Capitolo Quarantuno

                                                           L’Ospitalità di Lalatte

 

 

 

 

 

- Quando recupereremo i nostri poteri... - mormorò Raistlin in un sussurro che solo l' altro mago riuscì a sentire - Mi piacerebbe tanto adoperare una certa formula su nostra santità. Una formula che dà gli occhi a clessidra. O forse preferiresti essere tu... -
- Che piacere vedervi! - esclamò Jeanluc - Senza dubbio pari al vostro, Berengaire. E adesso, le presentazioni.... -
Elencò i nomi degli altri con un sorriso distratto.
- Bruciate altre streghe, Berengaire? -
Disse poi con un sorriso.

- Ne bruceremo presto! - disse Berengaire con foga -Sporche concubine del demonio! Voi ridete, Lalatte! Ma esistono...e possa essere dannata l'anima di chi non approva le loro grida, le loro sofferenze! Voi sapete come le punisco, voi lo sapete? -
Severus trasalì... ancora morboso era lo sguardo di quell'individuo... era folle...

- Sarebbe interessante ascoltarlo. -
Commentò Voldemort.
- Già - aggiunse Raistlin - proprio l' argomento ideale, prima della cena. -

- Oh, non ne dubito! - fece Berengaire - Io le torturo... prima di bruciarle... frusta, bastone e ferri bollenti... ma poi a volte offro loro altri generi... ancora più... gradevoli... gradevoli per me... anche se diniego ai miei soldati di... capite? Tranne qualche volta... -

- Non posso che approvare. -
Commentò Voldemort con uno strano sorriso.

Berengaire si illuminò - Allora approva la mia ricerca per distruggere gli emissari del demonio?! E' meraviglioso. -

- Quella chi non potrebbe approvarla? Mi riferivo soprattutto ai suoi metodi. Li trovo... adeguati. - disse Voldemort.

- Certamente avrà modo di vedere uno dei nostri roghi... la inviterò, non appena ne avrò occasione...
In quell'istante entrarono nella camera Mac e Magdalene. -

- E' tutto a posto? -
Fece Jeanluc alzandosi.

- La signorina di là vorrebbe parlare con padre Majere... - disse Magdalene. Poi notò Berengaire -Oh, caro! -

- Mia sorella? -
Fece Raistlin alzandosi.
- Potete dirmi dov' è... e cosa succede? -
Disse poi a Mac.

- Non tema, padre, è di là, desidera solo parlarle... motivi religiosi... - disse Mac.
Magdalene, intanto fissava con amore infinito ed adorazione Berengaire.

- Andiamo allora. - disse Raistlin.
Voldemort frattanto fece un cenno alla sua sposa. Appena un cenno, ma carico del suo... amore.

Magdalene, allontanandosi di malavoglia, portò padre Majere da Gwillion, senza smettere di fissare Berengaire... sembrava avere occhi persino dietro la testa per osservarlo.
Mac osservava Magdalene che osservava... piuttosto stupita.
In quel momento uno dei servi di Lalatte... annunciò la Duchessa di Biancanube... e Barthy, Black e Silvia entrarono.

Silvia entrò con Barthy e Sirius, e poco non mancò che cascasse per terra dalla sorpresa.... Mac, Voldemort, Severus... che le pigliasse un colpo...
Eppure qualcosa le disse che avrebbe fatto meglio a non conoscerli, quindi li ignorò e saluto educatamente il padrone di casa e Berengaire...

 

Victor si morse un labbro. Andiamo sino in fondo, pensò soltanto.

Frank ricadde quasi all'indietro, la bocca aperta in un grido muto.

Victor incontrò lo sguardo dell' altro. Si morse un labbro quasi a sangue.
- E' venuto a... a prendere il resto?! - disse Frank con l'orrore negli occhi - Scappate! Scappate! - disse alla madre ed a Neville.
Gli infermieri sbarrarono gli occhi.
- Deve avere una ricaduta... -
- Uscite. - disse Victor con il tono di chi sapeva farsi comandare - Uscite tutti. Se mi ha rico... se crede di vedere in me uno dei suoi torturatori potrebbe essere terapeutico per lui sfogarsi. -

- Cosa vuoi da me? Cosa vuoi da noi... io non sono pazzo! Lo so chi sei... - biascicò Paciock - Una bacchetta... non ho neanche una bacchetta... -

- Lo sei stato. Per molto tempo. Adesso io non credo che tu lo sia. E non voglio niente da te. Ho preso già troppo mi sembra. Ma se ti metti a urlare... Victor Lestrange è qui! Victor Lestrange è qui... ti ritroverai di nuovo con la camicia di forza. -

Paciock si morse la lingua - Allora perchè sei qui... - disse, tremando.

- Le circostanze che mi hanno portato qui... o i miei motivi personali? -

- Perchè... perchè... - ripeteva Paciock.
-Gli spieghi...- disse la signora anziana.
- Non crede che certe notizie andrebbero date... con un minimo di calma? E sulla mia bocca poi... sembrerebbero, sarebbero, l' annuncio di una vittoria. -

- Gli dica tutto... - ripetè la signora Paciock, inflessibile.

- Sono passati quindici anni. D' altronde ti basta vedere tuo figlio per comprenderlo. Io per la maggior parte li ho trascorsi ad Azkaban. Se il pensiero può consolarti. Poi il mio Signore è tornato. E ha liberato me e mia moglie. Crouch l' aveva tirato di nascosto il padre tempo prima, ma questa è un' altra storia. Adesso Voldemort si trova ad Hogwarts. C' è stata una strage. E poi lui si è impossessato della scuola, sotto falso nome. Inutile specificare che nessuno sarebbe disposto a credere a questa versione dei fatti. Ora tra mangiamorte e figli di mangiamorte Hogwarts non era un luogo sicuro. Per questo ho deciso, io e Barthy in realtà... abbiamo deciso che era nostro compito vigilare sulla vita di tuo figlio. Almeno sino a che gli ordini del nostro Signore ce lo avessero permesso. E dunque sono stato io ad accompagnarlo quando si è dovuto recare a farti visita. -

Paciock cominciò a piangere, e non sapeva perchè, troppe cose, troppe cose...

