XXVI   DINASTIA

 

 

NEKO  I

PSAMMETICO   I

NEKO  II  

PSAMMETICO  II

APRIES

AMASIS

PSAMMETICO  III

 

 

 

 

 

 

NEKO   I

 

Nomi:   

Neko, Nechao

Dinastia

XXVI (672-525 a.C.)

Anni di regno

[672-664 a.C.]

Collocazione storica:

Terzo Periodo Intermedio 1080-665 a.C.

In seguito alla loro conquista, i Babilonesi, posero alla guida delle città egizie governatori di loro fiducia. Il sistema di sostituire i governatori malfidi con altri di propria scelta era stato inaugurato da Esarhaddon. Tra i prescelti era un certo Neko, principe di Sais, forse un discendente dell'avversario di Piankhy, Tefnakht. Neko, però, non aveva tardato a ribellarsi ed era stato deportato a Ninive con altri prigionieri. Comunque, Ashurbanipal aveva evidentemente riconosciuto in lui un uomo abile e intraprendente, tanto che lo perdonò, lo caricò di doni, vesti, gioielli e altri tesori, e

gli restituii come residenza Sais dove mio padre lo aveva nominato re. Ad Atribi nominai suo figlio Nabushezibanni, trattandolo con maggiore amicizia e favore di quanto non avesse fatto mio padre.

Manetone fa di questo Neko I il terzo re della sua XXVI dinastia saitica facendolo precedere da un non meglio identificato Stephinates e un ugualmente misterioso Nechepsos. Si ignora quando e dove Neko morì.

 

PSAMMETICO    I

 

Nomi:   

Psammetico, Wahibra Psamtek

Dinastia

XXVI (672-525 a.C.)

Anni di regno

[664-610 a.C.]

Collocazione storica:

Terzo Periodo Intermedio 1080-665 a.C.

Nonostante Manetone lo collochi solamente come quarto re, buoni motivi storici lo indicano come il vero fondatore della dinastia. Il nome, straniero all'apparenza, è invece egizio, e significa il «venditore di bevande», espressione che ha evidentemente qualche rapporto con il racconto di Erodoto secondo il quale egli aveva improvvisato una coppa da libagioni con il proprio elmo.

In una stele di Api, Psammetico I viene subito dopo Taharka, mentre non si fa cenno a Tanuatamun. Ormai la maggior parte dell 'Egitto era governata da principi indipendenti che avevano tutto l'interesse ad allearsi contro lo straniero, anziché abbandonarsi a lotte fratricide. Si formò così, sotto la guida di Psammetico, la Dodecarchia. I primi anni del suo regno furono probabilmente impegnati in questa lotta per la supremazia; nessun monumento da lui lasciato reca una data anteriore all'anno 9, quando egli riuscì ad estendere il proprio potere sulla Tebaide adottando lo stesso metodo impiegato da altri faraoni suoi predecessori. Una grande stele scoperta a Karnak riferisce che egli aveva mandato la figlia maggiore, Nitocris, a prendere la successione di Shepenwepe II, sorella di Taharqa, come «Sposa del Dio» Amon.

Nella instabile situazione dell'epoca, Psammetico, nell'intento di assicurarsi preziosi alleati, favorì una notevole immigrazione di popolazione di origine greca, sia mercenari che commercianti. Nella scia delle truppe erano infatti giunti in Egitto commercianti della Ionia, ben lieti di ottenere uno stabile punto d'appoggio in un paese tanto fertile e ricco. Psammetico, da parte sua, si era rallegrato di acquistare nuovi soldati di provato valore per controbilanciare i machimoi, sempre più o meno agli ordini dei principi locali dei loro distretti. Una stele di Api prova che Psammetico morì dopo aver regnato cinquantaquattro anni e fu seguito dal figlio Neko II nel 610 a.C..

 

 

 

NEKO  II

 

Nomi:   

Neko, Nechao, Wehemibra Neko

Dinastia

XXVI (672-525 a.C.)

Anni di regno

[610-595 a.C.]

Collocazione storica:

Terzo Periodo Intermedio 1080-665 a.C.

