si sa mai…”-. Nel frattempo dalla finestra aperta della stanza era entrato un grosso gufo reale; l’animale aveva svolazzato in circolo un paio di volte, poi aveva sganciato, sulla testa di Piton, un rotolo di pergamena e successivamente si era dato alla fuga, forse prevedendo quello che sarebbe successo in seguito. Piton, irritato, prese il rotolo e lo lesse: era una lettera del Ministro della Magia Cornelius Caramell. Ad un tratto Piton appallottolò la pergamena e la lanciò nel fuoco che ardeva nel camino, gridando: -“Questa è una congiura! Si sono messi tutti d’accordo per farmi venire un esaurimento nervoso! Prima Lupin e Sirius Black, poi addirittura Gilderoy Allock e adesso Caramell! Ma cosa credono, che io stia tutto il giorno con le mani in mano? E soprattutto, credono che io debba eternamente salvare la vita di Harry Potter? IO  DETESTO  HARRY  POTTER!!! La sua scomparsa è la cosa più bella che possa capitare e invece tutti quanti, piuttosto che esserne contenti, non vedono l’ora di riaverlo tra i piedi! Roba da non credere! Se continuano a scocciarmi con questa storia di Harry Potter, mi faranno diventare matto! Devo correre ai ripari!”-. Prese una pergamena da uno dei cassetti della scrivania e iniziò a scrivere rapidamente, mentre il segretario lo fissava attonito, senza parole. Mezz’ora dopo Tyto, il barbagianni del professor Piton,  sfrecciava a tutta velocità fuori dalla finestra diretto verso il lontano Egitto.

 

Polinesia, Snakes’s Island (piccola isola a sud di Tahiti, non segnata sulle carte geografiche). Una settimana dopo.

Il professor Piton si stava godendo la vacanza, la prima vera vacanza della sua vita. Si dondolava su un’amaca fissata ai tronchi di due palme e studiava un libro di Arti Oscure; su un ramo vicino, all’ombra, sonnecchiava Tyto il barbagianni; un pitone era arrotolato attorno ad uno dei cavi che collegavano l’amaca ai tronchi. Il suono delle onde che si infrangevano sulla spiaggia era rilassante; la brezza marina faceva tremolare le fronde delle palme; un profumo floreale si diffondeva nell’aria fresca; gli uccelli cinguettavano allegramente. Piton smise di studiare, chiuse il libro, mise gli occhiali da sole e si distese sull’amaca: avrebbe fatto un sonnellino. Tutto era tranquillo, non c’era traccia di scocciatori in giro: era l’unico essere umano su quell’isola…

Uno strano rumore lo fece svegliare; aprì gli occhi e vide tre rapaci che svolazzavano sopra di lui. Cercò di mettersi a sedere, mentre i volatili si posavano sulle sue gambe: si trattava di un gufo reale, un gufo comune ed un allocco che aveva al collo un fiocco rosa; tutti e tre recavano una pergamena arrotolata attaccata alla zampa; la pergamena portata dall’allocco era di un tenue color lilla e profumava di lavanda. In preda ad uno strano presentimento, Piton prese cautamente le tre pergamene, le aprì e le lesse. I mittenti erano Cornelius Caramell, Albus Silente e Adalbert Bradsbury (alias Gilderoy Allock); l’argomento era sempre lo stesso: Harry Potter era ancora introvabile e Severus Piton era l’unico, forse, che poteva fare qualcosa. –“Non è possibile! – gridò Piton esasperato – Come hanno fatto a sapere che sono qui?”-. A queste parole seguì una serie di colorite imprecazioni, che furono parzialmente coperte dal rumore prodotto dalle ali dei rapaci che, spaventati, si erano alzati contemporaneamente in volo, e da un tonfo: il pitone aveva perso l’equilibrio ed era precipitato a terra.

 

Egitto, Tebe. Tomba di Imhotep-En-Ath, Gran Sacerdote di Amon-Ra ai tempi del faraone Ramses I. Stesso giorno.

