Il pericolo sventato.
- Toglierci la maschera? Non vedo perché no, Severus - ammise l' altro con un sorriso - in effetti iniziavo a chiedermi se non sarei stato costretto a farvi io una simile proposta... -
Piton strinse gli occhi, riducendoli a due fessure - Allora
dovremo ripetere le presentazioni... anche se qui, per lo più, ci conosciamo
tutti molto bene.
Severus si voltò a guardare Black - Sirius, questo è, come avevi capito, l'uomo
che si finge Dio, che si fa chiamare Lord Voldemort. L'uomo che è responsabile
della morte di James e Lily oltre che di numerosi altri innocenti, e che più di
una volta ha tentato... e tenterà di certo anche oggi... di uccidere Harry
Potter. È l'uomo che è convinto di avermi in suo potere... ma non sa quanto si
inganna. La ragazza, che lui chiama Dama Verde, viene dal mondo di Gwillion e
delle altre nostre ospiti, ed è oltre che pazza una sgualdrina... -
- Peccato che quasi nessuno oltre a noi sarebbe disposto a
credere a una simile storia... - disse Sirius mordendosi un labbro - un vero
peccato... -
- Un vero peccato - ripeté Voldemort seccamente - ma io comunque non temo
nulla, da nessuno di voi, specie da un mago avventato che non è riuscito
nemmeno aver la meglio su un incapace come Minus... o questo nome ti suscita
ricordi troppo sgradevoli, Black? E quanto a te, Severus, non offendere mai più
così la mia Dama, è pericoloso, dal momento che hai deciso di avere una donna
al tuo fianco. -
Mac sorrise prima a Voldemort e poi a Piton - Mio Signore, non curartene. Se
Piton ha inteso offendermi dandomi della sgualdrina, io non me ne avrò di certo
a male. Perché questo termine proferito da un servo traditore assume, per me,
il suono di un complimento... se voleva dire che ho offerto al mio Signore
tutta me stessa. -
Piton ignorò la donna, se non per una rapida alzata di sopracciglio - Io so
badare a ciò che amo, Voldemort... e questa tua vaga certezza di riuscire a
portare avanti i tuoi piani, di riuscire ad avere sempre la meglio su di noi...
è quanto meno azzardata... - disse.
- Prima ho detto di aver letto l' odio nei tuoi occhi,
Severus. Ho mentito. Io quell' odio l' ho sentito nell' aria, e l' ho
riconosciuto come un figlio da tempo lontano. Hai desiderato di uccidere, e
dimmi, Severus, la tua mano è corsa verso la bacchetta o ha cercato il coltello
che non porti più al fianco? Oh, non hai ucciso, è troppo presto ancora per
scannare il vitello grasso, ma per quanto tempo ancora riuscirai a tenere a
bada il tuo odio, nutrendolo con le piccole meschinità di ogni giorno, per
impedire che tenuto a freno e incapace di nuocere agli altri si rivolti contro
te stesso, divorando il tuo animo? Ah ma dimenticavo... - disse l' uomo
voltandosi verso Gwillion - tu hai trovato per il tuo demone personale un
nutrimento più che adeguato... sino a quando potrà durare almeno. -
I dissennatori insegnano la paura. I dissennatori insegnano la paura, ma anche
di cosa non c' è da aver paura.
- Ma fa sempre così, Severus? - sbottò allora Sirius - Se è così ti porgo le
mie più umili scuse... bastano dieci minuti su questo tenore per rimanere di
cattivo umore... a vita. -
- Hai proprio ragione Black... devo
ammetterlo. Ed accetto le tue scuse. In quanto a te, Voldemort... ti confesso
che ormai non mi curo più di ascoltare le tue sciocchezze e le tue illazioni...
su me non hanno più effetto. - disse Piton.
Draco, suo figlio, il suo unico figlio ed erede.
Ora era lì davanti a lui. Confuso. Gridava ed era al limite delle lacrime.
Cosa dirgli? Era confuso quanto lui.
Cosa fare? I gesti paterni era una cosa di cui aveva sempre preferito fare a
meno.
Doveva capire se stesso, ed era difficile. Non doveva contraddirsi.
- Draco... sei mio figlio. Volevo che seguissi le mie impronte. Ma è un cammino
che non saresti in grado di percorrere. Non ora. Non ancora.
Silenzio.
Davvero voleva che suo figlio fosse come lui un assassino?
- Quel che io ho fatto era segnato da una convinzione in cui anche ora credo:
noi siamo superiori ai Babbani e come tali dovremmo comportarci e farci
rispettare.
Silenzio.
- Ma se tu non condividi questo, se quello che fai, è solo per avere un
compiacimento nei miei confronti o nei confronti di qualcun altro, torna
indietro. Esci dalla mischia prima di venirne intrappolato. Qualunque cosa tu
abbia fatto, posso aiutarti e fare l'impossibile per cancellarla e farti
tornare come prima. -
- Nella lotta che si profila non è possibile essere neutrali. Quando ho ricevuto il pugnale... qualcuno mi ha detto che tre erano le scelte davanti a me: o correre ad avvinghiarmi alle ginocchia di Silente, o uccidere, o uccidermi. Io ho scelto l' unica che mi sembrasse possibile. E poi troppo giovane... come fai a dire che sono troppo giovane per impugnare questa lama quando c' è chi ha i miei stessi anni in questa scuola ed è grande abbastanza, e sembra che lo sia sempre stato, per cadere sotto i colpi di una simile arma? -
Draco guardò il padre, sentendosi come in colpa per la
durezza delle sue stesse parole.
- A proposito di Babbane - disse Draco - mi sembra che la tua amica sia un po'
fradicia. Vado a prenderle un paio di abiti asciutti. Scusa, papà non voglio
fuggire, solo ho bisogno di qualche istante per riflettere... tornerò prima di
quanto tu non creda! -
Draco camminava a passo svelto per i corridoi dei
sotterranei, cupo e pensieroso, quando inciampò senza accorgersene e cadde
disteso per terra. Ma in cosa era inciampato, cosa? Non sembrava ci fosse nulla
per terra. Poi muovendo le mani a tentoni ricostruì una sagoma umana, e
sollevando i lembi di un manto di stoffa invisibile vide Harry Potter... privo
di sensi, pallido, quasi non respirava.
Dopo un istante di panico il ragazzo corse verso la stanza di Piton, ora vuota.
- Professore! - si mise a gridare - professore, qua fuori c' è Potter, ed è più
morto che vivo! -
Sperando che il famoso incantesimo di Piton anti-intrusi fosse attivo, in quel
momento.
- Che splendida illusione la tua, Severus... - mormorò
Voldemort - ed è ancora troppo presto per strappartela... -
- Non credo potrai mai strapparmi questa veri...- Piton si interruppe, e sbiancò.
