GLI ARCHEOLOGI

Se oggi i musei di tutto il mondo e le collezioni private sono in possesso di una mole sterminata di reperti; sebbene sia ormai placata la vera e propria brama di possedere un oggetto disseppellito - se non depredato nel vero senso della parola - non possiamo non ricordare quegli uomini che con il loro duro lavoro hanno contribuito alla scoperta di enormi tesori, artistici e storici, che ci hanno aiutato negli anni ad imparare e comprendere questa antica civiltà.

Grazie a loro siamo riusciti a decifrare, se non perfettamente, la lunghissima storia dell'Egitto e dell'epopea del suo popolo. Qui in questa sezione, seppur con una descrizione un po' limitata, è giusto "far conoscere" quei personaggi che hanno contribuito a tutto questo e che hanno dato inizio all'Egittologia Moderna.

 

James Bruce

(1730 - 1794) Nato da una famiglia scozzese benestante, fu nominato nel 1762 console britannico ad Algeri e viaggiò molto in Medio Oriente. Giunto al Cairo nel 1769, decise di partire verso sud alla ricerca delle sorgenti del Nilo. Mentre era a Luxor, visitò la Valle dei Re dove scoprì la tomba di Ramsete III (detta ancora oggi Tomba di Bruce) della quale copiò molti dipinti pubblicati in seguito nel suo libro Voyage à la dècouverte des sources du Nil. Quest'opera suscitò numerose critiche, poichè nessuno credeva che i disegni in essa contenuti riflettessero lo stile autentico dell'arte egiziana.

Giovanni Battista Belzoni

 

Esploratore italiano e archeologo nato a Padova nel 1778. Dopo aver studiato ingegneria idraulica a Roma si trasferì in Inghilterra nel 1803 dove, sfruttando il suo fisico potente lavorò in un circo fino al 1815.

Giovanni Belzoni

Dopo una serie di viaggi in Europa e a Malta arrivò in Egitto per proporre al pascià Mohammed Alì dei progetti per delle macchine idrauliche.
Non avendo avuto particolari attenzioni per le sue macchine si dedicò agli scavi archeologici che, in quel periodo, gli fruttarono molto di più.

Gli acquirenti non si fecero attendere, primo fra tutti Henry Salt, esploratore e console di sua Maestà Britannica al Cairo: gli venne affidato il trasporto della colossale testa di Ramses II, all'epoca situata davanti al Ramesseum di Tebe. Belzoni approfittò di questo incarico ed iniziò la sua carriera di esploratore raccogliendo antichità per il Museo Britannico.

In mancanza di qualsiasi legge per salvaguardare i reperti ritrovati, Belzoni ebbe carta bianca e perciò operò quindi una vera e propria spoliazione senza nessun ordine o metodo. Lavorò nella zona di Tebe, Edfu, Abu Simbel, Karnak. Scavò nella Valle dei Re dove scoprì la tomba di Sethi I. Belzoni fu la prima persona in tempo moderno che entrò nella piramide di Chefren a Giza (dove peraltro si rese protagonista del deprecabile gesto - anche se giustificato dalla sanguinosa concorrenza di altri gruppi di scavo - di autocelebrazione del proprio nome nella Camera del Re).

Designata l'Oasi di Siwah come meta prioritaria, l'italiano aiutò anche i vecchi rivali italiani Drovetti e Frediani, guidandoli nella stesura della pianta della città di Siwah. Lasciato l'Egitto, Belzoni si recò in Inghilterra per esporre le pitture che aveva riprodotto fedelmente dalla tomba del faraone Sethi I, ricavandone un ottimo ritorno d'immagine da parte dei numerosi spettatori accorsi ad ammirare la preziosa documentazione archeologica. Presentate con eguale successo a Parigi nel 1822, Belzoni attirò anche l'attenzione di Champollion, da poco venuto a capo della scrittura geroglifica grazie alla stele di Rosetta. I dipinti e il libro pubblicato sul tema dei sui scavi, permisero allo stesso Belzoni di risvegliare l'attenzione europea nei confronti dell'archeologia egiziana e a finanziare il viaggio dell'amico Champollion nella valle dei Re.
Nel 1823 Belzoni ripartì così ancora una volta verso l'amato Egitto e raggiunti i confini decise di penetrare nel Sudan per intraprendere la ricerca delle sorgenti del Nilo. Morì in circostanze rimaste misteriose a Gwato, nelle vicinanze di Benin, il 3 dicembre 1823.

