Capitolo Trentanove

                                                            L’amore è un gioco strano

 

 

 

- Andiamo?... - chiese piano Silvia a Sirius... si sentiva a pezzi, ma radunò tutto il suo famoso orgoglio... non avrebbe dato la soddisfazione a Sirius di vederla così... doveva riuscire a mantenere quel minimo di dignità che le era rimasta.

- Andiamo. -
Ripetè Black, quasi con rassegnazione.
- Che c'è ho detto di nuovo qualcosa di sbagliato? - sbottò la ragazza.

- Di sbagliato? - ripetè l' altro guardandola sorpreso - Nulla, proprio nulla. E' solo che... lo vedo che ti senti... ferita. E vorrei dirti qualcosa, e invece non ci riesco. E non è piacevole.

- Ah lascia perdere... non sprecarti in parole che non sentiresti tue... adesso sbrighiamoci... - e sorpassò Sirius e lanciò il cavallo verso la città.

Idiota, idiota, idiota. Si disse mentalmente Sirius. E non poteva far altro che raggiungere la donna. La città era ormai alle porte.

Silvia e Sirius entrarono nella città.

- Credi che dovremmo cercare un sarto Sirius? - chiese la ragazza.

- Mi sembra una buona idea... ordineremo diversi vestiti. Sei una duchessa e questo ti spetta. E se c' è qualcosa che possiamo prendere fin d' ora... meglio così. -

Alla fine dopo un po' di ricerche riuscirono a trovare un sarto....
Si sa, per una donna lo shopping è sempre terapeutico, quindi circondata da stoffe, pizzi e merletti Silvia sentì il suo umore migliorare un po', specie quando provò il vestito per il ballo... meraviglioso, era l'unico aggettivo che poteva adattarsi... di velluto rosso, le ampie maniche a sbuffo che finivano con un giro di prezioso pizzo, l'ampia gonna frusciante a pallone... sì, con un vestito del genere ci si poteva davvero sentire una principessa...e non riuscì a trattenere un sorrisetto compiaciuto nel guardarsi allo specchio...

- Sei semplicemente stupenda. - mormorò Black - una tentazione... -

Silvia sorrise a Sirius... ti amo, avrebbe voluto dirgli, ma preferì trattenersi.

- Forse sono davvero un attendente troppo sfacciato. -
Mormorò Sirius tristemente.

- Secondo me sei un attendente meraviglioso... - disse piano lei - ma credo che per il momento ti ordinerò di stare un po' zitto... - e al ritorno del sarto si fece consegnare i pacchi e uscirono...
- E adesso che facciamo? -  domandò.

- Ti vengono in mente altri acquisti? O prima cerchiamo una locanda? -

- Forse delle scarpe... e qualcosa per l'acconciatura... ma non se troveremo una merceria... - disse Silvia pensierosa....

- Forse per nastri e simili dovremmo tornare in sartoria... io poi di queste cose che devo saperne...  in effetti però ripensandoci forse è meglio se lascio i capelli sciolti... non sono molto abile con nastrini ed affini...e poi sono stanca....ti dispiace se cerchiamo una locanda e andiamo un po' a riposarci? O sono troppo capricciosa?- domandò la ragazza in tono malizioso....

- Riposarci. -
Ripetè l' altro con un tono che avrebbe voluto essere severo.

- No, riposarci sul serio... sono troppo stanca per... attentare alle virtù del mio attendente... e domani non vorrai che mi presenti alla festa con due occhiaie da far paura vero?- e si diresse verso una locanda.

- Posati i bagagli io mi dirigerò in piazza. Voglio vedere se incontro Barthy. E se ha novità. -

E Silvia sistematesi in una confortevole camera della locanda, si abbandonò al sonno.

Di Barthy Crouch non c' era traccia. Comunque sia Black pensò a procurarsi una carrozza e al tutto il resto. Non avevano più di mezza giornata prima di mettersi in viaggio.

 

Remus si era svegliato.
- Accidenti devo essermi addormentato sorvegliando Draco... - pensò fra sè... gettò un'occhiata alla stanza e vide che i gemelli erano tornati e che stavano dormendo, ed il giovane Malfoy anche... lasciò un messaggio dicendo loro di raggiungerlo in caso avessero avuto bisogno di qualcosa e tornò dalla sua Francesca, che si era addormentata con la piccola Lily in braccio... Come sei bella amore mio... pensava Remus Lupin fra sè e sè, e le tolse delicatamente la bimba dalle braccia, per farla riposare meglio.

Kikka si mosse leggermente aveva sentito qualcosa cercò di aprire gli occhi, ma non ci riuscì e continuò a dormire sognando il suo amato.

In quel momento, nelle cucine, Dobby si trovava a fronteggiare una grave difficoltà... una ricetta sconosciuta. Eh, si che nelle sua vita l'Elfo ne aveva viste di ricette difficili... ma mai come quella che si era trovato a dover preparare. Decise così, visto che i ragazzi dormivano tutti, di bussare alla porta del professor Lupin, e della sua fidanzata.
Bussò con una certa insistenza.
- Scusare me, prego io può parlare con signorina Francesca? Scusa me se disturbo...- e Dobby iniziò a battere la testa sul muro, aspettando la risposta di Francesca.

- Sssssss Dobby stai buono, fai piano che Francesca dorme, non svegliarla....che problemi ci sono?- disse Lupin cercando di non svegliare la sua piccola

- Dobby deve parla con signorina! Francescaaaaaaaaaaaa! -

Francesca si svegliò di soprassalto - Ma che succede? - vide Dobby che urlava il suo nome disperato poi guardò Lupin - Dobby basta!!!cosa c'è? -

- Scusa amore non volevo svegliarti così bruscamente, ma Dobby qui sembra non poter aspettare...- e scoccò un'occhiata furente all'elfo...