Figlio di Psammetico I, Neko II non fu meno intraprendente del padre, ma fu meno fortunato. I suoi monumenti in Egitto sono poco numerosi e singolarmente scarsi d'informazioni. Per le sue imprese in patria la principale fonte di notizie resta ancora Erodoto. Un coraggioso tentativo di collegare il Nilo col Mar Rosso per mezzo di un canale si dovette abbandonare, ma è quasi certo che le navi fenicie, da lui mandate a circumnavigare l'Africa, riuscirono nell'intento ritornando dopo tre anni attraverso le Colonne d'Ercole. Per questa impresa, è ricordato ancora ai giorni nostri.

Dal 609 a.C. cessa ogni notizia dell'ultimo re dell'Assiria e Neko prende il suo posto come maggiore avversario di Nabopolassar. Si legge nell'Antico Testamento che quando il Faraone-neco, re dell'Egitto, marciò contro i Babilonesi, all'inizio le cose si volsero in suo favore. A questo punto il re di Giudea, Josia, commise l'errore di intervenire nel conflitto e fu ucciso a Megiddo da Neko; un frammento geroglifico proveniente da Sidone, attesta che quest'ultimo aveva il controllo della costa fenicia resogli più facile dal possesso di una flotta nel Mediterraneo. Negli anni 606-605 a.C. gli Egizi catturarono la piazzaforte di Kimukhu e sconfissero i Babilonesi a Kuramati, località situate entrambe sull'Eufrate a sud di Karkamis. Allora, secondo la Cronaca Babilonese, Nebuchadrezzar, figlio di Nabopolassar:

attraversò il fiume per marciare contro l'esercito egizio che si trovava a Karkamis, ... combatterono gli uni contro gli altri, e l'esercito egizio si ritirò davanti a lui. Egli li sconfisse completamente e li annientò. Quanto ai resti dell'esercito egizio scampati alla disfatta e non colpiti dalle armi avversarie, le truppe babilonesi li raggiunsero e li sconfissero nel distretto di Hamath, cosicchè non un sol uomo riuscì a fuggire nel proprio paese. In quel tempo Nebuchadrezzar conquistò l'intera regione del Khatti.

Secondo la Bibbia,

Il re d'Egitto non tornò mai più fuori del suo paese, perché il re di Babilonia aveva preso tutto quello che era appartenuto al re d'Egitto, dal torrente d'Egitto al fiume Eufrate.

 

PSAMMETICO  II

 

Nomi:   

Psammetico, Psammuthis, Neferibra Psamtek

Dinastia

XXVI (672-525 a.C.)

Anni di regno

[595-589 a.C.]

Collocazione storica:

Terzo Periodo Intermedio 1080-665 a.C.

Morto Neko II nel 595 a.C., gli succedette il figlio Psammetico II del cui regno, relativamente breve, fu spesso sottovalutata l'importanza. In realtà i monumenti che nominano il re o i suoi funzionari sono assai più numerosi di quelli dei due predecessori, e una molto dibattuta spedizione nella Nubia conferisce un particolare interesse a questo regno. Le notizie su questa spedizione derivano soprattutto da una lunga epigrafe, parte di un gruppo d'iscrizioni greche incise su uno dei colossi di Ramses II ad Abu Simbel, che dice:

Allorché il re Psammetico venne a Elefantina, questo fu scritto da coloro che navigarono con Psammetico figlio di Theocles, e si spinsero oltre Kerkis fin dove il fiume lo permette. Coloro che parlavano lingue straniere erano guidati da Potasimto, gli Egizi da Amasis.

É noto che Potasimto e Amasis vissero sotto il regno di Psammetico II e ricoprirono cariche militari. La spedizione è ricordata anche da due stele assai guaste provenienti da Tanis e da Karnak; la prima fornisce come data l'anno 3 e cita un re indigeno le cui truppe furono massacrate, mentre la seconda afferma che fu raggiunta Pnubs. Ma se resta così accertato che la campagna si estese più a sud di quanto non si era prima supposto, è improbabile l'ipotesi che fosse la risposta di Psammetico a un tentativo etiopico di riprendere possesso dell'Egitto, perduto dopo la fuga di Tanuatamun da Tebe.

