MONTEFIASCONE 

            

Alla fine del secolo scorso, in località Rinaldone, nella parte meridionale del territorio di Montefiascone, fu scoperta casualmente una necropoli appartenente ad una facies culturale sconosciuta del periodo eneolitico (secondo millennio a.C.), che proprio dalla località prese il nome di Cultura di Rinaldone.

Il ritrovamento attesta l'antichissima frequentazione umana della zona. Gli scavi ancora in corso nell'area archeologica di Cornossa, in riva al lago di Bolsena, e quelli compiuti nel cortile della Rocca dei Papi, hanno messo in luce alcuni edifici templari del periodo etrusco. Ciò confermerebbe l'importanza religiosa attribuita al sito da alcuni archeologi del passato (Lopez e Dennis). Essi indicarono in Montefiascone la sede del leggendario Fanum di Voltumna, tempio del dio tutelare della nazione Etrusca e luogo di riunione della Lega dei Dodici Popoli. Del periodo romano affiorano numerose tracce: resti d'insediamenti rurali (Villae) e soprattutto lunghi tratti perfettamente conservati della Via Consolare Cassia, che, come oggi, attraversava da sud a nord l'intero territorio. Durante il periodo medievale Montefiascone crebbe d'importanza per la sua posizione strategica dominante gran parte della Tuscia. Già nell'alto medioevo è attestata la presenza di una piccola rocca, che è denominata in alcuni documenti ufficiali Montis Flasconis. Dopo il mille e per tutto il periodo medievale Montefiascone fu luogo di sosta e residenza di Papi e personaggi illustri. Nel 1074 vi si incontrarono papa Gregorio VII e Matilde, contessa di Toscana, fedele alleata del Papato nelle dispute che l'opponevano al Sacro Romano Impero Germanico.

Montefiascone - Duomo

L'imperatore Enrico IV tentò senza successo di impadronirsene. Cosa che riuscì nel 1111 al suo successore Enrico V. Fu in questa occasione che avvenne il fatto rimasto leggendario del connestabile imperiale Deuc.

L'imperatore Enrico, che amava degustare il buon vino, spedì in avanscoperta, durante la sua discesa in Italia, il suo fedele servo Deuc, con l'ordine di segnalare con il verbo latino est (c'è) il vino buono che avesse assaggiato nelle varie località incontrate lungo il viaggio. Giunto a Montefiascone, Deuc bevve il vino e, trovatolo superbo, lo segnalò all'imperatore con un triplice EST sulla porta di una cantina. Al Deuc il vino di Montefiascone piacque tanto che ne bevve fino a morire. I Montefiasconesi allora lo seppellirono con tutti gli onori nella chiesa di S. Flaviano. Da allora EST, EST, EST è il nome dell'eccellente vino di Montefiascone e ogni estate, in occasione della tradizionale Fiera del Vino, l'avvenimento viene ricordato in maniera solenne con figuranti in costume e cerimonia sulla tomba del Connestabile che è visibile nell'antica chiesa di S. Flaviano. Per lungo periodo Montefiascone fu designata dal Papato quale sede del legato pontificio del Patrimonio di S. Pietro in Tuscia. Più volte tuttavia fu occupata dalle milizie ghibelline, fin quando il cardinale Egidio Albornoz non stabilì la duratura supremazia dei Papi nella Regione; fu lui ad ampliare e munire ulteriormente la rocca alla metà del XIV secolo. Essa subì trasformazioni e rimaneggiamenti nel successivo periodo rinascimentale, quando divenne residenza di villeggiatura di Papi e cardinali. Consolidato il potere temporale del Papato, Montefiascone fece parte integrante dello Stato Pontificio fino al 1870 quando, seguendo il destino comune a tutta la Tuscia, entrò a far parte del Regno d’Italia.

 

Cultura di Rinaldone

 

La prima “cultura” preistorica che nacque e si sviluppò nel territorio della futura Etruria fu quella di Rinaldone: prende il nome da una località presso Viterbo, in direzione di Montefiascone, dove all'inizio del secolo ne furono rinvenute le prime testimonianze: una serie di sepolture in piccole grotticelle artificiali con i corpi dei defunti posti in posizione rannicchiata, come se dormissero. Accanto ad essi, a volte si nota la presenza di più sepolture nella stessa grotticella accanto alle quali si trovano le ceramiche di corredo e gli oggetti di rame, soprattutto armi (asce, lame di pugnali ed alabarde) ed ornamenti.

Tombe di questa Cultura sono state rinvenute in una quarantina di località dell’Italia centrale, soprattutto attorno alle Colline Metallifere in Toscana e nella valle del fiume Fiora: in quest’ultima, attorno alla località Ponte San Pietro (comune di Ischia di Castro), sono state rilevate ben 12 necropoli. Altri siti con testimonianze di questa Cultura in provincia di Viterbo sono attorno al limite settentrionale della provincia; interessanti alcune tombe a grotticella rinvenute a Norchia (Vetralla), scavate alla fine degli anni '80, presso il fosso Pile, e poste ove duemila anni dopo gli Etruschi avrebbero realizzato la suggestiva necropoli rupestre.

Altre testimonianze di questa Cultura dell’Eneolitico provengono da Luni sul Mignone (Blera) in località Tre Erici: già nota per le importanti testimonianze del precedente periodo Neolitico, questa sovrapposizione di strati tra l’abitato neolitico e quello eneolitico testimonia l’eccezionalità del rinvenimento e la continuità di insediamento nel tempo: per alcune località della provincia di Viterbo si può dunque supporre senza timore di smentite una sostanziale continuità tra la preistoria ed i giorni nostri. Il “fossile guida”, il simbolo di questa Cultura, è il pugnale a lama triangolare con costolatura mediana, di cui numerosi esemplari furono prodotti in Italia centrale ed esportati nell'Europa centrale e meridionale, soprattutto nella penisola iberica. Le testimonianze materiali di questa cultura, provenienti soprattutto da contesti funerari, mostrano una significativa concentrazione geografica attorno alle zone metallifere dell'Italia centrale tirrenica.

La Cultura di Rinaldone cronologicamente è inquadrabile tra il 1.850 ed il 1.700 a.C.. L'economia di queste popolazioni era caratterizzata soprattutto dalla pastorizia, con la trasformazione dei prodotti caseari e la lavorazione di lana e pelli. Rilevante, anche se non determinante, l'apporto alimentare dei prodotti agricoli. Si notano significative affinità culturali con la Cultura di Remedello (1950-1600 a.C.) legata all'Italia settentrionale e con la Cultura del Gaudo dell'Italia meridionale. Queste affinità si fanno via via sempre più accentuate nel corso dell'Età del Bronzo quando, dal 1.400 circa, appare una certa uniformità culturale nell'Italia peninsulare rappresentata dalla Civiltà Appenninica.

 

 

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