CAMPAGNANO ROMANO 

             

Valle del Baccano

 

Nella valle di Baccano compaiono le più antiche testimonianze dell'occupazione umana del territorio di Campagnano. La scelta dell'area in cui insediarsi fu senza dubbio determinata dalla presenza del lago, dall'esposizione favorevole e dalla natura vulcanica del terreno, elementi che ricorrono negli abitati dell'Età del Bronzo, che preferivano la vicinanza di acque e terreni sfruttabili sia per l'agricoltura che per l'allevamento. Durante l'Età del Bronzo Finale e la prima Età del Ferro (VII - IX secolo a.C.) sia la zona meridionale che quella settentrionale di Campagnano vennero frequentate, ma gli insediamenti più importanti erano concentrati nella zona occidentale, a causa della vicinanza con il lago di Bracciano e con quello di Martignano.

Valle di Baccano Valle di Baccano

Tutte le tombe di questo periodo somigliano molto più a quelle dei territori falisco e capenate, che a quelle del territorio veiente, poiché, gravitando nell'orbita veiente, l'area in esame subisce l'influenza di quella cultura formatasi tra i Monti Sabini, i Monti Cimini e il Tevere. La più importante testimonianza dell'epoca etrusca nel territorio di Campagnano è sicuramente attribuibile all'imponente tagliata viaria che mette in comunicazione la Valle di Baccano con il lago di Martignano, riferibile al VII sec. a.C.. Per quanto concerne invece l'esatta ubicazione di Artena etrusca, situata tra Caeri e Veio, si formulano a tutt'oggi diverse ipotesi: alcuni la identificano con l'antica Sabazia; altri la pongono nei pressi di Castel Giuliano; altri ancora nella vicina Tragliata, dove è stata rinvenuta una interessante necropoli etrusca. Sebbene il sito di monte S. Angelo sia il più noto degli insediamenti etruschi nel territorio campagnanese, sappiamo che in quel periodo quasi tutte le aree erano abitate.

E' documentata infatti la presenza etrusca nei vicini luoghi di Baccano, il Sorbo, Selvagrossa, Poggio del Melo, Monte Gemini che con monte S. Angelo erano parte integrante del territorio veiente. Nel VI secolo a.C., disboscata parte della zona compresa tra le strade che conducevano a Narce, Faleri, Capena, nascono nuovi insediamenti nell'area meridionale e nuovi percorsi viari, indicati dall'esistenza di tagliate, come quella a Sud-Est della Valle di Baccano, che in epoca romana verrà utilizzata per il tracciato della Via Cassia, e quella dalla Valle di Baccano, che scende verso il Lago di Martignano. Rispetto al secolo precedente si nota un'inversione di tendenza, dato che la zona meridionale di Campagnano diventa più popolata di quella settentrionale. Il fenomeno è sicuramente da collegare all'aumentato potere di Veio, rispetto ai piccoli centri settentrionali. Con il V secolo a.C. la zona compresa tra i percorsi verso Narce e Capena, disboscata e colonizzata solo un secolo prima, viene abbandonata. Gli insediamenti si concentrano lungo le strade per Capena e per il Sorbo e le necropoli intorno a Mola dei Monti. Lo spopolamento del territorio di Campagnano dipende dal declino di Veio: nel V secolo a.C. comincia delinearsi la profonda crisi che colpirà la città etrusca un secolo dopo.

Dopo la conquista romana di Veio del 396 a.C., gli abitanti del territorio veiente vengono trasferiti a Roma e analoga sorte tocca a quelli di Capena e Faleri, uniche città a sostenere Veio nella lotta contro Roma. Per tutto il IV secolo a.C. il territorio di Campagnano vedrà solo l'insediamento di qualche podere privato di ricchi cittadini romani, insediatisi dopo l'invasione dei Galli, nel 387 a.C. Con l'inizio del III secolo a.C. comincia la lenta fase di ripopolamento dell'area. Dopo la guerra tra Roma e Faleri con la distruzione di quest'ultima nel 241 a.C., circa la metà del territorio diventa ager publicus, cioè rientrante nella giurisdizione di Roma. Viene di nuovo disboscata l'area a Sud di Campagnano e sulla vetta più alta di Monte Razzano nasce un area sacra, probabilmente dedicata a Bacco, da cui deriverebbero il toponimo di ad Baccanas dato alla sottostante valle. il culto di Baccano fu introdotto tra la fine del IV e gli inizi del III secolo a.C. in Etruria dai coloni campani, che si dedicarono alla viticoltura e l'olivicoltura. L'interesse militare, politico e commerciale della Via Cassa porta nel II secolo a.C. ad un intenso popolamento dell'area a sud di Campagnano a scopo agricolo. Una notevole serie di residenze (ville) e fattorie (ville rustiche) sorge sul territorio, occupando di norma la sommità dei colli, vicino a corsi d'acqua.

