Capitolo Cinque

                                                        …Morire per delle idee

 

 

Mentre Mac si allontanava dalla sala con l'arpa, percorrendo i bui e misteriosi corridoi di Hogwarts, senza smettere di cantare a mezza voce, intravide il ragazzo dalla chioma argentea: Draco.
Era probabile che lui la volesse evitare? Gli andò incontro.
- Draco... ti sorprende che io sia qui, che sia viva? Dovrei ringraziarti... sei stato tu. Potevate essere stati in due, ma se l'altra non è stata, sei stato tu. Forse mi hai regalato qualche altra ora di vita, forse un giorno ancora. Dovrei essertene grata. Immagino che tu non lo abbia fatto in un impeto d'amore per me, e mi domando perché... ma la risposta non è mai importante, non quanto la domanda. Mi hai fermata per disprezzo? Perché? -  Mac sorrise cupamente, e socchiuse gli occhi - Avevo un professore, un tempo. Il suo compito era insegnare la saggezza di molti uomini venuti prima di noi, le loro idee, i loro fallimenti... ed ogni volta che decideva di interrogare qualcuno poneva sempre la stessa domanda, sempre quella, all'infinito. Perché. Perché Draco? E qualunque risposta tu possa darmi, la domanda resterà identica: perché? -
Mac si poggiò ad un muro, e puntò lo sguardo nel vuoto, come se guardasse un tempo lontano.
- Sai... ho scritto di te, un tempo. Mi piaceva quello che potevo immaginare, salvarti, o dannarti. Ma adesso so che è stato un atto di presunzione Draco. Adesso so che sei vero. E che non sei come Piton, né come tuo padre. E vorrei chiederti perché, ma a volte siamo noi stessi le persone meno indicate a parlare di noi.  -

- Quello che ho fatto l' ho fatto per me, per non essere... - Draco si morse un labbro - Ma cosa ne sai tu, tutte voi di me? E' questo che continuo a chiedermi né è l'unica domanda che si agita nella mia mente. Ma non ci sono risposte, non per me. -

Mariacarla scosse la testa  - Draco, quello che sappiamo di te è la... la probabilità, soprattutto, anche se ti sembrerà un'affermazione sibillina. Ma ciò che ti sfugge è la possibilità di domandare. La risposta è nella domanda. Domanda e forse capirai... -

- Ho mal di testa, ho mal di testa... - mormorò Draco fra sé - E a questo punto vorrei solo che mi lasciaste in pace, tutti quanti. Tanto non sarà oggi che si deciderà il mio destino... -

- Allora vai a rintanarti altrove, Draco. Fai come ti pare. Se credi che io ti stia tormentando o che provi per te un interesse particolare, non hai capito nulla. Tanti saluti, Malfoy, io vado a rimettere a posto i miei piani di fuga... ah, e dillo a chi vuoi. Ciao ciao! - Mac si girò sui tacchi e si allontanò.

Poco dopo la giovane si fermò ad osservare il cielo attraverso una finestra... e sorrise tra sé e sé... presto molto presto...

- Stanotte tenterò... di nuovo! -

 

 Piton senza riflettere stava avvicinandosi alla camera delle ragazze. Si fermò giusto davanti alla porta. Per cose diverse ognuna di loro aveva catturato la sua immaginazione, il suo interesse. E lo aveva compromesso irrimediabilmente, cosa del tutto naturale per lui, dopotutto.
Anche quella Mac... conosceva i sintomi, ma non sapeva vederne la causa, né prevederne l'esito. Era così difficile combattere con quelle persone provenienti da un mondo diverso... era arrivato a baciare una di loro, senza sapere neanche davvero perché...

E poi c'era...
Piton si allontanò di qualche passo, con un moto di rabbia, dalla camera delle babbane e poi tornò davanti a quella porta, bussò, ed entrò senza attendere risposta.
- Ho portato qualcosa per ingannare la noia, qualcosa per stuzzicare il vostro appetito: frutta. -

Si avvicinò a Kikka, e le porse un grande mandarino, sorridendo. Poi si sedette sulla sponda del letto di Gwillion.
- Per te, bambina, ho preso questo... -  disse, porgendole un melograno  - Un frutto speciale. Nel significato, ed anche nella forma... se lo apri i suoi chicchi sono rossi come il sangue, dolci e aspri. E' un frutto che parla di viaggi senza ritorno... - abbassò la voce  - Come i tuoi occhi, dolci ed aspri, che sanno immergersi in un sogno, ma forse non ritrovare la strada di casa... -

- Il frutto di Persefone. Conosco il mito. Mi piace molto la mitologia, trovare una lettura razionale a fiabe più antiche del tempo... un altro modo, credo, di tracciare un netto confine tra la realtà ed il sogno. Sette chicchi di melograno per chiudere le porte dell' Ade... oppure un sacrificio umano adombrato dietro un rapimento divino. -
Cosa è che mi aspetta, pensò la giovane. Ma non lo disse.
Stringeva il frutto che il mago le aveva dato come se null' altro esistesse.

- Un confine... - mormorò Piton  - Un confine... ma non è saggio cercare un confine dove confine non c'è. Siamo noi a disegnare linee divisorie immaginarie, e ad imprigionarci da una parte o dall'altra. Ma io sono nel mezzo. Sono sul filo. Assapora questo frutto, e decidi... verrai da me? O dove? Dove sei tu, adesso? -

- Dove sono? Se lo sapessi sarebbe tutto più facile, non credi? E quanto ad assaggiare la melagrana... per farlo io ritengo che sarebbe necessario un non metaforico coltello, e magari una ciotola per non buttare i semi per terra. -
Rispose la ragazza con una intenzionale prosaicità.

Severus Piton sorrise. Guardò la melagrana, e questa si aprì in due parti uguali, senza perdere una sola goccia di succo. Passò le due parti a Gwillion.
- Non hai fede... -  sibilò dolcemente, e si avviò alla porta.

Gwillion guardò per un istante le due metà di melagrana. Poi si alzò lentamente, ma non tanto lentamente da non raggiungere l' altro.
- Non ho fede. Lo so, me ne rendo conto. E non me ne dispiaccio, anzi, ne sono fiera. Ma forse più delle mie parole ti colpiranno quelle del cantautore della torre.
Morire per delle idee, l' idea è affascinante
per poco io morivo senza averla mai avuta
perché chi ce l' aveva una folla di gente
gridando viva la morte addosso mi è caduta
Mi avevano convinto e la mia musa insolente
abiurando i suoi errori, aderì alla loro fede
dicendomi per in separata sede
moriamo per delle idee, va bè ma di morte lenta
va bè ma di morte lenta
Approfittando di non essere fragilissimi di cuore
andiamo all' altro mondo bighellonando per un poco
perché forzando il passo succede che si muore
per delle idee che non hanno più corso il giorno dopo
Ora se c' è una cosa amara, desolante
è quella di capire all' ultimo momento
che l' idea giusta era un' altra un altro movimento
moriamo per delle idee, va bè ma di morte lenta
va bè ma di morte lenta.... -
E poi la giovane si interruppe, poiché svanito il momento d' ira, adesso quelle sue parole le sembravano terribili.