- Capisco... - disse ancora assonnata - che vuoi Dobby? -

- Signorina! Io ho problema in cucina... se non riesce ricetta, padroncino può essere che soffre! Ti prego aiuta me! -

- Padroncino? Soffre? cucina? Ditemi che sto sognando... - disse guardando Lupin - E cosa dovresti cucinare Dobby? -

- Arrosto di porcello, e poi torta di mandorle... ti prego... di tu aiuta me! - strillò Dobby.

- Cosa? Passi per l'arrosto ma la torta di mandorle... possiamo tentare - disse alzandosi, baciò Lupin - Vuoi assistere?- e rise

- Grazie! Grazie Signorina grazie! Io ringrazia sentitamente! - disse Dobby inchinandosi. profondamente - Ora viene con me in cucina! Viene, viene con me! -

- Beh questa proprio non me la voglio perdere... - ridacchiò lupin, e seguì Francesca e Dobby in cucina.

"ma tutte a me devono capitare", pensò fra sè e sè Kikka - Si, ti seguo non vedi che sto venendo? Remus non metterti a ridere...

- Io non riesce a mettere mela in bocca a porcello da arrostire! Non capisco come si fa! - disse Dobby sconsolato.

" Oh santo cielo Dobby... io ti strozzo se mi svegli di nuovo per una cosa del genere..." continuava a pensare - Dobby hai provato ad aprire la bocca al porcello? o forse gli hai detto di dire AAAA? - disse Kikka con sarcasmo

- Si, io gli ho detto: "Tu dici Aaah!". Ma lui non ha fatto nulla... io dico, porcello stupido! Tu sai fare aprire bocca a lui? -

E qui Remus non seppe trattenersi e scoppiò a ridere irrefrenabilmente.

- Remus? finiscila dai... ah è così? - e cominciò a fargli il solletico - Così hai un motivo valido per ridere. -

Kikka si avvicino al porcello e ridendo disse:

- AAAAh! - non funziona - e scoppiò a ridere poi aprì la bocca dell'animale e posizionò la mela -

- Mi dispiace mia adorabile donna, ma io non soffro il solletico... - fece Lupin - comunque meriti una punizione per essere tanto irriverente...- e attiratala a sè la baciò con tutto il calore che aveva dentro.

L' altra rispose al bacio, poi a voce bassa disse: - Spero che Dobby non abbia più bisogno di me... -

- Lo spero vivamente anch'io... mi è venuto un certo... appetito...- e guardò la ragazza con sguardo... lascivo...

- E ora io come fa torta di mandorle... io chiede! -

- Remus... - disse Kikka sconsolata - Dobby hai la ricetta? - disse cercando di restare calma.

- Io so... ci va mandorla, farina, uova, latte, burro e qualcosa... ecco ricetta! Ora tu spiega me come fa! -

- Dobby ho serio problema “speriamo bene” nel luogo in cui vivo io non si cucinano le torte alle mandorle, e senza le dosi e tutto l' occorrente non si può fare. -

- Ti pregooo! Tu deve aiutare me! - disse Dobby piangendo e battendo la testa - Io prega te! -

Un istinto omicida si faceva largo nella mente di Kikka, tuttavia riuscì a calmarsi - Dobby sai leggere? -

- Leggere?! Perchè io chiede?! Si... ma ti prego, tu aiuta me! Stanotte padroncino stato male... supplica, tu aiuta a fare suo pranzo favorito! Io prega te! -

 

- Fame... di cibo? - disse Gwillion.

- Nell'immediato... si, di cibo! E poi... - Severus sorrise - E poi quel povero bardo non credi che ci reputi tutti pazzi se cominciamo a stare troppo per i fatti nostri? Oh, noi saremmo giustificati... siamo in... luna di miele, ma... -

Frattanto erano scesi.
- Bene. Zuppa di cozze e gamberi... cameriere! -

- Uhm... adoro sia gamberi che cozze!- rise Severus - A proposito! Lo sai cosa mi sono accorto di aver portato con me, prima? Ho il Cappello Parlante... ripiegato in borsa! -

Gwillion sorrise. E rispose con un fischiettio.
- Mi domandavo se... se te lo mettessi in testa... -

- Dobbiamo proprio sfasciarlo? Ma sì, perchè no? -

- Sfasciarlo! Ha resistito mille anni... e tu ora lo vorresti sfasciare?! Preferisci provarlo ora... in fin dei conti la sala è deserta... o dopo? -
- Adesso, si adesso! -

Severus si guardò intorno... e estrasse il Cappello, piuttosto malconcio e spiegazzato dalla borsa che portava sempre con sè. Lo calzò sulla testa della sua sposa... e osservò... curioso...
- Uhm... - mormorò il cappello - Intelligenza... fantasia.. .io credo di aver deciso... -
Gwillion aspettava... curiosa...

- Credo di aver deciso, ragazza... la tua migliore sistemazione è... farai grandi cose lì... è... Serpeverde!- concluse il Cappello, e Severus sorrise, e rise.

- No! - gridò la ragazza - No! Sono troppo imbecille!

- Beh, se lo dice il cappello! Lui non ha MAI sbagliato! Cos'è... ti dispiace mica la MIA Casa?! -

- Non hai sentito che ho detto? Sono troppo imbecille per farne parte. Non che non mi piaccia, al contrario. -

- E allora?! Benvenuta! Benvenuta nel club! Ed è un club veramente esclusivo... - sibilò quasi Piton con un sorriso affascinante - Allora non sei tanto onesta neanche tu... -

- E come si fa a saperlo... se anche avessi una vena di disonestà... sarei sempre troppo spaventata per metterla in pratica. -

- Basta averla. Mi sarei stupito di avere una sposa... onesta del tutto. No, non sarebbe stato da me! -

 

- E'... piacevole sentirtelo dire. - disse Voldemort.