- Cosa?! - esclamò, fissando... niente - Potter! Sirius corri! - e tirandosi
dietro Gwillion, seguito da Silvia e Black... lasciò Voldemort per correre dal
giovane Harry.
- Mi chiedo chi sia stato ad avvertirlo... - mormorò Voldemort, e un' occhiata
alla mappa del malandrino gli diede la risposta... una risposta... interessante
- Beh... ti confesserò che in fondo spero che lo salvino... la morte per
avvelenamento è troppo blanda per quell' odioso moccioso, quello che voglio è
che tremi, fissando i miei occhi rossi... e Severus dovrebbe riuscire a trovare
l' antidoto... anche se questo lo terrà occupato per parecchio tempo... proprio
come era mia intenzione. E se poi non ci riesce... tanto di guadagnato. -
La Dama Verde non disse nulla, ma si strinse all'Oscuro Signore, abbracciandolo, senza un'apparente ragione.
- La scuola avrebbe dovuto mettere delle camere a
disposizione di mr Liddre e signora. Vuoi riposarti, dunque, o preferisci
visitare il giardino? Certo non possiamo andarcene prima di aver visto l'
epilogo di questa storia. -
- Come preferisci, mio Signore, per me è lo stesso. - disse Mac.
- Ci sono degli splendidi cespugli di rose in giardino... nei hai mai sentito parlare? -
La Dama Verde sorrise - Rose... una pianta che non ho mai molto amato, ma che adesso ha mille ricordi per me... ho cominciato ad apprezzarne petali e spine. Si, certo, andiamo... vorrei vederle. -
Piton raggiunse con gli altri i sotterranei. E si fermò,
poi, davanti a Draco...ed al corpo disteso di Harry Potter.
- Non è possibile... - gemette, perché non aveva mai amato Harry, ma neanche
voleva vederlo morto. Si chinò accanto al ragazzo, tastandogli il polso, e poi
lo sollevò, e - Nel mio studio! - disse, senza fermarsi, senza smettere di
correre.
- Qualcuno mandi un gufo a Silente! -
Mentre Black si muoveva alla ricerca di un gufo o di un altro volatile per inviare,
gli altri seguirono Piton senza parlare.
- Professore... - disse Draco soltanto quando furono arrivati allo studio - io
posso andare? La mia presenza in fin dei conti è superflua, e c' è mio padre
che mi aspetta... stavamo parlando... oh ma questo non è il momento... -
- Vai dove vuoi Draco... ma sta attento! - Piton non disse altro.
Raggiunse lo studio e posò Potter su un divano, cominciando ad esaminarlo.
Draco annuì, e si allontanò in silenzio.
Piton si girò a guardare Gwillion e Silvia - E' stato avvelenato... un potente
veleno... ma ho bisogno ancora di un po' di tempo per esserne certo... -
- Avvelenato? Mio dio Voldemort non ha perso tempo... - mormorò Silvia - Devo avvertire Ron ed Hermione o è meglio evitare di scatenare il panico per adesso? -
- L 'ultima cosa che ci manca è scatenare il panico!- disse
Severus - Ma corri nella mia stanza... c'è un libro verde... sulla scrivania,
un grande libro verde, prendilo e portamelo, DI CORSA, Silvia! -
Gwillion osservava la scena senza parlare. La morte rientrava tra le cose che non conosceva... e si sentiva come stordita.
Piton scorse rapidamente le pagine del ponderoso volume che
Silvia gli aveva porto con mani tremanti, e poi lo chiuse di scatto,
lanciandolo sul tavolo ingombro. Corse a prendere una fialetta dalla bacheca
dove teneva le pozioni e lasciò cadere una goccia del preparato sulla fronte di
Potter.
- Adesso aspettate... -
Pochi secondi dopo Piton si riavvicinò al ragazzo.
- Adesso vedremo... spero... da dove è partito l'avvelenamento... ecco!- disse,
ed indicò tracce scure sui polpastrelli del ragazzo.
Silvia si era voltata a guardare Gwillion... anche lei sembrava completamente stordita... sentiva che non c'era bisogno di nessuna parola, si avvicinò all'altra in silenzio e la abbracciò.
In quel momento Sirius Black entrò nella stanza. Dietro di
lui veniva Ron Weasley, più pallido del solito, e quasi barcollante.
- La scopa di Harry! - esclamò Black - Ron ha detto che il caro mr Liddre ha
chiesto di esaminarla. E poco dopo averla adoperata, anche lui si è sentito
male. -
- Sì, lo immaginavo! - sbottò Severus - Guarda! Guarda le mani di Potter... è un veleno potente... distendi da qualche parte Weasley... devo andare in dispensa... posso provare a preparare un antidoto... -
- Vai Severus... io ho già avvertito Silente. E... c' è altro che possa fare? -
- Eccomi papà. - disse Draco. Era cupo in volto, più pallido di quanto non fosse quando aveva lasciato la stanza, quelli che per Lucius erano stati... appena pochi istanti prima.
- Non hai nulla da dirmi... papà? -
- Hai deciso di uccidere. Eppure sei pallido e spaventato.
Sei venuto a cercarmi non per mostrarmi la tua decisione, ma per avere la mia
approvazione. Rifletti ancora. Hai consapevolmente scelto di uccidere? Non è
stato più un gesto involontario, un impulso? E da come tremava il pugnale nella
tua mano, non dev'essere stata un'azione piacevole. Non ti ha gratificato.
E' vero, non c'entra l'età, ma la maturità. Tu ancora non sei pronto.
Non fraintendermi: come mangiamorte sarei fiero di vederti tra queste nobili
fila. Ma come padre non voglio che la tua scelta sia vincolata. Se mi seguirai,
sarà per una tua decisione. Una decisione che di fatto tu ancora non hai preso.
Pensaci. Puoi ancora tornare indietro. -
Cambiò direzione il suo sguardo. Non sopportava vedere il suo orgoglio
calpestato da se stesso. Anche se lo calpestava per suo figlio.
- E' un'abitudine babbana fare il bagno con i vestiti, Sara? -
- Posso tornare indietro? - ripeté il ragazzo - Lo posso davvero? Oh forse tu lo credi, ma non sarai tu alla fine a decidere. Ma comunque vadano le cose... grazie per queste tue parole, papà. -
Welverance stava strofinandosi con aria noncurante con il profumatissimo bagnoschiuma del bagno dei Prefetti. Era assorta... A vederla avrebbe dato l'idea d'essere quasi ubriaca... poi la voce di Lucius la fece trasalire.
- Io... io... - fece ricordandosi improvvisamente di quanto dovesse essere assurda quella situazione vista dall'esterno - Io... non trovavo una lavatrice... non ne avete e volevo lavare i vestiti... e quale occasione migliore?! Due in uno... dico io... - e sorrise, imbarazzata.
