Capitolo Trentatré

                                                                 Un nuovo servo

                                                         

 

 

 

- Un quarto d' ora esatto. - disse Draco venendo con un' espressione angelica - Un quarto d' ora di tempo... ecco il risultato... dell' esperimento, professore.

Piton era furibondo - Nella camera da letto mia e della mia fidanzata... di notte... Malfoy... se fossi ancora insegnante... così tanti punti... in meno... che... io... vi... -
Malfoy trattenne a stento un sorriso:
- Non credo che avrebbe tolto punti a ME professore... magari mi avrebbe trovato qualche punizione orribile... ma togliere punti ad un Serpeverde... -

- Non cambiare discorso! Potevate far del male a Gwillion! - tuonò Piton.

- Male? -
Draco si voltò verso i gemelli in cerca del loro sostegno.
- Professore... - disse Fred - Eravamo certi che lei... lo avrebbe fermato... noi...
- Siete stati INCOSCIENTI! Dovevate pensare che poteva finirci di mezzo un'innocente! -
Draco chinò il capo e non disse nulla.
- La prossima volta ricordatemi di sovrintendere... i vostri tranelli.

Piton addolcì la voce - Ragazzi... in ogni caso... siete stati in gamba, quello che avete fatto è molto utile...- sorrise.

- Ha consigli da darci... per migliorare i trucchetti dei gemelli? -
Fece Draco in un sussurro. Non era ancora del tutto sicuro che l' altro si fosse realmente calmato.
- Fanno benissimo da soli, Draco... - sorrise Piton - Ma non vi ho ancora sentito chiedere scusa a Gwillion... e poi andate a letto... -

- Sono terribilmente desolato. - disse Draco alla ragazza, e poi tornò a voltarsi verso il professore - Abbiamo parlato con Arthur Weasley, oggi. -

- Con Arthur... - Piton si incupì - Che gli avete detto? -

- Praticamente tutto... direi. E c' era anche un usignolo bianco. Fred e George dicono che è Silente... -

- E dov'è andato ora Silente?!- chiese Piton - Perchè quello E' Silente! -

- Non deve essere lontano... credo ci abbia seguito sino a Diagon Alley. Poi l' ho perso di vista. -

- Accidenti... - sospirò Piton - Accidenti... e Arthur? Che ha detto? -

- Che doveva dire? - mormorò Draco scuotendo la testa - Che doveva dire? -

- Nulla... è solo che immagino la sua...l a reazione... e... ma forse... no, immagino che tu possa capire Draco, che voi possiate capire. E non dimenticate mai la fonte di questo male. -

Draco annuì solennemente. E poi...
- Giusto per la cronaca, professore. Lei lo sapeva che un paio di Grifondoro si sono introdotti nel nostro dormitorio, all' incirca tre anni fa, adoperando la pozione di polisucco? -

-Un paio di Grifondoro? Non mi dire altro...adesso non avrei più gusto a... -

- Già... non c' è più gusto adesso. Beh... io vado a dormire. Buonanotte professore, buonanotte Gwillion. -

- Buonanotte... - e Severus tornò a fissare Gwillion...
- Mi hai salvata... direi che meriti una ricompensa. Perchè... perchè non vieni a riscuoterla? -
- Oh, Gwillion... stavo per chiedertelo... - e Severus la portò in camera da letto, e chiuse la porta a chiave.
Poi la fece stendere dolcemente sul letto, ed iniziò a baciarla...

- Il campo antitelepatico... -
Mormorò lei... e poi tornò a perdersi tra i baci dell' altro.

- Ho già provveduto... ho già provveduto... amor mio... e solo Dio sa quanto ti desidero adesso... -

- Quale Dio... -
Mormorò lei, ma non voleva una risposta. E cercò con la sua bocca la bocca dell' altro.

- Il Dio dell'Amore... -
E Piton la baciò con una passione che non aveva tregua, che non poteva esaurirsi, e desiderava il contatto con la sua pelle.

- Severus, Severus... -
Mormorò la giovane. E c' era come una magia in quel nome per lei.
- Gwillion... Egle... ti amo... -
E le labbra di Severus scivolarono dolci sul collo della giovane donna, e l'uomo si inebriò del profumo di lei...

- Il mio nome... -
La giovane chiuse gli occhi. E fu come se solo i baci dell' altro esistessero.
E Severus chiese all'altra di liberarlo degli abiti scuri da mago, e poi l'aiutò a sua volta, e tornò a baciarla con tutta la sua passione...
- Egle...- ripetè - Egle... -

- Severus... -

Severus strinse più forte l'altra, e tacque. Affidandosi solo ai gesti... non v'era più bisogno di parole.
La giovane fissava l' altro con gli occhi socchiusi. Incerta se perdersi nell' incanto del nero sguardo di lui o nell' oscurità più completa. Mentre il suo corpo sembrava anelare con ogni sua molecola il corpo di lui.
Severus la osservava con altrettanta intensità, con altrettanto desiderio. Il desiderio di divenire una sola cosa.
Silenzio. Solo silenzio. E occhi... che si cercavano.

- Ancora dieci minuti e sarei impazzito... - le sussurrò Voldemort - le visite di cortesia... mi sembrano un ottimo motivo per giustificare ogni strage.

- A chi lo dici... aspetta... ho assoluto bisogno di una cosa... prima di proseguire... - disse in tono grave la Dama.
Voldemort aveva un vago sospetto su cosa fosse la cosa in questione. Tuttavia non disse nulla, e attese.
La Dama gettò le braccia al collo dell'altro, per baciarlo con passione.

Voldemort sorrise. Aveva indovinato. Decisamente indovinato.

- Sorridi, mio sposo? - la Dama sollevò un sopracciglio
- Sembra che tu non provi lo stesso desiderio che provo io... -
- Io so dissimulare... forse. -

- Forse... forse? Mi lasci nel dubbio che non sia una dissimulazione, allora, ma che tu non mi voglia... che triste fine... - e senza attendere risposta si avviò nel corridoio, cercando di non ridere.

- Che sia l' effetto del matrimonio? -
Le sussurrò l' altro di rimando. E tornò a sorridere.
- In tal caso... ti dovrei forse confessare di non gradire più la tua presenza nel mio letto? Cosa diresti... se ti negassi i miei baci d'ora in poi? Per... effetto del matrimonio. -
- Domanderei l' annullamento. Immagino. -

- L'annullamento, e a chi, a Morgana? - la Dama rise - Bene, vista la tua mancanza di intraprendenza e desiderio... ti considero sciolto dalla promessa...inutile andare da Victor, vado a dare la notizia agli altri... - ed invertì la direzione di marcia.

