Capitolo Trentaquattro

                                                                Un libro misterioso…

 

 

 

Silvia era finalmente arrivata a Diagon Alley, e si era portata subito nella stanza che lei e la piccola dividevano con Sirius.

- Sono tornata amore mio.... - disse piano.

- Silvia...  -

E la ragazza si gettò fra le braccia di Sirius singhiozzando istericamente...

- Calmati, Silvia, calmati... -

- Non sarei mai dovuta andare ad Hogwarts... mai... -

- Ti hanno fatto del male? -

- No, è che mi ero illusa che Barthy potesse cambiare per amore di nostra figlia e invece niente... se è possibile è dedito alla causa di Voldemort ancora più di prima... e io ho paura Sirius, paura per Lily... - disse Silvia piano.

L' uomo scosse la testa. Non sapeva che dire. E strinse l' altra forte a sè.

- Se Barthy fosse in malafede... - sussurrò poi - allora potresti sperare di cambiarlo... ma non lo è, purtroppo non lo è... -

- Già è quello che mi fa più paura... spero solo che non si debba mai arrivare a scelte estreme, anche se ormai mi sa che peggio di così... - e si strinse forte a Sirius.
- Tienimi stretta così, se tu sei con me non ho paura di niente... - sussurrò piano la ragazza.

 

- Non fare domande, donna. - disse Voldemort - Che progetti ho? Nulla di speciale in realtà. Ma nulla... di spiacevole al tempo stesso. -

- Bene... se è così, ti lascio ai tuoi progetti... buonanotte, mio Signore... oh, devo cambiarmi! Scusami... - si alzò, tolse l'abito e si infilò a letto, coprendosi sin sopra la testa.
- Buonanotte... -

- Buonanotte. -
Disse l' altro con voce incolore. Poi prese un lembo delle coperte e le gettò all' aria con un gesto deciso.
- Ma non sai mia diletta che... le spose novelle fan di notte giorno? O ti devo forse richiamare... ai doveri coniugali? .

- Oh, e qui ti volevo... Amor mio... la tua abilità... dovresti persuadermi a... - sorrise.

- Potrei sempre adoperare la forza bruta. -
Sussurrò lui osservando la donna con uno sguardo... decisamente lascivo.

La donna rabbrividì... per il desiderio - Vorrei che mi mostrassi ciò che sai fare... -

- Desideri dunque mettermi alla prova? Ma... in quali vesti? -

- Nelle vesti che più ti aggradano, mio sposo, mio Signore, mio... mio Quel-Che-Vuoi... -

Voldemort sorrise.
- E' strano, - mormorò carezzando il volto dell' altra - posso essere dolce con te, senza che la mia tristezza si tinga di crudeltà. -

- Non è strano... non lo è affatto... -

- Lo credi davvero? Per me lo è. -

- Non lo è affatto, ti dico... - e carezzò il volto dell'altro.

- Spiegami il perchè allora. Te ne prego.

-Questa risposta è una di quelle che potrebbero portarti alla morte... almeno parte di te... -

- E dunque non risponderai? -
Sussurrò l' altro fissando la giovane con una strana espressione.

- Aspetta... può portarti alla morte, o renderti invincibile... ma so che tu hai paura, e comunque è una risposta che devi trovare o prendere da solo. Qualunque cosa io ti dicessi... deve trovare conferma in te... -

- Parla. -
Mormorò l' uomo, e socchiuse gli occhi.
- Se è vero che ho paura devo imparare a vincerla. O mi distruggerà comunque. -

- E' molto semplice... tu sai amare. Tu ami, anche se non lo sai. -

Voldemort chiuse gli occhi. Scivolò a terra, ritrovandosi a sedere ai piedi del letto.

- Voldemort! - disse la Dama, e si inginocchiò vicino all'altro.

- Non dire nulla. Non mi è successo nulla. Stavo solo... riflettendo. O almeno ci tentavo. -

Mac si andò a sedere sulla sponda del letto - Bel modo di riflettere... suppongo di doverti dire davvero buonanotte adesso...se nemmeno ti reggi in piedi... -

 - Mi reggo in piedi benissimo fanciulla... - e con un balzo era sul letto - e sono pronto a dimostrarti la mia prestanza... se è questo che vuoi... se preferisci che accantoni le tue parole annegandole nella passione. -

- No. Non desidero che le accantoni. Ma che tu le analizzi anche alla luce della tua passione... se capisci cosa voglio dire... e mi hai fatto paura, prima... cadendo sul pavimento... -

- Non ero caduto! Insomma non essere così apprensiva altrimenti come resisterai quando dovrò combattere e rischiare la vita? -

- E' semplice! Mi getterò invariabilmente tra te e chi ti attacca, perchè darei la vita, piuttosto che vederti ferito... e perchè Io ti amo. Pfui... -

- Allora dovrò legarti da qualche parte... perchè non voglio perderti. Soprattutto non in un modo così idiota. -

- Non è un modo idiota! Oh, che rabbia mi fai... vorrei soffocarti con i miei baci! -

- Questa mi sembra la proposta più sensata di tutta la sera. -

- Mi farai ammattire, lo giuro... se non fosse che l'intero mondo mi reputa già pazza... e sei persino uno studente talmente indisciplinato che... oh, dannazione! Ho due scelte, o piantarti in asso e tentare di sedurre quello sciocco mago che è con Severus... o sopportarti! Ma credo ti sopporterò...e muoviti, baciami! -

Lord Voldemort rise e baciò l' altra. Una due tre, molte, molte volte.
- Sedurre l' alleato di Severus? - disse poi - In fin dei conti potrebbe... giovare alla causa, non credi? -

- Oh... vediamo se l'Oscuro se la prende... e per la tua causa sopporteresti di sapere le sue mani su di me, la sua bocca che mi cerca... e il suo nome sulle mie labbra? Se tu mi ordinassi di farlo... per la causa... è questo che vuoi? -

- No. Non lo voglio. Potresti sedurlo... e poi lasciarlo a bocca asciutta però. -

- Troppo facile... e nemmeno ti turba sapere che un altro uomo mi desidera? Forse è perchè io sono... un gioco... -

- Non lo sei. Non chiedermi cosa sei. Ancora non lo so. Ma NON sei un gioco. -

- Però... ammetto che mi hai ferita, per la prima volta... per la prima volta lo ammetto... davvero mi useresti come esca per una tua trappola? Accetteresti che io seducessi per te? -

- Non se questo dovesse rappresentare un dolore per te. -

- Capisco... - mormorò la Dama - Capisco... -

- Ma non credo che accadrà. Non credo proprio. Piuttosto lo ammazzo. -
E sorridendo prese a baciare l' altra.