Victor fissava la scena senza parlare.
- C' è altro che vuoi sapere? -
Disse poi bruscamente.

- Perchè? - Frank lo fissò con uno sguardo aperto - Perchè? Il motivo reale... perchè? -

- Per vedere cosa avevo fatto. Niente di più. Niente di meno. - disse Victor.

- Niente di più, niente di meno... Scopro oggi che faccia avesse mio figlio... Ho tremato ogni notte ed ogni giorno per quindici anni, mia madre ha dovuto sopportare il peso di tutte le mie disgrazie, mia moglie... è... e non c'entrava nulla... non sapeva, nè era negli Auror... niente di più... niente di meno... - mormorò Paciock.

- Cosa vi aspettate che vi dicessi. - rispose l' altro in un sibilo - Io sono quello che sono. E non posso essere altro. Perchè questa è stata la mia scelta anni fa. E non si torna indietro. -

- Volevo vedere cosa ho fatto... - disse Frank -Volevo vedere cosa ho fatto... non avrebbe significato nè bene, nè male... ma sarebbe stata una risposta esatta... -

- Non capisco la differenza con ciò che ho detto io. -
Disse l' altro come infastidito.

- Differenza nella bocca che ha parlato, nel pensiero, nell'idea... e se anche sragionassi... dopo quindici anni di tormento... inflitto da TE... posso anche permettermelo... -

- Si puoi permettertelo. Puoi permetterti anche di peggio. - Victor si morse un labbro - Se ti interessa saperlo è comune opinione che io sia venuto qui per auto torturarmi. Ma probabilmente nemmeno ci crederai. -

- Non so a cosa credere... - disse Frank - Credo a mia moglie che... a mio figlio che nemmeno ha parlato... e sono un estraneo per lui... non so che credere... -

- E' giusto. Dovete pensare a vostro figlio. Agli anni perduti. E tutti sappiamo che qui io sono... di troppo. -

- No... io volevo dire... - Frank si morse la lingua - Grazie... non andare ancora via... -
- Non devi ringraziarmi. Di cosa poi? -
Rispose l' altro pieno d' amarezza.

- Per mio figlio... grazie... -
- No. Niente ringraziamenti. Perchè basterebbe un ordine del mio Signore per cancellare quello... quel poco che ho fatto. E lo sappiamo entrambi. -

- Per adesso, grazie. Che poi tu lo cancelli o meno... grazie... -
- Grazie. I ringraziamenti non sono che parole. - disse l' altro scuotendo la testa - Non che voglia sminuire il tuo gesto. Ma sono io che non posso permettermi... -

-Se tu non vuoi accettarli, non farlo. Io dovevo e volevo ringraziare e lo ho fatto... - poi Frank fissò Neville.

Ma il ragazzo non riusciva a parlare. Fissava il padre con gli occhi pieni di lacrime.
- Figlio mio... ti prego... vieni da me... stringimi... -

Neville si gettò tra le braccia del padre.

E Frank lo strinse con la disperazione di quindici anni.

- Papà... papà! -

- Oh, mio figlio... eri un neonato l'ultima volta che ti ho visto... - singhiozzò Frank - L'ultima volta che mi ricordo di averti visto... figlio, figlio mio.... mio disperato figlio... ed ora ti aiuterò a non essere più disperato, lo giuro... -

 

- Tutto a posto... Gwillion? - disse Raistlin.
- Il rosario... io non so nulla di religione. Nulla! -
Disse la giovane in un sibilo.
- Mi sono appena esibita in delle visioni per stornare il pericolo e... -
- E' stata una mossa azzardata. Avresti dovuto dirmelo prima. -
- Di fronte a tutti? -
- Questo è vero. Possiamo sempre rimediare però. -
Mademoiselle sembrava distratta come se avesse la mente altrove. Gwillion sentì presto le conoscenze fluire dentro di sè. Delle conoscenze di cui avrebbe fatto perfettamente a meno.
- E speriamo che questo non ingelosisca il tuo sposo. Comunque meglio il rosario, te lo assicuro. Di là ancora un po' e assisteremo ad un seminario sui mezzi di tortura comparati... non so se mi spiego. -

- E adesso? -
Fece Gwillion.

- Raggiungiamo gli altri? -
Domando Raistlin a Mademoiselle.
- Seguitemi... - disse Magdalene.

 

Lord Voldemort fissò i nuovi arrivati con il suo freddo sorriso. Non era bene forse indicare ai loro ospiti il legame che li univa ai nuovi arrivati. Ed era certo che anche il suo servo avrebbe capito. Sugli altri... non sapeva se si potesse far affidamento.

Barthemius fece un inchino cortese - Sono onorato di conoscervi signori, signore... -
Severus si inchinò alla Duchessa - Signora... -
Mac salutò cortesemente Silvia come se fosse una perfetta sconosciuta.

- Piacere di conoscerla... - disse Silvia a Severus... questa poi era da annale... Severus che si inchinava a salutarla... e rivolse anche a Mac un sorriso molto freddo e cortese, degno di una vera duchessa, altera e nobile.
Bisognava ammetterlo, era divertente come situazione...

 - Adesso che siamo tutti qui potremmo mangiare, o mi sbaglio? - disse Jeanluc Lalatte - Oggi padre Berengaire non è di digiuno... ma del resto non lo è mai quando viene in visita da noi... -

- Solo perchè ho il buon senso di non venire in giorni di digiuno! - osservò, piccato, Berengaire.

- Dovreste dirmi quali sono allora. Io credo che sarebbe un piacere invitarvi... ed aiutare la vostra santità facendo il ruolo di tentatore... -

Berengaire non rispose, ma si limitò a continuare a fissare avidamente la Duchessa e le altre donne presenti.

- Ma forse voi preferite altre tentazioni... -

- Cosa dite! - Berengaire si segnò - Come vi permettete, Lalatte! Pensate a voi! Voi siete senza dubbio esposto ai pericoli dell'Inferno! E forse i vostri ospiti non gradiscono più simili conversazioni irriguardose! -

- Suvvia, stavo solo scherzando... stavo solo scherzando. - disse Lalatte.