Voldemort attese che l' altra gli passasse accanto. Poi la prese tra le braccia. E la baciò con la medesima passione che lei aveva mostrato.
- Forse dovrei rivedere la mia decisione, Amore mio... non ho la forza di scioglierti dal vincolo... - sorrise, e ricambiò il bacio - Ed ora... da Victor. Prima... che sia tardi... - disse la Dama.

- Come desideri... mia sposa. -

E raggiunsero il laboratorio di Victor - A lui la darai tu la notizia... - mormorò la Dama.
Lord Voldemort rispose annuendo appena.
Victor Lestrange era tutto intento nei suoi strani esperimenti... e un ammasso di carne cresceva in un vaso di vetro, immerso in una soluzione dorata. Un nuovo cuore per un mangiamorte infedele.
- Mio Signore? -
- Hai già conosciuto Mariacarla. Adesso volevo tornare a presentartela... come mia sposa. -
- Si mio Signore. Sono felice per voi... per entrambi. -

La Dama sorrise - Dico a te, Victor, quello che ho detto anche agli altri... spero di essere degna d'essere tra di voi... - e fissò il cuore che cresceva nel vaso.
- Io credo che tu lo sia. Altri forse la penseranno in maniera diversa. Ma io credo che ti sia già dimostrata tale. -

- Ti ringrazio Victor. Io intendo servire nel modo migliore Lord Voldemort, secondo... i miei principi... - sorrise, tornando a fissare Voldemort.
- Certo. Nessuno dovrebbe abiurare i propri principi. Non senza un buon motivo almeno. -

- Già... - Mac guardò ancora il cuore nel vaso di vetro
-Quello è il cuore per Lucius, vero? Devo dire che mi affascina... un cuore che cresce così... -
- Si, è il cuore per Lucius. E sta venendo bene... per fortuna o sfortuna di colui che lo riceverà. -

- Capisco...quanto tempo potrà volerci? -

- Giorni, ore forse, ma non è la creazione del cuore la parte più difficile... -

- Il cervello potrebbe aver riportato dei danni? E poi l'inserimento del cuore avviene magicamente o con un'operazione convenzionale? -

- Questo non tocca a me deciderlo. Non sono un chirurgo. -
- Dovrò prima esaminare le condizioni di Lucius. - intervenne Voldemort - E poi deciderò la strategia più opportuna da seguire. -

- Ah, comprendo...è molto interessante... spero, se non vi sarò d'impiccio, di poter assistere... -
- Non so se sia il caso... sai, per l' antimagia. -

- Certo, capisco.- disse Mac -Avrei dovuto pensarci io. Allora è meglio che io mi tolga anche di qui... un laboratorio è un luogo pericoloso per me. E poi volevo andare a vedere altro... -

- Se vuoi andare andiamo. Ma non devi temere per la tua presenza qui. Sono in grado ormai di contenere l' antimagia... entro certi limiti. -

- Certo capisco. Vorrei andare... sulla Torre più alta. -
- Saremo lì in un istante. O preferisci andare a piedi? -

- A piedi... -

Severus stava ancora osservando l'altra, con un'espressione felice dipinta sul volto affilato.
- Ti amo... lo avevo già detto? - chiese piano.
- Ripetilo... te ne prego. Ripetilo fino a quando le parole non avranno perso il loro significato... ripetilo e io non mi stancherò ancora di ascoltarti. -

- Ti amo, ti amo, ti amo! - rise Severus - Non sarai tu a seccartene? Io lo ripeterei in eterno... - e le baciò la mano.
- La tua voce m' incatena a te... qualsiasi cosa tu dica... -

- E se ti dico... sei bellina come un porcellino? - Severus rise e chiuse la bocca dell'altra con un bacio - Ti amo! - disse infine... e si morse le labbra perchè lo aveva quasi gridato... e gli altri, nelle altre camere, dormivano. -

- Porcellino non me lo avevano ancora detto... ma quagliotta e vitella si... quindi figurati! -

- Vitella... e chi mai osò tanto? - disse Severus mordicchiando il collo dell'altra.

- Mamma e papà... chi credevi, scusa? -

- E chi lo sa... magari lì dalle tue parti c'è qualcuno di cui essere geloso... -
- Ma se la mia vita sociale si misura con i numeri negativi... cioè a parte Giacomo... che era solo un amico... incompatibile per religione... lo chiamavo il cattolico-grifondoro... ma te ne ho parlato credo.  -

- Già... me ne hai parlato. Tuttavia i nomi di uomini sono banditi da questo letto... a parte il mio nome. Vorrai scusarmi, spero.- sorrise.
- Severus... -
Mormorò lei... e sorrise.

- Severus... lo sai, quando ero giovane... un giovane studente di Serpeverde, i miei amici ridevano del mio nome. Dicevano che era assolutamente adatto a me... ed io facevo di tutto per essere all'altezza della mia fama. Ma in definitiva, il mio nome mi piace. E credo piaccia anche a te... e quando lo pronunci, mi fai venire voglia di chiederti di ripeterlo ancora... piccola. E... ti amo... - sorrise - Ti amo... e voglio dormire tra le tue braccia... sono stanco e felice... - e si strinse a lei.

La giovane Gwillion non disse nulla. Carezzando appena i capelli dell' altro.
E Severus la strinse ancora più forte.

Poi il sonno scivolò sugli occhi della giovane.
Severus restò a lungo a guardarla, come incantato... ed infine, il sonno reclamò la sua parte, anche da lui.

 

Mac si avviò in silenzio, dopo aver salutato Victor.
- Griderai al vento la tua gioia... dall' alto della torre? -

- Si... anche... - sorrise la Dama - E dovrò ascoltare quello che le stelle mi dicono, e dare io la mia notizia a loro.

- Parli alle stelle dunque? Ecco un' altra tua dote nascosta.