É comunque durante il suo regno che si notano per la prima volta evidenti segni di ostilità verso l'Etiopia da parte dei Saiti e che i nomi di Taharqa e dei suoi predecessori vengono sistematicamente cancellati dai loro monumenti. Altrettanto problematica è una spedizione in Fenicia sotto Psammetico II, menzionata in un papiro tardodemotico; sembra però che si trattasse di una vicenda pacifica visto che furono chiamati a parteciparvi i sacerdoti di vari templi.

Come già aveva fatto Psammetico I, anche Psammetico II nominò sua figlia, Ankhnasneferibra, "Sposa del Dio" a Tebe. La principessa arrivò a Tebe nel primo anno di regno del padre e fu accolta dalla madre adottiva, Nitocris; pare che nello stesso tempo le venisse concesso il titolo di Primo Profeta di Amon, mai fino allora accordato a una "Sposa del Dio", ma quest'ultimo e più importante uffizio non fu da lei assunto che alla morte di Nitocris nel quarto anno del regno di Apries.

 

 

APRIES

 

Nomi:   

Apries, Uaphris, Hacacibra Wahibra

Dinastia

XXVI (672-525 a.C.)

Anni di regno

[589-570 a.C.]

Collocazione storica:

Terzo Periodo Intermedio 1080-665 a.C.

Nel 589 a.C. morì Psammetico II e gli succedette il figlio Apries, il faraone Efree della Bibbia, che subito si accinse a sovvertire la politica pacifica e difensiva adottata dai suoi predecessori. Le notizie del suo intervento in Siria sono attinte soprattutto dai profeti Geremia ed Ezechiele. Per opporsi al suo tentativo di soccorrere Gerusalemme, Nebuchadrezzar interruppe l'assedio, ma lo riprese in seguito. Nel 587 a.C. la città cadde e fu completamente distrutta; la maggior parte della popolazione ebraica fu deportata a Babilonia, mentre coloro che rimasero, trovando intollerabile la situazione in Giudea, fuggirono qualche tempo dopo in Egitto portando con sé il profeta Geremia.

É oscura la parte sostenuta da Apries in questi avvenimenti, perché le fonti egizie tacciono del tutto. Pare che agli inizi del regno egli avesse mandato truppe in Palestina ad appoggiare gli Ebrei, ma che in seguito le avesse ritirate; si parla anche di un attacco del suo esercito contro Sidone e della flotta contro Tiro, ma almeno la prima di queste asserzioni non concorda con i fatti documentati; e forse neppure la seconda, poiché il sacerdote Ezechiele, esiliato, attesta che Nebuchadrezzar assediò per tredici anni la città di Tiro senza che gli riuscisse mai di conquistare questo stato isola. Nel 570 a. C. Apries fu coinvolto in una nuova e disastrosa avventura, la cui storia è ripresa da Erodoto. A Cirene, sulla lontana costa nordafricana, i Greci avevano creato una vasta e fiorente colonia, tutt'altro che bene accetta però agli indigeni della Libia. Un capotribù libico, Adicran, si rivolse ad Apries chiedendogli protezione. L'esercito egizio mandato in suo aiuto subì una schiacciante sconfitta della quale, a ragione, fu ritenuto responsabile Apries che di conseguenza perse il trono. I monumenti lasciati nei suoi diciannove anni di regno sono abbastanza numerosi, ma come faraone la sua figura è oscurata da quella dell'usurpatore che ne prese il posto.

 

 

AMASIS

 

Faraone Amasis

Nomi:   

Amasis, Amosis, Khnemibra Ahmose-si-Neit

Dinastia

XXVI (672-525 a.C.)

Anni di regno

[570-526 a.C.]

Collocazione storica:

Terzo Periodo Intermedio 1080-665 a.C.