- Scherzavate?! Sapete che il potere del clero e della fede è ancora più forte di quello della nobiltà... Lalatte... e quasi mi rovinate l'appetito. -

- Non avrei mai osato tanto... se avessi saputo di correre un simile rischio. Rovinarvi l' appetito! -

Berengaire non disse nulla. Mangiò in silenzio per lungo tempo, e presto avrebbe detto addio a quell'idiota di Lalatte.

- Ma qui la conversazione langue! - esclamò Lalatte - Nessuno che voglia dire qualcosa? -

Severus non era propenso a parlare, non lo era mai stato, e tacque.
Mac era soprappensiero... e d'altra parte forse nessuno voleva sentirla parlare.
Berengaire era offeso e taceva.

Gwillion aveva una sua filosofia. Meno parlo e meglio è. Speriamo solo che Mademoiselle non tiri fuori la storia delle visioni. E poi doveva combattere con certi versi di preghiera che le ronzavano in testa.
- Qualcosa ti turba, mia sposa? - sussurrò Voldemort a Mac - D' altronde forse c' è di che essere turbati. -
In quel momento Raistlin se ne uscì fuori con una qualche dotta e astrusa questione teologica. Evidentemente per sondare la preparazione di Berengaire. Gwillion si sentì girar la testa. Specie quando si accorse che riusciva a seguirlo.

Berengaire guardò disturbato il giovane prete, aveva deciso che lo odiava.
- I giovani dovrebbero tacere, ed io ora vi lascio... Duchessa, i miei omaggi... - e si alzò precipitosamente, uscendo, quasi imprecando.
- Ma no... oh, è colpa tua, fratello! - piagnucolò Magdalene, e corse via, in camera sua.
- Turbata... perchè mai? - mormorò Mac, e sorrise.

Non si trattano così gli inviati del Vaticano. Pensò Raistlin con un sogghigno. Berengaire non avrebbe avuto vita facile. No, non la avrebbe avuta.
- Pensierosa forse. -
Sussurrò Lord Voldemort.

- Pensierosa, forse. Del resto sai che lo sono... - sussurrò Mac.
Severus fissò Lalatte - Sembra che possiamo rilassarci ora... -

- Padre Majere... lei trova i miei discorsi irriguardosi? -
- Irriguardosi, forse. Ma ciò è un pregio per me. -
- Allora possiamo davvero rilassarci. -
- Molto bene! - fece Severus - Possiamo davvero essere tranquilli! -
- Eppure non dovremmo essere così scortesi con padre Berengaire. - obbiettò Voldemort - Dal momento che il prete ci ha invitati ad un rogo. Ma non ha ancora specificato se con la semplice veste di spettatori... -
- Forse mr Riddle è la persona più amabile tra noi... o forse si tratta di una questione di... affinità elettive... - mormorò Raistlin - Ma non mi è sembrato comunque che Berengaire mostrasse antipatia nei suoi confronti. -
- Povero fratello mio. - fece allora Gwillion - Gli odi te li vai proprio a cercare. -
- Io non direi. - fece LaLatte - Ma forse sono di parte, perchè si sa... il nemico del mio nemico è mio amico. -

Severus ridacchiò, ed alzò un calice - A Berengaire... alla sua salute o alla sua... quello che sia! -
- A Berengaire! - mormorò Mac, alzando il calice.

- A Berengaire. - ripetè Raistlin - A una sua rapida luminosa ascesa... verso il regno celeste. -
- Come posso non partecipare a un simile brindisi! - esclamò Lalatte - Ma non sarà un po' di cattivo gusto... -
- Se mescolassimo del veleno al suo vino, questo sarebbe di cattivo gusto. - obbiettò Gwillion con un sorriso - E se non brindo è solo perchè sono astemia. -
- Quella sarebbe una finezza - disse Voldemort con un sorriso - ed i provvedimenti di cattivo gusto non li ritengo adatti a questa tavola. -
- Certo ne avete di fantasia. - sussurrò Raistlin - Nessuno lo penserebbe mai in una persona così tranquilla. -
- Allora, brindiamo? - fece Choveloù - E poi potrei cantarvi qualcosa. Contro Berengaire direi, se non fosse troppo banale. -

- Ottima idea, Choveloù! - disse Severus.

- Maluron Malurette... -
Iniziò Choveloù. Gwillion batteva il tempo con il piede. Ovviamente conosceva la canzone. Ma lì la cosa rientrava semplicemente nel calcolo delle probabilità.
- Tu che ne pensi, Mariacarla? -
Bisbigliò Voldemort.

Severus fissava Gwillion sorridendo, e presto la imitò nel seguire il tempo, battendolo con le mani.
- Cosa ne penso di Berengaire? - disse Mac - Che una lumaca schiacciata non potrebbe essere più viscida e disgustosa. E che... non so perchè... credo sia pericoloso, non solo per il talismano... -

- Io veramente dicevo della canzone. Non citerei mai un argomento di discussione disgustoso come quel prete. -

Mac sorrise - Eppure ci interessa quel prete. La canzone è molto bella. -

- Ci interessa... e poi non parlare di lumache. Domani Jeanluc mi ha detto che mangeremo escargots. -
- Ottimo! -
Esclamò Gwillion. E sorrise. Choveloù aveva cominciato un' altra canzone.

- Lumache... - sospirò Mac - Come sono felice... -
Barthy, al suo fianco sospirò ancora più profondamente - Le odio... mormorò... le trovo disgustose... io non posso mangiarle! -
Piton, che era volto ad osservare la sua sposa, aveva sentito. Si voltò, e l'espressione sul suo volto tradiva il pensiero che era passato per la testa anche di Barthy e Mac "Disgustose!".
- Le mangeranno loro... - borbottò la Dama a Black, e poi fissò Piton e mosse appena le labbra, perchè lui leggesse i movimenti, e comprendesse "Vorrei aver buttato tua moglie giù dalla Torre quando potevo... lumache... e... e..." sorrise.
Piton scosse la testa, e ridacchiò. Adesso Mac scherzava... non c'era di che preoccuparsi... ma... lumache... e poi... Severus storse la bocca... gli dava fastidio che Voldemort e Gwillion condividessero il gusto per quelle bestie da pozioni!