- Le ascolto più che altro. E ascolto chi adesso ci osserva dalle stelle... ma sembra che siamo arrivati... a riveder le stelle... -

- Non dire così... altrimenti penserò di essere condannato di tornare al mio limbo... quando il tuo viaggio ti avrà portato troppo in alto. -

- Non correrai questo rischio, perchè io tornerei a prenderti... ovunque tu fossi. E resterei anche all'Inferno con te. Ma adesso vieni... affacciamoci... voglio contemplare la notte, con te. -

- Ed io contemplerò la notte riflessa sul tuo volto. -

- Ora taci... ascolta... riesci a sentire le stelle? Osservale... pulsano... ad ogni pulsazione corrisponde un suono...una musica per chi sa ascoltarla. Stringimi, e ascoltiamo insieme...- e tacque.
E Voldemort strinse l' altra con tutte le sue forze.
Tempo dopo la Dama sospirò - Ho detto ciò che dovevo; c'era una persona che doveva sapere... di noi, e quanto sono felice. Ed ora... - prese fiato - Io amo Voldemort! - gridò, e l'eco rimbombò a lungo, mentre lei girava su sè stessa, in una danza folle.
- Non vedo cataclismi in arrivo - sussurrò l' altro guardandosi intorno - ne sono sorpreso... e lieto. -

La Dama rise, e si strinse al Signore Oscuro, mentre il mondo le roteava tutto intorno per le giravolte troppo veloci - Nessun cataclisma... perchè le stelle ci proteggono. No, nessun cataclisma... ne ora nè mai. Hai sentito il canto delle stelle? Dobbiamo trovare la tua stella... aspetta... fammi vedere... - e sollevò lo sguardo al cielo, tenendo premuta una mano all'altezza del cuore dell'altro - Dobbiamo trovare la stella che pulsa al ritmo del tuo cuore... - e rimase zitta a lungo, osservando il cielo, ascoltando il cuore dell'uomo - Ecco... guarda! Eccola... pulsa esattamente come il tuo cuore, e spande luce d'argento, illuminando tutto il cielo intorno... e senti cosa dice? Dice... - e cominciò una canzone fatta di suoni, e non di parole.

 

- Severus... Severus? -
Mormorò Gwillion nel dormiveglia.
- Mi sembra che qualcuno, qualcosa... stia bussando alla finestra.

- Uhm... cosa?- Piton aprì gli occhi a fatica... e si alzò. Spalancò la finestra e un minuscolo ed agitatissimo gufetto entrò...

- E' Leotordo... -
Bisbigliò Gwillion.
- Leochi? - fece Piton irritato da quella bestiola agitata, poi vide che aveva una lettera. La prese e lesse. E la passò a Gwillion senza parole.

Era la signora Weasley a scrivere.

Cari figli, caro Piton,
vi scrivo questa lettera in triplice copia per informarvi... di quanto abbiamo perso.
Dopo un figlio, ne abbiamo perso un secondo.
Charlie, Bill, non lo sapete ancora, ma Voi Sapete Chi è riuscito a circuire Perceval... che dopo aver tentato di ferire i suoi stessi fratelli, ha poco fa tentato di uccidere Arthur...
Perceval è stato perso, purtroppo. Stata attenti, forse vi cercherà... in tal caso diffidate, è pilotato da Voi Sapete Chi. Ovunque voi vi troviate restate al sicuro, e diffidate.
Non posso dire altro.
Molly Weasley, la mamma.
P.S. Professor Piton, ovunque siate... vigili sui gemelli e su Ginny. Li baci per me. A presto.

- E'... è terribile... -

- Non mi stupisco più dell'orrore... - commentò Severus - Non più, ormai... credo che dobbiamo dirlo a... agli altri Weasley... -

- Certo. Dobbiamo. Appena il tempo di vestirci. -

- Si... e spero che mi perdonerai se mi vesto con lentezza... è che... devo riflettere... -

- Perdonarti? - ripetè lei con la voce pervasa di tristezza - E di che? -

- Perchè non sono tanto coraggioso da affrontare tutto questo senza incertezze... - mormorò Severus.

- Sarei terrorizzata da te, se non avessi incertezze. -

- Piccola... - Severus la strinse - Dobbiamo proprio andare a raccontare a quei ragazzi che il loro fratello ha tentato di uccidere il padre... e ho bisogno che tu mi stia vicina. Mi dai la forza... -

Gwillion non disse nulla. Annuì semplicemente.

 

Lord Voldemort fissava la stella che la donna gli aveva indicato staccando lo sguardo da essa solo per sbirciare a tratti il volto di lei.
Poi d' improvviso una silenziosa imprecazione salì sulle sue labbra.
- Il pollo! - sussurrò alla sua sposa - Quell' idiota si sta ubriacando in questo momento... cosa sono i suoi, sensi di colpa? Non posso rischiare di perderlo! -
- Percy... si sta... ubriacando?!- chiese la Dama, stupita.
- Si. Si sta ubriacando. E sento attorno a lui... e alla sua bacchetta le vibrazioni di una maledizione senza ritorno. Io devo andare... se me lo consenti. -

- Certo, arrivederci, mio sposo... - e la Dama tornò a guardare le stelle.

- Tornerò... -
Mormorò lui, ripetendo quello che era ormai un segreto gioco tra loro.
La Dama sorrise, senza smettere di fissare il cielo - Lo so, tu torni sempre... - ma il Signore Oscuro era già lontano.

Pochi istanti dopo Lord Voldemort si trovava nella taverna, a pochi passi dal giovane Weasley.
- Questo non è posto per te, Perceval, io credo. -

La taverna era chiassosa e sudicia, e non che a Perce importasse. Ma poi sentì la voce di Liddre, ed alzò gli occhi. No... era un'allucinazione, si disse. Ed ingollò un'altro sorso di Brandy.

- Credi forse che basterà un po' di quella roba a farmi svanire? Perchè adesso io vedo che mi temi, si mi temi... e non ne sono affatto lieto. -
Voldemort socchiuse gli occhi. E passò una mano sul volto del ragazzo. Scacciando in un istante i fumi dell' alcool.
- Adesso sei sobrio. E possiamo parlare. Ma forse sarebbe meglio trovare un luogo più tranquillo. Seguimi Perce, per favore. -

Perceval deglutì... cosa stava facendo? Cosa aveva fatto... e... Liddre lo sapeva, oh, doveva saperlo! Forse ora tutto il mondo... sapeva!
Lo seguì...
- Io... io... io... ho commesso un errore... -

- Raccontami ogni cosa. E non aver timore. Non hai motivo di averne. Non di me almeno. Di te stesso... forse. -
L' aria notturna fischiava tutt' intorno a loro.