Il suo nome si perse presto nelle nebbie della storia. Nel 1825 l'Inghilterra lo ricordò con l'esposizione dei modelli delle tombe reali di Tebe e altrettanto fece la Francia. L'Italia non si interessò invece mai di questo straordinario archeologo autodidatta lasciando agli Stati Uniti il merito di intitolare una città all'ingegnoso italiano. Cercando sugli atlanti è quindi possibile trovare la città di Belzoni, nello stato del Mississippi, a ricordo di un grande avventuriero della storia.

 

Jean François Champollion

 

Nato a Figeac nel 1790 e morto a Parigi nel 1832. Cominciò giovanissimo ad interessarsi alla cultura dell'Antico Egitto e, dopo aver letto per la prima volta la Stele di Rosetta giurò a se stesso che sarebbe stato il primo a decifrare il linguaggio dei geroglifici.

Era esperto di molte lingue orientali e soprattutto il copto che, secondo lui, era la lingua chiave che lo avrebbe aiutato nella decifrazione in quanto lingua molto vicina all'egiziano. Aveva solo sedici anni quando all'Accademia di Grenoble presentò un documento in cui affermava che il copto era l'antica lingua egizia.

I suoi studi sulla decifrazione dei geroglifici furono molto lenti ma una volta convinto del valore fonetico dei simboli fu in grado di identificare rapidamente i segni geroglifici e a comprendere abbastanza bene l'antica lingua. Inoltre egli riuscì a tradurre completamente la parte in geroglifico della Stele di Rosetta.

La conferma dei suoi studi e progressi avvenne nel 1822 quando con la famosa Lettre a Mr. Dacier pose le base della sua straordinaria scoperta e quindi la prova definitiva che i geroglifici potevano essere tradotti dando così inizio all'era della moderna egittologia. Due anni dopo la lettera a Dacier parte per l'Italia (1824-1826) dove visita le collezioni egittologhe copiando testi e arricchendo il proprio vocabolario e perfezionando sempre di più il sistema della decifrazione dei geroglifici; riuscì ad identificare i plurali ed i determinativi.

Nel 1826 viene nominato conservatore del Museo Egizio del Louvre poi, dal 1828 al 1830 percorre tutto l'Egitto con Ippolito Rossellini. Questo viaggio è all'origine del suo monumentale lavoro :

Tornato in Francia viene nominato membro dell'Academie des Iscriptions et Belles Lettres (1830) poi professore al College de France (1831) ma da questa cattedra riuscì a dare pochissime lezioni in quanto il 4 Marzo 1832 muore, dopo una lunga vita dedicata allo studio degli antichi scritti portando di nuovo a vivere una lingua morta da più di 3.000 anni.

Scrive di lui Christian Jacq: "Non si canterà mai abbastanza la gloria di questo vero genio senza il quale l'Egitto faraonico sarebbe completamente scomparso dalla storia. Egli ha riportato alla luce una grande civiltà e la sua grande sapienza. Davvero pochi uomini nella storia sono stati ingrado di compiere un'impresa pari a questa.".

 

Ippolito Rossellini

 

(1800 - 1843) Egittologo, professore di storia e di lingue orientali all'Università di Pisa, era allievo e grande amico di Champollion, di cui spesso si sentì rivale, e con il quale nel 1828-29 organizzò l'importante spedizione franco-toscana in Egitto.

Al suo rientro in Italia Rossellini portò con se una piccola collezione che andò al Museo Archeologico di Firenze. Sulla sua esperienza egiziana scrisse e pubblicò, in 10 volumi di testo e 3 grandi tavole, l'opera intitolata "I monumenti dell'Egitto e della Nubia, disegnati dalla spedizione scientifico-letteraria Toscana in Egitto." In quest'opera erano descritti, oltre ai vari monumenti, anche gli usi e costumi dell'Egitto. Fu il fondatore dell'Egittologia in Italia.

 

Francois Auguste Mariette

 

(1821-1881) Quello che Champollion ha fatto per la lettura dei geroglifici Mariette lo fa per l'archeologia. Nel 1850 fu spedito in Egitto dal Louvre per acquistare dei papiri copti e anch'egli come tanti altri non riuscì a resistere al fascino dell'Egitto.

Dobbiamo a lui la scoperta del Serapeum presso Saqqara dove incontrò per la prima volta Heinrich Brugsch con il quale esplorò altri siti importanti.
Servendosi in totale di 2.500 uomini, Mariette lavorò in trentacinque località diverse. In ciascuna di esse trovò non soltanto monumenti e tombe fino ad allora sconosciuti ma anche grandi tesori, compresa la grande tomba della regina Anhotep, madre di Amose, fondatore del Nuovo Regno.
A Edfu fece evacuare gli abitanti e distrusse un intero villaggio costruito sulle mura del tempio. Portò alla luce anche il tempio di Luxor, ma la sua impresa più significativa fu la fondazione e l'organizzazione del primo Museo Egizio del Cairo.