Nel frattempo, in tutto questo trambusto uno scarafaggio si aggirava per il parco di Hogwarts. E aveva ascoltato, aveva ascoltato una scena che sarebbe stato il sogno di qualsiasi giornalista. Quando ebbe individuato chi doveva, si trasformò di nuovo nella terribile Skeeter.
Voldemort...Voldemort ad Hogwarts... era più di quanto avesse mai osato sperare... si avvicinò quindi, facendo ben finta di non sapere con chi stesse parlando..
- Mi scusi signor Liddre... io sono Rita Skeeter... permette due parole? -
- Prego, - disse l' altro con un vago sorriso - non ha che da chiedere. -
- Innanzi tutto cosa ne pensa della presunta riabilitazione di Sirius Black? Sa... inoltre pare che ci siano dei problemi fra lui e il professor Piton... lei li conosce tutti e due vero? Pensa che potrebbero collaborare? -
- Io penso di sì. E' sufficiente che si trovino un nemico comune. E considerata l' ossessione per il ritorno di Tu-sai-chi che sembra aver contagiato tutti gli insegnanti di questa scuola... io direi che non tarderanno a crearselo questo nemico. -
- Oh, giusto di quello le volevo parlare.., quindi lei non
crede al ritorno di Tu-Sai-Chi? Anche secondo lei sarebbero tutte fantasie di
un ragazzino malato di mente? - domandò avida Rita - Sono fantasie... per così
dire giustificabili.
- Ma bene, bene giustificabili... quindi anche lei pensa che ci aspettino tempi
oscuri? E il povero Harry Potter è dunque veramente in pericolo? -
- Non era quello che intendevo. Giustificabili considerato il passato di uomini come Black o Silente... giustificabili non vuol dire... reali. -
- Ah sì, anche lei ritiene silente un obsoleto pisquano? Trovo certe sue idee così fuori moda....-
- Io non userei termini così offensivi, e poi bisogna rispettare il passato, apprendere da esso, solo si deve stare attenti a non lasciarsene sopraffare. -
Mac guardava Rita Skeeter con tutto il disgusto possibile ad
un essere umano. Quella donna era orrenda sotto tutti i punti di vista,
sgraziata, volgare, subdola, insinuante... avesse avuto uno straccio di potere
magico...
"Acc! Ma io so qualcosa di meglio di una formula magica!" pensò.
- Perdonate, m'è venuta in mente una cosa... Signora Skeeter, dopo quanto tempo
Hermione l'ha messa fuori dal barattolo?! - chiese innocentemente.
Piton fissò Black - Puoi stare di guardia, mentre io cerco di rendermi utile con il mio lavoro. A tra poco! - ed uscì.
- Se penso che questa scopa sono stata io a regalarla ad
Harry... e che Voldemort ha usato proprio la mia riabilitazione per arrivare a
lui... -
mormorò Sirius e fissò le due ragazze.
Piton armeggiava nel suo regno, tra crogiuoli, fiale,
provette ed alambicchi. Mesceva pozioni, dosava... tutto con la massima grazia
e precisione.
Una goccia di sudore scivolò sulla sua fronte e Severus si rimboccò le maniche,
dopo aver gettato il mantello in un cantuccio.
Gettò un po' di polvere color zafferano in un ribollente liquido blu... ed
osservò gli sbuffi di fumo viola.
Raccolse il preparato e lo dosò in due fiale.
- Dai Sirius vedrai che ce la farà... -
sussurrò Silvia - sono convinta che troveranno il modo per salvarlo... devono
farcela... e poi non farti prendere dai sensi di colpa, chiunque sarebbe caduto
nel suo tranello. - povero Sirius pensava la giovane. Sto male io che ho
conosciuto Harry da poco, mi immagino come possa sentirsi lui.
- Grazie... Silvia è il tuo nome... ma per il momento non possiamo che aspettare. E la cosa non mi piace, non mi piace per niente. -
- Sì, mi chiamo Silvia.... e non piace neanche a me aspettare, ma non abbiamo altre possibilità purtroppo... intanto posso fare qualcosa per te Sirius? -
- E che puoi fare? Ma grazie... comunque. -
Piton entrò di gran carriera nella stanza.
- Ho preparato qualcosa... fateli bere! Spero funzioni... -
E Severus passò una fiala a Black perché desse da bere a Ron, e si preparò a
dare la pozione a Potter.
In effetti non c'era niente che potesse fare... e Silvia rimase impotente a guardare Sirius.
Black fece come Piton gli aveva detto, e Ron sputacchiando sembrava già riacquistare il suo già di natura pallido colorito naturale. Ma Ron aveva preso solo una minima parte del veleno, e Harry... e Harry...
- Credo di non sapere a cosa si riferisce signorina... - disse Rita offesa a Mac.
- No, non lo sa? Glielo dico io allora... lei è una giornalista scandalistica da quattro soldi... e dubito che saprebbe scrivere se non usasse quella penna incantata che lavora al posto del suo cervello... cervello da scarabeo! Perché vede... ci sono persone inattaccabili per il Ministero... ci intendiamo? Mentre la povera Skeeter... animagus non registrato... le piace il discorso? Signora Scarafaggio?- disse Mac, sogghignando - Oh, e scriverei bene questo dannato pezzo che sta cercando di metter su... perché io lo leggerò... e se non mi piacesse... è chiaro? -
Rita non seppe veramente più cosa dire.... raccolse armi e bagagli senza dire una parola... biascicò solamente un "me la pagherà" quando la ragazza fu fuori dalla portata della sua voce.
Mac osservò la precipitosa fuga di Rita Skeeter,
sogghignando.
Poi si voltò a guardare Voldemort - Scusa tanto, scusa davvero... volevi finire
l'intervista? Non volevo intromettermi... ma il Signore Oscuro merita una
giornalista migliore di quella sottospecie di scarafaggio. Avrebbe scritto un
pezzo privo di gusto, privo di classe... inadatto a te. E noi non possiamo
permetterlo, vero? E non le conviene tentare di rivalersi... - Mac sorrise
gentilmente
- Ed ora... quelle rose? Ultimamente il mio amore per la botanica... sembra
accresciuto. Trovo che i giardini abbiano un certo fascino... non credi? -
- Sei stata stupenda - mormorò Lord Voldemort - e dopo aver apprezzato le tue
spine possiamo volgerci a osservare quelle delle rose.
- Ma io non ho spine, mio Signore!-
disse Mac -I o sono solo una povera ed indifesa rosa selvatica... -
- Mi chiedo se gli scarabei si rendano conto della differenza. Ma ai miei occhi, si, tu non sei che la più bella delle rose selvatiche. Ed io desidero sentire ancora il tuo profumo... -
- Ed io desidero che tu possa sentirlo... e che sia sempre
un nuovo profumo per te, che ti inebri ogni volta in maniera diversa... ma non
è alle rose che tu pensi, adesso. Non vuoi aprirmi le porte dei tuoi pensieri?