-“Ma ti rendi conto, Imhotep, non posso nemmeno fare una vacanza in santa pace senza essere disturbato! E tutto per colpa di Harry Potter!! Secondo me, lo ha fatto apposta a sparire: mi odia e vuole vendicarsi. Magari è in combutta con i suoi cari amici Lupin, Sirius e Silente. Ce l’hanno con me perché ho sconfitto Voldemort e sono diventato famoso: vogliono farmela pagare! Vogliono farmi diventare pazzo, ne sono certo!!”-  -“Secondo me, Severus, stai esagerando. Forse è davvero successo qualcosa a questo Potter. E poi, cos’ha di tanto speciale questo ragazzino? Perché tutti si preoccupano così tanto per lui?”-  -“E’ quello che mi chiedo anch’io! Dovrebbero essere contenti che si sia finalmente tolto dai piedi; dovrebbero festeggiare! E invece no! Non solo cercano di ritrovarlo a tutti i costi, ma pretendono anche che io lasci i miei numerosi impegni per scoprire dov’è andato a finire! Per non parlare di quel cialtrone di Gilderoy Allock, che è venuto a propormi di diventare il suo assistente! Roba da non credere! Io, Severus Piton, il mago che ha sconfitto Voldemort e che ha ricevuto l’onorificenza dell’Ordine di Merlino di Prima Classe, il consulente unico del Ministero della Magia, diventare l’assistente di quel coso, quel bambolotto idiota che, tra l’altro, osa anche inviarmi lettere profumate! Ma ti rendi conto?”- . Severus Piton stava disteso sul coperchio di un sarcofago egizio di pietra nera, con le braccia incrociate sul petto e parlava con voce alquanto adirata. Accanto a lui, Imhotep-En-Ath ascoltava attentamente e passeggiava avanti e indietro nella piccola stanza tombale dalle pareti dipinte; una parte delle bende funebri che lo avvolgevano penzolavano e sobbalzavano ad ogni suo movimento; un grosso scarabeo d’onice incastonato nell’oro pendeva sul suo petto, appeso ad una raffinata catena d’oro.  –“Forse, Severus, dovresti andare ad Hogwarts a ritrovare questo Harry Potter; solo così smetteranno di importunarti”-.  –“Ma sei matto, Imhotep? Io ritrovare Harry Potter? MAI ! Non sono mica il suo angelo custode! E poi, se lo ritrovassi vivo e vegeto, si metterebbe di nuovo nei guai e mi toccherebbe andare di nuovo a salvarlo. Piuttosto, mi piacerebbe sapere chi è il responsabile della sua sparizione: ho una mezza idea di assumerlo come mio assistente vita natural durante. Dovrebbero dargli un premio, altroché!”-  -“Bah, quelli non ti lasceranno in pace finchè il bambino non sarà stato ritrovato. Continueranno a tempestarti di lettere e a inseguirti ovunque andrai!”-  -“Però qui a casa tua non possono entrare, no?”-  -“No. La maledizione che ho posto sulla mia casa impedisce a chiunque di avvicinarsi. Solo i miei amici più stretti possono entrare e rimanere incolumi”-.  –“Allora resterò qui dentro per tutto il resto delle mie vacanze. Se tu sei riuscito a vivere chiuso qui per più di tremila anni, posso farlo anch’io per un misero mesetto!”-  -“Apprezzo molto la tua compagnia, Severus, ma secondo me dovresti affrontare il problema. Scappare non serve. E poi questo Potter è solo un ragazzino: perché ti terrorizza così tanto il fatto di avere a che fare con lui?”-  -“Tu non lo conosci, Imhotep! E’ un cataclisma, altro che ragazzino! Una sola ora passata con lui ti farebbe rimpiangere di non essere morto tremila anni fa!!”-  -“Se ciò che dici è vero, allora spero di non incontrarlo mai!”-.

 

Hogwarts, Scuola di Magia. Una settimana dopo.  

Il professor Piton sedeva rigido nello studio del preside Albus Silente: il suo amico e consulente Imhotep-En-Ath era riuscito, dopo molte insistenze, a convincerlo ad affrontare il “problema Harry Potter”. –“Sia chiaro, Albus, - stava dicendo Piton con voce tetra – questa è l’ultima volta che mi occupo di salvare Harry Potter!” – .