Iniziò così a scavare portando alla luce il Serapeo e trecento mastabe a Saqqara (tra le quali quella di Ti), il tempio della Sfinge a Giza e quello di Sethi ad Abido.

Fu il primo che si accorse del sistematico saccheggio dei tesori e dei documenti, per questo nel 1958 grazie all'incarico ufficiale datogli da Said Pascià, divenne il direttore del Dipartimento Egiziano delle Antichità e si prodigò in ogni modo per evitare che tutto quello che veniva alla luce lasciasse frettolosamente il paese. Così, tutto quello che in quel momento venne trovato, fu utilizzato per dar vita al primo nucleo del Museo Egizio al Cairo. Scrisse anche il libretto dell'Aida di Verdi.

 

Heinrich Brugsch

 

(1827 - 1894) Fratello di Emile Brugsch, fu professore di egittologia a Gottingen, poi esploratore ed archeologo a Saqqara. Qui incontrò Auguste Mariette con il quale portò alla luce ed esplorò numerose tombe a mastaba, compresa quella di Ti sulle cui mura si trovano i più bei rilievi mai scolpiti dagli egiziani. L'amicizia tra Brugsch e Mariette, che durò tutta la vita, si concretizzò in un turbinio di scavi e cantieri lungo il Nilo.

Brugsch pubblicò nel 1875 la trascrizione dei testi del tempio di Edfu, poi un dizionario di ieratico e demotico.

 

Gaston Maspero

  (1846 - 1916) Il professore Gaston Maspero continuò l'opera di Mariette diventando a sua volta direttore del Museo Egizio del Cairo del quale catalogò la collezione in cinquanta volumi. Fu di conseguenza in contatto con i più grandi archeologi del suo tempo (Loret, Petrie, Carter) e trovò mecenati e finanziatori quando le casse delle istituzioni che dirigeva cominciavano a svuotarsi. Nel 1907 incoraggiò la prima spedizione archeologica in Nubia, i cui monumenti fino ad allora erano stati completamente trascurati.

Trovò le mummie di alcuni grandi faraoni e, grazie anche ai suoi successori, arricchirono a tal punto il Museo, fu necessario aprire una nuova e ben più adeguata sede che venne inaugurata nel 1902. Maspero fu il primo che diede alle stampe i "Testi delle Piramidi" e pubblicò moltissimi libri e articoli sull'Egitto.

 

Karl Richard Lepsius


(1810 - 1884) Tedesco. Professore a Berlino, direttore dei Musei di Berlino, diresse la spedizione prussiana in Egitto. Scoprì il Decreto di Canopus a Tanis. Pubblicò i risultati delle ricerche della spedizione in dodici volumi.

 

William Flinders Petrie


(1853 - 1942)Archeologo Britannico ed Egittologo nato a Charlton, Kent fu educato privatamente. Fu professore di Egittologia all'Università di Londra dal 1892 al 1933. Dal 1875 al 1880 scavò in Gran Bretagna, incluso il monumento preistorico di Stonehenge. La sua ricerca archeologica in Egitto cominciò nel 1881 con alcuni scavi alle piramidi di Giza.


Fu il primo fra tutti gli archeologi ad applicare il metodo di scavo sistematico. Nel 1883 il British Museum gli conferì la direzione della Fondazione per l'esplorazione dell'Egitto, appena creata da Amelia Edwards, e nel 1844 Petrie era già a scavare e anche a dibattere con i membri del comitato che riteneva essere dei burocrati incompetenti. Presentò le sue dimissioni nel 1886 e lavorò solo per i trentasette anni seguenti in quasi tutti i siti più importanti del paese.

Fu il maestro di numerosi altri egittologi e fu anche il primo a scoprire le culture preistoriche dell'Egitto, argomento su cui scrisse più di cento volumi con i vari rapporti di scavo. Petrie può essere considerato il padre dell'Egittologia Moderna.

 

David Roberts

 

( 1796 - 1864 ) Pittore e scenografo teatrale scozzese, dopo numerosi viaggi in Europa, nel Levante e nell'Africa del Nord, divenne celebre per le sue litografie di soggetti prevalentemente architettonici, tanto che quando arrivò in Egitto nel 1838 fu ricevuto dal pascià Muhammad Alì in persona.

  

Partì in nave verso sud, navigò per tre mesi dipingendo i monumenti ed arrivò ad Abu Simbel. Rientrato al Cairo, dipinse scene di vita quotidiana, mercati e moschee.