 

Berengaire si era ritirato nei suoi appartamenti. 
Era furioso.
Era più che furioso. Fremeva dalla rabbia... e dal desiderio. Il giovane prete lo aveva irritato, ma la giovane Duchessa italiana... Berengaire si disse che doveva smetterla... o che doveva trovare il modo di averla... poi vide una cosa, una lettera proveniente da un amico sacerdote di St. Brieuc, che era stata portata mentre lui non c'era. La aprì e lesse... la lesse più volte e poi la gettò sul tavolo. Sembrava che non potesse aver vendetta... tra le altre cose, la missiva lo avvertiva di prendere con le molle padre Majere, inviato del Vaticano... che poteva dargli potere e fama...
Berengaire sospirò. Avrebbe voluto andare a fare una visita alle prigioni, appena tornato alla sua abbazia... doveva sfogarsi... su qualche prigioniero. Sospirò... avrebbe atteso il momento adatto...

 

- Io mangio di tutto, - disse semplicemente Voldemort - non ho detto di avere un particolare amore per lumache e consimili.

Mac ridacchiò - Oh, capisco! Un giorno mi dirai quale sia il tuo cibo preferito, allora. -

- Lo conosci, lo conosci molto bene. Da una vita direi. -

La Dama sorrise.

- Cercherò di portare a tavola anche qualcos' altro. - promise il nobile - A mia sorella verrà una crisi, ma che importa. -

- Sua sorella...-  rifletté Mac ad alta voce - Mi spiace per lei... è corsa via, a chiudersi in camera... -

- Oh, ma lei è contenta quando può far scena. -

- Oh, io lo spero. Mi dispiacerebbe saperla troppo turbata.-

Mentre gli altri parlavano, Severus tornò ad osservare Gwillion che portava il tempo battendo un piede.
- La mia sposa adora questa musica! - disse, a nessuno in particolare, sorridendo.

Silvia a momenti si strozzò col boccone che stava inghiottendo aveva capito "sposa"? Severus e Gwill non potevano essersi sposati... eppure lo sguardo così felice di lui, era così pieno d'amore che non poteva non essere così... e poi facendo correre lo sguardo sulla mano di Severus vide un anello, e anche su quella di Gwillion... quindi doveva essere vero...
- Sarete di sicuro sposi novelli... - disse Silvia leggermente sarcastica - La sua sposa è così giovane... -

- Si, è la mia sposa novella... - disse Severus, ignorando il tono di Silvia. Se c'era provocazione nelle sue parole... la avrebbe ignorata.

Silvia decise che era meglio lasciar perdere... provocare Severus di fronte a gente che non sapeva si conoscessero non era prudente, e per oggi aveva già avuto abbastanza prediche.
Tornò quindi a mangiare, gettando un occhio a Mac e Voldemort... sembrava molto più giovane e in salute... e conversava piacevolmente... se non avesse saputo quello che sapeva di lui avrebbe anche potuto trovarlo simpatico...
Notò inoltre che spesso volgeva delle occhiate furtive a Mac, occhiate che sembravano perfino d'amore...
Possibile che il mondo fosse capovolto? Severus sposato, e Voldemort innamorato? Mah... meglio continuare a mangiare... prima che arrivasse qualche altra sorpresa.

Gwillion strinse una mano del suo sposo. Abbassando lo sguardo.
- C' è gelosia nell' aria... -
Sussurrò Voldemort alla Dama Verde. Come se la cosa lo divertisse.
Severus sorrise alla sua giovane sposa, senza nulla dire.
- Non è gelosia... - mormorò Mac - E' rimpianto... -

- Rimpianto? -

- Si - mormorò la Dama - Rimpianto. Perchè Severus... era colui che lei voleva, all'inizio. Io credo... credo sia questo. Ed il rimpianto ha generato l'irritazione. -
- Interessante... -
Non potè fare a meno di dire l' altro. Poi alzò le mani, in un gesto quasi di scusa.
- Interessante... - ripeté la Dama, e sorrise. Non sorrise per ciò che stavano dicendo o che avevano detto, sorrise solo per Voldemort.

- Cosa facciamo. - disse poi Jeanluc - Ci ritiriamo? Domani ci aspetta una lunga giornata... sapete del pellegrinaggio, non è vero? -

- Pellegrinaggio... - mormorò Severus, e, chissà perchè, lo sguardo gli cadde su Gwillion.
- Allora, forse, dovremmo ritirarci... -

- Credo anch'io che sia una buona idea... - disse Silvia, che non avrebbe sopportato ancore di restare lì. Si rivolse al nobile Lalatte... - Crede mi sia possibile fare due passi prima di coricarmi? Questo posto illuminato dalla luna dev'essere meraviglioso, e non vorrei perdere l'occasione di visitarlo... - disse; in realtà aveva solo voglia di restare un po' da sola.

- Un pellegrinaggio... dove? -
Domandò Gwillion non troppo entusiasta.
- A Mont San Michelle. In barca. -
Rispose l' altro. E subito sul volto della giovane tornò il sorriso.
- E' proprio una turista incallita. - mormorò Voldemort - Ma San Michelle piacerà anche a te, mia Dama. -

- Conosco quel luogo... non sono proprio una sprovveduta! - disse Mac.
- Allora... domani sarà un giorno interessante. Ed ora ci ritiriamo in camera...- disse Severus. Salutò e ringraziò il nobile Lalatte e con Gwillion si avviò alla camera che era stata loro assegnata.
Quando furono soli, sorrise alla sposa e - Cosa ne pensi? - chiese.

- Penso di cosa? - Domandò Gwillion.
- Di tutto! Lalatte, sua sorella, Berengaire, di domani! - sorrise Severus.

- Da dove comincio. Lalatte è simpatico, la sorella la ucciderei. Berengaire peggio. Domani... odio i pellegrinaggi ma adoro Mont San Michelle... e quando ci sono andata io si doveva camminare in fila indiana per la folla. -

- Capisco! Domani, quindi, avrai una gioia... libera dai turisti! - Severus rise e passò una mano tra i capelli dell'altra.
- Ci saranno i monaci però. -

- Beh... non si può aver tutto! -

- Mai detto il contrario. -

- Ed ora, piccola... sei troppo emozionata per domani? O vuoi pensare anche un po' a me?

