Capitolo Terzo

                                                        Ragazze troppo irrequiete

 

 

 

E venne il giorno... dopo la notte lunga e tormentata, la pallida luce dell'alba illuminò il castello di Hogwarts. Baluginò attraverso le finestre ed i tendaggi pesanti, insinuandosi a destare i giovani studenti,  i professori, e le  babbane straniere. I primi pallidi raggi del sole si posarono sulle palpebre chiuse di chi ancora riposava placidamente, e sui volti tesi di coloro che non avevano trovato tregua.

Lentamente il silenzio notturno lasciò il posto al vocio del giorno... ai preparativi rapidi degli studenti... ed i corridoi di pietra risuonarono di vita.

Mac socchiuse gli occhi, ricordando a malapena un sogno confuso... le altre ragazze erano ancora distese sui loro letti. La giovane si rigirò un po’ tra le lenzuola, cercando di scacciare la sensazione di essere in parte ancora nel sogno.

Mondi paralleli... certo, se ce n' erano due, era sin troppo facile pensare che ne potessero esistere a migliaia... Gwillion spalancò le palpebre nella luce cinerea: occhi a clessidra le si affollavano intorno, ma impossibile era leggere sentimenti in quelle pallide visioni di una notte ormai morente.

In quel momento Kikka si tirò a sedere sul letto - Dolce il mattino! - esclamò a voce alta, e corse ad aprire le tende, e poi aprì la porta per affacciarsi nel corridoio. C'era movimento fuori... un continuo andare e venire di persone e spettri. Francesca richiuse la porta a si girò verso le altre - Sveglia dormiglione! -

Mac scosse la testa - Sono sveglia io... e... vado a rinfrescarmi. -

 

Silente aveva percorso una scorciatoia che dalle sue stanze lo portava direttamente davanti alla porta del professore di Pozioni... che ne stava varcando la soglia per recarsi alla Sala Grande per la colazione.
- Buongiorno Severus, avrei bisogno di parlarti prima che inizino le lezioni... ma hai l'aria piuttosto stanca: credo che le nostri ospiti abbiano sconvolto non poco i nostri... ritmi abituali... in effetti sono qui per parlare di loro. Vorrei, innanzitutto, chiederti di non riferire a nessuno quello che sto per dirti dal momento che la situazione è abbastanza grave. Le sei giovani babbane che sono arrivate qui, ma forse non occorre nemmeno che te lo dica, recano con loro una forza destabilizzante di enorme entità... tu sai ovviamente a cosa mi riferisco. Abbiamo avuto sorprese di ogni genere in questa scuola negli ultimi anni e ora che Voldemort è tornato temo sia opportuno non lasciare nulla al caso. Per questo motivo debbo chiederti di occuparti di queste ragazze finché resteranno all'interno di Hogwarts. So di chiederti un grosso sacrificio ma, Severus, non lo farei se non pensassi che non sia importante per la loro incolumità e per quella di tutti noi. Non ti chiedo di far loro da balia, la cosa che mi preme è che non facciano cose avventate, che si sappia sempre dove sono e che nessuno degli studenti interagisca con loro più del dovuto... specie i Serpeverde... a questo proposito devo segnalarti che due di loro sono nella sala comune della tua casa e preferirei che tu le andassi a riprendere prima che se ne vadano da qualche altra parte. Parleremo ancora di questo... ma ora è mio dovere raggiungere le calde brioches ripiene di marmellata di melograno che mi aspettano per colazione! -  Silente aveva ripreso a sorridere pensando alle sue brioches, ma nemmeno questo poteva far dimenticare a Severus con quanta serietà gli avesse parlato poco prima...

 

Mac si era infilata nella vasca da bagno colma di schiuma profumata al cedro. Ne uscì, anche se avrebbe preferito restare lì ancora a lungo. Indulgere nell'acqua calda era così piacevole... ma era mattina, e doveva vestirsi.
Indossò gli abiti neri che aveva trovato la sera prima, e gli stivali rossi. Spazzolò i capelli, e l'immagine che lo specchio le rimandò la soddisfò profondamente.
- Buongiorno! - disse, rientrando nella stanza. Si sentiva diversa da prima, da sempre. Adesso era decisa, non c'era più ombra di dubbio in lei. Quello sarebbe stato il grande giorno.
Guardò le ragazze, chissà cosa frullava nella loro testa...

- A me piace dormire fino a mezzogiorno... - borbottò Gwillion disgustata ed era vero, ma forse voleva soltanto non affrontare il mattino...

 

Piton aveva ascoltato il discorso di Silente di malavoglia... si diresse verso la stanza dove riposavano le ragazze. Non sarebbe stato facile... no, no... per nulla.
Tanto valeva portarle tutte in Sala Grande, ma doveva prima recuperare le due disperse, ed entrò nel dormitorio di Serpeverde.