In età imperiale si assiste ad un aumento degli insediamenti, da mettere in relazione con il crescente interesse verso l'Etruria settentrionale e dunque all'aumentata importanza della Via Cassia come mezzo di comunicazione e commercio. Durante l'impero di Augusto l'Etruria costituisce la VII regione, di particolare importanza per lo sfruttamento del marmo delle Alpi Apuane, molto richiesto a Roma. Questa nuova attività commerciale farà uscire l'Etruria dalla profonda crisi economica che l'aveva colpita nell'ultimo secolo della Repubblica, quando le importazioni di grano dall'Egitto e dall'Oriente avevano reso non competitiva la produzione agricola della regione.

In questo periodo Veio diventa municipiurn, ma il territorio di Campagnano entra a far parte amministrativamente di quello veiente solo nella seconda metà del I secolo d.C.. in questa prima fase dell'età imperiale nascono varie ville residenziali, alcune di notevole imponenza, con annessi impianti termali.

Immagine etrusca
Nicchia nel centro storico di Campagnano

Lungo la Via Cassia nasce la Mansio di Baccano; gli scavi qui condotti hanno confermato il percorso della strada, segnalato negli antichi itinerari. La malaria e la crisi in cui entra l'impero romano nel III d.C. portano ad una lenta fase di abbandono delle campagne intorno a Roma. Nel V secolo, quando ormai la caduta dell'impero romano è alle porte, il territorio meridionale di Campagnano è occupato soltanto da sparsi nuclei abitati, tra cui sembra aver rivestito una certa importanza il Vicus Baccanensis. Il sito doveva ospitare una popolazione numerosa, ma l'ubicazione precisa ancora non è stata definita, anche se sembra molto verosimile che sia sorto presso il luogo del martirio di Sant'Alessandro.

 

Ad Baccanas

Nel novembre del 1979, durante i lavori di ampliamento della SS. 2 Cassia, venne alla luce un tratto molto ben conservato della via consolare romana, su cui si affacciavano edifici termali e ambienti commerciali (Tabernae) relativi alla stazione postale romana (Mansio) di AD VACNUS citata sulla Tabula Peutingeriana (carta itineraria del cursus publicus (servizio postale romano) arrivataci da copie medioevali).

La Mansio è situata al ventesimo miglio romano della via Cassia (Km 31.200) ed è vissuta dalla fine del primo secolo a.C. alla prima metà del quinto secolo d.C..

Nel sistema delle stazioni viarie le Mansiones erano le tappe giornaliere (ove si pernottava) a differenza della Mutationes, dove a metà percorso si cambiavano i cavalli del carro postale. Degli edifici del complesso che prevedeva vasti ambienti di bagni per i viaggiatori, botteghe, magazzini e stalle articolate attorno ad un cortile carrabile, è stato finora messo in luce, quasi completamente solo il complesso termale, il quale disposto in serie poteva ospitare molti viandanti. Dopo l'abbandono, la mansio, è stata spogliata sistematicamente da tutti i rivestimenti marmorei e dalle parti utilizzate in seguito nella vicina chiesa alto-medioevale di S. Alessandro sita sul bordo meridionale dell'antico lago di Baccano, (prosciugato nel 1838 dalla famiglia Chigi) e nella costruzione del borgo medioevale di Baccanus sopravvissuto fino al dodicesimo secolo. I resti romani sono coperti da depositi di sabbia lacustre dovuti agli straripamenti del lago avvenuti tra il settimo e l'ottavo secolo d.C. L'impianto termale presente nella valle di Baccano, sebbene parzialmente scavato, risulta composto da più serie di bagni, quattro ipocausti, praefurnia, due aule fornite di vasche.

Originariamente costruito con muri di opera reticolata nel primo secolo d.C., subisce una serie di modifiche, ristrutturazione e restauri, che comportano l'ampliamento di alcuni settori e la soppressione di altri, in un arco di tempo compreso tra il primo secolo d.C. e l'abbandono della zona nel quinto secolo d.C..

Di questi continui lavori restano le testimonianze delle murature, edificate in opera laterizia e vittata. Questa parte del complesso relativo alla Mansio, si presenta articolata intorno ad un cortile pavimentato in opus spicarum (mattoncini disposti a coltello con disegno a spina di pesce). Lungo il lato occidentale della via Cassia, si affacciano tre vani con praefurnium. Gli ambiènti erano riscaldati dal passaggio del vapore nelle sottopavimentali suspensurae che, in questa zona, presentano una inconsueta intercapedine formata, oltre che dai noti mattoncini, da una serie di canali.

 

 

 

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