- Mio sposo... - sussurrò la Dama -Mio sposo... i tuoi baci mi fanno dimenticare ogni altra cosa... sei come un sigillo sul mio cuore, esalti i miei sensi, confondi la mia ragione... il tuo nome riempie la mia bocca, e non trovo nome più dolce... mi turba sentire la stoffa dei tuoi abiti sulla mia pelle, il tuo peso, il tuo respiro... ti desidero... liberati da quelle vesti... -

Lord Voldemort annuì appena. Poi prese a spogliarsi. Ma lentamente, molto lentamente. E frattanto non cessava di fissare l' altra. Poi la prese tra le sue braccia. Non voleva più attendere.

- Amore mio... - sussurrò la Dama, ed il cuore le batteva più forte, ed era preda di uno strano turbamento.

- Accetto il tuo amore, con tutto ciò che comporta. Ti giuro che lo accetto... completamente. -
Poi le parole cedettero posto ai baci, baci deposti sulla bocca e sul corpo della giovane.

La Dama non si mosse rimase immobile, sotto il tocco dell'altro, e sorrideva, e fremeva.

L' uomo la spinse tra i cuscini, assaporando la sua pelle, il suo calore, i suoi tremiti.

La donna si strinse all'uomo. Ormai persa... ormai schiava di lui.

- Sei mia... -
Sussurrò  Voldemort. Poi la sua bocca tornò ad affondare tra i capelli della giovane.
-E tu sei mio...-
rispose l'altra, sforzandosi di trovare la forza di parlare, ma era quasi impossibile.

- Sthh non parlare. -
Sussurrò lui... affondando sempre più nella loro passione.

E lei rimase in silenzio, senza opporsi, abbandonandosi al piacere che solo Voldemort poteva e sapeva darle.

- Mia... -
Tornò a ripetere Voldemort. Come se quella parola significasse tutto.

 

- Sai, - mormorò Gwillion con un languido sorriso - anche io avrei dei motivi per mostrarmi... gelosa.

- Oh, e di chi?- chiese Severus con noncuranza - Di Minerva McGrannitt? Pace all'anima sua... -
- Di chi non so... però la malefica aveva chiaramente annunciato una storia d' amore per te... verso il settimo libro. Se vuoi ti posso aggiungere CHI suggerivano le male lingue... ma lì poi si scade nel pettegolezzo. -

Severus rise - Chi è la malefica? E chi... chi è che... innamorarsi di me?! Spero... non uomini... -

- La Rowling... la chiamavamo così. E non uomini... non mi sembra il tipo da scrivere cose simili. Quanto alle male voci... - la giovane si fermò un attimo - Fleur... Fleur Delacour... -

- Chi? Quella bionda sciacquetta? - Severus rise di gusto - Chi ha detto questo non mi conosce...stai tranquilla, quella non è il mio tipo, no affatto... -

- Oh... me ne rendo conto benissimo... volevo solo... provocarti... -

- No, non credo che tu riesca a provocarmi.. .- fece Severus -Non con Fleur... ma ti conviene provocarmi, poi? -

- E chi può mai dirlo? -

- Uhm... sai io sono paziente... però non sopporterei, ad esempio, altre "illazioni" su Black... e me... e rabbrividisco alla sola idea... Santi Numi... ne morirei! -

- E tuttavia non puoi dimenticare... che è stata proprio una di quelle illazioni, forse... a far scoccare la scintilla fra noi. -

- Uhm... può essere... - mormorò Severus.

- E' un pensiero che ti turba forse? -

- No che non mi turba... - disse, e intanto fissava il muro come se fissasse qualcosa di molto lontano...

- E di sicuro non vorrai dirmi che già mi amavi... mentre dicevo... quelle cose! Anzi mi sono chiesta cosa pensassi... in quel momento... - Gwillion fissò l' altro stranita - Ma che ti prende, Severus?

- Nulla... riflettevo... - sorrise Severus.

- Allora... puoi rispondere alla mia domanda? -

- Era proprio a te che pensavo... ed a come cambiano le cose... -

- Spiegati meglio. Sai che mi piace ascoltare i tuoi pensieri. Specie se sono su di me.

- Te lo ho detto... - fece Severus sorridendo - Penso a come le cose cambiano, come le cose che sembrano impossibili diventino possibili...

- In altre parole non vuoi dirmi nulla. -
Ribattè l' altra. E sorrise.
- Non è così. Sto parlando... e dico forse nulla? Dico ciò che posso, e a volte i pensieri anticipano le parole di molto... credo tu capisca... -
- Sai che in realtà per me non ha importanza se mi rispondi o meno. Ma... è più forte di me cercare di ottenere qualche frammento dei tuoi pensieri. - disse Gwillion.
- Beh, a me piace che sia tu a tentare di indovinare i miei pensieri... - rispose Severus.
Gwillion si lasciò sfuggire una risatina.
- Ed ora cosa c'è? - chiese Severus, sorridendo.

- Lo sai perchè rido! perchè tutte le volte che ho avuto la presunzione di capire cosa stavi pensando... mi sono ritrovata a sbagliare nella maniera più indegna! -
- Dovrei essere triste, perchè se non indovini quello che penso vuol dire che non mi conosci! - disse Severus sorridendo con impertinenza.
- Certo considerando il lungo periodo da cui stiamo insieme!E poi tu non vuoi che indovini i tuoi pensieri, e se per caso qualche volta ci riuscissi, tu troveresti ogni modo per negarlo! -
- Cattiva! E' dunque questa la considerazione che hai di me, piccola? Ma anche io sarò cattivo... è ora di alzarsi! Di alzarsi, andare di là, ed affrontare il mondo! -

- Come ordini! Anche se, se fossi io a scegliere me ne starei a dormire fino a tardi. Dove dormire, vuol dire dormire però! -

- Se vuoi... resta a letto! Ma vorrei rendermi conto di come stanno gli altri... - disse Severus, mentre si rivestiva.