-
- Per una volta ti sei sbagliata, mia Dama Verde, perché nei miei pensieri in
questo momento non c' erano altri che te. -
-Davvero? In tal caso dovrò farmi perdonare...- la Dama Verde si chinò a cogliere una rosa -Conserva questo fiore, fino a quando vorrai, e quando deciderai di rendermelo, io ti donerò un'altra rosa, una rosa diversa tutta per te. -
Piton stava facendo bere Potter. Era difficile... Potter
sorbiva piccoli sorsi di pozione... a fatica.
- Bevi ragazzo... bevi!- e Severus si stupì della propria apprensione... del
desiderio di salvare il figlio di James. Dopotutto... se fosse morto... lui
sarebbe stato comunque in pace con la propria coscienza, ma...
- Bevi! -
Gettò un'occhiata agli altri presenti nella stanza. Un'occhiata piena di apprensione
malamente celata...
Silvia osservava
ansiosamente Severus mentre stava cercando di far bere la pozione ad Harry.
- Coraggio Harry ce la puoi fare... ce la devi fare... - sussurrava piano al
ragazzo... e incontrò lo sguardo apprensivo di Severus e degli altri nella
stanza.
- Spero ce la faccia... lo spero... - mormorò Severus. - Weasley come sta? -
- Io... mi sento meglio - Fu Ron stesso a rispondere - Ma
pensate ad Harry... -
e poi in un sussurro domandò a Black cosa diavolo stava succedendo. La risposta
non tardò ad arrivare. Dare spiegazioni era pur sempre meglio, pensò Sirius,
che stare senza far nulla. E osservare impotente.
Severus fissò Weasley che sembrava riprendersi rapidamente. Cercò per un attimo
lo sguardo di Gwillion, e poi quello di Sirius.
- Nel caso di Harry... l'avvelenamento è più profondo... molto più profondo di
quello di Ron. Dovrò ripetere la preparazione dell'antidoto... più tardi. Non
posso ancora esprimermi... ma, per adesso, sembra che respiri con minore
fatica. - sospirò, e si diresse di nuovo verso il laboratorio, per preparare
altro antidoto.
Era strana la morte. Pensò Gwillion. Era strano ma provava più dolore per gli uomini affranti attorno al fanciullo avvelenato che per Harry stesso, per quel ragazzo che quasi non conosceva. E quel pensiero, quel pensiero non le piaceva per nulla. In ogni caso non c' era niente che potesse fare, se non, sperare.
Piton, chiuso nella dispensa di pozioni, continuava a preparare, mescere, tritare... gesti quasi automatici, mentre si chiedeva cosa stessero facendo con Potter... nell'altra sala... gli pesava quasi restar solo lì.
Lord Voldemort stava per tendere nuovamente verso l' altra
la rosa che lei gli aveva dato. Ma poi la sua espressione si contorse in una
smorfia che era quasi di disgusto.
- Silente! - sibilò - Silente è tornato. Il deus ex machina evocato dai suoi
fedeli... e non credo che per la divinità ctonia sia opportuno fermarsi ancora
a lungo. Non stavolta, almeno. -
Senza mai lasciare la mano di Harry, Silvia incontrò lo sguardo di Sirius e gli sorrise fiduciosa.... sarebbe andato tutto bene, doveva andare tutto bene.
- Allora dobbiamo andar via. E forse la prossima volta non ci saranno ostacoli a che tu ti appropri anche di questo territorio... -
Voldemort sorrise, e cingendo la vita della sua Dama Verde si allontanò con lei, senza fretta, verso i confini di Hogwarts.
Mac osservava i campi intorno al castello, il limitare della foresta, allontanandosi... in preda ad un inaspettato senso di pace... su cui decise di non indagare...
- La mia giovinezza... - mormorò Voldemort - quella passata e quella che solo tu puoi donarmi... -
La Dama Verde si strinse al suo Signore - La tua giovinezza... non sei giovane adesso? Ma tu non parli del tuo passato, non lo fai mai... ed io non posso chiedertene conto. Però una cosa è vera, io ti donerò tutto ciò che tu desideri... tutto quello che posso darti, sia giovinezza o sia altro. Del resto a te appartiene la mia giovinezza... -
Voldemort non disse nulla. Ma le sue labbra cercarono le labbra dell' altra. Poi svanirono insieme, verso la torre incantata.
- Vieni Ron - disse Sirius al ragazzo - ti accompagno in
infermeria. Questa stanza è troppo affollata, e non credo che la cosa possa far
bene ad Harry. -
L' altro fece per protestare, ma poi annuì, ed i due uscirono senza aggiungere
altro.
- Siamo di nuovo a casa, mio Signore... - constatò Mac, quando le labbra sue e dell'Oscuro si separarono, ma subito cercò un altro bacio.
- Cosa ci attende ora? - chiese in fine.
- Io ho per te ancora... una rosa. -
- Dunque... io ho una promessa da mantenere, un fiore da
offrirti... da farti cogliere. - la Dama Verde fece un gesto indicando l'intera
Sala del Trono, dove erano apparsi
- Desideri restare qui, o preferisci andare in un'altra stanza... ma io dico...
perché sprecare tempo girovagando? - e baciò il Signore Oscuro... alla maniera
dei Vampiri.
- Che allieva diligente... ma se ci vedessero i miei servi? Oh che importa, esiste sempre l' Oblivion! - e sorridendo il Signore Oscuro trascinò l' altra verso il pavimento del suo tempio di divinità mortale.
La Dama Verde sorrise, mentre scivolava sul pavimento di pietra - Che vedano... se vogliono vedere... susciteremo solo la loro invidia più profonda... ma questa pietra è fredda, riscaldami adesso, mio Signore... -
- Le fiamme dell' oltretomba non possono bruciarci, mia Dama
Verde, ma il loro calore può nascere dai nostri corpi, e avvincerci nel fuoco
più dolce... e più mortale. -
Sussurrò l' uomo stringendo a sé la giovane donna.
- Allora lasciamo ardere questo fuoco... mio Signore, non desidero attendere oltre... - e la Dama Verde non disse altro.
L' Oscuro Signore non disse nulla. Poiché c' era fuoco nella sua bocca, nelle sue mani, e lui desiderava condividere quel fuoco.
Silvia si era seduta in parte ad Harry e gli aveva preso la
mano... provò a parlare dolcemente al ragazzo.
- Ehi stai forse cercando di evitare di mantenere la tua promessa? Ti ricordi
che mi avevi detto che mi avresti fatto provare a volare con te sulla
Firebolt?... Io mi ricordo bene, e non ho la minima intenzione di andarmene da
qui senza che tu abbia mantenuto la promessa. -
Piton tornò verso lo studio, con altre fiale di antidoto. Entrò silenziosamente e le poggiò sulla scrivania. Poi controllò il respiro di Potter, ed infine si lasciò cadere su una poltroncina.