Mac sorrise, e preso un piccolo pezzo di carne da un piatto, imboccò l'altro - Adesso mangia, Amore mio. -

- Anche tu devi mangiare, però. -

- Oh, si... si... ma lasciati prima imboccare un po', è un piacere troppo grande per me! -

- Lo immagino, in realtà lo immagino. -
E sorrise.

- Oh, no, non credo...- sorrise la Dama - E se intramezzassi l'imboccarti al baciarti? -

- Tu mi tenti... mi tenti davvero... -

- Non capisco se quando dici così... menti sfacciatamente o sei serio. Ma... - Mac si sedette ancor più vicina all'altro, e attuò il suo proposito.

- Come potrei mentirti? -
E tornò a baciare la donna.

La Dama rise - Non lo so... non lo so... sai, cosa? E' quasi come se fossi ubriaca, di te. -

- Allora gusta ancora un po' di questa bevanda inebriante. -
E tornò a baciarla, una due volte, alternando i suoi luminosi sorrisi d' argento ad un bacio e all' altro.

- Nulla io vedo che non sia perfetto... - mormorò la Dama, e sorrise.

- Ti amo... ma non starò diventando monotono? -

- No. E' un articolo, questo, in cui non si può mai essere monotoni, perchè ogni volta scopri una sfumatura nuova. -

- Allora potrei provare a ripeterlo. Se me lo chiedi... -

- Tu mi ami? -

- Io ti amo. Ti amo. Ti amo. -

- Io ti amo... - disse la Dama, quasi timidamente - Io ti amo - e sembrava decisa e ferma - Io ti amo... - ed era sensuale, volendo mostrare come quelle due parole potessero avere una miriade di significati.

 

- Continuo a non essere convinta. Comunque la decisione del cappello... mi lusinga. E adesso se non ti dispiace... torno subito. - disse Gwillion a Severus.
La ragazza salì di corsa le scale strette della locanda.
- Maaac, Mac, vieni fuori! -
- Credo ti chiamino - mormorò Voldemort

- Mai un attimo di pace! - sussurrò la ragazza.
- Cosa c'è?! Vieni Gwill... - e le aprì la porta, un po’ seccata.

- Smistamento! -
Gridò la ragazza. E fece per mettere il cappello all' altra.
Non arrivò a poggiarglielo sul capo però. Che il suono di SERPEVERDE risuonò per la stanza.
- Siamo compagne di casa... -
Voldemort osservava la scena ridendo.

- Non avevo alcun dubbio! – ridacchiò Mac - Però... mi ha mandata a Serpeverde senza esitazione... e senza neanche sprecarsi a motivare!- rise ancora - E Sev, cosa ne ha detto? -

- Che si sarebbe stupito ad avere una sposa del tutto onesta, che non sarebbe stato da lui. -

- Immagino che sia uno splendido complimento... ed ora lui dov'è? -

- Alla taverna, di sotto. E credo farei bene a raggiungerlo. -

- Beh... allora... salutacelo... ciao! - e Mac richiuse la porta, sperando… che non vi fossero altre intrusioni.

- Serpeverde... - ripetè Voldemort - tu non avresti potuto essere altro. -

- E se fossi stata... che so... Tassorosso? Rabbrividisco... brr... sarebbe stato come vedere il Baubau... -
- Avrei costretto il cappello a rimangiarsi il verdetto. Privilegi di Signore Oscuro. -

- Oh, che paura! Dove eravamo rimasti, mio Signore? -

- Non ricordo... se mi stavi imboccando o parlavamo d' amore. -

- Entrambe due occupazioni piacevoli... ma... cerchiamo il Baubau? Non vorrei ci fosse un Baubau nella stanza... -

- Com' è fatto un Baubau? -

- Ecco... io non lo ho mai visto... ma... dicono che spesso viva nell'armadio... perchè non entri nell'armadio e controlli? -

Voldemort rise. Ma aveva già deciso di stare al gioco dell' altra.
- Vai... vai... controlla... io ti sto dietro... ho paura che esca il Baubau... -
- Finirò chiuso nell' armadio, non è vero? -
Ma poi fece come l' altra gli diceva.
- Che cosa banale! Credi davvero che potrei chiuderti in un armadio? - Mac abbassò la voce - Beh, era il mio piano, e poi avrei finito la cena da sola ma... cambierò idea. - alzò la voce - Guarda! C'è un Baubau sotto al letto! Chiudiamoci nell'armadio, presto scappa! -

- Un armadio! Sì, mi piace. -
E chiuse l' anta del mobile lasciandoli nell' oscurità.
- Uh... ho tanta paura... c'è il Baubau lì fuori... spero che non venga a prenderci... ehi... aspetta un attimo... uhm... ti saranno venute strane idee, mio Affronta-Baubau? -

- Strane? Forse, dipende dai punti di vista. -

- Strane... e un armadio... come lo definiresti? Ma stringimi... e te lo chiedo solo perchè ho paura del Baubau... -
- Solo per quello? Mi sento profondamente deluso. -

La Dama non rispose, non a parole... dopo poco chiese - E questo è un motivo che ti delude? -

- Niente affatto. -
E strinse a sè la donna. Spingendola fra gli abiti appesi.
- Ahi... noto che stasera sei... non so... particolarmente appassionato? - disse l'altra ridendo.
- Vorresti dire che in altre occasioni non lo sono stato? Tu mi offendi, donna! -

- Beh, c'è stata occasione ed occasione... ma oggi avverto una particolare ben disposizione in te... sarà per il Baubau... non so... -
- Allora dovremo approfittarne, non credi?

