Capitolo Sei

                                                  Stranezze, fughe, dichiarazioni…

 

 

 

Severus inarcò un sopracciglio - Perché ti stupisci tanto? Se sei persone, solo sei,  provenienti dallo stesso Mondo, e sperdute in questo, non riescono a mettersi d'accordo, e ad evitare scontri per la loro comune sorte... queste persone devono essere tanto sciocche da poter portare rovina. Soprattutto adesso che Malfoy è qui. Soprattutto adesso... Può essere che io vi abbia sopravvalutate... - disse Piton, severo.

- Inizio a crederlo anch' io. - fece Gwillion - Ma non sono stata io a chiedertelo. -
Senza contare che è da quando siamo arrivate che parlo della necessità di metterci d' accordo. Solo che non posso mica accordarmi con me stessa! Questo non lo disse, eppure era facile leggerglielo nello sguardo.

Mac incrociò le braccia, seccata.
- Così, dovremmo metterci d'accordo? Per il bene di tutti, soprattutto per il bene di noi stesse... allora io vi dico, lasciatemi andare. Per il vostro bene. Non credo che nessuno di voi mi abbia chiesto perché. Nessuno di voi conosce i miei perché... non voglio nuocervi. Non ne ho idea. Non intendo andare da Voldemort e impugnare un'arma... di nessun genere. Non mi avete ascoltata... come potremmo essere d'accordo? Anche se ammetto che le mie spiegazioni non vi soddisferebbero: non sono razionali. Una stella fa il suo corso... percorre la sua strada, dal sorgere al tramontare. Ma una stella sa perché? E' la sua natura, la sua strada è quella, con infinito amore, ma una stella non saprebbe dirti perché. Le mie motivazioni non vi soddisferebbero, e perdonatemi la retorica... -
Piton  scosse la testa - Una stella? Ma sei un essere umano, tu. E no, non riesco a capirti. Perché so che morirai. Eppure se la tua sola morte fosse utile alla nostra salvezza, io ti direi di andare. Ma non ne sono sicuro. In quanto a Draco... forse il ragazzo dovrebbe fare chiarezza in sè. E tu, Gwillion... tu forse ti sei affidata troppo a quella che credevi fosse la tua chiarezza e la tua sicurezza. Mi dirai di no... ma credendo fermamente che questa chiarezza ti mancasse, non hai forse peccato di eccesso di sicurezza? E' un discorso pieno di contraddizioni, difficile... Ma quello che io mi chiedo è, quale sia il vostro scopo. Perché siete qui... come mago non credo nel caso. Perché siete qui... qual'è la situazione su cui siete chiamate ad agire, e lo farete in positivo, o in negativo? Mac, perché sei qui? Gwillion, perché sei qui? Perché le altre sono qui? Solo per una maledizione non riuscita? -
Mac fissò i due, e poi perse il suo sguardo nel vuoto.
- Perché... io lo so. Per portare acqua al pozzo prosciugato. Per far crescere erba nel deserto. E' per questo che io sono qui. Per amare l'assenza d'amore. -

Piton sospirò... mentre un ululato risuonava lontano.

- La mia chiarezza... - ripetè Gwillion - dopo aver passato la vita ad interpretare il mondo secondo una sistema ben preciso, un sistema che dà più credito al caso che non al destino... adesso che mi è stato strappato dovrò cercarne un altro... e non so se posso riuscirci da sola. E no, ancora non so perché sono qui... ma vorrei cercare di scoprirlo. - gli ululati si fecero più forti - Cosa sta succedendo? - disse la ragazza, smarrita.

 

Lupin e Kikka s'erano trovati ad osservare il cielo stellato... poi la luna era spuntata tra le nuvole. E Remus s'era ricordato che si sarebbe trasformato in lupo... ma anche se la pozione preparata da Severus lo rendeva innocuo... avrebbe tanto voluto che l'altra non lo vedesse come animale. Ma preso dalla vicinanza di lei... non aveva più pensato a nulla, a nulla.

Adesso il plenilunio gli ricordava cos'era...

- Mi sono completamente dimenticato... - sussurrò - Sto per trasformarmi... sarò innocuo ma non guardarmi... -

Kikka sorrise - Vorrei guardarti, invece, Remus... non vergognarti, non con me... non c'è nulla di cui vergognarsi... -

L'altro replicò prendendo la mano dell'altra, e baciandola... e già uno strano formicolio si impadroniva del suo corpo. La sensazione prima della trasformazione... ma poi... qualcosa non andava. Cosa? Cosa? Remus comprese che qualcosa stava andando storto, ed ebbe paura.

- Scappa, Francesca! - urlò, piegandosi per il dolore improvviso.

- Cosa succede?! -

- Scappa! - gridò l'altro - Scap... -

Uno spaventoso Lupo Mannaro fissava la giovane Francesca con lo sguardo famelico.

Kikka urlò... iniziando a correre. Ed il Lupo ululò, prima di iniziare ad inseguirla.