Severus non si voltò neppure.
Ed uscì dalla stanza, ammantato di freddezza e mistero.

Gwillion lo vide andare via senza degnarla di uno sguardo, e tornò a gettarsi sul letto, e avrebbe voluto piangere, ma non ci riusciva.
Piton decise che era sua responsabilità informarsi sulla salute di quell'altra babbana, Silvia, e si avviò verso l'Infermeria a passo rapido. Ma Madama Chips lo fermò a mezza strada... la giovane dormiva... non c'era motivo di andare da lei, non adesso. E Piton rimase per qualche istante fermo... senza sapere cosa fare, prima di decidersi ad andare a riposare, finalmente, nella sua camera.

 

Senza sapere né perché né per come, Gwillion lasciò la stanza: non posso, non posso, non posso... la giovane vide per un attimo il proprio volto riflesso in un specchio impolverato. Un volto che nella penombra poteva sembrarle bello, con quei grandi occhi castani e le labbra delicate, ma che alla luce del sole si rivelava troppo paffuto, per i suoi gusti. Non si sentiva bella, nessuno l' aveva mai corteggiata, non capiva perché Piton... ma non poteva, lei non poteva, indipendentemente da quali fossero le intenzioni dell' altro chiudergli le porte in faccia a quel modo. La giovane era giunta di fronte alla camera del mago e bussò, una, due volte. Nessuno rispose. O lui non c' era, o si rifiutava di aprire. Gwillion si accasciò accanto alla porta chiusa, e chinò la testa, e pianse.

- Le sere sono uguali
Ma ogni sera è diversa
E quasi non ti accorgi
dell' energia dispersa
a ricercare visi
Che ti han dimenticato
Vestendo abiti lisi
Buoni ad ogni evenienza
Inseguendo la scienza
o il peccato
...io parlo sempre tanto
Ma non ho ancora fedi
Non voglio menar vanto
Di me o della mia vita
Costretta come dita
Dei piedi
...e c' è una vita sola
Non ne sprechiamo niente
In tributi alla gente, o al sogno.
Queste cose le sai
Perché siam tutti uguali
E moriamo ogni giorno
Dei medesimi mali
Perché siam tutti soli
Ed è nostro destino
Tentare goffi voli
D' azione o di parola
Volando come vola
Il tacchino... -
Incomprensibilmente Gwillion era tornata a cantare, con un filo di voce appena. Soltanto sapeva che stavolta Piton non sarebbe sbucato da un angolo per commentare le sue parole... e se anche l' avesse fatto ci sarebbe stato solo disprezzo nella sua voce.

Piton stava arrivando proprio allora in prossimità della sua stanza... c'era qualcuno, vicino alla porta, per terra. Si avvicinò. Era la ragazza che meno si aspettava di trovare lì. Stava piangendo.
Si chinò su di lei, e la costrinse ad alzarsi.
- Vorrei assaggiare queste lacrime, sapere se sono salate o dolci... - sussurrò, e, raccoltane una su un dito, la portò alla bocca.
Poi sollevò la ragazza, come una bambina.
- Forse dovresti riposare adesso... sei stanca. - e la trasportò dentro la sua camera... sul suo letto.
- Dovresti smettere di giocare a fare la signorina cinica e forte, lo sai? - disse con una smorfia - Tu non lo sei... -  
Depose un piccolo bacio sulla fronte della giovane, e la lasciò lì, uscendo, con un sospiro, dalla stanza.

Gwillion si guardò intorno. Quella camera, con le sue tinte di verde, la sera addietro non le era sembrata così inquietante. Eppure non voleva fuggire, non davanti ad un pericolo che era ancora soltanto nella sua immaginazione.
Si alzò, camminando con passo leggero per la stanza. Si fermò davanti allo scrittoio, pensò che scrivere un lettera sarebbe potuta essere una buona idea, considerato che Severus riusciva a farle andare il cervello in pappa ogni volta che apriva bocca. Ma poi non scrisse nulla, un po' perché, si disse, non era con una lettera che avrebbe risolto il problema, un po' perché con l' inchiostro del calamaio riuscì solo a macchiarsi. E imprecando sottovoce, molto sottovoce considerato che la sera prima i discorsi in quella camera erano stati tutti ascoltati, la giovane si diresse verso il bagno, chiedendosi perché diavolo ad Hogwarts dovessero essere così retrivi in fatto di cancelleria. Nel bagno c' erano una miriade di bottigliette, ma la giovane si guardò bene dal toccarle. Con la fortuna che aveva invece di un sapone si sarebbe versata sulle mani qualche specie di acido. Ma l' acqua era sempre acqua, e almeno il grosso dell' inchiostro l' avrebbe lavato.

 

 Kikka era rimasta, un po’ stupita ed un po’ scocciata con il mandarino che Severus le aveva dato tra le mani. Certo, aveva fame... ma un mandarino era troppo poco per saziarsi. E poi non riusciva a restare in quella camera dove sembrava che tutti fossero intenzionati a lasciarla sola. Kikka sospirò... non aveva idea di dove fossero Welverance ed Alostrael. Silvia, poverina, doveva essere ancora in Infermeria. Mariacarla era uscita da parecchio tempo, con tutte le sue bizzarrie. E Gwillion... Kikka scosse la testa. Tornò a fissare il mandarino...

- Ho fame... - disse, improvvisamente, con una certa urgenza nella voce, e saltò giù dal letto in cerca delle cucine.

Aveva idea di dove trovarle, e non ci mise molto a trovarsi seduta ad un tavolo, riverita dagli elfi domestici. Si servì di abbondanti porzioni di crostata di fragole e poi... poi le venne in mente che Lupin era solo... e chissà se aveva mangiato.

La giovane sentì stringersi il cuore.

- Potreste... - disse agli elfi domestici - Potreste darmi un canestro e metterci della crostata, ed un po’ di frutta, per piacere? -

Gli elfi sorrisero... e poco dopo Kikka quasi volava verso il passaggio che l'avrebbe condotta da Lupin...

 

 Welverance aveva riposto tela e pennelli. Stava uscendo dallo studio di Albus Silente.

La giovane si stiracchiò, guardandosi intorno. Sembrava che i corridoi fossero bui... che non ci fosse nessuno a tiro. Welverance si grattò la testa - Ed ora? - sospirò. Aveva trascorso la giornata con Silente... non aveva minima idea di come tornare in camera, nè poteva tornare ad infastidire il Preside.

Si decise a tentare la sorte... avrebbe fatto pari e dispari, o qualcosa del genere, per decidere se imboccare il corridoio di destra, o quello di sinistra.

- Ambarabbà ciccì coccò... tre civette sul comò... - iniziò a dire.