- Quanto a te... ho un rimprovero da farti. -
Disse l' altra con un' espressione maliziosa.
- E di che mai si tratterà! - disse Severus, pensoso - Cosa, piccola? Che ho fatto io, stavolta? -

- Io credo che il capo casa di Serpeverde abbia il dovere di istruire i nuovi arrivati sui loro compiti e i loro doveri... e non mi sembra che tu abbia compiuto molti sforzi al riguardo. -

- Oh... questo... forse... allora dovrei istruirti. Sei pronta? E' una lezione difficile, piccola... - disse Severus, avvicinandosi.
- Questo la rende più preziosa, mi sembra. -
Rispose l' altra con estrema serietà.

- Prima lezione... sono stato per lungo tempo il responsabile della Casa di Serpeverde... mi devi obbedienza.. - la voce era quasi un sibilo - Lo sai? Lo farai? -

La giovane annuì. In un altro momento avrebbe protestato. Adesso, di fronte alla voce dell' altro riuscì solo ad annuire.
- Sei una brava allieva, allora. Come credi di poter dimostrare il rispetto che devi al tuo insegnante? -

Gwillion si avvicinò.
- Attendo solo un ordine. -

-Ti ordino di mostrarmelo. -

Gwillion annuì. Senza dire una parola iniziò a spogliarsi.
- Io ti offro obbedienza, rispetto... e tutto quello che sono. -

- La tua risposta mi piace... ma fermati... questo spetta a me... - e sorrise, mentre finiva di svestirla -Ora aiuta me. -

- Come desideri e ordini. -
Mormorò la giovane in un filo di voce. E poi...
- Adesso... qual è la seconda lezione? -

Severus sorrise.
- Perchè credi che questa Casa abbia un serpente come sua insegna? -

Gwillion arrossì. Arrossì e preferì non dir assolutamente nulla.
Severus sorrise - Perchè arrossisci, piccola? Adesso dovrei comportarmi come un severo professore e punire la tua malizia. Non c'era malizia nella mia domanda, non ve n'era... Ma forse tu hai desiderato vedere qualcosa, dare un senso particolare a qualcosa... ed io cosa posso fare? Alla fine io non sono più un professore, adesso sono solo un uomo... -
E Severus fece reclinare, delicatamente, la sua sposa sul letto, e la fissò - Te, o dea, te fuggono i venti, te le nuvole del cielo, e il tuo arrivare; a te soavi fiori sotto i piedi fa spuntare l'artefice terra, a te sorridono le distese del mare e placato splende di un diffuso lume il cielo... sei la mia dea, mia sposa... qualunque cosa tu creda o dica... io non posso punirti, no. O forse è il mio amore la tua punizione... - E si chinò a baciarla.

- Una punizione... terribile. -
Sussurrò la giovane, con la voce carica di desiderio.

Severus sorrise, lentamente. Un mezzo sorriso, mentre i suoi occhi scintillavano, e pose un dito sulla bocca dell'altra, come per chiederle di tacere. La osservò per qualche istante, reclinando la testa, come se fosse soprappensiero. E infine la strinse, e la baciò con una passione sempre nuova, mentre le teneva imprigionate le mani, nelle sue.

Gwillion sbarrò gli occhi, mentre un brivido le attraversava il corpo. Riuscì appena a fare un cenno d' assenso col capo.
-Sai che sento di poter diventare pericoloso...quando sono con te?- mormorò Severus, allontanando un attimo la bocca da quella dell'altra.

Gwillion si morse un labbro, temeva che una sua parola avrebbe potuto... rovinare ogni cosa.
-Taci... hai forse paura di me, adesso?
La giovane scosse la testa. E sorrise. O almeno cercò di farlo.
Severus la fissò con un'espressione indecifrabile. Incurvò appena le labbra in un sorriso sghembo, e tornò a baciarla. E continuava a mantenere gli occhi socchiusi, fissandola senza mai allontanare lo sguardo dal suo volto, dalla sua pelle bianca. E, nella luce delle candele, sotto le palpebre socchiuse, gli occhi neri di Severus scintillavano, come due finestre aperte sulla sua anima, completamente messa a nudo. E Piton sapeva che, solo per la sua sposa, aveva rivelato l'intera vastità del suo mondo. La complessa profondità dei suoi sentimenti. Il suo amore, la sua passione. Si fermò ancora un attimo a guardarla, e sembrava preda della febbre, con gli occhi ardenti di passione...

Gwillion fissava l' altro come ipnotizzata. Avrebbe voluto perdersi negli occhi dell' uomo. Perdersi completamente.
Severus prese una mano dell'altra, la strinse per qualche istante, poi iniziò a baciarla, a morderne le punte delle dita...
Gwillion continuava a tacere. Io sono sua, io sono sua... le diceva la mente.

Severus depose, delicatamente, la mano della sua sposa. E poi la osservò.
- Adesso, sarai mia... - mormorò, e si chinò a baciarla, a stringerla... a stringerla così forte che non potesse fuggire.

L' uomo la stringeva forte e Gwillion si lasciò sfuggire un breve urlo, più di sorpresa che di dolore.
- Sarò tua... - bisbigliò poi, fremente - non attendo altro... il mio animo già lo possiedi, vieni dunque a... prendere il resto... -

- Si, è così... - sussurrò Severus, e sorrise, mentre lui e la sua sposa sprofondavano tra i cuscini.
- E' così... - ripeté, ma la voce non era che un soffocato ed indistinto sibilo.

Gwillion non disse nulla. La stretta dell' altro quasi le faceva male, ma erano più i suoi occhi ad intrappolarla.
Severus non smetteva di fissarla, non voleva smettere... era un desiderio quasi... quasi crudele, pensò... non voleva smettere di trafiggerla con il suo sguardo.

Quegli occhi... occhi di tenebra, occhi di ossidiana... vorrei smarrirmi in quegli occhi, pensò la giovane, per non più tornare...

