MISIA

La Misia fu un'antica regione nel nord-est dell'Anatolia, circondata dal Mare di Marmara e da quello Egeo rispettivamente a Nord ed Ovest, dalla Lidia a Sud e dalla Frigia e Bitinia ad Est. Di questa regione fanno parte le città di Troia (Omero la cita come alleata dei Toriani nell'Iliade), Hierapolis, Afrodisias e Pergamo. Fu un regno dedito al commercio ed all'arte; fu abile nello sfruttare la propria posizione geografica.

La Misia subì il dominio della Lidia, della Persia, di Pergamo (divenuto principato autonomo) e nel 129 a.C. da Roma.

 

Le città della Misia

 

TROIA

 

PERGAMO

 

HIERAPOLIS

La strada in salita si arrampica sino alla città morta di Hierapolis: piscine e merletti d'acqua si inframmezzano con le rovine di una città antichissima e santa, suggestiva come poche altre. Fondata da Eumene II di Pergamo, fu a lungo dominio dei Romani, che amavano le terme ed i bagni e non si lasciarono sfuggire l'occasione di costruire una città in mezzo a un tal numero di sorgenti d'acqua temperata. In più, l'aurea divina che un luogo così insolito facilmente ispira fece la fama di Hierapolis, città sacra per definizione.

Teatro di Hierapolis

 
Oltre alle candide vasche, alle curiosità naturali e al turismo di Pamukkale, l'antica Hierapolis, conserva sul pianoro dove sgorgano le acque una vastissima necropoli: più di un chilometro di sepolcri, dove i sarcofagi appaiono a volte addossati gli uni sugli altri. Pietre sconnesse e coperture crollate fanno pensare a un terremoto che abbia messo a soqquadro questa malinconica città dei morti. 

E così infatti fu, perché i terremoti furono parecchi, e fortissimi. Non manca un bel teatro romano (II secolo d.C.), rinvenuto da una missione archeologica italiana, i resti di un ninfeo e del tempio di Apollo che ospitava un oracolo.

 

Secondo lo storico Strabone, accanto a questo tempio si poteva accedere alla grotta di Plutone, da dove fuoriuscivano nauseabonde esalazioni attribuite al fatto che il posto era ritenuto sede degli Inferi.

AFRODISIAS

In verità si sa ben poco di Afrodisias e solo a partire dal III secolo si inizia ad averne notizia. Durante l'Impero Romano acquisì importanza come luogo di culto di Afrodite, la Venere romana, culto fervido e carnale che si celebrava nel tempio ionico dedicato alla dea. La città ospitava anche un'importante scuola di scultura, forse per la vicinanza delle cave di marmo. Molte delle opere realizzate ad Afrodisias furono portate in Grecia a Roma, e molti artisti famosi formatisi nella scuola portavano l'appellativo di aphrodisieus. Fu una città decisamente disinibita che, per onorare la propria dea protettrice, non tralasciò le manifestazioni più attinenti alla venerazione della dea dell'eros. Durante il periodo bizantino fu ribattezzata con il nome di Stavropolis, la città della croce, ma il nuovo nome rigorosamente ispirato alla severità dei costumi non le portò fortuna e fu lasciata sprofondare nell'oblio. 

Il villaggetto di Geyre, limitrofo a Afrodisias, è in gran parte costruito con pietre dei monumenti crollati dell'antica città. 

Il primo impatto si ha con il teatro, bello ed equilibrato nelle proporzioni e da pochi anni ripulito dalla vegetazione invasiva. Le gradinate sono ben conservate e si individuano gli scranni in marmo destinati alle personalità di rilievo. Sullo sfondo del palcoscenico un bel fregio con teste di toro scolpite. Molte le colonne spezzate a terra, scolpite in modo da renderle tortili o scanalate. I colori dei marmi impiegati sono belli e insoliti, con sfumature che vanno dal giallo pallido al rossastro, dal verde al blu chiaro e con venature finissime.

Si sale leggermente per ammirare dall'alto le tante colonne ancora erette dell'agorà, che gareggiano in eleganza con gli snelli pioppi cipressini. Si riconoscono le terme di Adriano, un complesso molto vasto suddiviso tra parte maschile e femminile. C'è poi un odeon con poche gradinate superstiti, confinante con quello che viene chiamato palazzo del vescovo (V secolo d.C.), forse la dimora dei prelati che vissero in epoca bizantina, quando la città divenne Stavropolis. Proseguendo nell'itinerario di visita si giunge infine al tempio di Afrodite, in stile tardo ellenistico, di cui rimangono 14 colonne erette, le fondamenta della base e il muro della cella. I cristiani demolirono gran parte del tempio per trasformarlo in chiesa (V secolo d.C.), aggiungendovi un'abside in muratura. Tra pietre e colonne che assistettero alle cerimonie in onore della dea dell'amore, ora aleggia un senso di pace e il silenzio. Sulla destra si scopre l'ellissi perfetta dello stadio, lungo 262 metri, che potrebbe accogliere subito 30.000 spettatori sulle sue ventidue gradinate, tanto è ben conservato. Si termina la visita passando accanto a una bella porta sorretta da agili colonnati, il sebasteion (I secolo d.C.), ritrovato solo di recente e dove si svolgevano i giochi in onore dell'imperatore.

 

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