- Silente è tornato! - annunciò Black raggiante - E mi ha detto di darti questo -
Aggiunse porgendo all' altro un' ampolla trasparente ricolma di un liquido rosso.
- Ha detto che tu avresti saputo di cosa si tratta, e che avrebbe potuto servirti per i tuoi intrugli... e mi ha dato delle notizia anche... ma quelle me le riservo per dopo. -
Piton fissò Black, ma si propose di ascoltare dopo le notizie.
- Questo mi sarà molto... molto utile... è davvero cosa rara! -
Piton versò qualche goccia della sostanza rossa nell'antidoto e poi si avvicinò a Potter per farlo bere ancora.
- Come sta, sta meglio? -
Domandò Black in tono teso. Ed il suo sguardo cercò istintivamente il conforto di quello della ragazza di nome Silvia.
Piton non alzò gli occhi da Potter.
- Spero... conto che apra gli occhi entro breve... se lo fa... sarà salvo, io credo. -
In quel momento, tossendo vistosamente, il piccolo Ggrifondoro spalancò le palpebre:
- Che schifezza mi ha dato... - bofonchiò con lo sguardo confuso - Sta cercando di avvelenarmi? -
Per un attimo, un solo folle attimo... Piton fece il gesto di abbracciare Potter, ma si contenne, per non ledere la propria dignità, né la propria fama.
Le parole del ragazzo, dell'odioso ragazzo, gli strapparono un sorriso.
- Io? Avvelenarti? Per quello ci ha già provato Voldemort, Potter... se ci avessi provato io ti avrei dato un veleno senza antidoto! E a quest'ora non parleresti... in realtà stavo salvandoti... ma non importa. -
Piton raggiunse Gwillion, e senza nulla dire, la strinse. Poi fissò Black - Sirius, ed ora conforta il tuo diletto figlioccio, e poi informaci su quelle... notizie. -
Black sorrise: - Sembra che Silente abbia spiegato alla madre di Minus TUTTA la situazione, e l' abbia convinta a dar fuoco al falso cadavere, quando si fosse recata a vederlo per il riconoscimento. E così il gesto di una donna distrutta dal dolore, nella finzione non meno che nella realtà dei fatti, toglie all' Oscuro Signore ogni prova contro il sottoscritto. Un vero peccato, non trovi? -
E c' era ancora dell' altro, c' era ancora dell' altro...
- Credo che ci sarà tutto il tempo per raccontare ad Harry quello che è successo Sirius... ma adesso sarà meglio se lo lasciamo riposare... anzi non dovremmo portarlo in infermeria? - domandò Silvia a Black.
- Un attimo solo, Silvia. - mormorò Black - prima ho qualcosa da dire a Severus. -
- Molto interessante... Sirius... e riguardano solo te e
Minus le notizie? - chiese Piton.
- Quelle buone sì. Perché vedi... Sul sadismo dell' Oscuro Signore nessuno ha
mai avuto motivo di dubitare ma adesso anche sul nostro Silente inizio ad
avere... qualche ragionevole dubbio. Gli ho detto che rinunciavo alla
cattedra... non per te, ma per il pensiero che l' idea di offrirmela era
partita da mr Liddre e... - Black fece una smorfia di puro disgusto - Silente
ha detto: sono lieto che tu sia arrivato da solo a una simile decisione, è
chiaramente Severus la persona più adatta per quel posto, specie ora che i suoi
legami con i mangiamorte non esistono nemmeno nella finzione. Ma non potevo
dargli due cattedre contemporaneamente... dovevo prima trovargli almeno un
assistente da affiancargli, e adesso ne ho uno proprio qui a mia disposizione.
-
Il crescente disgusto sul volto del mago, solo in minima parte simulato, non
lasciava adito a dubbi su chi fosse l' assistente in questione.
- Oh, io non ho detto né sì né no, non è facile dire di no ad Albus Silente...
e ho preferito lasciare a te quest' onore. Se poi intendi accettare... la cosa
mi preoccuperebbe parecchio. -
Piton era bianco... più pallido del solito... più provato di quanto non lo
fosse stato mentre assisteva Potter. Due strade si aprivano davanti ai suoi
occhi... due strade... una, fare tutto come sempre... l'altra... avere la
cattedra che desiderava da sempre... ma dividerla con... con Black!
-Silente... - sibilò - mi odia! O
desidera ridere di me.. .tu saresti il mio assistente, cioè, tu POTRESTI essere
il mio assistente?! - l'espressione di Piton era di esemplare disgusto "Ma
un professore è più di un assistente...e forse può vessare un
assistente..." pensò.
- L' idea non è stata mia. Ed è troppo sgradevole perché io
voglia pensarci adesso. - Black scosse la testa - Vieni, Harry, credo che un
po' d' aria fresca ti farà bene, specie a confronto con quella dei sotterranei.
E tu Silvia, vieni con noi? -
Mentre gli altri uscivano, Gwillion si voltò a osservare Severus Piton:
- Due cattedre... quanti professori possono dire di aver gestito due
cattedre... e di due materie fondamentali poi! - la ragazza sorrise - Ma non
invidio Black se deciderai di accettare, decisamente non lo invidio. E poi...
devo dirti che sono orgogliosa di te, Severus. - la giovane si fece
improvvisamente seria - E chiedere il tuo perdono, perché c' è stato un attimo
oggi, in cui ho dubitato di te. Spero potrai perdonarmi, davvero. -
- Mia Dama Verde, mia Dama Verde... - sussurrò Lord Voldemort carezzando i capelli della donna, baciandole delicatamente il collo - dovremo tornare a chiederci ogni volta se questo è un rito sacro o un sacrilegio... o forse dovremmo dimenticarci di tutto, se non di noi e del nostro fuoco... -
- Mio Signore... - disse la Dama Verde, senza riaprire ancora gli occhi - Un rito sacro... un sacrilegio... che importanza può avere? Nella mia blasfemia mi sembrano essere quasi la stessa cosa... -
- Una cosa sola... così come noi possiamo divenire una cosa sola... anche se forse solo per poco. Ma non sprechiamo più questi istanti preziosi con parole, mia Dama Verde. -
- No mio signore... ma basta che tu mi stringa, imprigionami tra le tue braccia, avvincimi...è tutto quello che chiedo: essere tua. -
E Lord Voldemort strinse la donna ancora più stretta, mentre i loro corpi si facevano vicini, sempre più vicini.
-Ti amo...- mormorò la Dama Verde al suo Signore.
- Quella parola... e tu la credi vera... può essere preziosa
come un dono di sangue... -
Poi le parole si persero tra i baci... baci appena a fior di pelle e baci di
vampiro.
- Questa parola... Amore mio, è vera... più reale del mio sangue, te lo giuro... - disse piano Mac, soccombendo ai baci dell'Oscuro Signore.
