Capitolo Decimo

                                                  La prima ora dell’anima gemella

 

 

Mac rifletteva rapidamente. Molto presto quel gioco sarebbe stato al completo... tutte le pedine allineate. E a quanto sembrava la fortuna non era dalla parte di Draco... ma ogni gioco poteva avere esiti anche imprevisti, in ogni senso... e a volte i più deboli risultavano vincenti alla fine... si chiese se i suoi pensieri non fossero pensieri che potessero essere ritenuti... vagamente... di tradimento. Ma sorrise, non le era stato forse detto che avrebbe dovuto tentare di camminare sulla lama di un coltello... restando sé stessa? Ed era esattamente quello che faceva. E vedendola in un'altra ottica, non voleva altro che il bene di Voldemort... e legargli un altro servo, come Draco, che lo avrebbe tradito di certo... non sarebbe stato giusto, né saggio. Iniziava a vedere come tutto potesse avere... due facce.

Silvia scambiò una fugace occhiata con Mac, e anche se durò poco più di un secondo le servì per capire quello che doveva fare... doveva tornare ad Hogwarts: lì forse sarebbe stata al sicuro...
Chiamando a raccolta ogni briciola di coraggio e determinazione che aveva, si rivolse quindi a Barthy: - Va bene, se ti fa piacere tornerò ad Hogwarts con te... - e riuscì perfino a sorridergli, anche se temeva di svenire da un momento all'altro. Salutarono rispettosamente l'Oscuro Signore e Mac e quindi con l'aiuto di Barthy si materializzarono nei dintorni del castello.

Riuscirono ad entrare senza essere visti e quindi Silvia pensò che in qualche modo doveva riuscire a restare da sola per un po'... Piton, doveva assolutamente vedere Piton... era il suo unico pensiero.

Barthy si inchinò all'Oscuro Signore, dopo che Silvia ebbe detto che preferiva rientrare con lui... e seguirlo. Era... raggiante! La giovane si offriva nelle sue mani...
Si materializzarono fuori dal perimetro di Hogwarts, e, usando uno dei passaggi segreti, entrarono nel castello.
Allora Silvia chiese a Barthy di restare nascosto nel cunicolo... mentre lei andava a prendere ciò che sarebbe potuto servire a Voldemort... e che sarebbe tornato da lui al più presto. E, Barthy, che sapeva quanto fosse pericoloso farsi vedere, accettò… perché ormai si fidava della ragazza.
Fu così che Barthy rimase solo... a pensare ed escogitare piani, pensando a Voldemort e a Silvia...

La giovane si era finalmente liberata di Barthy e si stava precipitando a rotta di collo verso la stanza che divideva con le amiche, sperando di trovare Severus... nel frattempo non poté fare a meno di pensare a quello che aveva fatto... come aveva potuto essere così ingenua da fidarsi di un perfetto sconosciuto? Con la sua sconsideratezza aveva messo tutti in pericolo... che idiota che era!
Giunse alla stanza e con disappunto vide che non c'era nessuno... forse nello studio... e scese di nuovo le scale... e per fortuna lo vide che saliva le scale insieme a Gwillion...

 

- Mia Dama Verde... Siamo soli, alfine. E sento di desiderare i tuoi pensieri, le tue labbra, la tenebrosa armonia che si crea quando la vita accoglie la morte... dentro di sé.
Ma prima... - Voldemort prese l' altra tra le sue braccia - Prima permettimi un piccolo gioco, che desideravo fare già da un poco. -
E nel dir questo pose la donna sul freddo trono di pietra. Poi fece qualche passo indietro, rimirandola.
- Mi chiedevo che effetto facesse vedere una figura umana seduta sul quello scranno di pietra, vederla e prostrarsi al suo cospetto. - Voldemort sorrideva come un bambino - Ma adesso lascia il trono e torna da me, mia diletta, poiché alle amanti degli dei solo attraverso la morte è consentito di assurgere al ruolo di divinità, e non è questo il destino che voglio augurarti. -

- Mio Signore... i tuoi giochi mi turbano... - disse Mac, alzandosi dal trono e raggiungendo Voldemort. Poi sorrise e gli prese una mano, ne osservò il dorso, la pelle chiara, e la carezzò. - I tuoi Servi, e molti altri, baciano le tue mani... ma il dorso della mano che tu offri ai loro rispettosi baci, nasconde il palmo, e, forse, chi depone qui le sue labbra crede che sotto, nascosto, vi sia un dono, una ricompensa. - Girò la mano del Signore Oscuro - Io invece, deporrò qui il mio bacio. Sul palmo vuoto, sapendo che in realtà non è vuoto... perché regge il destino di tutti noi... -
E si chinò a baciare i palmi delle mani dell'Oscuro Signore, e poi i suoi polsi. E infine, offrì la sua bocca a quella di Voldemort...

E Lord Voldemort strinse tra le sue braccia quella donna che con la sua venuta aveva risvegliato infiniti misteri.
- Cos' è che vedi in me? - le domandò quando le loro labbra tornarono infine a separarsi - Dicono che amare voglia dire cercare nell' altro un riflesso di se stesso, ma tu cosa puoi vedere in me, oltre all' oscurità? -

- Oltre l'Oscurità, oltre le... ombre?- Mac reclinò la testa sulla spalla di Voldemort - Più c'è luce, più ombre nascono. Non ho mai visto alcuna cosa formare un'ombra nel cuore della notte, ma ho visto il mondo coperto d'ombra in pieno sole. Non c'è tenebra senza luce... - tornò a fissare il Signore Oscuro - Sono venuta a vedere la tua luce, mio Signore, ed essa mi ha richiamato dal buio. Sono venuta ad officiare i tuoi misteri... -

- La mia luce... la mia luce... - Voldemort ripeté quelle parole così insolite per lui, assaporandole, poi tornò a chinarsi verso le labbra rosse così vicine alle sue.

