La VALLE delle REGINE
La valle delle regine è un altro vallone, come quella dei re,
nella costiera rocciosa che sovrasta la piana occidentale di Tebe. In arabo si
chiama Biban el Harim, "porte dell'harem". Nella valle sono state
individuate un'ottantina di tombe, molte mai portate a termine, altre molto
rovinate, tutte più o meno delle due ultime dinastie del Regno nuovo, XIX e XX.
La tomba più bella e celebre della valle è quella di una delle
regine più note d'Egitto, Nefertari, seconda delle "grandi spose" di
Ramses II, come si sa ebbe anche moltissime concubine ed uno stuolo innumerevole
di figli, di cui fu sempre molto fiero. Nel tempio di Uadi es Sebua, nella Bassa
Nubia, uno dei luoghi in cui Ramses II fece incidere la lista della sua prole,
sono elencati un centinaio di principi e principesse e solo le lacune
dell'iscrizione impediscono di conoscerne il numero esatto.
Alcune
tombe individuate
Amon
Her Khopeshef:
il figlio di Ramses III è rappresentato da affreschi dai colori intensi
mentre viene presentato dal padre a varie divinità. La camera funeraria
conserva una vetrina coi resti di un bambino nato prematuramente.
Khamuas: questa tomba
di un figlio di Ramses III ha la stessa pianta di una tomba reale, ma in
dimensioni ridotte. Conserva bei rilievi colorati che mostrano il principe in
diverse situazioni (da solo, col padre, in atto di offrire doni agli dei).
Titi:
la regina era
moglie di un faraone di nome Ramses, non meglio identificato. La tomba, composta
da un corridoio che conduce alla vasta camera funeraria e da tre camerette a
forma di croce, è ben conservata, mentre le decorazioni sono deteriorate.
Pra
Her Umenef: uno dei
figli di Ramses, è rappresentato col padre e con la madre in presenza di varie
divinità.
La
tomba della moglie di Ramses II è la più bella: ha pianta simile a quelle
reali e decorazioni a rilievo assai accurate.
La sua "ultima dimora"
fu ritrovata da Ernesto Schiapparelli nella Valle delle Regine nel 1904.
L'interno era già stato violato e la mummia di Nefertari era stata fatta a
pezzi. Sui soffitti è evocato il mondo ultraterreno. Ella è accolta da forme
divine e sul suo corpo compaiono ombre sinuose, la trasparenza delle vesti
bianche lascia intravedere la sua splendente giovinezza.
Nel vestibolo la si vede muovere le pedine del gioco del Senet, i
nostri scacchi, simbolo del passaggio, l'avversario resta invisibile perché, il
purgatorio che Nefertari deve attraversare, rappresenta le prove e gli elementi
nocivi contro cui deve lottare per arrivare alla felicità.
La galleria in
discesa che da accesso alla camera funebre è decorata con la regina che offre
del vino all'immagine di Hathor, che l'accoglie alla vita eterna. Nefertari è
assistita da Anubi, che è la guida nel mondo sotterraneo e l'immagine della
defunta stessa in mutazione. Il secondo livello della tomba comprende una sala a
quattro pilastri fra i quali vi era il sarcofago di granito rosa.
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Sui
primi due pilastri vi sono rappresentati i due figli di Nefertari: Sethirkhopshef
(chiamato anche Imenherunemef) e Meryatum (gran sacerdote di Ra ad
Eliopoli). |
Questi
erano gli officianti in abiti sacerdotali. Indossavano pelle di ghepardo e
portavano la ciocca dei capelli laterale. Nelle facce interne dei quattro
pilastri vi sono i segni "Geb". Nella sala della rinascita è
descritto tutto il cammino ed il potere che ella ha sui sette anni di
"Vacche Grasse", ossia il periodo delle inondazioni del Nilo, e quindi
continuerà a partecipare attivamente alla vita del paese.
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Vi
è anche una celebre frase del capitolo 17 del Libro dei Morti: Quanto
ad Osiride è l'ieri, quanto a Ra è il domani. |
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