- Ehilà ragazza! - fece una voce roca alle sue spalle.

La giovane si voltò di scatto.

- Alastor Moody! - sussurrò, e sorrise.

- Proprio lui... - rispose l'altro con una nota estremamente sospettosa nella voce - Che ci fai qui? Non sei un po’ troppo grande per essere una studentessa? -

- No... io non sono una studentessa! Sono... un'amica di Silente... gli stavo facendo un ritratto! - disse la giovane mostrando le mani sporche di pittura.

- Amica di Albus? -

L'altra assentì allegramente.

- Amica di Albus... - ripetè l' altro con sguardo indagatore - Mi ha parlato di te... e delle tue compagne. E che ne dici di venire con me? Così ti tengo un po' d' occhio.  E nel frattempo facciamo quattro chiacchiere... un po’ di conoscenza! -

 

 Harry Potter si preparava per la notte nel suo dormitorio insieme a Ron e agli altri compagni.
Improvvisamente sentì un ticchettio sul vetro della finestra. Harry e Ron vi si avvicinarono : era Edvige. La bestiola portava legato alle zampe un pacchetto piuttosto voluminoso. Harry lo prese dandole immediatamente qualcosa da bere.
Portarono il pacchetto sulla scrivania di Ron e lo aprirono.
Il pacco conteneva il mantello dell'invisibilità e la mappa che avevano prestato ad Alo, una delle ragazze babbane arrivate ad Hogwarts. La lettera allegata recitava così :

Cari Harry, Ron ed Hermione, spero che non vi sia pesato il ritardo con cui restituisco il mantello e la mappa, ma alcuni eventi mi hanno, come dire, fatto perdere la cognizione del tempo. Ora sono ad Hogsmeade e sto davvero molto bene. Non conto di tornare a breve, ho conosciuto molte persone interessanti. Sono finita in un locale dove, giocando a scacchi con una persona, sono riuscita a vincere una discreta somma di denaro! E' stato molto divertente e sai, Harry, la persona con cui ho giocato era il tuo padrino. Abbiamo bevuto burrobirra e cantato e ballato: è stato divertentissimo. Per fortuna è comparsa Edvige questo pomeriggio così ho potuto inviarti queste cose. Vorrei che per adesso non dicessi a nessuno dove mi trovo, sia per me che per Sirius naturalmente. Ti ho allegato anche una sua piccola lettera , ci teneva così tanto! Ora devo scappare... è tempo di shopping, prima che chiudano i negozi. Mando a tutti un forte abbraccio e spero di vedervi presto.
Grazie ancora di tutto.
P.S. se qualcuna delle mie amiche ti chiede di me (ma non credo) fai finta di non sapere nulla!
A presto

La vostra Alostrael.

 

Silente era uscito del tutto indenne da un pomeriggio davvero intenso... quella ragazza, quella Welverance era davvero un'artista, bravissima, chiacchierona e talmente piena di energia e di entusiasmo che era stato come un tuffo nel passato per lui. Infatti anche Silente era stato un pittore provetto in gioventù. Tuttavia quelle ore trascorse in allegria non gli avevano fatto dimenticare gli avvenimenti alquanto preoccupanti delle ultime ore.
Si diresse immediatamente verso le stanze del Professore di Pozioni, bussò alla porta e attese una risposta che non tardò.
- Buona sera Severus. Non sono qui per farti un rimprovero, ma spero tu riconosca che la situazione ti sta sfuggendo di mano.... Vediamo... una ragazza scomparsa, una in infermeria, un'altra perennemente isolata da tutto e da tutti, una che a guardarla sembra prossima ad una crisi di depressione e dulcis in fundo, una che ha tentato poche ore fa di raggiungere il ritrovo di Voldemort attraversando mezza foresta proibita. Ora... -  proseguì il Preside sedendosi su una poltrona  - Ora credo che tu sia d'accordo con me che queste ragazze siano del tutto incontrollabili, almeno da una persona sola, per quanto possa essere capace... -  Silente alzò per un attimo gli occhi, fissando intensamente Severus.
- A questo proposito sono venuto ad informarti che il Ministero della magia ha istituito una commissione col preciso scopo di indagare su certi misteriosi avvenimenti verificatisi ad Hogwarts negli ultimi giorni... hanno avvertito le vibrazioni antimagiche di quelle ragazze. Un inviato di Caramell sarà qui entro breve. Lucius Malfoy. Credo non ci sia bisogno di aggiungere altro. Fai quanto ti è possibile per tenere sotto controllo la situazione. Con Malfoy qui non possiamo rischiare di commettere altri passi falsi. Spero tu abbia già parlato con Draco. In quanto al resto continuo a fidarmi di te. Qualunque cosa capiti in futuro non tardare ad avvisarmi. Ora, buonanotte... - 

 Silente uscì dalla stanza senza voltarsi. Piton lo vide scomparire, silenzioso, nell'ombra, ed imprecò sottovoce.

Severus sospirò amaramente... sarebbero stati guai... guai seri... ne era certo. Lucius Malfoy a scuola? E per giunta con una ragazza che non desiderava altro che abbracciare la causa del suo Signore.
Improvvisamente gli venne voglia di vedere Gwillion... voleva cercarla... si avviò in cerca di lei, senza sapere bene perché

 

Mac scivolava nei corridoi aggirando i punti più frequentati. Persino i fantasmi di Hogwarts potevano essere una minaccia, un ostacolo al veloce raggiungimento dei suoi scopi. Aveva visto Voldemort... ed aveva capito ancora più profondamente che non v'era altro posto dove andare che quello dove si trovava l'Oscuro Signore.
Non che non fosse preoccupata, o turbata... e per una marea di motivi. Ma doveva tentare, e non era neanche certa del perché.
Si fermò, mentre un gruppo di Spettri tagliava un corridoio e spariva oltre un muro; si risistemò il mantello, e buttò i capelli all'indietro,fremendo nell'attesa. Mancava davvero poco al giardino... e di lì avrebbe avuto via libera.

Il giardino era silenzioso, sotto l' immensa luna piena.
- Fermati... - disse Draco apparso improvvisamente alle spalle di Mac - Se sei arrivata sin qui, vuol dire che intendi andare fino in fondo. Sono desolato ma non andrai più oltre. Perché la tua morte significa la mia condanna e per scegliere cosa fare della mia vita devo impedirti di decidere per la tua. Potrà sembrarti ingiusto ma è così. -
E puntò la bacchetta.

- No... maledetto... - sibilò Mac con uno sguardo di fuoco.

- Petrificus totalus! -
Formulò Draco, e la ragazza rimase... di sasso. Purtroppo però abbassando il braccio il giovane si accorse che, inspiegabilmente, anche la sua mano aveva subito la stessa sorte. Babbane! Pensò Draco con rabbia, e poi afferrata la pietrificata Mac per i capelli prese a trascinarla verso l' interno del Castello.