-“Certo, Severus, certo” – si era affrettato a rispondergli Silente mentre in cuor suo sospirava di sollievo. Nella stanza erano presenti anche Cornelius Caramell e Sirius Black che, con volto imbronciato, se ne stava nell’angolo più lontano dal posto dove era seduto Severus Piton. Caramell disse: -“Remus Lupin ha trovato una persona che forse può aiutarci nelle ricerche. Questa persona dice di sapere cosa può essere accaduto al caro Harry. Fra poco avremo il piacere di conoscerla. Spero veramente che possa esserci d’aiuto!”-. Di lì a poco, Remus Lupin entrò nello studio accompagnato dalla persona sopra citata. Severus Piton, alla sua vista, si coprì il viso con le mani, disperato, e cominciò a pentirsi amaramente di aver seguito il consiglio del suo amico Imhotep.

-“Buongiorno a tutti! Io sono Adalbert Bradsbury e sono qui per guidare le ricerche di Harry Potter”- e poi, sempre con voce allegra, - “ Ho già risolto molti casi complicati nella mia vita. In confronto a quelli, questo caso è una bazzecola!”-. Il professor Piton si lasciò sfuggire un lamento; Silente era imbarazzato. Allora Lupin disse timidamente: -“Beh, forse può davvero aiutarci a ritrovare Harry! Sembra così sicuro di sé”-.  –“Certo, come no! – rispose acido Piton –Con questo genio dell’investigazione tra i piedi ritroveremo Potter in un baleno!”-.  –“Eh, eh – ridacchiò compiaciuto il sedicente Bradsbury – il professor Piton sicuramente conosce già le mie imprese. Sono certo però che non conosce quelle più recenti”- e poi rivolto a Piton –“Certamente sei ansioso di conoscerle, vero caro collega?” -. Piton lo fulminò con uno sguardo assassino, mentre sguainava la sua bacchetta magica. Bradsbury si affrettò ad aggiungere: -“Beh, naturalmente adesso dobbiamo pensare ad altro. Ci sono cose più importanti che hanno la precedenza. Ti aggiornerò sulle mie imprese dopo che avremo ritrovato il caro Harry!”-. –“Ecco, pensiamo alle cose importanti – tagliò corto Piton – Dunque Potter era qui ad Hogwarts quando è scomparso”-. –“Sì, certo”- rispose Silente. –“Chi è stata l’ultima persona a vederlo?”- chiese Piton.  –“Beh, gli ultimi sono stati Hermione Granger, Ron Weasley e gli altri compagni di stanza”- disse ancora Albus.

–“Dovevo immaginarlo! – sbottò Piton – Se possibile, Albus, vorrei interrogarli subito. Magari sanno qualcosa”-.  –“L’ho già fatto io, Severus, e non ho scoperto niente di utile. Comunque li manderò a chiamare e li farò venire subito qui. Chissà che non salti fuori qualcosa di nuovo”- disse Silente.  –“Remus mi ha detto che avete perquisito tutta Hogwarts, il parco e Hogsmeade senza trovare nessuna traccia di Potter”- -“Sì, Severus, è vero – confermò Silente – E’ per questo che abbiamo pensato ad una vendetta da parte di qualche Mangiamorte”- . –“No, i Mangiamorte non c’entrano, ne sono sicuro – disse Piton pensieroso – I più pericolosi, tra cui Lucius Malfoy e Peter Minus, sono rinchiusi ad Azkaban; in quanto agli altri, non vogliono vendicare Voldemort: hanno altri problemi a cui pensare. Piuttosto, avete controllato se tra la roba di Potter ci sono il mantello dell’invisibilità e la Mappa del Malandrino?”- -“Sì – rispose Silente – abbiamo controllato io e Sirius. Sono tutti e due nel baule di Harry”-.  –“E i passaggi segreti? Li avete ispezionati? Scommetto che Potter li conosce tutti!”-  -“Sì, certo”-.