- Io dico di si... certo l'armadio può essere scomodo, ma fammi vedere quello che sai fare... Amore mio... Amore, Amore, Amore... -

Voldemort stringeva l' altra, e la baciava, e continuava a stringerla...
- Qualsiasi luogo per te... la prossima volta che ne dici di... una bara? -

- Una bara... ma senza il morto... si, mi piace, è sempre stato il mio sogno... giocheremo ai vampiri... -

- Dovrò procurarmene una allora, e in fretta. Ma adesso... non disprezziamo troppo il nostro armadio. -

- Disprezzare... oh, no... no... non potrei mai... stiamo facendo come quei ragazzini che si rinchiudono ad amoreggiare nei ripostigli delle scuole... è veramente... eccitante... -

- Queste cose io non le ho mai fatte... avevo altro a cui pensare: giocavo con i basilischi... -

- Ancora più eccitante... come avrei voluto vedere un basilisco, tesoro... oh, come! E poi... anche io non le ho mai fatte queste cose... vedi? Sono proprio tutta per te... -

Voldemort rispose solo con i suoi baci.
Mac pensò che non si era mai divertita tanto... che non era mai stata più felice, ed intendeva dimostrarlo al suo sposo, e lo fece.
- A chi appartengono le labbra che sto baciando? -
Mormorò l' uomo in un filo di voce.
- Alla donna che ti ama... -
Lord Voldemort scosse la testa.
- Ed io che speravo rispondessi che appartenevano a me! -

- Veramente per un attimo avrei voluto dire che erano del Baubau... ma... la donna che ti ama è tua, corpo e anima. E' il suo amore che la rende tua. Dunque si, sono tue. Queste labbra ti appartengono... perdonami se ti ho delusa non rispondendo subito ciò che desideravi. Ma intendevo dire che io sono interamente tua... -

Voldemort sorrise:
- Volevo solo elencare le parti di te che sono mie, una ad una... non mi hai delusa... solo ti sei persa l' erotico martellare delle mie domande, temo. -

- Ciò che si perde... si può sempre riconquistare... parole tue... -

- Ricominciamo... allora? -
Fece Lord Voldemort mentre le sue labbra si incurvavano in un sorriso.

- Si, ricominciamo...- sospirò la Dama.

- A chi appartengono le labbra che ho baciato? -

- Appartengono a te... -

- Appartengono a te... mio Signore. -
La corresse l' altro con un sorriso.
- Appartengono a te, mio Signore... - ripetè l'altra, a voce bassa.

- A chi appartengono questi lunghi capelli? -

- Appartengono a te, mio Signore... -

- A chi appartengono i tuoi occhi chiari? -

- Appartengono a te, mio Signore... -

- A chi appartengono le mani che mi cingono? - 

- Appartengono a te, mio Signore... -

- A chi appartiene questo corpo fremente? -

- Appartiene a te, mio Signore... - disse la Dama in un sussurro.

- A chi appartiene la tua anima... a chi? -

- Appartiene a te, mio Signore... appartiene a te, Amore mio... -
Lord Voldemort non aggiunse altro. Caddero tra i vestiti. E per parecchio tempo non pensarono a rialzarsi.
Mac, tempo dopo, sospirò lieta, stringendosi al corpo dell'altro - Grazie... -
- Possiamo uscire adesso dall' armadio? O temo che mi ci affezionerò troppo. -

Mac si affacciò a guardare fuori - Nessun Baubau...via libera! Beh, credo che dovremmo dormire, riposare, mio caro. Ti dispiacerà dormire al mio fianco, o tra le mie braccia? -

- Tra le tue braccia... -
Ripetè Voldemort. E sorrise.
E la Dama si distese, e richiamò l'altro con un solo cenno.
- Ti amo. -
Mormorò l' uomo, ancora una volta.
- Lo so... e non sai quanto significhi per me. E' come se tu mi avessi dato la vita. -

Mac sospirò... stringendo l'altro. Era così... felice che la prospettiva di tutti i sogni più dolci, e belli... sembrava impallidire al confronto con la realtà. Era amata! E l'essere amata era quasi... sconvolgente. Amata... e benché non potesse esserlo che per pochi giorni... ma le sarebbe bastato. Doveva bastare. Vivi l'attimo... vivi l'attimo, si disse. E questo attimo durerà per sempre, se saprai conservarlo... ti dovrà bastare. Almeno il ricordo, poi, non ti sarà tolto. E la cosa strana... era la sensazione di totale "aderenza" all'altro. Strano! Era vera, allora, la storia delle due metà della mela, di due anime separate per poi ritrovarsi? Si... forse... si. Ed era miracoloso. E intanto il sonno incalzava... e lei era cullata persino dal respiro regolare dell'uomo al suo fianco. Quasi senza accorgersene cantò a voce bassa una ninna nanna... come se l'uomo fosse un bambino. E poi... scivolò nel sonno.

 

- Sono tornata! -  disse Gwillion.

- Eccoti, allora? -

- Serpeverde. Il club si allarga. -

- Nessun dubbio avevo! -

- Su Mac neanch' io a dire il vero. -

- No... neanche su di te io avevo dubbi! -

- E io si invece... che vuoi farci? -

- Oh, basta dubbi! Non volevi essere mica Grifondoro?! -

- Schifo! - esclamò la ragazza - Schifo, schifo schifo! -

- Se tu fossi stata Grifondoro... non ti avrei neanche sfiorata! - sorrise Severus.