Draco chiuse la tentata evasa nel più vicino sgabuzzino, e poi si ficcò in tasca la chiave. Il tutto aveva dovuto farlo con una mano sola, dal momento che l' altra, quella con la bacchetta, continuava ad essere impietosamente inerte. E la cosa iniziava a preoccuparlo non poco...

Poi il ragazzo tornò alla camera delle ragazze, adesso completamente vuota. Con la mano bloccata...  per di più la mano con la bacchetta... ma non aveva la benché minima voglia di chiedere aiuto a qualcuno. In fondo l' incantesimo che aveva pronunciato non era perpetuo. E poi voleva vedere cosa sarebbe successo. Si stese su un letto, e prese a riflettere. Chissà perché gli tornò in mente proprio allora la ragazza dai capelli rossi di cui non conosceva il nome.

 

 Kikka aveva raggiunto la Stamberga Strillante.

- Lupin... Remus... sei qui? -  chiamò.

Un movimento nel buio la fece sussultare, Remus era alle sue spalle, e le mise una mano sulla bocca.

- Non dovresti essere qui! - mormorò - Non devono vederti... -

Kikka si liberò dalla stretta dell'altro.

- Non mi hanno visto! Nessuno... sono stata attenta! - disse la ragazza, con gli occhi quasi bagnati dalle lacrime - Volevo portarti solo... ti ho portato qualcosa da mangiare... -

Lupin sgranò gli occhi - Io non capisco... perché ti preoccupi tanto di me... ma... grazie... - sussurrò, carezzando una guancia della giovane. E subito si chiese il perché di quel gesto tanto ardito.

Kikka sorrise - Ti piace la crostata? -

- Si... si, mi piace perché è dolce, come te. -

La giovane chinò la testa, con un moto quasi di pudore, arrossendo - Allora... è in questo canestro, serviti pure. -

 

Mac, pur nella pietrificazione... aveva mantenuto coscienza... Draco, Draco... quel bastardo! Pensava. Razza di bastardo... razza di idiota... razza di traditore... ma quando mi rimetterò in sesto... quando lo avrò tra le mani... io gliela farò pagare... oh, si, si... e dovrà pregarmi di smetterla con lui.
Poi Mac si accorse di poter muovere le sopracciglia... la sensazione era chiara... poteva incurvare il sopracciglio sinistro nella sua tipica posa scettica...

- Aha! La magia di Draco fa cilecca... come quella di Silente quando siamo arrivate... trema Malfoy, trema... altro che strega! Non ho mai conosciuto nessuno che volesse avermi a tiro quando mi infurio... non ho mai dato tregua a chi comincio a detestare... Draco... sto arrivando... -
Una mano cominciò a liberarsi dalla pietrificazione... e il viso solitamente dolce di Mac si atteggiò in una smorfia quasi diabolica.

Finalmente l'incantesimo di pietrificazione svanì del tutto.
Mac si stiracchiò e ghignò... vendetta... dolce vendetta...
Con aria circospetta si avvicinò alla porta dello stanzino dove era stata rinchiusa. Ovviamente non c'era la chiave... Draco piccolo verme...
Ma i mezzi della ragazza erano molto vari... si guardò intorno: c'era un piccolo pezzo di filo di ferro ritorto, per terra. Lo raccolse e si chinò davanti alla serratura.
Santa Jessica Fletcher... ti ringrazio, oh Signora in Giallo! Disse tra sé e sé la giovane.  
Lentamente la serratura cedette agli assalti, e Mac socchiuse la porta e sbirciò fuori. Via libera.
Aveva bisogno di due cose: una la avrebbe trovata molto presto, l'altra era Draco.
Aveva un'idea molto chiara di dove si trovassero le cucine, e infatti non ebbe problemi ad entrare nel regno degli Elfi Domestici.
Se le sue richieste furono ritenute troppo stravaganti, nessun Elfo lo diede a vedere.
Molto bene... ed ora mi serve Draco... ma prima voglio andare in camera a prendere un cuscino... Hogwarts deve avere cuscini di prima qualità... piuma d'oca...
Sempre con aria circospetta, e portandosi dietro un ciotolone pieno di sostanza ambrata, si avviò in camera. Ne aprì pianissimo la porta...
Draco era addormentato su un letto... o perlomeno semi addormentato... Mac rise sommessamente: aveva una fortuna sfacciata!
Molto piano Mac si avvicinò, poggiò la ciotolona di fianco al ragazzo. E poi, molto delicatamente, salì sul letto.
- Draco... - sussurrò chinandosi sul ragazzo, ed accarezzandolo dolcemente... - Draco, perché mi hai fatto questo, ed io che ti trovavo tanto attraente, tanto... -  si avvicinò ancora di più, quasi come se volesse baciarlo, bloccandolo con il suo corpo sul letto, tornando ad accarezzarlo  - Tanto dolce... -
Mac afferrò il ciotolone e versò cinque kili di miele sul ragazzo che era rimasto paralizzato e a bocca aperta, poi gli tirò fulmineamente il guanciale via da sotto la testa, e con uno scatto lacerò la federa, lasciando cadere una pioggia di piume su di lui.  
Saltò giù dal letto, corse verso la porta, tirò via la chiave, richiuse la porta, chiuse la serratura... e decise di scappare molto in fretta, dopo aver sentito il grido dietro di lei...
Ma nel bel mezzo del corridoio c'era Piton, e forse Draco era già riuscito ad aprire la porta. Mac si tuffò oltre le spalle dell'uomo, attendendo il prossimo evento.

- Che diavolo succede?! - fece Piton... del tutto stupito... e poi vide Malfoy... ma era davvero Malfoy? O era un pupazzo di piume puzzolente di miele? In ogni caso... quel... quel coso, qualunque cosa fosse stava uscendo dalla camera delle ragazze, e si dirigeva verso di loro.

Draco si passò le mani sul viso, cercando di liberarsi dall' orribile impasto di piume e miele:
- Posso andare a lavarmi, professore? - disse soltanto - Quanto è successo potrà spiegarvelo quella pazza scatenata. -
E le imprecazioni le tenne per sè.

- Fermo dove sei Draco! - strillò Piton... ormai aveva perso la calma... e questo era tutto perché Silente aveva raccomandato maggiore attenzione?!
- E tu vieni fuori da lì! - intimò alla ragazza che aveva dietro le spalle.
Mac uscì allo scoperto, con le mani alzate, ed un'espressione di angelica innocenza stampata sul viso.
- Io non c'entro! - disse la ragazza  - Draco mi ha pietrificata! Io stavo passeggiando. Dunque non posso neppure più andare in giro? Mi ha pietrificata e rinchiusa in uno stanzino... è un vero vigliacco! -
- E' vero, Draco? - chiese il Professore.