 

- Ululati? - fece Severus, sollevando un sopracciglio.

Mac si alzò e si affacciò alla finestra che dava sul cortile.
- Non riesco a vedere... non sembra esserci nulla. -
Piton alzò lo sguardo alla luna piena - E' un lupo che ulula alla luna... -
- Nella foresta? -
- Non lo so... ma se... -
Lo sguardo di Piton si fece preoccupato.

Gwillion non disse nulla, ma fissava la luna. Piena, pienissima, immensa.

- Secondo voi che ora può essere? - mormorò - Io ho perso la cognizione del tempo. -

- E' tardi... - disse Mac, e tornò a guardare dalla finestra.
- Io devo andare a vedere... voi restate qui. - disse Piton, e dopo aver aperto la porta, si lanciò di corsa nei corridoi.
Mac sorrise a  Gwillion: - Io qui non intendo restare, vado a vedere... non ci perderemo lo show, vero? -

E seguì il mago lungo i corridoi dei sotterranei.

 

Silvia e Welverance, pur trovandosi in altre parti del Castello, avevano sentito gli ululati... ed anche loro tentavano di raggiungerne la fonte... incuriosite... e preda di una strana sensazione d'anticipazione. Quasi contemporaneamente raggiunsero il cortile.

- Oh, mio Dio... Kikka! - strillò Silvia.

La sua amica era caduta... un mostro le si avvicinava.

- E' Lupin! - mormorò Welverance, a sé stessa più che ad altri - Ma non è possibile... perché la pozione non fa effetto?! Severus gli avrà pur dato la pozione anti lupo! -

Poi Welve si decise ad intervenire e si slanciò in avanti... afferrando tutto ciò che si trovava a portata di mano, sassi, rami e... lumache, e le tirò al mostro, gridando.

Kikka strillò, quando il lupo affondò i suoi artigli... e quando li ritirò... distratto da Welverance.

- Oh, mamma... - borbottò la ragazza - Ora se la prenderà con me... -

Ma Severus era comparso, bacchetta in pugno... ed in un attimo comprese la situazione. Lanciò un incantesimo, e Lupin finì legato strettamente... dibattendosi.

Mac e Gwillion che erano alle sue spalle corsero a portare via Kikka, aiutate dalle altre due amiche.

- In infermeria... - sibilò Mac, con un occhio al Lupo.

Il gruppetto delle ragazze si allontanò, compatto. Mentre Piton trascinava Lupin verso la rimessa delle scope... e poi accadde una cosa che lo lasciò senza fiato: quando le babbane furono sparite... il Lupo Mannaro tornò semplice, indifeso ed innocuo lupo.

Severus inarcò un sopracciglio... un'idea gli si faceva strada in mente. Chiuse Remus tra le scope, e si diresse all'Infermeria.  Ignaro di altri occhi che dal buio lo osservavano... gli occhi rapaci di Lucius Malfoy.

 

Severus aveva appena chiuso di malavoglia il lupo nello stanzino, quando Mac e Gwillion fecero ritorno.

- Sembrerebbe che Kikka non corra pericoli di vita. -

Fece la prima delle ragazze.

- E ha subito trovato la forza di chiedere di vederti... - sussurrò Gwillion - e di perorare la causa di Lupin... -

Severus sbuffò - La causa di Lupin! Quella ragazza non ha il cervello a posto... nè lo ha Remus, se è per questo. -

- Però è strano... - sussurrò Gwillion - molto strano... Lupin non prendeva regolarmente la tua pozione? -

- E' così in effetti... la ho preparata io stesso, ed Hagrid gliela ha portata... dovremmo chiedergli se non s'è dimenticato di prenderla. -

- Non sarebbe la prima volta... non sarebbe la prima volta che una vostra magia va a farsi benedire... mentre noi siamo nelle vicinanze. -

- E se Lupin si fosse semplicemente dimenticato di prendere la pozione, d' altronde... - ammise Severus - perché si sarebbe mutato in un semplice lupo non appena abbiamo allontanato Kikka da lui? - Piton serrò i denti, e si soffermò a riflettere - Non vorrei azzardarlo... ma potrebbe essere... colpa di Francesca. -

- E non potrebbe essere importante questo? - fece l' altra inclinando la testa.

- Anche troppo... - valutò Severus, anche troppo... perché potreste essere fin troppo pericolose o appetibili, a seconda dei punti di vista. -

- Ma questa nostra... potremmo chiamarla antimagia... da cosa potrebbe dipendere? -

- Dalla differenza tra i nostri mondi... - sussurrò Severus.

- Tra i nostri mondi? - sussurrò Mac.

- Niente magia nella nostra cara vecchia terra? - domandò Gwillion con un sorriso - Chissà perché, ma un simile pensiero mi sembra... confortante. -

Mac fissò l'altra con gli occhi socchiusi - Questo sai cosa significa? -

- Che se le cose stanno così... il nostro mondo è... protetto. O che sarebbe facile comunque far credere agli altri che le cose stanno in questo modo. - la giovane socchiuse gli occhi a sua volta - Sapete... credo che qualcuno dovrebbe informare Silente delle novità. E mi offro volontaria per l' incombenza. -

- Si... è bene che vada tu... sussurrò Mac - Adesso io... scusatemi, vorrei andare in camera mia. -

E Severus, dal canto suo, si diresse verso l' infermeria.