Mac era in preda all'estasi: Voldemort era una lusinga per i sensi e per la mente. Ed ogni cosa in Lui non faceva che rafforzare la sensazione di ineluttabilità, di Destino... una Forza a cui fosse impossibile resistere, né voleva resistere. Le vennero in mente poche parole... Soles occidere et redire possunt, nobis cum semel occidit brevis lux, nox est perpetua una dormienda... i giorni possono sorgere e tramontare, ma per noi, dopo una breve luce, resta solo una notte eterna... No, non era così... quella luce non poteva tramontare, perché non era sorta ancora del tutto, ma seppure fosse tramontata... non aveva importanza... non più.
C'erano tante domande, tante cose da dire... ma non adesso, no, non adesso...

- La mia luce... - ripeté ancora una volta l' oscuro signore - purché non sia per te come per molti altri una luce verde... e fatale. E se io mi diverto a indossare la maschera del Dio non voglio porre sul tuo volto quella di Semele. Non voglio. -

- Semele... se tale io fossi, tu non dovresti essere altro che un dio da quattro soldi come Zeus, mio Signore. Ma tu sei diverso... e, alla fine, morire per vedere il tuo vero rilucente potere...potrebbe non essere una maledizione. Ma... in considerazione di tutto, preferisco vivere, per essere con te. E poi, non ricordi? Non sei un Dio, non per me... ma se ami indossare una tale maschera, invece, sul mio volto non porne nessuna. Lascia che io non sia altra che quella che sono, e non potrai ricevere altro che il mio amore, in tutte le mille forme in cui si può amare. -

 

Piton era con Gwillion sulle scale. Risalivano verso il dormitorio di Grifondoro, quando videro Silvia.
- E' qui! - si lasciò sfuggire il mago, e guardò per un attimo la ragazza, no, le due ragazze.
Era sul punto di esplodere... ma non lì... si fece seguire fino all'odiosa camera dei Grifondoro e poi si piantò le mani sui fianchi, e fulminò Silvia con lo sguardo.
- Cosa credevi di fare tu? - sibilò - Con Crouch? Da Voldemort?! Pretendo una spiegazione dettagliata... e voglio sapere tutto quello che hai visto e che ti è stato detto... sai che ci hai conciati davvero per le feste?! -

Silvia evitò lo sguardo furibondo di Severus, gli occhi fissi a terra... era pallida come il fantasma di Nick quasi senza testa e tremava come una foglia... ma era risoluta a non piangere, con quel briciolo di dignità che le era rimasto.
- Io... io... mi dispiace davvero... - biascicò - ho incontrato Crouch ad Hogsmeade... deve aver fatto un incantesimo perché proprio non l'ho riconosciuto... si è seduto al mio tavolo e abbiamo cominciato a parlare... mi ha detto che non aveva trovato un posto alla locanda per la notte, quindi... quindi... -

Ma non riuscì a continuare, ancora incredula per quanto era stata stupida.

- E quindi ti sei fatta abbindolare dal primo venuto! Mettendo a rischio la vita di tutti! Ed ora dimmi, cosa hai dato a Voldemort in cambio della libertà? Perché lui non da nulla per nulla! Rispondi! Devi dirmi tutto... che avete concordato tu e Crouch? E dov'è Crouch? Come diavolo hai fatto a venire via? - e scosse la ragazza, perché, anche se lei era turbata, Piton sapeva che quelle informazioni potevano essere vitali.

Silvia trasse un lungo e profondo respiro - Beh... un po' è stato merito di Mac che ha convinto Voldemort a lasciarmi andare... poi sono dovuta ricorrere ad un piccolo inganno... ho promesso che se fossi tornata al castello avrei aiutato Barthy a tenere d'occhio la situazione... -

- Cosa?! Cosa hai fatto? Hai promesso a Voldemort di aiutarlo?! Sei dunque pazza, donna? - Piton era furente, e solo la consapevolezza di quanto inutile fosse una scenata lo tratteneva - Quindi Barthemius è qui in giro... ci controlla? E questo può voler dire soltanto che non potremo muoverci liberamente, perché se tentassi di fermarlo... sarebbe la mia definitiva condanna a morte. -
Piton scosse la testa, e si poggiò al muro, guardando ora Silvia, ed ora Gwillion.
- E perché Mac non è venuta con te? O lui la trattiene? E poi... -
Poi il suo volto si fece meno teso per un attimo.
- Crouch è qui... Lucius è qui. Se riuscissi ad impegnarli l' uno con l'altro... se... -
Tornò ad essere meditabondo.

- Puoi pensarci tu? Tu! E come farai... credi forse di illuderlo in qualche maniera? O di fargli offerte più allettanti?! Ma in tal caso ti avviso, Silvia, Crouch è il più fedele dei servi di Voldemort... è folle. Il suo è un amore che non si ferma davanti alla possibilità di morire, di essere distrutto, bruciato. Dimmi, credi davvero di potere qualcosa contro questo individuo? Contro un uomo che è tornato due volte dall'abisso e solo per servire il suo padrone ad ogni costo? Non illuderti... ne finirai piegata! -
disse Severus, e fissò il muro, perdendosi nei suoi pensieri.

- Mac non è tornata con me, ma non credo che Voldemort la stia trattenendo contro la sua volontà... anzi a dire il vero mi sembrava contenta di stare lì... - e si morse la lingua per quella cattiveria gratuita... non era proprio il caso di mettersi a spettegolare in una situazione del genere...  - Comunque se vuoi a Barthy posso pensarci io... so come tenerlo a bada. -
Silvia era risoluta... terrorizzata ma risoluta...