- No. vengo con te... non c' è nemmeno bisogno di chiederlo. -

- Ottimo... ieri non abbiamo neanche raccontato a Sirius di Percy... -

- Nemmeno a Lupin se è per questo... d' altronde in piena notte... -

- Già... ma confido di poter parlare con loro qui fuori. E spero che l'Elfo di Draco ci stia preparando una buona colazione... -

- Se non varchiamo quella porta non lo sapremo mai, credo. -

- Già... - e Piton spalancò la porta e fece segno a Gwillion di uscire.

La sala comune era piena di profumi. Dobby aveva effettivamente cucinato. E tutti erano intenti a mangiare.
- Salve a tutti... - disse Severus, ed andò a sedersi. Ma prima fece sedere Gwillion, scostandole la sedia.
- Grazie, Severus. -
Mormorò la giovane. E sorrise.

Anche Silvia si era alzata e si era recata nella sala grande, dove era stata preparata una sostanziosa colazione...
- Buon giorno a tutti... - disse sorridendo, fra uno sbadiglio e l'altro e diede a Sirius un fugace bacio sulle labbra...
- Prego, Gwillion. -
Severus servì la ragazza e si servì, sbirciando le altrui espressioni. Anche Silvia era entrata.
- Credo di avere una notiziola che vi lascerà a bocca aperta... - disse Silvia in tono innocente versandosi una tazza di caffè - Mac si è sposata con Voldemort... -
- Più tardi possiamo scendere a Diagon Alley, professore? -
Fece Draco. In effetti era un po' assurdo chiedere il permesso adesso... ma lo fece comunque.
Sirius si morse un labbro. Lo doveva dire proprio a tutti delle sue visitine al covo dei mangiamorte?
- Beh buon per lei. - commentò Gwillion - Inizio a pensare che si meritino a vicenda. -
E poi si voltò verso Severus, per osservare la sua reazione.

- Si Draco... - stava dicendo Severus, poi guardò Silvia - Cosa? -

- Sì Severus hai capito benissimo... Mac e Voldemort si sono sposati. Sapevamo tutti che era quello che voleva no? Trovo che Gwill abbia perfettamente ragione... si meritano a vicenda... - 
- Ma senti... - Piton ingoiò un pezzo di pane e burro - E... tu come lo sai questo? - e fissò Black con intensità tale che avrebbe potuto arrostirlo ...

- L' ho mandata io lì. Per Lily Rebecca. - intervenne Sirius - E' stata una follia lo so. Ma quel che è peggio non mi aspettavo che avrebbe chiesto al padre della piccola di portarla a Diagon Alley senza aspettare che fossi io a contattarla. La colpa è mia, inutile che tu me lo dica. Lo so già. -

- Quindi... - disse Severus con un leggero fremito del sopracciglio - Quindi... ora Barthy e tutti gli altri... sanno... sanno che siamo qui... Sirius e Silvia... -
- Sirius non c'entra Severus....è stata solo mia l'idea...volevo portare la bambina da suo padre....- 

- Ah... a costo di sacrificare tutti noi... ma tu volevi portare la bambina da suo padre! Questo spiega tutto! E mentre noi cerchiamo di salvare la pelle faticosamente... voi trovate il tempo di diffondere notizie sul nostro rifugio! Complimenti!- disse Severus con tono terribile.

Sirius chinò il capo. Era rosso in volto per la rabbia e la vergogna.
- Non che io voglia difendere nessuno. - fece Raistlin, il quale osservava più che mangiare - Tuttavia quanto è accaduto non è necessariamente un male... potremmo volgerlo a nostro vantaggio. Insomma se la neo-mamma continua a far avanti e indietro presto nessuno farà più caso a lei... e potremmo anche pensare di sostituirla ad esempio con qualcuno di più... pericoloso. -

Severus alzò gli occhi al cielo.
- Perchè a me? - domandò.

- Piuttosto che autocompatirti... - tornò a dire il mago dorato - adesso... restiamo qui... o leviamo le tende? -

- Prima di tutto non parlare più di mia figlia con quel tono... - disse Silvia a Severus con gli occhi fiammeggianti...- e poi per quanto tu possa pensare che io sia completamente idiota non lo sono... mi sono fatta portare al paiolo magico, dicendo che stavamo lì...-

- E' lo stesso, Silvia! Il Paiolo Magico è a Diagon Alley, ti ricordo... anche un mangiamorte imbecille come Goyle ci troverebbe qui... a pochi metri dal Paiolo!- poi fissò Raistlin -Vedremo... vedremo... -

- Beh... noi andremmo... -
Mormorò Draco facendo cenno agli amici. Certo l' aria nella stanza si era fatta pesante.
- Un modo davvero delizioso di iniziare la giornata. -
Commentò Raistlin. Poi si alzò.
- Credo possiate far a meno della mia compagnia. E comunque sono a portata d' orecchio. -

- Splendido... - commentò Severus -E tu Gwillion, tu non parli? -
- Cosa dovrei dire? -

-Non lo so... magari mi dirai che è saggio portare un mangiamorte qui... o magari scriviamo a Mac e le diciamo dove siamo, che ne dici? -

- A proposito... la famosa piantina di Diagon Alley fatta per ritrovare le ragazze rapite l' hai ancora tu, vero? -

- Si credo di si... perchè? Dove dovrebbe essere? -

- Niente... pensavo solo a quanto inutile sarebbe stata questa discussione se la mappa si fosse trovata... diciamo nelle mani di Voldemort. -

- Ci mancherebbe solo questo... solo, solo, solo questo... - disse Severus.

- Appunto. -

- Bene... ed ora altre brutte notizie... Sirius, vuoi sapere cosa è successo ieri? - e Severus raccontò di Perce e di suo padre.