Draco Malfoy si passò una mano sugli occhi, e scosse lentamente la testa... quella ragazza... e le sue compagne... lo stavano facendo letteralmente impazzire. Chi erano? Da dove venivano? E possibile che sapessero tante cose? Erano davvero delle semplici babbane?
Il giovane si alzò silenziosamente, e prese il libro che aveva nascosto sotto il materasso, il libro di Magie Sinister, il libro che aveva portato lì quella giovane dagli occhi scuri che sembravano sempre deriderlo... lei e le sue compagne. Ecco, aveva trovato:
Gli spettri dell' evocazione, prendono forma nutrendosi della memoria delle loro vittime, di paure e desideri, di ricordi e pensieri nascosti... narrano le leggende che un tempo una formula simile potesse creare dai ricordi di un mago figure identiche a uomini veri, dotate di loro un corpo, non più parassiti malevoli, ma creature dotate di una vita propria. Se una simile formula esiste tuttavia è andata perduta, da tempo immemorabile.
E se quella formula, invece... io non l' avessi riscoperta per caso? Quella ragazza, sapeva troppo di me, sapeva... Draco scosse la testa e tornò a nascondere il libro. Quello che aveva scoperto l' avrebbe tenuto per sé, almeno per il momento.

C'era luce nella Sala Comune di Serpeverde... Alo stava incominciando a rendersi conto che sarebbe stato meglio alzarsi e andarsene da lì, dal momento che entro pochi minuti decine di ragazzini odiosi avrebbero invaso la stanza chiedendosi chi fossero... o peggio...
Alo, che era una gran dormigliona, e aveva dormito decisamente troppo poco per i suoi standard si alzò dal sofà con sforzi disumani. I suoi abiti si erano come per magia  cambiati adattandosi per gusto e per misure ai suoi desideri: ora indossava una lunghissima tunica nera piuttosto leggera e stretta in vita che si apriva dai fianchi in giù lasciando intravedere dei pantaloni molto attillati e, cosa che le fece sgranare gli occhi, degli stivali alti fino al ginocchio con un tacco vertiginoso sempre neri. Cercò il suo riflesso in uno specchio... e si piazzò lì,  da vanitosa che era, a guardarsi per bene con aria estremamente  soddisfatta.

Con un sorriso sciocco stampato in volto Alo ritornò a gambe levate nella sala comune per svegliare Welve... ma qualcuno aveva già avuto la stessa idea...
Vide Piton piegato verso sull'altra che ancora dormiva... non aveva idea di cosa stesse succedendo, ma lui era lì... e chissà che diavolo stava facendo alla sua amica...
Cercando di mantenere una certa calma e lasciandosi prendere tuttavia dalla comicità che in fin dei conti aveva caratterizzato gli avvenimenti dalla sera prima incrociò le braccia dicendo ad alta voce: - Ha forse bisogno di qualcosa professore?-  Piton tardava a girarsi ma non osò ripetere la sciocca domanda.

Piton guardò la ragazza sveglia, e quella addormentata.
- Dovete seguirmi. Sveglia la tua amica, e raggiungiamo le altre... subito! -

Welverance scelse quell'istante per tirarsi sù, e fissò Severus - Oh mamma benedettissima! Troppo bello! - esclamò, ricadendo sul divano.

Severus alzò le spalle, un po’ disgustato - Ora muovetevi, senza stranezze... ed andiamo. -

 

Pur non desiderandolo affatto, Gwillion finì con l' alzarsi. Si mosse vagamente alla ricerca di un pettine per sistemare un po' i suoi corti capelli color mogano, in quel momento assai simili alla cresta di un drago. Quando poi ebbe recuperato un aspetto decente, si sciacquò più e più volte le mani e il viso. Dentifricio non ce n' era? Ecco che alla domanda tubetto e sei spazzolini comparivano, o forse non li aveva solo visti prima.
La giovane aveva una gran voglia di tornare a buttarsi sul letto. Ma poi non lo fece.
- Adesso che si fa? - disse soltanto.

Nel frattempo anche Silvia aveva cominciato a vestirsi con una tunica blu che aveva trovato nel baule ai piedi del letto. Si fissò in uno specchio... i ricci biondi le ricadevano sulle spalle, e l'abito era meraviglioso. Ma il viso... il viso tradiva la notte insonne. Nella confusione del suo cuore e della sua mente che era seguita al bacio di Severus, se bacio poi si poteva chiamare, non riusciva neanche a ricordare se l'immagine di Piton seduto sulla sponda del suo letto fosse reale o solo un sogno.

- Ragazze... - domandò - Ieri... c'era Severus qui, ieri? -

- Era qui.- rispose Mac con un sorrisetto - Non per farmi gli affari tuoi... ma cosa è successo? -

- Solo... una sciocchezza, niente di cui preoccuparsi... - fece Silvia con un sorriso forzato.