- Sono pronta a correre qualsiasi rischio pur di rimediare a quello che ho fatto... non me lo perdonerei mai se vi accadesse qualcosa a causa della mia leggerezza e poi... e poi... . ma non trovò il coraggio di finire la frase.
Piton fece uno strano sorriso storto.
- Molto bene, ne parleremo poi. Ma adesso cerchiamo quella dannata mappa... -
E iniziò a frugare nei cassetti...

 

- Dimentichiamoci dei nomi allora, degli antichi Dei e dei nuovi... - sussurrò Voldemort - poiché adesso in questa torre arcana, solo io e tu contiamo. -
- Che nomi? - Mac sorrise -Ricordo solo un nome, il tuo... e continuo a cercare l'altro... quello segreto che ti avevo promesso avrei saputo scoprire, prima o poi. Per il resto... nulla importa. - Lasciò scivolare un dito sui lineamenti di ghiaccio del mago, percorrendoli, esplorandoli.
E poi rise, una breve risata soddisfatta, mentre si perdeva nei suoi occhi di ghiaccio.
- Devo essere pazza... - disse infine - Ma questo posto è davvero freddo... ed io amo il freddo solo se c'è qualcosa che sappia riscaldarmi... -

- Se riesci a trovare la fiamma che arde dietro il mio volto di gelo... sarà per te, solo e unicamente per te. -
Disse Voldemort, e strinse la donna tra le sue braccia. Perché nonostante tutto anche il corpo dell' oscuro signore produceva calore umano.
- Vieni, ci sono stanze più confortevoli di questa nella mia dimora, e tu ancora quasi non l' hai esplorata... a parte il giardino... -

- Ardo dal desiderio di esplorare ogni parte di questa dimora, mio Signore... ogni camera... - disse Mac, ed il suo tono era dolce, più di quante lei stessa avrebbe desiderato. E lo seguì...

Voldemort guidò la donna in una stanza che pochi avevano visto. Una stanza spoglia, spartana. La sua stanza.
- Hai mai pensato, mia Dama Verde, che invece di essere un uomo che gioca a fare la divinità io potrei essere l' esatto contrario? -

- Potresti essere, dunque, un dio che gioca a fare l'uomo? - Mac sorrise - In tal caso la partita diventerebbe ancora più interessante... E questa stanza è quella dove il dio si ritira? Dovresti mostrarmi,allora, in cosa un dio è superiore ad un uomo... se è superiore ad un uomo. O forse vuoi avere una sacerdotessa per il tuo culto? -

- Tu mi sfidi. - disse Voldemort con un sorriso - E a me piacciono le sfide. -
Attirò la donna a sé e le sorrise ancora.
- E sono pronto sin d' ora a controbattere... sempre che per te un letto e delle lenzuola non siano un giaciglio troppo banale -

- Mio Signore, al tuo fianco, qualunque luogo diventa il regno più bello... - e questa volta l'espressione della donna era seria - E che sia qui, o tra le fiamme, o in un giardino, o tra i ghiacci... non ha alcuna importanza. Ma adesso, ti prego... lascia che il nostro dolce combattimento abbia inizio...raccogli, dunque, la mia sfida... - tornò a sorridere.

Voldemort sorrise, non disse nulla, e prese a slacciare lentamente il vestito dell' altra. Non come un mago, non come un dio, ma come un comune mortale.

Mac rabbrividì, abbandonandosi al contatto con quell'uomo. Ed attese il suo turno, per aiutarlo a liberarsi dei pesanti abiti.. .il mantello, e la tunica...

- Ci siamo solo noi... noi e nient' altro... -
disse Voldemort, e poi non ci furono più nemmeno parole.

 

 

- Sara... da come profumi ora non ti si paragonerebbe certo a un fiore delicato, più a un frutto succoso... -
Lucius si guardò intorno, il bagno dei prefetti era stato un lusso di cui lui aveva goduto. Quella stanza risvegliava in lui ricordi a cui non pensava più da molto tempo.
La sirena dormiva placidamente nel quadro sopra le loro teste, senza sospettare la presenza dei due visitatori.
- Allora, Sara, potresti spiegarmi come sei arrivata qui, che c'entra Draco in tutto questo...
Il mangiamorte manteneva la distanza di sicurezza e la scrutava distante. Non capiva la situazione e per una rara volta si sentì dominato da qualcuno che non aveva mai tenuto in mano una bacchetta: chi era il più debole tra loro due? -

Welverance sorrise timidamente: sentirsi chiamata col suo vero nome... le faceva sempre uno strano effetto, quel non so che di piacevole e conturbante, era anche per questo che si faceva chiamare con assurdi nomi... già, il nome... se Lucius avesse saputo che quello che lui portava era lo stesso di una persona che era stata molto importante per Welverance... molto... né era difficile trovare per le delle analogie tra i due... entrambi erano molto più grandi di lei, entrambe incutevano un reverenziale timore, entrambe avevano suscitato in lei sensazioni ambigue.
E poi improvvisamente la domanda di Lucius la fece tornare alla realtà
- Ecco... - fece - non mi è chiaro,ricordo poco di quel giorno è tutto molto confuso, ma credo che si sia trattato della magia di qualcuno a Hogwarts, forse qualche studente... ricordo di aver visto dei volti, mentre venivamo risucchiate... si, mi pare Voldemort e, chiaramente Draco. -

 

- Non potrebbe essere questa? -
Fece allora Gwillion indicando un pezzo di pergamena consunto e sgualcito. Aveva assistito a tutta la discussione senza dire una parola. Né c' era nulla che avrebbe potuto dire.