 

Kikka stava piangendo sommessamente quando Severus la raggiunse, Madama Chips aveva già allontanato Silvia e Welverance.

- Mi dicono che ti rimetterai presto… - mormorò Severus.

Kikka assentì – Volevo parlarti… -

- Di cosa? -

- Fammi una promessa, Severus! -

- Dipende da cosa mi chiederai… - fece l’uomo, con un’alzata di spalle – Cosa c’è, Francesca? -

- Non dirglielo… -

Il mago fece una smorfia.

- Ti prego, non dirglielo, non dire a Remus cosa mi ha fatto… -

- Lupin dovrebbe prendersi le sue responsabilità! – Piton socchiuse gli occhi – Ma cercherò di non dirglielo… cercherò. -

La giovane sorrise, sollevata.

 

Vado a cercare Silente e lo avverto di tutto. Più facile a dirsi che a farsi. Gwillion non aveva idea di dove si trovasse lo studio del preside. Sempre che il mago si trovasse nel suo studio a quell' ora della notte. E si era appoggiata stancamente ad un muro. Osservando i corridoi silenziosi.

- Heilà, come va? -

Risuonò d' improvviso una voce allegra alle sue spalle, facendola sobbalzare.

Era Welverance, sorridente e rossa in volto.

- Va... -

Mormorò Gwillion scuotendo la testa, e le spiegò in poche frasi il suo problema.

- Ma ti ci porto io da Silente... - fece l' altra con gli occhi pieni di luce... figurarsi se si perdeva una scusa per tornare a parlare con il suo personaggio preferito!

 

Severus rientrò in camera sua, nervoso ed agitato. Aveva voglia di prendersela con qualcosa, con qualcuno, ma... riuscì solo ad afferrare un libro e tirarlo contro un muro.

Non passò molto tempo... e bussarono alla porta.

- Avanti! - fece Severus... con un certo disgusto nella voce.

Era Gwillion.

- Non volevo... disturbare. -

- Tu non... tu non mi disturbi. Siediti... -

- Sono stata a parlare con Silente... - sussurrò la giovane - e mi è sembrato piuttosto interessato a quello che avevo da dirgli... soltanto che... -

- Cosa. -

- Lui mi ha chiesto se sapevo nulla... sulla sparizione di una delle mie compagne... - la giovane scosse la testa imbarazzata - Credevo parlasse di... ma era troppo presto ancora perché lei potesse aver lasciato il castello... di nuovo... quindi... ho riflettuto... è un' altra quella che manca all' appello... e anche se non so dove si trovi, so chi può dircelo. -

E sono corsa a dirtelo. Forse perché stavo solo cercando una scusa... per rivederti.

Piton sospirò - Maledizione! Dobbiamo sapere! Devo sapere! -

- E' presto detto. Facendo un breve calcolo la scomparsa è Alo... le altre le ho viste tutte da poco... mentre lei... lei girava per il castello questo pomeriggio, con indosso un mantello invisibile! -

Piton si passò una mano tra i capelli e scosse la testa - A chi vorresti chiedere per saperne di più? -

- Severus... - mormorò l' altra inclinando la testa - Quanti mantelli invisibili possono esserci ad Hogwarts? -

- Solo uno... - sibilò Piton, ed il suo volto era una maschera di rabbia, ma poi le sue labbra sottili si allargarono in un sorriso malefico - Potter... - gongolò - Potter... e questo è il modo per metterlo nel sacco! Andiamo... - e quasi saltava per l'ansia di mettere il ragazzino nel sacco.

- Ti seguo, certo... ma se corri a quel modo mi perderai per strada! -

- Ti tengo io! Lo voglio... lo voglio ai miei piedi... - sghignazzò Severus.

Gwillion ritenne prudente non replicare. Era divisa d' altronde tra il divertimento ed un vago... senso di colpa. Nel frattempo erano già arrivati al quadro della Signora Grassa.

- Frizzipazzi! - fece Severus, ed entrarono.

La sala comune era buia e silenziosa. Solo un allegro fuoco bruciava nel camino.

- Ed ora andiamo a svegliare quel piccolo impiastro... -

- Credo che questa parte della scena io dovrò perdermela... per rispetto alle convenienze, sai... -

- Oh, no... come puoi perdertela?! - disse Severus, ma già saliva verso il dormitorio dei maschi.

Potter dormiva beatamente... Piton estrasse la bacchetta e la puntò alla gola del ragazzo, pungolandolo.

Un urlo, ed il quindicenne era quasi dall' altra parte del letto, con gli occhi sbarrati e la mano che cercava la sua bacchetta.