- Il professor Piton è entrato, ma è rimasto solo pochi secondi. - disse anche Gwillion. In un altra occasione avrebbe aggiunto che il mago non aveva avuto il tempo di trasformare nessuno in chicchessia, ma tra il suo personale umore e tra l' espressione di Silvia, preferì non dir nulla.  

 Silvia si limitò ad alzare le spalle - Si, ho capito, grazie. - e sorrise... un sorrisetto compiaciuto che strappò uno sguardo disgustato a Mac.

 

Severus conduceva Welverance ed Alostrael nei corridoi, verso la camera delle ragazze, cercando di non pensare a quanto disgustosamente fossero bizzarre quelle due. C'erano pensieri molto più importanti...

- Da oggi è meglio che vi facciate entrare in testa che per voi l'accesso ai dormitori di Serpeverde è negato... - sibilò - Resterete lì dove dico io!  E... anche chi vi ha consentito di entrare nei sotterranei riservati ai Serpeverde sarà punito... perché sono certo di sapere di chi si tratta... -

E intanto avevano raggiunto la porta della camera delle ragazze, e Piton la spalancò senza troppi complimenti.

- Voi entrate! - ordinò - E voi altre muovetevi... è quasi ora di colazione. -

- Benvenute... - fece Mac, osservando Welverance ed Alo che venivano sbattute nella stanza - Avete trascorso una bella notte? - domandò inarcando un sopracciglio.

Alo girò lo sguardo sulle sue ritrovate compagne - State bene! - esclamò - E' una fortuna! Eravamo terribilmente preoccupate... o quasi. Se vi dicessimo dove siamo state... non ci credereste... - disse, e intanto osservava le amiche, il nuovo look di Mac, Silvia con una pessima cera e le altre.

- Cosa avete combinato? - fece Silvia allegramente.

Alostrael strinse la ragazza in un abbraccio - Ci sto ancora ridendo! Altro che Gazza! Posto in prima fila nella Sala Comune di Serpeverde! - disse, quasi euforica Ci ha fatte entrare... pensa un po’... Draco Malfoy! -

- Accidenti questa si che è un'avventura! - rise Silvia, con un tono più spensierato di quello che fosse necessario, cercando di nascondere il turbamento per ciò che lei aveva trascorso - Senti... - disse seria tutto ad un tratto - Mi aiuteresti con il trucco? Vieni in bagno, per favore... devo... sistemare l'ombretto. -

Alostrael annuì, e seguì l'altra.

- Vedi... - cominciò a raccontare Silvia richiudendosi la porta alle spalle - Ieri... - e narrò dell' accaduto.

- Silvia... - fece Alo a bocca aperta e con tono stizzito  - Quando hai detto che lo hai baciato... tu non intendevi che lo hai... che lo hai davvero baciato, no? - poi si accorse che il suo tono e le sue parole... non suonavano divertenti alle orecchie dell'altra e le mise una mano su una spalla - Scusa... senti, raccontami tutto con calma, OK? -

- Io... non so cosa mi sia preso... - mormorò Silvia - Volevo... volevo solo dirtelo. Forse è meglio uscire di qui... altrimenti sento che mi ci chiuderò tutto il giorno! - ed aprì la porta, tornando verso le altre compagne.

 

Severus Piton si era diretto al dormitorio dei Serpeverde. In cerca di Malfoy.

Pronunciò la parola d'ordine, e la lastra di pietra che ne chiudeva l'accesso scivolò di lato... lasciandolo entrare.

Draco Malfoy era sprofondato in una poltrona, pensoso.

- Malfoy... - scandì lentamente Piton, con gli occhi ridotti a fessure buie - Credo che tu mi debba delle spiegazioni. E se questa volta non sarai esaustivo e soddisfacente nelle tue spiegazioni... sarai nei guai, e guai grossi. Voglio sapere tutto... chi sono quelle ragazze, come diavolo hai fatto ad attirarle qui... mostrami che sei un po’ più intelligente di tuo... mostrami che sei abbastanza intelligente da sapere che non devi disobbedirmi, figlio di Lucius. -

- Io intendevo evocare degli spettri, per mandarli contro i Grifondoro. E quelle ragazze non mi sembrano spettri. Non ho altro da aggiungere. -  disse Draco in tono fermo. In realtà aveva ben altro da aggiungere, ma non intendeva farlo.

Severus fissò Draco Malfoy. Era ovvio che ci fosse dell'altro... ma era il caso di condurre un vero interrogatorio? Con tutta probabilità se Draco fosse rimasto abbastanza vicino alle ragazze, Piton avrebbe scoperto molto più di quanto non prevedesse. Era questa la strategia migliore...
- Signor Malfoy, voglio che tu mi segua, voglio che... visto che tutto questo è successo a causa della tua stupidità, tu resti con me a fare la guardia a quelle ragazze. Ed ogni cosa dovrai riferirla a me!  -
Severus osservò il ragazzo: era turbato a quella richiesta?
- Adesso seguimi! -
Piton uscì dal dormitorio, seguito dal giovane Draco.