- Sì è proprio questa, Harry l'aveva mostrata a me e a Alo la mattina dopo che siamo arrivate - esclamò trionfante Silvia. Si rivolse a Severus - devi colpirla con la bacchetta e dire giuro solennemente di non avere buone intenzioni -

Piton sfoderò la sua migliore espressione crudele... era quella dunque la formula! E Potter era riuscito a nascondergli tanto a lungo i segreti di quell'oggetto pericoloso... ma adesso era tra le sue mani! Ridacchiò, lieto.
Estrasse la bacchetta magica e recitò la formula...
E... puff! Sulla vecchia sgualcita pergamena apparve una mappa con tanti piccoli puntini, e su ogni punto c'era il nome di qualcuno... ogni persona presente ad Hogwarts.
Piton richiamò al suo fianco le due ragazze.
- Guardate! - disse... e percorse la mappa con le dita - Eccoci! Severus Piton, Gwillion e Silvia! E... adesso guardate qui... nel bagno dei prefetti... visto chi c'è? La coppia più strana... e se cerchiamo bene... eccolo, lui è qui! In questo cunicolo... ma sembra che... si muova! -

- A proposito di Potter - fece Gwillion - non credete che dovremmo avvertirlo. Insomma Crouch a trovarselo davanti farebbe i salti di gioia, e anche se la sua missione è un' altra... -
La giovane non terminò la frase, ma si passò un dito sulla gola, in un gesto che indicava morte senza scampo.

- Potter...! - disse Piton - Se lo vedete, avvertitelo pure, ma per adesso non credo che Barthy cerchi vittime... -
Si fermò a riflettere.
- Andrò io da Crouch adesso... - disse Piton - Vedrete... ho una piccola idea... -
Attraversò rapidamente i corridoi, verso il punto in cui sapeva dovesse trovarsi il giovane mangiamorte. Camminava dando l'idea di essere lì...per caso...se Crouch lo avesse visto per primo, non doveva pensare che Severus fosse lì per lui.
E, dopo poco, lo vide.
- Barthy! Che diavolo ci fai tu qui? E la ragazza? -
- Severus... - fece il biondo ragazzo, per nulla felice - Compio la volontà del Maestro...osservo...e lei è...con me.
- Capisco, certo. La volontà di Voldemort... è quello che facciamo tutti, no? Anche io... osservo. - Piton sospirò teatralmente.
- Ci sono forse intoppi? - chiese Crouch, con tono allarmato.
- Oh... non dovrei, ma... -
- Severus! Sai che di me devi fidarti... se Voldemort corre dei rischi... -
- Oh, io non credo che ne corra... ma... Lucius, Lucius a dire il vero... -
-Lucius cosa?- Crouch era scettico...
- Ecco, quelle ragazze! Sanno affascinare... e pensa che ce n'è una che mi resta attaccata tutto il tempo... ed io la tollero solo per volontà del Maestro! I miei allievi ormai credono le cose più assurde, puah! -
- In effetti il figlio di Malfoy aveva detto che... -
- Cosa? -
- Oh, non conta... -
- In ogni caso, dovremmo tenere d'occhio Lucius... credo che sia affascinato, quasi soggiogato da una di quelle giovani. Se tu lo vedessi! Sembra rimbambito! Ah... e dobbiamo tenere in massimo conto la vita delle fanciulle... perché sono utili al Maestro, e se torcessimo loro un solo capello... lui ci condannerebbe di certo come traditori... ma adesso, scusa... continuo il mio giro... tu fai molta attenzione... -
E Piton si allontanò, tornando verso il punto dove le ragazze lo attendevano.
Crouch rimase a riflettere... Lucius... Malfoy... possibile che? Doveva tenerlo d'occhio... impedirgli di fare sciocchezze. Sì, certo, Severus era sempre stato un tipo ragionevole, e il suo attaccamento ad una ragazza poteva essere una finta... ma Lucius...
Severus raggiunse Silvia e Gwillion - Silvia, fossi in te, starei lontana da Barthy... o perlomeno fingerei la massima adorazione per Voldemort. Quanto a Barthy... credo di averlo impegnato per un po'... -
- Splendido! - mormorò Gwillion con un sorriso - E per me, non ci sono istruzioni? -
- Quello che farò con Barthy non sono fatti tuoi - rispose piccata Silvia a Severus - Forse riesco a distrarlo un po' mentre tu e Gwill cercate di mettere a punto un piano... a proposito dov'è? -

Piton sospirò - Silvia, Barthy è dove è stato lasciato... più o meno... passeggia come un animale in gabbia. Se proprio ci tieni a raggiungerlo, fai in fretta. E se non lo trovi lì, cerca Malfoy, e lo troverai. -
Severus osservò la ragazza che usciva.

 

 Il silenzio della stanza era quasi musicale,ancora fresco era il ricordo del dolce tempo appena trascorso.
E l'unico remoto suono era quello del battito di due cuori, un battito ancora alterato e sonoro.
E la donna ricordò a sé stessa che gli dei fatti d'aria, di sogni, e di sostanze sconosciute, non avevano cuore...non un cuore di carne che battesse. Ma un uomo... un uomo, sì. Rimase ad ascoltare fino a quando quel battito non tornò al suo consueto ritmo, e allora socchiuse gli occhi, e respirò profondamente, lasciandosi scaldare dalla presenza dell'uomo che le stava accanto. Domandandosi mille cose, senza avere il coraggio di chiedere nulla. Taceva, tacevano entrambi; forse solo perché dopo aver condiviso così tanto era impossibile trovare parole che parlassero la stessa lingua dell'anima. Ed allora la donna ricordò di come lui avesse detto di non aver bisogno di un'anima, e sorrise... perché anche quella era solo una menzogna, una menzogna volta a mortificare l'uomo, per elevare il dio. Ma era un uomo... di sangue, di carne... fatto di desiderio, di passione. E le venne in mente ciò che lui le aveva chiesto la prima volta che si era offerta, la prima volta che s'era lasciata toccare da un uomo, e con innocenza decise di porgli la medesima domanda: - Era questo ciò che desideravi? E desiderium in latino vuol dir anche rimpianto...  .