Piton agitò la bacchetta, avanzando verso il ragazzo - Sveglia, piccolo Grifondoro... sono io! E tu stai per far perdere mille punti alla tua Casa... -

- Questo dovrebbe rassicurarmi? -

Sussurrò il ragazzo. Ma scese docilmente dal letto. Fissando nervosamente ora il professore ora i propri piedi nudi.

- A disagio, Potter? - ghignò l'altro - Devi seguirmi... muoviti! -

Harry aprì la bocca, come per fare una domanda, ma poi scrollò cupamente le spalle, e si fermò appena il tempo necessario per indossare un paio di pantofole.

- Muoviti, ho detto! - e Severus lo trascinò quasi di peso per le scale.

Nella sala comune Gwillion ancora attendeva.

- Siamo qui! - fece Piton - Al mio studio! -

- Ma non posso sapere che avrei fatto stavolta? - sbottò infine Potter.

- Oh, lo saprai presto... ma... ragazze babbane, ti dice nulla? - disse Severus sorridendo, e voltandosi a puntare l' indice alla gola del giovane.

Gwillion si portò una mano sugli occhi. Aveva sonno. E fame, molta fame, dato che non mangiava da quasi ventiquattro ore. E forse veder torturare Potter era più divertente nei libri che nella realtà. Non che adesso fosse sconvolta dal dolore per lui, beninteso...

Raggiunsero lo studio di Piton... e Severus si voltò a guardare le due persone con lui, prima di aprire la porta. Improvvisamente gli sovvenne che aveva qualcosa da dire alla giovane Gwillion... e per farlo poteva dare un altro po' di noie a Potter.

- Potter! Non si entra nel mio studio in pigiama! Vai subito a cambiarti e torna... o toglierò cinquanta punti alla tua Casa... -

Harry fissò stranizzato il professore... ma si guardò bene dal protestare. Oltretutto stava morendo di freddo...

- Fila, Potter! -

Potter tuttavia era già filato.

 

Welverance si era trattenuta a parlare con Silente. In qualche modo forse era lo sguardo con cui il mago aveva accolto le notizie di Gwillion, forse il pomeriggio trascorso a sentire i discorsi paranoici di Moody, la giovane sentiva comunque qualcosa che la metteva in... agitazione.

- Credete che corriamo davvero un grande pericolo, preside? -

- In un modo o nell' altro tutti corrono dei pericoli... - il vecchio scosse lentamente la testa - solo che alcuni sono pronti ad affrontarli ed altri no. -

E la giovane sobbalzò piena di sorpresa quando l' altro la congedò abbracciandola delicatamente.

 

Piton fissò Gwillion, inclinando un po' la testa... ed i suoi occhi scuri scintillavano.

Quegli occhi... la giovane si umettò le labbra, incapace di proferir parola.

- Dovrei dirti qualcosa... - sussurrò l'uomo.

- Si? - mormorò l' altra in un tono che le parve... pateticamente idiota.

- Si... - rispose lui avvicinandosi un po' - Si... come figlio di Lilith... ho qualcosa da dire. -

La ragazza a quel punto non riuscì più nemmeno a parlare. Annuì a stento.

- Volevo... ringraziarti... - fece Severus avvicinandosi ancora, ed i suoi occhi neri ardevano di una fiamma strana.

- Ringraziarmi? -

- I tuoi versi... -

- I miei versi... versi graziosi - balbettò la giovane - però  bisogna ammettere che parlavano essenzialmente di me... e non... -

- Parlavano di te... allora due volte grazie... -

- E' orribile... - sussurrò la ragazza.

- Perché? - sorrise Severus.

- No - fece l' altra rossa in volto - non i tuoi ringraziamenti... non riesco a dire nulla di sensato, questo è orribile! -

Piton si avvicinò ancora di più... le sue labbra furono a pochi centimetri da quelle di lei, e si chinò, per prenderle una mano... e baciarla, lentamente.

Dopo un po' si sollevò a fissare la giovane negli occhi, senza lasciarle la mano - Scrivi ancora, Gwillion... - disse lentamente - Desidero leggere ciò che scrivi. -

- Veramente? -

- Si, davvero. Se è tutto bello come i tuoi versi... -

La giovane sorrise, timidamente.

- C'è altro che forse... -

- Ti ascolto, Severus. Ti ascolto... sempre. -

- A volte... sai che sono un uomo complicato? Insopportabile il più delle volte... e la mia vita è pericolosa... e mi chiedo se mai qualcuno, qualcuna saprebbe accettarlo. -

La giovane sbatté le palpebre. Si sentì come mancare...

