LETTERATURA CINESE            

 

Non si può parlare della letteratura cinese antica prescindendo dall’opera di Confucio, non solo per quello che egli stesso ci ha lasciato nel campo letterario ma soprattutto per la sua attività di raccoglitore di composizioni antiche in prosa e in poesia che egli riteneva fosse necessario conoscere per acquistare le virtù.

Nei Wujing "Cinque libri" si ritiene che Confucio abbia raccolto i testi già esistenti, filtrando ed escludendo quelle composizioni che non si accordavano con la sua dottrina. I "Cinque libri" raccolgono così quanto di più antico ci è rimasto della letteratura cinese. Essi sono:

1. Shijing "Libro della poesia": è la più antica antologia poetica cinese (305 inni di corte, canzoni popolari, elogi di eroi, inni rituali);

2. Shujing "Libro dei documenti": costituisce una tra le più antiche fonti del patrimonio storiografico della Cina (cronache, aneddoti, verbali...);

3. Yijing "Libro delle mutazioni": un manuale di divinazione, noto da noi come "I King";

4. Lijing "Libro dei riti": una raccolta di regole di comportamento per ogni livello e stato sociale;

5. Chunqiu "Primavera e Autunno": di carattere storico; è la cronaca del Principato di Lu, patria di Confucio.

Altre opere che vanno ricordate sono i Lunyu "Dialoghi" tra Confucio e i suoi discepoli e il Mengzi "Libro di Mencio". Nella prima sono raccolti, in forma di dialogo, gli insegnamenti di Confucio (551-479 a.C.), nella seconda si trovano gli insegnamenti di Mencio (372-288 a.C.), seguace della scuola confuciana.

Nell’ambito della scuola taoista, cui dobbiamo le opere più belle della letteratura della Cina antica, i testi fondamentali sono: Daodejing (o Tao Te Ching nella vecchia trascrizione) "Libro della via e della virtù" attribuito a Laozi (570-490), in cui sono esposti i principi del taoismo e Zhuangzi "Il maestro Zhuang" di Zhuang Zhou, con-siderato il più grande scrittore dell’antichità cinese e importante per la conoscenza della filosofia taoista.

Con Qu Yuan, vissuto tra il 340 e il 278 a.C., la cui fama è legata a Lisao "Lamento dell’esilio", un poemetto che compose quando fu costretto a lasciare il paese natale perché rifiutato dal suo sovrano, si ha il primo esempio di poesia patriottica cinese.

E’ nella poesia, più che in qualsiasi altro genere letterario, che la Cina ha dato la misura del suo genio. A partire dalle dinastie Qin e Han, i grandi autori della letteratura cinese bisogna ricercarli non più tra i filosofi, ma tra gli storici e i poeti. Qin Shihuangdi, il cui corpo giace nel mausoleo di Xi’an, che con il suo esercito dei soldati e cavalli di terracotta è ormai diventato famosissimo in tutto il mondo, nel 213 a.C. ordina di distruggere tutte le opere storiche e quelle dei filosofi appartenenti a scuole diverse da quelle dei Legisti. 

Al tempo della dinastia degli Han (206 a.C.-220 d.C.) compare il primo grande storico della Cina e uno dei maggiori della storiografia mondiale: Sima Qian (145-86 a.C.) che compila l’opera intitolata Shiji "Memorie di uno storico", documento fondamentale e ancora insuperato della storiografia tradizionale cinese. Quest’opera può essere considerata la prima vera storia generale della Cina, dalle origini fino al periodo di Sima Qian. In essa troviamo un’esposizione cronologica dei fatti, le biografie di uomini illustri, le descrizioni della storia di popoli asiatici, documenti e citazioni di altre opere. Sima Qian, paragonato a Tucidide e a Tacito, ha rappresentato per secoli il modello di tutti gli storici cinesi. Oltre alla storiografia, il periodo Han ha dato impulso alla poesia.

Si possono distinguere due filoni: quello dotto e artificioso rappresentato dai fu e quello popolare rappresentato dagli yuefu.

La produzione letteraria dei Tang (618-907 d.C.) si trova raccolta in due grandi collezioni compilate per decreto imperiale nel XVIII sec.: il Quantangshi "Tutta la poesia Tang" con 48.900 poesie di 2.200 autori e il Quantangwen "Tutta la prosa Tang".

La poesia dell’epoca Tang, nota come una delle più alte manifestazioni dello spirito umano e indicata con il termine shi, ha il periodo della sua massima fioritura durante il regno dell’imperatore Xuanzong (713-755) mecenate e cultore delle arti alla corte del quale operarono Li Bai (701-762) e Du Fu (712-770).