Severus si costrinse a respirare... l'intensità del momento rischiava di soffocarlo. Come se non avesse più bisogno di respirare... come se non avesse più bisogno d'altro... solo di lei, solo di lei... solo in lei poteva estinguere la sua sete, ma era quasi un tormento... perchè dopo aver placato la sete... questa tornava più forte, sempre più forte...

Occhi, occhi taglienti come coltelli, occhi che affondavano cercando la sua anima... Gwillion non riusciva a parlare... non desiderava parlare. Desiderava solo quegli occhi neri.

Severus desiderava confondere la sua anima con quella dell'altra... la strinse, la strinse, per diventare una sola cosa.

 

- L'energia e la magia sono simili, io credo che la magia sia una forma di energia... - disse Kikka - tuttavia l'energia babbana è generata dalle centrali che sfruttano la combustione di alcuni materiali, la magia... - non lo sapeva non aveva mai avuto a che vedere con la magia ma aveva una strana sensazione...

- Molto interessante! - disse Fred -Papà ne sarebbe entusiasta! Allora voi babbani... non siete... proprio... arretrati... -

- Arretrati? Scherzi! quando andremo nel mio mondo vi farò usare tutti gli oggetti che a voi sembrano strani o inutili. -

- Quando dici tu - fece Draco - basta lasciare Diagon Alley. .

- Nessuno di voi si muoverà da qui finchè severus e gli altri non tornano... siete sotto la mia responsabilità, e io ci tengo alla pelle... - disse Lupin serio.

- Ci tiene alla pelle - disse Draco con un sogghigno malefico - E siamo tre contro uno, che ne dite? -

 

- Severus... - mormorò la giovane... dopo quelli che parvero secoli - ancora non mi hai detto... la risposta alla domanda che io ho puerilmente frainteso.

- Tu volevi fraintenderla...- mormorò Severus.
- O forse tu... volevi che la fraintendessi. -

- Può essere... ma tu che risposta daresti, senza malizia? -

- La passione del fondatore per i serpenti e la sua rettilofonia mi sembrano un po' troppo banali come risposte. Quindi non ne ho idea. -

- Tuttavia può essere che fosse quella la risposta... - disse Severus, con un curioso ghigno.

- No! Non può essere! -
Fece l' altra, sgomenta.
- E se lo fosse? Se fosse proprio quella? Una semplice domanda... fin troppo semplice. -

- Immagino ci sia una lezione profonda dietro. -

- Immagina quello che vuoi. Ti lascio immaginare ciò che vuoi stasera, piccola... -

- Solo stasera? -
- Stasera in maniera particolare... stasera è stato... speciale, e non so neanche io come mai... ma sei più bella. -
- Forse l' idea delle chiocciole? -

Severus fissò storto l'altra.

- Non capisco perchè ti disgustino tanto. Tu le maneggi giornalmente... -

- Nelle pozioni... ma... cibarmene... è orribile. E temo che non vorrò più baciarti dopo... dopo che le avrai mangiate tu... -

- Sai come si dice nella mia terra... fimmini a vasari e babbaluci a sucari nun ponnu mai saziari. E a me ricordano la nonna che me le faceva sempre quando ero piccola. Che ci posso fare... -

- Tradurresti...ti prego? - disse Severus, confuso.
- Donne da baciare e lumache da succhiare non possono mai saziare. -

- Sulle donne posso essere d'accordo... ma le lumache... oh, no, no, no... -

- Mmm davvero non mi bacerai più? -

- Se mangi lumache... - Severus socchiuse gli occhi -Beh, vedremo, piccola... -
Gwillion sorrise. E poggiò il capo sulla spalla dell' altro.

- Buonanotte, piccola... - mormorò Severus.

 

- Io ho l' ordine di riportare il ragazzo al castello - mormorò Victor - è giusto che lo sappiate sin d' ora. -

- Riportarlo al castello... dai mangiamorte... - mormorò Frank. Poi fissò Neville; sapeva di non potersi opporre...lo sapeva, ma...voleva almeno essere certo che suo figlio potesse sopportare quella particolare situazione.
- Mi sono svegliato dopo quindici anni... per capire che tutto quello che ho fatto è inutile... - mormorò Frank.

- La battaglia ancora non è stata vinta. - disse l' altro seccamente - Il che vuol dire che potremmo rincontrarci là fuori, e ucciderci a vicenda. Ma che... quelli come voi hanno ancora una speranza. Per quanto labile. -

- Una speranza... adesso devo chiedermi io... se voglio ancora essere un Auror o no... - Paciock si morse le labbra - Ma si, credo di si... -

- Certo non sono la persona più adatta a dare consigli al riguardo. Informazioni sì. Specie quelle che potresti ottenere da altre fonti. -

Frank fissò Victor, e sospirò.
- Anche gli Auror non sono più come erano un tempo... non che la cosa mi dispiaccia. Ma Crouch... questa è una bella storia. E' finito in disgrazia dopo aver mandato il figlio ad Azkaban... e gente come Moody invece è stata forzatamente mandata in pensione.

- E' incredibile... dover apprendere le cose perse in tanto tempo... in così poco... -

- E di Sirius Black ti ricordi? -
Fece Victor con un sorriso storto.

- Si... si... aveva tradito i Potter... -

- No che non li aveva traditi. E' questo il bello. Non li aveva mai traditi. E ancora adesso viene accusato di essere un mangiamorte. Mentre invece combatte contro di noi. Sono in pochi a sapere la verità. Molto pochi... -

- Cosa?! - chiese Frank, e scosse la testa.