 
Le sue vedute dell'Egitto sono opere splendide, ma anche molto utili poichè mostrano le condizioni dei monumenti durante la prima metà dell'800.

 

Howard Carter


Howard Carter era nato il 9 maggio 1873 a Kensington, nel Nordfolk, un piccolo villaggio di non più di duemila cinquecento abitanti. La sua vita ebbe una svolta nel 1890.

Il professor Percy E. Newberry, collaboratore del museo egizio delle antichità e lettore di egittologia all'università del Cairo, fece visita ad una sua amica di famiglia, Lady Amherst of Hackney a cui chiese se conoscesse qualcuno disposto ad aiutarlo nel suo lavoro: Lady Amherst gli parlò allora di Howard Carter che Newberry assunse. Egli lavorò al British Museum e subito dopo diventò il membro più giovane dello staff dell'Egyptian Exploration Found, Carter divenne in seguito assistente di uno dei più grandi egittologi mai esistiti: Sir William Flinders Petrie.

Nonostante la mancanza di un'istruzione superiore regolare, egli riuscì ad apprendere da Petrie e Newberry le nozioni fondamentali sui geroglifici. Aveva un intelligenza vivace e grandi capacità di deduzione: la dedizione e l'entusiasmo nel lavoro gli procurarono grande stima da parte dei suoi superiori, tanto che a venticinque anni fu assunto da Sir Gaston Maspero come ispettore dei monumenti nel Basso Egitto e nella Nubia. La carriera di Carter in Egitto nella Sovrintendenza alle antichità procedette ottimamente fino al 1903, quando per un incidente con un gruppo di francesi Carter fu licenziato.

Fu allora che Maspero gli presentò Lord Carnarvon, il quale chiese a Carter di assisterlo negli scavi come esperto di archeologia.

Per Lord Carnavon, Carter lavorò 15 anni scoprendo un numero considerevole di tesori. In questo periodo di scavi possiamo annoverare tra le sue scoperte :

  1.           la tomba di un capo di Tebe della XVII dinastia

  2.            un'altra tomba contenente due tavolette di legno sulle quali c'erano le iscrizioni di alcune massime di Ptahhtep II e la narrazione delle prime fasi della cacciata degli Hyksos da parte del faraone Kamose della XVII dinastia.

  3.        una serie di tombe private del Medio e Nuovo Regno.

  4.         il tempio di Hatscepsut.

  5.       il tempio di Ramesse IV.

  6.          altre tombe reali.

Negli ultimi anni però si cominciarono ad accumulare delusioni e nonostante la testardaggine di Carter nessun nuovo reperto riuscì a vedere la luce. Fu proprio nella stagione di scavi del 1921 che Carnavon, ormai privo di entusiasmo, chiamò Carter per dirgli che quella sarebbe stata l'ultima stagione. Ma Carter, sicuro del fatto che la Valle dei Re non fosse per niente esaurita, convinse Carnavon a finanziare un'ultima stagione di scavi.

Carter aveva ragione: il 3 Novembre 1922 a circa quattro metri sotto l'entrata della tomba di Ramesse IV vennero scoperti alcuni gradini di una scala e, fu così che cominciò la straordinaria scoperta della tomba di Tutankhamon e di tutto quello che ne seguì.

Carter terminò i lavori di conservazione dei reperti nel 1932, dieci anni dopo la scoperta della tomba. Questo dimostra quale attenzione e senso di responsabilità che Carter ebbe per portare avanti il suo lavoro. Se la tomba fosse stata scoperta da un altro, ci sarebbe voluto soltanto un mese per smantellare la tomba. Carter morì a Londra, al n. 2 di Prince's Gate Court, il 2 Marzo 1939, baciato da un'enorme fama e fortuna ma senza riconoscimenti pubblici.

 

Victor Loret

 

(1859 - 1946) Direttore generale delle Antichità Egiziane, Loret fu anche un ricercatore sul terreno e nel 1898 intraprese degli scavi di prova nella Valle dei Re, sospettando l'esistenza di altre sepolture.

Scoprì immediatamente la tomba di Thutmosis III, la cui mummia era stata rimossa nell'antichità e, quasi simultaneamente, quella - già saccheggiata - di suo figlio Amenofi II, la cui mummia era rimasta nel suo gigantesco sarcofago di granito, protetta da una bara ancora intatta.

Una piccola camera adiacente ospitava inoltre due file di nove feretri contenenti le spoglie di altri faraoni (tra cui Ramsete IV e Sethi II): si trattava di un altro gruppo di mummie regali che, con quelle scoperte da Emile Brugsch a Deir el-Bahari, completavano la serie dei re della XVIII e XIX Dinastia.

 

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