Percy quasi piangeva - Mio padre... mio padre ha scoperto tutto! Ha parlato con i miei fratelli... a Londra e gli hanno detto... sa che lei è... è... quello che è! Ed io... mi sono visto perduto ed ho cercato di... ucciderlo. Ma non so usare l'Avada Kedavra e... una Crucio... ma non tanto potente da ucciderlo... ma era tramortito ed io... sono scappato... scappato via... mi cercherà l'intero ministero ora! -

- Hai commesso un errore. - ammise Voldemort - Avresti potuto fingere che io ti stessi ingannando, avresti potuto adoperare un incantesimo di memoria, oppure più semplicemente un incantesimo di basso rango per immobilizzare il tuo sciocco genitore e poi... finirlo con altri mezzi. Invece non solo la tua mente ha pensato immediatamente alla morte ma ha scelto un incantesimo bene preciso... una delle maledizioni senza ritorno. Tu sai cosa vuol dire questo? Lo sai o toccherà a me spiegartelo? -

- Io lo so... - fece Perce ad occhi sgranati - Io... lo so... è... orribile... -

- Orribile? - disse l' altro con un sorriso - Hai dimostrato di avere un animo spietato... ma questo io non lo trovo orribile... anche se i miei metri di giudizio sono forse notevolmente diversi da quelli della gente comune. -

- Ho cercato di uccidere mio padre... - fece Perce, e cominciava ad odiare sè stesso... cominciava ad avere orrore - E lui è... ancora vivo per raccontarlo... Che devo fare? -

- Sei mio Perceval. Forse ancora non lo comprendi in pieno ma tu sei mio. E non devo nemmeno più fingere che fosse Silente il malvagio. No, non è così. Ma credere che il governo del mondo possa venire affidato alla bontà... è follia pura. Quanto a tuo padre... hai solo due scelte Perceval. Puoi tornare indietro... gettarti ai suoi piedi e lasciargli credere che mia sia stata la colpa. Non sarebbe nemmeno la prima volta che grazie allo spettro dell' Imperius mi vengono imputate crimini che non ho commesso. Oppure... oppure puoi tornare indietro e portare a compimento ciò che avevi iniziato. -

Perceval sgranò gli occhi - Sil... Silente non era il malvagio? Tu mi hai... imbrogliato... e se ora torno da mio padre... lui non mi perdonerà mai... - Perceval singhiozzò - Tu mi hai legato con l'inganno! Ed io non posso più scappare! Che ho fatto... - disse, ed era disperato, perchè aveva conosciuto la propria bassezza. E sapeva di dover restare con Voldemort, adesso... e cercare di ottenerne qualche vantaggio... per non sprofondare del tutto.

- Preferisci che cancelli dalla tua mente queste mie ultime parole. Preferisci continuare a credere nelle gentili menzogne di mr Liddre? Ma se hai creduto ad esse è stato perchè volevi crederci. E quando hai colpito tuo fratello la responsabilità era mia in gran parte. Non sono stato io a chiederti di attaccare tu padre. Al contrario. Io desideravo che lo spiassi...

- Tu mi hai... dannato... - disse Percy con lucida amarezza - Ed io ora devo obbedirti... -

- Io ti ho solo mostrato cos' eri. E mi obbedirai, sì. Mi obbedirai. Non ti permetterò di sfuggirmi. Se anche tu volessi farlo. Cosa di cui dubito. -

Percy chiuse gli occhi - E tutto questo perchè sono un vigliacco... perchè non ho il coraggio di essere distrutto invece di rivoltarmi... ma adesso... è tutto perduto. Ecco il tuo nuovo acquisto...- mormorò - Per quello che vale... e vale molto poco... -

- Non sottovalutarti Perceval. E adesso... tendi il braccio. O non sei ancora pronto... per questo?

Percy aveva capito... livido per l'orrore era troppo spaventato per rivoltarsi... e tese il braccio...

- Sicuro di volere che vada avanti? - gli mormorò l' altro con voce suadente e già le sue dita stringevano delicatamente il braccio del giovane - Una volta compiuto questo passo non si torna più indietro... sicuro di non volere aggirarti nel limbo ancora per qualche tempo... nella speranza forse che qualcuno venga... a salvarti? -

- E chi verrà a salvare ...me? - disse Percy disperatamente - Volevo uccidere mio padre! Io sono perduto! Perduto! Finiscila! Finiamola... dammi quello che devi darmi, e lasciami al mio orrore senza fine... maledetto padrone! - e protese il braccio ancor più.

- Perduto? Tu sei perduto? - Voldemort sorrise nel sentire quell' anima accartocciarsi sotto il suo tocco - Tu hai scelto di essere perduto Perceval Weasley e adesso sei tu ad ingannare te stesso! E finirla? Questo non è che l' inizio, te lo assicuro. C' è ancora molto che devi imparare. E lo apprenderai. Perchè adesso che hai perso tutto il potere è l' unica cosa che ti resta. E io posso dartelo. E tu lo desideri. Ho visto anime dibattersi di fronte a me cercando disperatamente la fuga ma tu no... tu ti stai offrendo! E questa tua ipocrisia Perceval è l' ultima cosa che devi perdere. Perchè tu capisca. Capisca sino in fondo. Solo così potrai servirmi in maniera adeguata. E adesso... - se possibile il sorriso del mago si allargò ancor di più, ed era un sorriso crudele, famelico - e adesso in cambio di tutto quello che ti viene negato... adesso prendi... il mio simbolo. -
L' uomo socchiuse gli occhi. Mentre il braccio del ragazzo iniziava a bruciare, ed il marchio nero si insediava nella carne viva.
Perceval urlò. Non voleva urlare...ma neppure poteva smettere, perchè gli sembrava che la carne del braccio venisse dilaniata da un fuoco malefico.
"Che ho fatto... che ho fatto..." si ripeteva, e piangeva.

- E' fatta. - disse Voldemort in un sussurro - E adesso dovrei darti il benvenuto ma non credo che tu sia nelle condizioni di apprezzarlo. Ti lascio al tuo dolore.

E presto... presto ci rivedremo, Perceval. -

Perceval rimase a terra, a piangere, disgustato dal dolore che provava, da sè stesso, da Voldemort... dal padrone che odiava e doveva servire. Chiedendosi solo che avrebbe fatto ora...