 

Mac stava sospirando felice, stretta a Voldemort, ad occhi socchiusi. Non c'era nulla al mondo che avrebbe potuto darle la medesima felicità del restare così, dopo aver condiviso tanto.

Sarebbero potuti trascorrere anni in quel silenzio. Lord Voldemort sentiva il profumo della sua donna... e si sentiva inebriato.

Mac accarezzò il viso dell'altro, osservandolo. Era così bello...

D' improvviso una luce verde invase la stanza.

Mac strinse d'istinto la mano di Voldemort.
- Cosa?! -

- Non lo so ancora. Ci deve essere... qualcosa. E lo scopriremo presto. -

- Qualcosa... sta attento... - disse Mac.

- Io sto sempre attento. Ecco, sembra che la luce provenga da quel muro... da dietro l' arazzo. -
L' uomo sollevò la pesante stoffa, rivelando una parete di pietre squadrate. E tra le fessure tra una pietra e l' altra filtrava quella luce malefica.

La Dama si era avvolta in un lenzuolo, e stava dietro l'altro di qualche metro.
- E cosa... cosa c'è? -

- Una pietra sembra sconnessa... -
E dopo averla tirata via con le mani una minuscola nicchia si rivelò agli occhi dei due.
- Un libro! Un libro nascosto qui da chissà quanto tempo! Mi chiedo se Silente sapesse... ma che importa... adesso è nelle mie mani... e sento il potere vibrare tra le pagine!
Ecco... leggi anche tu... parla di un talismano, un potente talismano... l' abbazia di Beauport... in Bretagna... conosco qualcuno che ne sarebbe entusiasta... ma queste notizie ce le terremo per noi, non è vero? Soltanto che... questo libro porta la data del 1753... e in due secoli e mezzo... manderò qualcuno dei miei sul luogo a fare delle ricerche... presto, molto presto... -

- Affascinante! - esclamò la Dama - Assolutamente affascinante! -

- Sì, affascinante. Non vedo l' ora di mettermi all' opera. -

- Un Talismano potente... a cosa servirà mai? Manderai qualcuno in perlustrazione? Chi? -

- Ormai è quasi l' alba. Sai che ti dico... adesso chiamo il mio nuovo mangiamorte. Chiederò a lui di occuparsi delle ricerche. Se non altro è... meticoloso. E poi non mi sembra una cattiva idea tenerlo lontano dalla morte e dal sangue... almeno per il momento. -
L' uomo agitò la bacchetta. E furono di nuovo vestiti.

- Ottima idea! Un libro misterioso, un antico talismano... sembra un'avventura assai interessante... -

Lasciarono la camera da letto. Non era il luogo più adatto a ricevere i servi dell' Oscuro Signore. Poi Lord Voldemort si concentrò. Chiamando a sé il giovane Weasley.
Percy Weasley si presentò al cospetto di Voldemort, e si chinò con riluttanza... ancora scosso e vergognoso.

- Alzati Percy, ho una missione per te. - disse Lord Voldemort, senza che il suo tono di voce tradisse il fastidio che provava per i modi del giovane.
- Che cosa dovrei fare? -
Voldemort gli spiegò brevemente dell'esistenza del talismano e che le sue notizie lo rintracciavano per l'ultima volta in uno sperduto monastero della Bretagna.
- Il tuo compito sarà recarti lì e raccogliere informazioni. -
- Ai tuoi ordini... - disse Percy, tetro.
Lord Voldemort fissò per un attimo il ragazzo con un sorriso sardonico - Ti sei proprio convinto che sia io la fonte di ogni nefandezza? Se questo ti aiuta a sopportare meglio la TUA colpa... -
Percy non rispose, ma si smaterializzò senza inchinarsi di nuovo.
- Che servo fedele e rispettoso... - commentò la Dama Verde
- Ma non importa... lui è... tuo... - e sorrise.

- Si, è mio... ed ormai me lo devo tenere! - disse Voldemort.
La Dama Verde sollevò un sopracciglio e sorrise.
-Lo so cosa stai pensando...ma non importa. Adesso abbiamo altro a cui pensare, Lucius Malfoy, per prima cosa. Non possiamo certo partire e lasciarlo nelle condizioni in cui si trova... -
- Eh, si, è vero. Lucius ha bisogno del suo Signore... in un modo o nell'altro. Peccato... ha inteso compiere un gesto nobile, ma è stato anche molto inutile... e ha rischiato di compromettere ancora di più suo figlio. Ed ora cosa devi fare? -

- Verificare un' ipotesi diciamo. Credo di sapere come dovremo procedere per il nostro Malfoy e voglio assicurarmi che la mia teoria sia giusta. Inoltre potremmo doverci allontanare a causa del medaglione nei giorni seguenti e voglio che Victor possa cavarsela da solo... con l' uomo sottoghiaccio. -

- Comprendo, mio Signore. Vai in laboratorio? -

- Se vuoi seguirmi... -

- Con piacere, mio caro. -

Giunsero nel laboratorio. Victor era già intento ai suoi intrugli. Impossibile capire se avesse dormito o meno la notte. E non era solo.
- Sono spariti tutti... anche l' elfa... -
Stava dicendo un ragazzo grassoccio in tono piagnucoloso, mentre l' altro lo fissava con un' espressione di rimprovero.
- Non mi sarei mosso altrimenti... -

- Neville! - disse la Dama a voce bassa. - Buongiorno! - disse poi a voce più alta.

- Buon... buon giorno. -
Balbettò il ragazzo, e fece un balzo tale che avrebbe distrutto mezzo laboratorio se Victor non lo avesse afferrato.
- Buon giorno. -
Disse Lord Voldemort e gettò alla sua Dama un' occhiata assai eloquente. Liberami dell' impiastro... così potrò occuparmi delle cose importanti, diceva.

- Ciao Neville! - disse la Dama - Vieni con me? Credo di non sapermi orientare e avrei bisogno di essere guidata ahm... dov'è lo studio di Severus Piton... devo prendere dei libri... -

- Piton? -
Disse il ragazzo bianco in volto.
- Vai con lei... - sussurrò Victor - è un' amica. -
Ma solo a malincuore si decise a seguirla.

