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Il fu Mattia Pascal

 

Il protagonista, Mattia Pascal, in seguito alla sua presunta morte, decidedi ricostruirsi un'identità per fuggire e crearsi un personaggio tutto nuovo inventandosi un passato e perciò si trova a vivere in una situazione alquanto strana. La prima parte del romanzo e' molto narrativa; infatti racconta della sua gioventù trascorsa nell'ozio e nell'agiatezza più sfrenata senza curarsi minimamente della sua situazione finanziaria, poiché sua madre aveva preso la decisione di far amministrare tutto il patrimonio lasciatole dal marito, morto in seguito ad un naufragio, ad un certo Malagna, che si era offerto volontariamente di aiutare la vedova Pascal nella gestione del patrimonio, ma che in realtà aveva come unico fine quello di frodare la famiglia e di speculare sull'eredità. Mattia Pascal narra delle sue prime avventure amorose, dapprima con Oliva, da cui avrà un figlio, ma che non sposerà mai, perché già fidanzata con il Malagna, ed in seguito con Romilda Pescatore, la ragazza che inizialmente Mattia voleva far fidanzare col suo amico Pomino, ma che poi sposerà in seguito ad un fidanzamento. Questo matrimonio non fu altro che la rovina sia economica che psicologica di Mattia, perché causo una serie di disagi, grazie soprattutto alla suocera, che lo condurranno al punto di fuggire da casa. Dovette abbandonare il posto di bibliotecario fattogli assegnare dal padre di Pomino, che gli aveva dato modo di guadagnarsi da vivere. Infatti Pascal era un classico buono a nulla neanche tanto istruito e perciò era molto difficoltoso per lui trovare un lavoro, soprattutto per il dissesto finanziario in cui si trovava.
Dopo la sua scomparsa, si reco a Montecarlo dove la fortuna lo assisti e gli fece vincere al casinò oltre ottantamila lire, ma nel frattempo vicino al canale all'interno del suo podere della Stia venne trovato il cadavere di un uomo che gli somigliava perfettamente e che tutti identificarono come Mattia Pascal. Mentre tornava a casa, sul treno, mentre leggeva un giornale, trova il necrologio con scritto il suo nome e questo fatto sconvolge radicalmente la sua esistenza. Infatti dapprima decide di rientrare a Miragno, la sua città, ma poi si rende conto che non e il caso di tornare a casa per farsi defraudare dai suoi creditori e perciò prende la decisione di cambiare vita. E' proprio questo evento la scintilla che fa nascere, o forse emergere, il suo desiderio di libertà suprema che lo farà vivere per oltre due anni viaggiando senza meta, ma costretto "alla macchia" per paura di ridare vita ad una persona ormai creduta morta. Infatti nel costruire il personaggio di Adriano Meis deve tener conto di tanti particolari in modo da non destare alcun sospetto riguardo la sua vera identità. Dopo aver viaggiato per molte città decide di stabilirsi a Roma dove trova alloggio in casa del Sig. Anselmo Paleari, un anziano borghese squattrinato ormai solo accecato dalla fissazione dell'occulto e dal mondo della magia. In casa vive anche una ex pianista, la signorina Caporale, zitella ossessionata dalla sua bruttezza e dalla mancanza di un uomo. Il Paleari tiene in casa con se la figlia Adriana che accudisce alla casa e si prende cura sia della caporale che di Adriano Meis, soprattutto nel periodo della convalescenza. Infatti Mattia Pascal era strabico per via della cateratta e fu questo un particolare che gli fece pensare di cancellare definitivamente la sua vecchia personalità facendosi operare e cambiando cosi' il suo aspetto. Col passare dei mesi il protagonista si innamora di Adriana e giunge fino quasi al punto di decidere di sposarla, ma una serie di problemi alla fine gli fanno cambiare idea in modo del tutto inaspettato. Infatti Adriano non avrebbe mai potuto sposarla perché in realtà era un altro, Mattia Pascal, che era a sua volta sposato con Romilda Pescatore. Tuttavia, in seguito ad un furto operato dal fratello del Paleari, Adriano Meis decide di tornare a Miragno per riprendersi la sua vera identità che aveva perso non a causa della sua presunta morte, ma solamente per sua volontà. Prima di giungere al suo paese passa a trovare il fratello Berto, che alla vista rimane esterrefatto. E' proprio qui che viene a conoscenza del matrimonio di Romilda con Pomino e perciò' decide di rovinare tutto riprendendosi sua moglie. Tornato a Miragno e giunto in casa di Pomino trova addirittura una bambina, figlia dei due coniugi ed è questa la ragione per cui Mattia infine decide di non riprendersi Romilda. Lo sgomento che suscita la ricomparsa di Mattia è notevole tanto da mettere in agitazione Pomino, Romilda e la vedova Pescatore.