  

Kikka era pronta da un bel po'. Si rimirava nello specchio con il suo abito nuovo, pantaloni attillati e poi larghi alla fine, stivaletti ed una maglia aderente. Tutto nero e con le finiture dorate. Poi i rintocchi dell'orologio che scandiva le ore per gli studenti di Hogwarts la fecero sobbalzare - Detesto avere il mio orologio rotto... - borbottò - Credo sia ora di colazione. Non dovremmo andare? -

Mac dal canto suo passeggiava avanti ed indietro nella stanza, abbastanza inquieta.
Alcune ragazze stavano parlando, altre finivano di vestirsi, e lei rifletteva. Gwillion sembrava davvero assonnata, ed era l'unica con cui avesse parlato di più.
Decise di affacciarsi sulla porta. Ma fuori sembrava non esserci nessuno. Dovevano proprio aspettare Piton? Tornò dentro, rassegnandosi a quella perdita di tempo, ma anche abbastanza curiosa: era chiaro che nell'aria ci fosse qualcosa... anche tra le altre ragazze. Avrebbe tanto voluto scoprire... cosa.

Gwillion era perfettamente sveglia in realtà, ma aveva la testa piena di domande, domande a cui per il momento non desiderava rispondere. Senti un po' Mac, pensò, hai mai letto le cronache di Dragonlance, la domanda era terribilmente idiota, ma aveva una gran voglia di farla. Eppure stava zitta. Forse era più opportuno ragionare un po' da sola, per il momento. O meglio ancora non ragionare proprio, ed occuparsi di cose più contingenti. Come il famoso quaderno che avevano sottratto a Piton ad esempio.

Mac sollevò le spalle... annoiata sempre di più, secondo dopo secondo. Trasse dalla tasca un bigliettino e lo rilesse... lo aveva scritto quella notte, mentre tutte dormivano. E forse presto le sarebbe servito... bussarono alla porta, e la ragazza infilò il pezzo di carta in tasca, di tutta fretta. Entrarono... Piton e Malfoy.

Severus girò i suoi occhi neri e lucenti sulle giovani.

Me la sono cavata con troppo poco, pensava intanto Draco, e la cosa lo turbava parecchio. Né era questa la sola. Poi vide la ragazza che per prima gli aveva parlato la notte scorsa, e le sorrise. Perché i capelli rossi di quell' altra erano come un fuoco e già una volta si era scotta... ma cosa stava pensando? Draco scosse lentamente la testa, e si appoggiò allo stipite della porta.

Mac ricambiò il sorriso di Draco, mentre Severus guardava altrove - Trascorsa una buona notte? - domandò in un sussurro.

- Ottima... - rispose Draco con un tono che lasciava intendere tutt'altro.

Kikka, alla vista di Piton, era andata decisamente su di giri - Finalmente qui! - urlò quasi - Mi stavo... annoiando. - aggiunse con calma... avendo notato che lo sguardo dell'altro era gelido, come al solito.

- Andiamo... - disse Severus, a nessuno in particolare. E si voltò, guidandole attraverso i corridoi verso la  Sala Grande.

- Dopo... Draco... dopo dovrei parlarti. - sussurrò Mac al ragazzo, mentre scivolavano nell'ombra dei corridoi.

Gwillion tracciava nell' aria con l' indice il simbolo dell' occhio a clessidra. Come, come diavolo faceva Piton a... aveva semplicemente letto il libro oppure... la seconda alternativa si faceva decisamente inquietante. Ma forse non era poi così strano che un mago si interessasse alla fantasy, era il modo più affidabile per sapere cosa ne pensassero i babbani della stregoneria e degli stregoni. Oppure... La giovane gettò un sguardo di sfuggita verso Severus, persa tra i suoi pensieri.

Piton sorrise tra sé e sé... la ragazza chiamata Gwillion... intuiva quasi i suoi pensieri, li indovinava, li percepiva...dubbi, domande. E cose che non avrebbe mai chiesto...
Ma avrebbero parlato ancora, presto, molto presto.
Poi Draco gli domandò se avrebbe dovuto restare con loro, o andare a lezione, e Severus si voltò, un po’ infastidito, a dirgli che sarebbe stato esonerato dalle lezioni... c'erano cose più importanti... sì, più importanti.

E raggiunsero la Sala Grande. Gwillion, Kikka, Mac, Draco e Piton si sedettero al tavolo dei Serpeverde. Ma le altre raggiunsero dei posti liberi alla mensa dei Grifondoro. Silente, intanto, assiso sul suo scranno di legno fissava le visitatrici con un largo sorriso.

Welverance sembrava essersi incantata in contemplazione dell'anziano mago... si accorse a malapena che Silvia ed Alostrael si sedevano giusto accanto ad Harry Potter e ai suoi amici, tra risatine e battute, la giovane prese il coraggio a due mani e si diresse verso il tavolo dei professori. Verso Silente. Si arrestò a pochi passi dal mago, e tornò a contemplare lui e gli altri bizzarri figuri assisi intorno a quella mensa.