- Rimpianto... rimpianto è il desiderio che ci è sfuggito dalle mani, e non si è fatto realtà. Ma tu sei qui, viva, reale... a volte mi sembri più reale di me stesso. -

- Più reale... - Mac sorrise - Io non esistevo. Ero nulla... un nome, un'anima gettata per caso in un posto come un altro. Ed ora invece... esisto. E' bastata la tua presenza a farmi esistere. Come, dunque, puoi essere irreale tu... -

- Troppi volti, troppe illusioni mi circondano... tu vedi questo mio viso, ma ce n' è un altro... un altro che assumo quando devo uccidere, o chiedere che qualcuno uccida in mia vece... e quasi ho dimenticato quale dei due sia il mio volto reale... -

- Quale sia il tuo vero volto... - disse Mac, a voce bassa, stringendosi all'Oscuro Signore - Amo entrambi, ed entrambi conosco. Non ho paura delle tenebre quando si addensano sul tuo capo... e se le fuggissi, a che gioverebbe amarti? Potessi fugare ogni tuo male...disperdere le illusioni, ed i volti bugiardi! Avessi armi più forti di quanto non lo siano le mie... Ma solo una cosa posso offrirti: quale che sia il tuo volto, uno è l'uomo. Uno sei tu. Voldemort, o Tom, o Signore... Ed uno io amo. Lascia... anche se solo per un'ora, o un minuto, o un secondo i tuoi affanni, resta qui, poggia la tua testa sul mio cuore, e riposa, sarò io a vegliarti. Nessun sogno cattivo, nessun umore nefasto, nessun nemico, né alcun pericolo potranno sfiorarti, se, qui, adesso, io sarò la tua difesa. Terrò lontano ciò che ti turba... anche se solo per poco, e se lo preferisci, dopo, fingerò che non sia mai accaduto... -

- Io resterò. Ma non dir nulla, non dir nulla... perché io non posso mostrarmi debole nemmeno con me stesso. -
E trascorsero lenti, i secondi e i minuti.

 

Silvia corse più veloce che poteva per raggiungere Barthy, prima che fosse troppo tardi, ma fortunatamente lo trovò dove l'aveva lasciato. Senza che la vedesse prese un lungo respiro, decisa ad andare fino in fondo al suo folle piano....
- Barthy, Barthy sono qui! Scusami se ti ho fatto aspettare ma non riuscivo a trovare nessuno, chissà dove sono spariti tutti... -

Sorrise calorosamente al giovane e gli tese la mano dolcemente:

- Stavo pensando ad una cosa... oggi è stata una giornata quanto meno emozionante, e in più stanotte non abbiamo chiuso occhio... comincio ad essere un po' stanca perché non torniamo nella mia stanza a riposarci un poco? Ne avrei proprio bisogno... -
Barthemius osservò la ragazza... si fidava... non aveva proprio l'aspetto della strega incantatrice, dell'imbrogliona.
E, per giunta... lei gli piaceva...
- Non hai trovato nessuno? Beh... forse perché sono a lezione quest'ora... -
Desiderava raggiungere Lucius e spiarlo... ma... poteva rimandare di poco... se era stanco... non avrebbe reso al meglio.
- Ti seguo... - disse.

Silvia e Barthy giunsero nella stanza di Silvia... lei sperò che nessuno venisse ad interrompere quello che voleva fare ma d'altra parte era estremamente improbabile... Mac era da Voldemort, Gwill era con Severus, Kikka in infermeria, Alo ad Hogsmeade e Welve con Malfoy.... sì, aveva tutto il tempo per agire indisturbata... Toccò attraverso le tasche una tunica una fiale che aveva preso dall'ufficio di Piton la sera che erano arrivate, le sarebbe servita più tardi...
Sorrise di nuovo dolcemente a Barthy, e gli accarezzò la guancia teneramente... avevano ragione da piccola a dire che era una grande attrice.
Col suo tono più dolce ed accattivante parlò al giovane Crouch.

- Perché non mi fai vedere un po' di vera magia? Magari accendi il fuoco, fai apparire qualche candela, dell'incenso e della musica... così saremo più a nostro agio -

- Candele...? Ti servono candele per dormire? E musica? - chiese Barthy sfoderando il suo volto più ingenuo. Ma le carezze della donna lo fecero deglutire, e sperò di non essere arrossito... non troppo almeno.
Come mangiamorte non era abituato a ricevere certe attenzioni... ma dopotutto Voldemort aveva detto che, sottointeso che...
Si decise a prendere la bacchetta magica e accese il fuoco nel camino, poi lasciò apparire diverse candele nella stanza... dopo aver oscurato le finestre, e infine una soave musica si diffuse tra le quattro mura... musica d'arpe...
Stava per rimettere a posto la bacchetta magica, quando si ricordò una cosa... e lanciò un piccolo incantesimo per sigillare la porta.
- Co... così va bene? - chiese.

- Ottimo direi... almeno siamo sicuri che nessuno venga a disturbarci... e no, le candele non mi servono per dormire... tutt'altro... - e baciò profondamente il giovane, continuando ad accarezzarlo.