- Non sono sicura... non sono sicura di aver capito... l' intimo senso della tua domanda. -

- Capire... - Severus sorrise - Capire... eppure non sei sciocca! -

- Mi sembra di diventarlo quando mi guardi a quel modo... - Gwillion chiuse gli occhi - E' un invito il tuo, Severus? Solo poche ore fa... avrei cercato di strapparti una frase più... più precisa... quasi dei patti per il futuro diciamo. Adesso... adesso le condizioni non mi interessano più. Il mio solo timore è svegliarmi, e trovarmi... sola. -

- Sarei un sogno io, allora... se tu ti svegliassi. E se, invece, poi desiderassi essere tu a svegliarti, pregando che fosse un sogno? -

- No... Severus... se così fosse... sarebbe già troppo tardi ormai. Ti è bastato voltarmi le spalle un istante ed io ho capito, ho sentito... -

- Cosa? -

- La tua voce, i tuoi occhi... non potevo farne a meno. Non posso... non voglio. -

- Non farne a meno... allora. -

- E le tue mani... adesso... - Gwillion socchiuse gli occhi - Dove mi stai portando, Severus? Io... non conosco la strada... -

- Neanche io la conosco... piccola. -

Gwillion si guardò intorno, nervosa.

- E Potter la conosce la strada per tornare sin qui? Forse dovremmo andare a cercarlo. -

Piton scosse la testa.
-Aspetteremo ancora poco. Se non arriva...andremo noi a risolvere il problema!

- Certo che l' incomprensione fra voi due... - la giovane sorrise - sapessi di quante cose sei stato accusato, nella testolina di quei piccoli grifondoro... anche se la punta massima si è raggiunta quando tu e il marmocchio vi incolpavate a vicenda del suo inserimento nel torneo tre-maghi. Ma con tutta probabilità a te non va di parlare di questo. -

Piton alzò un sopracciglio e fulminò Gwillion - No, non mi va! -

- Scusami allora, ti domando perdono. - la ragazza si guardò intorno, rossa in volto, incerta su cosa dire. Fu il brontolio del suo stomaco a darle l' ispirazione - Fame. Ho tanta fame. Sarà anche questo che mi annebbia il cervello. E' praticamente da più di ventiquattro ore che non mangio! -

- E la melagrana?- Piton sorrise - Vuoi che faccia portare qualcosa? -

- No, credo sia meglio risolvere questa faccenda prima... ed è una specie di mezzo di difesa temo, quando portiamo la discussione ad altezze eccessive, e mi sento mancar l' aria, allora cerco di tirare in ballo qualcosa di prosastico. Te lo dico, così se dovessi sentirmi parlare di trucchi o di diete una volta o l' altra saprai che non mi ha dato di volta il cervello. - la giovane sospirò - Pensare che ieri a quest' ora ero esultante all' idea di avere superato indenne la prova del Veritaserum... ma sono lieta comunque che le cose siano andate come sono andate. Devo abituarmi... nessuno mi ha mai corteggiato prima, e ancora non capisco perché tu... -
Gwillion lasciò la frase a metà, e sorrise.

 

Lucius si guardava intorno... quelle ragazze, erano un mistero... doveva sapere qualcosa di più su di loro... e poi riferire al proprio Signore. E poi... poi una delle ragazze gli passò quasi accanto, con lo sguardo perso nel vuoto. La riconobbe quasi subito. L' uomo sorrise, e afferrò l' altra per un braccio, trascinandola nell' oscurità.

- Cosa... - sbottò la giovane sorpresa.

- Silenzio... - le sussurrò l' altro - non sarebbe saggio gridare, anche se certo non hai dimostrato una particolare saggezza affrontando un lupo mannaro a colpi di pietra... -

Welverance sbarrò gli occhi, fissando come paralizzata i freddi occhi grigi dell' altro.

- Ma... Ma... - prese a balbettare - Lucius Malfoy... -

- Vedo che mi conosci. - disse l' uomo con uno sguardo cupo - E ho come il sospetto che tu sappia anche... -

- Sapere... sapere cosa, io non so nulla! -

Esclamò la giovane guardandosi intorno.

- In ogni caso non è questo il luogo per parlarne. - fece il mangiamorte - Seguimi alla mia camera... senza cercare di attirare l' attenzione altrimenti... -

- Altrimenti... -

- Esistono incantesimi per piegare la tua volontà, per renderti come una marionetta nelle mie mani... e non ti piacerebbe. -

- L' imperius... -

Sussurrò la giovane pittrice smarrita.

Sa anche questo... pensò fra sé Lucius, come infastidito. Poi trascinò la giovane nella sua camera. E l' altra lo seguì senza parlare.

- Ebbene, iniziamo l' interrogatorio. -

- Interrogatorio? -

- Come ti chiami? Cominciamo dalle cose semplici. -

- Welverance. -

- Welverance... - questa volta fu Lucius a ripetere le parole dell' altra. Ma che razza di nome era?

- Oppure Sara. -

- E da dove vieni Sara... vedi di essere sincera... non compiere... la scelta sbagliata... -

Se Sara intendesse essere sincera o meno fu impossibile stabilirlo. Poiché il suo resoconto si mutò ben presto in un balbettio indistinto.