- Chiedo scusa se... se disturbo... - mormorò Welverance.

- Dimmi pure, cara ragazza. - rispose Albus Silente con un guizzo negli occhi vispi - Hai bisogno di qualcosa? - ed intanto il suo sguardo si spostava dalla giovane imbarazzata davanti ai suoi occhi, alle altre sedute al tavolo di Serpeverde.

- Io vorrei... ritrarla! - fece la giovane tutto d'un fiato - E meglio ancora se potesse fornirmi pennelli e tutto il resto! -

Silente fissò con una certa meraviglia la ragazza. I suoi occhi brillavano oltre gli occhiali a mezzaluna. Si lisciò la barba con una mano, pensieroso, e tornò a sorridere - Ho un'ora libera in mattinata! Farò in modo che tu ottenga tutto il materiale... che ne dici? -

La ragazza arrossì per la contentezza.

 

Silvia ed Alostrael stavano familiarizzando con Potter e compagni. Iniziavano ad apprezzarli ed a stringere amicizia con quei ragazzi per i quali avevano provato una istintiva benevolenza. Dopotutto era come se... come se li conoscessero da sempre! Il che, poi, era vero: sapevano di loro tutto attraverso i libri che avevano letto. Ma anche i ragazzini sembravano affascinati dalle babbane, e propensi a fidarsi di loro.

Adesso Alostrael e Silvia si servivano generosamente di dolci e succo di zucca, ed altrettanto facevano i ragazzi; e tutto questo avveniva tra le risate. Silvia sembrò persino potersi dimenticare degli avvenimenti del giorno precedente.

Poi Alo si fece seria... c'era qualcosa che voleva chiedere a Potter. Si chinò a sussurrare qualcosa all'orecchio del ragazzo, che si scostò con lo sguardo stupito e dubbioso. Sembrò che Harry riflettesse per qualche istante. Poi si morse un labbro e sospirò. Si accostò ad Alo e, a sua volta, sussurrò all'orecchio della giovane qualcosa, prima di scostarsi e dire a voce più alta: - Per il resto... vedremo dopo. -

Alostrael gongolò, e si girò verso Silvia: - Ci aspettano prima di pranzo in Sala Comune di Grifondoro... -

- Ma come? -

- Ho la parola d'ordine! -

Silvia sorrise.

- E lì... contratteremo per qualcos'altro... - fece Alo con una strizzata d'occhio.

 

Mac s'era seduta accanto a Draco. Attendeva il momento giusto per fargli una domanda... voleva conoscere... l'esatta ubicazione di un luogo... un dato geografico, dopotutto... nulla di più... la giovane sorrise tra sé e sé e tornò ad osservare il biondo Serpeverde.

- Perché non mi parli un po' di te, e delle tue compagne? -
disse improvvisamente Draco a Mac. E i suoi occhi erano fissi, sulla misteriosa ragazza dai capelli rossi,  sedutasi, con sua grande stizza, proprio al tavolo dei Grifondoro, e proprio accanto all' odiato  Potter.

- Cosa vuoi sapere, Draco? - chiese Mac - Siamo ragazze, lo vedi. Individui di genere femminile, provenienti da qualche parte, e diretti da qualche altra parte. Una somma di pregi e molti difetti. In totale niente di più e niente di meno. O forse vuoi sapere qualcosa in particolare su qualcuna in particolare? - disse, seguendo il suo sguardo - Perché in tal caso non saprei che dirti. Né sarei certa di volertelo dire. E non credevo che il tuo cuore fosse tanto tenero, Malfoy. Proprio no. E' quasi divertente... - sussurrò - E' una babbana. Non provi disprezzo? - Mac rise piano, senza troppa allegria. In quelle parole c'era un senso che il ragazzo non avrebbe compreso.
- Si può morire per questo crimine, no? Ma bisogna berne fino in fondo... Voglio sapere che strada percorrere per raggiungere un luogo, e voglio saperlo da te, al più presto. E forse lascerò che le mie labbra ti raccontino qualcosa in più di quel che vuoi sapere. -  per un istante lo sguardo di Mac incrociò prima quello di Gwillion e poi quello di Piton. Sperò che non ne trasparisse nulla, alcun sentimento, e che lo stesso Draco non trovasse strane le sue parole.