Barthemius Crouch si trovava davanti alla prima donna che gli piacesse davvero, e poi... fino ad ora gli era piaciuto solo Voldemort... anche se era una cosa totalmente diversa.
Finalmente si lasciò andare, e rispose al bacio di Silvia con tutto l'ardore di cui era capace...e la strinse, portandola verso il fuoco che ardeva nel camino. Infine si lasciò cadere con la ragazza tra le braccia... certo solo di una cosa...

- E' fatta - pensò trionfante Silvia è caduto dritto dritto nella mia trappola... - mentre si lasciava adagiare da Barthy sul tappeto davanti al fuoco.
Chiuse gli occhi, cercando di rilassarsi il più possibile, immaginando altre mani che la accarezzavo, un'altra bocca che la baciava e soprattutto occhi neri che la guardavano traboccanti d'amore invece di quelli azzurri di Crouch... ma doveva... Merlino solo sapeva se doveva... e si lasciò trasportare dal calore del momento...

 

Poi, quando la porta si richiuse, e furono rimasti solo lui e Gwillion, la guardò sorridendo.
- Istruzioni? Veramente... da quando sono tornato ho atteso. C'era una cosa che ti avevo chiesto... se non fossi stato ucciso subito da Voldemort... -

Gwillion guardò l' altro con gli occhi socchiusi, un vago sorriso aleggiava sulle sue labbra.
- Tu hai chiesto, e io ricordo. Ma come posso… accontentarti se non ho la minima idea di come si fa? -
La giovane scosse la testa, si sentiva all' improvviso terribilmente nervosa... ma forse non di solo nervosismo, si trattava.
...ti ho detto dammi quello che vuoi.
io quel che posso

- Non sai come si fa? - chiese Severus - Ma non è un problema... al contrario... ed io, io sono un ottimo insegnante, lo dicono tutti. Pretendo sempre la perfezione dai miei allievi, e insisto, finché non la ottengo... ma sono certo che tu sappia apprendere molto rapidamente... ti aiuterò io. -
Severus sollevò il mento della ragazza.
- Forse dovresti solo chiudere chi occhi, e fidarti di me... -
disse, e la strinse, depositando da principio un bacio leggero sulle sue labbra rosee, e poi un bacio vero...

Strani pensieri si agitavano nella mente della giovane.
Tu tuu tu tuu tu tuu
Il cervello di Gwillion è momentaneamente assente, chi volesse lasciare un messaggio...
Ma presto svanirono anche quelle parole beffarde, e Gwillion si perse, abbandonando ogni pensiero.

Severus Piton aveva perso il conto del tempo... erano passati secondi, o... ore?
Si staccò a fatica da quel bacio che minacciava di diventare infinito, immenso, e per la prima volta in vita sua tremò, assalito dal pensiero di essere andato troppo avanti... per la prima volta... aveva... aveva messo una persona davanti a sé stesso in un senso del tutto particolare, e... il timore di perderla, o di nuocerle, era troppo grande da sopportare, anche per lui.
Per un attimo fissò Gwillion con occhi quasi vacui, ma poi la strinse di nuovo, conscio di non poter tornare indietro.
- Sicura di non aver avuto altri maestri? - chiese, carezzandola - O è solo per me questo miracolo. -
Tornò a baciarla, e, dopo un altro tempo immenso, la strinse a sé, con un misto di gioia e rimpianto.

Severus, Severus... Solo quel nome c' era nella mente della giovane. E aveva paura, ma persino quella paura sapeva essere dolce.
 - Forse dovrei tentare un qualche incantesimo che fermi il tempo... forse dovrei tramutarti in una statua, e restare per sempre a contemplarti, tenendoti al sicuro... - disse Severus - Forse... dimmi solo che non è un sogno questo... ti prego, e dimmi che non andrai via. E che... - l'allontanò per guardarla negli occhi -E che starai attenta, sempre attenta, molto attenta... perché adesso tu gestisci anche parte della mia vita e... tienila in conto. - Severus la baciò delicatamente tra i capelli.

- Non è un sogno... - mormorò la giovane - conosco bene i sogni e questo non è un sogno. E non me ne andrò... non voglio andarmene. -
- Allora resta... e... per adesso non ti chiederò di più che baci come questo. E poi, un giorno, forse, potrai dire di amarmi... - disse Piton, ed i suoi occhi erano di fuoco.

- Inizio a crederlo anch' io... -
sussurrò l' altra, e sorrise.
Severus sorrise, lusingato e ancora scosso, perché anche un uomo come lui, uno che aveva visto ogni cosa buona e cattiva, sentiva ancora un turbamento leggero, come una scossa, di cui non avrebbe saputo dire altro se non che esisteva, nel suo cuore.
- In ogni anima sbocciava il fiore
che al tatto lascia polvere senza terra,
la prima ora dell' anima gemella,
quella parte che ci completa,
l' ombra che viene a benedire
dalle inespresse profondità lambite
la luminosa inquietudine
migliore del riposo. -
Sorrise, un sorriso pieno di gentilezza e comprensione, perché intuiva il suo stesso turbamento nel cuore della ragazza. Sorrise perché sapeva che anche se quell'attimo di grazia era trascorso, ne sarebbero venuti altri, con il tempo... con la consuetudine dolce che unisce due anime legate.