 

Silvia si rivolse a Barthy. - Portiamo Rebecca a fare due passi? -

Barthy sorrise allegramente.
- Certo! Ma... non fa freddo a quest'ora per una neonata? -

- Ma no, basta coprirla bene... e poi potremmo, magari, trovare un posto un po' riparato... -

- Va bene... portiamo la pupa... che ne dici... uhm... meglio entrare nel castello e non restare fuori... che ne dici di farle visitare la Sala Grande? Si? O l'Osservatorio Astronomico! -

- Vada per l'osservatorio... - sorrise Silvia e seguì Barthy all'osservatorio.
Lì cominciò a parlare. - Barthy io volevo dirti che mi dispiace... l'ultima cosa che avrei voluto era farti del male... -

Barthy osservò Silvia. Sorrise.
- Non ti preoccupare.. .non mi hai fatto del male! Oh, no. Credo di avere anche io le mie... responsabilità... e non sono poche. Ma adesso sei felice con Black... ed io spero che tu resti tale. Ma ti devo anche dire che se io e lui ci trovassimo di fronte in battaglia... non avrò alcuna pietà, e questo non ha nulla a che fare con te... ma solo con la guerra che combattiamo. Ma volevo lo sapessi. -

- Barthy è proprio questo quello che mi fa paura... la tua totale, sconfinata dedizione a Voldemort e alla sua causa... saresti davvero in grado di passare sopra tutto per ciò? - esitò un attimo - anche su nostra figlia? - disse piano Silvia.

- Il mio Signore non mi metterà mai in condizione di nuocere a mia figlia. Per tutto il resto io sono pronto a fare di tutto per Voldemort. La mia fede è totale, è bene che tu lo sappia. -

- Puoi davvero essere sicuro che Voldemort non ti metterebbe mai in condizione di nuocere a Rebecca? Non puoi saperlo Barthy, e io ad essere sincera sono terrorizzata da questa eventualità... lei dev'essere, ed è , il mio primo pensiero... Non me ne starei con le mani in mano ad aspettare che qualcuno le torca un solo capello, e sarei disposta a mettermi contro chiunque la mettesse in pericolo, fosse anche suo padre... vorrei solo che tu mi rassicurassi che la piccola per te viene prima di tutto, di tutto...  -

- Ti ho detto di non temere. Se la mia parola non ti basta... non posso farci nulla. Nulla. Puoi solo fidarti del mio amore di padre, e accettare la mia totale dedizione di servo... e non dimenticare mai che è stato proprio Lui a salvarmi la vita. Rebecca esiste perchè Lui mi ha tirato via da Azkaban. Tu devi ricordare chi sono. E mi dispiace se questo non ti è gradito... del resto... sapevi chi ero quando...

- Hai ragione, mi fido di te, sei un padre meraviglioso... - è di Voldemort che non mi fido... disse fra sè e sè.

- Dici che ti fidi di me... allora dov'è il problema? E' il Signore Oscuro, vero? Eppure... la tua amica si fida di lui... tu cosa trovi di sbagliato in lui? -

- Cosa ci trovo di sbagliato? Cosa trovo di sbagliato nell'uomo che ha ucciso centinaia di persone, che ha ucciso facendolo a pezzi il figlioccio dell'uomo che amo, che non si è fatto scrupoli di far fuori più di metà degli studenti di questa scuola, tutti giovanissimi, minorenni e senza alcuna colpa? Ci trovo tutto di sbagliato Barthy... e se Mac vede in lui qualcos'altro, beh mi dispiace io non riesco a farlo... per me resta un folle omicida...- disse piano... sapeva che Barthy probabilmente non l'avrebbe presa bene, ma non poteva nascondere quello che provava....

- Io invece vedo un essere degno di ogni fiducia, e degno dello scopo che si è prefisso anche se... c'è un costo per tutto... -

- Per me ci sono limiti che non vanno superati, Barthy, mai... e mi dispiace dirtelo ma voldemort lo ha superati abbondantemente... Nessun disegno perfetto, nessuno scopo può valere tanto dolore e tanta sofferenza... nessuno... -

- Non credo che dovresti essere qui, allora. Intendimi... io amo mia figlia. Ma non puoi dire queste cose... non qui. Credo tu capisca. -
- Forse hai ragione, non avrei mai dovuto venire qui, vediamo le cose in modo troppo diverso, siamo completamente agli antipodi... è per questo che fra noi non avrebbe mai potuto funzionare... anche se ci rimane una cosa bellissima da dividere insieme, nostra figlia... ovviamente puoi venire a vederla quando vuoi, non ti terrei mai lontano da lei, avete bisogno l'uno dell'altra...
Adesso, se non ti dispiace, potresti riportarmi da Sirius?- domandò Silvia trattenendo a stento le lacrime.

- Scusami se sono stato duro... e prima di portarti via, ti prego di scusarmi... ho da chiederti una cosa... ehm... una ciocca dei tuoi bellissimi capelli... per favore... -

- Fai pure... e Barthy dispiace anche a me... spero tu riesca a capirmi un giorno... -

Barthy tagliò una ciocca di capelli dell'altra e passeggiarono verso il confine del castello.
- Dove devo portarti? A Diagon Alley? -

- Sì per favore, Diagon Alley... -

- Diagon Alley sia... - e si smaterializzò con la donna e la bambina.

 

- Sono tornato, mia Dama Verde, come promesso. - disse Voldemort.

- Sei tornato... Sono rimasta ad osservare la tua stella, ed ora che lei tramonta, sei venuto qui... non mi hai lasciata mai sola, in realtà. -

- Vuoi che ti racconti cos' è accaduto? -

- Si. Ma credo di saperlo. In ogni caso raccontami... -

- Il padre di Perceval sapeva. E quello sciocco ha tentato di ucciderlo. Con la Cruciatus. -

- Una Maledizione Senza Perdono... capisco. E dopo? Perchè non può finire qui una storia che comincia così... -

- Quale finale può avere un simile dramma? Lui è mio adesso. E mi odia... a causa di ciò che ha fatto. Come odia se stesso. E' stato... divertente. -

La Dama si voltò a guardare Voldemort negli occhi - Sono felice per il Signore Oscuro. -

- Una frase che potrebbe... sembrare ambigua.