- E getti il tuo amore così, in un pozzo di cui non puoi
vedere il fondo? E' saggio, è sensato? Mia, mia, mia Dama Verde? -
Le disse l' altro... ma solo dopo parecchio tempo.
- Gettarlo? Io lo ho riposto nelle mani migliori, lo ho affidato all'unica creatura degna di averlo... all'unico uomo, in questo mondo o in tutti gli altri mondi che vivono nella realtà o nella mia fantasia, a cui la Fortuna mi ha destinata. Tu sei la mia Necessità. Io ti appartengo... qualunque cosa tu faccia di questo amore che ti offro, sarà la migliore delle soluzioni... -
- Tu poi crederlo - mormorò Lord Voldemort quasi con tristezza - ma non io. Io che ho sempre distrutto tutto ciò che ho toccato, che lo volessi o meno. -
- Ma tu non hai distrutto me, mio Signore... ma se mai dovessi farlo, sarà meraviglioso, comunque. Io ti conosco, io so chi sei... anche se tu non mi dici altro che poco di te, ed il più traspare da frasi dette così... per caso ogni tanto. Ma io non ho bisogno di parole per conoscerti. Accetto tutto di te... perché non lo capisci? Non è vero...
tu non hai distrutto sempre tutto ciò che hai toccato, è una bugia, ti prego gettala via! Tu hai reso bella, felice, sensata la mia vita... fosse anche solo un istante prima di bruciare irrimediabilmente... non mi importa. Credimi, ti prego. Tu non sei un Dio di Morte... non solo... tu sei anche un Dio di vita, di luce.. .ogni distruzione innesca un'altra creazione, ti prego, ascoltami... non restare come un silenzioso Dio su un altare spoglio, ascolta la mia preghiera. Ogni volta che il mio cuore batte è un inno per te, ecco perché io sono la tua sacerdotessa... solo per questo, solo perché ti amo. -Non dire questo, pensò Voldemort, non dire questo, perché io
non posso sperare, perché la speranza è la negazione di ciò che io sono.
E nel suo cupo silenzio l' Oscuro Signore rispose alle parole dell' altra solo
con un bacio.
Silvia sogghignò mentre accompagnava Harry e Sirius. - Certo che tu e Severus che avrete una cattedra insieme... non so perché ma ho la sensazione che ne vedremo delle belle... - e sorrise maliziosa.
- Dipende dal senso che dai alla parola bello - fece l' altro con una smorfia, poi salutò Harry, che correva ad avvertire Ron ed Hermione del buon esisto della vicenda - Una strana giornata questa, Silvia, almeno per me, ma non è di me che desidero parlare, adesso. -
Silvia arrossì leggermente. - Ah no... e di cosa vorresti parlare allora? -
- Silvia, Silvia, un bel nome... Alo mi ha parlato di te,
sai? Mi ha detto... che sono tra i personaggi dei libri di Hogwarts che più ti
fanno antipatia... e mi piacerebbe saperne il motivo... se non è una domanda
troppo importuna. -
Terminò il mago con un sorriso.
Silvia questa volta diventò come un peperone... accidenti ad
Alo.
" No è che vedi... il mio personaggio preferito era Severus e quindi,
visto che fra voi due non corrono... buoni rapporti... credo che fosse una
reazione inconscia... Ma devo dire che a conoscerti di persona non sei così
male come sembra. -
- Severus... Severus... - Black rise - immagino possa risultare un personaggio interessante... a grande distanza... sì, da un altro mondo potrei persino riuscire ad apprezzarlo. E non sono così male come sembra... grazie per il complimento, se è un complimento. -
- Beh sì, direi che è proprio un complimento... - e Silvia sorrise a Black.
- Allora grazie di nuovo, e se i ringraziamenti non bastano, dimmi cosa posso fare io per te. -
- Che ne dici di un giro del castello, magari sfruttando le cose nascoste che hai scoperto mentre eri studente qui? - mormorò Silvia - Sai, è un po' che sono qui, ma oltre al lago e ai sotterranei non ho avuto molte occasioni di guardarmi in giro... -
- Perfetto! qui ho una mappa per evitare incontri
sgradevoli... e cosa preferisci? La torre, o magari data l' ora... prima
facciamo una visitina alle cucine? -
- Le cucine? Direi proprio che è un'idea grandiosa... sto morendo di fame...
speriamo che gli elfi domestici abbiano in serbo qualche buon bocconcino... e
poi propongo una gita alla torre....è una vita che voglio gustarmi il panorama
da lassù... -
- Concordo in pieno... - disse l' altro con un sorriso - e un bel pic-nic sulla
torre lo trovo un' ottimo modo per festeggiare la mia libertà. Migliore senza
dubbio di un noioso banchetto al cui termine un pezzo di ferraglia mi sarebbe
stato appuntato sul petto da Tu-sai-chi in persona. -
E così fecero in fretta a saccheggiare le cucine, piene di ogni ben di dio per
quel banchetto che non si sarebbe tenuto, data l' improvvisa assenza dell'
insospettabile Mr Liddre - E poi salirono sulla torre, sulla torre solitaria.
Il panorama dalla torre era a dir poco mozzafiato... e anche
la compagnia non era affatto male...
- E' bellissimo da qui Sirius... - sussurrò piano Silvia - è come essere in
un'altra dimensione... -
- Ti confesso che non lo ricordavo così bello... -
Silvia sentiva che ogni parola avrebbe rovinato quell'atmosfera surreale... restò in silenzio a guardare il panorama... e Sirius.
- Sai, Silvia, un po' lo invidio Severus, per tante belle
fanciulle che gli ronzano attorno... e a me niente! - aggiunse con un tono
talmente comico che non poteva essere preso sul serio - Insomma... un tipo come
lui... già una sarebbe un miracolo! Ah già, ma tu non vuoi che si parli male di
Severus... che vuoi farci, si tratta ormai di un riflesso condizionato... -
E certo, aggiunse fra sé, se il caro Severus non si ostinasse saltuariamente a
minacciare di uccidermi forse le cose andrebbero meglio... ma non credo che
perderei il vizio di parlar male di lui.
Piton fissò Gwillion, serio in volto, dopo un lungo silenzio
- Quando hai dubitato di me? Dimmelo, e ti dirò se devi chiedermi perdono. Ed
orgogliosa... perché mai? -
- Non ci arrivi da solo? Quando hai puntato quella bacchetta... e sono
orgogliosa, perché adesso so di quanto mi sono sbagliata. -
- Eppure... - disse Severus - Tu non sai quanto... come mi piacerebbe dare una lezione a Black! - sospirò - Ma è vero, adesso mi rendo conto di quanto Voldemort si sia sbagliato, io posso dirlo: io non sono un assassino. Assassino è Voldemort, non io. E sono felice che, finalmente, esista qualcuno orgoglioso di me. - e Severus depose un piccolo, leggero bacio sulle labbra della ragazza.