Piton rimase silenzioso, immerso nei suoi pensieri. Fu interrotto dall’arrivo di Hermione Granger, Ron Weasley, Neville Paciock, Seamus Finnigan e Dean Thomas. Neville, alla vista di Piton, sbarrò gli occhi e si immobilizzò. Gli altri si guardarono in modo interrogativo. –“Vi ho fatto chiamare, ragazzi – disse Silente con voce dolce – perché il professor Piton vorrebbe rivolgervi qualche domanda a proposito di Harry”-.  –“Scusate se mi intrometto, colleghi, - intervenne Allock, che fino a quel momento era rimasto in silenzio – vi dispiacerebbe se conducessi io l’interrogatorio? Ho esperienza in questo genere di cose e…”-  -“Sì, mi dispiacerebbe! – ringhiò Piton inferocito – Ora, per favore Allock, siediti e chiudi il becco!”-  -“Io mi chiamo Adalbert Bradsbury, non Allock…”-  -“CHIUDI IL BECCO !!!”- urlò Piton alzandosi in piedi. Neville, nel frattempo, era sobbalzato ed aveva iniziato a tremare in maniera incontrollata. –“Mi è stato detto – disse Piton con voce fredda, rivolto ai ragazzi – che voi siete gli ultimi ad aver visto Potter prima della sua scomparsa”- -“Sì, certo professore”-  rispose pronta Hermione – “Abbiamo cenato tutti insieme, come al solito, poi siamo saliti nella stanza comune di Grifondoro; lì abbiamo finito i compiti e poi ci siamo salutati prima di andare a dormire. Da allora io non l’ho più visto”-.  –“Beh – continuò Ron, rosso per l’imbarazzo – noi ragazzi siamo andati tutti nella nostra stanza e ci siamo messi a letto come ogni sera. Poi mi sono addormentato e quando mi sono risvegliato, il mattino dopo, Harry non c’era. Ho pensato che si fosse già alzato per andare a lavarsi e fare colazione, ma non era nella sala da pranzo. Io e Hermione l’abbiamo cercato senza successo e poi abbiamo avvertito il professor Silente”-. –“Sì, è andata così”-  confermarono Seamus e Dean. Neville continuava a tremare e non riusciva a spiccicare parola. Piton lo fissò per qualche istante, poi disse: -“Va bene, potete andare”-. I ragazzi uscirono dalla stanza spingendo a fatica Neville che aveva le gambe semiparalizzate dalla paura e camminava a malapena. –“Hmm, i ragazzi non sanno niente; avevi ragione, Albus. Comunque proverò anch’io a perquisire la zona. Se dovessi scoprire qualcosa di nuovo, sarai il primo a saperlo”-. Detto questo, Piton uscì, inseguito da Gilderoy Allock che gridava con voce giuliva: -“Aspettami, collega! Vengo anch’io. In due si scoprono più cose!”-.

 

“Ora lo strangolo, ora lo strangolo, ora lo strangolo… Mi sbatteranno ad Azkaban, ma sarò contento”, pensava tra sé il professor Piton mentre camminava lungo uno dei corridoi di Hogwarts in compagnia di Allock, che non aveva resistito e gli stava propinando il racconto dei suoi improbabili duelli con mostri, streghe e zombies. Poi si ricordò dei consigli di Imhotep: “Cerca di rimanere calmo, respira profondamente e pensa a qualcosa di bello e rilassante”, così iniziò a pensare alla Polinesia, al suono delle onde e della brezza fra le palme. Il vociare di Allock però lo riportò ben presto alla realtà e fece riemergere i progetti omicidi: “Ora lo strangolo, ora lo strangolo…”.

 

 