- Ambigua? Cosa intendi dire? Credi forse che io possa essere ambigua? -

- Lo dici come se fosse un termine offensivo, mia diletta. -

- No. E' che vorrei capire cosa pensi tu... pensi che io possa muovermi nell'ambiguità, celandoti ciò che penso? -

 

Draco leggeva. Il giovane non riusciva a staccare gli occhi dai libri che aveva comprato. I gemelli erano immersi in un sonno profondo. Lui invece aveva passato la notte a sfogliare le pagine. Era affascinato, affascinato e impaurito al tempo stesso. Una veste nera... un mago pronto a proclamarsi malvagio senza la benché minima esitazione... un mago che aveva sacrificato ogni cosa all' altare del potere, persino l' affetto e la vita del fratello... eppure, eppure alla fine sembrava che avesse salvato il mondo... il suo mondo... e coloro che una volta aveva abbandonato su di una nave in tempesta, condannandoli apparentemente a morte certa... li aveva salvati... era strano, strano... Il giovane aveva preso il quarto libro, e sembrava che la caduta non dovesse aver fine. Raistlin Majere maestro del passato e del presente giocava con le vite di coloro che gli stavano intorno, tutto proteso verso il suo obbiettivo... diventare un Dio...
- E tuttavia prima o poi dovrà esserci una risalita, un riscatto... altrimenti non si spiega perché si fidino tanto... -
- Dovrai leggere ancora parecchio allora. -
Il ragazzo sobbalzò ritrovandosi a fissare gli occhi a clessidra del mago, ancor più luminosi nella scura penombra.
- Dovrai leggere fino alle ultime pagine, temo. -
- Io... -
Draco non sapeva che dire. Certo non era piacevole essere scoperto mentre... mentre frugava a quel modo dentro la vita di un' altra persona.
- Non temere, non intendo muoverti alcun rimprovero. E poi... - aggiunse con un sorriso - sono incuriosito anch' io da QUEI libri. -
- Ci insegnerete qualcosa? -
Disse poi il ragazzo all' improvviso.
- Immagino di sì. Anche se non ho la pazienza per insegnare. -
Draco annuì appena.
- Dovresti stare attento a me, sai. Voldemort è riuscito a suscitare il tuo disgusto... ma un male meno... meno sporco di sangue potrebbe catturarti. -
- Non credo ne valga la pena. - rispose l' altro con una smorfia - E poi... io non sono mai stato buono. -
- E' saggio da parte tua ammetterlo. Purchè questa constatazione non si tramuti in un alibi. Ma non credo che accadrà. Dovresti dormire un po' adesso. -
E l' uomo uscì. Stringendo in mano i volumi che aveva preso.
Fermo nella sala comune Raistlin socchiuse gli occhi. Qualcosa era accaduto. Lo percepiva. E voci tristi venivano dalla camera di Severus Piton.

 

- E allora... andiamo... - disse Piton, e presa la ragazza per mano, uscì nella sala su cui si affacciavano tutte le altre camere. C'era Raistlin.

- Ho sentito. - disse soltanto il mago - Beh... non è un annuncio piacevole quello che devi fare. -

- Non lo è... - Severus bussò alla porta di Draco e dei gemelli - Venite fuori, per favore... -
I gemelli e l'altro ragazzo uscirono.
Severus li fissò negli occhi - Devo dirvi una cosa... ed è meglio che voi... lo leggiate dalla stessa scrittura di vostra madre... -
George prese la pergamena e lesse a voce alta. Quando finì... piangeva. Fred sembrava assente.

Draco si morse un labbro. Dovrebbe esserci lui al mio posto, ed io al suo e non è... giusto. Taceva. Era meglio tacere.

- Quando è arrivata? - chiese Fred a Piton.
- Poco fa... mi dispiace. Per quanto dobbiamo essere prudenti... forse riusciremo a... - si interruppe, come smarrito, con una vaga espressione di nausea dipinta sul viso.

Draco scosse la testa: non poteva fare a meno di chiedersi se l' avvertimento che avevano dato ad Arthur Weasley non fosse stata la causa... il suo sguardo cadde poi verso la camera delle ragazze. Le cattive notizie sarebbero dovute arrivare ancora ad altri.

Fred seguì lo sguardo di Draco.
- Chiamo Ginny... - disse.
E si allontanò a chiamare la ragazzina, mentre Piton osservare le espressioni degli altri, e taceva... come se avesse avuto qualcosa da dire e non avesse potuto.
La ragazzina uscì dalla stanza, ed ascoltò quanto avevano da dire... e tornò indietro, muta, richiudendo la porta alle proprie spalle, senza rispondere ai richiami fraterni.

- Mi dispiace... -
Mormorò infine Draco, e poi si allontanò. Sapeva, sentiva, che il suo posto non era lì in quel momento.
- Io... vorrei tornare a letto... - disse Fred, George annuì.... e si allontanarono. Lasciando Severus solo con Gwillion e Raistlin.

- Le parole sono inutili immagino... - mormorò Raistlin - e quelle che vengono in mente a me non sarebbero affatto di conforto... mancanza di autocontrollo... -
Gwillion sussultò. Erano le parole con cui il mago aveva commentato l' esito della sua ultima prova... quella in cui gli avevano fatto credere di uccidere Caramon. Suo fratello.
L' altro sembrò intuire i suoi pensieri e la ricompensò con un sorriso storto.
Piton non diceva nulla. Era ciò che aveva sentito a turbarlo... più di tutto.
- Che parole? La speranza è la negazione della verità... e questo è quanto dovremmo dirci, basta. -

- Sì - rispose l' altro con voce suadente - la speranza è la negazione della verità... la carota per far andare avanti l' asino l' ho definita una volta... eppure c' è chi ha bisogno della speranza... pur sapendola fallace. -

- Ci sono cose che voi... non potete sentire... che solo io e pochi altri... e vi dico che oggi Percy Weasley... ha varcato un confine quasi impossibile da superare indenni... -

- Io non posso? -
Ripetè Raistlin. E non c' era scherno nella sua voce... quasi sorpresa.