Gwillion non disse nulla, sorrise, abbracciò l' altro,
stringendolo tra le sue braccia, poi, quasi senza rendersene conto si levò in
punta di piedi, e baciò l' altro, lo baciò come lui le aveva insegnato.
Severus rispose al bacio, sorpreso, felicemente sorpreso. E poi strinse
l'altra.
- Vorrei... io vorrei avere tutto di te. Ma aspetterò che sia tu a
chiedermelo... -
- Severus, Severus... quando sono tra le tue braccia la mia volontà si annulla,
ed io attendo... attendo te... paura e desiderio sono perfettamente bilanciati
in uno strano equilibrio, un equilibrio che chiede di essere spezzato... io
attendo, Severus, come la preda ipnotizzata dal serpente, e persino se tu
dovessi divorarmi... lo accetterei. -
- Se tu solo sapessi... quanto sei bella... - gli occhi di Severus erano ardenti, nere fiamme - Se tu solo sapessi quale effetto hanno su di me le tue parole, se tu solo sapessi... quanto ti desidero... -
Bella, io? La ragazza sorrise appena. Devi essere davvero
innamorato per crederlo.
- Forse non lo so, e le tue parole aprono per me abissi sconosciuti, profondi
come i tuoi occhi, ma tu puoi mostrarmelo, oh, puoi mostrarmelo... -
Che diavolo stai facendo, incosciente? Diceva una vocina nella testa della
ragazza. Lasciala fare, rispondeva un' altra beffarda, che aveva scelto di
indossare una maschera d' oro, e poi le voci scomparsero, sommerse dalla
tenebra in fiamme negli occhi del mago.
- Se tu vuoi che te lo mostri... io chi sono per non farlo?
Aspetta... - e Piton si avvicinò alla porta, e la chiuse con un incantesimo -
Nessuno verrà a cercarci, nessuno verrà a disturbarci. -
Severus si avvicinò alla ragazza, e le aprì la tunica...
La giovane si domandò che cosa le impedisse di svenire. Forse era solo la luce
negli occhi dell' altro, quella luce di tenebra che l' aveva intrappolata. E
quasi tremava, e desiderava tremare.
- Tremi? Hai forse paura? Paura di me, di quello che posso
farti... bambina? - chiese Severus, con la voce bassa e roca .
- Ma non devi avere paura, perché io posso darti solo un fugace dolore, e poi
un piacere che nessun altro saprebbe offrirti... - e si chinò a baciare il
petto della giovane.
- La paura fa parte di quello che tu puoi offrirmi - mormorò lei carezzando i
capelli dell' altro - e io la sto assaporando... la sto assaporando... -
- Allora lascia... che io te la offra sino in fondo. -
- Sai ti confesso.... - sussurrò Silvia - nell'ultimo periodo Severus per me ha perso un po’ della sua attrattiva... non so neanch'io il perché... quindi se vuoi parlare male di lui accomodati pure... cerca magari di non esagerare troppo. - e sorrise maliziosa a Black
- Che sia la differenza tra realtà e fantasia? Ma in effetti
non mi piace poi tanto parlarne male... quando non è presente... sarà che amo
il pericolo... -
E rise.
- La differenza fra realtà e fantasia... - disse sovrappensiero Silvia - sai,
credo sia proprio così Sirius... quando si insegue un sogno ci si butta a pesce,
si vive solo in funzione di quello, non importa quanta sofferenza o quanto
dolore porti... ma così facendo si corre il rischio di perdere di vista la
realtà, la vita com'è veramente e si perdono tante occasioni per assaporare la
vera felicità... -
- Felicità... - ripeté Sirius - una parola che per tanto
tempo avevo dimenticato. ma forse dovrei imparare a riscoprirla... -
- Credo anch'io... te lo meriti... - e guardò Sirius intensamente.
Vorrei sapere cos' è che mi dicono i tuoi occhi, pensò il mago, e forse ho paura di scoprirlo, più paura forse di una bacchetta puntata contro di me... e taceva. ma fissava l' altra con i suoi occhi chiari.
Silvia fissava Sirius in silenzio, in preda a sensazioni contrastanti.... neanche lei sapeva cosa stesse provando in quel momento...solo una cosa sapeva...che non avrebbe voluto che quel momento finisse.
- Sei bella, Silvia... ma io non vorrei... io non vorrei che
tu in questo momento stessi cercando di sostituire un sogno con un altro. E se
mi sbaglio dammi pure dell' imbecille - aggiunse con un sorriso - tanto ci sono
abituato. -
Silvia voleva essere completamente sincera con Sirius, se lo meritava. - Sai,
probabilmente fino a stamattina avrei detto che avevi ragione... probabilmente
avrei usato questo sogno come modo per sostituirne un'altro... o peggio come
chiodo scaccia chiodo... ma adesso è come se tutto il resto abbia perso
importanza... conta solo il presente, qui e adesso. -
- E' solo che... non vorrei essere io a farti del male...
insomma sono un Grifondoro, e i Grifondoro debbono comportarsi sempre
correttamente, da perfetti cavalieri! Abbiamo una deroga speciale per quel che
riguarda Serpeverde, ma per il resto... -
- E perché dovresti farmi del male? Siamo tutti e due abbastanza grandi da
sapere che alcune situazioni possono essere rischiose, ma se non si rischia non
si può neanche sapere come va a finire... -
- Perché sono stupido, non lo sai che
sono stupido? E tu stai tentando la mia stupidità immane. -
Sirius non aggiunse altro, e si avvicinò all' altra quasi fino a sfiorarla.
- Sei sicura che sia la cosa giusta, io ho sofferto troppo perché un errore tra
noi possa ferirmi, ma tu... -
Era trascorso del tempo, e la Dama Verde era rimasta in
silenzio, ad osservare il profilo dell'Oscuro Signore, accarezzando i capelli
grigi di quell'uomo che doveva aver visto più di quanto fosse possibile
sopportare, ad una comune creatura mortale.
Adesso, nel baluginio sinistro delle nere fiamme che ardevano nei bracieri,
quel volto solitamente di ghiaccio aveva assunto tutta una diversa apparenza.
La Dama Verde non fece altro che sospirare.
- Rimarrei qui in eterno con te, mia rosa selvatica, ma... -
l' uomo sospirò - no, nessun ma, rimarremo ancora un poco, fino a quando tu lo
vorrai. -
- Allora è ora di riaprire le porte al
Mondo, Signore. Non posso tenerti solo per me... anche se vorrei. Che impegni
ti attendono? -
- Lasciare che il mondo entri, innanzitutto. Devo sapere cosa è successo in queste ultime ore, prima di mettermi a progettare... nuove nefandezze. E per questo direi... che sarebbe opportuno rindossare le nostre maschere... o per meglio dire, renderci più presentabili. -
- E' vero... indossiamo dunque i nostri panni per gli occhi
del Mondo... e poi ascolterò i tuoi piani... pardon... le tue nefandezze... -
- Non ho piani al momento. E adesso che siamo di nuovo rispettabili... andiamo
nella stanza dello specchio, così vedremo ciò che accade nel mondo. -
La Dama Verde seguì il Signore Oscuro, per osservare la sua
personale finestra sul mondo.