- Allora avresti dovuto calcarmi il capello in testa, prima del matrimonio! E Grifondoro... bleah, per piacere! -

- Tassorosso, allora? -

- Il mio incubo notturno. -

Severus rise, con le lacrime agli occhi - Io avrei lasciato la scuola pieno di vergogna, se fossi stato Tassorosso, piccola... -

- Beh... in fin dei conti il mio senso del dovere poi così sviluppato. Sono una tale scansa fatiche... quindi il pericolo dovrebbe essere eluso... -

- Vuoi fare un giro della città di notte? O preferisci la nostra camera? -

- Noto che non hai nominato una casa. - disse l' altra con un sorriso - Me ne chiedo il motivo. -

- Corvonero... forse perchè temevo potesse essere la tua, ma no... -

- Certo il blu mi sta meglio del verde... col colorito pallido che ho il verde rischia di farmi sembrare cadavere... Solo ho qualche dubbio su di una casa che metta tra i prerequisiti la bellezza... -

- Beh, per bellezza avresti potuto esserci...ma ti assicuro che Corvonero è... era una pessima Casa. -

- Se lo dici tu... -

- Ne dubiti? -

- Diciamo che io non ho il materiale per giudicare. E tu non sei... famoso per imparzialità, ecco. -

- Io SONO imparziale, piccola! -

- Questa mi giunge nuova... -
Rispose l' altra con un sorriso ironico.

- Chi ti ha detto che non lo sarei?! Insomma! Sono... offeso... -

- E come posso farmi perdonare... -

- Indovinalo tu! Ma sappi che sono... furente! -

La ragazza fece all' altro una linguaccia.

- Se è così... chiedo il divorzio! -

- Fregato! Sei in un paese cattolico nel settecento. Niente divorzio, mi puoi solo ammazzare! -

- Se vuoi... -

Gwillion si morse un labbro.
- Preferirei morire per mano tua che vivere senza di te.

Severus la strinse forte - Ti prego, non dirlo. Non dirlo mai... -

- E' la verità però, temo. Non lo dirò più. Mai più. -

- Ti prego... non dirlo... - sussurrò Severus, pallido più del solito.

- Mi hai perdonato? -

- Temo di dover... perdonare me stesso... andiamo in camera? -
- Scusami, scusami. - tornò a dire la giovane - Niente gita notturna allora? Forse è meglio però. E poi St. Brieuc di notte l' ho già vista... sai? Andiamo in camera. -

- Allora usciamo. Scusa... ho avuto un attimo di confusione... cosa preferisci, tu? -

- Non so se sia prudente uscire di notte... non conosciamo l' ambiente. Potremmo finir rapinati... o peggio. Usciremo domani magari. E adesso... bisogna festeggiare il mio smistamento! Anche se continuo a pensare di essere troppo impedita per Serpeverde. -

- Alla nostra camera allora, bambina... - si chinò a sussurrarle Severus, e poi avvicinò le sue labbra a quelle della donna, per baciarla... ritraendosi un attimo prima di farlo, e sorrise.
- Andiamo in camera. -

- Prendimi! -
Disse la giovane. E si mise a correre verso le scale.

Severus rise, e la raggiunse in un balzo, costringendola a voltarsi, per baciarla, e poi la sollevò tra le braccia -Tu non puoi scapparmi! -

- Oh, lo sapevo che nella corsa mi batti. Chiunque mi batterebbe... volevo solo, essere presa. -

- Ed io ti ho presa... ovunque tu andrai io ti prenderò, dolce sposa... -

- Intanto andiamo in camera... per non dare scandalo qui. -

- Si, e lì ti darò una cosa... che ho preso oggi. Ho subito pensato che fosse per te. -

- Che cosa? Oh, sono... curiosa! -

- Vieni davanti allo specchio... e lo vedrai, piccola! -

- Vengo... -
Fece la giovane impaziente.
- Ecco, adesso... mettiamo in mostra la tua bella pelle, mia sposa... e poi chiudi gli occhi... -

La giovane chiuse gli occhi, obbediente.

E Severus lasciò scivolare sul suo collo un gioiello, una corta collana di scintillanti pietre blu, che sembravano rilucere di propria fiamma.

- E' splendida! Bella, bella, bella... -
E gettò le braccia al collo dell' altro. Baciandolo.

Felice del bacio, e della gioia dell'altra, Severus la strinse forte. E poi rise.

- Lo sai chi ti amo? -

- Lo so... -

- E adesso?

- Ed ora... se tu lo vuoi... io lo voglio... - sorrise.

- Lo voglio... -
Ripetè l' altra in un gemito.

- E sia... -

Severus slacciò gli abiti della sua sposa. E si liberò dei propri. Si fermò ad osservarla, indossava ancora il suo dono, la collana di pietre lucenti.
- Quelle pietre non possono competere con il tuo fulgore, mia sposa, piccola mia. No... sei un sogno. Ed io ti amo... e desidero amarti come ogni uomo la sua sposa. Vita mia... -
Presto la coprì dei suoi baci pieni di passione, stringendola a tratti quasi con troppa foga, a tratti con un'infinita dolcezza, come se lei potesse essere tanto fragile da ferirsi. La baciò a lungo, senza tregua. E le sue mani scorrevano sul suo corpo.
- Ti amo... - mormorò ancora Severus - Non so altro, adesso, ti amo... e voglio iniziare e finire in te... non voglio esistere fuori da te, no... no. -
E la strinse più forte, e non disse più parola. Tacque, illuminandosi d'amore solo.

 

Voldemort fissava la giovane dormiente senza parlare. La sua era una felicità triste. Ma per nulla al mondo avrebbe voluto rinunciarci. E non desiderava cedere al sonno perchè ogni istante era per lui prezioso. Ma poi anche i suoi occhi si chiusero.
Quando il sole fece capolino tra le imposte chiuse della camera, Mac si svegliò. Voldemort stava dormendo ancora. Non lo svegliò. Ma rimase ferma ad osservare.
- Mia Dama Verde... - sussurrò l' uomo non ancora del tutto sveglio - mia... -

- Mio Signore... - mormorò la Dama, carezzandolo piano.