- E' come ti ho detto. Puoi chiedere conferma al tuo vecchio amico Arthur Weasley quando sarai fuori di qui. Lui è tra i pochi che sanno. -

- Arthur... quanti anni... quanti ricordi... -

- Ha perso due figli. Uno ucciso dal mio veleno. L' altro corrotto da quello di Voldemort. -

- Due figli... pensò Frank - Chi... quali figli? -

- Il penultimo, che aveva l' età di Neville. E Perceval Weasley. Giovane disgustoso. Sembra che il suo unico pensiero sia la carriera politica andata in frantumi. -

Paciock scosse la testa - Ronald... mi ricordo quando è nato... e l'altro... oh... -

- Il mondo è strano. Indovina chi ci ritrovi invece, dall' altra parte a combattere contro di noi? -

- Chi? -

- Pensa agli altri ragazzi nati quell' anno... -

- A chi ti riferisci... i figli di diversi amici nacquero... e quello di un nemico... -

- Draco Malfoy appunto. Suo padre ha tentato il suicidio... per lasciarlo libero. E lui sembra esserlo davvero adesso. -

- "Sembra"? -

- La cosa non fa piacere dalle mie parti... puoi immaginarlo. -

- Lo immagino... -

- Ci sono altre domande? -
Disse l' altro bruscamente.

Frank lo fissò, quasi stupito.
- No... no... -

- Silente al momento vaga sotto forma di usignolo - continuò l' altro imperterrito - e Severus Piton... -
Victor si fermò come per osservare l' espressione dell' altro.

Paciock guardava Victor con uno sguardo che a volte si faceva incredulo, altre cupo, altre ancora speranzoso... ma sempre velato di tristezza.

- Severus Piton è un altro che viene accusato ingiustamente. L' unico mangiamorte che abbia osato voltare le spalle al proprio signore... beh, a parte Karkaroff che è solo un codardo in fuga... viene accusato della morte di quei ragazzi. -

- Piton... i dubbi di Piton... Silente ne era certo, allora... che non fosse davvero crudele. E Karkaroff... l'ultima volta che lo ho visto era ad un processo... -

- E' sparito. Attende tremante il momento in cui il mio Signore andrà a cercarlo. E se ti ho detto di Piton... è perchè il mio Signore lo vuole vivo. Sarebbe assurdo vederlo ucciso per sbaglio. -

- Ucciso per sbaglio... e lo dici a me? Quante probabilità credi che io possa avere... di, di... -

- Uscirai presto di qui. Purchè tu non dia in escandescenze gridando al mangiamorte... perchè credi che ci abbiano fatto venire i medici? -

- Uscire di qui... - Paciock era quasi spaventato - Mia moglie... devo vedere mia moglie... -

Victor gettò un occhiata verso la madre dell' uomo. Come a chiedere il suo parere.
- Frank... - disse l'anziana signora.
- Io devo vederla! -
- Ma lei... lei... lei non sta bene... -
-Non sta bene?-
Paciock fissò Victor.

Victor scosse appena il capo.
- Cos'ha lei? Perchè non posso vederla? -

- Se vuoi vederla. Aspetta almeno. - Victor chiamò uno degli infermieri e dopo aver confabulato alcuni istanti con lui tornò a voltarsi verso l' ex Auror - Stanno andando a vedere se è... in condizioni di ricevere visite. -

Paciock fissò Victor con sguardo spento - Sta male? -

- Non è a me che dovresti chiedere. Io l' ho vista solo pochi secondi in fondo. -

Paciock fissò Victor, per un solo attimo, con rabbia - Se lei è qui... se lei è qui... è a te che dovrei chiedere. A te... non era un'Auror. Non sapeva nulla. A te devo chiedere... e Dio mi perdoni per ciò che provo adesso. -

 

- Sprovveduta? Non intendevo questo. -
Rispose Voldemort con il suo sorriso.
- Andiamo anche noi, intanto? -

- Lo so che non intendevi questo. Andiamo anche noi. -

- Con estremo piacere. -

E Mac prese il braccio del suo sposo e si avviarono alla loro camera.
- Sono adirata con te, oggi... - disse allegramente Mac.

- Adirata? -

- Adiratissima... e non ti dirò perchè! Dovrai indovinarlo, ma, infondo... anche se non lo farai... non importa! - rise la Dama.

Voldemort non disse nulla. Prese l' altra tra le braccia e la baciò.
- Mi sembra un ottimo modo per eludere le domande. Spero concorderai, mia dama.

- Si... è un ottimo modo... ottimo. Amore mio... -

- E adesso che siamo soli... sai a cosa stavo pensando? -

- A cosa, mio Signore? -
- Intanto via questi vestiti... - mormorò l' uomo lasciando che il freddo della sera toccasse la pelle nuda della giovane - E poi... -

- E poi... mio Signore? -
L' uomo sfilò con un gesto delicato la retina che tratteneva i capelli della donna. I capelli di lei ricaddero disordinatamente sulle spalle, e l' altro sorrise.
La Dama ricambiò il sorriso, senza smettere di fissare l'altro negli occhi.
Lord Voldemort baciò i polsi della donna, poi risalì lungo il braccio con un dito, verso la nuca di lei.
- Siedi per favore. - mormorò - C' è una storia... un racconto fantastico del nostro secolo... di un' armatura animata dallo spirito del cavaliere perfetto, puro metallo e corpo fatto d' aria. - l' uomo aveva sollevato i capelli della sposa e baciava lentamente il suo collo - Ora questo cavaliere dovette passare una notte con una splendida dama e pur senza uscire dalla sua armatura, poiché nulla era se non armatura, seppe mostrare alla donna le regole dell' amatore perfetto. E intrecciava i suoi capelli con maestria incomparabile... Le tue chiome sono così belle che mi vien voglia di fare lo stesso. -
E l' uomo stava intrecciando i capelli della donna in complicate trecce e nodi, ma le sue labbra si fermavano a tratti sulle spalle e la schiena.
- Sei bellissima... - sussurrò poi - lasciati ammirare... e in fin dei conti... io non ho alcuna armatura. O se l' avevo... adesso non posso indossarla. -

La Dama sospirò, tenendo gli occhi socchiusi, rapita dalla voce dell'altro, dai suoi gesti.

- Sei stupenda. Vorrei che ti vedessi riflessa in uno specchio. Prima che i nostri giochi tornino a scomporre i tuoi capelli. -

- Mi vedo riflessa nei tuoi occhi. Sono bella attraverso i tuoi occhi, adesso credo che sarò sempre bella, attraverso i tuoi occhi. -
Poi l' uomo sorrise. E lasciò che le sue mani guidassero l' altra a stendersi sul letto. Passò ancora una volta le dita tra i capelli della donna, per poi scivolare lente sul viso e sul collo.
- Perdonami... io... ti amo... -

- Perdonarti... cosa? -

- Perdonami il mio amore. Ti amo più di... più della mia vita. Più d'ogni altra cosa... -
- Perdonare cosa? Se anche io ti amo... almeno in questo sogno fatato che gli dei ci hanno dato.