Sfrondando dei suoi elementi pittoreschi il racconto di Erodoto sulla vita di Amasis, ciò che ne rimane suona come storia autentica. Il nuovo re era un uomo del popolo al quale l'accettazione della Doppia Corona era stata imposta dalle circostanze e dall'indignazione dei suoi compatrioti. Egli ebbe l'appoggio unanime degli Egizi indigeni, mentre i soldati rimasti fedeli ad Apries erano per lo più greci, cosa alquanto strana dato che di recente questi aveva combattuto contro una colonia greca. La guerra civile che ne seguì non può esser durata più di qualche mese e rimase limitata al delta nordoccidentale; Erodoto colloca la battaglia decisiva a Momemfi, mentre secondo una grande stele di granito rosso eretta in ricordo della vittoria di Amasis, essa avrebbe avuto luogo a Sekhetmafka presso Terana, sul ramo canopico del Nilo.

Apries fu catturato vivo e portato a Sais in quella che era stata la sua residenza ed era adesso la capitale di Amasis. Si dice che il vincitore sulle prime trattasse con bontà il suo regale prigioniero, ma in seguito lo abbandonasse al furore popolare; però, a quanto sembra confermare la stele, lo fece seppellire con tutti gli onori dovuti a un faraone. Un frammento cuneiforme al British Museum fa risalire allo stesso anno, il trentasettesimo del regno di Nebuchadrezzar, una sorta di azione militare contro Amasis, ma è improbabile che le due potenze siano mai venute a conflitto né allora né dopo, quando al grande monarca babilonese succedettero tre deboli sovrani, seguiti da un quarto, Nabonido che, nelle traversie della sua esistenza, mai si spinse in regioni più prossime all'Egitto della Siria settentrionale e di Edom. In complesso Amasis si dimostrò un sovrano pacifico. In Occidente concluse un trattato di alleanza con Cirene, e se sottomise alcune città dell'isola di Cipro, fu questa la sua sola conquista. É certo che si rese per lui sempre più indispensabile dipendere dall'energia e dallo spirito di iniziativa dei Greci.

La sua prudenza e la sua indole conciliante lo resero altrettanto popolare fra gli occidentali e gli guadagnarono il ben meritato epiteto di Filelleno. Prove sintomatiche di questi buoni rapporti sono il suo matrimonio con una dama di Cirene, Laodice, il suo largo contributo alla riedificazione del tempio distrutto di Delfi, e i ricchi doni a vari altri templi greci. Tuttavia era necessario far qualcosa per lenire la gelosia degli Egizi indigeni verso i quali, dopo tutto, egli aveva un debito enorme. I commercianti greci stabilitisi nel delta stavano infatti acquistando troppa potenza e per arrestarne lo sviluppo Amasis confinò la loro attività nella grande città di Naucratis, riscoperta da Petrie a poca distanza da Sais sul lato sudoccidentale. Qui la popolazione era esclusivamente greca e vi erano stati edificati grandi templi dalle varie comunità di coloni; essa prefigura Alessandria e ai suoi tempi ebbe un'importanza di poco inferiore a quest'ultima.

Egizi e Greci rimasero entrambi soddisfatti; quest'atto fu, da parte di Amasis, un capolavoro di diplomazia, dovuto senza dubbio alla sua sagacia unita, secondo Erodoto, a un temperamento cordiale ed indulgente che gli permise di conservare il trono per quarantaquattro anni sfuggendo di stretta misura alla catastrofe che solo un anno dopo doveva travolgere il paese. 

 

 

PSAMMETICO  III

 

Nomi:   

Psammetico, Psammecherites, Ankhkaenra Psamtek

Dinastia

XXVI (672-525 a.C.)

Anni di regno

[526-525 a.C.]

Collocazione storica:

Terzo Periodo Intermedio 1080-665 a.C.

Nel 526 a.C., pochi mesi dopo la morte di Amasis, Cipro ruppe l'alleanza con l'Egitto, scatenando una vera e propria tempesta che piombò sul capo di Psammetico III. Quest'ultimo, figlio di Amasis, fece di tutto per scongiurare la fine.
La battaglia di Pelusio fu combattuta con disperata tenacia (525 a.C.), ma alla fine gli Egizi ripiegarono in disordine a Menfi, che si arrese solo dopo un lungo assedio.

L'Egitto passò così in mano ai Persiani (XXVII dinastia di Manetone).

 

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