- Ma Piton ora non c'è! Non ci sarà nessuno che ci annoia, e poi potremo chiacchierare... vorrei delle informazioni sulle... mandragore e certo puoi aiutarmi... andiamo... - e uscirono.

- Sì, a me piace erbologia... -
Disse il ragazzo, poi si rabbuiò pensando alla professoressa e ai compagni. Morti.

- Sai... spero che diventiamo amici, non c'è molta gente con cui chiacchierare... avevo anche un canarino, ma è volato via... -
- Un canarino? Oh, mi dispiace! -

- Si... era un bel canarino... un grande canarino azzurro! -

- E cantava anche? -
- Si, cantava! Faceva un sacco di cose! -

- Era intelligente dunque. -

- Oh, no. Era solo ben addestrato! Lo sai Neville, mangerei della cioccolata... a te piace la cioccolata? La troveremo in cucina? -

- Sì, la cioccolata mi piace tanto. -
- Andiamo allora...in cucina. -
E raggiunsero le cucine. E la Dama fece le sue... richieste agli Elfi.
- Cioccolata calda, cioccolatini, torta al cioccolato, gelato al cioccolato, cioccolata in tavolette... tutto quello che avete, grazie! -

- Non ce la farò a mangiar tutto! - esclamò il ragazzo - E poi... posso sapere chi sei, adesso? -

- Ma veramente contavo di mangiare anche io! Buon appetito! Io muoio di fame... - e Mac si servì generosamente di torta
- Oh, io mi chiamo Mariacarla e sono la sposa di Voldemort, Neville. -

Ci fu un rumore di pentoloni che cozzavano gli uni contro gli altri. E poi le voci stridule degli elfi che si affannavano a tirar fuori Neville dalle stoviglie. Il ragazzo non sembrava poi così intenzionato a uscirne.

Mac si avvicinò al pentolone che conteneva Neville.
- Beh, e ora cosa c'è, Neville? Non ti piace più la cioccolata? Vieni a mangiare con me... non avrai paura? Io non posso farti nulla, sono babbana! E Voldemort nemmeno ti vuol male! Suvvia... esci!

Il ragazzo non rispose. Ma si coprì il volto con le mani. Impossibile capire se stesse piangendo o meno.

- Oh, Neville... - Mac si infilò nel pentolone ed abbracciò il ragazzo - Neville... scusami. Mi dispiace...

- Tutto a posto? -
Sussurrò Lord Voldemort apparendo in quel momento alle spalle della donna.

- Si tutto a posto... - disse Mac piano, stringendo ancora Neville.
- Ehi, Neville... -

- Credo che il nostro esploratore sia tornato. - sussurrò l' uomo - Se vuoi venire... -

Mac accarezzò Neville - Forse è meglio se ti calmi. Ma siamo... amici, verrò a trovarti dopo. Ciao, Neville... - e si alzò per seguire Voldemort.

- Ci sono anche degli svantaggi ad essere la sposa di Voldemort... e tu stai appena imparando a conoscerli. -
Mormorò l' uomo.

- Svantaggi? Non ne vedo nessuno. Io sono onorata e felice di essere la tua sposa, mio Signore. Ci sono svantaggi in tutte le cose, questo è normale, ma nulla che sia grave... -

- Ecco Perceval... speriamo che almeno sia stato efficiente nel raccogliere notizie.

- Ho scoperto tutto ciò che... al giorno d'oggi si può scoprire su un artefatto di oltre due secoli fa... sembra che il talismano fosse un medaglione. Per lungo tempo restò inutilizzato, usato da alcuni monaci per adornare la statua di una Santa. Poi un sant'uomo, un alto prelato di nome Berengaire ne scoprì le virtù portentose... e letali. Il medaglione poteva assorbire il potere magico dei maghi, e la pietra in esso incastonata diveniva verde, e poteva assorbire l'energia vitale di maghi e non maghi... e la pietra in tal caso diventava nera.
Berengaire se ne serviva per il bene del popolo, era un uomo talmente puro e giusto che gli dipinsero un ritratto da sistemare su un altare laterale dell'abbazia che aveva visto custodito il medaglione. Ma il medaglione sparì durante un processo per stregoneria, un infausto giorno in cui otto maghi che s'erano camuffati tentarono di gabbare il Santo Berengaire. Tuttavia Berengaire riuscì a far sparire i maghi insieme al medaglione, e ascese al cielo in un fiammante arcobaleno. Da allora ogni anno i monaci festeggiano il giorno di Berengaire e lo lodano con preghiere... questo è tutto ciò che ho potuto scoprire... - terminò Perce, e fissò Voldemort.

- Hai compiuto un buon lavoro. Avvicinati, Perceval.

- Co... cosa vuoi... Voldemort... - chiese Perce.

- Solo levarti quegli occhiali. Potrebbero esserti d' impaccio... per la via che ti sei trovato a percorrere. - disse Voldemort.
E frattanto fece quel che aveva detto. Poi si concentrò un istante. E la vista del ragazzo sfocata per un istante tornò a essere limpida come se avesse portato ancora le lenti.

Perceval non avrebbe mai voluto dire "grazie"...ma lo disse...
- Grazie... - eppure il tono era privo di riconoscenza.

- Non intendevo farti un favore o esibirmi in uno sfoggio delle mie capacità. Per me era meglio così. Ecco tutto. -

- Certo. Posso andarmene? - Perce aveva fretta di sparire.

- Sì, puoi andare. Ma ho bisogno di te altrove. Recati nel laboratorio. Lì ti metterai agli ordini di Victor Lestrange. -

- Ho capito... - e sparì.