- Forse volevo semplicemente conoscere i vostri nomi, dato che babbane o non babbane, sembra che mi toccherà farvi da guardia... - disse Draco in un sibilo - E poi non sono nemmeno sicuro che voi siate delle semplici babbane. -

- I nostri nomi? Io mi chiamo Mariacarla. Potrei dirti anche i nomi delle altre, ma credo che faresti meglio a chiederli a loro, dopotutto sarebbe una scusa per parlare ancora con... qualcuna. Oh, insomma, dimmelo... il tuo cuore ha perso un battito quando i tuoi occhi si sono posati su una certa ragazza dai capelli rossi? -  
A Mac sembrò che Draco le lanciasse un'occhiata non troppo compiacente.
- In quanto a noi... è vero, chi lo sa se siamo babbane! Come posso tracciare un paragone tra questo mondo ed il mio... ovunque sia il mio mondo. -

Draco non rispose subito, e, per qualche motivo a Mac vennero in mente dei versi di Pessoa, e li recitò a voce  alta:

- Amo tutto ciò che è stato,
tutto quello che non è più,
il dolore che ormai non mi duole,
l’antica e erronea fede,
l’ieri che ha lasciato dolore,
quello che ha lasciato allegria
solo perché è stato, è volato
e oggi è già un altro giorno... -

L' antica ed erronea fede... Draco ripeté quelle parole fra sé come ipnotizzato, ma non disse nulla, e le scacciò dalla sua mente quasi con rabbia.
- Sapete troppe cose per essere delle semplici babbane... - disse poi con un filo di voce - Su questo posto, su coloro che lo abitano... su di me. E non posso dire che la cosa mi piaccia. -

Mac giocherellò con il bicchiere che stringeva tra le dita, lasciando vorticare il succo d'arancia al suo interno: - Non ti piace? Può essere... strano sapere che esiste qualcuno che sa tutto di te... le cose più segrete, le cose che non ammetteresti neanche con te stesso. Però... può essere anche estremamente piacevole... - disse in un sussurro, con il pensiero molto lontano.

- Non avere bisogno di segreti... - proseguì - Sapere tutto di qualcuno che sa tutto di te, non perché lo abbia saputo da altri, non perché sia stato tu a dirglielo... ma così, istintivamente. Essere parte di qualcuno che è parte di te... nel male, nel bene. Senza possibilità di salvezza, senza volersi salvare... non è una sensazione simile all'Amore? O forse è più di quello. -
Draco la stava guardando... come? Stupito? Mac rise, e bevve il suo succo d'arancia.

- Non sai di cosa parli! - disse Draco bruscamente - E sei troppo aggressiva per una che sta cercando il mio aiuto. -

- Io non saprei di cosa parlo?! Ti stai sbagliando, ragazzo... e sbagliando di grosso. Forse sei tu che non sai di cosa parlo. -
Lo guardò con più severità di quanta non avesse voluto.
- Infatti chiedo il tuo aiuto, e se non me lo darai sarà lo stesso. Non ho bisogno di te. Tu mi servi solo ad abbreviare i tempi... adesso rispondimi. Sai indicarmi la strada per questo luogo... - si chinò a pronunciare un nome all'orecchio del ragazzo.
Si scostò, e lasciò che Draco leggesse nei suoi occhi chiari e luminosi che non era uno scherzo. Non distolse lo sguardo, ma attese una risposta.

- Rispondimi! Voglio una risposta! -

- Tu... tu non sai assolutamente nulla di me... - sibilò Draco - Oh, conosco il luogo di cui parli, ne ho sentito parlare sin troppo, ma la strada per arrivarci... quella è un' altra faccenda. Non so cosa tu creda che io sia, ma ho solo quindici anni, e sono molte le cose che ignoro. Nonostante tutto però posso aiutarti. Con una mappa ed i ricordi di certi racconti... - i racconti di suo padre, ma questo non lo disse - Io posso aiutarti a trovare la strada che cerchi... se hai così fretta  di morire. -

Mac sospirò. Lasciò scivolare una mano a prendere quella di Draco, un gesto di inconsueta vicinanza, un gesto che non le era solito, che non le era mai stato facile.
La strinse, e rimise i suoi occhi in quelli del ragazzo: - Perdonami. Ti chiedo una cosa troppo pesante? Ma io... io non ho fretta di morire, ho fretta di vivere... -

- Vieni, andiamo in biblioteca. - disse Draco. E non aggiunse altro. 

 

Kikka desiderava porre una domanda a Piton, era euforica... forse era la stranezza della situazione, forse era la bizzarria del momento... ma era preda di un improrogabile ed indomabile impulso a fare domande cretine: - Senti Piton... tu sei sempre così tetro perché... perché sei stato un Mangiamorte?! -

Diverse teste di studenti si voltarono verso Kikka... diversi occhi sgranati si posarono su Severus Piton che perse rapidamente colore, ritrovandosi più pallido del solito...

Gwillion per poco non si strozzò mentre Kikka faceva a Piton la domanda fatale. Ma non disse nulla, decisamente quel giorno non aveva voglia di parlare. Perché l' aveva scioccata tanto sapere che Piton conosceva... conosceva il suo personaggio preferito, perché dopo avere passato pressoché indenne la prova del veritaserum era stata invece quella frase detta quasi per caso a dare al mago il modo di colpirla così a fondo? E cos' era che l' aveva colpita esattamente? Forse... forse il punto era che Severus Piton poteva comprendere quel  personaggio meglio ancora di quanto potesse lei stessa, e ciò voleva dire... ciò voleva dire che insieme al nome di Raistlin lei aveva consegnato, e consegnato di sua spontanea volontà le chiavi di una parte della sua anima. Una parte oscura della sua anima.