Gwillion aveva lasciato la camera di Piton. Non per impazienza, anche se in effetti si era stancata di aspettare, non per l' inquietudine che pure provava, ma soprattutto per la fame. Erano quasi ventiquattrore che non mangiava in fondo. E si recò innanzitutto verso la stanza delle ragazze, per cercare del sapone e levare definitivamente via l' inchiostro, ma si trovò di fronte una scena assai strana. Piton aveva uno sguardo cupo, Mac un' espressione di sfida, e Draco... Draco era quasi irriconoscibile.
- Non fate caso a me - mormorò la ragazza - io mi metto qui buona buona e mi mangio la mia melagrana... -
E cercherò di capire cosa diavolo è successo.
- E' tutto vero fino all' ultima parola - ammise Draco in quel momento, anche se il miele che colava sul viso gli rendeva un po' difficile parlare. - Peccato che la fanciulla si sia dimenticata di aggiungere che poco prima di questa scena mi aveva preannunziato un suo nuovo tentativo di fuga. E io l' ho detto a Gazza... non so se l' ha avvertita, ma non ho potuto cercarla di persona, perché non volevo perdere di vista questa disgraziata. -

- Disgraziata, Draco? - chiese Mac  - Disgraziata? E' questo l'appellativo che mi merito? Sapete... so che adesso Piton farà il santo, è ovvio. Ma proprio voi due... oh, dovreste stare zitti. E fareste meglio a mettervi l'anima in pace...  -
Piton scosse la testa  - Se vuoi proprio andare... sappi che sta arrivando al castello il signor Malfoy, Lucius Malfoy. E non dubito che tu sappia chi è. Se vuoi morire... fatti trovare pronta. - 

- Mi...   mio padre? -
Balbettò Draco. E anche Gwillion non si curò di nascondere il suo disappunto. La fame le passò completamente... per un paio di minuti, almeno.

- Viene qui? - sussurrò Mac, e sorrise.

Gwillion posò stancamente la metà della melagrana che teneva in mano. Altro che un paio di minuti, la fame le era completamente passata. E adesso sentiva di aver mal giudicato Draco, eppure il padre di lui... neppure il ragazzo d' altronde sembrava entusiasta all' idea di quella visita. E Mac... Mac era un enigma. Poteva persino arrivare a comprendere le motivazioni dell' altra, eppure più di questo non poteva. non poteva aiutarla, non voleva aiutarla.

Mariacarla guardò quella gente, Piton, Gwillion, Draco... l'annuncio dell'arrivo di Lucius Malfoy cambiava qualcosa? Si e no. Per qualche motivo sentiva crescere dentro di sè una strana e vaga sensazione di fastidio.
- Vi saluto e vado a dormire... - disse. Entrò in camera, e ne uscì per buttare fuori il lenzuolo imbrattato di miele.

Piton la osservò, stringendosi nelle spalle - Non è una brutta idea questa. Vedetevela voi... non ho fretta di vedere Lucius, io. Ho da riflettere su... altre faccende. Buonanotte... - e scivolò via.

 

 Il portone di Hogwarts sembrava più pesante del solito, quasi fosse stato rafforzato da incantesimi e difese per impedire intrusioni scomode che potessero svelare qualcosa di segreto.
E qualcosa di segreto, ma soprattutto qualcosa di anomalo c'era in quella scuola, tanto che Lucius Malfoy era perfino riuscito a smuovere il comitato scolastico assieme a qualche membro del Ministero.
Da quando il suo padrone era tornato, ogni volta, con qualsiasi scusa, Lucius andava ad Hogwarts, in campo nemico, sotto il pericolo costante di Silente, con il solo e unico scopo di racimolare qualsiasi informazione, gesto, indiscrezione che lo aiutasse nella causa delle Forze Oscure. Nell'ultimo periodo, Severus Piton, la spia ufficiale a Hogwarts, non aveva rivelato niente di utile, con la scusa della continua vigilanza del vegliardo Preside. Eppure, Lucius sospettava che la causa fosse un'altra: Piton non era più fedele alle Forze Oscure. Anche Voldemort lo sospettava:  aveva notato come il suo padrone si comportava, sembrava non fidarsi più pienamente di lui.
Avrebbe chiarito anche quest'aspetto. Aveva alle spalle la forza del Ministero della Magia. Ma prima di tutto doveva occuparsi di quei fatti anomali che erano stati avvertiti all'interno delle mura della prestigiosa scuola. Avrebbe potuto trattarsi di una nuova magia sperimentale mirante a combattere il suo Signore. Lo avrebbe scoperto presto.
Lucius Malfoy entrò deciso con passo fiero nell'immenso atrio. Non c'era ombra di dubbio che LUI sarebbe stato, tacitamente eletto, la guida di quel gruppo di esaminatori. Questo gli avrebbe sicuramente garantito una più ampia manovra d'azione.
Il custode, Gazza, venne presto a riceverli.
- Dobbiamo vedere il Preside con urgenza. Sempre che non sia troppo occupato in qualcosa che lo giustifichi pienamente anche ai nostri occhi… -
Lucius allargò la bocca in un sorriso malefico.

Gazza deglutì - Il Preside non può ricevervi... non ora. Domattina. -

Il preside avrà sicuramente da fare per non riceverci prontamente... - il sorriso distorto sulla faccia pallida di Lucius si allargò - ... sarebbe da chiedersi cosa... -
Stuzzicare gli animi era stato sempre il suo diletto, ma lo era ancora di più se questo compiaceva il suo Signore.
Gli occhi glaciali di Mr. Malfoy intanto perlustravano la sala in cerca di qualcosa di "anomalo". Mosse qualche passo verso un corridoio e il sorriso scomparve. Qualcuno sembrava  ricambiare lo sguardo dall'ombra in cui era nascosta. Sembrava una ragazzina... ma attorno a lei la magia sembrava quasi venire meno.
Cosa diamine è...
Lucius avrebbe voluto avvicinarsi o meglio attaccare quella stravagante creatura...  dubbia tra realtà o allucinazione, ma Gazza lo richiamò.

- Vuole essere condotto in stanza, signor Malfoy? -

- Ci andrò da solo, invece... - disse Lucius, e si allontanò.

 

Kikka e Lupin tacevano da un po’. Si scambiavano strani sguardi pieni di timore e di desiderio di indagare meglio l'uno sull'altro.

- Perché... perché non andiamo a passeggiare sulla riva del lago? - domandò Remus.

Kikka assentì, sospirando - E' una bella idea... non ti do più fastidio? -

- No. Era solo che non riuscivo a capire... perché mai sei tanto ostinata, ragazza? Perché sei così desiderosa di stare con me e tenermi compagnia? Lo fai per... pietà? -

- No! Sembravi così solo qui... ed io...è questo, solo questo... io... ero così sola anche io... -

- Capisco. - fece dolcemente Lupin.

- Davvero? -

- Conosco bene la solitudine... - mormorò, e, senza che potesse farci nulla, una lacrima gli solcò il volto.