Erano trascorsi due giorni interi; tutta Hogwarts era stata ispezionata di nuovo da cima a fondo, ma  Harry non era stato ancora trovato. Ora il silenzio inondava la scuola: era notte fonda e tutti dormivano. Severus Piton, invece, non riusciva a chiudere occhio. “Dov’è Potter?” continuava a chiedersi. “Finchè non sarà stato ritrovato non potrò tornarmene a Durmstrang. Mi toccherà rimanere ancora in questa gabbia di matti a contatto con Sirius Black e con quella piattola di Allock!”. Alla fine decise di fare una passeggiata per i corridoi bui e silenziosi della scuola; perlomeno adesso non aveva Allock alle calcagna e poteva riflettere senza essere interrotto. Vagò per circa un paio d’ore, meditando. C’era qualcosa che non andava: in qualche modo sentiva che Harry era vicino, molto vicino; e allora perché non riuscivano a trovarlo? La sensazione era molto forte e Piton era sicuro di non sbagliarsi: Potter era lì da qualche parte! Ad un tratto udì un leggero fruscio davanti a sé; si immobilizzò all’istante e aguzzò la vista, esaminando con attenzione il corridoio buio e apparentemente vuoto. Rimase immobile. Di nuovo il fruscio e un’ombra che strisciava lentamente lungo il corridoio rasente i muri. Da dove era sbucata fuori l’ombra? Piton si avvicinò cautamente, deciso a scoprire chi fosse l’altro nottambulo. Quando gli fu abbastanza vicino, un’ondata di profumo noto e inconfondibile lo avvolse. –“Allock!”- gridò Piton all’improvviso. L’altro sobbalzò, si voltò e lo fissò sorpreso. Poi si riprese rapidamente e disse:-“ Oh sei tu, collega! Cosa fai in giro a quest’ora? Dovresti essere a letto a dormire. Non sai che il sonno è una mano santa per le rughe?”- -“Io non ho rughe!”- sibilò Piton a denti stretti. –“Però potrebbero venirti da un giorno all’altro. Prevenire è meglio che curare, caro collega!”-.

Con i pugni stretti e imprecando a bassa voce, Piton si allontanò prima di commettere gesti irreparabili.

 

Il pomeriggio seguente Piton era nel suo ex studio e stava preparando la pozione speciale che impediva a Remus Lupin di trasformarsi in lupo mannaro. –“Meno male che sei qui, Severus. Sei l’unico che conosca che riesce a preparare con successo questa pozione; stanotte ci sarà la luna piena e con tutti i guai che ci sono già, un lupo mannaro in giro non è certo di aiuto”-.  –“Se vuoi, Remus, quando sarò tornato a Durmstrang potrei preparartene un po’ ogni tanto e spedirtela” – concesse Piton: quel giorno Gilderoy Allock non si era fatto vivo e di conseguenza Piton era di buonumore. –“Oh magari, Severus; mi faresti un grosso favore! – e poi con tono triste – Spero che Harry stia bene. Sono molto preoccupato. Non riesco proprio a capire cosa può essergli successo!”-. –“Io ho la sensazione che sia molto vicino e forse ho trovato una spiegazione alla sua sparizione, ma prima devo controllare una cosetta…”-. Piton non terminò la frase: Allock era entrato improvvisamente nella stanza senza nemmeno bussare.

-“Finalmente vi ho trovato, colleghi. Il professor Silente mi ha detto che eravate qui e così sono venuto subito per informarvi che oggi ho fatto molti progressi nelle ricerche e presto risolverò il caso Potter! E’ stata una giornata veramente dura, ma io ci sono abituato!”-. Nell’udire queste parole Lupin guardò speranzoso Piton, che rispose al suo sguardo con un ghigno di derisione. Allock, abbigliato con una elegante tunica color albicocca e con i riccioli in perfetto ordine, si avvicinò al paiolo in cui bolliva la pozione e continuò imperterrito: -“Una pozione? Ah sì, questa la conosco, l’ho preparata un mucchio di volte. Ti serve aiuto?”-  -“No”- rispose Piton secco. –“D’accordo, come vuoi”-. Allock allora si mise a gironzolare per la stanza curiosando qua e là, poi iniziò ad osservare attentamente i due maghi. –“Remus caro, hai mai pensato di rinnovare il tuo guardaroba? Quei vestiti che indossi mi sembrano alquanto vecchiotti. Se vuoi ti do l’indirizzo del mio sarto di fiducia!”-  -“Ehm, no grazie”- rispose Lupin imbarazzato. –“E tu, Severus, basta con quel look funereo! Dovresti passare a tinte più allegre; il turchese, per esempio, il giallo paglierino o un bel color malva”-. Ad un tratto Piton si immaginò abbigliato con i colori che Allock gli aveva appena citato: un brivido cominciò a corrergli lungo la spina dorsale. Distolse con orrore la mente da quei pensieri e fissò Allock con sguardo bellicoso: -“Non hai niente da fare tu? Vai ad importunare qualcun altro! E per quanto riguarda il nero, trovo che sia un colore assolutamente stupendo! Risparmia i tuoi consigli per i bambolotti come te e sparisci immediatamente!”-. –“Beh, riprenderemo il discorso quando il tuo cattivo umore sarà passato. Arrivederci, colleghi!”- e se ne andò.  –“Uno di questi giorni lo faccio fuori!!” – sbraitò Piton, che aveva perso del tutto il suo buonumore.