- La tua dolcezza... - Lord Voldemort scosse la testa come se non ci fossero parole - Sai cosa mi piacerebbe adesso, mia sposa, andare in giro per la città al braccio della mia Dama Verde. -

- Allora perchè non farlo? Rendiamoci presentabili, e andiamo, mio Signore!-

- Stavolta niente bacchetta magica... dovremo far tutto alla... maniera babbana. -
Commentò Voldemort. E sorrise.
- E non è un vantaggio? La rapidità della tua magia ci privava del piacere di aiutarci a vestirci, adesso, possiamo gustarlo. -

- Questo è... immensamente vero. Purchè rimaniamo fermi nel proposito di vestirsi... senza scivolare in altre piacevoli attività. -

La Dama sospirò - Credi davvero che io sia così... incapace di trattenere i miei istinti? -

- Potrei esserlo io. -

- C'è una brocca d'acqua gelida... lì. Ed un catino. Nel caso in cui... - sorrise - Ma è stranamente piacevole sentirti dire una cosa simile. Prepariamoci, senza indugi... -

- Siamo già quasi pronti, mi sembra. -
E dopo pochi istanti erano già pronti per uscire in strada.
Mac respirò profondamente - Allora, guidami, mostrami questo luogo... e non dimentichiamo il piacere di passeggiare solo per godere della vicinanza l'uno dell'altra. -

- Sbaglio o ieri qualcuno parlava di un bel fonte battesimale? Vogliamo dargli un' occhiata? -

- Ottima idea, mia guida, ti seguo. -

- Un' altra cattedrale gotica... i normanni ne hanno costruite un sacco sai? E tutte quasi uguali, alti imponenti scheletri di pietra. In Italia c' è indubbiamente più varietà. -
- In Italia c'è molta varietà... sei mai stato in Italia? -

- Sono pochi i luoghi dove non sono stato, mia cara. -

Mac sorrise - Lo immagino. E' che a volte... mi viene da ridere... babbana, e se volessimo infierire ancora, persino napoletana... si raccontano tante leggende sui miei concittadini... giuro che a volte rischio di soffocare per le risate, per come sei messo... -
- Prego? -

- Nulla, nulla... lascia perdere, mio caro... -

 

Gwillion sognava. Si trovava ad Hogwarts, in quella che sembrava essere un' altra vita...
- Devo essere io ad affondare il coltello... -
Le sussurrò Severus, le labbra di lui vicine alle sue quasi a toccarle.
La giovane era come incapace di muoversi.
- Ma non è questo il luogo. -
Mormorò il mago, e sorrise. Gwillion sentì la mano di lui che stringeva le sue dita.
- Vuoi... seguirmi, bambina? -
E si lasciò guidare, senza nemmeno conoscerne il motivo.
Severus chiuse la porta dietro di loro.
- Adesso sei qui... nella mia camera. E non è saggio, no, non è saggio. -
- Quali... quali sono le tue intenzioni? -
- Non è evidente? -
Rispose lui mentre giocava con i capelli della giovane.
- Non era questo che intendevo! - ribattè l' altra quasi con rabbia - Vuoi vendicarti di me? Per una frase che non era rivolta a te nemmeno? -
- E chi può dirlo? - fece l' altro con voce suadente - Resta e lo scoprirai. -
- Non è quando affonda che uccide realmente il coltello... - mormorò la giovane rivolta più a se stessa che al mago - ma quando viene estratto e lascia scorrere via il sangue e la vita.-
- Sì, è corretto. - mormorò Severus, le sue labbra protese a sfiorare il collo di lei - A meno che la lama non abbia colpito un organo vitale. -
E poggiò una mano sul petto della giovane ascoltando i battiti del suo cuore.
- Perché io? - sussurrò Gwillion quasi con disperazione - Perché... dimmi almeno cosa mi aspetta. Tutto questo ti serve a ridere di me, a cacciarmi come una sgualdrina... perché tanto non avrò comunque la forza di andarmene. -
Lo sguardo della giovane cadde per un attimo sulla propria mano sinistra. Avrebbe dovuto esserci qualcosa ma... non riusciva a ricordare.
- La tua paura - sibilò la voce dell' uomo nell' orecchio dell' altra - la tua paura risveglia i miei sensi. E sarebbe... crudele da parte tua andartene adesso. -
Gwillion non riusciva a parlare. Si era ritrovata tra il muro ed il corpo di lui. Come in trappola.
- E, perché tu, mi hai chiesto. Per il tuo sorrisetto di superiorità forse, la tua pretesa di dominare i miei pensieri come fossi solo una creatura inventata, per quella tua innocenza che mi attira, perché in me non c' è alcuna innocenza. -
La giovane deglutì appena. Bastava il tono caldo di quella voce a farla tremare.
Poi si sentì portare verso il letto, sentì l' altro che le toglieva i vestiti.
- Adesso le mie mani sfiorano i tuoi fianchi. -
Diceva lui. E non smetteva di fissarla con quei suoi occhi che le bruciavano l' anima.
- Adesso bacio la pelle nuda delle tue spalle. -
E il suo sorriso, era un sorriso crudele. La giovane sentiva la piega delle sue labbra sul suo collo.
- Adesso... -
Gwillion chiuse gli occhi.
- Adesso... -
La giovane giaceva, senza riuscire a pensare. E adesso? E adesso? Si morse un labbro.
- Adesso puoi prendere i tuoi vestiti, - disse Severus e c' era una sfumatura maligna nella sua voce - puoi prendere i tuoi vestiti... -
- E andarmene, sì, lo so. -
Completò lei in tono incolore.
- Sei troppo presuntuosa, bambina. Non è questo ciò che intendevo dire. Puoi prendere i tuoi vestiti e metterli nel mio armadio. L' armadio da cui è partita ogni cosa. Perché tu sei mia... - l' uomo strinse a sé l' altra - Tu sei mia e non ti getto via dopo averti dato un solo morso. Ti farò del male, e lo sai. Ma tu rimarrai qui, sino a quando io lo vorrò. -
- Sino a quando tu lo vorrai... -

 

Piton carezzò piano le gote della sua sposa, era bella, molto bella.
- Amore... - sussurrò.