- Qualcosa non va, mia sposa? Hai una strana espressione. -

- Strana, mio signore? Oh, no... pensavo che qualche anima maliziosa che... un tempo conoscevo... mi avrebbe sibilato all'orecchio che... ma non importa... -

- Tutto quello che ti passa per la testa è importante per me. -

- Davvero, è meglio che tu non lo sappia... ma sai che saresti un meraviglioso oculista, mio Signore? -

- Ah... è questo dunque il problema. -
Voldemort scosse la testa.
- Ed io che mi ero stupito quando ti eri ingelosita di Gwillion... -

- Quale problema? - chiese Mac innocentemente - Davvero non capisco! -

- Pensi che io dedichi troppe attenzioni al Percypollo! -

- Oh, che idee! Non capisco da dove ti vengano!- Mac esitò un attimo, e poi con uno scatto saltò al collo dell'altro, e lo baciò - Ora va meglio. Io non sono affatto una persona gelosa! -

- Certo... ed io sono un... mite filantropo! -

- Beh... dipende tutto dai punti di vista... mio Signore... - la Dama rise.

- Immagino di sì... mia sposa... -

- Esattamente... vedo che ragioni lucidamente... credi che io sia strana? -

- Secondo quali parametri? Per i miei... sei semplicemente perfetta. -

- E solo dei tuoi parametri mi interessa. Tutto il resto non conta. -

Lord Voldemort non disse nulla. E baciò delicatamente le labbra della sua donna.

- Uhm... meraviglioso... -

- E, mia Dama Verde... i viaggi nel tempo ti interessano? -

-Interessarmi?! Tu scherzi! Darei... non so cosa darei per viaggiare nel tempo! Darei tutto... tranne te! - e fece l'occhiolino all'altro.

- Spero il settecento sia un secolo di tuo gusto dunque. -

- Molto di mio gusto! Oh, ti adoro! Viaggiare nel tempo! Ti adoro, ti adoro! -

- Allora ci serviranno gli abiti adatti... e delle lezioni accelerate di francese. -

La Dama rise di gusto, alla prospettiva di tutto ciò che sarebbe venuto.
- Allora andiamo... non c' è un minuto da perdere. Sono ansioso di possedere il talismano di Berengaire. -

- Sono ansiosa di vederti all'opera, Amor mio! - sorrise la Dama.

 

 - Terribile! -
Sussurrò Black. Incapace di aggiungere altro.
- Si, terribile... - mormorò cupamente Severus - E siamo legati come salami... -

- O anche peggio. E io ho fatto la mia parte... -

- Non prendertela, Sirius... del resto tu sei tu... - e Severus alzò il bicchiere che aveva davanti in un brindisi.
Fu allora che un urlo disumano risuonò dalle cucine.
- Co... cosa?- fece Severus.

- Andiamo a vedere! -
Fece Sirius.

Dobby saltò fuori dalle cucine
- Harry Potter dice me io riferisco te notizia che... - e raccontò del talismano e tutto il resto.
- E adesso che si fa? -
Mormorò Gwillion.

- Adesso... dobbiamo impedire a Voldemort di prendere il talismano! Raistlin! - chiamò Severus.
- Il maestro del passato e del presente è già all' opera. E nessuno dovrà disturbarmi. Desidero solo la data esatta. -

- Questi sono o i fumi dell'alcool o di qualche droga. Io non ci parlo. Black se sei tanto idiota parlaci tu... quello lì crede di essere Laurence Olivier! Che attore! -

- Credevo tu apprezzassi la teatralità. - obbiettò Black - O forse ti secca aver trovato qualcuno più teatrale di te? -

- Quello crede di essere all'Opera! - sibilò Severus.

- Io vado allora... -

- Vai...dove?- sbottò Severus.

- A parlare con il teatrante, no? -

- Ah, già... beh, vai, vai... - fece Severus - Siete degni l'uno dell'altro se vi parlate! -
- Attento. Io non mi offendo ma qualcun altro potrebbe... -

- Che si offenda! - sibilò Severus - E poi vieni a riferire! -
- Come desideri. -
Disse Sirius. E lasciò la stanza.
- Di nuovo la Bretagna... -
Mormorò Gwillion.

- A quanto pare... - disse Severus - Un Dio ti ascolta... in qualche strano modo. -
- Sapevo che avresti pensato questo. -

- Allora hai improvvisamente imparato a leggermi nei pensieri? -

- No... sto appena iniziando ad apprendere questa difficile arte, forse. Ma la strada è lunga. -

- Chi ben comincia... -

- Imparerò. E tu m' insegnerai, non è vero? -

- E' ovvio, piccola... questo è ovvio... -

E Gwillion sorrise.
- Il maestro del passato e del presente vuole sapere in quanti saremo a partire. -
Fece allora Sirius Black.

Severus sospirò - Dici al Sommo Fesso del Passato, del Presente e del Futuro che io e Gwillion partiremo, i ragazzi di certo no. E tu e Silvia? -

- Tu come preferisci? -

- Sarà rischioso. Voi ve la sentite? -
- Non temo i rischi. E anche questo fa parte della mia imbecillità. -

- Se lo dici tu, Sirius... - Severus scosse la testa - Avverti il Fesso del Passato, ecc., di quanti siamo, allora... -

 

Draco guardò i compagni. Erano taciturni. Ovvio che lo fossero.
- L' acquisto che avevo in mente per oggi ieri vi avrebbe fatto gettare grida di gioia... adesso invece... -

Fred si accigliò - Oh, beh, io non sprofonderò nella malinconia! Dico che ci riprenderemo Percy! -
- Allora immagino che apprezzerai... una visita al negozio dei manici di scopa. -

- Oh, si! - sorrise Fred.
- Beh, mio fratello ha ragione! -

- Ovviamente i commenti della mia vocina cattiva qui si sprecano. Quindi vediamo di tagliar corto. Prenderò cinque delle migliori scope che hanno. E se non ci siete abituati peggio per voi. -

- Fantastico Draco... quasi ti bacio per ricambiarti! -
- Prima Dobby... poi tu! Che destino atroce il mio!

- Eh... si... Draco, ma tu sei un tesoro! - rise Fred.
- Alla lettera, non è vero? -
Rispose l' altro con un sogghigno.
- Alla lettera, ovvio! -

- Io vorrei dei libri... - mormorò Hermione riscuotendosi per un istante dal silenzio in cui era caduta in quei giorni. - Non amo molto le scope... -

- Le scope a noi servono per fuggire, non per giocare. - disse Draco - E comunque, poi penseremo anche ai libri. -

- Scappare... giocare... tutto fa brodo... - mormorò Fred.