Erano sulla sponda del lago... nel parco del Castello... e forse era la bellezza del paesaggio... o la luce appena velata della luna dietro le nuvole... o il viso di Lupin, ma Kikka abbracciò Remus con tutte le sue forze, e l'uomo strinse la ragazza a sè, con un sospiro.

 

Mac s'era seduta sulla sponda del letto... ed aveva vaga idea che Gwillion la stesse osservando. Oh, era una sensazione orribile! E per giunta il giovane Malfoy sembrava dovesse passare la notte con loro.

La vita era davvero complicata! Pensò Gwillion, e si stese sul letto. Ma non aveva voglia di pensare, no non aveva voglia di pensare.
- Forse faresti meglio ad andare di là a lavarti Draco. Non credo tu voglia andare in giro a spargere miele e piume per la scuola. -
E si tirò il lenzuolo sul capo. No, decisamente era meglio non pensare.

- Me ne vado! - stabilì Mac tutto ad un tratto - Oh, calmi... non fuggo. Non adesso... vado a dormire nello stanzino delle scope! - disse, ed uscì.  Non voleva restare con quelli, no... no.

Che tristezza... pensò la ragazza percorrendo i corridoi, lo stanzino delle scope... però, se a nessuno importa che io passi la notte tra le scope... io ci vado apposta!  Mac pestò i piedi a terra. Si, io ci starò benissimo. Uffa... ma a chi la voglio raccontare questa storia? Tra i secchi e gli stracci... è difficile starci bene...  potrei mettermi a riflettere, e raccontarmi da sola qualche storia! Cantare! Ci sono un miliardo di cose che posso fare da sola! E se proprio non mi va di stare tra le scope... andrò in cucina! E mangerò una torta intera... e tutto quello che riuscirà ad entrarmi nel pancino! Ma certo... Mac, Mac... tu ti stai perdendo in un bicchiere d'acqua...
Mac si affacciò alla finestra più vicina.
Perché finisce sempre che resto sola? Forse sono tanto antipatica? Beh, e allora? Seppure così fosse... allegria! Io mi piaccio! E piacerò a chi dico io... e se adesso la finisco di perdere tempo, escogiterò un piano... e tanto meglio se nessuno sospetta che io non sia tra le scope!
Mac si passò una mano tra i capelli. Chi erano le uniche creature gentili in quel posto? Gli elfi domestici!
E io torno in cucina...
Una decina di Elfi le si affollarono intorno, non appena ebbe varcato la soglia del regno delle servizievoli creature.
- Serve qualcosa a Signora? Noi può essere utili? -
Mac sorrise e si chinò verso un Elfo - Ecco, io non saprei a chi chiederlo. Ma mi serve qualcosa, e non cibo... -
Mac sussurrò la sua richiesta... e gli elfi si agitarono per qualche minuto, poi le consegnarono un grosso fagotto.
- E' tutto qui? -
- Si, è tutto quello che serve a Signora! -
- Grazie, siete molto gentili. -
Si gioca con le armi che si può, come si può giocare... pensò la giovane. 
Mac lasciò le cucine, portandosi dietro il suo fagotto.
- Ed ora dove vado? - si chiese...
Non da Gwillion... no di certo. Le altre non so dove siano...
- Severus! -
Mac corse fino alla porta di Piton e bussò più forte possibile...
- Fammi entrare, ti prego! -

Severus Piton aveva un'aria quanto meno assonnata.
Spalancò la porta, e rivolse uno sguardo di odio puro a Mac.
- Voglio capire che tu abbia voglia di morire, ma io no, soprattutto non di sonno. Quindi: ciao. -  
E il professore tentò di sbattere la porta in faccia alla visitatrice.
Ma Mac aveva saggiamente bloccato la pesante porta di legno intagliato, con un piede.
- Scusa tanto! Non è notte fonda! Posso entrare? -
- No. -
- Andiamo Severus, non prendertela... non è colpa mia se io voglio essere una Mangiamorte e tu non vuoi più esserlo... ma ho davvero bisogno di entrare adesso. -
- Perché. Dammi una, dico una buona ragione. -
- Perché non ho dove andare... e non avendo dove andare potrei decidermi a tentare la fuga. -
Piton si affacciò a guardare il corridoio - Undici... vediamo, undici porte oltre questa c'è una comoda, accogliente camera tutta per te! -

- Ma non posso! -
- Si che puoi. Buonanotte. -  e spinse più forte la porta.
- Ma se fosse Gwillion? La faresti entrare? -  Fregato!
Piton rimase fermo e pensieroso per i dieci secondi necessari a Mac a spalancare la porta e infilarsi nella camera del mago.
Ma tre secondi dopo lui la rigettò fuori.
- Vigliacco! Con tutte parli e fai discorsi filosofici! Solo con me usi questi modi da insensibile cafone! E se non mi fai entrare io mi siederò qui fuori a cantare... per tutta la notte. E la mia voce è potente! Risuona in un teatro pieno di gente e non dormirai... e attirerò l'attenzione di Lucius Malfoy e... -
La porta si aprì.
- E questo è solo per Lucius Malfoy, sia chiaro! Non voglio che ti trovi qui fuori e che tu gli salti addosso supplicandolo di...oh, non vuoi fare questo vero? Vero? -
- Oh, no! -
- Allora entra, dannazione a te, stupida pazza. -
Severus Piton pensava a quanto imbarazzante potesse essere quella situazione... ma Mac lo guardò e ridacchiò.
- Se credi che io sia venuta qui per operare insulsi tentativi di seduzione, ti inganni. Non potrei mai tentare di sedurti... in realtà non credo che ne sarei capace. Ma il fatto è che... se tentassi di sedurre te, sarebbe un po’ come se tentassi di auto sedurmi... siamo troppo simili, anche se abbiamo diversi modi di reagire. -
- Tu sei pazza! - mormorò Piton lasciandosi cadere sul letto.
- No. Io sono molto lucida! Il punto è questo... io sono tanto lucida da potermi permettere di ridere delle cose, è perché le conosco davvero. Forse è biasimevole, ma tanto è! -
- Pfui... e cosa sei venuta a fare qui? - chiese Piton, sempre più rassegnato.
- Uhm... ti sei accorto che i nostri discorsi sono diversi da quelli che tu hai con tutti gli altri? E da quelli che io ho con tutti gli altri? Tu sei tragico, io melodrammatica. Se parliamo insieme sembriamo un misto di stupidità, commedia americana, voglia di litigare... e non so che altro! Comunque se vuoi saperlo io... ma ti interessa? -
- Sei in camera mia! Non so... se tu volessi dipingere un murale proprio qui... sarebbe strano, no? Oltre che orrendo per i miei gusti...  -
- Ma io dipingo benissimo! Oh, non come Welverance... io me la cavo con l'astrattismo... -
Piton sollevò un sopracciglio, scettico.
- Non copiarmi! -
- Cosa? -
- Sollevi il sopracciglio, sciocco! Quello lo faccio io! -
- Lo hai detto tu che ci somigliamo... -
- Ora troppo per i miei gusti. Tu piacevi a Voldemort? -
- In fede? Si! -
- Ottimo! -
- Perché? -
- Perché allora gli piacerò... -
- Dei pietosi! Insomma che vuoi da me? -