- Da piccola immaginavo un Dio che ci guardasse dalle nubi... ma tu non hai
nuvole... è dunque dallo specchio che il Signore si affaccia? -
- Gli specchi non sono altro che l' ennesimo inganno di un mago, mia Dama Verde, né sono una mia personale prerogativa. -
- Gli inganni di un mago... dovrò guardarmene, allora. Da oggi temerò che oltre ogni specchio possano esserci degli occhi che mi osservano... - sorrise - Cosa ti mostrerà oggi il tuo specchio incantato? -
C' era penombra nello studio di Severus Piton. Gwillion sentiva
il braccio dell' altro sulle sue spalle nude e la dolcezza di quel silenzio.
Era strano, quello che provava in quel momento, era strano e non era sicuro di
riuscire a dargli un nome. Era strano e non voleva parlare, e nemmeno pensare.
Severus non aveva detto nulla da diverso tempo, né aveva parlato la donna che
era con lui. Aveva deciso di rispettare quella tacita pace finché lei non
avesse deciso di romperla...
- Sono ancora una bambina, Severus? per quanto grande quello che abbiamo...
condiviso, basta a non fare più di me una bambina... o forse - mormorò la
giovane con un sorriso - forse ai tuoi occhi sarò eternamente bambina. E non posso
dire che la cosa mi dispiaccia. -
- E' così. Sei una bambina... per me lo resterai sempre. La bambina troppo lesta di lingua della prima volta che ti ho vista. Ti ricordi? I tuoi occhi sono stati i primi che ho incontrato... non credi sia un segno, piccola? - rispose Severus, accarezzando il volto della donna.
- Ti trovo bello ma non sono innamorata di te, anche se ho il terribile sospetto che basterebbero un paio di paroline dolci per farmi cadere tra le tue braccia come una pera cotta... ho detto così - Gwillion si lasciò sfuggire una risatina - ho detto proprio così. E non posso fare a meno di chiedermi, cosa pensassi tu in quel momento. Certo lo stadio pera cotta è passato da un pezzo, credo di essere ormai a quello di... che termine abominevole, ancora peggio di pera cotta... di gelato squagliato. -
- Cosa provi per me adesso? Vorrei che tu me lo dicessi chiaramente... più chiaramente... - chiese Piton, sorridendo.
- So che senza di te non potrei più vivere. Il resto, il resto è tutto così confuso... e poi tu non hai risposto alla MIA domanda! -
Piton sorrise, e non disse nulla per un po’, ignorando ogni
cosa. Stringendo solo la donna, con lo stesso attaccamento di un sognatore che
di sogni vive e teme l'alba, perché l'alba strapperà i suoi sogni dal suo
orizzonte. Ma lei non è sogno, si disse, lei è cuore che pulsa, e non sarà né
l'alba né altro a portarla via. Ed ora anche le mie battaglie hanno un senso
diverso, una prospettiva nuova. E poi nella sua mente baluginarono le parole di
una poesia ascoltata, un tempo, e sorridendo diede voce al poeta, dedicando
ogni parola alla donna che gli era vicina.
"Vado a lottare in ogni strada,
dietro ogni pietra.
Anche il tuo amore m'aiuta:
È un fiore chiuso
che ogni volta mi empie del suo aroma
e che s'apre d'improvviso
dentro di me come una grande stella.
Amore mio, è notte.
L'acqua nera, il mondo
addormentato, mi circondano.
Poi verrà l'aurora,
e nel frattempo io ti scrivo
per dirti: « Ti amo » .
Per dirti: « Ti amo » , cura,
pulisci, innalza,
difendi
il nostro amore, anima mia.
Io te lo lascio come se lasciassi
un pugno di terra con semi.
Dal nostro amore nasceranno vite.
Nel nostro amore berranno acqua.
Forse arriverà un giorno
in cui un uomo
e una donna, uguali
a noi,
toccheranno questo amore, e ancora avrà forza
per bruciare le mani che lo toccheranno.
Chi fummo? Che importa?
Toccheranno questo fuoco,
e il fuoco, dolce mia, dirà il tuo semplice nome
e il mio, il nome
che tu sola sapesti, perché tu sola
sulla terra sai
chi sono, e perché nessuno mi conobbe come una,
come una sola delle tue mani,
perché nessuno
seppe come, né quando,
il mio cuore stette ardendo:
solamente
i tuoi grandi occhi grigi lo seppero,
la tua grande bocca,
la tua pelle, i tuoi seni,
il tuo ventre, le tue viscere
e l'anima tua che io risvegliai
perché restasse
a cantare fino alla fine della vita.
Amore, t'attendo.
Addio, amore, t'attendo.
Amore, amore, t'attendo.
Così questa lettera termina
senza nessuna tristezza:
sono fermi i miei piedi sulla terra,
la mia mano scrive questa lettera lungo la strada,
e in mezzo alla vita sarò
sempre
vicino all'amico, di fronte al nemico,
col tuo nome sulle labbra,
e un bacio che giammai
s'allontanò dalla tua bocca."
Recitò con voce sicura e roca, e poi sorrise ancora, fissando lei...
La ragazza chiuse gli occhi, si sentiva piena di amarezza.
- No, Severus, non sono all' altezza di quelle parole, perché ti amo, ma il mio
amore è egoistico, penso a quello che puoi darmi, penso a me stessa come se il
mondo mi girasse intorno anche se so perfettamente che non è vero. Severus
io... -
Gwillion si interruppe, mordendosi un labbro.
Severus pose un dito sulle labbra della giovane.
- Non dire niente... - disse alla fine - Non erano che i versi di una poesia. A
me basta quello che puoi darmi, perché tu sei vera, e non sei solo la donna di
una poesia... Ma di quei versi, credimi, prendi per veri i sentimenti miei per
te... perché io, comunque, starò sempre davanti al nemico, o ad un amico... col
tuo nome sulle labbra. Perché ti amo... - Severus rise - Tutti gli amori
credono di essere egoistici, ma col tempo alcuni scoprono una verità
differente. Ed il tempo può essere nostro amico. Fidati di me, ti chiedo
questo. Io ti metto la mia vita tra le mani, e prendo la tua vita tra le mie
mani. Ti dico tutto di me, quello che vuoi sapere. Fidati di me, amami come
puoi. Questo conta. -Di te mi fido, sai che di te mi fido... -
mormorò la giovane, e poi non aggiunse altro, lasciando alla stretta delle sue
braccia di mostrare ciò che provava.
Note: i versi recitati da Piton sono di Pablo Neruda.