- Allora andiamo... sembra che sia uscito un nuovo modello. -
E d' altronde la Firebolt farebbe troppa impressione a tutti, temo.
- Già... già... ah, goduria! -

- Entriamo allora. -

- Musica per le mie giovani orecchie! -

 

- Sei qui. -
Disse Victor fissando il giovane dai capelli rossi comparso nel laboratorio.
- Chi sei tu? - chiese Percy.
- Victor Lestrange. -
Rispose l' altro. E non aggiunse altro.

Percy sgranò gli occhi e fissò l'altro con orrore.

L' unica reazione dell' uomo fu un vago sorriso ironico.
- Guarda lì. - disse Victor indicando la statua di ghiaccio di Lucius - Sai chi è quello? -

-Il signor Lucius Malfoy! Ma cosa... -
- Forse sarebbe interessante per te sapere come si è ridotto in quelle condizioni. Vedi. Lucius ha tentato di suicidarsi... nel momento in cui il figlio ha deciso di voltare le spalle ai mangiamorte... per lasciarlo libero. -

- Suicidarsi... Draco ha... libero... - Perce era confuso, assai confuso.

- Un po' il contrario della TUA storia, non credi? -

Perce chinò la fronte - E tu cosa ne sai di me?! -

- Il Signore Oscuro mi tiene informato. Sono uno dei suoi più stretti collaboratori d' altronde, Percy. - Victor tornò a guardare l' uomo racchiuso nel ghiaccio - E così Lucius ha tentato di uccidersi per il figlio. Anche se forse così non ha fatto che peggiorare le cose. Draco avrebbe fatto qualsiasi cosa per riportare il padre in vita. Se solo glielo avessimo chiesto. -
D' altronde questi sono i privilegi di un padre. Anche il tuo correrebbe qui... nonostante tutto... se solo... -
L' uomo non concluse la frase. E tornò a guardar l' altro con un sorrisetto irritante.
- Ma un mangiamorte non ha nemmeno il diritto di scegliere la propria morte. E' bene che tu questo lo impari, Percy Weasley. -

- Mio padre... - Percy ricacciò un pensiero fastidioso - Mio padre è un idiota... al pari di me... -

- Non ti sto dicendo tutto questo per metterti alla prova o tormentarti comunque. Vedi, per l' incantesimo che riporterà in vita Lucius Malfoy ho bisogno di un particolare ingrediente... il cuore creato in laboratorio è perfetto ha detto Lord Voldemort, ma vibra della mia magia è ciò non è bene. Devo immergerlo dunque in una speciale soluzione... il cui componente principale è il sangue di Malfoy. Ora non posso scongelare Lucius senza ucciderlo. Ma Lucius ha un figlio. E l' Oscuro mi ha detto di mandare te a prenderlo. -

- Devo portare... Draco... qui?! -

- Non credo ce ne sia bisogno. Mi serve un litro di sangue. Non il ragazzo intero. Se poi lui preferisce venire... -

- Un litro di sangue?! Dovrei... dissanguarlo?! - Percy era cupo.

- Non morirà. -
Victor sorrise.
- Se davvero una cosa simile può preoccuparti. Certo per prudenza... c' è un flacone di pillole rosse su quello scaffale. Due di quelle dovrebbero risolvere la questione. -

- Risolvere la questione... - Percy era spaventato. Spaventato in primo luogo. Ed in secondo... non sapeva davvero da dove cominciare. E la carriera del Mangiamorte si prospettava più difficile del previsto... purtroppo. Imprecò, e lanciò uno sguardo storto a Victor. Voleva essere Ministro, ora era... cosa?

- Certo. Lord Voldemort ha altri progetti per Draco Malfoy che non vederlo dissanguato. E un' altra cosa. La tua è, per così dire, una missione pacifica. Perciò vedi di evitare, se possibile... l' uso di una certa maledizione senza perdono. O incantesimi mortali di sorta.

Percy si morse le labbra - Non sono un imbecille! Non intendo usare... nessuna maledizione, accidenti a voi! Devo andare...subito?

- Sarebbe meglio. Ovviamente ricordi che Draco è in compagnia dei tuoi fratelli... O anche questo è un avvertimento inutile? -

- Inutile! Ormai è TUTTO inutile! E allora vado... dannazione... - disse Percy.

- Inutile? - ripetè Victor - Inutile? Credi forse di avere toccato il fondo? Ebbene ti sbagli, non sai nemmeno lontanamente quanto ti sbagli. Ma il punto non è ciò che fai, bensì il motivo per cui lo fai. E arrivare a capirlo. Ma forse in questo momento sei troppo sconvolto per anche solo prendere in considerazione le mie parole. -

- Il fondo?! Il fondo?! E quale fondo vuoi che ci sia... più di questo? Sono legato, mio malgrado alla più disperata umanità... oh, e non posso più sciogliermi! E tutto per ingenuità! E il motivo... il motivo è restare a galla! -

- Forse è meglio in fin dei conti che tu non sappia... - Victor scosse la testa - E chi sono io in fondo per metterti in guardia? -
C' era amarezza nella voce dell' uomo.
- Chi sei tu? Buona domanda! Chi sei tu, chi credi di essere?! Io non voglio saperne... NIENTE! -

- In un modo o nell' altro tuttavia saprai. E stai scegliendo il modo peggiore. Verrà il giorno in cui ti sarà chiesto di uccidere. Verrà, e presto, forse. E dovresti cercare almeno di ricomporre te stesso prima di affrontare quella prova. Altrimenti... sarai davvero distrutto allora. -

- Stavo uccidendo mio padre... e tu parli di distruggere? Io sono già distrutto. E sai per cosa stavo uccidendo mio padre?! Per una carriera che non avrò mai! Per un uomo che non è ciò che volevo credere! Le tue parole sono insulse! -

- Se era solo l' ambizione a guidarti... allora puoi avere ragione forse. Ma non è stata piuttosto la paura... l' incapacità di accettare... - Victor scosse la testa - Io so cosa voglia dire perdere il controllo. Vorrei non saperlo. E invece lo so sin troppo bene. Ma non è questo il punto. Forse più in là... se vorrai parlare... Adesso pensa alla missione che ti è stata assegnata. -

- Si me ne vado, e ti assicuro che non voglio sapere nulla! - disse Percy rabbioso - Vorrei solo non essere mai stato inviato qui da Caramell... solo questo... - e svanì, fissando Victor con odio puro.