- Io... non... non ho proprio nulla da dire. Nemmeno l' ho capito come ci sono arrivata... qui. -

Lucius guardò l' altra sottecchi. Mentiva. Era chiaro come il sole. Ed in un' altra occasione avrebbe adoperato la magia per spingerla a parlare. Ma non lì. Non a pochi metri dallo sguardo di Albus Silente. Non se fosse stato possibile evitarlo. Eppure... eppure c' era un altro modo. Lucius Malfoy sapeva che non v' era alcun bisogno della magia per suscitare paura nelle proprie vittime.

- Adesso è tardi. - disse - Ed io domani ho degli impegni di cui occuparmi. E non ho tempo da perdere con le tue menzogne. Dormiremo, dunque. E continueremo questa piacevole conversazione con il nuovo sole. -

- Po... posso andare, dunque? -

Lucius si lasciò sfuggire una secca risata.

- Perché tu vada a raccontare ad... altri del nostro breve incontro. Perdonami, ma non lo ritengo opportuno. Non ti lascerò andare. Sino a quando non mi sarò assicurato che tu non rappresenti un pericolo per me. Stanotte dormirai tra le mie braccia. Così potrò assicurarmi che tu non sgusci via nella notte. Nulla di personale, s' intende. -

E Lucius sorrise di nuovo. Poiché se la giovane sapeva anche solo un decimo di ciò che lui era... avrebbe passato la notte in preda al più puro terrore. Non le avrebbe fatto nulla, non ce n' era bisogno. E poi... doveva arrivare al mattino dopo con la mente lucida in fin dei conti.

 

Piton scosse la testa - Trucchi, diete? No, ti prego di non farmi mai nulla del genere... improvvisamente potrebbe tutto cambiare, se tu mi parlassi di qualcosa del genere.. .- sorrise - E corteggiamento? Lo chiameresti così? Tra pazze, Lupi Mannari e Mangiamorte? Potresti far rabbrividire un esperto di corteggiamento, se solo ti sentisse. Ma qui, non corri questo rischio! E in quanto ai perché, ti interessa davvero? E se non ci fosse un perché così definito? -

- Corteggiamento. Io lo chiamerei così. - la giovane sorrise a sua volta - Almeno in attesa di trovare una parola più adatta. Certo, un corteggiamento poco convenzionale... ma io ho gusti poco convenzionali. E quanto ai perché... mi piace scoprire il perché delle cose, il loro funzionamento interno. Al punto che mi piacerebbe da matti calcarmi sulla testa il vostro cappello parlante, ma a parte il fatto che non credo che con i babbani funzioni, rischierei di guastarlo... e l' anno prossimo potresti ritrovarti con la casa invasa da piccoli Grifondoro e Tassorosso. -

- Dei Miei! Per carità... - Piton alzò scherzosamente le mani, in segno di resa, ma si fece quasi subito serio
- Perché... credimi, a volte i perché non sono né facili né piacevoli. -

- Eppure non posso fare a meno di pormeli. - l' altra scrollò le spalle - E certo tu non sei obbligato a rispondermi, ma... ti rendi conto che in una decina di minuti abbiamo già scartato un due o tre argomenti di conversazione? Ed il fenomeno inizia a farsi preoccupante. -
Per tua fortuna, mago, aggiunse poi fra sé, non ho un' opinione abbastanza alta del mio aspetto fisico da pensare che sia solo esso ad interessarti, ma questo non lo disse.

- Sono un uomo difficile, bambina - Piton sorrise storto - Non è facile trovare argomenti che vadano bene per me... -

- Veramente? - sussurrò Gwillion con un sorriso di finta ingenuità - Non lo avrei mai immaginato! E questo nonostante il mio già scarso intuito se ne vada allegramente al quel paese ogni volta che si tratta... di te. Figurarsi - la giovane fece una smorfia - se penso che quando mi hai invitato la prima volta a raggiungere la torre di Palanthas ed il suo signore... tutto avrei immaginato, meno che ti stavi candidando per quel ruolo. Ma può anche starmi bene così... a patto che non ti venga in mente di identificare me con la chierica idiota, perché quella femmina mi dà e ha sempre dato il voltastomaco. -
- Intuito? - Piton sorrise, un sorriso irriverente - Bambina, intuito? Con me, lasciatelo dire, l'intuito va pacificamente a farsi benedire. Sai, è che non credo che si sia una persona che sia mai davvero riuscita ad inquadrarmi per ciò che penso davvero. Se ti candidi al ruolo... - le strizzò l'occhio - Oh, e per la chierica imbecille... lasciamo perdere! Non so perché ma ero certo che non ti piacesse l'idea di un'identificazione! Forse dovremmo ringraziare Potter, è la sua lentezza esasperante che ci permette di dare sfogo ai nostri pensieri... in questa maniera un po' irriverente. -