- Perdonami il mio amore...- mormorò la Dama - Perchè so che soffrirai. Ti prego, perdonami... - disse, e intanto accarezzava il volto dell'altro, con una dolcezza quasi disperata -Di me non mi importa. Ma tu perdonami... e perdona il mio egoismo se ti supplico di amarmi fino a quando potrai, fino a quando durerà il sogno, di ripetermi che mi ami... ma io ne avrò bisogno, per sopravvivere poi, Amore mio. Ti amo, e perdona il mio amore... ti amo... -

- Ho scelto io di amarti. Non dimenticarlo. E' stata mia la scelta. Mia. -
Rispose l' altro in un sussurro. Ma adesso non desiderava parlare, no, non desiderava parlare. Perchè le parole sarebbero state cariche di dolore.
Mac sorrise appena. Percorse con le mani il corpo dell'altro, senza smettere di osservarlo.
- Pensavo alle lumache... sai? E vorrei essere una chiocciola, e percorrere la tua pelle... con la punta della mia lingua. -

La Dama rabbrividì...

- E' piacere o disgusto quello che attraversa il tuo corpo? -

- Piacere... - sussurrò Mac.

- Chissà, potresti persino arrivare ad apprezzare le chiocciole. -

La Dama sorrise - Forse potrei... credo che potrei. Dipende da te... tuttavia sono certa di aver mal giudicato quelle piccole creature... e potrei persino desiderare d'essere anche io come loro... dopo che... solo dopo che... dovresti aiutarmi ad apprezzarle ancora... -

- Bisogna solo fare attenzione... - interrompendo per un attimo la curiosa attività in cui si era già immerso - perchè i serpenti mangiano le chiocciole. E tu sei il più splendido serpente in forma umana che io abbia mai visto.

La Dama rispose con un leggero sospiro.

- L' idea di mangiarmi non ti aggrada? -

- Mi delizia... allora lascia che io lo faccia... - disse la Dama, e si dedicò lei ad una curiosa attività, simile a quella che era stata dell'altro sino a poco prima.

Lord Voldemort sorrise. Carezzava i capelli della giovane, ma distrattamente, poichè i sui pensieri seguivano il cammino delle labbra di lei.
- Sai, - mormorò poi - sto ricordando... di essere anch' io un serpente. -
E preso tra le mani il volto della donna accostò la sua bocca a quella di lei, con un sorriso famelico.

La Dama si abbandonò ad un bacio divorante, inconsapevole di tutto, se non che di quel bacio.

- Ancora... -
Sussurrò Voldemort riprendendo fiato un istante. E di nuovo si baciarono. E di nuovo, e di nuovo...

La Dama desiderava quei baci che bruciavano il suo cuore e la sua anima. E lentamente sentiva d'essere totalmente abbandonata tra le braccia dell'altro.

L' uomo strinse la donna a sè, la strinse con una forza disperata, come per fermare quell' attimo, e la passione che bruciava entrambi.

- Io sono tua... - sussurrò Mac, come se quella semplice affermazione potesse trascendere ogni cosa, essere più forte d'ogni altra cosa...
- Lo so. -
Rispose l' altro con un sorriso, sfiorando appena il volto della giovane. Lo so.

Mac sorrise, avrebbe voluto dire "ti amo", ma lui lo sapeva, sapeva anche questo, e tacque.
- Voglio dormire e tenerti tra le mie braccia... staremo un po' scomodi perchè questi letti settecenteschi sono troppo corti... ma in tua compagnia... -

- Scomodi... io non penso... - disse la Dama, passando le mani tra i capelli dell'altro.

- D' altro canto io amo ogni centimetro di te, mia flessuosa sposa. -

Mac si strinse più all'altro, tra le sue braccia, premendosi contro la sua pelle.

- Forse più del letto sarà... altro a rendere difficile il sonno. -
Disse l' uomo con un vago sorriso.
- Chissà... - rispose la Dama.

- Chissà... - Voldemort scosse la testa - Qualcuno oggi ha detto che tra me e Berengaire c' erano delle... affinità. Tu che ne pensi al riguardo? -

- Nessuna affinità, io credo. Berengaire è un ignorante che si finge sapiente, un perverso che ha paura della propria perversione e si finge puro. Non potreste essere più diversi... se qualcuno ha detto una cosa simile... è un cieco. -

- O fingeva di esserlo. -

- O si finge tale... - ammise la Dama - Se l'avessi sentito io... che idioti... che idioti... -
- D' altronde anche io avevo offerto il fianco... mostrando di apprezzare le torture del nostro inquisitore locale. -

- Oh, ma questo... non è poi tanto indicativo. Immagino le sue torture... -

- Non sembrava poi tanto male in quel campo... data la rozzezza e i mezzi limitati del personaggio. -

- Magari ti inviterà ad assistere ad uno "spettacolo" dei suoi... magari lo troverai divertente... una povera donna tormentata e poi arsa... -

- E se lo trovassi davvero divertente? -
Domandò l' altro in tono quieto.
- E allora? - chiese la Dama.

- Quale sarebbe la tua reazione. -

- Tu quale credi, Amore mio? Non eravamo forse insieme... in altre occasioni? -

- Sarebbe... diverso. Sarebbe, una violenza inutile. -

- Allora ti porrai, ci porremo il problema solo nel caso in cui si presentasse... -
Voldemort non disse nulla e tornò a carezzare i capelli della donna.
- Amore, Amore... è tutto qui il mio Universo... tutto in te... -

- Sthh... non diciamo più nulla stasera. Voglio sentire solo il tuo calore.  -

- Ai tuoi ordini...- e si strinse più a lui, tacendo e chiudendo gli occhi, per godere dei battiti dei loro cuori che pulsavano all'unisono.

 

 

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