 

 Draco se ne era andato in silenzio. Gwillion si era trovata a chiedersi se loro due facessero bene, sia lei che Draco, ad ostacolare i piani di Mac pensando non a lei, ma a loro stessi, ai propri sensi di colpa. Era qualcosa su cui riflettere. Eppure... eppure non erano questi i pensieri che riempivano la mente della giovane. E trovò un quaderno sul comodino, una splendida penna a sfera, e prese a scrivere.
Io mi cullavo in un finto dolore
Sapevo mutarlo in poesia
Cercavo il bianco nel nero
Il nero nel bianco, il falso nel vero.
Io cercavo regole nascoste
Per dominare il mondo
Col pensiero. Nutrivo
Una razionalità incolore
Di formula matematica
Le segrete alchimie del sogno
Creavano spettri di carta,
illusioni a me care
popolavano un mondo spento
ucciso dalle mie paure.
E tu, figlio di Lilith
Hai distrutto il fragile equilibrio
Per gioco, per odio
Per quel suo contrario
Che ancora non oso nominare.
La poesia zoppicava, e forse avrebbe dovuto limarla, forse strapparla di tutto punto... ma...

Gwillion aveva preso la poesia, l' aveva strappata dal quaderno, e aveva fatto di corsa la strada fino alla camera di Piton. La sua prima intenzione era stata lasciare il biglietto per terra. E poi invece era rimasta là davanti, in attesa.

 

 - Dei Pietosi! Insomma che vuoi da me? -  Piton era rassegnato, ormai, a vivere il resto della sua vita senza sapere cosa volesse la terribile ragazza  - E' notte, ormai, e sei venuta a fiondarti nella mia camera... continuo a chiederti una sola ragione, un solo motivo... -
- Ma il motivo è molto semplice! - disse Mac - Lì fuori c'è un Malfoy di troppo! E tu desideri evitare che io lo incontri... -
Piton sbuffò.
- Lo vedi? Ti capisco al volo! -
- Non che ci voglia molto, a dirti la verità. Ma... cosa hai in mente? E non intendo chiedertelo oltre... -
- Oh, basta, tu! Smettila di sventolare Veritaserum sotto al naso di tutti! Te lo dirò... si, te lo dirò. Te lo dirò perché devi aiutarmi ad allacciarlo. -
Piton inarcò ancora una volta il sopracciglio. Mac si piantò davanti a lui, inarcando anche lei un sopracciglio.
- Allacciare cosa? -
La ragazza sorrise, e aprì il pacco che aveva ottenuto dagli elfi domestici.
- Questo! -
- Tu sei pazza! -
- Sì, sì... pazza e bla bla bla... ti piace? -
- No, dico sul serio: tu sei pazza! Santo cielo... altro che simili! Tu sei pazza, e comincio a capire che dovrei aprire le porte del castello e portarti io stesso da Voldemort! Cosa credi di fare? -
- Oh... nulla. Finora non mi sembra di aver avuto molta considerazione... adesso, però... ci provo in maniera diversa. A tutti i costi! -
Piton si trascinò dal letto alla poltrona.
- Non ci credo... - disse -Trascende la mia possibilità di comprensione! -
- Oh, a volte anche la mia, stanne certo! Ed ora... dove posso mettere questi vasetti? -
Mac iniziò a spostare le bocce di pozioni dalla scrivania di Piton.
- Ferma dove sei! - Severus balzò a difendere le sue cose - Non toccare la roba mia! -
- La roba... la roba... sei un fan di Verga? Io non voglio mica rubartela! La sposto... un vasetto qui, un altro lì... solo per metterci la mia, calma! -
Piton deglutì... Conta! si disse: conta fino a 780.954 prima di esplodere... ma poi non esplose. Aprì solo la bocca...
- Che cosa è quella roba?! -
- Trucco, belletto... rossetto, fard, cipria, matite assortite, ombretti, mascara, kohl... se mi dai un dizionario cerco meglio... -
- Fuo... fuori di qui! -
Mac si alzò, e iniziò a prendere le sue cose - Ok! Vado in camera di zio Lucius... -
- No, ferma qui! -
- Ragioni! Giovane stolto, solo ora... alla fine acquisti la ragione... - gracchiò parodiando l'Imperatore di Star Wars.

- No... è un sogno. E' un incubo. Vado a letto... chiamami quando hai finito, no... quando mi sarò svegliato... -
- Dormi cocco... tra poco ti chiamo. -
Piton si gettò sul letto, e infilò la testa sotto un guanciale... evitando di dare ascolto a Mac che gli diceva quanto somigliasse ad uno struzzo.
Evitò di ascoltare i fruscii e poi i fischiettii... e precipitò nel sonno più grato della sua squallida vita.
Diverso tempo dopo sentì qualcuno che lo sospingeva... lo chiamava...
- Severus? Svegliati, coraggio... -
- Chi...è? -
Piton si girò con gli occhi appannati dal sonno. E li sgranò, con un balzo indietro.
- Come ha fatto ad entrare?! Chi è lei... se ne vada, io... - Cercò la bacchetta che aveva gettato sul letto, a tentoni.
- Sciocco, io sono sempre stata qui, sono io, Mac... Mariacarla. -
- Cosa... ma che... -
La ragazza sorrise e scosse la testa: aveva raccolto parte dei capelli scuri, intrecciandoli, e il resto era sciolto sulle spalle scoperte. Una linea di trucco blu sottolineava il taglio degli occhi violacei, e la bocca piena era deliziosamente dipinta color corallo. Piton osservò l'abito rosso, scollato, molto scollato... molto carino... e ingoiò a vuoto.
- Devi allacciarmi il corpetto... io non riesco da sola... - 
- S...sì... -
- Preferivi Gwillion? - chiese Mac, voltandogli la schiena  - O Silvia, o Kikka, o Alo, o Welve? -  rise molto piano  -Non farti strane idee su di me. Ho solo bisogno di sentirmi al meglio, adesso. -
La ragazza sorrise vagamente, tacendo buona parte dei suoi veri scopi.
- Ecco fatto... - disse Piton  - E forse è venuto anche il momento che tu lasci questa stanza, o qualcuno... -
Bussarono alla porta.

- Ecco... -
- Dio! Bussano alla porta? Vado sotto al letto, no, sopra il baldacchino, nell'armadio,dietro la tenda, nell'altra stanza... -

- Nell'altra stanza! Presto... -

Mac sparì nella stanzetta vicina troppo tardi perché Piton la fermasse, ricordandosi che chiunque fosse... se non fosse riuscito a liquidarlo... avrebbe dovuto farlo entrare nella camera di ricevimento, dove... esattamente dov'era Mac.