Nonostante la lunga litigata con questi, Mattia decide alla fine di riprendersi la sua vera identità, ma di non rovinare il matrimonio dei due e perciò si reca a farsi riconoscere dai concittadini, in particolar modo da don Eligio, e va a vivere insieme alla zia Scolastica.
Il primo argomento disquisito da Pirandello nel romanzo è quello della fortuna alla quale attribuisce molti significati. Ha un modo di interpretarla tutto personale perché secondo lui non è come una ruota che gira e che insegue la persona a cui vuole portare giovamento, ma invece afferma che siamo noi uomini ad inseguirla ed a cercarla ed inoltre aggiunge che non è tanto introvabile e rara, basta quindi cercarla e perseverare. Il significato degli oggetti compare verso la parte centrale del romanzo ed è di rilevante importanza perché secondo l'autore ogni oggetto non è fine a se stesso, ma è in relazione con noi e con gli avvenimenti che ruotano intorno a noi. Infatti un oggetto non è bello per un puro caso, ma solo perché noi lo interpretiamo a nostro modo e lo "personalizziamo" mettendovi qualcosa di noi e così suscita in noi sensazioni più o meno gradevoli. Ad aggiungersi a tutto ciò vi è la nostra fantasia che nella maggior parte dei casi contribuisce ad abbellire gli oggetti a cui siamo legati. Un problema che Pirandello solleva spesse volte è quello dell'incomunicabilità tra uomo e natura, infatti sostiene che gli esseri umani tentano di capire quello che la natura ci comunica, ma non riusciamo a comprenderne nemmeno la minima parte, mentre, invece, questa ci lancia dei messaggi chiari e comprensibili di disagio, un disagio provocato esclusivamente dall'uomo. L'amicizia è molto importante ai fini di una vita in società perché senza un amico si vive soli e sperduti e non si ha nessuno che ci possa aiutare in caso di necessita. Però un amico è una persona con cui si deve essere sinceri e a cui si devono confidare i propri pensieri più' nascosti e le proprie sensazioni. Mattia Pascal aveva forse qualche amico, magari Pomino, mentre Adriano Meis non poteva averne perché viveva nella menzogna, anche se vi era costretto, e quindi, non potendo nemmeno dire il suo vero nome, viveva una sorta di recitazione continua alla quale talvolta credeva realmente persino lui stesso. Per l'autore l'anima e la mente sono in stretto rapporto tra loro. L'esempio citato è quello dei vecchi che, perdendo la lucidità mentale a causa dell'età avanzata, hanno un affievolimento dell'anima. Paragona la mente ad un pianista e l'anima al pianoforte; infatti, se per caso si rompe una corda o un tasto, il suonatore, pur essendo molto bravo, è costretto a suonar male. Pirandello ha una visione della vita del tutto personale perché secondo lui, per conoscere bene la vita ed il suo scopo, bisogna conoscere prima la morte, o meglio bisogna passare attraverso la morte per comprendere l'essenza reale della vita. Il passato di una persona è come un'ombra che rimane impressa sul pavimento grazie alla luce e che ci segue sempre. L'unica variazione e' nella sua lunghezza o nella sua larghezza, ma è sempre con noi e non possiamo liberarcene perché è un nostro patrimonio personale che non possiamo cancellare e che rispecchia noi stessi ed il nostro passato. Il tema principale è ancora una volta quello della solitudine che si articola nelle maniere più svariate, ma che rappresenta sempre un'angoscia dell'intero genere umano o forse una paura che non riusciamo ancora a vincere. La solitudine si manifesta per causa nostra perché' siamo noi ad isolarci dagli altri, di nostra volontà e perciò non è la solitudine a cercarci perché non può esistere senza la nostra volontà. Per causa nostra, oltre a ritrovarci soli riscontriamo notevoli difficoltà ad allacciare rapporti con gli altri che sono già difficoltosi per varie cause che talvolta non dipendono da noi in prima persona, ma dagli altri o dal semplice vivere in società. Purtroppo le personalità' sono già differenti in ognuno di noi e perciò moltiplicandole per il numero delle persone esistenti al mondo, o già sufficientemente per il numero delle persone che vivono in relazione di una persona, si avrà una miriade di combinazioni e pertanto risulta estremamente difficile azzeccarne una veramente riuscita. La libertà è forse il vero sogno nel cassetto di Pirandello, ma è anche vero che è irraggiungibile in senso assoluto perché, per vivere in società, bisogna rispettare prima di tutto quella degli altri e perciò questa à già una prima limitazione.Inoltre c'è un governo, uno stato, a cui si devono pagare le tasse e da cui dobbiamo farci riconoscere tramite l'anagrafe e poi c'è il problema del denaro che limita le nostre scelte. Perciò la libertà non è nient'altro che un utopia che non sarà mai possibile raggiungere.

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