Gwillion si svegliò di soprassalto. Quel sogno... perché era venuto? Perché continuava a sognare l' oscurità quando aveva un amore luminoso e puro?
- Severus... - mormorò - Stringimi forte. E lascia che ti racconti... i miei sogni. Perché c' eri tu. E non eri tu. E... -
E la giovane prese a parlare senza fermarsi. Smise solo quando ebbe narrato all' altro ogni cosa. Poi... attese.

Severus ascoltò, alla fine represse un tremito. Chiuse gli occhi, occhi sgomenti...
- E' questo ciò che io... sono per te, in realtà? Questo temi? -

- No! - esclamò la giovane mordendosi una labbro - Io non credo nulla di tutto questo. E non credo che il mio sogno volesse mostrarmi una paura nascosta. Ma un desiderio al contrario... un desiderio oscuro. E se ho paura di qualcosa in questo momento, si tratta forse di me stessa. -

- Oh, no... - disse Severus, mettendosi a sedere - Avrei dovuto saperlo... ti prego, non dire che è colpa tua... perchè forse quello è un mio desiderio... -

- E se anche fosse? - disse l' altra alzando il tono della voce - Diamine sogno di fare la vittima da molto tempo prima di conoscerti. E l' unico mio rimpianto è che ti sto facendo soffrire adesso. -

- Se anche fosse?! Se anche fosse... se io... se io scoprissi di avere ancora un simile desiderio... o se lo avessi avuto, all'inizio... lo sai cosa significherebbe? -

Gwillion scosse la testa sgomenta. Per me è solo un gioco penso, per me è solo un gioco, per te invece... ma non osava parlare.

- Se io... il mio equilibrio è solo apparente, te ne rendi conto? Eppure... eppure non posso fuggire da questo... -

- Perdonami Severus. Perdonami, davvero. Il tuo amore, il tuo amore che sento puro è per me la cosa più importante. E tutto vorrei meno che... -
La giovane non terminò la frase. Piangeva.

Piton scosse la testa, tirando a sè l'altra.
- No, non piangere... - disse con voce dolce e bassa, una voce quasi ipnotica - Non piangere. Il mio amore è puro, sebbene io non sia puro... -

- Non piango. Non piango più. Come potrei piangere tra le tue braccia? - la giovane strinse le mani dell' altro con tutta la forza che aveva - E la purezza... è un' astrazione. Tu sei... più di quanto io meriti. Non ti ho raccontato quel sogno per suscitare il tuo dolore. Ma perchè mi sentivo... quasi sporca. A cercare giochi che per te non potrebbero mai essere giochi. -

- No, non sarebbero giochi. Tuttavia... sono quasi sollevato che tu abbia fatto un simile sogno... -

- Sollevato? -

- Sollevato... che tu possa accettare persino la mia parte oscura. -

Gwillion annuì, e continuò ad annuire, in un movimento che era quasi tremante.
- La accetto, sì, la accetto e voglio accettarla. E poi... perchè credi sia capitata a Serpeverde? -

Severus sorrise -Ti amo... -

- Stringimi allora, stringimi forte. -

- E cosa sto facendo, piccola? Ma lo farò più forte... e più forte ancora... -

- Ti amo Severus. E tu non dimenticarlo mai. -

- Come potrei dimenticarlo? E' l'unica... l'unica cosa certa... -

- Sì, l' unica cosa certa. - disse Gwillion.
E la giovane sorrise.

- Già... ed ora? Vuoi far colazione, restare a letto, uscire, cosa? - chiese Severus.

- Vestiamoci intanto, e ricorda sempre una cosa. Quello che io ho sognato, tu avresti potuto farlo Severus. Avresti potuto. Ricordalo sempre. E lasciami i miei sogni, dunque, perchè sono innocui. E non c' è nulla di più bello di un amore contorto che muta il suo volto in luce. E' un dono che ho sin troppo caro. Ricordalo. -

- Lo ricorderò. Onestamente, dimmi, credi che io non lo sappia? Lo so. Tuttavia...è difficile essere quello che io sono, e non ti augurerò mai di arrivare pienamente a comprenderlo. Per cui perdonerai, forse, certi miei atteggiamenti... ma ti amo, tanto conta. Ed oltre questo... nulla importa... - disse Severus, alzandosi per vestirsi - Ma... solo questo e poi tacerò, se io avessi subito il fascino del male che è comunque in me... se allora avessi agito come nel tuo sogno... cosa sarebbe ora di te? -

Gwillion chinò il capo. Non disse nulla. Non riuscì a dir nulla.

- T' avrei mandata in pezzi. Avrei dovuto raccogliere il tuo cuore ed il tuo corpo che, prima o poi... sarebbero finiti in piccoli pezzi... distrutti dal mio veleno. E lo sai. Ecco il peso del male, ecco perchè il male è pericoloso persino in sogno, ed ecco perchè... ma spero che nessuno tra noi debba accorgersene. Mai... mai. -

- Mai. - ripetè Gwillion - Eppure... no, nulla. Nulla. Forse sono un' inguaribile ingenua eppure una parte di me è convinta che anche per quella storia ci sarebbe stato... un lieto fine. -

- Può essere, tuttavia m'è difficile crederlo... lo posso sperare... - sorrise.