Li Bai (o Li Po) è conosciuto in Occidente come il poeta della vita avventurosa e spensierata. Seguace della filosofia taoista, ha come temi favoriti: la gioia del vivere, l’amore, il fuggire del tempo, il vino, l’amicizia che canta con una spiccata padronanza di linguaggio. Secondo la tradizione morì annegato nel 762 mentre cercava di pescare, ubriaco, la luna che si rifletteva nello stagno.

Du Fu, anch’egli a corte di Xuanzong, è testimone e narratore, nelle sue poesie, delle vicende che l’imperatore subì come pure delle sofferenze del popolo sottoposto alle angherie dei funzionari corrotti.

Bai Juyi (772-846) può essere considerato il più popolare dei poeti Tang e il successore di Li Bai e di Du Fu. Le sue più note composizioni sono "Canto del rimorso eterno", dedicato alla concubina dell’imperatore Xuanzong e "Ballata della pipa", dove una suonatrice di pipa racconta la sua storia.

Anche Li Yu (937-978), ultimo imperatore della dinastia Tang meridionale, è un artista e un poeta finissimo.

Nel campo della prosa, il maggiore esponente dell’epoca Tang è Han Yu (768-824). Egli è il realizzatore di un nuovo modo di scrivere che si rifà a quello degli antichi libri classici (semplice e non ricercato). Il nuovo stile viene chiamato guwen "prosa all’antica": Han Yu è autore di saggi filosofici e politici che combattono il buddhismo e il taoismo e favoriscono il confucianesimo.

Con i Song (960-1279), si assiste a una ripresa degli studi confuciani e storici. Il più impostante autore di opere storiche di questo periodo è Sima Guang (1019-1086) che scrive "Specchio generale per l’arte di governare", in 294 capitoli e abbraccia tutta la storia cinese dal 403 a.C. al 959 d.C., con un rigido ordine cronologico.

L’invenzione della stampa, avvenuta in questo periodo, dà impulso alla pubblicazione di varie opere, e rende anche possibili le prime enciclopedie cinesi.

Zhou Xi (1130-1200) è un elaboratore della dottrina di Confucio. Scrive "Sommario dello specchio generale", nel quale commenta i libri confuciani e la sua interpretazione viene adottata come dottrina ufficiale dello Stato. Dal 1583 al 1904, anno in cui si tengono gli ultimi esami confuciani di Stato, la sua dottrina è l’unica ammessa. Per quanto riguarda i poeti, si servono di un nuovo componimento, il Ci, che è un tipo di poesia lirica, scritta per essere cantata secondo una melodia preesistente. Argomento dominante delle nuove poesie è l’amore dei letterati e degli artisti per le cortigiane.

Il più famoso dei poeti della dinastia Song è Su Shi (1036-1101), pittore e calligrafo, nonché uomo politico. Si serve del "Ci" per filosofare, per raccontare i suoi viaggi, per parlare d’amore.

E’ con la dinastia Yuan (1279-1368) che appaiono i primi testi teatrali. Il teatro in Cina non è un genere letterario ma un’arte indipendente. Caratteristica di questo teatro è che i recitativi si alternano alle parti cantate, mentre gran parte dell’azione scenica viene effettuata con mimi. La scenografia è ridotta al minimo.

Il romanzo invece come genere letterario a sé stante si afferma nel periodo Ming (1368-1644) e rappresenta un mezzo per criticare tutti i mali della società cinese (corruzione, slealtà, arrivismo, sfruttamento). A ciascun filone classico del romanzo ne corrisponde uno particolarmente famoso.

Il romanzo di avventure è rappresentato da Shuihu Zhuan "Sul bordo dell’acqua" (tradotto in italiano con il titolo "I briganti") che descrive le avventure e le peripezie di una banda di uomini, costretti a diventare banditi per ribellione contro i soprusi, durante il periodo dei Song settentrionali.

Il romanzo storico è rappresentato dal Sanguozhi Yanyi "Il romanzo dei Tre Regni" scritto da Luo Guanzhong (1330-1400 circa). Racconta le guerre seguite alla caduta della dinastia Han del III sec. d.C.

Il romanzo fantastico trova la sua compiuta espressione nello Xiyou Ji "Viaggio in Occidente" di Wu Cheng’en (1506-1582) che tratta, in forma romanzata, del viaggio in India del pellegrino buddhista Xuanzang. Proprio in tre capitoli di questo romanzo vi è la storia, ormai conosciutissima, dello "Scimmiotto", da cui è stato tratto il film in catoni animati "Scompiglio sotto il cielo".

