Le tracce archeologiche, in gran parte costituite da scorie di scarto dei processi metallurgici, sono state negli ultimi anni investigate in tutta l'area costiera del golfo di Follonica e sull'isola d'Elba; in alcuni casi campioni significativi delle scorie hanno subito specifiche analisi di laboratorio volte a determinarne composizione, caratteristiche chimiche e contesto di produzione. Le scorie ed i resti frammentari degli impianti produttivi costituiscono infatti una base di informazioni di grandissimo interesse per ricostruire la storia economica dei comprensori territoriali a vocazione mineraria e metallurgica, ed al contempo per fare luce sulle acquisizioni tecniche e sui modi di produzione del metallo attraverso i secoli. All'interno di un quadro ambientale più vasto, che include parte del litorale e l'isola d'Elba, il promontorio di Piombino costituisce un'area di particolare interesse per più motivi; per le sue caratteristiche geomorfologiche esso si configura infatti come impareggiabile punto di osservazione e controllo dell'isola d'Elba, tradizionale centro di approvvigionamento del minerale ferroso (ematite oligisto), dalla quale lo separa uno stretto canale di mare. Il controllo si estende di conseguenza alle rotte marittime, mentre la linea di costa offre al contempo diversi possibili punti di approdo, utili anche al trasporto del minerale.
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Con i suoi boschi ed i suoi numerosi corsi d'acqua, in genere a regime torrentizio, il promontorio di Piombino dispone inoltre delle principali risorse necessarie allo sviluppo di industria metallurgica: acqua e combustibile. |
Una importante precisazione sulla tipologia e sul funzionamento di impianti datati al VI secolo a.C. è stata recentemente fornita dallo scavo dei forni da ferro localizzati in località Rondelli. In questo caso il rinvenimento di un'area industriale che ospita al proprio interno una serie di piccole fornaci, organizzate in batterie, ha consentito di definire non solo la tipologia degli impianti, ma anche una loro possibile evoluzione morfologica; anche a Rondelli sono state rinvenute fosse di forma circolare scavate nel terreno, profonde 30-40 cm e larghe 70-80 cm, con rivestimento in argilla.
Differente è invece l'aspetto dei forni più tardi, datati al V e IV secolo, e costituiti da strutture a fossa di forma cilindrica, scavate nell'argilla e coperte da volte in malta; questi impianti erano forniti di canali per la fuoriuscita della scoria. Alle spalle dell'attuale abitato di Follonica sono state localizzate altre due aree di lavorazione metallurgica ascrivibili ad un periodo compreso fra la seconda metà e la fine del VI secolo a C.. Assieme alle scorie anche in questo caso sono stati individuati i resti di strutture fusorie realizzate in mattoni e pietre non lavorate in arenaria con segni di esposizione al calore e scorificazione di una faccia. Da quanto rinvenuto in località Felciaione si è tentata la ricostruzione tipologica dei forni in questione, che si possono ipotizzare del tipo 'a cupola', a base piana, parzialmente incassati nel terreno, del diametro di m. 1 e dell'altezza di m 1,20 circa. Anche in questi impianti si lavorava l'ematite elbana.
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