Piton sospirò... ed aprì la porta: - Gwillion! - disse, sorpreso.

- E' la terza volta che vengo a cercarti oggi, spero non diventi un' abitudine. E... ho questo per te. Sono desolata, ma quali che siano le tue intenzioni, quello che ci hai guadagnato fin' ora è di sorbirti le mie poesie. 
E la giovane entrò, nella stanza dalle luci verdi.

Severus prese il foglio dalle mani di Gwillion. E lesse.
Alzò lo sguardo dal foglio alla ragazza. Il suo sguardo era indecifrabile, simile a ghiaccio.
Fu allora che Mac, avendo sentito la voce di Gwillion, uscì allo scoperto.
- Ciao... - disse freddamente, e si aggiustò la scollatura del vestito, con un gesto quasi  automatico.

Se ero di troppo perché mi ha fatto entrare? Fu il primo pensiero di Gwillion. E se ne vergognò. Era gelosia quella che provava? E perché? Non ce n' era motivo, eppure...
- Ciao, Mac. C' era una sala di bellezza nello stanzino delle scope? -
Certo di cose idiote ne aveva dette fin' ora, ma questa le superava tutte.

Intanto un'altra persona aveva raggiunto la camera di Severus... Silvia. Silvia era stata dimessa dall'infermeria ed aveva vagato per un po’. Poi s'era trovata in un corridoio scuro... a pochi passi da quello che sembrava essere... Lucius Malfoy!  Era corsa via, spaventata... ed aveva raggiunto la camera da letto del Professore di Pozioni... la porta era aperta, ed era entrata. C'erano Mac e Gwillion... in una situazione... bizzarra.

- Salve... - sussurrò.

- No, Gwillion -  disse Mac  - Non c'era una sala di bellezza. Non nello stanzino delle scope, perché non ci sono andata. Ho passato le ultime ore qui. Spero non ti dispiaccia. Da qualche parte dovevo pur andare, visto che sembravo non essere gradita altrove. Finché non sarò da Voldemort... cioè dove dovrei essere. - disse Mac.
Severus strinse in pugno il foglio con la poesia, fissò Gwillion, ma non disse nulla.
Fu allora che nella stanza si affacciò Silvia.
- Silvia... questa stanza diventa affollata... -  constatò Mac. E Piton sperò che la notte passasse in fretta.

- Se ti ho dato questa idea mi dispiace... - fece Gwillion rossa in volto - Ma tanto so che le mie scuse sarebbero come acqua. La verità è che non è possibile affermare che ciascuno ha diritto di decidere il proprio destino e poi desiderare che tu venga legata come un salame. E dicevo che era il segreto del nostro mondo che andava protetto, ma con Lucius Malfoy che gira per il castello il discorso inizia a sembrare ridicolo anche a me. Con questo non voglio dire che per me puoi andare ad ammazzarti, ma... -

- Forse io dovrei andare... - mormorò Silvia.

- No, resta... - disse Piton, fissando Silvia - Resta... -
Mac si andò ad accomodare in poltrona - Ti sbagli Gwillion. Il destino è di chi se lo costruisce. Ed io non morirò. -

Piton alzò le spalle - Che strano convegno qui stasera... una poesia, un piano per costruire il destino, ed una ragazza che dovrebbe stare in infermeria. Mi domando quale sia il senso, cosa tiene in piedi tutto questo... -
- Noi, Severus. -
- Per la mia insanità mentale? -
- Può essere... allora, e voi che ci fate qui? -

Che ci faccio qui? Che ci faccio qui? Ma se è tutto il giorno che mi tormenti! Pensò Gwillion.
- Sei così abile ad indovinare i pensieri... - mormorò la ragazza - Non credo che tu abbia bisogno di una risposta in realtà. -

Mariacarla sorrise e socchiuse gli occhi, cattiva: - Certo, Gwillion... il letto è quello. Vieni Silvia, andiamo fuori, è meglio. -
- Mac! - Piton la afferrò per un braccio e la costrinse a stare ferma - Rimangiatelo! -
- NO! Perché dovrei? Gwillion... sei un'ottima dissimulatrice... ma quello che vuoi davvero non sfugge neanche a Silvia, la vedi la sua espressione? -
Piton strinse più forte il suo braccio - Ora basta! -
- NO! -  Mac strappo’ il foglio dalle mani di Severus - Figlio di Lilith... perché? Perché non parli chiaramente, Gwillion? Io vi ho detto cosa voglio... e non è in questa stanza. Ma sono seccata dai vostri innocenti sguardi... nessuno di voi è innocente. Siete solo più disonesti di me! -

- Sei disgustosa, Mac! - esplose Silvia - Non credevo arrivassi ad un tale livello di bassezza! Non voglio entrarci... vedetevela tra di voi! - e Silvia andò via, scoccando un'occhiata disgustata a Mac, ed una di simpatia a Gwillion... simpatia venata di profonda invidia.

- E se anche fosse? - strillò Gwillion e la sua voce era più alta di un' ottava, o forse di due, le sue guance avevano il colore delle melagrane, o meglio di un pomodoro maturo - Se anche volessi quello che dici che ci sarebbe di male? Peccato che la mia morale sia molto più intransigente nella pratica, che non nella teoria. E non vedo perché dovrei parlar chiaro, quando di chiarezza non ne ho avuto nemmeno un briciolo. - la giovane si voltò verso Piton e il suo tono si fece un po' più dolce, ma non di molto - E io non so quello che voglio, ma inizio a comprendere ciò che non voglio... e non è questo il momento adatto per  parlarne -

Mac sospirò. E poi rise.
- Ma certo. La tua morale... è vero. Sono io l'immorale. E la disgustosa, non è vero Silvia? Sono io. Ebbene... lo ammetto. Non mi aspetto che capiate una virgola di me, non voglio che lo facciate. A questo volevo arrivare. Qui, lo vedi Sev, io non posso restare. Devo andarmene. Devi lasciarmi andare via, per il bene di tutti. E' inutile... -
Mac si allontanò ed iniziò a raccogliere le sue cose, ma poi si fermò.
- Scusate, in ogni caso... non era mio intento offendervi. Nessuno di voi. Questo non è nella mia vera natura. Ma non potete tenermi qui. -
Piton guardò le due ragazze, e scosse ancora una volta la testa - Se ora vi pietrificassi, e chiudessi tutte in un armadio... sarebbe meglio? Cosa volete, cosa non volete... è la presunzione di entrambe, sì, di entrambe, che ci condurrà tutti alla rovina... -

- Alla rovina? - mormorò Gwillion sbigottita - Sapevo di essere presuntuosa, sapevo di essere egoista, ma la rovina... sai, mago, forse l' idea della pietrificazione non è poi così malvagia in fin dei conti... -

Severus si limitò ad alzare le spalle.

 

 

 

Note:

Le canzoni intonate da Gwillion sono : “Morire per delle idee” di De Andrè, e “Canzone quasi d’amore” di Guccini.

 

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