CHIUSI

   

Le Tombe Dipinte

 

La straordinaria esperienza della pittura funeraria in Etruria, che trova a Tarquinia la sua massima espressione in un arco di tempo particolarmente dilatato, interessa anche la più settentrionale e interna Chiusi, che dalla metropoli dell'Etruria meridionale costiera sembrò recepire impulsi diretti e fecondi, tanto da ipotizzare la presenza di comuni maestranze artistiche. A Chiusi, dove il modello della camera sepolcrale viene adottato con frequenza crescente dalla fase matura del VI secolo a.C., sono conosciute una quindicina di tombe dipinte, la maggior parte delle quali si datano in epoca tardo-arcaica (prima metà del V secolo a.C.). Una delle più antiche doveva essere la cosiddetta Tomba di Stile Orientalizzante, sita a Poggio Renzo, databile verso il 600 a.C., dove ancora si è impiegata la tecnica di applicare il colore direttamente sulle pareti tufacee, previa incisione preparatoria. Poco sappiamo di questa piccola camera e delle sue decorazioni, poiche essa andò perduta sin dalla fine dell'Ottocento, salvo il fatto che l'artista aveva certamente attinto al ricco patrimonio figurativo dell'Orientalizzante, privilegiando teorie di animali secondo un gusto eclettico.   Si riferisce al medesimo orizzonte anche la Tomba della Pania, in località Melagrano-La Macchia-Pania, che deve la sua fama più che al semplicissimo apparato decorativo, al ricco corredo che accompagnava un inumato e un incinerato, con profusione di suppellettili in metallo, armi, ceramica di bucchero, pasta vitrea e soprattutto la ben nota "pisside della Pania", un portacosmetici in avorio istoriato con scene a rilievo.          Appartiene alla primà metà del V secolo, e dunque a una fase più tarda, la Tomba di Poggio Caiella, che lega, seppur non correttamente, il suo nome a quello di Porsenna, con il mausoleo del quale fu nel corso del diciannovesimo secolo identificata. La sua grandezzà e la presenza di "cunicoli", praticati verosimilmente in epoca non antica, alimentarono l'equivoco. Progettata per ospitare varie generazioni di individui, fu sfruttata sino al periodo ellenistico.

 

Tomba della Pellegrina

Tomba del Colle Casuccini

  Non si discosta dal repertorio iconografico della Tomba della Scimmia (a cui è dedicato un paragrafo a parte) la Tomba del Colle Casuccini (nota anche come Leone), che presenta una pianta alquanto articolata, ruotante su tre ambienti introdotti da un lungo corridoio di accesso (dromos), nei lati del quale erano state ricavate due cellette, entro cui dovevano essere collocate urne cinerarie. Lungo le pareti, correvano su fregio continuo una processione di danzatrici con crotali, atleti, pugilatori e lottatori et similia, nonche una corsa con bighe e una caratteristica scena di banchetto, tema quest'ultimo in gran voga nel primo arcaismo (inizi VI secolo a.C.) anche nella stessa Tarquinia. Insieme alla Tomba della Scimmia, di poco più antica, la Tomba del Colle Casuccini costituisce un raro caso di megalografia tombale con scene compiute di tipo convenzionale, per le quali un agevole confronto si incontra sui numerosi cippi chiusini arcaici in pietra fetida con bassorilievi di analogo contenuto figurativo.

In età ellenistica, infine, il caso più noto è quello della Tomba della Tassinara (nota anche come Pellegrina), ancora in località Colle (II secolo a.C.), una piccola camera con soffitto voltato a botte, che ha restituito un sarcofago fittile e due urne cinerarie. Proprietaria ne era la famiglia Tius, come rivela l'apparato epigrafico che accompagna in didascalia i personaggi effigiati al di sotto di un festone e nei quali saranno da riconoscere i proprietari. La particolarità più notevole consiste nel fatto che la Tomba della Tassinaia costituisce l'unico caso di camera dipinta con volta a botte, dal momento che il soffitto così curvato ricorre come soluzione architettonica in altri complessi funerari di Chiusi e Perugia privi però di apporti pittorici.

Interessante è anche la Tomba del Granduca, che prende il nome dal vicino podere che fù di proprietà della Reale Corona Granducale di Toscana. Questa tomba è stata costruita con massi di travertino ed è composta da una sola stanza nella quale è presente per tutto il perimetro una panchina dove sono adagiate sette urne, sui coperchi sono incisi i nomi dei defunti appartenenti alla famiglia Pulfna peris. Risale al II sec. a.C. ed è interessante notare che le pietre delle pareti e della volta a botte sono connesse senza calce.

   

Torna a 

Chiusi

Etruria Settentrionale 

Aree Archeologiche Etrusche

Etruschi