Durante la dinastia Qing (1644-1911), il romanzo che suscita notevole interesse è Honglou meng "Sogno della Camera Rossa" di Cao Xuejin (1715-1763) che narra la storia di una ricca famiglia, i suoi amori, le sue avventure e disavventure. Il romanzo è forse la più acuta, profonda analisi e critica della corrotta società feudale cinese. Un vero capolavoro universalmente riconosciuto.

Altro famoso romanzo, di satira sociale, è il Rulin Waishi "Storia privata dei letterati" di Wu Jingzi (1701-1754) in cui sono descritte le debolezze, le invidie dei letterati, dei funzionari che governavano allora la Cina. Questo romanzo è stato tradotto in Cinese con il titolo "The Scholars". Per la novellistica appare in questo periodo il più grande capolavoro: "I racconti fantastici di Liao" di Pu Songling (1630-1715). L’autore, con questi racconti, continua quella tradizione del magico che tanto successo aveva avuto in Cina fin dal tempo dei Tang.

I poeti subiscono l’influenza dei romantici inglesi o dei simbolisti francesi, mentre i drammaturghi introducono il teatro parlato.

Xu Zhimuo (1895-1931) è il poeta che più risente dell’influenza occidentale. Il tema fondamentale della sua poesia è l’amore.

Ai Qing (n. 1910) e Tian Jian (n. 1914) sono tra i maggiori poeti della Cina contemporanea; ma la figura più eminente della letteratura cinese dell’ultimo secolo è quella di Lu Xun (1881-1936) che Mao definì "gigante" ed ancora "l’eroe più leale" e che intese la letteratura come partecipazione attiva al risveglio patriottico della Cina. Fu tra gli ispiratori del movimento di riforma della società cinese e svolse una campagna per la riforma della lingua scritta, promuovendo l’abbandono dello stile classico e l’impiego, nelle opere letterarie, della lingua parlata. Operò anche un notevole sforzo di avvicinamento alla letteratura europea. Fu saggista, novelliere, polemista, poeta. 

L’opera che gli ha dato maggior fama è Ah Q zhen zhuan "La vera storia di Ah Q", scritta nel 1921. Ah Q è un cinese del popolo che partecipa alla rivoluzione del 1911, ma non sa perché lo fa. Nell’intendimento dell’autore, Ah Q rappresenta il popolo cinese ancora impreparato ad affrontare i problemi del rinnovamento sociale e politico. Nel 1918 scrive "Il diario di un pazzo" in cui adotta, per la prima volta, la lingua volgare e non la lingua dei classici.

Dalla data di pubblicazione del "Diario" inizia il periodo della letteratura moderna cinese. Nelle novelle, perché Lu Xun non scrisse mai romanzi, continua la sua opera tesa al conseguimento dei suoi ideali politici e patriottici. Le sue novelle si trovano pubblicate in parecchie raccolte quali Nahan "Grida", Panhuang "Esitazioni" e Yecao "erbe selvatiche".

Il maggior esponente della cultura cinese marxista è Guo Moruo (1891-1978). Oltre all’attività di poeta, di filologo, di traduttore e di studioso di storia e di archeologia, ha ricevuto il maggior successo dalle opere teatrali, basate sui fatti storici della Cina antica, raccontati per risvegliare la coscienza nazionale. Nel 1949 è Presidente della Federazione cinese delle Scienze e Membro del Governo Centrale: cariche che mantenne fino alla morte. Tra le sue opere: la raccolta di poesie Nusheng "La dea", i romanzi: "Foglie morte", "Gatto nero"; l’opera teatrale Qu Yuan; le novelle "L’eclisse", "Il passo".

Autori contemporanei che vanno ricordati sono: Mao Dun, pseudonimo di Shen Yan-bing (1890-1981), novellista, romanziere, drammaturgo, oratore, critico letterario. Il suo capolavoro è Zi Ye "Mezzanotte" in cui descrive la città di Shanghai degli anni Venti in tutti i suoi aspetti sociali. Ba Jin, pseudonimo di Li Feigan (n. 1904) autore di una trilogia Jia, Chun, Qiu "Famiglia, Primavera, Autunno" in cui i suoi personaggi rifiutano tutte le imposizioni della società tradizionale.

Nel 1942, Mao pronuncia a Yan’an, nelle montagne dello Shaanxi, alcuni famosi "Discorsi sulla funzione della letteratura e dell’arte" in cui sono elencati i principi ai quali si devono attenere gli scrittori. Questi principi: "la letteratura e l’arte devono essere al servizio del popolo, per l’edificazione del socialismo, subordinate alla politica; gli scrittori e gli artisti rivoluzionari devono identificarsi con i lavoratori", guideranno, per parecchi anni, l’attività letteraria cinese.

 

 

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