- “Comunque, come ti dicevo, Remus, - continuò tentando di recuperare la calma – credo di avere un’idea che spiega la sparizione di Potter, ma ho bisogno del tuo aiuto. Stasera dobbiamo cercare un passaggio segreto che nessuno qui ad Hogwarts conosce”-.  –“Cosa? Un passaggio segreto sconosciuto? Ma ci vorranno secoli! Hogwarts è grandissima!”-  -“Non ci vorranno secoli; io so dove cercare e in due non dovremmo impiegare molto tempo. Però mi serve anche l’aiuto di Sirius per un’altra faccenda; dovresti dirglielo tu: se glielo chiedessi io, non accetterebbe mai”-.  –“D’accordo, se serve per aiutare Harry …”-  -“Adesso ti spiego …”- e Piton iniziò ad esporre a Lupin la sua teoria.

               

Quella sera Piton guidò Lupin nel corridoio dove la notte precedente aveva incontrato Gilderoy Allock. Si disposero ognuno ad una estremità del corridoio e in silenzio iniziarono a scrutare e tastare i muri e gli oggetti presenti. Passarono alcune ore. Ad un tratto: -“Severus, vieni. Forse ho trovato qualcosa”-. Piton accorse e Lupin gli mostrò un sottile filo di stoffa bluastra che fuoriusciva dal muro. –“Qui deve esserci una porta segreta. Questo filo deve essere appartenuto all’abito di qualcuno che ha usato questa porta. Dobbiamo trovare il meccanismo che la fa aprire”- e ricominciarono a scrutare e tastare. Dopo circa mezz’ora di inutili tentativi, udirono un lieve scricchiolio e la porta si aprì. I due si guardarono, poi: –“Cosa hai toccato?”- chiese Piton a Lupin. –“Beh, ho solo tastato il muro”-. –“Anch’io. Però senza volerlo ho sfiorato con la punta dello stivale una delle mattonelle alla base del muro. Dev’essere stato questo”- e diede di nuovo un colpetto al muro con lo stivale: la porta si richiuse con un altro scricchiolio. Quando la porta fu aperta di nuovo, videro che al di là di essa c’era una stretta scalinata buia che scendeva verso il basso. –“Dove condurrà la scala?”- chiese Lupin con un bisbiglio. –“Non lo so. Andiamo a vedere”-. Presero le candele magiche che avevano portato con loro e che erano servite per illuminare il corridoio ed iniziarono a scendere. Man mano che scendevano, l’aria si faceva sempre più fredda e umida. Poi le scale terminarono; ad esse seguiva un cunicolo contorto scavato nella roccia. I due maghi proseguirono e, dopo un po’, giunsero in una stanzetta rettangolare con le pareti anch’esse fatte di roccia. Nella stanzetta erano presenti un tavolo sgangherato di legno con sopra una lampada ed un paio di occhiali, e una vecchia poltrona; su di essa, legato come un salame e imbavagliato, c’era Harry Potter. I due maghi gli si avvicinarono e lo esaminarono: -“Sta bene, almeno mi sembra. Chi lo ha rapito e legato deve avergli fatto un incantesimo per farlo dormire”- disse Piton a bassa voce. –“Meno male che lo abbiamo ritrovato sano e salvo! Ma chi sarà stato a fargli questo?”-  -“Una mezza idea io ce l’avrei! – rispose Piton continuando a bisbigliare – Ora però dobbiamo slegarlo e portarlo fuori di qui. Penseremo dopo ad accalappiare il colpevole”-. Erano intenti a slegare Harry quando Piton, di colpo, si girò e iniziò a fissare il cunicolo buio. Lupin notò il suo strano comportamento: -“Cosa c’è, Severus?”- bisbigliò guardando anche lui in direzione del corridoio senza però notare nulla. –“Abbiamo compagnia!”- esclamò Piton a voce alta, senza distogliere lo sguardo dal cunicolo. Dalle ombre emerse un individuo con una veste color pervinca: -“Sei un vero rompiscatole, Piton! Hai rovinato il mio piano! Nessuno doveva scoprire che Harry Potter è qui; tra qualche giorno l’avrei liberato prendendomi il merito di averlo salvato da un misterioso rapitore!”-.

