LIDIA

 

Ricca regione nord occidentale dell'Asia Minore, dedita al commercio a causa della sua favorevole posizione strategica: controllava sia il mar Egeo che quello Nero. Le origini di questa regione sono successive alla migrazione dei Popoli del Mare ed alla scomparsa della civiltà ittita, composta dalle etnie ioniche e micenee. Regno dedito anche alla guerra ebbe il controllo di gran parte dell'Asia Minore, conobbe poi il dominio persiano, diventando satrapia. In quest'occasione il re Creso si ritirò dal fronte e venne inseguito da Ciro il Grande fino a Sardi, capitale lidica, perdendo tutta la regione.  

In questo ricco paese ebbe luogo una prima leggenda che la storia vuole collegare all'origine del popolo etrusco: improvvisamente divampò una terribile carestia, per cui il re Ati divise il popolo in due parti: una destinata a rimanere, l’altra a partire dal porto di Smirne, guidati dal re Tyrsenoi (Tirreno). Quest’ultima, dopo diverse fasi (tra cui la sosta sull’isola di Lemno sull’Egeo) approdò sulle coste dell’Etruria in Italia, dove si incontrò con la civiltà villanoviana e fondò quella etrusca.

Secondo un'antica leggenda, il re dell'antica Sardes, Kandaules, aveva una bella e audacissima moglie che amava girare per casa completamente nuda. La cosa trapelò grazie ai pettegolezzi della servitù e accese la fantasia di molti cittadini. Tra questi, l'ambiziosissimo Gyges ebbe la faccia tosta di chiedere a Kandaules di poter, almeno una volta, spiare la regina. Non si sa come fu, ma Kandaules si lasciò convincere e Gyges, nascosto in un angolo, ebbe modo di ammirare lo splendore delle regina nuda. La quale però, venuta a conoscenza del fatto e sentendosi tradita nella fiducia, si volle vendicare chiedendo aiuto proprio a Gyges, che uccise il re Kandaules grazie a un anello che lo rese invisibile. Gyges s'insediò sul trono del regno e nell'alcova della bella regina.

 

Le città della Lidia

 

EFESO

SARDI

I cartelli con la scritta Sart Harabeleri indicano le rovine di Sardi. Oggi esistono due nuclei abitati nella valletta che racchiude le memorie e i resti archeologici di Sardes: Sartmustafa e Sartmahmut. Sono entrambi villaggi agricoli, senza particolari connotazioni. Le rovine sono sparse nell'area compresa tra i due piccoli centri.

L'antica Sardes, conosciuta oggi come Sart, era la capitale del regno di Lidia e del potente re Creso (560-546 a.C.) che, secondo una narrazione di Erodoto, male interpretò un oracolo e si ritrovò a sfidare Ciro il Grande, la potenza persiana che minacciava i confini. Ridotta a semplice satrapia dell'Impero Persiano, fu distrutta dalle truppe di Efeso nel 499 a.C.; risorse solo al passaggio di Alessandro Magno nel 334 a.C. e tributò onori al macedone che l'occupò senza incrociare le spade. In segno di riconoscenza il giovane sovrano conquistatore l'abbellì di monumenti insigni. In seguito, la città entrò nell'orbita della potenza economico-militare di Pergamo e con quest'ultima venne lasciata in eredità al popolo romano e aggregata alla Provincia d'Asia.

Dopo essere entrati nell'area archeologica, si percorre la Via Marmorea: un tempo alti colonnati facevano ala a quello che era il viale d'ingresso alla città, lastricato in marmo chiaro. A nord di questa antica via si trovano il gymnasion e una sinagoga dai bei mosaici (III secolo d.C.), costruita sulle rovine di una basilica romana distrutta dal terremoto. Il gymnasion reca belle iscrizioni finemente cesellate in lingua greca. Dietro alla sua facciata s'identifica ancor oggi una vasta piscina che faceva parte del calidarium delle terme. Oltre a questi due edifici pubblici qui si trovavano, ricostruite in epoca bizantina, le botteghe dei mercanti ebrei: le iscrizioni ritrovate indicano il tipo di merce trattata. Ecco poi, a sud della Via Marmorea, la casa dei Bronzi (IV secolo d.C.), così chiamata perché custodiva sotto strati di terriccio svariati oggetti liturgici fusi nel bronzo. Più innanzi si trovano le tombe lidie, in realtà i ruderi della grande piazza dove si svolgeva il mercato. Il fiume Pactolos scorre accanto: seguendolo è possibile giungere all'imponente tempio di Artemide, mai terminato ma dall'impianto davvero grandioso. Un massiccio altare è collocato a lato del tempio; nei pressi, nel V secolo d.C., fu costruita una chiesa cristiana in mattoni e di stile chiaramente bizantino. Ai piedi dell'Acropoli, sulla sommità della collina, è possibile identificare una tomba a forma di piramide: Senofonte racconta che fu voluta dal re dei Persiani, Ciro, in onore del condottiero Abradates e di Pantheia, sua moglie, che si tolse la vita alla notizia della morte del marito. Lo stadio romano e il teatro sono assai malridotti.

SMIRNE - IZMIR

Nell'XI secolo a.C. gli Eoli fondarono la città, abitata poi da popolazioni ioniche, presso un insediamento risalente al III millennio a.C. Fu distrutta dal generale persiano Aliatte nel VI secolo a.C. e non si riprese più fino al 334, quando Alessandro Magno e il suo luogotenente Lisimaco ricostruirono la città, Smyrna, che ebbe uno notevole sviluppo mercantile e urbano. I Romani e i Bizantini ne fecero un'importante città costiera, una delle più fiorenti del Mediterraneo. 

Genovesi, Selgiuchidi e Crociati se la contesero lungo i secoli e Tamerlano, re dei Mongoli, la conquistò nel 1402 dopo avere sconfitto uno dei primi Osmanli, Bayazit I «la folgore», che aveva osato attaccarlo. Nel 1415 il sultano Mehmet I si impadronì della città che da allora si chiamò Izmir, diventando ancor più vivace, ricca, attiva, cosmopolita, aperta e poliglotta, votata alle leggi del profitto, agevolata dal fatto di essere porto franco.

 

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