 

Silvia stava cercando di schiarirsi la mente... per affrontare al meglio la situazione nel quale era andata a cacciarsi doveva essere lucida.
Mentre si lasciava coccolare dal getto caldo della doccia pensava a cosa fare. Prima di tutto doveva far sapere a Piton che era riuscita a mettere Barthy KO per un po'... e poi doveva avvertire Harry di stare attento... Uscì dalla doccia, si asciugò velocemente, indossò una lunga tunica scarlatta, raccolse i capelli ed evitò di truccarsi... doveva fare in fretta, non sapeva quanto sarebbe durato l'effetto della pozione.
Nel passare vicino a Barthy lo coprì con una coperta, gli mise un cuscino sotto la testa e gli diede un bacio leggero sulle labbra mormorando un "mi dispiace..." ed uscì dalla stanza.
Percorse di corsa la strada che la portava fino alla sala comune di grifondoro, dove fortunatamente trovò il trio riunito.
 - Hermione ho bisogno urgentemente di Grattastinchi per favore! -  e raccontò tutto ai tre (beh non proprio tutto...) mentre scriveva un biglietto veloce per Severus.
L'ho messo fuori gioco per un po'. Attendo istruzioni. E accarezzando il gatto lo spedì fuori dalla stanza.
Ammonendo ancora Harry di fare attenzione, Silvia uscì dalla sala comune di grifondoro.

 

Severus restava a guardare la ragazza che non parlava, eppure i suoi occhi brillavano, pieni di mille parole.
Occhi come mute bocche silenziose di voce, ma colme di sentimenti che affioravano come spuma sulla superficie del mare.
Voleva essere lui a parlare, per riempire quel silenzio anche di suoni, oltre che di sguardi. Ma temendo che ogni parola potesse rompere l'incanto, restava zitto... sempre un po' più a lungo.
Infine disse altri versi:
- In qualche luogo i sogni diventeranno realtà.
C'è un lago solitario
illuminato dalla luna per me e per te
come nessuno per noi soli.
Lì la scura bianca vela spiegata
in un vago vento non sentito
guiderà la nostra vita-sonno
laddove le acque si fondono
in un lido di neri alberi,
dove i boschi sconosciuti vanno incontro
al desiderio del lago di essere di più
e rendono il sogno completo.
Là ci nasconderemo e svaniremo,
tutti vanamente al confine della luna,
sentendo che ciò di cui siamo fatti
è stato qualche volta musicale.
Devo sembrarti infinitamente sciocco... - constatò - ma non ho altro da offrirti che le più belle parole che io riesca a ricordare. -

- Dopo tante canzoni che io ti ho propinato? E per di più con la mia voce affatto adatta a cantare? Spero solo che vorrai scrivermi una volta o l' altra le parole di quella poesia, così potrò rileggerle con calma... e ricordare... -

Severus rise, rise di gusto, rise lungamente.
- Te la scriverò di certo, con il tempo... e se vorrai comporrò per te poemi di ogni genere! Scriverò persino di te... giacché io amo scrivere, in segreto, e finora non ho avuto con chi condividere i miei voli, ma adesso... -

- Mi sa che tra me e te allora potremo riempire un castello di scartoffie! E gli scritti poetici possono essere anch' essi un' arma di tortura... assai crudele. -

- Oh, mia cara! E' qui che si scopre di che pasta sono fatte le persone... se resistiamo alla crudele tortura dei versi poetici... cosa mai ci separerà? - Severus rise.

- Versi i versi sono nulla... romanzi che vanno dalle cento pagine in su... questo è ancor peggio... -
- Mio Dio! - Severus stava per ridere, ma sentì un sordo graffiare sulla porta, l'aprì... ed entrò il gatto di Hermione Granger... con un biglietto.
Piton lo lesse e lo passò a Gwillion.
- Questa poi... che vorrà dire? -

 

L' oscuro signore tornò a sollevare il capo e a fissare la donna al suo fianco.
- Sacerdotessa... mi hai chiesto se desideravo che tu fossi la mia sacerdotessa... eppure io credo che è a te che non dispiacerebbe quel ruolo. Il ruolo della sacerdotessa che interpreta i segni del Dio, e sa trasformare i suoi crudeli comandi in miti consigli. E' questo che vuoi? -

Mac carezzava il capo di Voldemort, beandosi del momento di grazia... e consapevole che sarebbe trascorso prima del previsto, e che l'avrebbe rimpianto a lungo.
Poi lui tornò a guardarla, con il suo sguardo immobile e profondo... e parlò.
La donna rimase zitta, per qualche istante.
-Sacerdotessa... ma non sono i sacerdoti che scelgono di servire gli Dei, sono gli Dei che chiamano i loro sacerdoti... in maniera sempre diversa. In quanto a me, io non desidero che... amarti, e poiché amore è anche appartenenza, ed offerta... questo mi rende simile ad una sacerdotessa. Per il resto sarai tu a decidere cosa io possa o debba essere... purché questo non vada contro i miei principi, perché, come sai... io amo camminare sui coltelli... ma non desidero cadere. -

- I tuoi principi! - Voldemort sorrise - E' da molto che non sentivo la parlare di principi... non in questo luogo. Ma so cosa intendi... o almeno credo. -

- Principi... curioso che tu non ne abbia sentito parlare... e proprio in questo luogo. Il tuo servo fedele Crouch, ad esempio, ha un solo principio: Voldemort. I miei principi sono a volte elastici, a volte rigidi... ne riderai... e forse con il tempo potrai scoprirlo. Ma sono quello che, per tua fortuna, mi rende dissimile da gente come Lucius, e che mi tiene sulla lama del coltello. E, piccola parentesi, la maggior parte delle persone troverebbe assai discutibili tali miei principi... Desideri dunque una tale sacerdotessa? Non rischieresti di stancartene presto, preferendo solo una semplice donna? -

- E una sacerdotessa, non è anch' essa una donna? -

- E' vero, hai ragione... una sacerdotessa è prima di tutto una donna... - sorrise - Soprattutto se il suo Dio è l'uomo che ama. Ma rispondimi... non sarai tu a seccarti di me? E quali culti desideri che io possa officiare per te? -