- No, non puoi. Perchè questa è una cosa tra me... ed i miei ex compagni... -

Il mago annuì. E si allontanò senza parlare. Poi giunto sulla soglia della sua stanza si voltò verso l' altro.
- Prima che mi dimentichi. C' è qualcun altro a cui devi stare attento. Il ragazzo dai capelli biondi... Draco. Continua ad essere un' anima in bilico, e a cercare modelli... a cui aggrapparsi. Sarebbe bene che non scegliesse quello sbagliato. Io l' ho trovato che leggeva... questo. - fece sollevando il libro nella sua mano dorata - E sembrava affascinato. Morbosamente affascinato. L' ho messo in guardia ovviamente. E ora metto in guardia anche te. -

- Draco seguirà la sua strada. Alla fine la scelta è sua... solo sua. Ha il diritto di essere male o   bene... -

- Indosso la veste nera... non era questo che intendevo. Solo... quel ragazzo è vulnerabile in questo momento. E non può permetterselo. -

- Io credo che vedere i suoi amici... e ciò che accade loro... gli darà motivo di riflettere. Solo   questo. -

- Sta bene. Allora la prossima volta che mi chiederà lezioni di magia oscura mi regolerò come meglio preferisco. -

-Sparisci Raistlin... è meglio. Adesso sparisci... perchè non c'è gusto ad essere mordaci quando c'è solo orrore nell'aria. Ma questo non è il tuo orrore, ed io non pretendo che tu capisca...-
Severus fissò Gwillion, e sorrise tristemente.
- Non era mia intenzione provocarti... almeno non troppo. -
Mormorò l' altro. E poi lasciò la stanza.

Piton rimase solo con la giovane donna, e scosse la testa.
- Sai, io non mi preoccupo delle battaglie, di quanto impegno ci voglia, di quanto tempo ci voglia... sai cosa mi preoccupa, in realtà? Il fatto che questi sono "giochi" dai quali non si esce puliti. Forse vinceremo, ma il punto è... a quale prezzo. -

Gwillion non sapeva che dire. E così strinse l' altro fra le sue braccia.

- Piccola... sempre in mezzo ai guai... un giorno ti offrirò una vacanza da favola... lo giuro... -
- Beh... fin' ora tra Londra Nantes Broceliande e l' Egitto proprio dal punto di vista turistico lamentarmi non posso! -

- In effetti... ma io pensavo ad una pacifica vacanza da soli... non ti andrebbe? -
- Purchè ci sia tu... tutto mi va. -

- E quale destinazione ti piacerebbe? Proponi... oh, non la Francia... no, anche quella se ti va... -

- Beh... se mi levi la Francia... ma anche quella la vedrai da cima a fondo presto o tardi... indubbiamente Barcellona! Ti piace il modernismo?

- Andremo a Barcellona, allora... - sospirò Piton - Mi piace di tutto... mi piacerebbe di tutto... purchè non avessi Voldemort per la testa! -
- Bene, così vedrò per la settima volta il Paceo de Gracias numero 53... 53 credo fosse... sai, è una casa stupenda... e siccome c' era l' ufficio informazioni e si trovava in una delle vie principali, quindi ci passavamo davanti almeno due volte al giorno. E poi ovviamente mi ricordo dove si trova il negozio di dischi, anzi i negozi di dischi... a Barcellona stanno pure aperti fino alle dieci... -
Ma l' allegria della giovane era forzata, e lei tacque mordendosi un labbro.

Piton socchiuse gli occhi, e guardò il muro.
- Inutile girarci attorno... non ci lascia mai... -

Gwillion scosse la testa.
- Vorrei avere le parole magiche per scacciare la tua tristezza. E invece dovrai accontentarti del mio conforto.

- E' quella la vera magia, il tuo conforto. -
La ragazza non disse nulla. E strinse l' altro più forte.
- Piccola... - mormorò Severus - E' ancora notte fonda, vuoi tornare a dormire? -

- Se tu non hai sonno ti faccio compagnia...

- Mi basta essere con te. A te la scelta, dunque. -

 

- Sono felice per l' Oscuro Signore hai detto... non sarebbe stato più semplice dire sono felice per te? E' come se, consciamente o meno, tu avessi cercato di separarmi dal mio volto tenebroso.

La Dama sorrise. Sorrise e non disse nulla - Forse ti sei sbagliato... - disse infine - Sei soddisfatto? -

- Lo sarei stato comunque. E adesso... devo mantenere una promessa. -
L' uomo sorrise e sollevò l' altra tra le braccia.
- La strada è lunga... ma ogni metro sarà piacevole per me. -

- Non te ne sei dimenticato... allora... - disse la Dama affondando il volto nell'abito dell'altro.

- Come avrei potuto? -

- Ci sono tante cose, assai più importanti di questa... mio Signore. -

- Probabilmente sì. Ma non in questo istante. -

- Allora dovrei godere di questi pochi istanti... prima che la magia finisca... Posso chiederti una cosa? Anche io a volte cedo... all'impulso di domande sciocche... e come al solito se non puoi, non voglio risposta. Ma quando ho smesso di essere solo un gioco per te, perchè di certo ero questo all'inizio... quando? -

- E chi ti dice che tu non sia ancora un gioco? -
Rispose l' altro con un sorriso.

- Sono un gioco, allora. Mi basta saperlo... -

- Non lo sai invece... e non intendo dirtelo. -

-Allora non te lo domanderò più...mi basta essere tua. Perchè questo lo so, sono tua... -

- Mia... -
Ripetè l' altro. E sorrise.

- Ti detesto, Amore mio... ti detesto... perchè quando mi guardi a quel modo sento che il mondo potrebbe cadere in pezzi... e non mi importerebbe... -

- Il che è un bene per te... considerati i miei piani. -

- Ma io ho idea dei tuoi piani... io ti conosco, ricordatelo sempre... ti pesa portarmi? Ormai siamo quasi alla meta... -

- E credi che mi arrenderei proprio ora? Nemmeno tu pesassi il triplo, mia sposa. -

- Non si sa mai... non si sa mai, Amore mio. Anche perchè sto lottando contro il desiderio di coprirti di quelle che tu chiameresti lusinghe... ma tra le tue braccia non posso far altro che notare quanto tu sia... perfetto... e solo quando saremo a destinazione, forse tacerò. Anche perchè non sono sicura che a te piacciano le mie lusinghe... -

- Possono anche non piacermi... ma non quando sei tu a pronunciarle. -

-Allora posso essere tranquilla, e dirti che le tue braccia sono... talmente accoglienti che potrei vivere per sempre così... - la Dama rise -Tuttavia dovrei procurarmi qualcuno che dicesse anche a me qualcosa di carino... o ne saresti geloso? -

- Dipende dal qualcuno e dal qualcosa, immagino. E poi, sinceramente... mi ci vedi a pronunciare svenevolezze? -

-Svenevolezze! Dunque tu mi ritieni svenevole... molto bene... ho preso una decisione! -

- No. Non sei svenevole. Io lo sarei, temo. E quale decisione, mia diletta? -

- Beh, sarebbe divertente vederti in quella luce... e la decisione... vedrai, vedrai... misureremo presto la tua abilità... -

- Se non fossi l' Oscuro Signore adesso inizierei a tremare. -

- E faresti bene...perchè potresti perdere molto... -

- Ciò che è perso si può riconquistare. -
Mormorò l' uomo. E impedì all' altra di ribattere, con un lungo, lunghissimo bacio. 
 - Oh, vile! - mormorò la Dama, ed erano già sulla soglia della loro camera, ma sorrise e - Ancora. - disse.