Nel sentirsi definire “rompiscatole” da Allock, Piton sollevò pericolosamente le sopracciglia.  –“Adesso dovrò ricorrere ad un incantesimo di oblio per farvi dimenticare tutto!” – continuò Allock estraendo la sua bacchetta magica. –“E Sirius? Non doveva sorvegliarlo?”- chiese Piton a Lupin senza perdere d’occhio Allock. –“Sì, mi sorvegliava e sono stato costretto a toglierlo di mezzo!”- rispose Allock con voce angelica. –“Oh mio dio, povero Sirius! Che gli hai fatto?”- intervenne Lupin preoccupato; il volto di Piton, invece, si era illuminato di speranza. –“Nulla di grave, gli ho solo fatto un incantesimo per farlo addormentare profondamente”-. Il volto di Lupin allora si rasserenò; su quello di Piton si dipinse un’espressione delusa. –“Sono spiacente di aver mandato all’aria il tuo piano, Allock, ma devo riprendermi Potter a tutti i costi. Se me ne andassi da Hogwarts senza averlo riconsegnato a Silente, farei una figura davvero grama. Inoltre non ho proprio intenzione di perdere la memoria! Adesso fai il bravo e lasciaci tornare alla scuola con Potter senza creare problemi. Se vuoi, potrai provare a rapirlo di nuovo fra qualche tempo, ma prima avvertimi, così mi renderò irreperibile e tu avrai campo libero!”-. Nell’udire queste parole, Lupin spalancò gli occhi e fissò Piton allarmato; Piton se ne accorse e disse ridacchiando: -“Sto scherzando, Remus!”-.  –“Basta con le chiacchiere, colleghi!”- intervenne Allock.  –“Dimmi prima una cosa, Allock. – insistette Piton – Come hai fatto a rapire Potter sotto il naso di Silente e di Sirius Black? Sono sorpreso, stai facendo progressi!”-  -“Beh, è stato facilissimo. Un elfo domestico di mia conoscenza che lavora qui ad Hogwarts mi ha parlato di questa stanza segreta di cui nessuno, a quanto pare, conosce l’esistenza. Mi ha anche aiutato ad entrare nella scuola senza che nessuno se ne accorgesse. Io sono un mago eccellente, bello, elegante, intelligente: avevo bisogno solo di un modo per dimostrare le mie qualità e farmi un po’ di pubblicità e così ho deciso di farmi dare un piccolo aiuto da Harry Potter, visto che è conosciuto da tutti i maghi. Che male c’è?”- .  –“Che male c’è? – chiese Lupin arrabbiato – Hai rapito un ragazzino! E tutto per farti pubblicità!”-  -“Oh, quante storie per uno stupido marmocchio! Cosa vuoi che mi importi di lui? Io devo pensare a me stesso! Se è diventato famoso uno come lui – e indicò Piton – che assomiglia ad un pipistrello ed è anche scontroso e antipatico, perché non dovrebbe essere famoso uno con la mia classe? Comunque adesso basta, non ho tempo da perdere con tipi come voi”- e si preparò a lanciare l’incantesimo dell’oblio. Piton, però, insorse dicendo: -“Pipistrello a me? Come osi, brutto sgorbio!!”- e, estraendo velocemente la bacchetta magica da una manica della veste, pronunciò una formula magica: -“Alaq-en-sa-ath-pah”-. A queste parole Allock si trasformò in una statua di pietra. Piton gli si avvicinò e disse, con un sorriso: -“Così impari ad insultarmi! Devo ricordarmi di ringraziare il mio amico Imhotep: le maledizioni che mi ha insegnato funzionano a meraviglia!!”-.