- Farneticazioni... - stava intanto sibilando Severus - Farai meglio a tacere, ragazzina... o la prossima volta... - disse con il suo sguardo di fuoco.

Gwillion allontanò da sé il piatto della colazione con un sospiro: non aveva mangiato niente, anche perché l' idea di mangiare a colazione le dava la nausea, alla faccia di tutte le regole sulla buona alimentazione. E... Mac si era voltata verso di lei o era stata una sua impressione? Cosa aveva in mente quella ragazza? E le faceva davvero un servigio da amica, continuando a far finta di nulla? Un quaderno sui luoghi d' appuntamento dei mangiamorte... Gwillion rabbrividì al solo pensiero.

Severus era tornato a gustare, per modo di dire, la propria colazione... ma i suoi occhi si spostavano tra Silvia e Gwillion. Due persone che presto, molto presto, avrebbe affrontato.

Ed era suonata la campanella... presto gli studenti si sarebbero diretti, ad eccezione di Draco, in classe.

Kikka, intanto, sembrava più agitata che mai... come se la terra le bruciasse sotto i piedi... fissò Piton crucciata - Insomma! Potresti rispondere chiaramente... degnarmi di considerazione... o... ma sì! Ti piace forse qualcuna?! Sei troppo preso da qualche ragazza per rispondermi?! - fece in tono stizzito.

Piton puntò il suo sguardo nero su quella giovincella impudente...

Una volta poteva perdonare una domanda sciocca ed indiscreta, ma due... due no!

Estrasse la bacchetta e la puntò indolentemente: - Mutatio ad Porcellum! - disse.

Kikka sembrò scintillare di rosa per un istante... poi una luce accecante la avvolse... ed un attimo dopo... sulla sua sedia c'era un tondo e roseo porcellino!

Severus Piton si alzò e si avvicinò all'animaletto, puntandogli un dito sul grugno - Ecco cosa mi piace! - sibilò - Ora ho soddisfatto la tua curiosità?! Ti ho risposto... ma se dovessi ancora farmi una domanda tanto imbecille... la tua trasformazione sarebbe... perenne! - disse, allontanandosi mentre Kikka riprendeva forma umana con un'espressione sdegnata.

Nel caso in cui l' avessimo dimenticato, Severus Piton è vendicativo, e molto. Gwillion scosse la testa, ...potresti raggiungere la torre di Palanthas... ed il suo signore... , parole già di per sé suadenti che pronunciate da una voce come quella di Severus potevano diventare simili ad un incantesimo. Peccato che la torre di Palanthas fosse un luogo talmente delizioso... che solo Azkaban  poteva reggere il confronto. Con queste premesse l' invito di Piton poteva diventare un velato incoraggiamento al suicidio. E certo lei gliene aveva anche fornito il motivo... e talune allusioni della sera precedente non potevano essere state dimenticate. Ho dato a quell' uomo le armi per ferirmi, se solo lo vuole.. ma lo vuole davvero? Gwillion questo non riusciva a dirlo. Solo di una cosa era certa: lei desiderava ancora ascoltare le parole di Severus, poiché c' era del sapere in esse, quel sapere che non è... che un' altra metamorfosi del potere.

Severus  Piton finì di bere il suo succo. Adesso aveva due cose da fare. Si accostò al tavolo dei Grifondoro. Scostò una sedia, e si sedette accanto a Silvia.
- Non ti è piaciuto il bacio? - chiese con un sorriso storto, ma poi corresse subito il tiro - Abbiamo commesso entrambi un errore. Tu a baciare me per provocarmi, io a ricambiarti per vendetta. Finché siete qui, la vostra vita è affare mio, e non posso permettermi errori o incomprensioni. Non posso darti quello che vorresti da me, ma posso darti fiducia. Prendila o rifiutala. -
Piton si alzò - Però...è davvero di pessimo gusto che tu sieda qui... -
Si allontanò, e tornò verso il tavolo dei Serpeverde. Gwillion era in piedi, gli voltava la schiena.
Severus stava riscoprendo molte cose... e il gusto di giocare soprattutto. Anche se i suoi giochi non erano mai stati innocenti, perché lui non era innocente.
Adesso che nella Sala non c'erano che loro, poteva tessere la sua tela da ragno, senza sapere neanche perché... per giocare, si disse.
Passò una mano tra i capelli della ragazza, distraendola dai suoi pensieri. La sua voce poteva apparire fin troppo suadente: - Hai pensato a quello che ti ho detto? Vuoi davvero visitare la Torre? A rischio di perdere l'anima entrandoci? Solo per conoscere il Signore del Passato e del Presente? Lo vuoi davvero? O sei troppo debole, bambina? Tu sapresti rischiare la morte per un simile desiderio? -