Voldemort gettò un' occhiata alla porta, che si aprì per lasciarli passare. Ma prima di varcarla baciò ancora una volta la sua giovane sposa.

- Portami sul letto, Amore mio... - disse la Dama.

- E un ordine? -
Mormorò l' uomo.

- Puoi interpretarlo come vuoi... se preferisci puoi... anche buttarmi a terra, fai tu. Mi affido a te... -

Lord Voldemort sorrise. E depose l' altra delicatamente sulle lenzuola.

- Grazie mio caro. Ora... cosa vorresti? -

- Le pantofole e il giornale. -
Lord Voldemort fissò l' altra per un istante e per poco non scoppiò a ridere.
- No... in realtà ho... altri progetti. -

- Che progetti? -

 

- Andiamo di là intanto. Non vorrei che svegliassimo gli altri.- disse Gwillion.

- Già... andiamo di là, piccola... - Severus sorrise, e i suoi occhi scintillarono.

- Credevo fossi... depresso e inconsolabile. -
Mormorò l' altra, maliziosa.
- Ma lo sono! E' per questo che necessito di consolazione! - rise Severus - E... di dormire... -

- Dormire? - ripetè l' altra - Non credi che l' equivoco su questo termine sia un po'... abusato? -

-Abusato? Non saprei... non m'ero mai posto il problema... -

- E in fin dei conti non ha la benchè minima importanza. E' solo che... continuo a sentirmi così strana quando assumi quell' espressione... famelica. -

- E se... volessi davvero dormire? Forse l'espressione famelica era per il sonno... - Severus ghignò.

- La tua affermazione è un non sense, Severus. Il sonno intorpidisce i sensi... tutti i tipi di fame compresi. Non si ha fame di sonno, Severus. Non esiste. -
- Forse tu non hai fame di notte, mentre dormi. Io si... -

- Severus... non puoi guardarmi a quel modo e poi far finta di nulla è... crudele. -

- Crudele?! Mai termine fu meno adatto a me! Io come ti avrei guardata?! -

- Devo implorarti... Severus? -
Disse la giovane rossa in volto.

"Severus... sii buono... non tirare la corda!"
- Uhm... -
Piton afferrò la ragazza e la baciò con foga...

- Credevo avessi sonno... -
Mormorò la giovane.

- Andiamo a dormire, allora... se hai sonno... -

- Non ho sonno. -

- Oh...e cosa hai, allora? -

Gwillion non rispose. Prese il volto dell' altro tra le mani. E lo baciò a sua volta.

- Uhm...- disse Severus allontanandosi appena di un centimetro dalla bocca dell'altra - Ho fame davvero... - e tornò a baciarla.

- Ti desidero... - mormorò la giovane - ti desidero... e... cosa mi stai facendo?

- Cosa sto facendo? Io... nulla... -

- Nulla? E allora perchè... mi sento così... diversa... quando sono tra le tue braccia. -

- L'Amour... mia cara... l'Amour... -
- Sì. Ti amo. E ho paura a dirlo. Ma ti amo. -

- Ti amo anche io, e tu lo sai... -

- Lo so. Ma conosci già le mie paure... il timore di perderti... nell' orrore che ci circonda. Dunque lasciamoci tutto alle spalle... almeno per poco. -

- Si... è vero... lasciamoci tutto alle spalle...dimentichiamo tutto, tranne i nostri baci. -

Gwillion annuì. Il suo volto era vicinissimo a quello dell' altro. Attendeva solo...
- Hai paura di baciarmi? Affonda il coltello... - mormorò Severus.

A quelle parole come un brivido percorse il corpo della giovane. E lei socchiuse gli occhi. E baciò l' altro. Lentamente, lentamente...

Severus era estasiato... non poteva far altro che... cedere alla passione.

- Ancora? -
Sussurrò la giovane.

- Se tu lo vuoi... io lo voglio... -

- Le mie parole... -
Sussurrò la giovane. E con un sorriso tornò a baciare l' altro.
Severus sorrise... cos'altro poteva fare?

Gwillion inclinò appena la testa. Poi prese la mano dell' altro. Guidandolo... verso il loro giaciglio.
Severus si lasciò guidare... sorridendo, con gli occhi ardenti.

- Ti amo. -
Sussurrò ancora la giovane.

- Lo so. Lo so che mi ami... - disse Severus con la voce roca - Ti amo anche io. E non posso, e non voglio vivere senza di te... e ti desidero con ogni respiro, in ogni momento. E a volte temo di essere geloso anche del vento se ti sfiora, perchè sei la cosa che conta di più. Il pensiero che ho quando mi sveglio, o quando mi addormento... io ti amo. Ti amo... - e non le diede modo di rispondere, perchè adesso voleva spegnere il fuoco che lo stava divorando.
Questi baci, il tuo tocco sulla mia pelle... cosa mi stai facendo tornò a pensare la giovane Gwillion. E chiuse gli occhi. Un vago sorriso appena disegnato sulle sue labbra.
- Ho una pazza voglia d'arancia... - mormorò Severus, con voce appena percettibile.

- Beh... non posso mica farla apparire dal nulla... io. -

Severus soffocò una risatina...
- Sei tu l'arancia in questione... credevo fosse chiaro... -
- E allora... mangia... -

- Dolce Arancia, sei succosa al punto giusto, dolce e non aspra. Tu mi tenti... ed io non so resistere, nemmeno ci provo... ed ora taciamo... perchè per quello che voglio, non c'è bisogno di parole. Oh, no... - mormorò, con gli occhi che scintillavano. E dopo tacque, ed offrì e prese ciò che voleva.

 

 

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