- Seccarmi di te? Come faccio a prevedere il futuro? Non sono... un Dio. Eppure al momento mi sembra una cosa impossibile. E quanto ai culti... mi sembra che ce la caviamo abbastanza bene da questo punto di vista, non lo credi anche tu? -

Mac rise, stringendosi a Voldemort - Ti contraddici... uomo, Dio... In ogni caso, allora, sarò la sacerdotessa che tu vorrai, impegnandomi ad essere sempre una scoperta per te, mio Dio... sperando che invocare i tuoi baci, e non solo quelli, non sia sacrilegio... ma, del resto, non credo che né a te, né a me, importi di essere sacrileghi! -

- In realtà ho sempre avuto una certa propensione per il sacrilegio... ma se quello che mi proponi tu è un sacrilegio... direi che il termine propensione è assolutamente inadeguato per descrivere i miei sentimenti al riguardo... -

- Allora, Signore, come lo definiresti? Come definiresti i tuoi sentimenti al riguardo? - sorrise - E se esiste davvero un Dio vendicativo e superiore a te... speriamo che non ci ascolti, e che non voglia esiliarci. Ma... non credo possa mai accadere... -

- Passione, desiderio... - Voldemort sorrise - è pericoloso giocare con le parole, non sai mai sin dove questo gioco potrebbe portarti... -

- Pericoloso... ed io che credevo che tutto in questo gioco fosse pericoloso! Tu e le tue tentazioni... - Mac rise - Se mai avrò appreso qualcosa, sarà il gusto del rischio, il rischio che tu rappresenti ogni istante. -

- Tutto è pericoloso, ma alcune cose lo sono più di altre... e chi pretende di suggerire all' uomo che si finge dio o al dio che si finge uomo, questo deve sempre tenerlo a mente. -

- Devo ancora abituarmi alla sfumatura di durezza che a volte prende la tua voce... ma si, non temere. Sono compresa nel mio ruolo... -

- Intanto la sacerdotessa potrebbe aiutare il suo dio a rivestirsi - mormorò Voldemort - e poi lui le renderà il favore. -

- La sacerdotessa obbedirà al suo dio... soprattutto se le saranno fatte richieste particolarmente gradevoli, come questa, anche se, uomo, pur senza vesti indosso, il tuo fascino resta immutato. -
La donna scivolò giù dal letto, recuperando gli abiti del Signore Oscuro, e lo aiutò a rivestirsi, accompagnando i gesti della vestizione con leggeri baci a fior di pelle.
- Forse dovresti aiutarmi con questa fibula che regge il tuo mantello, Voldemort, perché tanto è stato semplice aprirla... tanto è difficile richiuderla... - sorrise - Ma tu sarai abituato a queste piccole difficoltà che richiede il vestirsi come un condottiero. Ed ora, forse, dovresti rendermi il favore... e non credo che per te sarà un peso troppo grande. -


Draco era di fronte allo stanzino, aprì la porta, ed il corpo accasciato del mannaro quasi gli cadde addosso. Si sentiva nervoso, forse perché dopo aver disprezzato con costanza in tutta la sua vita il tanto decantato eroismo grifondoro adesso... no non desiderava essere simile a... eppure...
- Innerva! -

Ci vollero pochi secondi perché le pupille di Lupin mettessero a fuoco dapprima il corridoio, poi lo stanzino in cui era stato rinchiuso tutta la notte e i piedi del ragazzo che gli stava davanti...
- Draco Malfoy... - pronunciò Lupin a bassa voce tirandosi su come meglio poteva. Le sue vesti erano stracciate e più che uscito da uno sgabuzzino sembrava provenire dalla prima linea di una battaglia napoleonica. Tuttavia aveva un vaghissimo ricordo degli eventi passati... ma alcune cosucce erano ancora da chiarire... e presto avrebbe chiesto al diretto interessato.
- Vorresti cortesemente dirmi dov'è il Professor Piton, Draco? -

- Andava verso la torre Grifondoro... - disse Draco - per una perquisizione, credo... l' ultima volta che l' ho visto. -

 

 - Che almeno un dei nostri problemi è temporaneamente risolto. Esse starà per Silvia, credo. Ma cos' abbia fatto... d' altronde ha fatto bene a non essere troppo esplicita con tutti questi mangiamorte per il castello. - Gwillion accenno un sorriso - Anche io ne devo tenere a bada uno... -

- Mangiamorte... - Piton strizzò l'occhio - E chi è? - poi tornò serio - Già... mi domando cosa abbia fatto... potremmo almeno controllare dove sono sulla mappa... -

Presero la mappa e la figuretta di Silvia si dirigeva verso il lago, Barthy invece era immobile nella camera delle ragazze, e sembrava quasi che il suo disegno russasse.
- Sì - fece Gwillion - qualcosa mi dice che il messaggio è proprio di Silvia. -

- Sì... mi sa di sì. Ma... ho un brutto presentimento. Trovo strano che Crouch si sia fatto rabbonire in questo modo. Cosa c'è sotto... - si chiese Piton, dubbioso.
- Possiamo vedere di scoprirlo... - fece Gwillion.

- Esatto...  - disse Severus - Raggiungendo Silvia. Vuoi passeggiare con me sino al lago? -
- Un lago abitato da mostri? - Gwillion sorrise - un luogo ideale per il MIO senso del romanticismo... e dunque, che aspettiamo? -

Piton sorrise - Certo... non attendiamo nulla, andiamo, mia cara. Ti mostrerò i meravigliosi tentacoli della piovra gigante... -
E dopo aver aperto la porta fece cenno a Gwillion di uscire e di seguirlo.

 

 

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