- Ringraziare Potter? Se ripeti una simile frase un' altra volta dovrò andare a cercarmi una finestra, per osservare la pioggia di cavallette e gli altri segni dell' imminente apocalisse. - Gwillion sorrise, poi tornò ad essere seria - E quanto a me... continuerò sempre a cercare di sapere. Devo, dal momento che mi è stata instillata quasi nella culla la convinzione che non esistono poteri buoni, e questo unito alla consapevolezza che il potere non è qualcosa che si possa cancellare o bandire dalla società umana, lascia ben poco spazio nella mia mente per ideali e consimili. I sogni... i sogni se ne sono momentaneamente andati in vacanza anche se non dubito che torneranno... e quando mi vedrai china su di un quaderno a scrivere freneticamente potrai iniziare a tremare, perché vorrà dire che sto dando alla luce qualche racconto che poi cercherò in tutti i modi di farti leggere. Ma questo verrà più in là. E dunque proprio ora non posso rinunciare al sapere... perché vorrebbe dire ritrovarmi con una mente completamente vuota. -

 

La stretta di Lucius voleva essere fredda, priva di calore. Eppure il suo corpo nonostante tutto emanava calore. Welverance sentì presto le palpebre che le si facevano pesanti. E l' abbraccio del torturatore si mutò nel suo sogno in quello che Silente le aveva dato non molto prima congedandola.

- Accadrà davvero qualcosa di grave? -

Lucius si ritrasse dal contatto improvviso che l'aveva svegliato. La ragazza lo stava abbracciando! E cosa aveva bofonchiato? "le voglio bene"?!
Il mangiamorte si ritrasse ancora, ma lei lo ricercò nel sonno stringendo nelle mani la sua veste e adagiando teneramente il viso sul suo petto.
La situazione era oltremodo imbarazzante. Lei NON avrebbe dovuto dormire secondo i suoi piani. Il terrore della sua stretta avrebbe dovuto tenerla sveglia tutta la notte. Invece… invece lei lo stringeva come non aveva mai permesso di fare nemmeno a suo figlio, al suo stesso sangue. Lei stava dormendo placidamente e profondamente su di lui.
Chi le infondeva tanta sicurezza nei sogni?
Lucius afferrò le spalle della ragazza con l'intento di allontanarla, ma lei mugugnò disapprovando e si strofinò sul suo petto.
L'uomo la fissò attento. La pelle delicata, gli occhi teneramente chiusi, le labbra rosee che accennavano un sorriso…
uhm… però… avrebbe potuto approfittarne….
Nel sonno non si mente, le barriere della razionalità sono inevitabilmente abbassate; e la ragazza parlava nel sonno. Avrebbe potuto rivolgerle qualsiasi domanda e lei avrebbe risposto.
Meglio di un interrogatorio con il Veritaserum!
Sorrise a se stesso: era indubbiamente un'idea geniale che solo a un genio come lui sarebbe potuta venire!
Doveva solo stare attento a non svegliarla.
Le cinse nuovamente la schiena accarezzandole con le punte delle dita i capelli, e appoggiò il capo su quello di lei, vicino al suo orecchio.
La fissò intensamente mentre si assicurava dal respiro della ragazza che stesse ancora dormendo.
Allora le parlò teneramente con voce profonda e roca.
- Dimmi, piccola mia, cosa dovrebbe accadere di brutto? -

Welverance persa a metà fra sogno e realtà si strinse più forte all' altro.

- Quando... quando siamo venute qui... c' era... c' era quel ragazzo... e poi... mentre venivamo qui... gli occhi rossi di Voldemort come in un vortice... e tutte le cose terribili che succedono alle mie amiche... io... ho paura... -

 

Draco scosse la testa. Non riusciva a dormire. Goyle borbottava nel sonno qualcosa riguardo dei biscotti al miele, ed il ragazzo aveva la spiacevole sensazione di essere lui, con il proprio odore, la causa di quelle visioni notturne. Domani vedrò mio padre! Pensò il giovane. E non riuscirò a guardarlo negli occhi. Domani... ma domani è domani. Come guidato da un impulso improvviso il giovane si vestì e lasciò il dormitorio. Poiché scorgere adesso suo padre, durante il sonno, era forse l' ultima occasione che aveva di scorgere il suo volto senza provare terrore.

 

Harry Potter era immobile di fronte alla porta di Piton. Come paralizzato per quel poco che aveva potuto sentire... e vedere.

- Potter! - esclamò Severus - Ti eri perso, forse? Ti aspettavamo... e non credere che non toglierò almeno 50 punti a Grifondoro per questo ritardo. Allora, hai riflettuto? -

- Riflettuto su cosa? L' unico indizio che mi avete dato è la parola babbane. -

- Potter... ultimamente non hai prestato nulla in giro? - sorrise dolcemente Piton.

- Prestare... è un crimine forse? -

- Dipende Potter! Se si prestano... articoli illegali... -

- Il mio mantello... non è illegale. Se non viene usato nelle ore di coprifuoco almeno. -

- Ma se lo si da’ a ragazze babbane che sono in pericolo, Potter... per aiutarle a violare le norme di sicurezza... - Severus socchiuse gli occhi, cattivo - O devo pensare che lavori per mettere in pericolo una povera babbana?! -

- In pericolo? E perché in pericolo? - disse l' altro... con uno strano sguardo - Quella ragazza... sapeva molte cose... cose che... e Silente sembrava dare la massima fiducia a lei e alle sue compagne. Non ce la vedo a cacciarsi nei guai, no davvero. -

- No? E se... i guai cercassero lei, intelligentissimo Potter? -

Il giovane spalancò la bocca. Come incapace di rispondere.