 

Un’ora più tardi, finalmente, ad Hogwarts tutto era tornato come al solito. Harry e Sirius erano stati risvegliati (Piton aveva proposto di lasciarli in balia dell’incantesimo, perlomeno finchè lui non fosse ripartito per Durmstrang; gli altri lo avevano guardato sconvolti e Albus Silente si era affrettato a rompere l’incantesimo) e adesso stavano bene. Allock era ancora una statua di pietra e nello studio di Silente ferveva una accesa discussione per decidere il suo destino.  –“Io dico di mandarlo ad Azkaban. E’ un delinquente ed è quello che si merita!”- tuonava Sirius Black, che ancora non riusciva a mandare giù il trattamento che gli aveva riservato Allock.  –“Questa soluzione mi sembra un po’ eccessiva, Sirius. Allock ha sbagliato, ma anche se non è la prima volta, non è poi così cattivo”-  -“Albus ha ragione: Azkaban è una punizione eccessiva. Secondo me, bisognerebbe solo renderlo innocuo, tutto qui.”- concluse Lupin. –“Ha rapito Harry e deve finire ad Azkaban!!”- insisteva Sirius. –“Lasciamolo così com’è adesso. In quello stato di certo non potrà nuocere a nessuno!”- propose Piton maligno. –“Ma Severus!”- protestò Silente esasperato e poi continuò: -“Non possiamo mandarlo ad Azkaban e tantomeno lasciarlo a fare la statua a vita. Remus ha detto una cosa giusta: dobbiamo renderlo innocuo. In fondo, mi fa un po’ pena, anche se è invadente e vanitoso; e poi, a quanto pare, non ha ancora recuperato del tutto la memoria: dovremmo aiutarlo”-. Alla fine Piton, con una strana espressione sul viso, disse: -“Ho un amico che, oltre ad essere un bravissimo mago, è anche un grande esperto di psicologia e di medicina. Potrei chiedergli di prendere Allock come suo paziente”-. Gli altri furono tutti d’accordo (tranne Sirius che continuava a protestare); gli occhi di Piton si illuminarono e sul suo volto comparve un sorrisetto malefico: aveva omesso di dire che il suo amico era anche il più grande esperto mondiale di maledizioni…

 

Egitto, Tebe. Tomba di Imhotep-En-Ath. Alcuni giorni dopo.

-“…e così ho affrontato la strega: ero solo, ma non avevo paura. Contemporaneamente due zombies mi attaccavano alle spalle…”-. Gilderoy Allock, abbigliato con una sahariana verde acqua, camminava nella camera e gesticolava mimando le sue gesta eroiche mentre parlava. Imhotep-En-Ath lo ascoltava seduto sul sarcofago di pietra nera, con la testa fra le mani ed una espressione sofferente.

 –“…allora il lupo mannaro mi aggredì, ma io, caro collega, ero pronto a tutto e …”-  -“Non sono un tuo collega, sono un Gran Sacerdote”- precisò laconicamente Imhotep per l’ennesima volta. –“Sì,certo. Come ti stavo dicendo, collega, il lupo mannaro…”-.

-“…A proposito, caro collega – Allock continuava a chiacchierare ininterrottamente – non sarebbe ora di rinnovare il tuo guardaroba? Il tuo abbigliamento è, come dire, un tantino antiquato! E’ ora che ti aggiorni! Se vuoi, ti do l’indirizzo del mio sarto: è un vero mago del cucito…”-.

-“BASTAAAAAA !!!!!!!!!!!!”-. Un urlo che sembrava provenire direttamente dall’oltretomba squarciò improvvisamente il silenzio che regnava nella pianura di Tebe. Nella zona, in quel momento, non erano presenti esseri umani: se lì vi fosse stato qualcuno, avrebbe assistito ad un improvviso terremoto ed alla fuoriuscita, dalle calde sabbie del deserto, di un oggetto non identificato abbigliato con una sahariana verde acqua. L’oggetto, simile ad un proiettile, schizzava nel cielo a tutta velocità. Quell’oggetto era Gilderoy Allock.

 

 

FINE   (…forse…)

 

 

 

P.S.   Nel caso non l’abbiate notato, il personaggio di Imhotep è ispirato ai film “La Mummia” e “La Mummia 2: il ritorno”.

 

^ _ ^