 

- Saremo in cinque ho capito... - disse la voce ostile di Raistlin - almeno all' andata saremo in cinque. E adesso vedete di fare silenzio! Gli insulti possiamo sempre risparmiarceli per dopo, no? Ah... la neonata viene pure? -
- Vado a parlare con Silvia. - fece Black - Immagino potremo lasciarla a Kikka e Lupin... altrimenti forse è meglio che non veniamo proprio. -
- Se ci sono cambiamenti ditemelo entro dieci minuti... altrimenti, vi avverto, altre due persone dovranno prendere il posto degli assenti. -

Piton sollevò un sopracciglio, fissando Raistlin. Non lo reggeva, non lo sopportava... no, no davvero. E non era solo per... gelosia. Raistlin era talmente irritante... che...
Sospirò.
Si voltò per sorridere a Gwillion, un sorriso che diceva "stammi vicina ed andrà tutto bene".

- Inoltre vorrei la data precisa della celeste scomparsa del sant' uomo di Bretagna. -
Tornò a dire il mago. Black annuì, scomparve e ricomparve poco dopo, con in mano un grosso libro di santi francesi.
- Il ventitre agosto 1769. -
- Un paio di settimane dovrebbero bastarci... o mi sbaglio? -
- Per me va bene qualsiasi cosa. -
Borbottò Black. E poi si affrettò a raggiungere Silvia.
- Dunque siamo davvero prossimi alla partenza... - mormorò Severus, e si voltò a guardare Raistlin -Non credo che dovremmo arrivare laggiù... conciati così, non trovi? Dovremmo riportarci alla moda del tempo... -

- L' incantesimo provvede anche a questo. E adesso torno al mio lavoro. Potrebbe volerci anche un' intera giornata. -

- Ottimo. Torna al tuo lavoro... - "Non sentirò la tua mancanza".
- Chissà Silvia e Sirius cosa hanno deciso... - chiese Severus, a nessuno in particolare.

- Io quasi quasi me ne tornerei a dormire... -
Mormorò Gwillion sbadigliando.

- L'idea... non è cattiva...- disse Severus - Anche io. Ma dormire... e basta. -

- Era quello che intendevo... -

- Allora, andiamo... del resto qui non hanno bisogno di noi...-

- Dobbiamo scendere nei sotterranei del castello. - disse Voldemort - La magia sul tempo è una magia proibita... e rara. Dobbiamo isolarci in modo che non ci siano interferenze di sorta. E l' antimagia al riguardo potrà persino essermi utile. -
Poi l' uomo guidò l' altra verso la parte più nascosta di Hogwarts, dove le pietre si ricoprivano di antica muffa.
- Innanzi tutto gli abiti. E poi la lingua. -
Lord Voldemort agitò la bacchetta. E già mentre parlava ciò che diceva fu fatto.
- Adesso... adesso viene il difficile. Non dire nulla fino a quando non sarò io a chiedertelo, è importante. -

La Dama rimase in silenzio ad osservare, in attesa.

 

- Una collezione di libri di incantesimi... una collezione... - Draco scosse la testa - c' è un' intera biblioteca qui... a momenti mi costava più delle scope... -

Fred e George ridacchiarono - Draco tu te lo puoi permette... -
- Seguitemi... - disse una voce ben nota - Zitti e seguitemi... in quel vicolo... - li minacciò Percy, apparso come dal nulla.
Gli occhi dei gemelli erano vuoti... sgomenti...

- Cosa vuoi? -
Sibilò Draco.

Percy sorrise cattivo.
- Il tuo sangue! -

Il ragazzo sbiancò in volto e non disse nulla. La sua mano correva già verso la bacchetta.

- Sta fermo e niente scherzi, Malfoy... piccolo viscido scherzo della natura! - borbottò Perce.
- Voglio un litro del tuo sangue... o tuo padre farà la fine che si merita... solo col tuo sangue possono salvarlo... -

- Mio padre... - il ragazzo chiuse gli occhi - Che aspetti, allora? -

Fred e George non avevano forza di dir nulla... nulla. Osservavano fermi e zitti. Il che... irritava notevolmente Percy!
- Già... che aspetto?! - e, presa una sorta di strana ampolla, la posò sulla pelle del braccio del giovane Malfoy... ed attese di aver riempito la boccia.
Poi guardò disgustato i fratelli e l'altro ragazzo e - Addio - disse, e sparì verso il laboratorio.

- N.. non mi sento troppo bene. - mormorò Draco appoggiandosi a un muro - Torniamo a casa, per favore. -
Piccolo viscido scherzo della natura... o tuo padre farà la fine che si merita... quanto odio in quelle parole... o forse non era odio... non solo. Forse era... invidia.
Draco fece un sorriso triste. Conosceva l' invidia, l' aveva provata e ne era stato oggetto... anche se forse solo per le ricchezze di famiglia. Adesso invece... era strano, strano, e in un certo qual modo... sbagliato.
- Andiamo... -
Tornò a dire. E scosse lentamente la testa.
Avrebbero salvato suo padre. Ma a cosa sarebbe andato incontro adesso? Forse dovrei scrivere una lettera alla mamma. Dato che a me è negato di ritrovarmi al suo fianco... quando riaprirà gli occhi.
Fred e George si ripresero rapidamente.
- A... a casa... - disse Fred, e sostenne l'amico, presto imitato dal fratello.
Si diressero lentamente verso casa.

 

- E' fatta. - disse Victor Lestrange - E' ancora vivo e presto riaprirà gli occhi. C' è solo da vedere se il suo cervello sarà ancora in grado di funzionare. -
Ma non c' era nessuno nel grande laboratorio. E l' uomo si sentiva molto stanco. Forse era venuto anche per lui il momento di dormire.

 

 

[continua]   [indietro]   [fuori]