- Ti manca il fiato, giovane Grifondoro? - sogghignò Piton - Dov'è lei ora? -

Potter bofonchiò qualcosa che suonava vagamente come Hogsmeade.

- Cosa? - Piton era terreo - Cosa hai detto? -

- Hogsmeade, ma non è in pericolo... è... -

Il giovane si interruppe, pallido in volto.

- E' cosa? - sibilò l'uomo.

Ma Potter non rispose, era tornato a coltivare il proprio interesse per le sue scarpe.

- Potter... sai chi è a scuola in questo momento? Lucius Malfoy... è qui per le ragazze... e immagini perché? -

- Alo è con Black... -

Disse il ragazzo appena in un sussurro. Poi si fermò. Attendendo l' inevitabile.

Piton sbiancò, stringendo ed aprendo freneticamente le mani - Black?! - non era certo di aver sentito.

- Black... Black... chi?... Non quel Black! C'è un qualche Kenneth Black o Darryl Black? No, Potter? Tu non mi stai dando la notizia che quella povera ragazza è con QUEL Black? Non Sirius l'assassino, vero? Perché se così fosse, Potter... se così fosse... -

Piton era l'espressione del Male... in quel momento il suo vecchio Maestro sarebbe apparso come Cappuccetto Rosso...

- Allora, Potter... non è quel Black? -

Proprio in quell' istante Draco si precipitò nello studio. Il giovane aveva osservato la scena nella camera di suo padre. In silenzio aveva visto ogni cosa, in silenzio si era allontanato. E adesso...

- Guai professore grossi... -
Ma si era interrotto subito. L' espressione che l' uomo aveva era tremenda. Solo il fatto che non fosse rivolta verso di lui, ma verso quel censura di Potter, riuscì a consolarlo un poco.

Piton si voltò verso Malfoy.
- Guai? -
"Meno male... i guai di Malfoy sono di certo meno guai di quelli di Potter..."

 

- Cara mia… non preoccuparti… ora sei al sicuro… e anche le tue amiche… -
Lucius accarezzava i capelli castani che incorniciavano quell'espressione innocente. La ragazza si stringeva ancora di più a lui, segno che stava vivendo realmente la sua preoccupazione.
Aveva paura del Signore Oscuro, e chi non ne aveva da quando era tornato? Questo significava però che lo conosceva in qualche modo, e aveva anche visto il suo volto in un vortice. Doveva saperne di più ad ogni costo!
Se avesse saputo di più anche riguardo alle sue amiche o solo con chi la ragazza lo avesse scambiato nel sonno, avrebbe potuto fare domande più mirate. Con le parche informazioni che aveva ora rischiava di mascherarsi e perdere quella sincerità e intimità che ora la ragazza gratuitamente gli offriva. Doveva rimanere sul vago e sperare, finché non ne avesse saputo di più.
Tornò a rivolgersi a lei dolcemente:
- Ma chi era quel ragazzo? Lo avevi già visto prima? -

- Il ragazzo biondo... Malfoy... -

Draco??
Draco aveva a che fare con quelle ragazze strambe?!
Sapere che il figlio era immischiato in quella faccenda non era un sollievo, ma perlomeno ora sapeva che poteva parlarne con lui per avere maggiori informazioni... anzi tra l'altro probabilmente Draco sarebbe venuto a cercarlo... avrebbe dovuto sapere che era lì...
continuò ad accarezzare dolcemente la testa della ragazza. Cos'altro poteva chiederle senza destarle sospetti nel sonno leggero che ora stava vivendo? Già con l'ultima domanda sul suo viso si delineava come una voglia di aprire quegli occhi luminosi. Rischiava di svegliarsi se continuava. La strinse ancora.
- Ti va di raccontarmi ancora come sei arrivata qui? o preferisci dormire ora per un po'? –

 

La foresta… la foresta con i suoi suoni inquietanti e con la sua… libertà. Libera… libera… solo questo Mac riusciva a ripetersi. Stava correndo verso il suo destino, e nessuno la avrebbe fermata, non stavolta.

Raggiunse la radura dove aveva visto, solo il giorno prima, Voldemort ed i Mangiamorte… eppure adesso non c’era nessuno. Ma avrebbe aspettato, aspettato anche per anni se fosse stato necessario. E poi… si rese conto che non ci sarebbe stato da attendere. Sagome nere uscirono dall’ombra. Ed erano minacciose.

- Desidero parlarvi… - fece Mac, allarmata – Devo vedere Voldemort! -

Evitò il primo schiantesimo, ma non il secondo… uno degli incappucciati la sollevò tra le braccia e sparirono… verso la dimora del loro Signore.

 

 

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