Gwillion chiuse gli occhi. Quella mano, quella voce... poteva un dolore essere così, così piacevole? Oh nei suoi sogni... ma quello non era un sogno. Una parte di lei le diceva che avrebbe dovuto scostarsi, e fuggire, eppure si sentiva come paralizzata.
- Bambina... - mormorò in tono sommesso - Ho ventuno anni e posso ancora essere chiamata bambina. Credevo fosse un privilegio... adesso non ne sono più così sicura. -
Tu certo non eri un bambino alla mia età, e nemmeno Raistlin lo era.
- E ho sempre distinto i sogni dalla realtà... fino ad ora. Fino ad ora. -
La giovane chiuse gli occhi.
- La mia debolezza potrebbe essere proprio di non sapere rifiutare... anche se ho sempre saputo di non essere all' altezza... all' altezza dei miei sogni, dei miei desideri. -
Gwillion si morse un labbro. Non voleva che la sua voce tremasse, eppure non era certa di riuscire a impedirlo.
- Non so qual è il tuo gioco, mago. Ma se devi affondare il coltello, che aspetti? Io sono qui, incapace di difendermi... e non sono neppure certa di volerlo. -

Severus tornò ad accarezzare i capelli della donna che aveva chiamata bambina.
- E' vero... io ho il coltello... ma te lo do... affondalo, affondalo tu... - disse in un sussurro - Bambina... assaggia fino in fondo... -

Lentamente Gwillion si voltò.
- Mi odi? O cosa? Mi riderai in faccia se ti dico di sì? Oppure... E io non so cosa sia peggio. Non ho mai vissuto, non conosco né l' amore né l' odio... e nemmeno ho il buon senso di fuggire. Affondare il coltello? - ripeté la giovane con una smorfia - Anche a volerlo non saprei da dove cominciare. -

Severus Piton continuava a fissare Gwillion.
-Vuoi che ti insegni? Desideri davvero che io lo faccia? Devo essere io ad affondare il coltello... -
Severus si accostò molto lentamente alla donna, si rendeva conto che lei non riusciva quasi a muoversi. Accostò le sue labbra socchiuse a quelle di lei, ma un attimo prima che potesse baciarla, si fermò, e depositò un bacio leggero sulla sua fronte.
- Non adesso... non così. Devi imparare molto, bambina... se resti così indifesa, sarai preda dei desideri perversi di quelli come me. Il tuo sogno aspetta solo te, ma non puoi lasciartene sopraffare... devi essere tu a prenderlo... -  
Severus le sorrise, e si allontanò.

Piton sospirò, e si avvicinò al tavolo. Si chiese se avesse esagerato... aveva insidiato una donna che avrebbe dovuto difendere. Una delle sue protette. Forse molti non avrebbero capito, ma lui si...
Non aveva agito solo in preda all'impulso... anche se anche quello aveva avuto la sua parte, ma aveva tentato di portare la ragazza davanti a sé stessa. Aveva visto qualcosa in lei... un'innocenza pericolosa, una di quelle innocenze facili da portare via...
E se in quel mondo poteva rischiare di perderla, di darla a qualcuno che ne volesse abusare, allora era meglio che la desse a lui...
L'avrebbe messa davanti a sé stessa... tentando di non perdersi in lei...
Piton si riscosse... sorrise. Tutte quelle ragazze lo confondevano, forse? Si guardò attorno, ed incontrò lo sguardo scettico di Silvia... ma... Draco dov'era? E dove era finita la ragazza con occhi azzurri e lunghi capelli castani? Questo era un altro motivo di preoccupazione.
Piton aveva visto o tentato di vedere nel profondo di tutte loro; alcune erano semplici, altre complesse... ma in quella ragazza cosa aveva visto? Una passione che conosceva: una passione pericolosa.

Ormai tutti gli studenti ed i professori avevano lasciato la Sala Grande...

Piton restava appoggiato al tavolo, pensoso. Poco distante da lui Gwillion era immersa nei suoi pensieri. Draco e Mariacarla erano fuggiti verso la Biblioteca. Kikka, in preda alla rabbia se ne era andata poco prima che Severus iniziasse a discorrere con Gwill. Silvia, dopo la scena tra il Professore e la sua amica sembrava sconvolta... si alzò di scatto, maledicendo Severus e corse via, seguita da Alostrael.

Davvero una splendida giornata... pensò Severus riscotendosi  improvvisamente, e decidendosi a seguire e ritrovare le babbane che sembravano volergli sgusciare via tra le dita. 

 

 

Note:

I versi recitati da Mac sono “Amo tutto ciò che è stato” del poeta portoghese Pessoa.

[continua]   [indietro]