Gwillion sorrise anche lei, timidamente.
In quel momento bussarono alla porta. Era uno dei servi della locanda.
- Il padre vi manda questa. -
E consegnò a Piton una strana boccetta.
C' era un biglietto. Per quei ridicoli capelli, diceva. Giustificherai il fatto che sono corti parlando di un voto. Ma il colore... è inaccettabile. R. M.

- Che diavolo! Raistlin... è... si impiccia sempre... -

- Però forse non ha tutti i torti, stavolta.

Severus le scoccò un'occhiataccia.
- E di che colore... -

- Di che colore cosa? -

- Di che colore dovrebbero essere i capelli, secondo Raistlin!? -

- Il colore naturale immagino, dato che li ho tinti. -

- E... sarebbe? -

- Castano, quasi uguale a questi. -

- Per fortuna! Per un attimo ho temuto... -

- Hai temuto cosa, prego? Vero che Giacomo chiama questi capelli color rosso semaforo... ma lui è cattolico. -

- Ho temuto che fossero... di un altro colore... -

- Prego? -

- Biondi... -

- Stile Fleur? -
Fece l' altra scoppiando a ridere.

- Stile Fleur... rabbrividisco! Santi Numi... -

- E allora non dire sciocchezze. Io bionda! -

- Ecco... mi sono rasserenato. Per un attimo... ho tremato! Piccola, credo che i nostri discorsi stiano scadendo... -

- Oh, è un rischio che correremo molte volte. Non si può sempre stare sul filo. Io almeno non ci riesco. -

- Ti confesso che, per quanto mi piaccia farlo credere, neanche io riesco a restare sempre sul filo... -

- Meglio così altrimenti mi verrebbe l' esaurimento per seguirmi. E ora mi aiuteresti con quel decolorante? -

- A... A... Aiutarti? -

- Vuoi che mi bruci gli occhi o riporti macchie ustioni e simili? Devi solo passarmi quella roba sui capelli, e poi aiutarmi a sciacquarli. Insomma sei un professore di pozioni o cosa? Fa finta che sia uno dei tuoi intrugli... e dato chi lo manda non sarà poi molto differente. -

- Ma se mi vedesse qualcuno!- sbottò Severus - Che aiuto a decolorar capelli! -

- Va bene, faccio da sola. Se poi mi sentirai urlare a causa della mia incapacità saprai di chi è la colpa. -

- Oh... ho capito! Vengo, dannazione! -

- Oh, da bravo... solo poi usciamo perchè non so come dovrei asciugarmeli questi capelli. -

- Da bravo... mi sento... stupido! Ma si, poi usciremo... -

- Fa finta che io sia un girino se ti fa star meglio. -

- Un girino... sai cosa faccio con i girini, io? Li trito... li essicco e poi li trito... -

- Uno che deve arrivare vivo alla fine della lezione. -

- Nelle mie pozioni ci va solo... roba morta! -

- E le cavie per provare le pozioni allora? Qualcuna sopravvivrà... o mi sbaglio? -

- No. Tasso di sopravvivenza uguale a zero. -

- Almeno uno è sopravvissuto. Ah già, ma quello era un rospo trasformato in girino. Pardon. -

- Uhm...- Severus inarcò un sopracciglio - Fai la brava... ho io il dosatore del decolorante... -

- Io faccio la brava! Sei tu che fai storie... -

- Io non faccio storie! Io sono un martire! -

- Intanto con questa roba abbiamo finito. L' acqua prego. Che poi vedrò di alleviarti il martirio. -

- Acqua in arrivo... -

 

Silvia si era svegliata e si affrettò a prepararsi se doveva essere puntuale... Indossò il vestito, si truccò leggermente e vide che nella scatola c'era una specie di copricapo dello stesso tessuto che sarebbe andato perfettamente, permettendole di lasciare i capelli liberi, ma senza che le cadessero troppo sul viso, dandole fastidio...
Per fortuna quando erano partiti da Diagon Alley indossava la catenina e gli orecchini d'oro, quindi con i gioielli era a posto... un'ultima occhiata allo specchio ed era pronta per scendere...

- Duchessa! -
Mormorò Black. Non c' era bisogno di altre parole.
- Aspettiamo Barthy ancora un po'. Poi andremo. -

 

Un battito. Un altro battito. Frequenti.
Cos'era?
Il suo cuore batteva. Regolare.
Suoni indistinti attorno...
Dov'era?
Perchè li sentiva?
Perchè non aveva raggiunto l'oblio della morte?
Dove aveva sbagliato?
Non vedeva. Era buio.
Scacciò ogni suono che rimbombava nella sua testa.
Erano solo ricordi di ciò che era.
Se ne sarebbe andato presto...

 

Narcissa Malfoy strinse ancora una volta la lettera che le era stata portata da uno dei gufi più veloci di Hogwarts.
Victor Lestrange le scriveva.
Percorse di nuovo, con gli occhi, la pergamena... imprimendosi tutte quelle parole in mente. Lucius era stato sottoposto all'operazione... aveva un cuore nuovo... un cuore nuovo... ma il suo cervello non sembrava reagire. Victor aveva concluso la missiva invitandola, se se la sentiva, a raggiungere il marito... e forse la sua vicinanza l'avrebbe aiutato a svegliarsi dal suo sonno... simile ad una seconda morte.
Narcissa si alzò quasi di scatto, sarebbe partita subito per Hogwarts. Lucius aveva bisogno di lei.

 

 

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